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Autore: GReina    30/10/2021    2 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Soulmate
» N° parole: 1600

30. Soulmate - MatsuHana

Alla parola “anima-gemella” gli occhi di chiunque s’ingigantivano ed iniziavano a brillare. Erano due parole che ne formavano una, e così – voleva la convinzione comune – due persone legate dal destino, una volta trovatesi, sarebbero diventate una cosa sola. In molti si dicevano rassicurati al pensiero di avere una persona predestinata che l’attendeva, ma non Hanamaki Takahiro. Il ragazzo, d’altronde, assisteva ogni giorno alle discussioni dei suoi genitori, così se su una cosa era sicuro, quella era che tutta la faccenda delle anime gemelle fosse sopravvalutata, perché nessuno parlava mai del fatto che non per forza la tua persona doveva necessariamente essere qualcuno con cui saresti andato d’accordo. Era evidente con i signori Hanamaki, ma volendone avere la certezza un giorno Takahiro chiese spiegazioni a suo padre. Da lui apprese che sì, lui aveva inequivocabilmente saputo al primo sguardo che sua madre era la sua metà; sin da subito aveva iniziato a battergli forte il cuore e a dolergli la pancia in sua presenza, e tutt’ora gli accadeva. Era innamorato senza dubbio né possibilità di uscirne, ma – gli spiegò anche – i due non erano mai realmente andati d’accordo. Per mesi avevano cercato di capire cosa gli facesse più male: se stare lontani l’uno dall’altra o al contrario rimanere fianco a fianco. A distanza di anni e con il dono di un figlio, gli disse che ringraziavano entrambi il Cielo per aver scelto infine la seconda opzione. Takahiro – lo capì facilmente anche da solo – era l’unica cosa che i due adulti avessero in comune e sulla quale non avrebbero mai avuto bisogno di discutere.
Per il proprio futuro il ragazzo non voleva questo. Guardare una persona e capire che quella sarebbe rimasta – volente o nolente – a far parte per sempre della sua vita era una cosa che forse piaceva ai molti, ma non a lui. E mettere al mondo un bambino e dargli il peso di essere l’unica punta di sutura che permetteva al matrimonio dei genitori di non scucirsi era una cosa che gli piaceva ancora meno.
Non c’era molto che potesse fare, in ogni caso, perché l’universo funzionava così, ma era con apprensione che il castano si ritrovava a fare nuove amicizie; con paura che incrociava gli sguardi degli sconosciuti per strada, e allo stesso modo – ogni anno – si ritrovava a cambiare classe.
Non fu diverso il primo giorno di liceo. Scattò la foto di rito davanti all’edificio insieme ai suoi genitori, assistette alla cerimonia di apertura, ed infine raggiunse la classe che gli era stata assegnata. Come ogni anno, il tutto accompagnato da un unico pensiero ricorrente: “Fa che non la incontri oggi.” ma se per quindici anni aveva avuto fortuna, quel giorno fu diverso. Alzò lo sguardo con l’intento di cercare un banco su cui sedersi, ma a trovare fu solo la sua anima gemella.
Sospirò e – immediatamente – capì cosa avesse voluto intendere suo padre quando gli aveva detto di aver capito al primo sguardo che sua madre era quella giusta.
Nel suo caso, la sua altra metà era un ragazzo, alto, magro, dai capelli scuri e lo sguardo serio; bello nel complesso, ma avrebbe anche potuto essere un rospo e a Takahiro sarebbe piaciuto ugualmente. Notò le sue guance imporporate e si chiese se anche le proprie non apparissero in quel modo; notò il modo in cui lo stava fissando e, ancora, si disse che probabilmente era solo il riflesso del modo in cui Hanamaki stava osservando il corvino.
Deglutì e questo, forse, gli snebbiò la mente quel tanto affinché Takahiro riuscisse ad occupare con la propria cartella – durante il tragitto verso l’altro – un banco singolo e distante da quello già preso dal più alto. Se era costretto a condividerci la vita, d’altronde, meglio prendersi per quanto possibile alcuni spazi. Si raggiunsero a metà strada. Il rossore persisteva ancora sulle guance della sua anima gemella, eppure furono gli occhi calanti a catturare l’attenzione di Hanamaki una volta avvicinati. Quel ragazzo dava tutta l’impressione di essere fin troppo serio e poco incline alle risate, il che non si prospettava un bene se comparato al carattere del castano.
Si costrinse a parlargli, comunque, iniziando con un imbarazzantissimo “Ciao” che tuttavia, a sorpresa, fece arrossire ben peggio di prima il suo interlocutore che in un mormorio timido disse:
«Quindi sei tu. Ti aspettavo.» Takahiro si morse l’interno guancia per trattenere la smorfia che lottava per uscire.
“Dio, fa che non sia uno di quelli smielati romantici che non aspettano altro che momenti come questi.” pregò silenziosamente continuando a fare buon viso a cattivo gioco. Sorrise e si presentò, così scoprì che il nome dell’altro era Matsukawa Issei ma nulla di più prima che il professore entrasse in aula.
«C’è un posto libero accanto a me.» provò il corvino, ma lui si defilò in fretta indicando col pollice la propria borsa.
