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Autore: elenabastet    31/10/2021    3 recensioni
Sono stufa di leggere fanfiction in cui ci sono cameriere cattive e traditrici che svelano a versioni fuori delle righe del generale Jarjayes l’amore tra André e Oscar, per cui ho voluto immaginare una cameriera o simile solidale con i nostri eroi, con un nome che omaggia la protagonista di un film che ho adorato. Il titolo è ispirato ad una frase del bel sceneggiato The Great Catherine con Helen Mirren.
Genere: Sentimentale, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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QUELLO CHE RESTA

 

Rating: toni maturi, morte, amore, lutto, struggimento.

Fandom: Lady Oscar.

Note: sono stufa di leggere fanfiction in cui ci sono cameriere cattive e traditrici che svelano a versioni fuori delle righe del generale Jarjayes l’amore tra André e Oscar, per cui ho voluto immaginare una cameriera o simile solidale con i nostri eroi, con un nome che omaggia la protagonista di un film che ho adorato. Il titolo è ispirato ad una frase del bel sceneggiato The Great Catherine con Helen Mirren.

 

Capitolo primo

Le mie giornate a palazzo Jarjayes furono per diverso tempo serene, anche se un po’ monotone, avevo il mio incarico in biblioteca, i ruoli di rappresentanza che dovevo tenere nelle rare occasioni mondane della famiglia e le mie ore libere durante le quali andavo al mercato o a fare lunghe passeggiate nel parco di Versailles, lontana dai nobili, nelle zone più selvagge.

Ricordo però ogni evento importante come fosse avvenuto ieri: alcuni mesi dopo il mio arrivo, madamigella Oscar fu nominata colonnello della guardia personale della regina, che io, tra l’altro, vidi forse solo una volta o due in quegli anni. Parlo di Sua Maestà Maria Antonietta.

Io stavo riordinando i libri come al solito, era una bella giornata e la finestra era aperta. Sotto nel cortile sentivo Oscar e André che duellavano. Ogni tanto mi affacciavo ad ammirarli perché erano uno spettacolo, e in uno di quei momenti si affacciò anche il padrone:

“Oscar, ci sono grandi novità da Versailles”.

Maria Antonietta voleva averla ancora più vicina, le voleva davvero molto bene e credo che per molto sia stato reciproco. Ho sentito negli anni successivi tante cose contro la nostra regina, anche dopo che era morta, ma so che Oscar la ammirava e appoggiava e conoscendo lei penso che non fosse la donna orribile che viene dipinta oggi. Certo, ha fatto degli sbagli, anche imperdonabili, ma non certo quello di nominare Oscar colonnello.

Ricordo che aspettai con Marie e André Oscar che si cambiava con la nuova uniforme rossa, i due padroni erano probabilmente a corte o la aspettavano sotto, non ricordo, non erano molto presenti come genitori, salvo il padre per metterla in difficoltà.

Noi tre avevamo il privilegio di condividere con lei un momento personale e di vederla per primi. Non volle che la aiutai a vestirsi, non quella volta.

Quando uscì da camera sua con quella divisa rossa che brillava mandammo tutti e tre grida di giubilo. Io ero sincera, era splendida, la più bella creatura che io abbia mai visto, Marie era commossa come se fosse lei la sua mamma e André… beh, se avevo qualche dubbio sui suoi sentimenti, lo persi da come la guardò. Del resto a lui bastava occuparsi di lei in silenzio, ma in ogni sua parola, in ogni suo sorriso, in uno suo gesto, in ogni suo sguardo, c’era amore.

Oscar mangiava sempre, quando era a casa, con André e talvolta c’ero anch’io a tavola con loro, non è mai stata una nobile che guardava gli altri dall’alto in basso, un caso raro, ed è anche per questo che si faceva volere bene. Quando avevo l’onore di stare a tavola con madamigella e il suo attendente era bellissimo, parlavamo di libri, libri del passato e libri appena usciti, ricordo le discussioni sul personaggio di Morgana, che nessuno di noi tre considerava poi così cattivo, anzi. Mi piacerebbe raccontare una versione della leggenda arturiana dal punto di vista dell’incompresa sorella di Artù che ci affascinò tanto, e dedicarla ad Oscar e André.

Non sapevo molto di cosa succedeva a corte, ma un giorno captai un discorso tra Oscar e André su un certo conte di Fersen, che conobbi di persona tempo dopo:

“Sua Maestà è troppo cristallina e schietta, e sta mostrando troppo interesse e simpatia per il conte di Fersen, che continua a venire a corte. Bisogna che gli vada a parlare, André. Questa cosa deve finire prima che diventi pericolosa per la regina”.

“Certo, ti accompagno da lui quando vuoi”.

Andarono il giorno dopo e ricordo ancora cosa accadde quella sera stessa. Io ero in biblioteca quando sentii un gran sbattere di porte, con André che diceva ad Oscar:

“Ti prego, calmati, calmati, non puoi farci niente, lo so che è orrendo quello a cui abbiamo assistito, ma non puoi mettere a repentaglio la tua vita per il tuo senso di giustizia”.

