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Autore: GReina    26/10/2021    1 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: QUESTA ONE-SHOT CONTIENE FORTI SPOILER DEL MANGA.
Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Frammento
» N° parole: 811

26. Frammento – Hinata

Quando Hinata affermava che la pallavolo era la sua vita, non era un’esagerazione.
Aveva conosciuto quello sport solo alla fine delle elementari e quasi per nulla aveva avuto occasione di praticarla davvero alle medie, ma se c’era una cosa che il rosso poteva affermare per certo, quella era che il suo futuro si sarebbe basato sulla pallavolo.
Con il liceo tutto era cambiato, ed in meglio. Nel Karasuno aveva trovato una squadra formidabile ed in Kageyama l’alzatore perfetto.
Arrivato ai nazionali davvero non riusciva ad immaginare un modo in cui avrebbe potuto essere più felice. Che avessero vinto o perso, Shoyo sapeva che aveva dato il massimo, quindi non avrebbe avuto nessuno rimpianto.
Ma non aveva considerato una cosa.
Quando la febbre lo costrinse alla panchina, Hinata non poté farci nulla. Non era una pallonata in faccia né un dito rotto da poter steccare. Per quanto si sforzasse non c’era assolutamente niente da fare. Così pianse, e pianse tanto, perché non era giusto! Si era impegnato tanto, ogni singolo giorno, tutto per uno scopo: andare avanti, vincere, ma soprattutto giocare insieme ai suoi compagni.
Il professor Takeda iniziò a consolarlo, ma quelle che scelse furono parole d’impatto. Parole che fecero ricordare ad Hinata tutti gli ostacoli che aveva incontrato sul suo cammino, tutti i colpi che aveva ricevuto portandolo vicino a rompersi.
Per prima cosa c’era stata la prima ed ultima partita che aveva disputato in un torneo durante le medie. La squadra di Kageyama aveva distrutto la sua senza il minimo sforzo rendendo ad Hinata chiaro in maniera traumatizzante quanto distacco ci fosse tra lui e tutti coloro tanto fortunati da poter avere un club con più di un membro iscritto.
In quell’occasione, però, dopo una buona dose di lacrime, aveva tenuto duro, si era rimboccato le maniche e aveva iniziato a lavorare ancora più sodo di prima anche grazie alla squadra femminile.
Superato quello, a più di un anno di distanza, era toccato alla sconfitta contro l’Aoba Johsai per le qualificazioni al torneo nazionale. Aveva creduto di aver fatto progressi miracolosi, ma perdere senza effettivamente vedere come fosse successo causa i suoi occhi chiusi gli aveva detto il contrario. In realtà fino ad allora si era affidato del tutto a Kageyama. Senza l’alzatore lui che cos’era?
Anche allora il colpo era stato forte; aveva pianto ma anche deciso di andare avanti. Se avevano perso era perché lui poteva fare meglio, così non gli rimaneva che migliorare.
Ancora, era stato orribile per lui quando Tsukishima da una parte e Kageyama dall’altro erano stati invitati a stage sportivi importanti. Nessuno si era accorto di lui, e questo gli aveva fatto male.
E male, poi, gli avevano fatto anche le parole schiette di Washijo. Eppure no, non si sarebbe arreso! Come sempre anche allora aveva stretto i denti ed era migliorato.
Ma adesso? Adesso non c’era nulla che potesse fare. Adesso non importava quanta buona volontà ci potesse mettere. Era in panchina, e non sarebbe tornato in campo.
«“Sarò io a restare più a lungo in campo.”» Shoyo sollevò lo sguardo su Kageyama non appena questi gli ricordò la sfida che lui stesso gli aveva lanciato dopo che era stato sconfitto alle medie. Poi il corvino continuò: «Ho vinto di nuovo io.»
Ed ecco il suo punto di rottura. Ecco il momento in cui Hinata venne spezzato. Il suo animo di solito così forte si divise in mille frammenti ed anche più.
Kageyama aveva vinto, e se l’aveva fatto era perché lui non era più in campo.
Pianse, e pianse ancora. Altro non poté ripetere alla squadra che «Mi dispiace. Mi dispiace!»
Non era mai stato così impotente.
Dovette essere allontanato dal campo. Prima per degli accertamenti medici, poi – forse – per non distrarre i propri compagni dalla panchina. Stare lì, comunque, lo avrebbe fatto stare peggio, così alla fine fu solo grazie a Kenma e al suo tablet se poté continuare a seguire il gioco del Karasuno. Fu in quel modo che lo vide perdere.
Di tutti i colpi che aveva subito, quello per lui fu e per sempre sarebbe rimasto il più forte. L’aveva fatto a pezzi e lasciato distrutto, ma raccogliendo piano piano frammento per frammento, Hinata aveva ricomposto se stesso e da quell’esperienza aveva imparato, perché non era solo allenarsi ciò che gli atleti erano chiamati a fare. Adesso lo sapeva. Più importante ancora era prendersi cura della propria salute. Shoyo lo fece, ed equilibrando come si deve sforzo e riposo era arrivato lontano.
Osservando adesso l’ingresso del villaggio olimpionico e pronto a farvi ufficialmente accesso, Hinata non aveva rimpianti. Tutti i suoi frammenti facevano parte di lui; lo componevano; lo rendevano chi era oggi. Doveva molto, l’olimpionico, a quella grande batosta ed anche a quelle precedenti e successive.
Gli ostacoli non avrebbero mai smesso di arrivare, ma lui li avrebbe superati, e avrebbe continuato a farlo per sempre.
   
 
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