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Autore: Captain Riddle    31/10/2021    0 recensioni
Nel magico regno di Expatempem sono comparsi dei mostri dalla morte degli ultimi discendenti del temuto Re della Morte. Dopo la misteriosa morte del nuovo re, quando salirà al trono suo figlio, questo scatenerà una serie di eventi catastrofici a catena, che rischieranno di causare la distruzione del regno se qualcuno non dovesse intervenire. Scoprite la storia del regno magico attraverso gli occhi di sette protagonisti, dilettatevi con gli intrecci e tenete alta la guardia perché il pericolo è sempre dietro l'angolo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov:Cleorae

Finalmente il tanto atteso giorno era giunto, Cleorae aveva aspettato anni, aveva passato tutta la sua vita pianificando come riuscire a farsi assumere al castello e poi aveva lavorato duramente per far innamorare di sé il re o comunque per affascinarlo a un tale punto da indurlo a sposarla. Ma finalmente era arrivato il grande giorno, era vigesio, il mese che poneva fine all'inverno per annunciare la primavera e tra poco Cleorae si sarebbe recata sull'Ara Magnificentia, la grande ara che si usava per celebrare matrimoni e riti funebri della famiglia reale, per questo nota anche come l'Ara dei Re. Cleorae tuttavia non si sentiva affatto agitata ma solamente felice, era lieta di poter dare finalmente al popolo la regina che meritavano, la guida di cui avevano bisogno. Un leggero bussare proveniente dalla porta della sua camera la fece voltare "Sì?" Domandò quasi distrattamente "Siamo venute per aiutare la sposa a vestirsi, su ordine del re".

Cleorae sbuffò, irritata e rassegnato "Entrate pure" si decise, perché a nulla sarebbe servito attendere oltre. Allora tre donne varcarono la soglia della porta, Cleo conosceva tutte e tre perché servivano lì al castello e un tempo erano state compagne. L'idea di averle lì non le piaceva molto, quelle come la maggior parte della servitù avevano sempre sparlato di lei e l'avevano vista di cattivo occhio, ma il suo futuro marito aveva dato quelle disposizioni quindi Cleorae doveva accettarlo, non poteva cacciarle rischiando di rovinare tutto, specie in un giorno tanto cruciale. Una cosa però era certa, Cleo non avrebbe lasciato che quelle donne le mettessero i piedi in testa, soprattutto quel giorno in cui sarebbe diventata la loro regina. Le guardò entrare in fila per fermarsi di fonte a lei, chi tentando di sorridere, chi mantenendo indifferenza e sfuggendo al suo sguardo.

"Se siete pronta, sarebbe il momento di mettervi l'abito" disse Cesarea, tentando di sorridere. Cleorae annuì e si alzò, facendosi sfilare la vestaglia lucida. La prima cosa che fecero fu infilare e stringerle forte il corsetto, per far risaltare al meglio il suo fisico sinuoso "Per favore allentatelo un po'" le pregò lei, quasi senza respiro. Le donne così allentarono un poco il corsetto e poi andarono a prendere l'abito, mentre Cleorae si specchiava in sottoveste. Cleo non era mai stata particolarmente vanitosa nonostante la sua bellezza invidiabile, ma dovette ammettere di sentirsi impaziente, infatti non vedeva l'ora di indossare quella meraviglia dell'alta sartoria che era il suo abito da sposa.

Aveva scelto tutto lei, dal colore ai materiali ed era venuto fuori un vero incanto, seppur non proprio in linea con la moda del momento. L'abito di Cleo era azzurro, un azzurro di qualche tono più scuro dei suoi occhi, era un tripudio di veli di stoffa leggeri sovrapposti uno sopra l'altro, di tonalità diverse di azzurro che ricordavano le onde del mare. Il corpetto era dell'azzurro più chiaro della gonna ed era ricamato con impunture bianco perla e rosso corallo, mentre le maniche erano un poco arricciate in su. Era bellissimo secondo Cleo, probabilmente non aveva tutti i particolari che ci si aspettava dal vestito da sposa di una regina ma i pochi ricami sul corpetto erano assolutamente perfetti e facevano risaltare il resto del vestito alla perfezione, rendendolo sobrio ed elegante proprio com'era la sposa.

