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Autore: Severa Crouch    01/11/2021    1 recensioni
C’è un tempo per ogni cosa: per le lezioni di francese, per i balli di società, per gli amori clandestini, per la speranza di sentirsi vivi.
C’è un tempo per il dolore, per l’assenza, per la lontananza.
Poi, c’è un tempo per loro, per ritrovarsi, alla fine di tutto.
Nankurunaisa è un modo di dire giapponese che significa “le cose andranno da sé”.
[Alexandra Turner-OC/Rodolphus Lestrange]
Auguri a me, per i miei dieci anni su EFP
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2 - Complicità

 

 

 

Azkaban, 1988

Non sa perché dopo sette anni in quella prigione sia ancora vivo, probabilmente è vittima del processo di inerzia. Mettere fine alla propria vita richiede uno sforzo di pianificazione e un dispendio di energie che Rodolphus non ha.

I Dissennatori si portano vita tutto, non solo la felicità e l’entusiasmo come gli hanno insegnato in Difesa contro le Arti Oscure; lo hanno svuotato della rabbia e di ogni stato d’animo che produca energia. È un guscio inerme, un groviglio di dolore, memoria e rimpianto. Annaspa alla ricerca d’aria, fatica persino a mangiare. Se non muore è solo perché non ne ha la forza.

Il principio di inerzia ha caratterizzato la sua vita: Rodolphus si dice che se la fine della sua vita era ad Azkaban, forse valeva la pena spendere quelle energie, impegnarsi per ottenere di più e prima.

Se avesse preso appuntamento con Felix Rosier prima dell’estate, quando Alexandra era impegnata con i M.A.G.O., forse Bellatrix sarebbe stata così infuriata con lui che non l’avrebbe costretto a cercare i Longbottom. Forse nel corso delle trattative per il divorzio sarebbe emerso che lei era incinta di un altro e lui non avrebbe avuto alcun senso di colpa nel dirle che “No, era impegnato, e il giuramento l’aveva fatto a lui, non a lei.” Sarebbe andato avanti con la sua vita, avrebbe approfittato della condanna di Bellatrix ad Azkaban e annullato il matrimonio.

Invece, si era trascinato quello stato di incertezza e l’estate era passata, Alexandra era entrata nell’Accademia di Medimagia, come i suoi genitori, e solo quando avevano iniziato ad andare via per un fine settimana, si era deciso a prendere appuntamento con Felix Rosier.

Inumidisce le labbra con un rapido colpo di lingua e sente il sapore del sale sulle labbra, in quello stato confusionale gli ricorda la fine della sua ultima estate da mago libero, quando anche Alexandra era in grado di Smaterializzarsi e l’aveva portata al mare. Erano scomparsi per pochi giorni, senza avvisare nessuno né lasciare indizi, durante i quali avrebbero potuto dormire insieme.

Ripensare alle labbra salate di Alexandra, alla pelle tesa e calda dopo una giornata al mare, ai ricci scomposti e pieni di sale che la rendevano così diversa dalla fanciulla che seguiva Walburga come un’ombra. Sa che pagherà a duro prezzo quel ricordo non appena i Dissennatori lo fiuteranno. Rodolphus in quei giorni è stato felice come lo era prima di incontrare Bellatrix e venire coinvolto nella guerra.

Cosa è rimasto di tutto quell’impegno? Un uomo che giace su un’asse di legno in uno scoglio umido e dimenticato, mentre i Dissennatori pasteggiano con le poche emozioni che riesce ancora a produrre.

 

 

 

Grimmauld Place, Yule 1979

La morte di Orion, poco dopo quella di Regulus, ha distrutto Walburga. Alexandra la trova cambiata al suo rientro da Hogwarts e persino in casa Turner non si respira aria di festa.

«Scandaloso» commenta sua madre.

È arrabbiata, va avanti e indietro e osserva ognuno di loro con severità. Robert ne ha approfittato per sposarsi in segreto con la sua collega Emily e per poco alla mamma non è preso un infarto. «Sarebbe stato irrispettoso nei confronti dei Black,» si è giustificato quel gran furbone di suo fratello. «Non mi sembra il caso di festeggiare con una famiglia in lutto.» Alexandra si domanda perché Robert non sia finito in Serpeverde, subdolo com’è.

La mamma, però, è indignata, sembra non voler perdonare il gesto al figlio: «Dovevi attendere che finisse il periodo di lutto e organizzare un bel matrimonio per celebrare il ritorno alla vita.»

«Mamma, Emily è incinta, non possiamo aspettare a lungo.» Alexandra ha osservato la vena sul collo di sua madre pulsare, la mascella irrigidirsi e solo un «Ah» uscire come commento. A capotavola, suo padre sorride al pensiero che stia arrivando un nuovo Turner.

«Non ci resta che sistemare Alexandra e poi avremo finito,» sorride alla moglie, come se loro fossero solo un lavoro da portare a termine. Il paziente è dimesso, può andare a casa, mi raccomando, continui la cura per tre settimane e poi ci vediamo alle visite di controllo. C’è un tale autocompiacimento negli occhi di suo padre che non aveva mai visto prima.

«Per Alexandra c’è tempo, hai visto che cafoni ci sono in giro? Hai saputo più niente dal figlio di Smith?»

«Ha concluso con la figlia di McMillan, una nipote di un ramo minore.»

«Vedi, caro? Avere il cognome di una delle Ventotto fa sempre la differenza.»

«Allora hai sbagliato a sposarmi cara,» le risponde con una calma e una freddezza che sorprende sia lei che Robert. Alexandra riporta gli occhi sul piatto della colazione, si sforza di mangiare e pensa solo che sia un bene che tutti siano troppo occupati da altre ragazze per badare a lei. Non ha voglia di dover gestire Rodolphus con un fidanzato. Non vuole rinunciare a Rodolphus per un fidanzato.

«Non ci sarà dunque la festa di Natale?» domanda Alexandra per riportare la conversazione lontana da discorsi che riguardino lei direttamente. Sua madre recupera il filo e le dice: «Certo che sì! Quella stronza di Druella ha provato a soffiare la festa a Walburga, ma da che mondo è mondo, il Natale a Grimmauld Place e l’estate nel Wiltshire, non possono prendersi tutto! Walburga è furiosa! Dovremmo starle vicini. Anzi, tu starai a Grimmauld Place per le vacanze, così farai compagnia a Walburga e noi non avremo il pensiero di te.»

Alexandra ignora quella frase che sottolinea, ancora una volta, quel lato pragmatico di sua madre che la considera come un’incombenza. Non polemizza, perché andare da Walburga significa avere la chance di vedere Rodolphus ed è più di quanto lei speri per quelle vacanze di Natale

La sera di Yule, Alexandra indossa una veste da strega di un velluto verde così scuro da sembrare nero. Tra i capelli ha un rametto di vischio e un fiocco di velluto rosso. Ha aiutato Walburga a curare ogni dettaglio, le ha fatto compagnia in quei giorni di assoluto silenzio ed entrambe sono scoppiate a piangere un paio di volte nel sentire un rumore e pensare che fossero Orion e Regulus a rientrare, salvo poi accorgersi che non potevano essere loro. Adesso è al fianco di Walburga ad aiutarla ad accogliere gli ospiti quando vede arrivare Narcissa e Bellatrix.

«Cosa ci fa qui la Turner?» domanda Narcissa con sopracciglio alzato, quasi studiandola con disprezzo.

«Mi sta aiutando,» afferma Walburga.

«Un po’ sottotono,» commenta Bellatrix acida. «L’anno scorso era meglio.»

Alexandra spalanca gli occhi incredula, come può fare paragoni con l’anno passato? Non ha colto che è stata una scelta molto complicata quella di mantenere l’eleganza e l’impeccabilità dell’accoglienza con decorazioni tradizionali che non contrastassero con il lutto di Walburga? La guerra tra Druella e Walburga è ancora in corso.

«Non è appropriato che tu accolga gli ospiti con una che non è di famiglia, zietta,» sottolinea Narcissa. Walburga sospira e le fa cenno di andare, Alexandra china il capo, preoccupata dall’idea di lasciare una donna così provata dal dolore tra quelle nipoti desiderose di apparire. Fa un passo indietro, si sofferma a osservare Walburga tra Bellatrix e Narcissa quando una mano le afferra il polso e la trascina dietro una parete. Rodolphus le sorride, ha aperto la porta di uno degli stanzini delle scope di Kreacher e la invita ad entrare prima che passi qualcuno.

«Bellatrix e Walburga si sono neutralizzate a vicenda,» le sussurra chinandosi a baciarla. Alexandra allunga le braccia verso il collo di Rodolphus e sente il petto di lui contro il suo, le mani che le accarezzano la schiena e le sembra di tornare a sentirsi viva.

