Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Jeremymarsh    28/10/2021    5 recensioni
[AU ambientata nel Sengoku Jidai]
Durante una semplice operazione di perlustrazione, Inuyasha, generale in una guerra tra demoni e umani che va ormai avanti da due anni, si spinge fino oltre il territorio nemico per raggiungere il villaggio in cui la sua promessa sposa viveva prima che il conflitto scoppiasse. Qui viene scoperto dalla sorella minore di lei che gli rivela intenzionalmente una cosa che non avrebbe dovuto.
Scioccato, Inuyasha decide di imbarcarsi in una nuova e pericolosa missione che potrebbe costargli la vita o peggio.
[Inukag con piccola parentesi Inukik]
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inu no Taisho, Inuyasha, Kaede, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Undici: Sei mesi dopo – Parte III

 
“Ma egli amò tutto quello, notte e vento, buio e ghiaccio, e la lontananza e la meschinità della sua destinazione, perché tutti erano i vitali e solenni attributi della libertà.”
- Beppe Fenoglio, "Il partigiano Johnny".
 




 
Il giorno dopo, Kagome si svegliò più frastornata e stanca che mai. Dopo una notte insonne, scoprì con delusione che quella mattina Inuyasha non li avrebbe raggiunti per colazione. Eseguì i soliti rituali in silenzio, fece un paio di giri per accogliere qualche nuovo abitante e curare qualche ferita. A pranzo non c’era ancora traccia del mezzo demone.
 
Quando mancava poco più di un’ora al tramonto, la giovane sacerdotessa aveva ormai perso la speranza, dopo aver fabbricato una storia abbastanza improbabile per la quale Inuyasha l’aveva abbandonata perché non c’era via d’uscita per lei e non ne valeva la pena.
 
Stava tornando dall’ultimo dei suoi giri, quando il giovane Ryo la raggiunse correndo e sbracciando le mani; le disse che la vecchia Kaede la stava cercando già da un po’ e che era richiesta vicino al pozzo prosciugato all’inizio della radura. Rimproverò il ragazzino per il modo poco educato con il quale aveva chiamato Kaede e si diresse a casa a prendere delle bende nel caso ci fosse qualche ferito urgente da trattare. Solo allora si avviò verso il pozzo delle leggende.
 
Arrivata lì, fu sorpresa di trovare solo Kaede, che tranquillamente raccoglieva qualche erba spontanea che, però, al momento non scarseggiava tra le loro riserve. Qual era dunque il motivo per cui l’aveva fatta chiamare?  
 
“Ah, Kagome, bambina mia, sei arrivata finalmente,” la accolse Kaede senza distogliere lo sguardo dalle erbe. Un paio di minuti dopo si alzò, pulì il suo paio di hakama rossi e poi le fece cenno di accompagnarla. Kagome obbedì silenziosamente, ancora chiedendosi il motivo di tutta quella farsa.
 
Continuarono a camminare per un bel po’, mentre Kaede raccoglieva qualche erba qua e là e indicandole ogni cosa nuova o interessante che avvistava, ma per il resto senza offrirle altro. Kagome non era proprio dell’umore adatto per tanta segretezza, soprattutto per tutto il subbuglio che attualmente albergava nel suo cuore.
 
Finalmente, quando Kagome pensò di non poter più sostenere quel ritmo lento e silenzioso, Kaede parlò: “Oggi, mentre tu adempievi i tuoi compiti, io ho avuto modo di conversare amabilmente con il Generale demoniaco; ti sarai sicuramente chiesta dove fossero finiti lui e suo figlio.” Adocchiò la nipote, notando il modo in cui le spalle si irrigidivano e lo sguardo cadeva a terra rassegnato. “Non avrai mica pensato che se ne fossero andati senza nemmeno salutarti, spero. Credevo che soprattutto il padre ti avesse dato prova di avere modi molto cortesi e impeccabili; scomparire così non sarebbe stato da lui.
 
“No, certo che no, Obaa-chan,” si affrettò a dire lei.
 