«Ho già preso posto. Parliamo dopo scuola?» all’altro non rimase che annuire.
Così, finite le lezioni, a Takahiro toccò conoscere la propria anima gemella. Non aveva potuto fare a meno di occhieggiarla durante le lezioni domandandosi come fosse e convincendosi sempre più a fondo di quanto sarebbe stato noioso. I suoi atteggiamenti in classe parlavano da soli, dopotutto. Adesso non gli rimaneva altro che confermare i propri sospetti, ma se era vero che da tutta una vita non faceva altro che ripetersi che non avrebbe fatto come i propri genitori, adesso capiva non essere così semplice. Lui amava Matsukawa Issei. Non sapeva come né perché, ma era così ed il solo immaginare di lasciarlo o di anche solo allontanarlo lo atterriva.
Passeggiarono per un po’ senza meta, parlando del più e del meno ma limitandosi ai soliti e noiosi convenevoli tra sconosciuti. Fu dopo una buona mezzora che – sospirando – Hanamaki si fece forza e si impose a passare a domande più personali.
«Genere di film preferito?» iniziò con qualcosa di semplice e poco riservato, ma Issei lo sorprese. Arrossì. 
«Mi vergogno. Chiedimi qualcos’altro.» dopo tante chiacchiere, finalmente ecco qualcosa di divertente, ma fu con poca aspettativa che Takahiro subito dopo disse:
«Eddai, puoi dirmelo! Sono i film romantici? I romanzi rosa? Titanic?» Matsukawa continuò a tacere, così l’altro si fece più titubante «…Twilight?» a quel punto il corvino fece una smorfia arrestando il proprio passo. Takahiro seguì il suo esempio e si ritrovarono fermi l’uno di fronte all’altro.
«No.» rispose, come sempre pacato ma facendo ugualmente sospirare di sollievo il castano. Non poteva esserci categoria più noiosa e melensa, per lui, dei film romantici. Persino i film d’autore erano preferibili!
«Quindi?» provò ad incitarlo «Non può peggiorare l’idea che mi ero fatto sui tuoi gusti.» rise «Quindi dimmi!» Issei indugiò ancora, ma infine ammise:
«Mi piacciono i film-spazzatura.» Hanamaki spalancò gli occhi ma non disse nulla perché non poteva riferirsi a quello che pensava si stesse riferendo!!
«Intendi…?» mormorò, così l’altro specificò meglio:
«I film trash. Sharknado, Killer Sofà… e poi i sequel delle saghe che vanno sempre più a peggiorare. È dal quinto o dal sesto film di solito che avviene la magia. Insomma… pensa a Fast&Furios.» il castano non rispose, troppo impegnato a rompere ogni immagine che si era fatto del ragazzo nella sua testa per farlo, così il corvino continuò:
«Certo, lo so cosa stai pensando. Fast&Furios fa schifo e si salvano solo i primi due o tre, mentre per me quelli sono i più brutti.»
«In realtà,» riuscì a riprendersi Takahiro «stavo pensando che dovrei proprio farti vedere The Velocipastor, giusto per farti capire cos’è il vero trash.» ghignò.
«Già visto.» ghignò di rimando la sua anima gemella. Il castano spalancò gli occhi sorpreso, poi una scintilla vi nacque dentro per lì rimanere.
«Zombie Ass
«Intendi Toilet of the Dead? Ovvio!»
«L’attacco dei pomodori assassini.»
«Come minimo sette anni fa!»
«Killer Condom
«Il mio preferito.»
«Jesus Christ Vampire Hunter
«Geniale. E, sì.»
«Kung Fury!» Issei aprì la bocca per rispondere, ma la chiuse subito dopo. Poi disse:
«Credo che mi manchi.» Hanamaki iniziò a ridere vittorioso.
«Oh, Issei. Cosa c’è di meglio di un agente di polizia colpito da un fulmine e morso da un cobra che viaggia indietro nel tempo per fare il culo ad Hitler?» chiese commosso. Matsukawa rise di rimando.
«Non posso credere che anche a te piacciano film del genere. Si parla di quarta categoria!»
«Diciamo anche quinta.» lo corresse fiero il castano. Poi sorrise intenerito. Il sorriso del corvino era bellissimo e certamente non uno di quelli così rari a spuntare come aveva creduto.
«Abbiamo trovato la nostra cosa in comune.» sussurrò felice. Issei arrossì.
«Sono certo che ce ne saranno anche altre.» ma a Takahiro non importava.
Un interesse comune. Ecco in cosa aveva sperato per tutta la sua vita al pensiero del giorno in cui avrebbe incontrato Issei, e ora l’aveva trovata.
Annuì, comunque, il castano, convinto che l’altro avesse ragione. Divenne ancora più rosso. Poi parlò ancora.
«Ora sto per baciarti. A te va bene?» Matsukawa annuì talmente in fretta e con tanta convinzione da far scoppiare a ridere Takahiro, che si spinse verso di lui ben più contento di quanto non avesse osato sognare. Unì le loro labbra e ad un tratto riacquistò fiducia nell’Universo.
«Vieni da me stasera per guardare King Fury?» il corvino annuì ancora in quel suo modo adorabile e il più basso ridacchiò. Dio, se lo amava, e adesso poteva anche dirsi felice di farlo.
Il giorno dopo afferrò i propri libri e si sistemò nel banco accanto al suo cacciando senza possibilità d’appello il bel faccino dai capelli castani che vi aveva preso possesso. Perché prendersi così tanto spazio, d’altronde, se la persona della sua vita era a pochi passi di distanza?
   
 
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