«Speravo tanto di vederti,» gli sussurra.

Sono vacanze tristi quelle che sta vivendo in compagnia di Walburga in quella casa dall’aria lugubre. Il suo cuore ha bisogno di sentirsi vivo. I brividi che le causano i baci di Rodolphus, l’eccitazione per quella relazione solo loro, è in grado di farla sentire viva come poche cose al mondo. Quando la mano di Rodolphus si infila sotto la sua gonna e le sussurra nell’orecchio «Mi sei mancata, Alex,» lo stomaco si stringe un poco di più. Decide di essere sfrontata, però, perché è una studentessa del sesto anno, oramai. Si sente grande e sa di poter essere audace. Allunga la mano verso i pantaloni di Rodolphus, lo sorprende per l’iniziativa e gli dice: «Ora ti dimostro quanto mi sei mancato.»

 

 

 

Azkaban, 1989

Otto anni in quelle mura e Rodolphus ha la certezza che non sarà mai padre. Che Bellatrix abbia perso il figlio dell’Oscuro Signore è il segno che era vero che lei non fosse portata per fare la madre.

Se chiude gli occhi, riesce a vedere l’espressione delusa di suo padre, Roland Lestrange, e di suo nonno, Radolphus e non ha mai capito perché a lui abbiano cambiato quella vocale. Forse un vezzo di sua madre, che non voleva cedere del tutto al ripetersi meccanico di quei nomi.

Non esisterà nessun Roland Lestrange a cui tramandare il nome di suo padre ed è un’altra promessa non mantenuta nella lunga lista di menzogne che ha rifilato alle persone che lo hanno circondato, e persino a sé stesso.

Suo padre una volta gli ha detto che ai figli non bisogna mentire, mai, perché altrimenti perdi la loro stima. Puoi omettere delle cose, puoi distrarli, puoi persino pensare di convincerli con le buone o minacciarli con le cattive, ma non rifilare loro delle bugie.

Rodolphus, invece, è sempre stato troppo vigliacco per affrontare la verità, così si è detto che Bellatrix sarebbe tornata da lui, che il signore Oscuro avrebbe apprezzato la sua fedeltà e la devozione di sua moglie. Si è detto incapace di amare e incapace di generare la vita, indegno di essere padre. Cosa aveva da insegnare lui a un bambino? Come chiudere gli occhi e chinare il capo? Come ingannare i propri sentimenti?

Rodolphus, al buio della sua cella di Azkaban, mentre mente a sé stesso come la volpe che non arriva all’uva, si ritrova a piangere, ancora una volta. Non comprende più se l’uomo che sta scoprendo dentro di sé è lo stesso che era fuori o se i Dissennatori stanno modellando la sua anima dandogli una nuova forma.

 

 

 

Hogsmeade, 24 febbraio 1980

È una domenica piena di neve, molti studenti hanno deciso di rimanere tra le mura del castello e di rinunciare alla gita nel villaggio di Hogsmeade.

Alexandra, invece, sa che non può farlo, è il compleanno di Rodolphus, quel giorno compie trent’anni e le ha promesso che si sarebbe fatto trovare da lei. Così, si prepara con cura e afferra il regalo che gli ha preparato. Lo ha comprato al Ghirigoro prima di lasciare Diagon Alley. Voleva regalargli qualcosa che lo sorprendesse, ma i prezzi di Magie Sinister erano al di sopra delle sue portate di studentessa, così ha ripiegato su un libro con le sue poesie preferite. Sa che Bellatrix non lo intercetterà mai, ha inserito dei piccoli segni con le sue poesie preferite, i versi che, secondo lei, parlano di loro due ed è certa che Rodolphus capirà.

Ha confezionato il regalo con altrettanta cura e scritto un biglietto d’auguri in francese, certa che lo apprezzerà. Sistema il pacchetto in borsa e si avvolge nella mantella di lana nera su cui spicca la sua sciarpa verde e argento, è pronta ad affrontare il maltempo. Lungo il percorso divide la carrozza con dei Tassorosso che l’accolgono con le loro chiacchiere allegre e le fanno compagnia fino all’arrivo alla strada principale di Hogsmeade. Il cuore le batte forte mentre si infila da Mielandia per fare scorta di dolcetti e si avvicina ai Tre Manici di Scopa.

Ha dovuto attendere per comprare gli Zuccotti di Zucca e i Calderotti e quell’attesa ha fatto sì che il pub di Madama Rosmerta fosse affollato di studenti quando lei è entrata. Così, riesce a prendere le scale indisturbata e andare al piano di sopra. La gioia sembra svanire quando trova Rodolphus con un brutto taglio sul volto. È sporco di sangue e la ferita non ha cicatrizzato bene.

«Per tutti i draghi, che cosa è accaduto?» domanda preoccupata. «Sono stati gli Auror?»

Il sorriso di Rodolphus è tirato, gli occhi sono scavati e sembra che non abbia dormito. Quando si muove dalla poltrona, Alexandra comprende che quel taglio non è la sola ferita che si porta dietro.

«Gli Auror non sono così svegli,» le dice, «in un certo senso è il regalo di compleanno di mia moglie. Dice che così la mia amante mi lascerà.»

Alexandra lascia il sacchetto di Mielandia ai piedi del letto e raggiunge Rodolphus senza togliere gli occhi dal taglio. «Che sciocchezze,» commenta e poi le viene in mente un dubbio. Sfiora con le dita il viso di Rodolphus mentre con un Tergeo non verbale gli pulisce il taglio. «Bellatrix sa di noi?»

«Non è stupida, ha capito che c’è qualcuna che mi piace e che sta diventando sempre meno un passatempo, ma non sa di te. Al momento pensa che sia la moglie di Rookwood, Rosalie.»

Alexandra sente una fitta di gelosia stringerle lo stomaco. Dovrebbe essere felice che Bellatrix non sappia della sua esistenza, ma il pensiero che un’altra strega sia ufficialmente l’amante di Rodolphus la fa retrocedere ancora. Non sarà mai la moglie, nemmeno l’amante, le sembra quasi di non essere niente.

Sospira. «Ecco, la tua ferita è quasi del tutto guarita. C’è una piccola cicatrice che non andrà via per via della Magia Oscura dell’arma, ma puoi coprirla con la barba. Rosalie non se ne accorgerà nemmeno.» Si volta verso la borsa per recuperare la fiala di filtro Ricostituente che porta sempre con sé, ma il suo movimento è impedito da Rodolphus che l’afferra per un polso e le dice: «Non c’è nessuna Rosalie, lo sai, vero? Bellatrix si accorgerà presto che la sua deduzione è errata. Probabilmente stasera, quando ci sarà la festa per il mio compleanno.»

«Allora è bene che ritorni in forma,» dice mentre si china a prendere il filtro nella sua borsa.

«Tu vai in giro con un filtro Ricostituente in borsa?» le domanda Rodolphus perplesso.

«Sono la figlia di due Guaritori, mia mamma mi rimprovererebbe perché vado in giro con solo un filtro Ricostituente e non tutta la sfilza di fiale e ampolle che si porta dietro lei.»

Sul volto di entrambi affiora un sorriso. Rodolphus prende il filtro e in attesa che faccia effetto, Alexandra gli medica gli altri segni del violento litigio con Bellatrix. «Questa sera sarai bellissimo,» gli dice.

«È solo politica, Alex, il vero festeggiamento è in questa stanza, con te. Abbiamo degli obblighi, dobbiamo coinvolgere persone influenti e portarle a sostenere la nostra Causa, a questo servono le feste. Sono la versione adulta delle cene di Lumacorno, più che delle feste in sala comune.»

«Lo so, ma sono sicura che quando comparirai nel salone delle feste, con il tuo abito da cerimonia e una coppa di champagne in mano e il tuo sorriso charmant sarai bellissimo, come ad ogni ballo dai Black.»

«Vieni qui,» la invita a sedere sulle sue ginocchia e baciarsi diventa un’esigenza impellente. Alexandra si stringe a lui, vuole assaporare ogni istante che le è concesso di trascorrere con Rodolphus perché la separazione sarà straziante. È quando si stacca dalla sua bocca per riprendere fiato che il suo sguardo cade sul sacchetto di Mielandia e ricorda che c’è un compleanno da festeggiare. Estrae gli Zuccotti di Zucca e i Calderotti e li mette in cerchio cercando di simulare la forma di una torta.

Rodolphus la osserva in silenzio con l’aria sorpresa e una punta di disappunto per quell’interruzione dal loro amoreggiare. Alexandra, però, vuole che festeggi il compleanno come si deve, al punto che è riuscita a recuperare anche una candelina; la posiziona al centro di quella torta improvvisata e l’accende con la punta della bacchetta.