Anche le altre donne dovevano trovare l'abito incantevole a giudicare dagli sguardi che si scambiarono e Cleorae fu ben lieta di poter constatare che il suo vestito fosse degno di ammirazione, degno della regina che sarebbe diventata. Adagiarono l'abito delicatamente sul letto, temendo di rovinarlo, e poi aiutarono Cleo a infilare la sottogonna di seta. Mentre la aiutavano a vestirsi a Cleo non sfuggirono gli sguardi delle altre e se Cesarea tentava di nascondere la sua ostilità, Berta e Vardea la ignoravano, probabilmente temendo di dire qualcosa di inopportuno. La situazione non piaceva per niente a Cleorae, non aveva intenzione di farsi rovinare quella giornata di festa e quelle donne la stavano facendo innervosire. Mentre Vardea le sistemava al meglio la sottogonna, proprio al suo fianco, Cleo poté vedere il disappunto e il disgusto dipinti sul viso della donna.

"Che cosa vi turba tanto?" Domandò, ormai nervosa, senza però alzare la voce. Vardea guardò le altre due e poi tornò a guardare Cleo "Cosa dovrebbe turbarci, stiamo solo lavorando" rispose la donna al limite delle buone maniere, con arroganza. Cleorae sospirò, evitando a stento di sbuffare "Eppure continuate a guardarmi con disappunto, con disprezzo oserei dire, persino oggi". Vardea alzò gli occhi e tornò a guardare Cleo, poi li riabbassò "Siete semplicemente agitata per la cerimonia, per questo vi immaginate le cose" replicò con freddezza. Cleorae però si inferocì ancora di più "Siete solo una bugiarda" disse, senza scomporsi minimamente "Sono mesi che mi guardate così, anzi, anni". Cesarea che stava lucidando le scarpe sembrava in imbarazzo "Ritengo che la cosa migliore per tutte noi sia quella di continuare a vestirvi in silenzio" disse "Ah" rispose Cleo con vaga impertinenza "E perché mai?" Le incalzò "Perché parlando temete di non trattenervi, confessandomi tutto quello che pensate?"

Vardea sembrava sempre più irritata "Non credo che dovreste scaricare la vostra agitazione su di noi" tentò di divagare "Ma se siete state voi a suscitare in me questo fastidio" rispose Cleo, guardandola con ostilità. Vardea guardò prima Cesarea che teneva gli occhi bassi sulle scarpe e poi Berta che stava lucidando la collana di perle che Cleo avrebbe indossato, Berta però percependo lo sguardo dell'altra su di sé si voltò "Vuole sapere il motivo del nostro disappunto" disse ancora Vardea, continuando a guardare Berta "Allora sarà accontentata". Cleo la guardò negli occhi "Sei solo un'approfittatrice" scandì con tutto il disprezzo di cui fu capace, senza più darle del voi, con lo scopo di manifestare il suo sdegno già da quel cambiamento "Ti diverti a irretire gli uomini per il puro gusto di saperti la migliore. Magari gli uomini non lo vedono, ma agli occhi esperti di noi altre è molto chiaro cosa sei, solo una sirena tentatrice e molto furba che sa usare al meglio le sue doti ammaliatrici per ottenere quello che desidera! Sei disgustosa, prima hai sedotto re Fritjof e ora re Morfgan, che per giunta è suo figlio!"

Cleo strinse un poco i pugni e respirò lentamente, fronteggiando l'altra con fierezza, senza mai perdere la calma, senza perdere di vista il suo vero obbiettivo "Occhi pronti a giudicare più che esperti, se me lo consentite" rispose lei "Volete disprezzarmi?" Domandò, sempre senza cessare il contatto visivo per dimostrare alle altre che non aveva né paura, né tantomeno vergogna "Siete libere di farlo, nessuno vi condannerà a morte perché avete un'opinione discordante, o almeno sicuramente io non vi condannerò per questo". Si fermò un attimo, tutte e tre la guardavano con attenzione "Ma se volete disprezzarmi in un tale modo vi toccherà farlo da un'altra parte" "Cosa intendi dire?" Domandò allarmata Vardea, spalancando un poco gli occhi "Intendo dire chiaramente che se desiderate mantenere il vostro impiego qui al castello dovrete smettere di trattarmi in questo modo. Non è accettabile che una regina venga trattata con un tale disprezzo dalla sua servitù, ma se io potrei limitarmi a sgridarvi come sto facendo ora o potrei mandarvi via, mi dispiace informarvi che mio marito, il vostro legittimo re, è molto meno incline alla clemenza di quanto non lo sia io".