“Molto bene,” annuì Kaede con una punta di divertimento nel tono. Che c’era poi da ridere? Pensò Kagome stizzita. “Vuoi sapere di cosa abbiamo discusso.” Kagome le fece un cenno con il capo. “Ieri sera, di ritorno dalla vostra passeggiata serale, suo figlio gli è parso molto strano, agitato. Quando l’ha affrontato stamattina, Inuyasha gli ha esposto i suoi dubbi e le sue preoccupazioni. Vedi…” proseguì mentre la invitava a sedersi accanto a lei sulla cima della piccola collina dove adesso si trovavano, “Toga-sama mi ha detto di aver dato per scontato che suo figlio mi avesse già chiesto il permesso di corteggiarti, visto che in questi pochi giorni siete sempre stati visti insieme.” Kagome sobbalzò. “È rimasto abbastanza sorpreso quando gli ho risposto che, sebbene avessi notato qualcosa, non ne sapevo niente.”
 
“Obaa-chan…” provò a dire la giovane, “non vorrei che tu…”
 
“Shh, shh… fammi concludere, per favore. Secondo quanto mi ha raccontato tu e Inuyasha vi siete dichiarati, ma qualcosa ancora ti blocca. Inuyasha è andato da lui a confidargli i suoi problemi e lui è venuto da me perché pensava che insieme avremmo potuto risolvere questo dilemma, quindi per favore non pensare che io mi intrometterei altrimenti nella tua vita privata.” La guardò seria con il suo occhio buono, in quel modo che riusciva a farle confessare anche i peccati più innocui.
 
“È vero, Kaede-obaa-chan, ma che scelta ho?” ripeté le parole che aveva rivolto a Inuyasha la sera prima. “Gli anziani del consiglio hanno già scelto per me. Non mi permetterebbero mai di stare con qualcuno, figuriamoci una creatura che loro considerano contaminata.”
 
“Lascia che ora io ti chieda una cosa, figliola.” Kaede le poggiò una mano sul ginocchio in segno di affetto. “Tu provi davvero qualcosa per Inuyasha? Non è un capriccio? O una cotta adolescenziale? L’interesse per qualcosa di nuovo?”
 
“Cosa? Obaa-chan! No, ovviamente, no, come puoi pensare una cosa del genere. Quello che provo per Inuyasha è genuino,” rispose scandalizzata Kagome.
 
Le emozioni che l’occhio indagatore di Kaede lesse sul viso di Kagome, le dovevano essere sembrate sincere, perché un attimo dopo la vecchia sacerdotessa continuò. “Molto bene, allora non vedo quale siano i problemi.”
 
Kagome sgranò gli occhi e stava per scattare in piedi per la furia che una frase del genere aveva scatenato nel suo cuore già provato, dopo una giornata scandita da tanta ansia, quando la mano rugosa di Kaede, riuscì inspiegabilmente a tenerla ferma. “Lascia che finisca, Kagome.” Questa volta le lanciò un’occhiata carica di disapprovazione per il modo in cui non riusciva a tenere a bada certi istinti. “Tu gli vuoi bene e Toga-sama mi ha anche rivelato i piani di Inuyasha. Ora, rispondi a un’ultima mia domanda. Credi che sia giusto che gli anziani del consiglio ti facciano pagare un debito lungo una vita per degli errori che hanno commesso loro? Pensi sia corretto che si approprino della vita di una giovane innocente mentre loro continuano a condurne una agiata?”
 