«Esprimi un desiderio e poi soffia,» gli dice.

«Non so quanti anni sono che qualcuno non mi prepara una torta di compleanno.»

Alexandra alza il sopracciglio e gli dice: «Questa è una torta simbolica, un giorno avrai una vera torta di compleanno. Adesso, chiudi gli occhi ed esprimi un desiderio.» Rodolphus obbedisce e poi l’attira a sé e riprende a baciarla. Il filtro ha fatto effetto e continuano a festeggiare sul letto. La torta la mangeranno mentre lei si riveste per tornare al castello.

 

 

 

Azkaban, 1990

Dopo aver trascorso nove anni tra le pareti di quella prigione, la realtà perde di consistenza e il ricordo si fonde con quelli che devono essere i sogni o gli incubi di Rodolphus. Non sa più se ha ucciso qualcuno, se la sua mano è ancora in grado di impugnare una bacchetta e scagliare un Anatema che Uccide, o se ha mai pronunciato la formula della maledizione Cruciatus. Quando dorme delle figure urlano, si contorcono al suolo e quando prova a mettere a fuoco i volti delle vittime si sveglia urlando di dolore e disperazione.

Nell’ultima notte è stata la sua piccola Alexandra a cadere al suolo e muoversi scomposta sotto i colpi della bacchetta di Bellatrix, gli sembra quasi di sentire ancora la sensazione delle funi che gli bloccano ogni movimento, la gola che urla di dolore mentre la sua bocca non lascia uscire alcun suono. C’era anche Rabastan nel sogno, che scuoteva la testa deluso e Crouch che lo guardava con disgusto. Quando si è svegliato, scosso da brividi di terrore, ha annaspato verso la finestra alla ricerca d’aria fresca per poi accucciarsi in un angolo della sua cella in preda ai brividi che gli sono venuti quando Bellatrix ha iniziato a ridere nella propria cella, e lui si è domandato se avesse fatto lo stesso sogno.

Scuote la testa alla ricerca di lucidità, un bene quanto mai scarso ad Azkaban, si intima di non perdere il senno, di conservare un briciolo di sé. Ha già sognato quella scena, e udito la risata di Bellatrix, deve solo mettere a fuoco il ricordo che i Dissennatori hanno manipolato e trasformato in un incubo. Affonda le dita tra i capelli e stringe le tempie. Sa che se si concentra a sufficienza riesce a ricostruire il ricordo originario e ritrovare la bussola della realtà, distinguerla dal sogno è fondamentale per non impazzire e conservare la lucidità.

Ha sentito, in alcuni momenti, il Marchio Nero prudere più del solito e ha capito che il loro Signore è ancora vivo e che non li ha dimenticati. Questo è ciò che gli basta per rimanere fermo nel proposito di non cedere alle lusinghe del Ministero e di non fare alcun nome, per quanto la prigionia diventi sempre più pesante. Rodolphus è determinato a non collaborare con gli Auror.

In quel momento realizza qual è la fonte di quell’incubo: è uno degli ultimi ricordi che ha della vita fuori Azkaban. A terra, a contorcersi sotto l’effetto della maledizione Cruciatus, non c’era la sua Alex, ma Alice Longbottom. L’immagine di Frank Longbottom torna, con il corpo immobilizzato da funi e la voce sotto Silencio. Le urla mute di Frank lo hanno tormentato, notte dopo notte, e il modo in cui invocava il nome del figlio lo ha colpito nel profondo.

Non ha mai esitato in anni di guerra, ha chiuso gli occhi e pronunciato le formule delle maledizioni, si è giustificato che in guerra non ci si può permettere di essere sentimentali, che il nemico deve essere neutralizzato, ma quel grido muto gli si è piantato dentro e non lo abbandona da nove anni, unito alla consapevolezza che non diventerà mai padre.

 

 

 

Estate 1980

A marzo ha compiuto diciassette anni ed è diventata maggiorenne. Ha passato al primo tentativo l’esame di Materializzazione e ha atteso l’arrivo degli esami fremendo di impazienza. È stata la prima a chiudere il baule e portarlo sull’Espresso di Hogwarts, ascoltando il borbottio seccato di Crouch che si lamentava con Travers, e le chiacchiere eccitate di Lizzie che non fa altro che parlare delle vacanze tra i castelli della Foresta Nera.

I Turner saranno al San Mungo e lei è diventata la dama di compagnia di Walburga. Così, i programmi di Alexandra contemplano lunghe passeggiate nel Wiltshire, lezioni di francese e il ripasso di etichetta. Ci sarà la festa di presentazione di Draco Malfoy, il primogenito di Narcissa e Lucius Malfoy e Alexandra si domanda se Walburga e Druella la coinvolgeranno nei preparativi.

Robert è diventato papà la scorsa primavera, la piccola Bridget è in Irlanda dai nonni materni con i genitori e lei spera di riuscire a vederla, perché dalle foto che le hanno mandato a Hogwarts è molto carina.

È piena di buoni propositi per l’estate, avere molti programmi l’aiuta a non pensare a Rodolphus, a non crearsi aspettative perché sa che lui è impegnato con la guerra, è sposato con Bellatrix e, a quanto pare, ha anche altre streghe a cui fare la corte. Quei pensieri le fanno sentire un dolore fitto al petto, le sembra che il cuore venga strappato in due come un rotolo di pergamena e così, per anestetizzare quella sensazione, si ubriaca di lavoro. Si dice che se si impegna a sufficienza riuscirà a dimenticare Rodolphus, a ignorarlo quando loro si incontreranno e le permetteranno di tornare alla sua vita da ragazzina, ad amicizie più appropriate.

Sono risoluzioni che durano pochi giorni, che svaniscono nel momento in cui Alexandra intravede la sagoma di Rodolphus, o sente la sua voce per i corridoi di Villa Black. Il cuore accelera, le dimostra che ha la capacità di ripararsi dalle volte in cui lo ha sentito spezzato, e il respiro si mozza in gola quando i loro sguardi si incontrano. Fingere indifferenza diventa sempre più difficile. Vive nel terrore che Bellatrix si accorga che è lei l’amante di Rodolphus, in attesa delle dita di lui che sfiorano le sue, dei baci rubati nella penombra dei corridoi, degli amplessi in stanze dimenticate e silenziate.

Il giorno della presentazione di Draco Malfoy al mondo magico, l’intera aristocrazia Purosangue è lì. Bellatrix l’ha allontanata da Walburga, intimando alla zia di stare vicino la famiglia, così Alexandra trascorre la giornata della festa a chiacchierare con i suoi amici di scuola. Scherza con Ezra Travers, Lucien Dolohov ed Elizabeth Nott, discutono di scuola, di come stanno andando le loro vacanze e per tutto il tempo sente lo sguardo di Rodolphus su di sé. Non smette di cercarla per un istante e ignora apertamente le attenzioni della moglie di Rookwood che non viene lasciata in pace da Bellatrix.

Solo quando arriva l’Oscuro Signore, Bellatrix sembra calmarsi e Rodolphus ne approfitta per allontanarsi. Alexandra lo segue: i suoi amici sono troppo impegnati ad ascoltare Lord Voldemort per prestarle attenzione e lei vuole sapere come si sente Rodolphus. Gira per il corridoio cercando di immaginare dove possa essersi nascosto e sorride quando lo ritrova in quella che è diventata la loro sala di lettura.

«È difficile, Alex,» sospira premendo la fronte contro la sua. «Vederti ridere con i tuoi amici è uno spettacolo a cui non so rinunciare, vorrei che tu fossi libera di essere così felice anche con me.»

«Lo sono! Io sono felice con te!» assicura. «Ricordi quando siamo andati in Scozia durante la scorsa estate?»

«È stato divertente,» conferma Rodolphus con un sorriso amaro sul volto. Ha gli occhi così tristi che Alexandra non sa come incoraggiarlo. Annuisce allegra: «Sì, abbiamo camminato nei boschi e fatto il bagno nudi nel torrente.» Vuole dimostrargli che loro hanno dei momenti tutti loro, che un amore clandestino non è meno bello di uno pubblico e che a lei non importa se gli altri non sanno di loro due.

«Ma vorrei ascoltarti ridere in pubblico, entrare in una sala da tè con te al mio braccio e osservare i presenti invidiare la nostra felicità,» le confessa Rodolphus. Quattro anni sono tanti anche per lui, si dice Alexandra. Sospira sconfitta: «Non sono io quella sposata. Adesso non sono nemmeno minorenne. Mi hai detto tu che non avresti mai potuto essere il mio fidanzato.»

«Al diavolo, io ti voglio.»

Rodolphus la solleva e finiscono contro una parete. I loro corpi hanno bisogno di entrare in contatto, le loro mani bramano la pelle dell’altro e le loro labbra non riescono a separarsi. Sono gemiti sussurrati sottovoce mentre si uniscono tra i libri di poesia di Druella.

