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Autore: Mary P_Stark    06/11/2021    3 recensioni
Il piccolo paese di Nederland, Colorado, viene stravolto dalla notizia di un rapimento incomprensibile ed Emily Poitier, fotografa e scrittrice presso una piccola casa editrice della zona, è suo malgrado costretta a rivivere ciò che, vent'anni addietro, accadde a lei.
Sarà grazie all'aiuto dei suoi amici e di Anthony, sua vecchia fiamma, se riuscirà a non impazzire a causa dei ricordi, aiutando così a scoprire chi si cela dietro al rapimento e a recuperare, una volta per tutte, la serenità tanto cercata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19.
 
 
 
Il ritorno alla civiltà fu convulso e del tutto sconclusionato, per Emily. Quando riemerse da cunicolo per rivedere la luce, si ritrovò ad affrontare i volti preoccupati dei volontari e degli amici, oltre a quello trafelato ma sollevato del fratello.

La visione di così tante persone, e tutte in ansia per lei, la mandò in totale confusione e, nelle successive due ore, ogni evento fu avvolto da una fitta nebbia, almeno nella sua mente.

Nella sua memoria rimase ben poco della sua discesa in toboga lungo il pendio della montagna, così come del suo ricovero in pronto soccorso, dove si limitarono a fasciarle la caviglia – effettivamente slogata – e a ripulirle alcuni graffi.

Suo padre si presentò in ospedale con il volto pallido e spaventato ma, nel vederla in salute e, tutto sommato, sana e salva, si riprese rapidamente, soprattutto dopo averle tributato un lungo, sentito abbraccio.

Fu Sherry a fornire la maggior parte delle spiegazioni, visto che Emily non parve in grado di parlarne. Spiegò altresì ai soccorritori dove fosse necessario apportare delle riparazioni, onde evitare che altri potessero cadere nel cunicolo incriminato, dopodiché si dichiarò fermamente convinta nel voler portare a casa Emily.

Lei non ebbe nulla da ridire. Il suo sistema nervoso era allo stremo e aveva bisogno di avere attorno a sé poche persone, oggetti a lei familiari e il suo cane.

Ma Anthony? Anthony dov'era finito?

Mentre Parker l'aiutava a scendere dal suo pick-up, Emily iniziò a rendersi finalmente conto di dove fosse, di cosa fosse successo e quali mostri si fossero liberati con quella caduta e, di colpo, iniziò a tremare.

Immediatamente, Sherry le fu al fianco mentre Jordan correva ad aprire la porta di casa della figlia e Jamie affiancava la sorella per sorreggerla.

Rick giunse proprio in quel momento, quasi trascinando fuori dall'auto un trafelato Anthony che, vedendo Emily ridotta a quel modo, parve sul punto di dare di matto a sua volta.

Sherry, però, non glielo permise. Lo fissò arcigna, lasciò nelle mani capaci di Jamie una sconvolta Emily e, raggiunto l’uomo in pochi, rapidi passi, gli piazzò le mani sul petto con fare intimidatorio dopodiché ringhiò: "Tu non hai il diritto di sbarellare, stasera. Ve lo potete concedere solo uno alla volta e, per stavolta, tocca a lei. E' chiaro?!"

Quel richiamo violento, pieno di rabbia e paura miscelate tra loro, parve ridestarlo dal proprio personale incubo così, annuendo, l'uomo si affrettò a seguirli in casa, dove domandò: "Rick mi ha raccontato sommariamente cos'è successo, e ..."

"Perché non eri nel bosco con lei?!" lo incolpò con tono isterico Sherry, pur sapendo di fare un torto ad Anthony.

Non era di certo colpa sua se Emily era caduta, né poteva pretendere che Anthony le gravitasse attorno come una luna col proprio pianeta. Non era questo che sperava per l'amica, e dubitava fortemente che la stessa Emily volesse questo, dal suo uomo.

Anthony, comunque, non le rispose a tono – comprendendo senza fatica da dove venissero quelle parole così cariche di fiele – e, reclinando il capo, si limitò a dire: "Avevo bisogno di stare per i fatti miei."

"Beh, ora lei ha bisogno di te" precisò Sherry con tono più dolce, quasi consegnandogliela tra le braccia, tremante e fredda, prima di fissare il resto dei presenti e ordinare con voce nuovamente caparbia: "Quanto a noi, andiamocene. Emy non ha certo bisogno della ressa, in casa. Non stasera, per lo meno."

"Io, veramente, dormo qui" sottolineò Jamie, pur seguendo l’amica fuori di casa dopo aver lanciato un ultimo sguardo dubbioso alla sorella.

"Ti farai ospitare nella stanza di tuo padre, per stanotte" brontolò Sherry, sbattendo alle sue spalle la porta di casa prima di poggiarsi contro se stessa, sospirare pesantemente e lasciarsi scivolare a terra, scossa dai brividi.

Subito, tutti gli uomini presenti accorsero accanto a lei per aiutarla ma Sherry, levata una mano per bloccarli, si passò una mano sul viso e mormorò molto meno spavalda di prima: "Hanno bisogno di stare da soli e, mi spiace dirlo, nessuno di voi potrebbe essere utile quanto Tony, al momento."

