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Autore: elenabastet    21/10/2021    5 recensioni
Sono stufa di leggere fanfiction in cui ci sono cameriere cattive e traditrici che svelano a versioni fuori delle righe del generale Jarjayes l’amore tra André e Oscar, per cui ho voluto immaginare una cameriera o simile solidale con i nostri eroi, con un nome che omaggia la protagonista di un film che ho adorato. Il titolo è ispirato ad una frase del bel sceneggiato The Great Catherine con Helen Mirren.
Genere: Sentimentale, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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QUELLO CHE RESTA

 

Rating: toni maturi, morte, amore, lutto, struggimento.

Fandom: Lady Oscar.

Note: sono stufa di leggere fanfiction in cui ci sono cameriere cattive e traditrici che svelano a versioni fuori delle righe del generale Jarjayes l’amore tra André e Oscar, per cui ho voluto immaginare una cameriera o simile solidale con i nostri eroi, con un nome che omaggia la protagonista di un film che ho adorato. Il titolo è ispirato ad una frase del bel sceneggiato The Great Catherine con Helen Mirren.

 

Prologo

Mio padre era tipografo e io crebbi in mezzo ai libri, adorandoli fin dall’infanzia. Lui aveva solo me, mia madre era morta dandomi alla luce e non si era più risposato, e io stavo imparando il mestiere, quando lui morì di colpo poco prima che compissi 18 anni, nello stesso anno della morte del nostro amato sovrano Luigi XV. Ovviamente sono ironica.

Ero sola al mondo, non intendevo sposarmi, non volevo chiudermi in un convento e non potevo mandare avanti l’attività di mio padre, perché a noi donne non era consentito. La mia passione per i libri mi salvò, perché mi permise di trovare un impiego come lettrice e bibliotecaria presso una nobile di Jossigny, vicino a Versailles, madame Georgette de Jarjayes.

Questa è la mia storia, è la loro storia, la storia di Amelie Poulain, topo di biblioteca di una nobile casata, e della famiglia Jarjayes.

 

Non avevo scelta, certo, ma sono stata felice di vivere in quella casa, e ancora adesso, a distanza di tanti anni, ricordo i volti di tutti, l’odore di lavanda che c’era in casa, le rose, le meravigliose rose che fiorivano lì vicino e che simboleggiavano tante cose mai perse e rimaste nel mio cuore. Ricordo l’amore e la passione, la follia e la morte, ricordo che capii subito, appena arrivata, che quella non era una famiglia come le altre.

Madame Georgette Jarjayes era una bella donna all’epoca sulla cinquantina, gentile, colta, con capacità artistiche. Lavorare per lei è stato un onore, mi lasciò pieno accesso alla sua biblioteca, pretendendo poco da me se non che tenessi a posto i volumi, che ogni tanto le leggessi qualche pagina e che la accompagnassi con la mia voce quando suonava il clavicembalo per intrattenere i pochi ospiti che venivano a casa sua, essenzialmente le figlie ormai grandi con le loro famiglie, tutte persone per bene di cui ho bei ricordi, anche se ormai un po’ confusi. Sono altri quelli che sono rimasti nel mio cuore.

La mia superiora in casa era però la mitica governante Marie Grandier, un terremoto che mi arrivava ad una spalla, e io non sono alta, capace di mettere tutti in riga con uno sguardo, ma amabile, divertente, simpatica e amante del buon vino. Marie… malgrado fosse molto più vecchia di me, una nonna di nome e di fatto, condividemmo tante cose insieme, gioie e poi anche tante lacrime, fu inevitabile.

C’era poi il padrone, il temibile generale Jarjayes, un uomo affascinante, certo, ma folle, e anche perverso, malvagio. No, non voglio essere fraintesa, non perverso e malvagio come si può pensare verso noi serve. Anzi, rispetto a quello che continuano a subire tante ragazze a servizio, io non posso certo lamentarmi, era un uomo corretto e integerrimo da quel punto di vista, fedele alla moglie e totalmente lontano da certe cose, ne sono certa. Ma la fedeltà era una costante di quella casa, come capii ben presto.

La sua follia era di altro tipo e non rivolta verso di me, ma verso qualcuno a cui ho voluto bene per tutta la vita, dalla prima volta che la vidi.

E infatti poi c’erano loro due, le due persone che ho amato con tutta me stessa, che giurai che avrei fatto di tutto perché fossero felici, perché da ragazzina, quando ero appena arrivata credevo alle fiabe, al per sempre felici e contenti insieme.

Se l’amore è tutto ciò che resta di noi quando ogni altra cosa è svanita, posso dire che l’amore che ho provato per quei due esseri meravigliosi è ancora dentro di me, per quello che conta ormai. Loro vivono nel mio cuore, per sempre giovani, per sempre innamorati, per sempre insieme, come spero che in fondo siano, da qualche parte.

Sto ovviamente parlando di Oscar François de Jarjayes, la sesta figlia del generale e di madame Georgette, cresciuta da suo padre come un maschio nella sua follia, la creatura più bella che ho mai visto nella mia vita, coraggiosa come una leonessa e fragile come una rosa, e di André Grandier, il nipote di Marie, suo attendente, fratello, amico e eterno amore.

Ricordo ancora il giorno che li conobbi, ero appena arrivata, mi ero sistemata nella mia stanza, uscii per scendere in cucina e ricevere istruzioni su come muovermi in casa e li incrociai sulla scala. C’era il sole che entrava dalla finestra, e i capelli biondi di Oscar brillavano come oro puro, mentre André le andava dietro, come un’ombra, con quegli occhi verdi smeraldo, con uno sguardo adorante, come non ho mai più visto in nessuno. Ancora oggi auguro a qualunque donna che incontro di trovare un giorno qualcuno che la guardi e ami come André guardava Oscar, ma è praticamente impossibile che succeda. Io l’ho visto, e mi ha riempito la vita per sempre.

Mi presentai con un inchino e Oscar mi disse:

“Ma lasciamo perdere queste formalità, sono felice che voi siate venuta a vivere da noi. Grazie per quello che farete per mia madre, lei adora i libri, ma anch’io, solo che non ho molto tempo per leggerli”.

André invece mi invitò a chiamarlo per nome e a dargli del tu. Ricordo ancora la sua bellezza, e ricordo che capii subito quanto amasse Oscar. Io del resto sapevo che era una donna, e non poteva essere altrimenti, si capiva.

In quel momento giurai a me stessa che avrei fatto di tutto perché fossero felici e contenti come nelle fiabe. Quanto ero ingenua, nella vita nessuno vive felice e contento per sempre, e l’amore è allora l’unica cosa che resta oltre il tempo. Ma lo avrei scoperto poi, a mie spese e non solo.

  
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