 

 

 

Azkaban 1991

Sono dieci anni che Rodolphus è entrato ad Azkaban e nemmeno sa come ha fatto a sopravvivere per tutto questo tempo. Sospira sul suo giaciglio e pensa che della vita fuori gli mancano molte cose, ma il sesso è una di quelle che gli mancano di più.

Darebbe qualsiasi cosa pur di sentire il corpo di una donna contro di sé. Avrebbe diritto alle visite coniugali se solo Bellatrix non avesse deciso di votarsi all’Oscuro Signore con una fedeltà che non ha mai mostrato nei suoi riguardi.

Quando erano giovani, il sesso con Bellatrix era esplosivo. Rodolphus ricorda Hogwarts, le aule abbandonate nei sotterrani, la Torre di Astronomia una notte e persino la soffitta di Villa Black. C’era una Bellatrix prima del Marchio Nero, e una dopo, e Rodolphus non riusciva a credere che potesse essere la stessa persona. Lui le aveva amate entrambe: si era innamorato della ragazza altezzosa e della strega talentuosa e quando suo padre gli aveva indicato lei come possibile moglie aveva gioito, anche se ciò aveva significato mettere fine alla storia con Rosalie Yaxley.

Bellatrix era sfrontata, esigente, imperiosa. Conosceva molto bene i suoi desideri e non aveva timore a manifestarli. Bellatrix era l’unica donna che avesse preso l’iniziativa con lui. Beh, prima dell’arrivo di Alexandra.

Rosalie, al contrario, era tanto cara, aveva un sapore delizioso e lo stringeva a sé e lo riempiva di baci fino a lasciarlo senza fiato. Rosalie, inoltre, aveva due tette che lui adorava baciare e durante le ore di Storia della Magia gli faceva dei lavoretti di mano che non erano niente male. C’erano state altre streghe, molte nemmeno le ricordava, passatempi che gli facevano dimenticare che sua moglie era troppo impegnata a compiacere un altro uomo per pensare a lui. Finché non era arrivata Alexandra.

C’era un misto di vergogna e di orgoglio al pensiero di essere stato il primo per una ragazzina di quindici anni. Ricordava le guance rosse di lei, sembrava che smettesse di respirare e gli occhi diventavano grandi. Cercava di ricomporsi e si mordeva nervosamente un labbro, senza sapere quanto ciò la rendesse sensuale. Era naturalmente sensuale, in ogni suo gesto, e lei non riusciva a decifrare la malizia con cui veniva visto. Alexandra sapeva di buono, era stretta, talmente piccola che poteva girarla e posizionarla in ogni modo con estrema facilità, nemmeno fosse una bambola. Non gli diceva mai di no, era sempre entusiasta e amava fare l’amore con lui. Rodolphus lo capiva dal modo in cui cercava di non guardarlo e si concentrava a parlare con altri e se lui le passava accanto e le sfiorava il palmo della mano, la sentiva tremare.

Alexandra aveva una schiena morbida e dei fianchi adorabili che lo accoglievano ogni volta. Alexandra, inoltre, amava compiacerlo e negli anni che avevano trascorso insieme era diventata un’amante meravigliosa. Sbuffò al pensiero che qualcun altro si sarebbe goduto le attenzioni della sua piccola. Sembrava una maledizione: finiva per perdere ogni donna di cui si innamorava.

 

 

 

Natale 1980

Il Natale è rimasto a Grimmauld Place. È passato un anno da quando Orion e Regulus non ci sono più e Narcissa e Bellatrix sembrano aver preso in custodia Walburga. Suo padre la incoraggia a farle compagnia e rallegrarle le giornate, mentre fuori una coltre di neve imbianca Londra. C’è un forte contrasto enorme tra il candore esterno e l’oscurità opprimente del lutto che si respira ancora in quella casa. Ovunque, tuttavia, regna il gelo, e forse suo padre spera che la spensieratezza di un’adolescente possa portare un po’ di calore in quella casa, mentre Alexandra organizza il tè e aiuta Walburga con le decorazioni natalizie.

Quell’anno Walburga vorrebbe togliere il vischio all’ingresso, dice che non è rimasto più nessuno da baciare e Alexandra le ha risposto «puoi baciare me ogni volta che vengo a trovarti.»

Togliere quel ramo di vischio, per Alexandra, significherebbe togliere il ricordo dei baci di Regulus, lasciarlo andare e lei non vuole, non è pronta a rinunciare al suo migliore amico.

«Sei brava in Divinazione?» le chiede Walburga. Alexandra annuisce: «La professoressa Gaiamens sostiene che io abbia il dono della Vista, ma se l’avessi avrei saputo decifrare i miei incubi,» mormora rassegnata.

«Cosa hai sognato?»

«Urla di dolore, qualcuno che cadeva nel buio e ogni volta mi svegliavo con una sensazione di soffocamento. Questi sogni sono cambiati dopo la morte di Regulus e Orion.»

«Adesso cosa sogni?»

«Gelo e dolore, una sofferenza atroce che lacera l’anima. Non faccio altro che svegliarmi in lacrime.»

«Con questi presagi, ti dispiace se prendiamo solo il tè?» le domanda Walburga.

«Grazie. Io non riesco a capire cosa accadrà, ma vivo con l’angoscia di scoprirlo.»

Walburga sospira. «Purtroppo, il futuro non si rivela mai con chiarezza e chi ha il dono della Vista ha una vita difficile innanzi a sé. Forse ha ragione tuo padre, dovresti tenere gli occhi fissi su un calderone o trovarti un marito e pensare a organizzare la casa. Darlene è un ottimo esempio da seguire.»

«Immagino che sia solo questione di tempo.»

Il sorriso tirato di Alexandra, mentre lo sguardo si abbassa sulla tazza di tè è un modo per lasciar cadere l’argomento. Il discorso dei matrimoni aleggia nell’aria, ma nessun pretendente si è fatto realmente avanti e lei sa che comparirà magicamente quando qualcuno realizzerà di voler iscriversi all’Accademia di Medimagia del San Mungo. Gran parte dei suoi compagni di scuola, però, sono più attratti dalla gloria che promette la guerra, su entrambi i fronti. C’è chi ambisce a riempire le schiere dei Mangiamorte e chi non vede l’ora di iniziare l’Accademia da Auror per sbattere i Mangiamorte ad Azkaban.

Essere Guaritori in tempo di guerra è una neutralità che viene vista con sospetto da entrambe le parti. Ha sentito le accuse che sono arrivate a Robert da sostenitori di entrambe le schiere, ma non sono servite a smuovere suo fratello dalla passione che ha per la Medimagia. Alexandra vorrebbe accendersi come suo fratello, le piacerebbe lavorare al Ministero della Magia, occuparsi di politica, ma quel clima di guerra la terrorizza e i sogni che fa la spaventano al punto da non sapere bene come orientarsi. Il consiglio di Walburga, quello di tenere gli occhi fissi sul calderone, è una strada che inizia a considerare.

Kreacher interrompe i loro discorsi annunciando l’arrivo dei signori Lestrange e Alexandra sente lo stomaco stringersi mentre china il capo per un inchino a Bellatrix e scorge la figura di Rodolphus. Il cuore accelera il battito non appena sente il suo profumo e quasi non le importa quando Bellatrix le ordina di prenderle la mantella e portarla all’ingresso che lei deve parlare in privato con la zia.

Rodolphus la segue fuori dalla stanza e Alexandra sente chiaramente Bellatrix dire alla zia: «Non mi piace che passi tutto il tempo con quella ragazza, insomma, siamo noi le tue nipoti!» Vorrebbe ascoltare la risposta di Walburga, ma il mondo scompare quando Rodolphus le afferra un polso e la fa finire con le spalle contro la parete. Tra le braccia ha la mantella di Bellatrix, lui si china su di lei e le sussurra all’orecchio: «Mi sei mancata, Alex.»

«Anche tu,» mormora sottovoce con un sorriso che le affiora dalle labbra. Si guarda intorno nervosamente e scende le scale rapida e silenziosa. Anni di scherzi le hanno insegnato dove mettere i piedi per non far scricchiolare le assi.

Rodolphus la segue, lungo il tragitto si libera della sciarpa e slaccia il mantello nero, così da avere una scusa se qualcuno dovesse raggiungerli all’improvviso. Alexandra ha appena appeso il mantello di Bellatrix quando si trova contro Rodolphus che la osserva e prima che lei possa dire qualcosa, le afferra il viso e la bacia. «Sei sotto il vischio,» si giustifica allo sguardo allarmato di lei che è terrorizzata dall’idea che Bellatrix si accorga di loro.