Ciò detto, lanciò un'occhiata spiacente a Jordan che, sorridendo a mezzo, asserì con triste ironia: "Fidanzato batte papà, vuoi dire?"

"Temo di sì, Jordan. Senza nulla togliere al tuo fascino, ma la tua bambina ha bisogno di un altro tipo di abbraccio, ora come ora" sospirò lei prima di reclinare il capo contro le ginocchia per lasciarsi andare a un pianto silenzioso.

Senza dire nulla, Rick si piegò accanto a lei e, con delicatezza, la raccolse da terra per tenerla tra le braccia al pari di una bambina. Sempre in silenzio, la portò fino alla sua Chevelle SS1970 e lì la fece sedere sul comodo sedile di pelle, allacciandole poi la cintura di sicurezza con mosse lente e delicate.

Jordan, Jamie e Parker osservarono l'intera scena senza fiatare e, quando li videro allontanarsi lungo la via sterrata, quest'ultimo disse: "Dio! Ho bisogno di una birra e di dormire! Che razza di giornata!"

Jamie e Jordan si dichiararono pienamente d'accordo e quest'ultimo, nell'osservare le luci spente all’interno della casa dei Larson, disse: "Sarà meglio che loro non sappiano della crisi di Emily. Non voglio che Consuelo e Samuel si sentano in colpa per una cosa del genere."

"Sarà dura non farglielo sapere. Il paese è un covo di chiacchieroni" motteggiò Parker, dando una pacca sulla spalla a Jamie prima di invitare i due uomini nel suo miniappartamento.

Per il momento, nessuno di loro poteva fare nulla per Emily. 
 
***

Anthony si era visto raggiungere da Rick lungo le rive del fiume, ancora furioso e disorientato dalla lite avuta con il padre. Senza tanti giri di parole, quindi, il giovane Jones lo aveva caricato sulla sua Chevelle dicendogli a grandi linee cosa fosse successo a Emily, e cosa Sherry si aspettasse da lui.

Appoggio. Totale e incondizionato.

Non che non sarebbe stato così a prescindere ma, quando si vide sostanzialmente spingere in casa con la sola Emily, ormai prossima a una crisi di nervi vera e propria, Anthony cominciò a subodorare i veri intenti di Sherry.

E ad averne paura.

Perché era impensabile che lui potesse affrontare Emily nello stato di rabbia e frustrazione di cui era stato vittima fino a pochi minuti prima. Inoltre, per quanto fosse in ansia per la donna che amava, sapeva di non essere al suo massimo, e di non poterle dare il suo massimo. Cosa che, a quanto pareva dai tremori di Emy, doveva essere una condizione più che necessaria.

Preferendo però non discutere con Sherry - da come lo aveva redarguito, avrebbe anche potuto staccargli la testa a cazzotti, se non si fosse preso cura di Emily a dovere - prese un bel respiro, strinse a sé Emy e mormorò: "Scusa se non ero con te."

Pur tremando come una foglia, lei scosse il capo e cercò di scostarsi, replicando: "Non eri obbligato a venire... ma ero in ansia. Non rispondevi."

Anthony la lasciò suo malgrado andare ed Emily, aggirandosi nervosa e pericolosamente instabile lungo il perimetro del salotto, proseguì dicendo: "Ero preoccupata che potesse esserti successo qualcosa, o che magari avessi litigato con tuo padre, e potessi aver bisogno di me."

Ciò detto si volse, lo guardò in viso per diversi istanti e infine borbottò: "Avete litigato."

Non fu una domanda, e Anthony non sprecò fiato per confermare ciò che, a quanto pareva, doveva essere ben più che evidente sul suo viso.

"Emy... hai bisogno di sdraiarti, e non di camminare su quella caviglia malandata" sottolineò con tono blando Anthony, allungandole una mano per scortarla fino al divano.

La donna, però, reclinò il viso a scrutarsi la caviglia fasciata, ignorando la sua mano protesa e, lentamente, sul suo volto si dipinse il panico, come se quell'accenno alle sue condizioni le avesse ricordato perché, e come si fosse ferita.

Un pallore crescente le invase il volto ormai sconvolto, preoccupando non poco Anthony che, avvicinatala in tutta fretta, esalò: "Emy, per favore! Lascia che ti accompagni di sopra."

Cercò quindi di sfiorarle una spalla con la mano ma la donna, a quel punto, lanciò uno strillo e, caracollando all'indietro, finì per cadere sul divano, gli occhi sgranati e ricolmi di un panico che aveva radici antiche. Radici portate a galla da quella situazione che, ormai, aveva raggiunto il limite, almeno per lei.

Il tremore si fece così importante da portarla a battere i denti e, con una voce sottile e impaurita, mormorò in lacrime: "Non mi toccare... non mi toccare. Non voglio."

"Emy..." sussurrò turbato Anthony, non avendola mai vista in quello stato, se non in un'occasione soltanto. 

Quando aveva scoperto le parti più nascoste del suo passato, e le orrende implicazioni di ciò che le era successo, Emily gli era apparsa ugualmente spaesata, ugualmente persa nei suoi personali incubi.