La giovane, che ora cominciava a comprendere dove Kaede volesse arrivare, scosse la testa. La donna più anziana le prese allora le mani tra le sue e gliele strinse, prima di rivolgerle un altro sguardo penetrante. “Ascoltami allora: loro non hanno alcun diritto di decidere della tua vita. Non pensare nemmeno per un secondo che solo perché sei donna devi sottostare a ogni loro capriccio e privarti della felicità. La vita da sacerdotessa è ricca di sacrifici e se non la si sceglie volontariamente, può portare verso un sentiero molto pericoloso; non voglio che la tua anima possa scurirsi tra dieci o venti anni a causa delle scelte sbagliate di qualcun altro.” Man mano che continuava a parlare il suo tono si abbassava, fino a che non divenne un sospiro molto più morbido. “Bambina mia, tu ha già sofferto molto e portato sulle tue giovani spalle un peso non indifferente e, come te, molti altri in questi ultimi due anni. Voi che avete avuto la possibilità di sopravvivere non dovete gettarla al vento.” Le asciugò una lacrima solitaria quando le solcò la guancia.
 
“O-baa… ma come…”
 
Kaede distolse lo sguardo e lo volse verso il sole che stava per tramontare. “Parti, esplora il mondo, conosci meglio la persona che è con te, scopri se è quella che vorresti accanto per tutta la vita… approfittane ora che quasi tutti sono ancora ubriachi di pace. Tra qualche anno, quando i rancori si accumuleranno, quando ci si scoccerà della stasi, la guerra potrebbe incombere di nuovo su di noi e allora potresti non essere più tanto fortunata.”
 
“Mi stai suggerendo quello che credo?” chiese Kagome sbalordita, gli occhi spalancati.
 
“Non ci vedo nulla di male, figliola. Parti, diventa una donna, diventa indipendente e al tuo ritorno, saprai prendere le redini della tua vita in mano, senza che nessuno più ti imponga il percorso da intraprendere. Che tu scelga di tornare a vivere qui al villaggio, sposarti o spostarti a Ovest, continuare ancora per qualche anno il tuo pellegrinaggio… è tutto nelle tue mani, Kagome.”
 
“Ma Rin? Ormai siamo solo io e lei. E come faremo con gli anziani? Non accetteranno mai. E…” Improvvisamente Kagome sembra ancora più agitata di prima.
 
“Pensavo avessimo appurato che delle idee degli anziani non ci importasse molto. Quanto a Rin… ha ancora me e Sango, no? E poi sono sicura che, per quanto le farebbe bene un viaggio lungo, sua sorella non riuscirebbe a stare per troppo tempo lontana da lei,” commentò Kaede ridendo sotto i baffi. “Ma…” ricominciò tornando seria, “parti solo se vuoi, non perché te lo ha chiesto Inuyasha, non perché te lo sto consigliando io né per scappare. Prendi la decisione che il cuore ti suggerisce e per una volta non curarti delle conseguenze.”
 
 


 
Kaede l’aveva lasciata dopo quelle ultime parole e un’ultima raccomandazione a stare sempre all’erta, così Kagome era rimasta da sola con i suoi pensieri e la consapevolezza di dover prendere una scelta che le avrebbe cambiato per sempre la vita.
 
Lei amava Inuyasha? Sì, anche se era un sentimento nuovo, anche se non del tutto sbocciato. Per quanto improvvisa fosse stata la cosa, era sicura di quello che provava.
 
Era disposta a rinunciare a lui? No, la sola idea le faceva male al petto. Aveva paura di quel che tutto significava? Tantissima, tanta da immobilizzarla. Eppure le era stato insegnato che lasciarsi bloccare dalla paura era la cosa più sbagliata che potesse fare.
 
Ricordava i primi insegnamenti quando era stata poco più grande di Rin e come Kikyo l’aveva sempre rimbeccata severamente ogni volta che si era pietrificata con l’arco in mano davanti a un demone; quante volte la sorella l’aveva dovuta salvare perché la paura l’aveva resa incapace di agire e tirare una freccia.
 
Non era la stessa cosa? Forse non si trattava di vita e morte, eppure era una situazione ugualmente importante. Non decidere, rimanere ferma, l’avrebbe condannata a una vita che, secondo le parole dell’anziana Kaede, avrebbe potuto essere peggio della morte.
 
Perché doveva rinunciare a tutto per colpa degli anziani? Tutta la rabbia che aveva cercato di nascondere, il dolore per quell’ingiustizia, tornarono a farsi sentire con insistenza. Lei non meritava quel destino.
 