«C’è Bella di sopra, mi odia perché sto con Walburga, se sapesse di noi non esiterebbe ad uccidermi!»

«Questo ti rende solo più desiderabile,» le dice Rodolphus che la prende in braccio e si chiude con lei nello stanzino dei cappotti. La schiena di Alexandra finisce contro la mantella di Bellatrix e Rodolphus la regge con le sue braccia e la bacia con una passione a cui lei non sa resistere. Basta poco perché perda ogni istinto di razionalità e si lasci travolgere da Rodolphus e i suoi baci appassionati. Fanno l’amore in quello stanzino buio, lei aggrappata alle spalle di Rodolphus e la schiena tra i cappotti che sembrano volerla risucchiare, lui che le regge i fianchi e affonda in lei con il vestito appena sollevato e le mutandine che sono finite velocemente per terra. È questione di pochi minuti che, tuttavia, sembrano un regalo inaspettato.

Quando Rodolphus torna in salotto, dopo che si è ricomposto e ha riacquistato un aspetto impeccabile, Bellatrix gli domanda: «Alexandra che fine ha fatto?»

«A quanto ne so, andava in cucina ad accertarsi che gli elfi fossero pronti per servire il tè,» risponde lui con un’indifferenza che le strappa un sorriso mentre è dietro la porta.

«È una cara ragazza, non dovresti essere gelosa di lei, Bella,» dice Walburga.

«Tua zia sa benissimo che i Black vengono prima di ogni cosa,» le fa eco Rodolphus. Alexandra non vuole ascoltare oltre, così torna indietro silenziosamente e chiama Kreacher ordinandogli di servire il tè. Entra in salone avendo cura di mettere il piede sulle assi che scricchiolano in modo da avvertire del suo arrivo seguita dagli elfi domestici. Li organizza dando loro ordini precisi sotto lo sguardo severo di Walburga che annuisce.

«Si comporta da padrona di casa,» borbotta sottovoce Bellatrix infastidita.

«Allora vuol dire che le mie lezioni non sono state parole sprecate,» risponde Walburga. «Sentito, Alex, Bellatrix ti vede come se fossi la padrona di casa. Vuol dire che sei pronta, ti manca solo un marito.»

«O una casa,» scherza lei per togliere quella luce allarmata dagli occhi di Rodolphus. In quel momento non vuole un marito, vuole solo un posto dove poter stare con Rodolphus senza dover fingere che non gli interessi.

 

 

 

Azkaban 1992

Le voci che il Signore Oscuro si sia fatto vivo a Hogwarts sono arrivate persino sullo scoglio abbandonato di Azkaban. Bellatrix torna ad agitarsi e invocare il suo padrone, ma il Marchio Nero continua ad essere debole e Rodolphus sa che non è ancora il momento del ritorno in azione.

Sono trascorsi undici anni da quando lo hanno privato della libertà, undici anni di solitudine e pensieri angosciosi che non gli hanno dato tregua.

Se c’è una definizione di male, si dice Rodolphus, è rappresentata da questo posto dannato. L’Oscuro Signore sa essere crudele con le sue vittime, le può portare alla follia finché non implorano la morte e poi arriva sempre il momento in cui pone fine alle loro sofferenze.

Il Ministero della Magia, invece, si crede migliore, prolunga l’angoscia e il tormento e rifiuta di somministrare la morte lasciando vivere ai detenuti questo strazio infinito. Se avesse potuto scegliere, Rodolphus avrebbe scelto la morte e a lungo ha invidiato Evan che ha preferito cadere piuttosto che farsi catturare dagli Auror.

È stanco di quel dolore, di quella sofferenza, di giorni che si trascinano stancamente sotto l’effetto dei Dissennatori. È stanco di giacere su quella tavola dura che gli fa da letto, di camminare in cerchio tra quelle quattro pareti, di farsi una doccia al mese e trascorrere il resto del tempo tra lo sporco della prigione e l’umidità che arriva da fuori. È stanco di vivere di ricordi, sogni infranti e rimpianti per cose che non ha avuto il coraggio di fare.

Si sente svuotato, privo di forze, probabilmente sarebbe incapace di tenere in mano una bacchetta, e il pensiero di essere finito impotente come uno sporco Babbano è una verità che non riesce ad accettare. Stanno uccidendo la magia che è in lui, oramai ne è certo e questo pensiero lo annienta. Cosa accadrà quando il suo Maestro verrà a liberarlo, come dice Bellatrix, e scoprirà che non è rimasta traccia di magia in lui? Sarà sufficientemente magnanimo da concedergli la morte o lo costringerà ad assistere impotente al modo in cui si riprenderà sua moglie, senza che lui possa tornare dalla sua Alexandra?

 

 

 

Estate 1981

I M.A.G.O. sono arrivati alla fine, dopo mesi di studio forsennato in cui Alexandra ha fatto la spola tra le lezioni, la biblioteca e il dormitorio. Come si può socializzare se i ritmi di studio sono tali da costringerti a studiare anche nel fine settimana?

Alexandra ha visto Rodolphus solo un fine settimana a Hogsmeade, gli altri era sempre via perché la guerra lo portava altrove e non poteva Materializzarsi a Hogsmeade per incontrarla. Così, quando lo rivede in quello che è diventato il loro punto di incontro, tra Diagon Alley e Nocturn Alley, ha il cuore che le batte furiosamente e l’aspettativa di trascorrere un’intera giornata con lui.

Lo trova con l’aria stanca e i segni dei duelli sul corpo e quando si ritrovano nel cottage in Scozia, Alexandra passa un po’ di tempo a medicarlo.

«Dovresti proprio andare al San Mungo, lo sai?» commenta. «Scommetto che saresti una Guaritrice con i fiocchi e poi… sarebbe più facile vederti.» La osserva con i suoi occhi neri e un sorriso che le stringe il cuore. Si stringe nelle spalle e continua: «Anche quando sarai sposata, se vorrai.»

Alexandra scuote la testa e finisce di legare una benda intorno al braccio di Rodolphus. Sospira: «Siete tutti così convinti che mi sposerò…»

«Tutti finiscono per farlo…»

«Io non lo vedo nelle mie foglie di tè,» commenta atona. Un brivido le scende lungo la schiena al ricordo dei sogni che continuano a tormentarla.

«Cosa vedi?»

«Solo gelo e disperazione e un vuoto senza fine.» Trattiene le lacrime perché non vuole rovinare il giorno che lei e Rodolphus hanno atteso per mesi con le sue sciocche paure. La Divinazione è una branca della magia inattendibile, le dice sempre Barty ed è quello che si ripete per non perdere del tutto la lucidità. È per questo che ha accettato di iscriversi all’Accademia di Medimagia, per stare lontana dalla guerra, per difendersi dal gelo e dal vuoto che la minaccia, perché forse così la sua famiglia le starà vicina e lei non rimarrà sola come le predicono le foglie di tè.

Rodolphus la invita a sedersi sulle sue ginocchia, la stringe a sé e lei nasconde il viso sulla spalla nuda di lui, respira il suo odore e il profumo del dopobarba che tante notti ha sognato. Sente un bacio sulla fronte, le dita di Rodolphus le sollevano il viso alla ricerca delle sue labbra. «Io non ti lascio,» le surra stringendola forte a sé. Alexandra annuisce, rincuorata dalle premure di Rodolphus, e lui le sussurra malizioso: «Conosco un modo per difendersi dal gelo.» La prende in braccio e la porta tra le lenzuola tra le risate di lei. Tornare a fare l’amore, sentire i loro corpi che sprigionano calore e il cuore batte veloce nei loro petti è ciò che fa pensare ad Alexandra che l’amore è la sola arma per sconfiggere il gelo.

Sono stretti sotto le coperte e Alexandra vede gli occhi scuri di Rodolphus sopra di lei, il viso si china e la barba le accarezza il collo. «Ti amo, Alexandra Turner, io ti amo e non ti lascerò mai.»

È una dichiarazione che sembra quasi infantile tanto è diretta. Alexandra rimane sorpresa, non si aspettava che le venisse dichiarato l’amore in modo tanto assoluto. Rodolphus la osserva, alla ricerca di una risposta e, nonostante la paura, Alexandra annuisce: «Anch’io ti amo, Rodolphus, ma sono terrorizzata a dirlo ad alta voce, sai cosa significa?»

«Che non voglio stare più con Bellatrix, che voglio avere te come parte della mia vita e se dovremo fuggire in Francia non mi importerà. Io ti voglio, Alex, e non ho intenzione di fingere che non sia così o di cederti a un marito che non amerai. Il matrimonio senza amore è un tormento che vorrei risparmiarti.»

«Sei stato tu a dire di non crearmi aspettative, che non saresti mai stato il mio fidanzato e ora parli addirittura di sposarmi? Sai cosa accadrà?»