Scossa da un'autentica crisi di panico, Emily lo aveva colpito, graffiato e infine aveva pianto tra le sue braccia, raccontandogli del rapimento, di quei terribili giorni passati nell'oscurità e nella paura di non sopravvivere.

Gli aveva accennato ai buffi soprannomi che aveva dato ai suoi carcerieri. Li aveva spiegato della sua infantile passione per i western e del modo in cui, nella sua mente, lei aveva ricollegato il Buono, il Brutto e il Cattivo alle persone che l'avevano presa in ostaggio.

Sentendole parlare di Ray e di come, paradossalmente, la sua bontà l'avesse mantenuta abbastanza sana di mente da non crollare alla pressione data dalla prigionia, Anthony si era in parte rilassato. Dopotutto, non era finita in mano a gente del tutto senz'anima.

Quando, però, aveva accennato a Brutto e Cattivo, dando così una spiegazione plausibile ai nomignoli che lei aveva affibbiato loro, l'uomo si era sentito inutile e inadatto a esserle d'appoggio. Pur essendo stato esso stesso un bambino, all'epoca dei fatti, si era sentito paradossalmente responsabile per il dolore patito da Emily ma, soprattutto, la persona più inadatta per aiutarla a uscire da quell’incubo.

Lui che non era stato, né era in grado di farsi valere con un padre padrone, che non era stato capace di aiutare la madre a salvare il suo matrimonio - o a convincerla a portarlo con sé - come avrebbe potuto essere l'uomo adatto ad aiutare Emily?

Per questo motivo, si era convinto che darle spazio e libertà fosse la scelta più giusta e, di comune accordo, si erano lasciati. Lui le aveva dedicato le attenzioni di un buon amico, ed Emily si era presa il suo tempo per ritrovare un equilibrio.

Questo, però, a cosa aveva portato? A nulla, a quanto pareva.

Svicolare dal problema aveva solo reso quest’ultimo più forte e subdolo, lasciando che si nascondesse nei meandri della mente di Emily, crescendo e crescendo ancora, pronto a divorarla nel momento più inopportuno.

La presenza di Parker, in qualche modo, l'aveva liberata dei demoni più deboli ma non da quelli più scaltri e traditori, da quelli più terribili e annidati negli abissi più profondi della sua anima e questi, ora, la stavano nuovamente portando con sé.

Forse, l'arrivo di Ray in paese, unito al rapimento di Mickey, aveva permesso al mostro di riemergere definitivamente, più forte e terrificante che mai, e ora lui poteva guardarlo negli occhi... e capire.

"Emy... non ti toccherò... ma posso avvicinarmi?"

"No! Copriti! Copriti!" strillò ancor più forte Emily, rattrappendosi in posizione fetale. "Non voglio che mi tocchi..."

Lei emise un gracidio straziante, cui seguì un pianto silenzioso che quasi spezzò in due il cuore di Anthony, portandolo vicino alla consapevolezza di quale fosse il reale, tragico problema di Emily.

Anthony era perfettamente vestito, eppure lei era convinta che lui non lo fosse, perché in realtà Emily non era più lì, non era più al sicuro nella sua casa, ma di nuovo in quella maledetta grotta.

E se uno dei suoi carcerieri l'avesse...

Crollando in ginocchio sotto il peso di quell'orribile supposizione, Anthony si passò le mani sul viso contratto dalla rabbia e dal terrore e, con voce incrinata dal dubbio - che gli rimordeva le carni come una fiera assetata di sangue - domandò roco: "Chi sono, Emy?"

"Sei Cattivo! Sei Cattivo! E io non voglio che mi tocchi, se non ti rivesti" piagnucolò Emily, rattrappendosi ancor di più e confermando ad Anthony che Vince Rowe aveva fatto qualcosa di innominabile, in quella grotta.

Rabbia e frustrazione si intervallarono nella sua mente come i colpi di una campana, ferendolo e tramortendolo ma, nonostante la confusione che stava tentando di averla vinta su di lui, non si diede per vinto.

Non stavolta. Se l'avesse abbandonata a se stessa ancora una volta, Emily non ne sarebbe più uscita. Doveva spezzare una volta per tutte le catene che la tenevano legata a quel disgustoso ricordo e, per farlo, conosceva solo un modo.

Pur odiandosi per questo, perché la sola idea di ferire Emily lo faceva star male, non poté evitarsi di urlare al suo indirizzo. Sperò davvero che quel cambio di tono la risvegliasse il tempo necessario a farle comprendere che, dinanzi a lei, non c'era Vince, ma l'uomo che l'amava.

Raccogliendo quindi le sue forze, gridò il suo nome con tutto lo strazio, la pena e l'amore che sentiva dentro ed Emily, sobbalzando sul divano, si aggrappò ai suoi bordi per tornare a guardarlo, gli occhi nuovamente lucidi e attenti.

Pur se bagnati di lacrime, quegli occhi chiari e del colore delle colombe lo fissarono pieni di una rinnovata consapevolezza e, debole, la sua voce sgorgò dalle labbra tremanti, esalando: "Tony, ma cosa...?"