Vardea dopo aver sentito quelle parole la fulminò con lo sguardo "Questa è una minaccia di morte!?" Sussurrò, incollerita e sdegnata "Vi sto semplicemente esponendo la verità dei fatti" replicò placida Cleorae, senza battere ciglio "Mio marito possiede innumerevoli virtù, ma la clemenza non è una di queste. Non appena scopre di aver subito un torto agisce con maniere molto drastiche e non immagino neppure come potrebbe reagire sentendo le vostre parole o leggendo il disprezzo che avete impresso sui volti, rivolti nei confronti della sua regina". Le donne si scambiarono uno sguardo allarmato e sdegnato al tempo stesso "Non è una minaccia" ribadì Cleo, con fredda sincerità "Semplicemente, considerata la natura irascibile del mio sposo, preferisco mettervi in guardi prima che sia troppo tardi, tutto qui". Il volto di Vardea si contrasse in un sorriso ironico "Che scaltrezza" disse amaramente "Adesso che ha il potere e non è più una serva come noi può decidere di vendicarsi".

Cleo però scosse subito il capo, irritata da una tale ottusità "Allora le mie non sono state altro che parole vane" rispose, senza nascondere poi tanto il tono esasperato "Io non desidero minacciarvi e neppure mandarvi via. L'unica cosa che desidero è mettervi in guardi e pregarvi di non farmi più sentire così in errore come avete fatto in tutto questo tempo, perché questa adesso è ufficialmente casa mia e non voglio trascorrere la mia vita sentendomi disprezzata". Le donne presero l'abito dal letto e lo avvicinarono a lei, per aiutarla finalmente a infilarlo "Io non sono contro di voi" assicurò Cleo "Vi assicuro che l'unica cosa che desidero fare è aiutare il nostro popolo, è sempre stato questo il mio unico scopo, nonostante potrete ritenere la mie parole una fandonia". Cleorae fu costretta a tacere, infilare l'abito era tutt'altro che semplice, ma quando si guardò allo specchio capì che ne era veramente valsa la pena.

"D'accordo" disse Vardea, guardando appena l'immagine di Cleo riflessa "Non ti dirò che ti apprezzerò da un momento all'altro perché mentirei, ma mi impegnerò per cessare di guardarti malamente quando ti scorgerò percorrere i corridoi del castello e proverò a mutare l'idea che ho sul tuo conto... ovviamente se avrò delle dimostrazioni reali del mio errore" rispose, con vaga impertinenza. Cleo tuttavia sentendo quelle parole accennò un lieve sorriso "Anche io farò come lei" assicurò Berta "E anche io, mia regina" le imitò Cesarea, accennando un inchino goffo. Cleorae sorrise, sapeva che ci sarebbe voluto del tempo ma quelle parole potevano essere un inizio e lei non aveva la minima intenzione di lasciare quelle donne in mezzo alla strada solo perché avevano una bassa considerazione della sua persona. "Vi ringrazio per lo sforzo" disse Cleo con sincerità "E posso assicuravi che non vi pentirete di avermi dato una seconda opportunità per conoscermi".

Dopo di che le donne la aiutarono con i capelli, raccolsero appena le ciocche davanti, crearono poi dei morbidi boccoli da lasciare sciolti sulla schiena e intrecciarono delle perle tra i capelli rossi per impreziosirle il capo sul quale presto sarebbe stata posata la corona. Cleorae chinò il capo, soffermandosi nuovamente sui ricami a volute che impreziosivano il corpetto e poi sui veli della gonna che scendevano morbidamente appena a terra, mentre Cesarea le si avvicinò e le mise la collana di perle.

Adesso era veramente perfetta, l'unica cosa che mancava alla regina era la sua corona, ma era una cosa che presto avrebbe ricevuto e proprio per non causare un ingombro aveva deciso di non mettere il velo "Siete meravigliosa, mia regina" disse Cesarea piano "Sì, effettivamente quest'abito vi sta bene" disse vagamente Vardea, tornando a darle del voi. Cleo sorrise nuovamente e qualcun altro bussò alla porta "Sì?" disse lei "Sono padre Ridaldo e con me c'è madre Elbeth". Cleorae si alzò e improvvisamente tornò a essere lieta e andò ad aprire di persona "Che gioia vedervi!" mormorò, abbracciando prima l'uomo e poi la donna "Vi lasciamo soli" disse Cesarea, mentre lei e le altre due uscivano con inchini.

Quando ebbero chiuso la porta Cleo rivolse ai due un ampio sorriso di sincera gioia "E' stata un'idea magnifica quella di venire da me prima della cerimonia!" disse, senza cessare di sorridere. Ridaldo rispose al sorriso "Non avrei mai lasciato che venisse solo lei a salutarti" le confidò l'uomo, indicando Elbeth "Anche se ovviamente sarò tra la folla a guardare la cerimonia volevo ugualmente vederti prima del matrimonio. Ma dicci cara, come ti senti?" Cleo scrollò le spalle, faticando un poco a causa del corsetto aderente "Io sto bene" assicurò "Non avete motivo di preoccuparvi per me".

