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Autore: Mary P_Stark    15/11/2021    2 recensioni
Il piccolo paese di Nederland, Colorado, viene stravolto dalla notizia di un rapimento incomprensibile ed Emily Poitier, fotografa e scrittrice presso una piccola casa editrice della zona, è suo malgrado costretta a rivivere ciò che, vent'anni addietro, accadde a lei.
Sarà grazie all'aiuto dei suoi amici e di Anthony, sua vecchia fiamma, se riuscirà a non impazzire a causa dei ricordi, aiutando così a scoprire chi si cela dietro al rapimento e a recuperare, una volta per tutte, la serenità tanto cercata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20.

 

 

 

 

Mickey stava sorseggiando del buon cioccolato al latte, quando udì cigolare il portone che lo teneva rinchiuso nella grotta.

Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, né capiva chiaramente perché fosse tenuto lì ma, in fin dei conti, sapeva di non essere in pericolo - la persona che lo teneva bloccato in quella grotta gliel'aveva assicurato. Inoltre, mangiava tutto ciò che più gli piaceva, per cui per ora poteva anche andare bene.

Certo, la mamma e il papà gli mancavano, e così anche la sua sorellina, ma non poteva certo vivere lì in eterno, no? Prima o poi sarebbe tornato a casa. Si era detto che quella, dopotutto, poteva essere vista come una gita un po’ più lunga del solito.

L'uomo che lo aveva portato lì subito dopo la scuola palesò la sua presenza e Mickey, nell'appoggiare sulle ginocchia il bricco del cioccolato al latte, lo salutò e domandò: "Anche oggi devo rimanere qui, signore?"

"Sì, Mickey. Sono stato a casa della mamma, proprio come mi avevi chiesto, ma lei non ti vuole più perché ha già la tua sorellina, e il tuo papà neanche si ricorda più che abitavi con loro" mormorò suadente l'uomo, consegnandogli una macchinina giocattolo e una borsa con abiti nuovi.

Mickey mise il broncio, a quelle parole, e borbottò: "Non ti credo. La mamma ha sempre detto che mi avrebbe voluto bene anche dopo. E anche il papà."

"Mentivano, Mickey, per tenerti buono in attesa che nascesse la tua sorellina" replicò l'uomo, accucciandosi un po' a fatica accanto a lui per fargli una carezza sulla gota. "I grandi mentono spesso, ma io con te non lo farò mai. Sei stato ingannato come lo sono stato io, tanto tempo fa, ma ora penserò a raddrizzare il torto che hanno fatto a entrambi. Mi prenderò cura io di te, come avrebbe dovuto essere fin dall'inizio."

"Perciò... rimarrò qui per sempre?"

"No. Questo è solo un luogo temporaneo, che serve a proteggerti da chi vorrebbe riportarti dove non ti vogliono. Durerà ancora poco. Quando avrò sistemato un paio di cose, saremo liberi di rifarci una vita, tu e io. Starai con la tua vera famiglia, finalmente" asserì l'uomo, rialzandosi.

"Ma la mia famiglia..." tentennò il bambino.

"Non sono loro! Tua madre ti ha mentito! E così l'uomo che tutti ti hanno detto essere tuo padre!" levò la voce l'uomo, spaventandolo.

Mickey si rattrappì su se stesso, afferrò la coperta con cui di solito dormiva e si coprì il viso per non vedere l'uomo che lo aveva spaventato. Quest'ultimo, con tono più pacato, ma ugualmente lapidario, aggiunse: "Ti farò conoscere la verità, e tu mi sarai grato, finalmente."

Ciò detto se ne andò, e a Mickey non restò altro che piangere mentre finiva di bere il suo cioccolato al latte. Perché quella persona continuava a dire che la mamma gli aveva mentito?

Lui non ci credeva, né ci avrebbe mai creduto.

***

Mentre Emily indicava a Tony dove sistemare i propri scatoloni - indirizzandolo verso l'ampio garage - e Margareth, appena giunta a Nederland, era impegnata a fare un sacco di feste a Cleopatra, Jordan salutò l'arrivo di Jamie, Sherry, Rick e Parker.

Il gruppo di amici, sparito al pari di Jordan la sera precedente dopo la sfuriata di Sherry, era tornato per conoscere le condizioni dell'amica ma, nel vederla pimpante e pronta a dare ordini come un generale, si era subito tranquillizzato.