L’ignoto le faceva altrettanta paura, ma era una paura diversa, una che in parte la riempiva di adrenalina e la faceva fremere per l’attesa di quel che sarebbe potuto essere. E avrebbe tanto voluto conoscere Inuyasha a fondo, sperimentare cosa significava essere innamorati e ricambiati.
 
Allora perché non partire? Poteva affrontare l’ignoto prendendo la giusta decisione. Il rimorso futuro, invece, non lo avrebbe mai potuto cancellare nel caso in cui sarebbe rimasta ferma e immobile.
 
Alzò lo sguardo verso il sole ormai nascosto e osservò le varie gradazioni di arancione che coloravano il cielo. Si chiese in che modo le sarebbe apparso dall’altra parte del paese, se avrebbe notato sfumature nuove e diverse. Sarebbe stato interessate impararle tutte, magari anche sfruttare la vista più acuta del suo compagno di viaggio.
 
Finalmente si rialzò e, pulendosi l’hakama, sospirò. Sembrava non ci fosse voluto molto per prendere la decisione definitiva. Quello di cui aveva sempre avuto bisogno era un po’ di incoraggiamento e la consapevolezza che essere egoisti ogni tanto faceva bene.
 
Sarebbe partita per se stessa e per nessun altro.
 
 

 
 
Quella sera Inuyasha venne a prenderla come al solito. Quando Kagome uscì dalla capanna dopo cena, lui era lì che l’aspettava con la schiena appoggiata al tronco di un albero e le braccia conserte. A un osservatore esterno poteva sembrare sempre scontroso, ma lei lesse facilmente la tensione nei muscoli delle spalle e la preoccupazione nel modo in cui le orecchie si agitavano sul capo.
 
Era incredibile quanto si potesse imparare in così poco tempo con lo giusto spirito d’osservazione.
 
Un sorriso le apparve subito sulle labbra, il volto le si illuminò e gli corse incontro senza curarsi di chi poteva vederla. Inuyasha le offrì le mano senza parlare e la condusse per il solito sentiero più solitario che portava al Goshinboku.
 
Il villaggio le sembrò più silenzioso, quasi inquietante, o forse era solo la consapevolezza di ciò che stava per fare a darle quell’impressione.
 
Quando finalmente arrivarono nella radura, presero posto alla base dell’albero sacro e Inuyasha la fece sedere tra le sue gambe, abbracciandola da dietro e nascondendo il viso tra i suoi capelli. Lo sentì inspirare profondamente. Sembrava voler protrarre il silenzio più a lungo possibile, come se avesse paura di rompere il momento e di ciò che sarebbe potuto accadere.
 
Si rese conto che aveva paura della sua risposta; pur non essendosi detti ancora nulla da che si era incontrati quella sera, era come un accordo non detto che Kagome gli avrebbe dato la sua risposta definitiva. E per come si era separati la sera precedente, era ovvio che Inuyasha se ne aspettasse una per nulla positiva.
 
Quasi rise, ma poi decise che era meglio eliminare quell’inquietudine che aleggiava tra di loro il prima possibile e lasciare spazio a sentimenti più positivi e consoni alla situazione; adatti a un amore nel pieno della sua fase iniziale e più euforica.
 
Gli prese il viso a coppa e lo costrinse a guardarla negli occhi. In quelle pozze dorate lesse tutto ciò che provava per lei, ma anche terrore. Si rimproverò per averlo fatto sentire in quel modo, ma d’altronde fino a poche ore fa condivideva la stessa paura.
 
Continuò a mantenere il contatto visivo mentre cominciava a parlare, così piano che era convinta che anche con il suo udito lui non l’avrebbe sentita se non fossero stati così vicini. “Ho parlato con Kaede oggi.”
 
“E io con mio padre.”
 
“Lo so,” ridacchiò lei. “Sei stato tu a far partire questa serie di confessioni. Tu e, beh, il fatto che tuo padre e Kaede ci vogliano così tanto bene da intromettersi nelle nostre vite.”
 