Elbeth e Ridaldo si scambiarono uno sguardo di intesa "Entrate" dissero all'unisono e dalla porta di servizio entrarono uno dopo l'altro Sipo e Frabio. "Ragazzi, che ci fate qui!?" disse Cleo, quasi alzando la voce per la sorpresa "Siamo venuti a salutare la sposa più bella" disse Frabio, rispondendo al sorriso "E l'amica più cara, la sorella che non ho mai avuto" aggiunse sorridendo "E la cugina migliore" intervenne Sipo senza poter evitare di sorridere nonostante la sua idea sul matrimonio. Cleorae rise piano, ricordandosi sempre di non farsi distrarre dai sentimenti positivi che sentiva nel petto perché Sipo, ma soprattutto il suo amico, non dovevano essere lì "Sono molto felice di vedervi qui, tutti quanti voi, ma temo che possano scoprirvi". Sipo ghignò "Vorrei solo che ci provassero" disse con vaga strafottenza, con un ghigno "Ah" disse Ridaldo, guardando severamente Sipo, poi distolse lo sguardo "Non hai motivo di preoccuparti" la rassicurò "Fuori sono tutti indaffarati a ultimare i preparativi, talmente tanto che ci hanno appena salutati".

Cleo annuì non del tutto convinta ma decise di lasciare stare per il momento e sorrise, tornando a guardare gli ultimi arrivati "Tu sei sempre sicura di volerlo fare, giusto Cleo?" disse per l'ennesima volta Sipo a voce bassa, senza più sorridere. La ragazza alzò gli occhi al cielo "Sì Sipo, per la millesima volta, sono sicura!" Il ragazzo sorrise, vagamente deluso e amareggiato e scosse il capo, sospirando "Allora va bene" sembrò rassegnarsi finalmente "Spero che tu e il re sarete felici". Cleo rivolse al cuginetto un sorriso carezzevole e lo invitò ad avvicinarsi. Sipo un po' contrariato si avvicinò e i due si abbracciarono "Devi promettermi che starai tranquillo da adesso. Come dono di nozze pensi di poterlo fare per me?" domandò furbescamente Cleorae.

Sipo sorrise, scuotendo il capo "Sei sempre la solita imbrogliona" rispose, facendola ridere "Ma posso dirti che ci proverò al massimo delle mia capacità" concluse, guardandola fissamente negli occhi "Grazie" rispose lei, carezzandogli il viso per poi sporgersi un poco in avanti per baciare Sipo sulla guancia "Ora credo sia giunto il momento di lasciare la sposa e la sua cerimoniera da sole, potrebbero avere delle cose da chiarire" disse Ridaldo e sia Cleorae che Elbeth annuirono, Cleo a dire la verità fu grata di quelle parole soprattutto perché sapendoli esposti a eventuali pericoli non riusciva a restare veramente serena. "Bene" sorrise Frabio "Allora noi andiamo. A dopo amica mia!" "A dopo cugina". Cleo salutò entrambi "Ciao ragazzi, a dopo padre Ridaldo!" Dopo di che i tre uomini uscirono e le due donne rimasero sole nella camera "Vuoi fare una preghiera prima del matrimonio Cleo?" domandò prevedibilmente la sacerdotessa "Credo di sì" rispose lei e stranamente sentiva davvero il bisogno di pregare, ma non di certo per timore, quanto per sentire i suoi genitori più vicini "Molto bene allora".

Elbeth le posò le mani sulle spalle e chiuse gli occhi "Io, Elbeth sacerdotessa della città di Tempuston prego gli dèi affinché possano ascoltare le parole della loro fedele, Cleorae Powtion, prima che quest'ultima compia la sacra funzione del matrimonio". Cleo tenne gli occhi sulla donna e quando Elbeth li riaprì toccò a Cleo chiudere i propri "Puoi parlare cara" disse Elbeth. Cleorae annuì e parlò "Io ringrazio gli dèi del tempo che mi stanno concedendo" iniziò "Ma non desidero rivolgere loro le consuete preghiere che solitamente le spose rivolgono prima di un matrimonio".

Cleorae attese un attimo, in caso Elbeth avesse avuto qualcosa da ridire. Quando però capì di poter proseguire continuò a pregare "Morte, Vita, Sole, Luna, Magia, Aria, Terra, Acqua, Fuoco, io oggi vi prego, prego che voi possiate avvicinare le anime di mia madre e mio padre all'ara dove diverrò sposa e regina, vi prego di avvicinare i miei cari defunti affinché possano accompagnarmi dal mio sposo, in modo che possano proteggermi e gioire con me in questo giorno. Solo questo vi chiedo".