L’arrivo di Margareth aveva dato ulteriore spinta a Emily per apparire piena di energie e ora, di fronte alla determinazione della giovane e al suo cipiglio battagliero, furono in molti a chiedersi cosa fosse successo, in quelle poche ore.

Jamie fu il primo a esprimere il proprio pensiero, affiancando il padre prima di domandare: "Si è dopata, per caso?"

"Non ho chiesto spiegazioni in merito. Mi fa solo piacere non vederla più come ieri sera" si limitò a dire il padre, facendo spallucce.

Sherry prevenne qualsiasi battuta di Jamie, dichiarando: "Era ovvio che sarebbe stata meglio, visto che ho scelto io la terapia d'urto. Pensi che sia una sprovveduta, Jamie?"

Lui le lanciò un'occhiata piena di maliziosa ironia e replicò: "Sherry, avrei tanto voluto che tu usassi una terapia d'urto del genere quando io mi feci male in mare ma, visto come mi sta guardando male il tuo Rick, penso che non potrò mai approfittare di un simile servizio, vero?"

Sherry emise una risatina gorgogliante, prese preventivamente sottobraccio Rick - che non era abituato alle battute piuttosto spinte di Jamie - e celiò: "Tesoruccio... te l'ho già spiegato. Ti vedo come Gin."

Jamie allora sospirò affranto, scosse il capo di fronte alle espressioni divertite di tutti ed esalò: "Tu non hai la minima idea di cosa significhino queste parole, per il mio cuore. Sei spietata!"

"Oh, credimi... ne ho un'idea ben chiara" sottolineò per contro Sherry prima di dare una pacca sul braccio a Rick per tenerlo in buon ordine e infine raggiungere l'amica con la sua solita falcata fatale.

Margareth scelse quel momento per raggiungerli e, dopo una rapida occhiata a Sherry e una divertita al figlio, la donna celiò: "Ti ha dato ancora il due di picche?"

"Non infierire, mamma" si lagnò Jamie, crollando contro una spalla di Parker per farsi consolare.

Quest'ultimo, ormai prossimo a una crisi respiratoria per il troppo ridere, gli batté confortanti pacche sulla schiena e Margareth, nello scuotere il capo, chiosò: "Avrei dovuto darti del bromuro, da piccolo. Non è possibile che scodinzoli a questo modo ogni volta che vedi una donna."

"Ecco! Anche del cane, mi danno! Dove andremo a finire?!" protestò platealmente Jamie, sempre confortato da Parker.

Jordan lanciò un sorriso alla moglie e uno assai orgoglioso al figlio che, grazie alle sue burle, stava rapidamente facendo scemare in tutti loro le ansie sorte la sera precedente, alla vista della crisi di Emily.

Certo, nessuno dei due interessati avrebbe mai espresso in maniera diretta ciò che, molto probabilmente, aveva permesso alla sua bambina di liberarsi dall'ultima gabbia che la teneva avvinta al suo passato - e, di sicuro, neppure voleva pensarci - ma era chiaro che Anthony aveva compiuto un piccolo miracolo.

Sherry aveva avuto ragione nel volere che tutti loro abbandonassero la casa di Emily, al fine di poter dare alla coppia il tempo di confrontarsi, di sviscerare il problema una volta per tutte.

Per quanto lasciare ad altri il compito del salvatore - per così dire - gli fosse costato, Jordan ormai aveva compreso che quel ruolo non avrebbe mai più potuto essere suo.

L'unica cosa che aveva potuto riavere era la fiducia della figlia poiché, tutto il resto, era già di appannaggio di qualcun altro. Più di vent'anni prima, era stato Max ad avere quel ruolo. Ora competeva ad Anthony, e lui doveva accettarlo.

Non avrebbe mai assunto le sembianze dell'eroe, agli occhi della figlia, ma il solo fatto di averla riavuta indietro era soddisfazione sufficiente a rendere più dolce quella piccola ferita che portava nell'animo.

Emily li raggiunse proprio in quel momento con passo claudicante, l'aria rasserenata e vagamente divertita e, nel vedere la faccia sconsolata di Jamie, chiosò: "Certo che sei davvero una sagoma, Jamie. E dire che ormai dovresti essere immune ai rifiuti delle donne."

