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Autore: Summerbest    02/09/2009    3 recensioni
La città non sempre è un posto tranquillo, infatti pullula di vampiri, streghe e altri esseri soprannaturali. Di conseguenza noi umani dovremmo difenderci, giusto? E se per una volta la risposta a questa domanda non fosse “si”?
In questa fanfic intendo narrare dalla parte dei “cattivi”, perché anche loro reagiranno in qualche modo agli attacchi, giusto?
Per farla breve, ho intenzione di presentare alcuni “cattivi” ed alcuni “umani” che in seguito... beh se volete scoprirlo dovete leggerlo^^
PS: se leggendo questa trama avete giudicato male la storia, vi prego di darle un’altra possibilità leggendola, please^^
Genere: Dark, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Penultimo capitolo prima che la storia entri nel vivo ed incomincino le spiegazioni sulla misteriosa lettera e la rosa che tutti stanno ricevendo... Rispondo al commento:

Per trullitrulli: ooh anch'io preferisco le creature soprannaturali! *-* diciamo che per quelle creature mi sono ispirata alle menadi (donne che fanno parte della mitologia greca, adoravano Dioniso vagando per i boschi celebrando riti in suo onore), anche se ho modificato gran parte delle cose per renderle adatte alla storia.. l'idea di una medium è geniale, stavo proprio pensando ad una cosa del genere, ottima idea, la sfrutterò nel prossimo capitolo^^ grassie per la frase, sinceramente non ho idea di come sia potuta uscire dalla mia strana mente O.o forse ero posseduta xD ora ti lascio alla lettura, ciao!

XOSummerbestXO


Hell And Glory






Play. Parte una vecchia canzone, una di quelle che si dimenticano facilmente, ma che quando le risenti ti fanno ricordare bei momenti e ti ritrovi a sorridere. Lo stesso accadde a Liam, un breve ghigno comparve sul suo viso.
è perfetta
la perfezione era una delle sue ossessioni, e così doveva essere anche adesso, tutto perfetto. Con calma raggiunse il tavolo.
non c’è fretta
la mancina sfiorò la canna della pistola.
sicuro?
si pose per l’ultima volta quel quesito. Annuì, sempre più deciso a portare a termine il suo obbiettivo.
sei nato come uno stupido e morirai come tale
si ricordò le parole di sua madre, che poi non era nemmeno la sua vera madre. Lei era morta alla sua nascita, ed ora si ritrovava con una stronza che, avendo imbambolato suo padre come un’idiota, puntava solo al loro patrimonio.
forse il volume è troppo basso
gira la manopola con cautela, ora i cantanti sembrano urlare la loro canzone.
<< Liam abbassa subito lo stereo!!! >>
le urla della stronza. Sorrise soddisfatto.
a breve sarà qui
la canna fredda della pistola si poggiò sulla tempia sinistra.
addio