Rodolphus annuisce: «Non mi importa cosa accadrà.»

 

 

 

Azkaban, 1993

Sirius Black è riuscito ad evadere da Azkaban. Bellatrix ha riso per giorni quando i Dissennatori si sono accorti che era scomparso e la cella era rimasta vuota.

«Un Black ve l’ha messa nel sacco!» continuava ad esclamare, quasi orgogliosa dell’impresa del cugino traditore. Rodolphus si dice che non sia un caso che Black sia fuggito, segno che l’Oscuro Signore sta acquistando sempre più potere, ma non a sufficienza per andare a liberarli, a quanto sembra.

Black deve aver avvertito un pericolo per il suo figlioccio, le voci che lui potesse essere il Custode Segreto dei Potter erano circolate, suffragate dal fatto che si fosse dato alla fuga. Aveva passato giorni interi in quella maledetta estate del 1981 sulle tracce di Black e dei Potter. Se solo avesse saputo che erano gli ultimi giorni che avrebbe potuto trascorrere con Alexandra, Rodolphus avrebbe disertato qualche missione, mandato avanti i giovani che scalpitavano per prendergli il posto. Invece, si è lasciato vincere dalla competizione con Bellatrix, dalla voglia di dimostrare di essere meglio di lei, anche senza andare a letto con Lord Voldemort. Rodolphus ha sprecato giorni interi, mesi preziosissimi per dimostrare una fedeltà che non è valsa nulla. Avrebbe dovuto seguire il consiglio di Malfoy e fare quel passo indietro.

È un pensiero che l’assilla da dodici anni, quello del se. Se solo avesse portato a termine il suo progetto di divorzio, se solo avesse ceduto il posto a un altro, se solo avesse mandato via Rabastan quella sera di novembre, forse in questo momento sarebbe con Alexandra e avrebbero dei figli meravigliosi e ogni anno li accompagnerebbero al binario nove e tre quarti e d’estate ascolterebbero i loro racconti di Hogwarts. Rodolphus immagina come deve essere trovarsi sul divano con Alexandra tra le braccia e leggere insieme la lettera di uno dei loro figli – è certo che ne avrebbero avuti più di uno, almeno due – e l’avrebbero commentata insieme proprio come quella sera di novembre stavano leggendo insieme un libro di poesie francesi e lui le correggeva la pronuncia mentre la stringeva a sé.

È un pensiero così felice che attira i Dissennatori. La mente di Rodolphus torna ad essere un groviglio di dolore e disperazione, con la consapevolezza che quella felicità non l’avrà mai, in nessuna vita. Il male non può generare il bene, diceva il suo precettore, ed era stato un ingenuo a dirgli che Baudelaire aveva scritto i “Fiori del male” e che il male poteva generare la bellezza. Quello che non sapeva era che il male crea e poi distrugge la bellezza, lo aveva imparato sulla propria pelle.

 

 

 

Estate 1981

Alexandra ha sempre amato negoziare. Così, è stato naturale ottenere quattro giorni di vacanza con un’amica inesistente in cambio della promessa solenne di entrare all’Accademia del San Mungo. Ha tenuto i genitori sulle spine per mesi, ha centellinato le informazioni e ha persino sostenuto un colloquio al Ministero della Magia. Il sollievo che ha letto nei loro occhi quando ha posto la condizione li ha portati a cedere immediatamente e concederle quella breve vacanza. Dopo tutto, è una signorina per bene e sarà ospite in Francia dove potrà mettere a frutto gli anni di studio. Il resto dell’estate lo trascorrerà preparando gli esami per entrare all’Accademia di Medimagia.

Robert l’ha abbracciata felice, le ha detto che è grandioso che anche lei voglia seguire le orme di famiglia e il clima in casa Turner è stato alle stelle. Non ha mai visto sua madre tanto orgogliosa di lei. Se solo sapessero che non c’è nessuna amica ad aspettarla al di là della Passaporta, che ci sarà Rodolphus che ha organizzato una vacanza in Costa Azzurra e le mostrerà i luoghi in cui da ragazzo trascorreva l’estate con suo fratello e il cugino Rosier.

Lo stomaco si stringe prima ancora di essere arpionata dalla Passaporta e scaraventata in Provenza. Atterra tra i campi di lavanda, con indosso un vestito bianco e tiene stretta la paglia che ha portato per ripararsi dal sole. La valigia, dotata di incantesimo di Estensione Irriconoscibile, quasi le sfugge di mano se non fosse per Rodolphus che la prende in braccio e l’aiuta a reggere il bagaglio. Alexandra getta le braccia intorno alle spalle forti di lui e si scambiano un bacio, finalmente alla luce del sole.

«Sei bellissima,» le sussurra mentre l’aiuta a tornare con i piedi per terra. Alexandra sente lo stomaco fare le capriole mentre cammina per strada mano nella mano con lui. Fa un respiro profondo e il profumo della lavanda in fiore riempie le sue narici.

Rodolphus sembra rinato in Francia. È allegro, la riempie di aneddoti sulla sua adolescenza, le mostra posti che per lui sono stati importanti e quasi non le sembra vero quanto si stiano conoscendo in quei pochi giorni che hanno davanti. Quando vedono il mare davanti a loro, Alexandra sfila le scarpette di corda e i piedi sentono la sabbia dopo moltissimi anni. Le sue estati hanno conosciuto il laghetto del Wiltshire ed è moltissimo tempo che non si trova su una spiaggia. Rodolphus la osserva con un sorriso obliquo e Alexandra pensa che sia solo ansioso di vederla sfilarsi il vestito e rimanere in costume da bagno, non si aspetta di essere presa in braccio e portata di peso in acqua tra le urla di lei che implora pietà e le risate di lui che dice che non hanno tempo per aspettare di prendere confidenza con l’acqua, che farlo di getto è il modo migliore per abituarsi al mare.

L’acqua li unisce e poi si frappone tra i loro corpi, crea un’intimità fatta di brividi e sensazioni ovattate, risate e baci che sanno di sale. Ridono e rimangono in acqua a lungo, nuotano e poi rimangono a galleggiare come se tutto il loro mondo fosse lontano e quella potesse essere la loro vita. È la vacanza più bella della vita di Alexandra e non può fare a meno di sentire lo stomaco stringersi quando nota che Rodolphus la guarda sempre e ogni volta che i loro occhi si incrociano, lui sorride.

Quando si stendono al sole, lui le posa dei baci sulla spalla accaldata e salata che le regalano dei fremiti nuovi. Si baciano protetti dalla paglia e dall’anonimato di cui godono trovandosi tanto distanti da casa. Pranzano a base di pesce e quando il sole diventa troppo forte tornano a casa a fare una doccia – insieme – e continuare a cercarsi sulle lenzuola di lino che profumano di sapone di Marsiglia. Non riescono a fare a meno di toccarsi, sfiorarsi e addormentarsi abbracciati.

Sono giorni che volano in un’ebbrezza di vino rosé e amore, canzoni francesi e poesie. Trovano persino un festival letterario in un sobborgo babbano e benché Rodolphus voglia andare via, alla fine vince la sua curiosità e comprano persino un libro di poesie contemporanee.

«Almeno potrò dire che ho continuato con le mie lezioni,» sorride Alexandra. Ogni tentativo di dimostrare quanto sia stata un’ottima idea frequentare quel posto pieno di Babbani viene zittita da un bacio, seguito da un morso sulla guancia, sul collo e Rodolphus che la esorta ad andare a cena perché altrimenti mangerà lei. Mangiano di tutto, ed è tutto deliziosamente buono, bevono molto e Rodolphus le organizza una degustazione di formaggi.

«Bellatrix li detesta,» le confessa mentre lei crede di raggiungere l’orgasmo con un po’ di pane e camembert.

«Credo che sia la cosa più buona che abbia mai mangiato,» gli confida lei mentre segue il consiglio e prende un sorso di vino per pulire la bocca prima di passare al formaggio successivo e si domanda come potrà vivere senza quei formaggi. Sua madre non farà mai entrare in casa cibo tanto grasso, ma Alexandra darebbe qualsiasi cosa per mangiarli anche una volta tornata a Londra. Darebbe qualsiasi cosa perché quei giorni con Rodolphus possano diventare la loro quotidianità e non ritagli strappati alla clandestinità.

 

 

 

Azkaban 1994

Tredici anni di attesa prima che il Marchio Nero torni a bruciare sul braccio dei Mangiamorte. È come il ritorno alla vita, la speranza di poter mettere fine a quel tormento continuo. Bellatrix è in preda alla gioia più sfrenata, cerca di recuperare le energie per il suo padrone. Rodolphus ha osservato come sia diventata meno sfrontata, più attenta. Passa il tempo a meditare ed è certo che abbia ripreso a sfiorare il Marchio Nero maliziosamente, come se volesse sedurre il loro Padrone.