Jamie si raddrizzò immediatamente di fronte a quell'aperto affronto e, pur sapendo che la sorella lo aveva detto solo per attizzare ulteriormente la sua burla, lui replicò stizzito: "Scusa... cos'hai detto?"

Emy scoppiò a ridere della grossa e, ignorandolo per un istante, guardò Rick e disse: "Puoi aiutare Anthony con gli scatoloni più grossi? Ho idea che Sherry potrebbe tentare di fare l'eroina e caricarseli sulle spalle, ma sono davvero pesanti."

"Vado subito" assentì il giovane, correndo nei pressi dell’auto di Anthony per rendersi disponibile coi lavori pesanti.

Sorridendo furba, Emily aggiunse solo per i presenti restanti: "Non è affatto vero, ma è una scusa per fargli fare qualcosa di mascolino davanti a lei. Cose da Sherry, sapete com’è..."

Parker sghignazzò platealmente, esalando: "Quella donna è diabolica. Ha cominciato a capire come prenderlo. Quando lui si sarà tranquillizzato a sufficienza, potrà attaccarlo ai fianchi come uno squalo."

"Credo che l'idea sia quella" ammise Emily prima di sorridere all'amico e aggiungere: "Le hai dato dei consigli in merito, vero?"

"Ammetto di sì. Sherry è così... esplosiva, passami il termine che, per avvicinare mio fratello, deve disinnescare qualche mina antiuomo, o imploderanno entrambi come la volta scorsa. Fargli fare il cavaliere senza macchia per un po' lo rasserenerà, e così Sherry avrà campo libero per poterlo avvicinare davvero, stavolta" le spiegò Parker, soffiando sulle unghie per poi lucidarle con platealità sulla felpa.

Margareth e Jordan risero divertiti ed Emily, nel dare una pacca sulla spalla a un ancora corrucciato Jamie, disse: "Non credere che non ti abbia sentito, prima... grazie per aver stemperato l'atmosfera a modo tuo."

"Sei mia sorella. Farei questo e altro... ma non dire mai più che le donne mi danno buca. E' offensivo!" ci tenne a precisare Jamie, ritrovandosi nell'abbraccio caloroso della sorella.

Lui ricambiò con forza, mormorandole poi tra i capelli: "Dio, com'è bello poterti stringere così!"

"Lo so... piace anche a me" annuì lei prima di scostarsi, guardare seriamente la madre e il padre e infine chiedere: "Che ne dite se andiamo da Consuelo e Sam?"

Margareth assentì assieme al marito e Parker, chiamando a sé Cleopatra, disse: "Andrò a sequestrare Anthony con la scusa di far fare un giro a Cleo, così Sherry e Rick potranno rimanere soli. Qualche indicazione in merito alla posizione degli scatoloni?"

Emily scosse il capo, diede un bacione al muso della sua cagnolona, che stava già saltellando allegra attorno a Parker e infine, affiancata la madre, si avviò verso la casa dei vicini assieme alla sua famiglia nuovamente riunita.

Erano serviti più di vent'anni - e innumerevoli ferite - per poter raggiungere quel fatidico traguardo ma, alla fine, Emily si era riappropriata del suo passato, oltre che del suo futuro.

Ora, avrebbe fatto di tutto per permettere anche a Mickey di ottenere la stessa cosa.

***

Fu Samuel ad aprire loro la porta e, nel vedere anche Jamie, sorrise e disse: "Sophie ha sentito la tua mancanza."

"Le donne mi adorano... fin da piccole" celiò il giovane, lanciando un'occhiata derisoria alla sorella, che fece spallucce in risposta. "Posso tenerla in braccio per un po'?"

"Credo ne sarà felice" assentì Samuel, consegnandogliela dopo aver ripulito il visino della bimba dalla pappetta che stava mangiando.

Ciò fatto, accompagnò nel salotto il resto della famiglia Poitier e lì, sprofondata nella sedia a dondolo, trovarono Consuelo in contemplazione del profilo dell'Hurricane Hill, che si specchiava sulle placide acque del lago.

Quel giorno, complice l’aria immota e il cielo terso e di un acceso color turchese, il lago appariva in tutto e per tutto come un perfetto specchio d’immane grandezza, e le sagome frastagliate delle Montagne Rocciose vi si gettavano con elegante splendore.

Il viso emaciato della donna, in assorta contemplazione di quello spettacolo della natura, fece sospirare Margareth che, avvicinandola per prima, mormorò: "Consuelo, tesoro... ciao."