"Eri andata da un'altra parte... in un altro tempo" sospirò Anthony, reclinando sconvolto il capo e allungando le mani perché lei le afferrasse e rimanesse lì, accanto a lui, nella loro realtà.

Quell'accenno fece tremare Emy che, pur fremendo di paura, accettò quelle mani e mormorò: "D-dove... dove sono andata?"

"Cosa ti fece Vince?" domandò per contro Anthony, tornando a guardarla.

Lei cercò di rifuggire il suo sguardo, di scappare dalla presa delle sue mani ma, stavolta, Tony non glielo concesse. Se fosse fuggita ancora, sarebbe rimasta imbrigliata in quell'incubo per sempre.

"No, Emy... stavolta non ti nasconderai. Stavolta affronteremo la cosa insieme. Non sei da sola. Non più. E io non mi spaventerò dinanzi a nulla, per te. Promesso" le sussurrò lui, accomodandosi accanto a lei sul divano.

Emily ancora scosse il capo, ma lo abbracciò forte e mormorò contro il suo petto: "Mi terrorizza, pensarci. Vederlo."

"E allora noi lo cacceremo una volta per tutte" le promise Tony, dandole un bacio sui capelli.

Scostandosi di colpo, lei però replicò: "Non capisci! S-se ...se penso a lui, non riesco a starti accanto!"

Adombrandosi in viso, Anthony allora le domandò: "Lui ti... abusò di te, Emy?"

A quell'accenno, Emily tremò da capo a piedi, scosse il capo una volta sola ma disse: "Non è un caso se ho il terrore dei rapporti sessuali. Detesto vedere gli uomini nudi."

"Così non mi aiuti, però... spiegami. Capirò e accetterò tutto quello che mi dirai" la pregò Anthony, non sapendo se sentirsi sollevato all'idea che Emy non fosse stata violentata, o angosciato al pensiero che potesse esserle successo qualcosa di peggio.

Emily allora sollevò lo sguardo su di lui, strinse con maggiore forza le mani in quelle di Tony e domandò: "Farai solo quello che ti dirò? E ascolterai tutto? Senza dire nulla?"

Lui assentì a ogni sua richiesta, ben deciso a chiudere la partita una volta per tutte così Emily, levandosi in piedi e trascinando Tony con sé, disse: "Devo fare una doccia."

"Ma... la fasciatura..."

"Al diavolo. Me la rifaranno. E' una questione psicologica. Se penso a quell'evento, mi sento sporca, e sotto la doccia posso sentirmi pulita. Assecondami" lo pregò lei, trascinandolo verso il piano superiore.

"Asseconderei quasi tutti i tuoi desideri, credimi, pur di vederti nuovamente libera."

"Quasi?" esalò lei, bloccandosi per guardarlo piena di curiosità.

"Se mi dicessi di andarmene, non accetterei. Non stavolta."

Lei allora sorrise un po’ più sicura di sé, annuì e disse soltanto: "Bene."
 
***

Di tutte le cose che Anthony si era aspettato, quella era decisamente la più strana e improbabile di tutte.

Emily lo aveva accompagnato nel suo futuristico bagno - corredato da una splendida doccia dai soffioni posti sia contro il muro che sul soffitto - e lì, inondata di un rossore virginale, lo aveva aiutato a spogliarsi.

Anthony, a quel punto, aveva cercato di pensare soltanto a cose noiose e terribili, così da cancellare il più possibile i brividi di piacere che, il tocco delle sue dita sulla pelle, avevano su di lui.

Era davvero passato troppo tempo da quando Emily lo aveva toccato a quel modo e, per quanto la situazione fosse tutt'altro che passionale, gli era difficile controllarsi.

Per lei, comunque, si sarebbe anche preso a pugni, in qualche modo. Se, per superare quel blocco mentale, lei doveva vederlo nudo e alla sua mercé, di certo non si sarebbe lamentato.

Inoltre, se Vince l'aveva terrorizzata sul piano sessuale, era praticamente scontato che lei volesse cancellare dalla mente quei ricordi con qualcosa di simile, ma diametralmente opposto sul piano emotivo.

Sperò soltanto di essere abbastanza forte per non cedere al desiderio.

A ogni buon conto, ora se ne stava nudo sotto la doccia, sotto un getto di acqua calda e fumante, mentre Emily lo osservava - a sua volta nuda - e non parlava.

Non che non l'avesse già vista senza vestiti - più o meno - perché, prima di arrivare a quella fatidica notte, si erano divertiti in altri modi e si erano avvicinati al traguardo più di una volta senza mai raggiungerlo.

Trovarsela davanti così, priva di veli e distante solo pochi centimetri da lui, eppure paradossalmente irraggiungibile, come se un intero esercito li separasse, era a dir poco assurdo e molto, molto frustrante.

"Cosa devo..." tentennò lui, vedendola però levare una mano per azzittirlo.

"Sto cercando di familiarizzare con il concetto che tu non sei lui, e non è esattamente facile come avevo immaginato" precisò Emily, accigliata e con l'aria di non sapere bene come comportarsi.