“È la prima volta che la vedo in questo modo. Non credo di essere mai stato d’accordo, anzi mi ha sempre dato fastidio. Ma devo ammettere che se mio padre non avesse fatto l’impiccione, non mi troverei qui e non ti avrei fra le mie braccia. Qualsiasi cosa accadrà dopo stasera, sono comunque contento del poco che c’è stato fra noi.”
 
Era vero. Se lei avesse deciso di seguire gli ordini di quei vecchi bacucchi avrebbe sofferto, ma nel frattempo avrebbe conservato il ricordo di quei momenti insieme come il più prezioso degli averi. Non voleva costringerla a prendere una decisione che non era pronta ad affrontare e amare significava anche mettere il bene della persona amata davanti al proprio. O almeno era così che gli aveva detto il padre.
  
Kagome sorrise un po’ mesta per le implicazioni di quello che le aveva appena detto, ma poi si riprese consapevole che a breve avrebbe cambiato idea. “E che succede invece se decido che quel poco che c’è stato non mi basta e voglio poter formare nuovi ricordi? Che succede se ti dico che non sono soddisfatta, che sono una persona egoista e avida?”
 
Lo sentì inspirare profondamente, mentre le pupille si dilatavano e la presa delle dita sui suoi fianchi si faceva più forte. Kagome annuì alla domanda che lesse nei suoi occhi spalancati. Allora i tratti del suo viso si rilassarono e un ghigno apparve sulle sue labbra, mettendo in evidenza i suoi canini bianchi.
 
Lei fu colta dall’improvvisa voglia di baciarlo e passare la lingua su di essi, ma si contenne, muovendosi istintivamente, strofinando le gambe. C’erano ancora altre cose da dire prima di potersi lasciare andare. Kagome era sempre stata una persona paziente; non c’era bisogno di dare il meglio – o peggio – di sé subito.
 
“Succede che io sono ugualmente egoista da volerti tutta per me, da non volerti dividere con nessuno. Succede che lo sono al punto da dirti che sono pronto a portarti via da qui anche seduta stante pur di darti quei ricordi che tanto desideri.” I suoi occhi erano famelici e Kagome sentì un brivido attraversarle la spina dorsale mentre la guardava in quel modo. Entrambi non resistettero più e annullarono quella poca distanza che li separava.
 
Ogni bacio che si scambiavano era sempre più passionato e urgente del precedente. Ogni contatto ne richiamava altri, rendendo chiara la necessità di voler di più, sempre di più. Il desiderio era ardente e incontrollato, ma era una così nuova per entrambi che procedevano cauti e per gradi, nonostante l’intensità di esso.
 
Quando si staccarono, Inuyasha non lasciò comunque la presa. I loro visi erano così vicini che le loro labbra ancora quasi si sfioravano e i respiri erano diventati un tutt’uno.
 
“Significa che partirai con me?” le chiese in un filo di voce, quasi non credendo alle parole che aveva lasciato la sua bocca.
 
Kagome annuì soltanto; aveva paura che l’emozione potesse farle tremare la voce.
 
“Non lo stai facendo solo per me. Vero? Insomma, è quello… è quello che vuoi, giusto?” Sembrava esitare. La paura di essersi sognato tutto, che aprendo gli occhi sarebbe tornato di nuovo alla notte appena passata, era troppa.
 
Lei poteva capirlo senza troppo problemi. Anche per lei sembrava impossibile e di certo c’erano ancora altre cose da risolvere, ma ci credeva abbastanza da riuscire a trovare un tono fermo per rispondergli. “Lo faccio solo ed esclusivamente per me. Sono egoista. Te l’ho detto, no?”
 
Lui ridacchiò, la sua risata aumentò di volume man mano che continuava fino a quando non andò a riempire la radura, rimbombando in quel silenzio quasi inquietante. “Sì, cacchio; l’hai detto. Devo dire che questo lato di te mi piace abbastanza. Non vedo l’ora di scoprire cos’altro comporta.” Ammiccò, in un modo così spontaneo e allo stesso così, così… Kagome avrebbe detto sensuale, che sentì il desiderio in lei farsi ancora più prepotente. Deglutì.
 