La giovane volse appena lo sguardo, la riconobbe dopo alcuni istanti di confusa osservazione e, infine, con uno spontaneo quanto inaspettato singulto, Consuelo si levò in piedi per abbracciarla. Dolente, quindi, esclamò: "Oh, Margareth! Cosa devo fare?!"

Samuel si sorprese dell'effetto che la madre di Emily ebbe sulla moglie e, in silenzio, uscì al pari di Jordan ed Emy per tornare in cucina, dove Jamie stava facendo saltellare su una gamba la piccola Sophie.

Nel vederli tornare alla chetichella, il giovane si bloccò per un attimo, preoccupato, prima di domandare: "Che succede? Perché avete quelle facce?"

"Si sta finalmente sfogando" gli spiegò succintamente Samuel, lasciandosi andare su uno degli alti sgabelli dell'open space.

"E' chiaro che stava attendendo l'unica persona - e donna - che avrebbe potuto realmente capirla appieno" convenne Emily, imitando Samuel mentre Jordan si affiancava al figlio per far giocare Sophie.

"Erano giorni che speravo di vederla piangere, o inveire in qualche modo... anche contro di me. Neppure sua madre è riuscita a ottenere nulla, e neanche la mia. E’ solo caduta in quella sorta di apatia che mi faceva ancora più paura delle urla e degli strepiti" le confessò Samuel.

Jordan annuì pensieroso, ammettendo: "Ricordo bene quando tornammo a casa e trovammo Sandra - la loro balia - stesa a terra ferita, e il lettino di Emily vuoto. Margareth quasi impazzì. Iniziò a correre per casa, quasi fosse convinta che Emy stesse giocando a nascondino, mentre io ero impegnato a chiamare il 9-1-1 perché soccorressero Sandra."

Jamie gli diede una pacca sulla spalla mentre Emily sospirava afflitta e Samuel, annuendo, mormorò: "Anche noi sperammo fino all'ultimo che fosse un suo scherzo."

"L'agente McCoy vi ha detto nulla, stamattina?" si informò a quel punto Emily.

Scuotendo il capo, Samuel asserì: "Niente, a parte sottolineare per l'ennesima volta che non devo presentarmi ai campi base per partecipare alle ricerche. A quanto pare, qualcuno ha fatto la spia."

Nel dirlo, ammiccò con triste ironia ed Emily, nel carezzargli un braccio, disse: "L'agente McCoy sa il fatto suo, e ha ragione. Rischieresti ben più di una caviglia slogata, se ti precipitassi nel bosco per cercare Mickey. E' giusto che tu rimanga qui con Consuelo."

"Anche se mi sento inutile?" replicò amaro Samuel.

Lei assentì, aggiungendo: "Sì, credimi. Anche papà tentò di venire a cercarmi, pur se non aveva idea di dove fossi. L'agente O’Reily, che all'epoca del mio rapimento si occupò del caso, mi disse che picchiò un paio di agenti prima di venire bloccato a casa, con tanto di ammonimento al seguito."

Ciò detto, ammiccò al padre che, sorpreso, la fissò a occhi spalancati, forse non consapevole che lei conoscesse quella parte della storia.

Scrollando le spalle, quindi, aggiunse per lui: "Me lo disse quando cominciai a incolparti di tutto quello che mi era successo ma, all'epoca, ero un tantino arrabbiata con te, perciò l'informazione passò in secondo piano."

Jordan arrossì leggermente nel passarsi una mano sulla nuca con fare nervoso e, sorridendo comprensivo a Samuel, che li stava osservando divertito, ammise: "Sì, ammetto di essermi macchiato di aggressione, perciò ti dico; va bene rimanere accanto alla propria moglie. Non stai restando immobile. Fai solo quello che, al momento, ti hanno concesso di fare. La mente non è lucida, quando succedono certe cose, ed è giusto che se ne occupi chi, invece, riesce a valutare con obiettività l'intera situazione."

"Non sapevo che fossi un pugile, papà" ironizzò a quel punto Jamie, facendo sorridere tutti.

"Ci sapevo fare, all'epoca" ammise Jordan.

Emily, nello stringere un braccio attorno alle spalle di Samuel, mormorò: "Ce la faremo, te lo prometto. E se non saremo noi, scommetto che anche Mickey troverà il sistema di venirne fuori da solo. E' furbo, lo sai."

