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Autore: Brume    01/11/2021    3 recensioni
Alla vigilia della Rivoluzione di Luglio, un Alain stanco e prossimo alla morte che sente avvicinarsi sempre di più si siede ad una scrivania ed inizia a riportare, nero su bianco, i suoi ricordi: giunto all' ultimo atto, gli pare qualcosa di dovuto.
Questa è la storia di Alain o, meglio, la sua versione dei fatti, la raccolta dei suoi ricordi: l' amicizia con Andrè, l' amore per Oscar; la sua vita dopo la rivoluzione del 1789, i suoi amori, la forte amicizia con Reve, il figlio dei suoi due amici ormai defunti. Un racconto in cui entreranno nuovi personaggi che andranno a fondersi con quelli per così dire storici.
Nota per i puristi: la cronologia di riferimento è quella del manga; la si può trovare, se non volete rileggervi tutto, facilmente. I luoghi indicati (taverne, osterie, città, etc) sono in linea di massima reali anche se la loro collocazione temporale e spaziale potrebbe non essere quella effettiva; ho giocato un pò con la fantasia.
Eventuali fanart sono di mia produzione.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sto cullando la piccola Oscar Rose Marie. Mi piace il suo nome, riunisce in sé molte persone care….la guardò, dei tre è davvero l' unica ad assomigliare così tanto alla nonna paterna…

Che belli questi attimi. Sono bellissimo regali.

Guardi anche Aurore, così silenziosa e delicata, il contrario del suo gemello Adrien: vorrei per loro un futuro roseo e tranquillo anche se l' eredità eredità hanno ricevuto è molto impegnativa; i miei occhi si soffermano, ricordano, viaggiano lontano.

Un altro sparo, ancora più vicino, ci fa sobbalzare: chiamo a me Adrien e Aurore e li stringo, forte. 

Sento molte voci, urlano, esultano: mi alzo in piedi per andare a vedere dicendo ai ragazzi di rimanere li e mi avvio, con Oscar, verso la finestra ma altri suoni richiamano la mia attenzione, sono passi, passi veloci.


“....è finita, Alain...il re vuole fuggire da Parigi”.

 

E’ François Chatelet, il figlio di Bernard e Rosalie; dietro di lui Victoria e poi Reve, appoggiato alla balaustra delle scale, stanco.
“E’ davvero finita?” domando incredulo; Victoria, che ha combattuto con loro, si avvicina a me, sorride, prende in braccio la bambina.
“Lasciala a me” dice, prima di allontanarsi. Io accolgo Revev.

“Figliolo…” dico  osservando il viso dell’ uomo; lui non risponde, ma sorride, mi abbraccia forte. 

“E’ finita, i soldati all’ improvviso si sono ritirati,  Carlo X vuole fuggire… “ mormora. E’ stanco ma i suoi occhi brillano, sono ancora colmi di quelle fiamme che molte volte ho potuto osservare. Le mie gambe hanno un cedimento, per un attimo. Mi porto la mano al petto.

Reve si fa pallido, mi accompagna vicino al divano e mi fa sedere prima di dedicarsi ai suoi bambini che sono corsi appresso e lo stanno abbracciando, urlando il suo nome.

“Papà…” dicono quasi sottovoce quelle vocine, muovendo le mani e cercando il viso del genitore. Mi commuovo, guardando la scena.
Reve li prende in braccio, uno per uno;a ciascuno dedica parole e sguardi d’ amore, abbracci. Poi, va verso la cucina e prende la piccola dalle braccia di Victoria; la culla, accarezza la testolina bionda.
François nel frattempo gira per la casa, è carico, apre le finestre e ascolta le voci che giungono dalla strada: la popolazione è in festa, è in strada.
“Vi preparo qualcosa. Riposatevi. Sarà una lunga notte” dice Victoria iniziando a recuperare tutto ciò che le serve dai vari mobili della casa: è svelta, pratica, una volta tornata in cucina la sentiamo armeggiare con il focolare. Torna poco dopo, con una bottiglia e alcuni bicchieri.
Reve segue François per la casa.
Alcune persone iniziano a salire, ci raggiungono, ci sarà ancora molto da fare; per tutti Reve, anche se stanco, ha una parola.