* * * *



La campanella della scuola suonò, avvertendo gli studenti dell’inizio delle lezioni. Tra i tanti ragazzini c’era lui, Liam. Aveva nove anni quando scoprì che essere uno dei tanti non era il suo destino.
I capelli castani troppo lunghi per un ragazzino della sua età arrivavano a coprire i suoi grandi occhi verdi, intenti a scrutare l’enorme edificio davanti a lui. Si girò un attimo verso la strada, dove la sua nuova madre lo incoraggiava ad andare avanti con un cenno della mano. Mentre con l’altra era impegnata a tenere fermo il cellulare all’orecchio, ed in contemporanea anche una sigaretta da poco accesa che ogni tanto portava alla bocca, sempre con qualche acrobazia per non far cadere il telefono.
Liam tornò a fissare l’entrata della scuola. Con un sospiro s’inoltrò nel corridoio popolato da altri suoi coetanei e ragazzi più grandi di lui, sentendosi incredibilmente piccolo. Stringeva di più a se lo zaino, mentre le sue orecchie venivano invase da risate stridule e grida animali.
che posto orribile
ogni giorno trovava difficoltà ad andare avanti fino alla sua classe, soprattutto se gente come Bill ostacolava il suo passaggio dandogli spintoni insieme alla sua banda di amici.
<< arriva la cimice! >>
ed ecco che le sue previsioni si rivelarono esatte, colpi da ogni parte. Lui che si inginocchiava per raccogliere lo zaino appena caduto, e che incrociava il suo sguardo mettendosi in piedi. Kori lo stava fissando, Kori lo stava salutando, Kori stava sorridendo! Ricambiò il saluto, notando le guance della ragazza arrossire.
Con un velo di autostima in più, proseguì per la sua strada, fermandosi davanti alla porta della sua classe.
forse oggi sarà diverso..
pregò dentro di lui come ogni giorno. La mano girò la maniglia, aprendo la porta e facendo il suo ingresso tra gli spintoni, le urla e le risate già incontrate prima in corridoio.
Con passo incerto raggiunse il suo banco, poggiò lo zaino alla sua destra, e si accomodò sulla scomoda sedia in legno. Più puntuale di un orologio svizzero, la maestra entrò, chiudendosi dietro la porta. Ogni volta quel gesto lo rendeva inquieto, era come chiudere la porta in faccia alla libertà, per ore.
Tutte le risate e le grida cessarono, e tutti presero i loro posti
di battaglia?
<< vediamo chi ha fatto i compiti per oggi >>
simili a dei robot radiocomandati, tutti presero i propri quaderni e li posarono sul banco, aprendoli alla pagina dei compiti. Liam si accorse con orrore di aver dimenticato un esercizio.
Con il cuore a mille alzò lo sguardo dal foglio, vedendo la maestra che andava di banco in banco, era a pochi passi da lui.
proprio dalla mia fila doveva partire?!
il ragazzino davanti a lui mostrò soddisfatto il suo lavoro, ricevendo una pacca affettuosa dall’insegnante. Quest’ultima incontrò lo sguardo di Liam, freddo come sempre.
lei mi odia
il ticchettio dei tacchi ripartì, verso di lui. Liam iniziò a pregare mentalmente, mentre la punta della matita si spezzava dall’agitazione e la forza con cui l’aveva spinta contro il foglio. Ora la maestra era davanti a lui.
<< Liam Gotick, hai compiuto il tuo dovere quest’oggi? >>
la donna gli porse la domanda con velocità ed un tono in falsetto che assumeva ogni volta che si presentava davanti quel ragazzino particolare. Tutti gli insegnanti avevano la stessa reazione con lui, ma Liam non sapeva perché. Quando l’aveva chiesto ai suoi genitori la risposta era stata un semplice “sei speciale”. Che detto dalla sua nuova mamma risultava più ironico che altro.
Ora l’insegnante stava passando con attenzione l’indice lungo il foglio e le frasi scritte con l’inchiostro blu della sua penna. Il cuore del ragazzo andava a mille, mentre la donna alternava lo sguardo dal foglio a lui. L’unghia laccata di rosso si fermò proprio dove Liam aveva dimenticato di completare l’esercizio. Ora gli occhi erano solo su di lui.
<< Liam.. l’esercizio non è finito >>
anche se il tono risultava calmo, la voce si era alterata, ed in un istante tutti i visi dei suoi compagni erano voltati nella sua direzione. Con tutti quegli occhi addosso, Liam iniziò a muovere nervosamente le mani sudate, mentre il cuore continuava a battere.
Non era mai riuscito a controllare le sue emozioni. Si arrabbiava facilmente, piangeva per un nonnulla... I suoi genitori gli dicevano di smetterla non appena sviluppava quelle emozioni, dicevano che “dovevo tenere il mostro dentro di me”. A Liam era sempre parsa solo una metafora quella del “mostro” che rappresentava la sua rabbia, ma forse si sbagliava.
Strinse i pugni, tornando a fissare il viso giovanile della maestra, in piedi ed a pochi passi da lui.
<< mi sono dimenticato >>
non cercò nemmeno una scusa, era troppo impegnato a tenere il suo “mostro” al sicuro. La maestra si avvicinò di più al suo viso.
<< non m’interessa.. questo è il tuo dovere, ora vai alla lavagna e scrivi cento volte, io sono stupido >>
l’insegnante lo temeva, eppure godeva nel vederlo in difficoltà. Tutti i suoi compagni risero, mentre lui si alzava in piedi e raggiungeva la tavola nera, con ancora le mani chiuse a pugno.
non mi sopportano, si meritano la mia vendetta
quello che parlava dentro di lui non era il vero Liam. Spinse ancora più infondo quel “mostro”, impugnando il gesso, che si spezzò al suo tocco. Fece per raccoglierlo, venendo spinto da un compagno non appena s’inginocchiò, la maestra non venne in soccorso. Detestava il signor Gotick, l’aveva respinta preferendo la “vecchia strega” a lei. E tutto il suo rancore nei confronti di suo padre lo sfogava su di lui, temeva la rabbia di Liam, ma quello che aveva provato il giorno superava la paura. Si sentiva umiliata.
è quello che dovrebbe riprovare, l’umiliazione
ancora quella voce in testa, mentre con goffaggine si rimetteva in piedi, il piccolo pezzo di gesso in mano. Si avvicinò alla lavagna, iniziando a scrivere.
loro, sono loro gli stupidi!
<< basta! >>
urlò. Le risate di tutta la classe echeggiavano nella sua testa, la voce che gli sussurrava cose orribili da fare. Si accasciò a terra, con le mani che premevano la testa, nessuno venne a soccorrerlo.
ora avrete quello che vi meritate!
tutto intorno a lui iniziò a tremare, le risate svanirono, ora tutti si chiedevano che cosa stesse succedendo.
<< un terremoto! >>
urlò uno dei più allarmati, pronto a correre via. Liam non riusciva a capire chi fosse, se apriva gli occhi la stanza girava intorno a lui, non capiva più niente. Urla di panico, vetri che si rompono, le finestre si sono rotte!
sono stato io?
il panico avveniva in quella stanza, urla, distruzione. Liam era a terra che si contorceva dal dolore, perché la testa ora pulsava in un modo terribile.
BASTA!!!
urlò la sua preghiera così forte in testa, che tutto svanì dandogli ragione. Aprì lentamente gli occhi. Vetro ovunque, la cattedra era rivoltata, insieme ai banchi. La porta con vetro rotto venne aperta, rivelando i suoi genitori. Lui era ancora a terra, quando suo padre lo prese in braccio, ripetendo che “non era successo niente”. Ma lui sapeva, esattamente come Liam, il mostro era uscito fuori, non era riuscito a fermarlo. Ed ora alcuni dei suoi compagni giacevano a terra, morti?
La testa non gli faceva più male, ora si sentiva solo sfinito.
Da quell’istante iniziò a detestare la sua vita, più di prima. Per lui da quel momento in poi la regola non era: stai attento agli sconosciuti. No, era: stai attento, il tuo nemico peggiore è te stesso.