Samuel assentì ma non disse a parole ciò che realmente lo preoccupava, e che anche Emily temeva più di qualsiasi altra cosa.

Davano tutti per scontato che fosse vivo, rinchiuso da qualche parte ma sano e salvo. Se però fosse finito nel giro degli organi illegali, o dei pazzi criminali che acquistavano bambini nel dark web per poi farne cose inenarrabili, non lo avrebbero mai trovato vivo. O forse, non lo avrebbero mai trovato e basta.

***

Ancora stretta tra le braccia di Margareth, che la stava cullando con dolcezza e comprensione, Consuelo riuscì in qualche modo a risollevarsi per guardare la donna con estrema contrizione e dire: "Mi scusi davvero tanto! La rivedo dopo tanto tempo, e la prima cosa che penso di fare è piangerle addosso!"

Margareth, però, scosse il capo, le carezzò la folta chioma corvina e, con un sorriso, asserì: "Puoi piangere finché vuoi, bambina cara. Ne hai tutto il diritto, e anche bisogno. All'epoca, quando mi portarono via Emy, piansi moltissimo, e imbrattai un sacco di camice del mio povero fratellone."

Consuelo sorrise debolmente a quell'accenno, e la donna si sentì autorizzata a procedere. Ora, aveva la sua attenzione.

"Ci si sente spaesati, incompresi e, il più delle volte, si pensa che la polizia - o chi è preposto ad aiutarci - non capisca appieno il nostro dolore. So bene tutte queste cose, credimi" la rassicurò Margareth, asciugandole gli occhi con il bordo del suo fazzoletto. "Puoi urlare e strepitare, se ne senti la necessità. Nessuno ti biasimerà e, se chiederai all'agente McCoy, si sorbirà anche qualche rimbrotto. E' un brav'uomo, lo so per esperienza."

Annuendo, Consuelo ammise: "Emily mi ha detto di averlo conosciuto proprio a causa del suo rapimento. Era l'addetto agli identikit."

"Sì, davvero un bravo giovane. Trattò molto bene Emy. Sono contenta che abbia fatto carriera, anche se mi spiace averlo saputo così" sospirò Margareth, aiutando Consuelo ad alzarsi. "Che ne dici se andiamo a fare una passeggiatina in giardino, e poi coccoliamo un po' quello splendore di Sophie?"

Mordendosi il labbro inferiore, Consuelo mormorò roca: "I giornalisti spuntano da tutti i cantoni non appena metto piede fuori. Anche per questo mi sono rinchiusa qui dentro. Sono davvero insopportabili."

"Lo so, cara, ma questa è casa tua e gli intrusi sono loro, non tu. Devi riprenderti i tuoi spazi, o loro se ne prenderanno sempre di più, un pezzo alla volta" le fece notare lei con fervore. "Penseremo noi a proteggere la vostra intimità. Promesso."

"Non volevo che accadesse... che tante persone perdessero il loro tempo a causa nostra" sospirò a quel punto Consuelo, scuotendo il capo.

"Gioiscine, cara, piuttosto. Vuol dire che la vostra comunità è forte, che avete attorno schiere di persone che vi vogliono bene e farebbero di tutto per Mickey. Questo è importante" replicò Margareth, massaggiandole con tenerezza le braccia per darle coraggio. "Forza, andiamo di là. Credo che il tuo Samuel senta un po' la tua mancanza. E anche la piccolina."

Consuelo assentì e Margareth, nell'avvolgerle la vita con un braccio, la sostenne sia fisicamente che emotivamente mentre, un passo alla volta, conduceva la donna verso la fase successiva di quel terribile viaggio travagliato. Purtroppo, lei ne conosceva fin troppo bene ogni singolo centimetro, ma sapeva che l’amica di sua figlia doveva cominciare a incamminarsi, se non voleva rimanerne soffocata per sempre.

Più si fosse protratta l'attesa, più le sfide da affrontare si sarebbero fatte dure. Lasciare che giornalisti, paura e sconforto avessero la meglio, avrebbe voluto dire non risalire più la china, qualsiasi fosse stato l'esito di quella ricerca.

***

Mano nella mano con Samuel, e tenendo la piccola Sophie nel marsupio sopra il seno, Consuelo uscì finalmente da casa dopo giorni di auto segregazione. Come temuto, però, nel giro di alcuni minuti i primi reporter si mostrarono nei pressi dell'abitato, con tanto di telecamere a spalla e microfoni spianati.