"Ma non ci somigliamo" sottolineò per contro Anthony, ben sapendo che Vince Rowe, all'epoca dei fatti, era biondo e coi capelli lunghi, mentre lui li aveva castano-rossicci e corti. Anche nel fisico, non v'erano somiglianze, visto che Vince era più basso di lui, e più tarchiato. Quindi, dov'era il problema?

"Lo so. Ma è ...è ...oooh, cristo! Sono i sacri augelli di famiglia a darmi dei problemi, okay?" sbottò Emily, arrossendo fino alla radice dei capelli e cercando, nel contempo, di fare dell’ironia spicciola per non cadere preda del panico.

"Emy, ma... sbaglio o mi avevi detto di aver avuto altri fidanzati, prima di me?" esalò sconcertato Tony, iniziando a subodorare un altro, inaspettato problema.

"Non sono mai arrivata in casa base, per usare un eufemismo tanto caro ai maschi" ammise lei, sbuffando e grattandosi nervosamente il capo, quasi alla ricerca di una risposta alle domande del mondo.

"Oh" mormorò soltanto Anthony, senza sapere bene cosa aggiungere. La situazione stava precipitando molto velocemente.

Passandosi ancora e ancora le mani tra i capelli, ormai ridotti a una massa aggrovigliata di ciocche biondo platino, Emily lanciò un'occhiata verso il soffitto prima di ammettere: "Si presentò una notte, ubriaco fradicio, gridandomi contro cose terribili e che, in parte, neppure compresi. Mi disse che mio padre e mia madre erano dei meschini, che io non valevo nulla, e altre carinerie simili. Mi spaventai, perché Cattivo era quello che mi terrorizzava di più, e lui ne godette. Ghignò in un modo spaventoso e, nello strapparsi di dosso la camicia, mi disse che, se non fossi servita per ottenere un bel gruzzolo, lo avrei almeno fatto divertire."

"Cristo..." mormorò roco Anthony, piegandosi in avanti e poggiando le mani sulle cosce per reggersi. Non aveva neppure un'idea vaga di cosa Emily potesse aver provato in quel momento.

"Già. Io urlai, ma sapevo che Ray non c'era - era uscito per sgranchirsi le gambe e per i suoi bisogni, visto che nella grotta non c'era un bagno - e così Cattivo si slacciò i pantaloni e... beh, lo tirò fuori, già grosso e duro, e mi terrorizzò. Mi rannicchiai sul letto, scalciai e urlai. Credo anche di averlo graffiato, ma lui era molto più grande e pesante di me, così mi schiacciò sul letto e iniziò a tastare il pigiama per spogliarmi."

Anthony si accigliò visibilmente, già pronto a uscire dalla doccia per raggiungerla, ma lei ancora lo bloccò con un cenno della mano e, flebile ma con tono ferreo, proseguì dicendo: "Rideva, sbavava sul mio viso mentre le sue mani percorrevano il mio corpo alla ricerca di un pertugio da cui entrare ma, alla fine, la sbronza ebbe la meglio. Mi crollò addosso, svenuto, e io rimasi lì, bloccata sotto di lui e col volto bagnato dalle mie lacrime e dalla sua saliva, piena di un terrore che non avevo mai provato prima. Ray mi trovò così e, imprecando come non aveva mai fatto, buttò giù dal letto Cattivo..."

"Vince. Chiamalo col suo nome. Con Ray lo fai."

"E' dura. Prenderebbe connotati ancor più reali" sottolineò Emily, pur sapendo che Anthony aveva ragione. Essersi fossilizzata su quei soprannomi aveva permesso loro di ingigantirsi, di divenire qualcosa di più che semplici uomini, trasformandoli in autentici demoni dall'aspetto terribile.

Riportarli a una dimensione umana li avrebbe resi più gestibili e, come nel caso di Ray si era sentita più forte di colui che l'aveva tenuta prigioniera - pur se lui era stato buono e gentile -, forse sarebbe avvenuta la stessa cosa con Cattivo... no, con Vince.

Tornare a vederlo come un semplice uomo, un ubriacone con il terrore di essere catturato, una persona che non aveva affetti ma solo conoscenze legate al mondo della criminalità, lo avrebbe reso più debole. Più controllabile.

Cancellabile dalla sua mente.

Preso un bel respiro, quindi, Emily si avvicinò all'enorme box doccia, vi mise dentro un piede e mormorò: "Vince cadde a terra e Ray lo rivestì in tutta fretta prima di chiedermi come stessi, o se lui mi avesse fatto del male."

"Questo non venne detto a processo, vero?"

Lei scosse il capo, continuando a osservare il piede sul pavimento della doccia, ormai bagnato dai soffi d'acqua che cadevano dall'alto quindi, roca ma tenace, replicò: "Lo sapevano solo gli avvocati, il giudice e l'agente speciale a capo dell'indagine. Chiesi espressamente che non venisse menzionato in aula, e che fosse usato solo se strettamente necessario. Non volevo che si sapesse. Ero convinta che, se si fosse saputo, la mia vita sarebbe finita per sempre."