* * * *



Scuola Distrutta Dal Terremoto

era quello il titolo dei giornali del giorno dopo. Nessun accenno a lui, si erano tutti bevuti la menzogna della matrigna, “perché non possiamo gettare questa famiglia nell’umiliazione”, questa era stata la sua giustificazione. Se fosse stato per Liam non avrebbe dato nessuna spiegazione, tanto nessuno lo avrebbe citato comunque. Si sentiva come un minuscolo punto nell’immenso, l’ago nel pagliaio.
finalmente smetterò di preoccuparmi di queste stupidaggini
la pistola era ancora ferma sulla tempia, la punta dell’indice sfiorò il grilletto. Gli occhi si chiusero, ed il cuore iniziò a battere a mille. La porta si aprì, la sua matrigna era arrivata.
<< Liam!! >>
si gettò addosso al ragazzo spingendolo a terra, mentre la pistola emetteva il suo sparo.
il suo unico sparo
Liam riaprì gli occhi, non sentiva nessun dolore, eppure le mani erano piene di sangue. Con orrore vide il viso della donna steso su di lui e privo di vita. La pistola aveva ucciso la sua matrigna, non lui!
cazzo, era l’unico proiettile!
l’unica sua preoccupazione sul momento fu la mancanza di un'altra possibilità per andarsene da quel fottuto mondo il più presto possibile. L’istante dopo si rese conto di ciò che era accaduto, tecnicamente era stato lui ad uccidere la donna!
<< merda! >>
doveva nascondere il cadavere! Liam trascinò la matrigna giù per le scale, intendeva portarla nella cantina, se si suicidava il problema dell’assassinio svaniva.
ecco fatto..
posò il corpo per terra, tornando al piano di sopra. Le scale ed il pavimento erano sporche di sangue, come a segnare un percorso.
già, il percorso che porta al mio assassinio
il ragazzo si mise a cercare un altro proiettile, forse si ricordava male e ne aveva preso uno di riserva. Trovò solo un mucchio di ritagli di giornale, tutti trattavano i casi anormali che avvolgevano la sua famiglia. Anche se erano ben pochi quelli che si azzardavano a citare Liam come un soggetto “speciale”.
nemmeno un po’ di gloria
L’unica cosa che ritrovò, apparte i ritagli, fu la busta che aveva ricevuto due giorni fa. Si era dimenticato di aprirla.
forse mi ero spedito un proiettile
speranzoso aprì la busta, una rosa cadde per terra, Liam non perse tempo a raccoglierla, già intento nella lettura della lettera.



Qualcosa sta cambiando,
se un tempo noi eravamo le tenebre,
coloro che tutti temevano,
adesso ciò che è giunto,
è pronto a far divenire noi le vittime,
e loro le tenebre,
noi tutti dobbiamo unirci,

Potere, Sangue, Vita Eterna



Lo ripose in tasca, leggermente confuso.
qualcuno sa delle mie capacità?? Ci sono altri con le mie capacità?
il suicidio poteva attendere. Liam prese il giubbotto e se lo mise addosso, raccolse giusto il portafoglio ed alcuni soldi, prima di chiudere a chiave la casa ed uscire per strada.


   
 
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