Cleo riaprì gli occhi e incontrò quelli di Elbeth che le sorrideva benevolmente "E' stato molto bello da parte tua pregare gli dèi per avere vivine le anime dei tuoi defunti genitori quando sarai sull'ara, hai avuto un pensiero bellissimo e posso dirti per esperienza che non molte spose chiedono questo agli dèi prima della cerimonia, o almeno nessuna delle spose delle cerimonie che ho ufficializzata io". Cleorae rispose con un sorriso triste "Forse perché quelle spose avevano la fortuna di avere i genitori al loro fianco, in carne e ossa a sostenerle".

Elbeth le accarezzò il volto con affetto materno, perché in fondo lei era stata per Cleorae una madre adottiva e Ridaldo nonostante fosse di quasi vent'anni più vecchio di Elbeth poteva essere considerato ugualmente un padre adottivo per Cleo "La tua supposizione è effettivamente corretta, cara" confermò Elbeth con un sospiro triste "Purtroppo tu non hai mai potuto conoscere la buona anima di tuo padre e hai potuto passare solo pochi anni con tua madre, ma sono più che certa che loro siano molto orgogliosi della persona che sei e oggi sicuramente gli dèi ti faranno sentire la vicinanza di tua madre e tuo padre in questo giorno così importante per tutti, ma soprattutto per te. Sappi comunque che potrai sempre contare su di me, su padre Ridaldo e su tutti i tuoi amici della Casa della Carità, anche se comprendo che non è molto da offrire a una regina".

Cleo le strinse le mani e la guardò negli occhi "Ti sbagli invece" replicò con sincera commozione "E' tutto quello che si potrebbe desiderare, o almeno quello che io ho sempre desiderato. E se la tua offerta in altri tempi non sarebbe stata considerata molto per una regina, direi che è giunto il momento di rivalutare questi valori, perché da oggi io sarò la regina e ti prometto che le cose cambieranno sostanzialmente. Per me loro" si riferì a Sipo, Ridaldo e Frabio "Tutti voi siete la cosa più importante per me, perché siete la mia famiglia, le persone che mi hanno tramandato con assiduità i valori che mia madre si è impegnata a insegnarmi. Siete sempre stati la mia famiglia e sempre lo sarete. Non dovete mai pensare che io possa cambiare ora che sono qui in questo castello, ora che diventerò la regina. Io sono orgogliosa delle mie origini e lo sarò sempre ed è proprio grazie al mio passato che diventerò la regina che il popolo merita di avere. Lo giuro, ho sempre lottato per questo e adesso dimostrerò che le mie non sono mai state solo parole. Io farò i fatti, perché sono i fatti a cambiare la storia, non le parole, sono le promesse mantenute a dare fiducia e io voglio che tutti voi possiate fidarvi sempre di me".

Elbeth la guardò con fiero orgoglio sentendo quelle parole "La tua è proprio la fierezza di una regina" disse, vagamente commossa "Tu possiedi la forza e l'intelligenza di un grande comandate e sono più che certa che tu abbia tutto quello che è necessario per apportare un vero cambiamento alla storia, per rivoluzionare la società stessa. Soltanto" si fermò un attimo, vagamente incerta "Voglio che tu mai smetta di sottovalutare tuo marito, ma immagino che tu sappia meglio di me quanto è pericoloso veramente quell'uomo quando è in preda alla collera e la sua ragione è annebbiata". Cleorae annuì vigorosamente "Ora, tornando a concentrarci sul matrimonio" disse ancora Elbeth, tornando a sorridere "Credo sia giunto il momento di andare" decretò, sentendo il suono delle campane "Prendi il vaso e il seme che avete scelto, così potrai spiegarmi il significato di questo seme, così anche io potrò spiegare a tutti il motivo di questo fiore come scelta durante la funzione".

Cleo prese un vasetto che aveva tenuto nell'armadio e poi un sacchettino di velluto rosso con dentro un seme "Eccoli qua" disse porgendo il vaso alla sacerdotessa. Il vaso era di ceramica pitturato d'oro, era piccolo e non così elaborato, aveva la bocca larga, adatta a piantare un seme con facilità e delicate volute decoravano il bordo. Elbeth prese il vaso e posò gli occhi sul sacchetto "Abbiamo scelto un seme di heliconia" raccontò Cleorae "L'heliconia ha molti significati, tra i più importanti è simbolo di prosperità, di immortalità e di amore eterno. Io e Morfgan abbiamo ritenuto che fosse il fiore più adatto per la nostra funzione, inoltre diventa molto bello, degno della camera di due reali".