“Beh,” disse subito dopo. “Direi che avremo tutto il tempo per scoprirlo insieme, no?”
 
 

 

Al loro ritorno, gli animi più leggeri e gli spiriti sollevati, con un’aura così radiasa che avrebbe contagiato chiunque li avrebbe incontrati, furono sorpresi di vedere l’Inu-no-Taisho e Kaede, ancora sveglia, aspettarli fuori la capanna.
 
Si sistemarono attorno al focolare e mantenendo un tono di voce più basso possibile per rispetto degli altri occupanti che stavano dormendo dietro il paravento che divideva la stanza, discussero dei preparativi.
 
Kaede consigliò loro di partire quanto prima, senza avvisare nessuno – se gli anziani lo avrebbero scoperto prima del tempo, avrebbero creato maggiori problemi e c’era sempre il rischio di qualche abitante più pettegolo e spione. Toga si disse d’accordo e la coppia non mosse obiezioni. Non aveva senso perdere altro tempo, le decisioni erano già state prese e rimanere ancora di più al villaggio avrebbe solo attirato l’attenzione. C’era chi già aveva sospetti riguardo la prolungata presenza dei due demoni e presto, proprio come aveva detto Kaede, qualcuno ne avrebbe fatto parola con la comunità spirituale.
 
Kagome voleva essere già lontana quando sarebbero venuti a sapere che aveva abbandonato le sue mansioni ed era partita con un uomo che non era nemmeno suo marito. Non le interessava nemmeno cosa avrebbero detto di lei; voleva sentirsi una donna libera, libera da ogni costrizione e retaggio sociale che finora le era stato imposto. Per lo più, né lei né Inuyasha erano pronti a un passo del genere e a lei interessava soltanto di avere l’appoggio di Kaede, nient’altro.
 
Toga disse che al loro ritorno – qualunque fosse stata la data – se avrebbero deciso di sposarsi avrebbero avuto l’appoggio di entrambi. Se avrebbero voluto continuare a vivere come coppia libera altrettanto. Ogni scelta era loro, lui e Kaede potevano solo stargli vicino e offrire il loro aiuto nel caso in cui ne avrebbero avuto bisogno.
 
Né Inuyasha né Kagome riuscirono a convertire in parole le emozioni che sentirono nascere in loro davanti a quell’appoggio incondizionato. Era molto più di ciò che avrebbero mai sperato, pur conoscendo molto bene le due persone che si trovavano di fronte a loro.
 
La mattina dopo fu il momento dei saluti. Era stato deciso che sarebbero partiti dopo il tramonto, quando la maggior parte del villaggio si era già ritirato per la notte, quindi avrebbe trascorso il resto della giornata come se fosse una qualunque per non dare nell’occhio. Qualsiasi altra cosa di cui avrebbero avuto bisogno era già stata preparata la sera prima.
 
Salutare Rin non fu così difficile come Kagome aveva inizialmente immaginato, o per lo meno non lo fu per la bambina che sembrava aver preso la notizia incredibilmente bene. Era, anzi, eccitata per lei. La giovane donna, invece, non poté evitare di piangere ma era sicura che avrebbe rivisto la sorellina abbastanza presto.
 
Sango non nascose la sua sorpresa, ma le promise di badare a Rin al posto suo e le diede la sua benedizione. Kagome era sicura che l’amica non fosse del tutto d’accordo con la sua decisione, ma non cercò di farle cambiare idea né puntualizzò i lati negativi di questa sua scelta e a lei tanto bastava. Sango evidentemente capiva come si sentiva, soprattutto dopo aver perso una persona così importante per lei.
 