"Immagino non vi fu bisogno di quell'ulteriore prova a loro carico" sottolineò Anthony.

Emily sorrise beffarda, avvicinandosi ulteriormente fino a terminare a sua volta sotto il soffione della doccia.

Bagnandosi completamente e sentendo il piacevole e rinfrancante tepore dell'acqua sulle carni, su cui era comparsa un’innegabile pelle d’oca da panico, mormorò: "Sandra, la mia balia, ricordava bene che a colpirla fu Vince e, viste le sue condizioni mediche e le mie - risultai essere sottopeso, piena di tagli e lividi, oltre che preda da un profondo stato di stress post-traumatico -, non vi fu bisogno di ulteriori contraddittori. Non so bene come, ma anche la morte dei nostri cani ebbe un peso, perché dimostrò la totale crudeltà di Vince e Simon. Inoltre, tutti i diretti interessati sapevano, e dibattere di una cosa simile a processo non avrebbe giovato a nessuno. L'avvocato di Vince, in particolare, sapeva bene che, se la cosa fosse venuta fuori, in carcere avrebbero cercato di ammazzarlo. Non si toccano i bambini,... figurarsi tentare di stuprarli."

"E tu non volevi che facesse una brutta fine?" domandò Anthony, con tono leggermente sorpreso.

"Ti sembrerà sciocco, ma volevo solo liberarmi di loro e, se fosse successo qualcosa in galera, io sarei stata tirata nuovamente in ballo dai media. Anche se ero piccola, questo lo avevo già capito benissimo. Non volevo più sentirli nominare, né sentirmi nominare mai più alla TV, perciò pregai tutti di rendere le cose il più spedito e veloce possibile, altrimenti avrei negato tutto, se la cosa fosse trapelata in aula" ammise Emy, scrollando le spalle.

"Cocciuta fin da piccola" sorrise appena Anthony, e lei assentì.

"Le pendenze a loro carico erano così tante che davvero non servì, quel particolare in più, perciò non venne messo a verbale. Però, esso rimase sedimentato nella mia testa... e tu ne hai subito le conseguenze" sospirò Emily, reclinando colpevole il viso. "Paradossalmente, forse, se la cosa fosse venuta fuori all'epoca, io non avrei avuto dei demoni a farmi da spalla."

"Li scacceremo tutti, te lo prometto. Non farò due volte lo stesso errore. Inoltre, anche tu ne hai pagato lo scotto, e ben più di me" replicò lui, sollevandole il mento con un dito. "Hai combattuto da sola questa battaglia."

"Avevo Jamie e i miei amici."

"Sai cosa intendo" sottolineò lui, vedendola sorridere debolmente in risposta. "Ne parleremo assieme, anche tutti i giorni da qui all'eternità, ma non ti lascerò mai più in compagnia di quei... no, non li chiamerò mostri, perché darei loro potere. Sono solo i ricordi di Vince e Simon. Tutto qui."

"Tutto qui" mormorò lei in risposta, avvicinandosi ancora di un passo e poggiando così i seni contro il torace di Anthony.

Lui inspirò con forza aria tra i denti, a quel contatto e, reclinando il viso fino a toccare il capo di Emily, mormorò: "Sfidi la sorte, ora... non sono il santo che tante volte mi hai accusato di essere, sai?"

"Lo spero... perché desidero riappropriarmi anche di questo. Della sensazione della pelle contro quella di un'altra persona, del calore di un uomo che mi abbraccia, dei suoi baci che mi scaldano l'anima" replicò lei, avvicinandosi ulteriormente per stringerlo tra le braccia. "Rivoglio tutto questo, Tony... perché mi sei mancato... tutto quanto mi è mancato."

"Sei sicura? Assolutamente sicura?" le domandò a quel punto lui.

"No. E non prometto che non sbarellerò ancora una volta ma, come hai detto tu, siamo insieme. E io voglio questo, ora" replicò lei, levando il capo per cercare un suo bacio.

"Parker ci ucciderà. Stiamo saltando in un colpo solo tutti gli step che ci ha messo davanti prima di arrivare a casa base" ironizzò a quel punto Anthony, sorprendendola e facendola scoppiare a ridere.

"Ha dato anche a te delle direttive?" esalò Emily, sentendosi finalmente padrona di se stessa e sì, maledettamente bene nella propria pelle. Forse sarebbe durato fino al mattino dopo, ma non le importava. Ora si sentiva forte, e voleva cavalcare l'onda fino all'ultimo istante.

Anthony annuì, la baciò con forza e infine disse: "Ci faremo perdonare. Promesso."

"Sì, promesso" acconsentì lei, avvolgendogli un braccio attorno al collo per attirarlo nuovamente a sé.

Voleva quegli attimi, quel contatto, quella presenza maschile accanto a sé. Non era Vince, non lo era mai stato, e ora ogni essenza della suo essere lo sapeva.

Lui era Anthony, e l'amava. E lei amava lui. Solo questo sarebbe contato.
 
***

Non si era mai visto come una persona dormigliona eppure, al suo risveglio, gli parve che fosse dannatamente tardi. 