Elbeth parve soddisfatta della spiegazione esaustiva "Mi sembra veramente una scelta perfetta" esclamò "Adesso dobbiamo solo attendere che ci chiamino per andare". Cleorae ed Elbeth attesero pochi minuti, poi un uomo le avvertì da dietro la porta, era arrivato finalmente il momento di recarsi all'ara per celebrare la funzione. "Sei pronta, Cleo?" domandò ancora la sacerdotessa "Assolutamente" rispose con voce decisa la ragazza. Le due così uscirono, fuori i soldati erano schierati lungo il corridoio principale e si inchinavano con reverenza al loro passaggio. Lentamente Cleorae scese lungo la ripida montagnetta dove era arroccato il castello, attraversando la scalinata principale con grazie e fierezza, mentre Elbeth avanzava poco più indietro di lei, poi ai piedi del piccolo monte trovarono una carrozza sfarzosa pronta per portarle all'ara poco lontana.

Cleorae sfoggiò un meraviglioso sorriso, intorno a loro le strade erano gremite di persone che la acclamavano. Elbeth si avvicinò alla carrozza, pronta per salire, mentre Cleo si era avvicinata alla folla e allungava le mani per salutarli tutti, stringendo le mani dei bambini "Maestà, dobbiamo andare" disse il cocchiere con vaga impazienza. Ma a Cleo era venuta una splendida idea "Voi andate pure" disse stupendo tutti "Io raggiungerò il mio sposo a piedi, così da poter camminare tra la mia gente". Il cocchiere aveva la bocca spalancata per lo stupore, mentre Elbeth si avvicinò a Cleo sorridente "Non avete sentito gli ordini della vostra futura regina?" disse Elbeth voltandosi per parlare al cocchiere che continuava a fissarle con incredulità "Noi vi raggiungiamo a piedi!"

L'uomo le fissò ancora perplesso, poi distolse lo sguardo e partì con la carrozza vuota. Elbeth si mise sotto braccio a Cleo e la guardò con un ampio sorriso "Cosa c'è?" domandò Cleorae, vedendo l'altra così gioiosa "Nulla" rispose la donna semplicemente "E' che sei una ragazza meravigliosa, tutto qui". Le due si sorrisero e iniziarono a percorrere la strada che portava all'ara, mentre salutavano il popolo tenuto lontano da loro da una schiera di guardie. A un certo punto le due dovettero accelerare notevolmente il passo, ma Cleo nonostante il corsetto un po' troppo stretto fu lieta di aver fatto quella scelta perché vedere il popolo acclamarla così la fece sentire infinitamente più appagata di quanto non avrebbe fatto una comoda passeggiata in carrozza.

Ma Cleorae stette ben attenta a non perdere di vista il suo obbiettivo, sapeva bene che era meglio non far innervosire Morfgan, quindi era meglio non farlo aspettare tanto. Quando lei ed Elbeth arrivarono finalmente ai piedi della lunga scalinata dove sorgeva l'Ara Magnificentia Cleo si fermò un attimo per riprendere fiato, senza smettere però di sorridere al suo popolo. Le scale erano tante, probabilmente più di cento, infatti l'ara sorgeva su una collina interamente ricoperta di scale di marmo, in cima c'era un piccolo spazio circolare e al centro, sotto due grandi archi che si incrociavano, c'era l'altare di marmo bianco.

Anche Elbeth si era fermata, dovette riprendere fiato anche lei e inoltre era giusto che salisse prima la futura regina. Cleo vide la cinta bianca di Elbeth svolazzare vicino a lei e allora si preparò a salire dopo essersi riposata pochi attimi. Tutto il popolo attendeva quel momento, tutti guardavano con attenzione e ammirazione la salita della futura regina sull'ara, infatti quella scalata stava a significare il suo passaggio da donna comune a semi-divinità, per questo l'ara sorgeva così in alto, per indicare lo stato dei re, a metà tra l'umano e il divino, perché i reali erano benedetti dagli dèi e come tali andavano trattati. Cleorae sapeva che tutti la stavano guardando e intendeva salire con tutta la fierezza di cui fu capace, da regina ma soprattutto da donna tenace quale era sempre stata. Salì con la testa alta, rivolta verso la cima, verso il cielo e fu allora che vide Morfgan che si era avvicinato al bordo per guardarla salire.