 

 
“Starai bene, papà?” Inuyasha chiese all’alta figura accanto a sé. Erano al limitare della foresta e stavano osservando silenziosi il sole che spariva dietro la collina e la coltre di nuvole scure che si faceva strada verso Ovest; per fortuna non era da quelle parti che lui e Kagome erano diretti perché si prospettava un temporale.
 
Toga sollevò gli angoli della bocca, ma non si voltò a guardarlo. “Con chi credi di parlare, cucciolo?” ridacchiò. “So badare a me stesso e non sono certo il tipo di padre che piange quando il figlio prende la propria strada.”
 
Inuyasha lo fissò sollevando un sopracciglio; in realtà lui avrebbe detto che il padre era proprio quel tipo. Era sicuro che in quel momento stava facendo di tutto per sembrare il combattente forte e spietato che tutti credevano che lui fosse, sebbene non volesse far altro che piangere e abbracciarlo.
 
Apprezzò il fatto che non lo stesse soffocando di attenzioni, soprattutto considerando gli ultimi due anni. Annuì solamente e poi chiese: “Cos’hai in programma di fare una volta tornato al castello? La ricostruzione è ormai agli sgoccioli e, presto, anche gli sterminatori se ne andranno.”
 
Il Generale scrollò le spalle. “Voglio cambiare un po’ di cose nell’esercito, riprendere parte agli allenamenti, controllare che non ci siano troppe ingiustizie. Hai visto anche tu che non poche persone si sono approfittati del mio animo turbato durante la guerra, primo fra tutti tuo fratello.”
 
“Ah, Sesshomaru…” una parte di Inuyasha si sentiva in colpa per lasciare il padre da solo con lui, ma d’altronde erano stati solo loro due per secoli prima che sua madre apparisse. “Cosa hai intenzione di fare con lui?”
 
“Niente,” rispose semplicemente Toga.
 
“Niente?” il mezzo demone lo guardò a bocca aperta. “Come sarebbe a dire niente? Avevi detto che una volta che tutto si fosse sistemato avresti fatto in modo di risolvere anche con lui.”
 
“Esattamente. Sesshomaru non è te, Inuyasha. Non aiuterei mai la nostra relazione se dovessi impormi o anche solo dargli consigli come ho fatto con te. Credo che questo sia chiaro, no?”
 
“Keh. Perché non dici direttamente che è odioso e presuntuoso?”
 
Toga ridacchiò. “Come vuoi tu, Inuyasha. Però, per quanto possa sembrare che io e Sesshomaru siamo molto distanti, non dimenticare che sono sempre suo padre e l’ho visto crescere; lo conosco bene quanto conosco te. So quello che sto facendo e l’ultima cosa che voglio è allungare la distanza di tra di noi. Approfitterò della tua assenza per avvicinarmi di più a lui e rimediare agli errori che ho commesso; mi assicurerò che diventi un degno Generale.”
 
Inuyasha lo guardò con occhi leggermente sgranati e con nuova ammirazione. Era normale che suo padre non si arrendesse così facilmente, che non si facesse scoraggiare dall’atteggiamento che Sesshomaru dimostrava nei suoi confronti. Annuì senza aggiungere altro sull’argomento; era sicuro che Toga ce l’avrebbe fatta.
 
All’improvviso il padre gli mise una mano sulla spalla e la strinse, continuando a guardare verso l’orizzonte macchiato d’arancione e rosa. “Quando tornerai sarà tutto diverso, tu sarai diverso. Promettiti che ti godrai ogni secondo di questa nuova avventura e ricorda che non sarà sempre tutto rose e fiori, ma almeno avrai la donna che ami al tuo fianco.”
 
 

 
Infine il momento arrivò. Inuyasha indossava la sua fedele veste rossa, mentre Kagome aveva optato per dei normali vestiti da contadina; voleva evitare di dare nell’occhio con le vesti da sacerdotessa. Avrebbero portato con sé per lo più qualche cambio, medicinali d’emergenza e le loro armi. Il resto se lo sarebbero procurati volta per volta; Inuyasha era più che addestrato per quel tipo di vita.
 