La luce che filtrava dalle imposte socchiuse sembrava essere già eccessiva, per i suoi gusti e, quando cercò con lo sguardo la sua sveglia, fu sorpreso di non trovarla.

Fu solo a quel punto che Anthony si ricordò di dove fosse e di cosa fosse successo.

Sobbalzando in un letto che non era il suo, finì con il ruzzolare a terra, svegliando la padrona di casa e la sua cucciolona che, come richiamata da quel tonfo, balzò sulle zampe e si catapultò contro Anthony, pronta a fargli le feste.

L'uomo si ritrovò perciò sommerso da quasi cinquanta chili di cane allegro e giocoso e che, con tutta la verve del mattino, lo rese partecipe del suo entusiasmo. Entusiasmo che si trasmise anche a Emily che, sporgendosi dal letto con un risolino ai bordi della bocca, esalò: "Ma cosa ci fai lì?"

"Non lo sapevi? Sono segretamente innamorato di Cleopatra" gorgogliò lui, intento a intercettare il muso della cagnolona perché smettesse di leccarlo.

Emily allora scoppiò a ridere di gusto, diede alcune pacche sulla schiena all'animale e questo, dopo un paio di abbai, uscì di volata dalla stanza. Pochi istanti dopo, si udì il suono delle crocchette cadere nel contenitore preposto e Anthony, nel rimettersi seduto sul letto, domandò: "Le hai preso un dispenser automatico?"

"Sì. A volte dormo così volentieri che non me la sento di alzarmi subito, così evito boicottaggi o autentici ammutinamenti" gli sorrise lei prima di arrossire, dargli un bacio sulle labbra e mormorare: "Grazie, per stanotte."

"Grazie a te. Continuo a pensare che non fosse il momento giusto, che tu avessi bisogno di ulteriore tempo per pensarci, ma..."

"Ma..." lo incitò lei.

Scrollando le spalle, Anthony ammise: "... ma sono così debole da aver amato ogni singolo istante di stanotte. Scusa."

"Non ti scusare per avermi aiutato a liberarmi dalle catene che mi legavano al passato" replicò lei, scalciando via le lenzuola per offrirsi totalmente al suo sguardo, ora fattosi attento e caloroso. "La mia psichiatra era più che convinta che tenermi tutto dentro, e non manifestare stati di rabbia o altro, potesse essere controproducente, e così è stato. Mi sono bloccata. E ho bloccato te nel mezzo."

"Diciamo che, come terapia d'urto, è stata piacevole" mormorò lui, avvicinandosi per abbracciarla, ma lei si scostò ridendo, sospingendolo giù dal letto.

"Non faremo niente, con te che coli di bava di cane, mi spiace" rise Emily, sospingendolo verso il bagno.

"Non è colpa mia se Cleopatra ha dei risvegli focosi" si lagnò lui, pur apprezzando la naturalezza con cui Emily lo stava toccando.

Ciò che li aveva spinti a unirsi la sera precedente - e altre volte durante la notte - era giunto quasi a sorpresa, come una benedizione non più agognata da tempo. 

Emily si era approcciata a tutto ciò con una timidezza che aveva spezzato il cuore ad Anthony, ben conscio di quanto fosse difficile, per lei, cancellare ciò che tanto l'aveva terrorizzata per potersi riappropriare della propria vita in modo totalitario.

Ugualmente, però, lei non si era tirata indietro e, poco alla volta, Anthony le aveva fatto scoprire - e riscoprire - quanto fosse bello sfiorarsi, giocare col proprio corpo e con quello del partner, avvicinarsi lentamente all'acme fino a lasciarsene completamente trasportare.

Tutto era avvenuto con naturalezza, una naturalezza che Emily aveva temuto fino all'ultimo di aver perso per sempre e, quando aveva finalmente scoperto le gioie dell'unione, ne aveva riso fino a piangere.

Per una volta, però, Anthony non se n'era preoccupato. Quelle lacrime l'avevano liberata, disfacendo i lacci che per più di vent'anni l'avevano tenuta ancorata a uno scomodo, orribile passato.

Il segno delle lacrime era ormai sparito, da quel viso acqua e sapone, lasciando il posto a un sorriso carico di aspettative e a occhi nuovamente luminosi e ricchi di vivacità.

Non appena raggiunsero il bagno, Emily aprì l'acqua della doccia, vi infilò Anthony e infine lo seguì, chiudendosi la porta a vetri alle spalle, così da non lasciar fuoriuscire acqua e vapore.

In breve, furono avvolti da una nebbiolina leggera e il morbido tepore dell'acqua li accolse, annullando qualsiasi cosa li circondasse. Per alcuni, intensi e stranianti momenti, sarebbero esistiti solo loro due.

Nessuna preoccupazione, nessun dolore, nessuna ansia.

Carezzando morbidamente il petto di Anthony, su cui spiccava una sottile peluria castana, Emily mormorò roca: "Vorrei davvero non uscire più di casa. Abbandonarmi tutto alle spalle e ricominciare da capo. Ma sarei veramente egoista a pensarla così."