Morfgan indossava un abito sfarzosissimo, era dorato, le maniche erano impreziosite da orli di merletti e da sbuffi, i bottoni dorati brillavano grazie a dei piccoli diamanti posti al centro di ogni bottone della giacca, i pantaloni arricciati arrivanti circa all'altezza del ginocchio terminavano con strati di merletti ed erano impreziositi da fiocchi, il cui colore tendente al dorato contrastava con il bianco-panna dei calzoni. Morfgan non portava più la parrucca veramente dalla morte del padre e in poco tempo aveva cessato di portarla del tutto, i suoi capelli infatti erano sciolti e sarebbero arrivati a sfiorare le spalle, ma erano legati in un codino formato da un fiocco rosso, mentre la corona d'oro tempestata di diamanti posata saldamente sul suo capo rifletteva la luce del tiepido sole. Non appena ebbe incrociato il suo sguardo Morfgan sorrise, era soddisfatto e compiaciuto della sua sposa e non sembrava per niente infastidito dal lieve ritardo di quest'ultima. Quando Cleo arrivò all'ultimo gradino Morfgan le prese la mano come da tradizione e i due si voltarono verso la folla esultante. Elbeth era lì con lei, era salita subito dopo e si era posizionata vicino all'altro celebrante, Ersalco, il cerimoniere di Morfgan che li avrebbe sposati secondo la tradizione del popolo degli ephilti, poi sarebbe toccato a Elbeth che li avrebbe sposati con la tradizionale cerimonia che si celebrava nel loro regno.

"Sembri veramente una regina" le disse Morfgan, ammirandola "E tu sei e sarai per sempre il mio re" rispose lei con un sorriso. I due poi si avvicinarono all'Ara, con i due cerimonieri davanti e tutto il popolo intorno, disposto sulla grande scalinata in discesa. Ersalco iniziò "Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione di quest'uomo e questa donna nel sacro vincolo del matrimonio" disse con solennità "Che il Dio Belis possa assisterci, che possa benedire questa unione e i figli che vi nasceranno". Morfgan e Cleorae si presero le mani e si guardarono negli occhi "Accetti tu, re Morfgan primo, figlio del re Fritjof Raylon e della regina Lirkoc Ocnis e legittimo re del regno di Expatempem prendere come tua legittima sposa la qui presente Cleorae Powtion?" "Lo accetto" rispose Morfgan sorridendo vagamente "Accettate maestà di proteggere questa donna tutti i giorni della vostra vita e promettete di esserle fedele sempre?" "Lo accetto" rispose nuovamente Morfgan, senza la minima esitazione nella voce.

Cleorae sorrise "E tu accetti Cleorae Powtion di prendere come tuo legittimo sposo il qui presente re Morfgan Raylon?" "Lo accetto" rispose lei con la medesima calma e sicurezza "Accetti di obbedirgli e prometti di essergli fedele ogni giorno della tua vita?" "Lo accetto" ripeté Cleorae. Ersalco annuì, tornando a guardare Morfgan "Maestà, la spada" disse l'uomo e Cleo vide Morfgan estrarre la spada col manico tempestato di gemme con un gesto sapiente, per mettersi in mostra più di quanto già non fosse. I rubini incastonati nel manico brillarono al sole esattamente come la lama e Morfgan la guardò, specchiandosi nel ferro. Cleo si inginocchiò lentamente, faticando un poco a causa del corsetto stretto, si fermò in ginocchio davanti a Morfgan e gli baciò la mano chinando il capo come segno di sottomissione. Allora Morfgan procedette, sollevò la spada e sfiorò prima la spalla desta e poi quella sinistra di Cleorae, dopo di che alla sposa fu concesso di rialzarsi "Questa cerimonia è conclusa" disse Ersalco "Secondo la nostra tradizione adesso siete marito e moglie con la benedizione del Dio Belis. Potete procedere con l'altra cerimonia" disse guardando con superbia Elbeth.

La sacerdotessa si fece avanti, li fece avvicinare all'Ara e lei si fermò di fronte, sull'Ara erano posizionati il vaso e il sacchetto di velluto rosso contenente il seme "Popolo di Expatempem!" disse con solennità "Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione di quest'uomo e questa donna nel sacro vincolo del matrimonio" continuò Elbeth "Per questo motivo io invoco gli dèi e chiedo loro di assisterci, mostrandoci la loro presenza attraverso la forza dei quattro elementi, la terra, l'acqua, il fuoco e il vento". Elbeth alzò le mani al cielo e Cleo vide con la coda dell'occhio Ersalco che la guardava sogghignando, riuscendo appena a trattenere le risate "Cleorae Powtion" continuò la donna, guardandola negli occhi "Ti impegni oggi a rispettare quest'uomo, a essergli fedele, a essergli amica e confidente, bastone e roccia nei momenti del bisogno, luce e conforto nei momenti di dolore?" "Mi impegno a rispettare quest'uomo e a mantenere queste promesse solenni" rispose con fierezza Cleorae.