Mano nella mano, senza prolungare troppo i saluti, si avviarono oltre la collina. Kagome agitò un’ultima volta il braccio prima di dare le spalle al villaggio in cui era nata, cresciuta e aveva perso quasi tutto. Inuyasha le strinse la mano, guardandola incoraggiante e sorridendo.
 
Dietro di loro, Kaede aveva l’occhio buono stranamente lucido e un sorriso sulle labbra. Rin saltellava e agitava entrambi le mani, ma stava evitando ogni rumore non necessario perché sapeva di non dover attirare l’attenzione. Sango aveva il braccio attorno alle sue piccole spalle e guardava le due figure che sparivano nella foresta senza nascondere la tristezza e le lacrime che rigavano incontrollate il suo volto. Infine il Generale osservava la scena con occhi fieri, ma come si era promesso non stava piangendo. Le lacrime, d’altronde, non sarebbero riuscite comunque a esprimere quanto fosse contento per il figlio che finalmente aveva trovato la sua strada. Qualunque cosa il destino aveva in serbo per lui, Toga sarebbe stato lì. 
 
Era il crepuscolo e al tempo stesso l’alba di una nuova era. Era arrivato per Inuyasha e Kagome il momento di scoprire cosa c’era oltre la foresta, esplorare l’ignoto e se stessi.
 
Quando sarebbero tornati lo avrebbero fatto da persone diverse e cresciute. A quel punto avrebbero dovuto adempiere ai loro doveri da adulti e comportarsi da tali, ma prima si sarebbero goduti la giovinezza che era stata in parte rubata loro.

Non sarebbe stato facile, ci sarebbero stati giorni in cui si sarebbero pentiti delle scelte prese, volte in cui le loro volontà si sarebbero scontrate, così come la loro testardaggine, ma il sentimento reciproco avrebbe cancellato ogni rancore.  
 
Ora, la vita per loro era tutta da scoprire e la coppia era più che intenzionata a godersi il personale periodo di tranquillità prima che la discordia dilagasse di nuovo per il paese e il ciclo di pace e guerra ricominciasse.








N/A: Salve a tutti, eccoci agli ultimi saluti! 

Nonostante questa non sia la prima storia che comincio, è la prima che finisco e devo dire che un minimo di soddisfazione c'è. Era nata come qualcosa di veramente piccolo, ma inevitabilmente scrivendo scrivendo è diventata più lunga e diversa da ciò che avevo immaginato (ed è stata anche quella meno costante per quel che riguarda gli aggiornamenti, ahimè). Ciò che non è cambiato dall'idea originale che mi ero fatta in mente, però, è il finale aperto. Da che è stata concepita, ho sempre avuto idea di far ritrovare i due e lasciare davanti a loro un mondo di opportunità. Ci sono diversi fattori che mi hanno spinta verso quest'idea, primo fra tutti il fatto che pur comprendendo di provare qualcosa l'uno per l'altro, Inuyasha e Kagome devono ancora scoprirsi e così anche quel sentimento appena sbocciato. Partire mi sembra l'idea migliore per loro, da lettrice e non tanto da scrittrice (perché sono pur sempre prima una lettrice e quando scrivo tendo a immaginare come reagirei io a leggere certi sviluppi 😜). 

Per quel riguarda Kikyo, se qualcuno ancora si aspettava un incontro tra i due spero di non avervi deluso troppo. Qui lei deve essere considerata come un personaggio che spinge Inuyasha a crescere e a venire a patti con se stesso; è motivo di crescita. Lui non saprà mai qual è la verità, così come il lettore che può immaginare quello che vuole, ma capisce che restare ancorato al passato e al dubbio non lo porterà mai avanti. Riferimento a questo è il capitolo sette dove ha il confronto con il padre. 

Spero che il viaggio, seppure breve, sia stato di vostro gradimento. Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le preferite o le seguite, i lettori silenziosi e chi mi ha lasciato un segno del suo passaggio. Si conclude qui la storia. 

Un abbraccio e a presto! ❤



 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Jeremymarsh