Rabastan ride e mormora: «Lo sapevo che sarebbe tornato, adesso i traditori, chi ci ha lasciato marcire qua, la pagheranno!» Suo fratello medita vendetta.

Rodolphus riprende le fila della sua vita, del suo addestramento militare. Sa di dover recuperare le forze e ricercare tracce della sua magia. Prova qualche banale incantesimo, di quelli per cui non serve la bacchetta e quasi si commuove quando riesce a praticare un debole Lumos. Chiude la mente, si rifugia nell’Occlumanzia ed è difficile dopo tredici anni di deprivazioni e tormenti.

Non è il Rodolphus Lestrange che è entrato ad Azkaban, è diverso, è arrabbiato perché gli hanno strappato la vita e la felicità che aveva a portata di mano. Non ha più senso rimuginare su ciò che ha perso e si domanda se avrà il coraggio di cercare Alexandra o se, semplicemente, si adatterà al suo ruolo di Mangiamorte sperando di morire in battaglia e smettere di soffrire e non tornare mai più su questo scoglio pieno di umidità e dolore.

 

 

 

Settembre 1981

Il rientro dalla Francia è stato difficile, ma alimentato da una consapevolezza: presto acquisterà la sua indipendenza e Rodolphus ha promesso che lascerà Bellatrix perché vuole vivere con lei, ama lei e vuole costruire una famiglia con lei. Sono promesse importanti per Alexandra che ha solo diciott’anni e una carriera tutta da costruire. Sa di amare Rodolphus, ne è certa dopo i giorni meravigliosi trascorsi in Francia, ed è disposta ad attendere che lui finisca le pratiche per il divorzio e che poi possano fingersi di incontrarsi e, dopo qualche tempo, annunciare di essersi innamorati.

C’è una strategia che lui le ha proposto come il modo migliore per non rovinarle la reputazione e per riuscire a raggiungere la felicità. Entrambi conoscono come funziona la società Purosangue, ma lui sarà un Lestrange divorziato e lei non è nelle Ventotto, l’aura di impeccabilità non l’avranno mai, ma tra le pareti del San Mungo il suo cognome le manterrà la rispettabilità.

Così, si impegna, torna a studiare, festeggia con i genitori e Walburga quando l’ammettono ufficialmente all’Accademia di Medimagia con tanto di borsa di studio. Robert ed Emily la rincuorano e la riempiono di consigli e appunti delle lezioni. Con Rodolphus festeggia qualche giorno dopo, lui la porta sui tetti della Londra babbana con una confezione di pasticcini francesi e una bottiglia di champagne. Si baciano tra un dolcetto e l’altro e ridono, basta poco per ritrovare la complicità e l’intimità che si era creata durante la vacanza in Francia.

«Ho un regalo per te,» le annuncia serio. «Ma è un pensiero.»

Alexandra lo guarda allarmata: «Sai che non posso accettare regali impegnativi.»

Rodolphus ridacchia: «Se non puoi accettarlo, lo terrò io, ma non posso garantirti che sarò in grado di dartelo se cambi idea.» La curiosità illumina lo sguardo di Alexandra e il suo sorriso si allarga quando apre il pacchetto e trova una confezione di camembert. «Ma io ti amo, Rodolphus Lestrange!» esclama raggiante. Rodolphus scoppia a ridere e si avventa sulle labbra di lei: «Capisci la difficoltà in cui mi avresti messo se avessi cambiato idea? Pensi di poterlo accettare?»

«Non ho nessuna intenzione di rifiutare il camembert!» esclama perentoria, «Sono pronta a sfidare le rigide regole di mia madre per difenderlo!» Ridono entrambi, si scambiano baci e rimangono ad osservare le luci della Londra babbana che si accendono man mano che la luce cala. È l’Oscuro Signore a interrompere il loro appuntamento, Alexandra lo comprende dal modo in cui Rodolphus stringe il braccio sinistro e subito dopo si congeda da lei. Alexandra lo abbraccia, gli chiede di fare attenzione e spera di rivederlo presto, forse più tardi, con i loro specchi gemelli. Rodolphus annuisce, le posa un bacio sul dorso della mano e si Smaterializza lasciandola con lo stomaco che si stringe e una confusione che le toglie il respiro. Controllare il sorriso sarà l’attività più complessa per il resto della sera.

Una volta tornata a casa Turner, approfitta del fatto che i suoi genitori non sono ancora rientrati dal San Mungo, così si infila in cucina e apre il suo camembert. Prima della carta che avvolge il formaggio trova una busta. Sorpresa, la apre e scopre un anello ricoperto da piccoli diamanti e un biglietto: «Non devi indossarlo, se non puoi, vorrei che lo tenessi con te. Sarà come se io fossi sempre accanto a te. Ti amo, R.»

Rischia di scoppiare a piangere, il camembert le piace ancora di più ma non riesce a mangiarlo perché il suo stomaco è pieno di farfalle. Chiude la confezione e corre in camera, silenzia la stanza e prende il suo specchietto per dire a Rodolphus che è subdolo e che lo ama da morire. Sa che un regalo del genere non può indossarlo in pubblico, ma non esita a legarlo a una catenina d’oro e portarlo con sé sotto la veste da strega, al riparo da sguardi indiscreti. Prima, però, lo indossa ed è un anello forgiato dai Folletti che si adatta perfettamente al dito della sua padrona. Non riesce a smettere di guardarsi le dita e pensa che il regalo di Rodolphus sta benissimo accanto allo smeraldo che le ha regalato il papà per i suoi diciassette anni e che prima di entrare all’Accademia portava sempre con sé. Anch’esso è finito nella catenina d’oro che porta al collo perché sua madre è contraria all’uso degli anelli al San Mungo.

In Accademia prende appunti, studia, approfondisce la composizione dei Filtri e sente il richiamo del filone di ricerca di suo papà sul sangue di drago. È un ingrediente incredibilmente complesso e con mille potenzialità che vanno dalla magia bianca alle Arti Oscure. In piccole dosi, va bene anche per la magia rosa, quella cosmetica, e alcuni filtri di ringiovanimento hanno provato a utilizzare anche questo ingrediente.

L’Accademia è un mondo completamente diverso da quello di Hogwarts e dalla sua sala comune. Rimane un luogo competitivo, in cui Alexandra sente il peso del suo cognome e le aspettative che incombono su di lei, ma al tempo stesso è più leggero perché non esiste quella lotta sociale per i matrimoni e i fidanzamenti. Lo studio è un campo nel quale sa di poter dire la sua ed è felice di poter avere relazioni con i colleghi che non implichino un retropensiero di natura sentimentale. Sono gli amici di Hogwarts che le scrivono dei matrimoni: il prossimo anno Lizzie Nott si sposerà con Ezra Travers e Alexandra ha ricevuto l’invito. Il primo pensiero che formula è «Chissà se ha invitato anche i Lestrange.»

In quella routine fatta di lezioni, giri in corsia, appunti e notti di studio, Rodolphus è un pensiero che rimane riservato alla sera, un nome non viene mai pronunciato e che è sempre sulla punta della lingua. Durante le pause sente le colleghe parlare di fidanzati, qualcuna fa un riferimento al marito e Alexandra trattiene ogni aneddoto che le viene in mente, sorride e domanda curiosa, tiene viva la conversazione come le ha insegnato Walburga e la riporta su terreni diversi, comuni. Nessuno capirebbe.

 

 

 

Azkaban 1995

L’Oscuro Signore è tornato all’inizio dell’estate. Il Marchio Nero ha ricominciato a pulsare forte e dentro Azkaban lo hanno sentito chiamare a sé i suoi Mangiamorte rimasti liberi.

Dopo quattordici anni di assenza, Bellatrix è rinata dopo quella chiamata: ride, parla da sola, affronta i Dissennatori che sono affamati di gioia e la rabbia di Bellatrix, la sua furia non la conoscono affatto.

Il Ministero è nervoso, ma le guardie non vogliono ammettere che Lui sia tornato, si affrettano a negare l’evidenza e Bellatrix ride, sguaiata, scomposta, follemente innamorata come non lo è mai stata di lui. Su quel dolore i Dissennatori continuano a scavare nell’animo di Rodolphus, lo tormentano con immagini di lui, solo, costretto ad assistere impotente alla felicità di sua moglie con un altro e la consapevolezza che ad attenderlo non c’è nessuna felicità.