Elbeth sorrise impercettibilmente e si voltò verso Morfgan "E tu Morfgan Raylon, ti impegni a rispettare questa donna, a esserle fedele, a esserle amico e confidente, bastone e roccia nei momenti del bisogno, luce e conforto nei momenti di dolore?" Morfgan per un attimo non rispose, si era distratto "Ah? Sì, cioè, certo. Mi impegno a rispettare tutte queste promesse" disse celermente, con un'espressione vagamente beffarda sul volto. A Elbeth veniva da ridere e in realtà anche a Cleo, possibile che Morfgan non riuscisse a restare concentrato neppure in un momento del genere!? "Possiamo procedere con la cerimonia" disse la sacerdotessa, prendendo il vaso e il sacchetto.

Nel vaso c'era un po' di terra e c'era una piantina secca lasciata appositamente. Cleo e Morfgan presero il vaso e lo tennero insieme, poi Elbeth gli porse un ramoscello che bruciava, loro sradicarono la pianticella e dopo la diedero alle fiamme. Guardarono lentamente la pianta secca bruciare e poi tirarono fuori il seme dal sacchetto "Questo è un seme di heliconia" scandì a voce alta Elbeth, consentendo a tutti di sentirla, almeno a quelli sino a metà scalinata "È simbolo di prosperità, immortalità e amore eterno, sicuramente il fiore giusto per la nostra giovane coppia di sovrani". Cleorae e Morfgan piantano il seme e poi lo coprirono dolcemente con la terra, infine lo innaffiarono con dell'acqua portata dalla sacerdotessa.

Dopo aver ricevuto un cenno della donna alzarono il vaso al cielo e tutto il popolo attese, con gli occhi puntati verso l'alto, in un momento carico di tensione e speranze. Secondo il credo dei loro dèi infatti un matrimonio era considerato fortunato se il vento, l'unico elemento che non poteva essere catturare o creare, avesse soffiato quando il vaso veniva sollevato, per questo erano tutti così attenti in quel momento. Dopo qualche istante di silenzio e tensione però il vento fortunato spirò. Elbeth allora sorrise, era un sorriso orgoglioso e vagamente mistico, poi spalancò le braccia e alzò gli occhi al cielo, rivolgendoli presumibilmente agli dèi "È fortunato!" Esclamò e tutti esultarono, giubilanti e grati agli dèi per aver benedetto l'unione dei loro sovrani. La sacerdotessa allora gli consentì di posare il vaso sull'Ara e poi continuò a parlare "Con la benedizione degli dèi, io dichiaro valida la vostra unione. Adesso siete ufficialmente marito e moglie".

Ersalco si avvicinò a Elbeth, i due si scambiarono un bizzarro sguardo di intesa "Potete baciare la sposa, maestà" "Gli sposi possono scambiarsi un bacio in segno di sincero affetto" dissero l'uomo e la donna in contemporanea. Morfgan e Cleorae si avvicinarono e Morfgan la strinse forte a sé, baciandola. Gli applausi e gli urli di giubilo li avvolsero, stringendoli in un abbraccio immaginario che a Cleo fece venire i brividi di gioia e quando i due si furono separati consegnarono a Morfgan una corona appena più piccola della sua che lui posò sul capo della sua regina. Cleorae accolse la corona scintillante con solennità e con fierezza, portandola con grazia e fu come se i suoi capelli rossi facessero risaltare di più l'oro e gli zaffiri incastonati. Il re e la regina si sorrisero e si fermarono sulla cima della scalinata affinché tutti potessero ammirarli "Lunga vita a re Morfgan! Lunga vita alla regina Cleorae!" Furono sommersi da grida di giubilo di questo tipo mentre il popolo lasciava un varco e le guardie si disponevano di lato mentre i loro sovrani scendevano la scalinata salutando tutti con dei cenni delle mani.

Adesso era veramente fatta, pensò Cleorae con un sorriso gioioso, ormai non poteva più tornare indietro, era lei la regina di Expatempem! "Sei pronta per il giro in carrozza, Corallina?" Domandò con uno splendido sorriso Morfgan e per un momento Cleo rivide in lui la cortese eleganza di Fritjof nel corpo possente del suo primogenito "Ma certo che lo sono, amore mio!" Rispose lei con il medesimo sorriso smagliante che le illuminò il volto, come se irradiasse luce su tutti quelli che le stavano vicino. Morfgan stranamente rifiutò che il cocchiere aprisse loro la portiera della carrozza e preferì aprirla da sé, invitando poi Cleorae a entrare, probabilmente ostentando cavalleria "Viva il re! Viva la regina!" Continuava a urlare il popolo. Adesso potevano veramente gioire, si disse Cleo, la loro salvatrice era arrivata e non li avrebbe abbandonati per niente al mondo. Adesso il popolo di Expatempem sarebbe stato salvo.

 

   
 
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