La barriera umana formata da Emily, la sua famiglia e i suoi amici, ora presenti in massa, fornì loro la protezione necessaria per poter raggiungere il retro della casa attraverso il giardino.

Con il levarsi delle proteste di alcuni giornalisti, Sherry non si lasciò pregare e decise di passare all’attacco. Espose quindi il suo sorriso più smagliante, avanzò verso la staccionata riuscendo a camminare sull'erba con passo elegante nonostante le Louboutin chilometriche e, mettendo in mostra l'arma che portava al fianco, dichiarò melliflua: "Vorrei chiarire un punto con voi, cari signori. Al primo che mi verrà a citare il diritto all'informazione, io risponderò con il quinto emendamento. I proprietari di questa casa non hanno intenzione di rispondere a nessuna delle vostre domande, sono ovviamente sconvolti per la sparizione del figlio e non sanno chi possa essere stato a rapirlo. Se avete domande serie, rivolgetele all'agente speciale McCoy, altrimenti portate rispetto per il loro dolore e andatevene."

"Con quale diritto ci impedisce di fare il nostro lavoro?" protestò allora una reporter della CBS.

Allargando il proprio sorriso, che però divenne di pietra, Sherry replicò: "Sono stata assunta dalla coppia come loro portavoce, perciò parlo in vece loro. Quanto al vostro lavoro, dovrebbe essere riportare la verità, non ingigantire fatti di cui non sapete nulla."

Interrompendosi, estrasse dalla tasca della giacca di pelle il proprio cellulare, scorse velocemente su internet alcuni articoli dopodiché, didascalica, elencò i titoli gonfiati - se non addirittura del tutto fasulli - comparsi sulle maggiori testate americane.

Tornando a sorridere gelida al suo auditorio, ora non più tanto sicuro di sé, Sherry terminò dicendo: "A quanto pare, o non sapete fare il vostro mestiere, o qualcuno non ricorda più quale mestiere stia facendo. Davvero avete tirato in ballo le messe sataniche? Dio, per favore! E con quali prove? Perché la mia cliente è di origine messicana? Qualcuno è per caso un po' razzista, in mezzo a voi?"

Tra i giornalisti si levò un borbottio irritato, ma Sherry proseguì nella sua manfrina, senza risparmiare commenti acidi a nessuno. Poco per volta, smontò una dopo l'altra le assurde teorie proposte dai giornali ma, non contenta, aggiunse con tono mortalmente serio: "Non pretendo che capiate il loro dolore, perché altrimenti avreste già compreso quando fare un passo indietro, perciò terrò a ricordarvi fino allo sfinimento il rispetto della privacy e della proprietà privata."

Prima ancora che i giornalisti facessero la voce grossa, Sherry gettò in mezzo ai loro piedi un piccolo microfono-spia e sibilò tra i denti: "Al prossimo che trovo sulla proprietà dei miei clienti, giuro che farò emettere su ciascuna delle vostre teste un'ingiunzione restrittiva."

Ciò detto, li abbandonò senza null'altro dire, allontanandosi ancora con passo fatale ed elegante. 

Uno per uno, i giornalisti si allontanarono dal microfono gettato a terra come se fosse stato una bomba a mano pronta a esplodere e Sherry, nello svoltare l'angolo, ghignò beffarda prima di ritrovarsi addosso gli occhi curiosi di Rick.

Nascosto dall’angolo di casa dietro cui si era sistemato, aveva seguito da lontano la sua performance con espressione affascinata e orgogliosa assieme ma ora, curioso, chiese spiegazioni.

"Non hai affatto perquisito la casa, Sherry" sottolineò a quel punto lui, fissandola divertito.

Lei, allora, scrollò le spalle e chiosò: "Ma loro non lo sanno. Per un po' staranno buoni, visto che nessuno vuole beccarsi una denuncia per violazione della proprietà privata."

Rick, allora, le sorrise ammirato e, nell'indicare l'erta su cui si erano sdraiati i loro compagni per prendere un po' di sole, domandò: "Hai bisogno di una mano?"

"No, ce la faccio" replicò lei, notando come Rick non tentasse nemmeno di offrirle il braccio.

