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Autore: GReina    28/10/2021    2 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Toccare
» N° parole: 2098

28. Toccare – Sakusa

Kiyoomi non avrebbe potuto affermare di essere sfortunato, anzi. Era cresciuto in un’ottima famiglia in grado di dargli cibo ed opportunità in abbondanza. Persino a livello di talento e costituzione fisica se l’era sempre cavata bene e – poteva affermarlo senza malizia o presunzione – la bellezza non gli era mai mancata.
Dunque, sarebbe stato poco delicato e del tutto ingiusto da parte sua affermare di essere tra quelli meno fortunati, ma ogni individuo – che sia uomo o donna, grande o piccolo, ricco o povero – combatte ogni giorno le proprie battaglie, e quella di Kiyoomi era la misofobia.
Ricordava ancora una conversazione che aveva avuto con suo cugino. Stavano frequentando il secondo anno di medie e in qualche modo erano arrivati a parlare di ragazze.
«Quindi baciarle non ti fa schifo?» aveva chiesto Sakusa sinceramente curioso ma con un’espressione disgustata ben visibile in volto. Motoya aveva riso e detto di no, che le loro labbra non erano viscide come lui stesso si era aspettato prima di dare il suo primo bacio; che erano morbide, invece, e parecchio invitanti.
Kiyoomi non aveva capito il suo punto di vista, e continuò a non farlo per parecchio tempo.
Erano alle superiori quando il discorso tornò ancora: «Arrivare al bacio è la parte più difficile.» aveva spiegato il castano «Dopodiché è tutto in discesa.» aveva aggiunto con tanto di occhiolino.
Risaliva ormai a un paio di anni prima l’epifania che Sakusa aveva avuto riguardo la propria sessualità. Questo aveva spiegato perché pensare alle ragazze non gli faceva lo stesso affetto che agli altri ragazzi, tuttavia era ancora del tutto restio al pensiero di baciare qualcuno.
Forse era vero che dopo il bacio tutto sarebbe stato in discesa, ma il problema era che Kiyoomi prima di arrivare a quel punto avrebbe dovuto superare la sua paura di toccare ed essere toccato. Erano stati diversi i ragazzi ad aver attirato il suo sguardo, ma il loro semplicemente essere attraenti non era riuscito a convincerlo ad avvicinarli. Non valeva la pena stressarsi a causa loro, dopotutto.
Le cose cambiarono con l’apparizione di Miya Atsumu.
Kiyoomi l’aveva già visto durante il suo primo anno di liceo: entrambi selezionati per partecipare all’All-Japan Youth Training Camp e poi ancora di sfuggita durante i primi nazionali di entrambi, ma le loro scuole erano capitate in gironi diversi e non si erano potuti scontrare.
Al suo secondo anno, Sakusa fu ben felice di rivederlo al Training Camp per giovani pallavolisti dotati ed ancora di più di poterlo affrontare in finale ai nazionali. Era stato allora che aveva iniziato a rendersi conto del pericolo.
Kiyoomi aveva già avuto diverse cotte, le più forti delle quali per Ushijima Wakatoshi e Iizuna Tsukasa, ma niente a che vedere con ciò che Miya iniziò a fargli provare.
Il biondo era affascinante, quello era un dato oggettivo, ma più di quello era fastidioso, insistente, vanitoso. Tutti motivi che spingevano Sakusa a chiedersi: “Perché?” e “Come!?”. Eppure, al cuore non si comanda, e in un modo o nell’altro quell’alzatore tanto eccentrico aveva fatto breccia.
Fu sconvolto soprattutto Komori quando Kiyoomi prese a rispondere allo sporadico flirt di Atsumu. Se con gli altri parlare non gli veniva naturale, con Miya era diverso. Era bello chiacchierare con lui. Anche se fingeva il contrario la sua sola presenza lo rilassava e sotto la mascherina lo faceva sorridere. Smaniava all’idea di incontrarlo ai vari ritiri d’allenamento ed ancora di più al di là della rete dei nazionali, meglio ancora se in finale.
A un certo punto si erano scambiati i numeri. Era stato il biondo a chiederglielo e lui aveva subito zittito la risata divertita di Motoya allungando la mano che reggeva il cellulare per porgere l’oggetto ad Atsumu che rapido vi inserì il proprio numero.
Da lì avevano iniziato a parlare per chat e poi a chiamarsi sempre più spesso dovendosi accontentare di quello vista la distanza che c’era tra Tokyo e Hyogo.
Per Kiyoomi era perfetto. La sua paura per il contatto fisico che per una volta non lo frenava dallo sciogliersi con qualcuno.
In pochi mesi Atsumu e Kiyoomi divennero migliori amici, ma da come si scrivevano era più che chiaro che nessuno dei due avrebbe voluto fermarsi a quello. La volta successiva che si erano visti – impacciati e timidi come non lo erano mai stati – avevano deciso di mettersi insieme.
Di nuovo, era stato l’alzatore a proporre la cosa, ma vista la sua stratosferica cotta l’altro aveva accettato immediatamente. In quell’occasione non avevano fatto molto altro oltre che a sorridersi a vicenda. Disputarono le partite che dovevano ai nazionali ma presto – senza peraltro la possibilità di giocare uno contro l’altro – la relazione a distanza fu costretta a riprendere.
Kiyoomi era felice. Era facile così e lui non avrebbe potuto chiedere di meglio, ma avrebbe dovuto aspettarsi che per Miya avrebbe potuto non essere lo stesso.
Stando ufficialmente insieme, i due avevano iniziato a viaggiare col solo intento di vedersi, ed era stato in quelle occasioni che la situazione aveva iniziato a peggiorare. Atsumu affermava di comprendere il punto di vista di Kiyoomi, ma la sua riluttanza nel non poterlo semplicemente toccare era chiara come il sole.
Durarono un anno, e fu un anno bellissimo. Atsumu era davvero il suo migliore amico oltre che il suo ragazzo. Lo amava e non aveva paura di ammetterlo. Sentirselo dire di rimando fu meraviglioso, ma pochi mesi più tardi arrivò il colpo al cuore.
«Ti amo…» gli aveva ripetuto un giorno Atsumu «Però fa male.» e quelle parole erano state l’inizio della fine. Sakusa non pretendeva di sapere cosa passasse esattamente nella mente dell’altro ragazzo, sapeva solo che non poteva costringerlo in una relazione che non voleva, e se nonostante avesse affermato di amarlo aveva deciso di doverla troncare, chi era lui per dirgli di non farlo? Erano giovani, dopotutto, e se durante quell’anno di relazione Miya era stato comprensivo rispettando la sua volontà, adesso toccava al corvino fare lo stesso con lui. Atsumu stava cercando un ragazzo con cui rilassarsi, che avrebbe potuto toccare, con cui vivere una relazione semplice, e quel ragazzo non poteva essere lui.
Si erano lasciati in amicizia, dicendo entrambi che avrebbero continuato a sentirsi spesso, ma così alla fine non fu. I contatti erano molto presto diventati radi, poi quasi inesistenti.
La cotta passò, ma un eco dei sentimenti che aveva provato per il biondo era rimasto ancorato nel suo cuore in maniera stabile. Il primo amore non si dimentica, e con quello in mente era andato avanti.
 