Quattordici anni sono un’infinità per attendere una persona e neppure l’amore più puro e incondizionato può resistere a tanto. Alexandra era bella, giovane, premurosa, appassionata e con un’intelligenza vivace che la rendeva irresistibile. Rodolphus è sicuro che la sua condanna ad Azkaban l’abbia liberata da una relazione che le impediva di crescere e la immagina sposata con un mago in grado di amarla in pubblico come meriterebbe, come lui non è in grado.

Su quel dolore, i Dissennatori continuano il loro lavoro, proiettandogli immagini di lui costretto ad assistere impotente alla felicità della sua amata, con un altro uomo.

È singolare che Rodolphus sia costretto alla solitudine, all’impotenza e a convivere con il cuore spezzato. Per motivi diversi, entrambe le volte che si è innamorato, è finito con il cuore in frantumi. Uscito da Azkaban, sa di non aver nulla ad attenderlo al di là della Causa e della cieca obbedienza al Signore Oscuro. Lo fa per i Purosangue, per i figli di altri e quel pensiero gli fa male. Si accascia nuovamente tra le lacrime e i singhiozzi e non riesce a comprendere quale sia il limite umano di sofferenza.

 

 

 

15 novembre 1981

I cambiamenti accadono all’improvviso. Alexandra, abituata a leggere le foglie di tè, ne è convinta da sempre, ma quando si trova a fare colazione da Florian e la finestra sopra la pasticceria si apre facendo comparire un cartello “affittasi”, Alexandra sorride. Basta salire le scale e dare un occhio all’appartamento, piccolo, appena due stanze, un cucinino e un soggiorno. Si dice che è abbastanza per lei e la sua vita da apprendista Guaritrice. Può persino permettersi l’affitto e smettere di “essere un pensiero” per sua madre che l’ha ripetutamente invitata a trovarsi un marito.

Alexandra non ha bisogno di un marito, ma di una casa tutta per sé. Non vuole comprarla, perché presto, quando lei e Rodolphus ufficializzeranno il loro amore, potranno prendere qualcosa di definitivo e adatto alle loro esigenze. Non ci pensa un istante a bloccare l’appartamento e il solo pensiero di svegliarsi con il profumo delle brioche di Florian la manda in estasi.

Il giorno in cui Lizzie Nott ha annunciato la sua gravidanza, Alexandra ha annunciato il trasloco e il senso di essere indipendente le dà le vertigini. Inaugurare la casa con Rodolphus e fare l’amore in ogni stanza è un rituale a cui nessuno dei due intende sottrarsi.

I cambiamenti improvvisi, però, possono rovesciare la situazione altrettanto rapidamente. Se il mese di ottobre trascorre con lei e Rodolphus nudi sotto le coperte, Samhain rovescia le carte in tavola e trasforma il sogno in un incubo. Lord Voldemort cade e Rodolphus è inseguito dagli Auror. Gli incontri si fanno sporadici e Alexandra ha compreso immediatamente che se non c’è un Signore Oscuro che Bellatrix intende seguire, non ci sarà nessun divorzio e sarà lei a dover fare il passo indietro.

Aspetta quella notizia con angoscia mentre trascorre le giornate tra le corsie del San Mungo piene di feriti di quella guerra che fatica sempre di più a comprendere. Hanno assoldato anche gli studenti dell’Accademia per guarire chi sopravvive agli scontri. Il Ministero ha requisito un’intera ala dell’Ospedale e i Mangiamorte portati in salvo sono guardati a vista da Auror e Dissennatori. Lavorare in quelle condizioni è un incubo e Alexandra vive aspettando la sera per sapere se Rodolphus è vivo e se riusciranno a vedersi.

A metà novembre riescono a ritagliarsi una sera tutta per loro. È una domenica di pioggia e quando Rodolphus bussa alla porta, con il mantello zuppo e il volto scavato dall’insonnia, sembra il fantasma di sé stesso se non fosse per il sorriso che gli affiora sulle labbra e la luce negli occhi neri che le fanno capire quanto avesse bisogno di vederla.

“Hai un filtro Corroborante?” le domanda prima di entrare. Alexandra annuisce e gli offre un calice di pozione affinché riprenda le forze. Lo asciuga con un gesto della bacchetta e si accuccia dietro le spalle di lui, gli fa spazio tra le sue gambe, lascia che appoggi la testa contro il suo petto mentre la pozione inizia a fare effetto. Rodolphus alza la testa verso di lei che gli va incontro chinandosi verso di lui. Hanno i visi in direzioni opposte e baciare una bocca al contrario è strano, la barba scura e folta di Rodolphus le solletica il naso. Non riescono a stare a lungo in quella posizione, Rodolphus ruota su se stesso e lei si trova tra le sue braccia, sotto di lui che si china a baciarla.

I loro corpi sentono il bisogno di ritrovarsi e si avvicinano istintivamente mentre i vestiti vengono abbandonati ai piedi del divano. La pelle di Rodolphus sa di buono e Alexandra guarisce ogni cicatrice che trova sul corpo di lui. Cancella i segni della guerra, lo riporta alla vita e spera di riuscire a medicare anche il suo animo dolorante.

«Tu m’as manqué, chérie,» le sussurra con il suo accento francese e Alexandra trema, risponde con un «Anche tu mi sei mancato» e si concentra sui baci, sulle carezze e i sussurri che diventano gemiti. I loro corpi che si incastrano alla perfezione e lui che invade i suoi spazi, lei che lo accoglie, sempre.

«Non mi lasciare, Alex,» la implora aggrappandosi a lei, stringendo il corpo sottile con le braccia forti. «Felix mi ha detto che si potrà procedere ugualmente con il divorzio,» le confida.

«Bellatrix non te lo concederà più ora che il suo Signore è caduto, non affronterà uno scandalo,» gli fa presente. Non vuole illudersi, vuole tenere i piedi per terra, evitare che i sogni prendano il sopravvento e le regalino dei bruschi risvegli.

«Io voglio vivere con te,» insiste, «Non riesco a immaginare un altro giorno lontano.» Alexandra sorride, gli posa un bacio sulle labbra e gli sussurra: «Non sarò io a tenerti lontano da me. Non l’ho mai fatto.»

È mentre ballano un lento francese che Rabastan bussa alla porta dell’appartamento e chiede a Rodolphus di seguirlo, che forse sanno chi ha informazioni sull’Oscuro Signore. Alexandra vede Rodolphus annuire e fermarsi a salutarla: «Ci vediamo domani sera, o appena posso, promesso!»

«Vai, non ti preoccupare. Fai attenzione.» Dalla finestra, Alexandra osserva Rodolphus e Rabastan Smaterializzarsi e un brivido le scende lungo la schiena.

 

 

 

Azkaban, 16 gennaio 1996

L’Oscuro Signore è giunto a liberarli, proprio come aveva promesso a Bellatrix. Rodolphus osserva incredulo le pareti abbattute della prigione dei maghi. I Dissennatori li liberano dal giogo, qualcuno gli passa una bacchetta magica e dopo quattordici anni, Rodolphus sente la magia uscire dal suo corpo, finalmente libera.

Si ritrova a casa dei Malfoy e sembra che sia quello il nuovo quartier generale dell’Oscuro Signore. Incontra lo sguardo di Lucius, quello di Narcissa, preoccupata per le condizioni della sorella. Rodolphus è stanco e non può più vivere in funzione di Bellatrix e delle sue reazioni scomposte.

Si chiude nella stanza che gli assegnano, si lava, lascia scorrere l’acqua sulla sua pelle, rimuove i segni della prigionia e non vuole più sentire la pelle indurita dalla salsedine.

Gli elfi domestici dei Malfoy gli fanno avere una Pozione per dormire e Rodolphus vuole solo un letto comodo e un sonno ristoratore. Non gli importa della cena, non vuole vedere Bellatrix, non vuole sentire la sua voce stridula declamare la sua fedeltà al Signore Oscuro. È certo che capiranno.

Guarda il soffitto del baldacchino e gli affiora un sorriso tra le labbra quando istintivamente allunga la mano verso il comodino, alla ricerca dello specchio gemello che ha regalato ad Alexandra. Scuote la testa, la pozione sta facendo effetto, le palpebre diventano pesanti e lui scivola nel sonno.













 


Note:
Eccomi qua. Ho atteso la fine del writober per tornare ad aggiornare gli ultimi due capitoli di questo piccolo progetto. È un esperimento narrativo che mi ha coinvolto più di quanto non credessi possibile. Innanzitutto, è stato devastante scrivere del dolore di Rodolphus ad Azkaban. Dedicare un frammento per ogni anno di prigionia e intervallarlo con il racconto della sua storia con Alexandra è stato difficile e doloroso.
Arrivo prestissimo con l'ultimo capitolo che sto finendo di scrivere. Se riesco, arrivo domani che è il mio compleanno e mi piacerebbe chiudere questo progetto sui miei amati. 
Un abbraccio,
Sev

 
   
 
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