“André, quello è un mostro! Certe cose non vanno permesse, mai!”

Mi affacciai alla scala e vidi André che teneva le mani di Oscar nelle sue cercando di calmarla. Capii che non c’entrava il corteggiatore della regina, ma che era successo qualcosa di ben più grave.

Quella sera, dopo aver accompagnato lui Oscar a letto e averle dato un decotto per calmarla, André parlò a Marie e a me:

“Stavamo tornando da Fersen quando siamo incappati in un ingorgo di carrozze e folla: un bambino, Pierre, aveva rubato una moneta d’oro al duca di Germaine”.

Ah, l’avevo sentito nominare, un bastardo che picchiava i servi e abusava delle ragazze a suo servizio, e dicevano anche che aveva frequentazioni pericolose, con altri nobili depravati come lui.

“Il duca sembrava aver perdonato Pierre e l’ha lasciato andare, ma poi ha tirato fuori la pistola e gli ha sparato alle spalle. Oscar voleva saltargli addosso e fargliela pagare, punendolo, ho dovuto trascinarla via con la forza e cercare di calmarla. Prima piangeva disperata, lei non accetta questo, ed è ignobile! Ma non potevo permettere che rischiasse di venire uccisa anche lei.”

“Che bastardo”, dicemmo sia Marie che io.

“Per favore, non ditele che ve ne ho parlato. Ora vado a vedere se si è addormentata”.

Lo seguii in camera di lei, perché volevo vedere se c’era qualcosa da mettere a posto, qualche libro da portare in biblioteca, e gettai uno sguardo verso il letto a baldacchino, dove Oscar stava distesa di traverso, ancora scossa dai singhiozzi. Vidi André che le accarezzava i capelli e le mani, con dolcezza. Da quello e da altri indizi, io, nella mia ingenuità di ragazzina romantica, pensai per anni che tra loro due ci fosse del tenero da molto prima di quando accadde veramente. Del resto, le relazioni tra padroni e servi esistevano e a volte erano anche dolci e romantiche, André passava spesso la serata in camera di Oscar e su cosa facevano nessuno metteva becco. Ma seppi dopo che non succedeva niente di un certo tipo: quando sarebbe stato meglio se si fossero amati fin da ragazzi, o meglio se lei avesse ricambiato lui e vissuto con lui momenti di dolcezza e passione… Ma sono solo una vecchia romantica.

Qualche tempo dopo, ad un banchetto, Oscar rivide il duca di Germaine e lo provocò insultandolo. Fu sfidata a duello con la pistola, una sfida che lei accettò perché il duca andava punito ma che la spaventava. Ricordo ancora la sera prima del duello, il volto preoccupato di André che mi incrociò in cucina e mi disse:

“Prega per Oscar, non posso perderla”.

Oscar non morì e punì quell’essere ignobile sparandogli alla mano: da allora, il duca di Germaine cadde in disgrazia a corte e fu allontanato, ma credo che continuò a fare le sue schifezze nel suo palazzo. I massacri di Settembre 1792 furono una pagina ignobile nella nostra Storia, ma sono felice che una delle vittime sia stato lui.

Oscar fu relegata per un mese a casa dalla regina per punizione e decise di andare con André ad Arras, nei terreni della famiglia Jarjayes.

La sera prima della partenza, Marie inseguì il povero André per tutta la cucina con in mano il mestolo per punirlo e lo mandò a letto senza cena. Non era nuova a quelle scenate con il nipote, ma stavolta era proprio arrabbiata.

Quando Marie fu andata a dormire, mi infilai nella stanza di André per lasciargli due biscotti. Lui dormiva sotto il lenzuolo, chiaramente senza vestiti, e ricordo che mi sentii sopraffare dall’emozione. Lo stetti a guardare per un po’ e vidi che prima di addormentarsi aveva pianto, non per le botte della nonna ma di sollievo, perché ad Oscar non era successo niente.

L’indomani partirono per Arras, da cui sarebbero tornati diversi giorni dopo. Il generale Jarjayes era con il suo reggimento in Bretagna, ma tornò prematuramente a casa e si arrabbiò moltissimo:

“Quell’incosciente pagherà la sua imprudenza, non doveva lasciare casa”.

Avevo paura io per Oscar, conoscevo la sua furia, ma doveva ancora passare del tempo prima che tornasse.

Fu in quel periodo che iniziai un mio secondo lavoro, segreto, quello di autrice di racconti sentimentali per un gazzettino che veniva pubblicato a Versailles. Non era un pamphlet scandalistico, ma non era comunque considerato una lettura edificante, anche se girava in molte case, anche nobiliari. Io iniziai a scrivere racconti di genere fiabesco, dove c’era sempre una ragazza che andava a combattere contro i cattivi, protetta da un cavaliere e da una maga. Poi pian piano aggiunsi anche altri elementi, non solo avventurosi e fantastici.

Finalmente, un giorno, Oscar e André tornarono a casa.

  
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