Kiyoomi non aveva progettato di rivederlo, né tantomeno di entrare a far parte della sua stessa squadra.
Nello scegliere in quale team entrare dei tanti che gli avevano proposto un contratto, Sakusa aveva posto più attenzione ai compagni che vi avrebbe trovato che non ai soldi offerti. Se nella lista fosse figurato il nome di Miya Atsumu sicuramente se ne sarebbe accorto. Non lo fece perché il biondo entrò in squadra nella sua stessa stagione. Il fatto era talmente surreale che Kiyoomi avrebbe tanto riso se solo non fosse stato tanto intento ad urlare internamente.
Lo schiacciatore non era una ragazzina alla prima cotta. Non aveva passato gli ultimi cinque anni a struggersi per Atsumu. Non pensava praticamente mai a lui, ma quelle rarissime volte in cui lo faceva il suo cuore ancora doleva come se si fossero lasciati solo da una settimana.
Questo voleva dire non aver dimenticato il suo primo amore; questo voleva dire aver amato davvero qualcuno.
Si comportarono entrambi bene e professionalmente, in ogni caso. D’altronde erano diventati adulti e da tali si sarebbero comportati.
Presero a comportarsi professionalmente entrambi, sì, ma se prima le sporadiche fitte al petto al pensiero del biondo erano sopportabili, adesso vederlo ogni giorno glielo stava rendendo del tutto impossibile. Era doloroso ma anche tremendamente bello stare al suo fianco. Se avesse dovuto scegliere, Sakusa non avrebbe mai voluto separarsi ancora da lui anche se sapeva bene non potesse nascere più niente.
Per quanto maturi, in ogni caso, non fu facile per i due uomini tornare a ridere e scherzare come un tempo. Limitarsi a essere amici, dopotutto, non faceva per loro. Si imposero entrambi di accontentarsi, però, perché non c’era altro modo di gestire la cosa.
Passò un anno, poi quasi due, e fu solo a quel punto che – quasi senza accorgersene – tornarono ad essere Kiyoomi ed Atsumu, amici improbabili con un flirt tutto loro al limite del platonico. Sakusa iniziò a restare più spesso la sera per gli allenamenti extra che comprendevano il biondo e lo scalmanato duo della generazione dei mostri. Il passo successivo fu accettare di consumare i pasti con i tre e quello ancora dopo ritrovarsi a fare strada verso casa di Miya per passare a prenderlo prima del lavoro.
Soli in macchina, Kiyoomi si chiese come fossero arrivati a quel punto. La verità era che non aveva importanza; la verità era che quel momento era stato ineluttabile dall’attimo stesso in cui si erano rivisti all’interno dei Black Jackals.
Allo stesso modo dell’andata, anche il ritorno verso le rispettive abitazioni presero a farlo insieme. Kiyoomi inserì la freccia direzionale ed accostando davanti al portone di Atsumu attestò il moto della macchina. Guardò appena verso l’alzatore aspettandosi che questi lo salutasse come sempre e scendesse dall’auto, ma così non fu. Osservandolo più attentamente, capì che il biondo era a disagio. Due secondi ancora e ne scoprì anche il motivo.
«Mi manchi, Omi…» sussurrò quelle parole quasi con vergogna. I due si vedevano ogni giorno, ma Atsumu non ebbe bisogno di spiegare meglio per far capire all’altro cosa intendesse.
Kiyoomi era debole. Un solo cenno di Atsumu e lui sarebbe tornato ai suoi piedi, lo sapeva bene.
«Anche tu mi manchi.» lo sguardo tenuto fino a quel momento basso di Miya si alzò speranzoso verso di lui, ma l’espressione del corvino non si distese in nessun sorriso. Tenne le labbra serrate, invece.
«Non ho ancora risolto il mio problema.» specificò con voce più aspra di quanto non avesse voluto. Lo sguardo di Atsumu si spezzò un momento, ma non perdendosi d’animo continuò:
«Io non sono più quello di un tempo. Ero superficiale al liceo… troppo inesperto. Non ero pronto per una relazione importante come lo sarebbe stata la nostra. Non ero pronto ad impegnarmi come avrei dovuto. Non ero la persona che ti meritavi.» Kiyoomi spalancò gli occhi a quelle parole. Non era abbastanza forte da resistergli.
«Non ti avrei trattato bene come avrei dovuto, Omi! Ti meritavi il mondo, e io ero solo un ragazzino. Avrei rovinato tutto, e non è una scusa, davvero! Non voglio giustificarmi per averti lasciato, solo spiegarti che non sarebbe stato giusto rimanere con te per com’ero all’epoca.» sospirò forte, Miya, poi voltò meglio il busto verso di lui.
«Ma adesso sono qui! Sono cresciuto, dico davvero. E sono pronto a prendermi cura di te se tu te ne prenderai di me.» Kiyoomi seguì il suo esempio ponendosi nella stessa posizione.
«Atsumu, io non ti ho mai dimenticato.» non sfuggì ai suoi occhi il sorriso del biondo subito coperto in rispetto dell’importanza di quella discussione «Ma dicevo sul serio riguardo alla mia misofobia. Non ti ho mai dimenticato, ma non voglio ancora toccarti, né voglio che tu mi tocchi.» Atsumu subito annuì.
«Dammi una possibilità, Omi! Dammi l’occasione di dimostrarti quanto faccio sul serio. Supereremo la cosa insieme.»
A quel punto Kiyoomi avrebbe voluto dirgli che non aveva tempo né la voglia di imbarcarsi in un inutile viaggio se la destinazione era il nulla; che aveva poco senso iniziare nuovamente una relazione se non era certo di poterla gestire. Ma prima che potesse farlo cambiò idea. Bastava guardare il suo sguardo castano-dorato per coglierne la mortale serietà.
«Potrei metterci anni a superare questo ostacolo, lo capisci? Vuol dire niente baci, niente sesso. Niente strette di mano né pugno su pugno per festeggiare un punto fatto in campo.»
«Mi sta bene. Non voglio stare con nessun altro, Omi. Ti amo. Ti amo da quando eravamo al liceo. Supereremo la cosa insieme, non ti forzerò, e se non accadrà mai, rimarrò comunque al tuo fianco.» allungò una mano e la poggiò sul bracciolo che separava il sedile del passeggero da quello del guidatore. Solo pochi centimetri la separava dalla sua.
«Fino a quando non potrò toccarti, mi accontenterò di questo.» sussurrò fissando in basso.
Con calma e respirando a fondo, Sakusa lo imitò e mosse la mano. In quel modo a Miya sarebbe bastato muovere di pochi millimetri il mignolo per poterlo toccare. Kiyoomi doveva solo confidare in lui e credere che non l’avrebbe fatto.
«Proviamoci.» decise infine il corvino per entrambi. 

 
n.a.
La primissima idea che mi era venuta leggendo il prompt “Toccare” allegato al personaggio di Sakusa era un semplice excursus su come lui e Atsumu gestiscono la sua misofobia prima da semplici amici e poi come coppia. Sarebbero andati per gradi fino ad arrivare al bacio o forse al sesso.
Il fatto però è che ho scritto troppo spesso cose troppo simili a questa nella miriade di sakuatsu che ho inventato (che siano OS o long). Cercavo qualcosa di nuovo e ho pensato di analizzare questo: loro che ci provano da ragazzi e non ci riescono. A volte per quanto ci si ami serve più maturità, ed è quanto è successo qui.
Inoltre, verso la fine ho iniziato a pensare che sarebbe stato interessante – soprattutto visto il prompt – non mostrare il momento in cui riescono effettivamente a toccarsi. Ho voluto lasciarli così, a un millimetro di distanza che tuttavia ne vale infiniti e che costerà ad entrambi un duro e lungo lavoro. Non gli avrei reso giustizia velocizzando il tutto per farlo rientrare in una OS.
Chissà, magari in futuro prendendomela con calma continuerò questa storia.
A domani!!
   
 
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