Lo osservo.

Ha il fuoco nelle vene, proprio come loro. E’ forte come Oscar e gentile, affabile come Andrè; queste caratteristiche le ha passate ad Adrien, lo leggo nei suoi occhi.
“Papà, papà” die quest’ ultimo, aggrappandosi alla giacca del padre “ voglio venire con te, dopo, per le strade.” dice.

Lui lo guarda, fa segno di no con il capo.

“Mi dispiace, Adrien, ma dovrai stare qui con il nonno. Io devo fare ancora molte cose, sarà una lunga notte” risponde.

Il piccolo, però, non si arrende. Torna all’ attacco.

“E se il nonno venisse con noi? Staremo al sicuro, vedrai. Ci nasconderemo, non ti daremo fastidio!” dice. Guarda Reve, guarda me.

Reve non risponde subito, ma quando lo fa ha trovato la soluzione ideale.
“...va bene, ma promettetemi di stare vicino a lui e...solo per poco tempo” dice.

Annuisco.

 

Quando Victoria torna con una zuppa leggera, ci sediamo intorno al tavolo. Io non ho molta fame tuttavia mi sforzo di buttare nello stomaco almeno qualche cucchiaio. Mangiamo in silenzio, nell’ andirivieni dei vicini, di alcune persone che ancora cercano Reve, l’ aria calda che entra dalle finestre.

Prima che gli altri finiscano, prima che si crei ancora più confusione, mi alzo e torno nella stanza dove i miei foglio riposano sulla scrivania. Non voglio che alcuno li legga quindi li sistemo. Se avrò tempo, finirò il mio racconto entro l’ alba, al massimo domani...se avrò modo.
 

All’ improvviso, mentre sono di la, l’ ennesima voce.

“Il re è fuggito! E’ cosa certa! “ urla un uomo che non conosco; mi affretto, caccio i fogli in un cassetto, prendo il bastone e torno di la. Sono già in piedi tutti, nella fretta un pò di zuppa si rovescia dai piatti.

“Andiamo” mi dice Reve; prende per mano i bambini, da una occhiata a Oscar, dice a Victoria di badare a lei. La donna la solleva dalla piccola culla di fortuna, il padre la bacia ed io, avvicinandomi, faccio lo stesso.
Mentre scendo le scale una emozione mi prende, come tanti anni prima, come se fosse ancora la prima volta; l’ euforia che arriva dalla strada entra nel sangue, lo fa ribollire.
Mio genero è davanti a noi, Adrien è al suo fianco e con le sue piccole gambe quasi salta gli scalini, tanto è felice di condividere qualcosa con il padre; io vado piano, arranco, loro stanno già uscendo ed a me manca ancora una rampa di scale.

 

Quando siamo fuori, quando sono fuori, riesco a dare un volto alle voci che ho sentito. Donne, uomini, chiunque sia in grado di reggersi in piedi è li, con ancora un fucile tra le braccia, ricoperto di stracci ed alcuni di feriti.
Tutti aspettano lui, aspettano Reve; quando lo vedono subito si avvicinano: è un tripudio di abbracci, di volti felici, di urla, perfino di canti.
François si fa vicino a me, so cosa sta pensando: vorrebbe che suo padre Bernard fosse li con lui; gli metto una mano sulla spalla , come a consolarlo. Sorride.
Camminiamo per un tratto di strada: penso che ancora non è finita ma il più deve cominciare e la strada sarà davvero lunga...ma l’ importante è non arrendersi, non darla vinta a chi vuole con tutti i mezzi opprimere la gente. Sorrido a mia volta, mi sembra quasi di essere ringiovanito; François e Reve mi sono accanto. Adrien ha la bocca spalancata e gli occhi sgranati, si fa prendere, baciare, gettare in aria da chicchessia...credo che se la ricorderà per sempre, questa sera.