"Ti capisco" replicò Anthony, poggiando il capo contro quello di lei mentre, con le mani, le carezzava delicatamente i fianchi e la schiena. "Ieri avrei voluto picchiare mio padre, ma alla fine mi sono trattenuto. Così, al posto di un pestaggio, gli ho urlato contro che non sarei più tornato a casa e che, se voleva mandare in malora tutto quanto, poteva farlo."

Emily sobbalzò a quella notizia, sollevò il capo a guardarlo con occhi sgranati ed esalò: "Tu... cos’hai fatto?!"

"Molto poco edificante, lo so... ma almeno sono riuscito a fermarmi in tempo e non l’ho preso a pugni" ammise lui, sospirando.

Emily, però, scosse il capo ed esclamò: "No! Non intendevo dire che hai fatto male a pensare di malmenarlo!"

Ora Anthony la guardò confuso e la donna, sbuffando, si grattò pensosa il mento, aggiungendo: "Okay, detta così suona male. Diciamo che picchiare non è mai bello, ma tuo padre se la sarebbe meritata, una bastonatura. Comunque, sono contenta che tu non ti sia abbassato a tanto."

Tony le sorrise divertito ed Emily levandosi in punta di piedi per dargli un bacetto sul naso, mormorò: "Non ti biasimerò per quello che hai pensato di fare, perché so benissimo a cosa stesse puntando tuo padre, quando seppe della nostra relazione, e so altrettanto bene che non ha mai smesso di colpevolizzarti per avermi lasciato andare. Anche per questo, non voglio che sappia che ora stiamo di nuovo insieme. Non voglio dargli questa soddisfazione."

"Il fatto che tu lo sappia non mi rende molto felice" sospirò Anthony, stringendola in un abbraccio mentre l'acqua calda cadeva loro addosso come dolce pioggia estiva. "Ho sempre sperato che i suoi ...appetiti non si notassero, ma la sua sete di soldi e potere è sempre stata troppo chiara a tutti, perché non venisse a galla anche nei momenti meno opportuni. Il suo odio verso Consuelo nacque proprio dal fatto che lei non era abbastanza, per me."

"Sì, lo so... ma sono felice che voi siate rimasti amici nonostante tutto" gli sorrise lei, baciandolo delicatamente alla base del collo.

Lui sospirò, si strusciò contro il suo corpo umido e tonico e, sospingendola delicatamente contro il vetro del box doccia - per loro fortuna, assai resistente - mugolò contro il suo collo: "Sono un animale senza scrupoli... ma ti voglio ancora."

Lei rise roca, si mosse contro di lui per offrirgli tutto lo spazio necessario e, mentre Anthony la penetrava con un movimento fluido, Emily sospirò deliziata e mormorò: "Lo speravo..."

"Non mi dire che speri di recuperare il tempo perduto!" esclamò allora lui, ridendo mentre si muoveva lentamente dentro il suo corpo, con spinte morbide e volutamente sensuali.

Emily rise con lui, assentì e, mordicchiandogli una spalla, sussurrò: "Magari ti lascerò qualche ora di tempo per riprenderti."

"Troppo buona" la ringraziò lui, affondando in profondità con una spinta più vigorosa.

Emily ansimò di piacere e, gettando la testa all'indietro, si lasciò trasportare dal ritmo sonnolento e vorace al tempo stesso di Anthony che, poco alla volta, la condusse per mano fino alla vetta.

Lasciandola galleggiare nell'estasi per qualche altro attimo ancora, Anthony si discostò infine da lei, trattenendola perché non scivolasse a terra ed Emily, sospirando più che soddisfatta, si strinse a sé e mormorò: "Voglio svegliarmi così tutte le mattine. Lascia casa tua e vieni da me."

Lui rise, le diede un bacetto sul naso bagnato e chiosò: "Potrei anche farlo, visto che ho detto a mio padre che me ne sarei andato. E lui non prende così alla leggera le minacce, lo sai."

A quel punto, Emily perse del tutto il desiderio di fare dell'ironia e, più seria, disse: "Tony, ma cosa è successo? Cioè... tu e tuo padre avete litigato molte volte, ma non sei mai arrivato a dire che te ne saresti andato."

"Dobbiamo proprio parlarne adesso?" si lagnò a quel punto Anthony.

Emily si guardò un attimo attorno, valutò la cosa e infine disse: "Te lo concedo. Questo non è il posto adatto, e mi rovinerebbe questa splendida doccia con te. Ma a colazione ne parleremo. Poco ma sicuro."

"Grazie."

"E di che?"

"Di esserci, credo ma, soprattutto, di avermi permesso di finire in santa pace questa doccia" le sorrise lui, facendola scoppiare a ridere.






N.d.A.: ho pensato di non rincarare troppo la dose, per così dire, e di non inserire anche uno stupro, ma soltanto il suo tentativo. Credo che a livello emotivo sia già abbastanza forte, per una bambina di otto anni.
Grazie a ciò che è successo, in ogni caso, Emily riesce finalmente a sviscerare anche il suo demone più nascosto e insidioso e Anthony può finalmente redimersi dal suo essere stato troppo pavido la prima volta (almeno a suo modo di vedere, s'intende).

 
  
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