“Andiamo la, credo ci siano Lazare e Salomon…” dice Reve ad un tratto, facendomi segno in direzione di due braccia alzate che agitano un cappello.

“...ti seguo” gli dico.

Sono stanco, stanco davvero, ma fosse l’ ultima cosa che compio in vita mia, questa sera la voglio vivere, perchè ne vale la pena. Vado, mi unisco ai giovani, accetto la pinta di birra che mi offrono: stasera è tutto gratis in questa locanda, l’0ste e le cameriere escono dalla porticina con bicchieri colmi.

Beviamo.

Ci rinfreschiamo ingoiando in un sorso, o quasi, la birra fresca che ci porgono; per un attimo non pensiamo a nulla...non voglio pensare a nulla.
Per un attimo, tuttavia, i miei occhi incrociano quelli di un uomo: sono strani, stanchi, inquieti. Un movimento svelto e questa persona prende un pistola, la punta in direzione di Reve.

“Attento! “ urlo alzandomi con molta fatica, raggiungendo lui e mio nipote; lui mi guarda, osserva in giro, impallidisce.

“Che c’è? Non hai notato che quell’ uomo voleva ucciderti?” gli dico; lui mi guarda ancora, abbassa gli occhi.
Seguo il suo sguardo. Una macchia rossa si allarga accanto al mio cuore mai io...io non la sento nemmeno: una strana pace mi avvolge mentre, al rallentatore, sento il mio corpo cadere a terra; una sensazione di calore, come una coperta che mi avvolge, mi pervade. Chiudo gli occhi, voglio riposare...si, passerà tutto, credo. 



Vedo Reve chinarsi su di me, evitarmi una rovinosa caduta; le sue mani mi posano a terra, dolcemente.
“Alain!” lo sento urlare; lo guardo, a distanza, nelle mie spoglie fatte di nebbia leggera.
Piange; allungo una mano per consolarlo, ma qualcosa mi ferma.

“Non può sentirti” dice una voce che conosco “ ora, non può davvero più sentirti”.

Mi volto.
Trovo Oscar.

Sorrido.

“...Voi...siete sempre stati qui?” domando, per nulla sorpreso di vederli li. Sapevo che li avrei reincontrati.
“Si. Sempre” dice.
E’ bella, è uguale ad un tempo; anche Andrè, accanto a lei, è tornato quello di un tempo. Pure Bernard.


Guardo le mie mani, tocco il mio viso. Bernard sorride, annuisce.

“Sei tornato l’ Alain di quegli anni” mi dice “ spero solo che tu non abbia ancora quel vizio, perchè difficilmente potrai ubriacarti di birra”.

Sorrido di questa improvvisa battuta, Andrè mi da un pacca sulla spalla.

“Andiamo, Alain: ora è tutto finito. Ti condurremo con noi, staremo insieme, come allora” mi dice. 

Io, titubante, vorrei non lasciare mai quel posto; vorrei stare li, con loro, ancora un pò; mi mancheranno.
“Mancano anche a me, papà” dice Diane, che nemmeno avevo visto, accanto a me: la mia bambina è qui, la mia piccola bambina…

L’ abbraccio.
La abbraccio forte, se così si può dire e fare con braccia leggere ed incorporee...le nostre anime si sfiorano, si fondano.

All’ improvviso una luce.

“E’ ora di andare” dice; tutti noi ci voltiamo verso Reve, lo guardiamo piangere sul mio corpo. Forse qualcosa...qualcosa lo raggiunge perchè all’ improvviso alza lo sguardo nella nostra direzione.

“...Avevo ancora molte cose da dire, da scrivere” mormoro quasi sottovoce.

“Ci penserà lui, Alain. Le racconterà lui” dice Oscar guardando il figlio con occhi colmi d’ amore.

Ci prendiamo per mano, tutti.

Un passo, due, un altro ancora entriamo in quella luce e lasciamo che qualcosa di grande e immenso ci avvolga; senza dolore, senza pensieri, il mio corpo e la mia anima si fanno leggeri. 


 

 


 

   
 
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