Lei, allora, incuneò la mano nell'incavo del suo gomito e aggiunse: "Però apprezzo che tu me lo abbia chiesto."

L'uomo rise divertito, scosse il capo di fronte al ragionamento di Sherry e chiosò: "Lo so che ho dei modi antiquati, scusa... ma è più forte di me. Mamma ci teneva molto che io e i miei fratelli si imparasse a trattare le donne come autentiche gemme."

"Ho apprezzato, credimi, come ho apprezzato il fatto che tu non abbia insistito quando ti ho detto di no" sottolineò a quel punto lei, stringendosi ulteriormente al braccio dell’uomo.

"Una donna che riesce a camminare come hai fatto tu, sull'erba e con dei tacchi da dodici centimetri, non ha bisogno del braccio di nessuno... ma ho pensato fosse carino offrirtelo" ammiccò lui, accompagnandola dabbasso fino a raggiungere Emily e Anthony.

"E lo era. Carino, intendo" mormorò Sherry, accomodandosi sull'erba prima di guardare Consuelo e aggiungere: "Per qualche giorno li ho sistemati. Purtroppo, hanno la memoria corta e, entro breve, verranno a capo del mio piccolo scherzo ma, almeno per ora, potete tirare un sospiro di sollievo."

"Grazie, Sherry. Non ho davvero parole per dirti quanto ti siamo grati" mormorò Consuelo, sorridendole.

"Vorrei poter fare di più ma, almeno per il momento, la mia rete di informatori non ha trovato nulla. Il che può voler dire molto, o molto poco" sospirò a quel punto Sherry, riafferrando il cellulare per controllare le ultime e-mail. "Il fatto che i maggiori siti nel dark web non riportino la sua fotografia, neppure contraffatta, è di buon auspicio. Ho anche allertato mio fratello Gin, a L.A., perché tenga gli occhi aperti. La California è una piazza piuttosto battuta, e non voglio lasciare niente di intentato."

Samuel e Consuelo la ringraziarono ma Sherry non riuscì a provare soddisfazione, per quelle esternazioni di gratitudine.

Voleva trovare Mickey. Solo allora avrebbe potuto dirsi soddisfatta del proprio lavoro.

Fu in quel momento che Emily le diede una pacca sulla spalla, le sorrise e disse: "Lo troveremo. Ne sono sicura."

Sherry non poté che sorriderle.

Era vero solo in apparenza che lei era quella forte, ed Emily la principessina da salvare. Lo aveva capito fin dal primo giorno in cui si erano conosciute all'università.

Certo, Emy le era parsa spaesata e terrorizzata come un cerbiatto abbagliato dai fari di un'auto, e il suo istinto protettivo aveva elevato le antenne immediatamente, accorrendo in aiuto di una sorella in stato di difficoltà. 

Quando, però, aveva conosciuto la storia della nuova amica e aveva compreso fino in fondo da dove fosse nato quel suo perenne stato di ansia, non solo l'aveva trovata coraggiosa, ma resiliente.

Sherry non era del tutto sicura che, messa di fronte a una simile prova, sarebbe stata altrettanto forte e determinata. Lei aveva imparato a difendersi e a cavarsela in tenera età perché costretta, perché la madre era una drogata e il padre perennemente assente. Lei e Gin erano divenuti adulti all'età di cinque e sette anni, quando avevano trovato Riley - la loro madre - stesa a terra in preda a un'overdose da ossicodone.

Senza farsi prendere dal panico, lei aveva chiamato il 9-1-1 mentre Gin si era premurato che la madre non si soffocasse con il proprio vomito. Quando finalmente i paramedici erano arrivati, il padre era rientrato a casa, stanco e provato dal lungo viaggio in camion, e aveva trovato un autentico caos intorno a sé.

Solo grazie alla sua presenza, non erano finiti in mano ai servizi sociali e, per tutto il mese successivo, erano stati in sua compagnia. Forse, il mese più bello della loro vita. Il lavoro, però, era tornato a separarli e Riley, disintossicata e pronta a riprendere le redini della propria vita, li aveva di nuovo accuditi.

Per un po', tutto era andato bene ma le buone, care, vecchie abitudini erano tornate.

Riley aveva solo imparato a gestire meglio i suoi piaceri, evitando che i servizi sociali la trovassero a farsi e lei e Gin, muti testimoni del suo lento discendere all'inferno, erano rimasti in silenzio per non essere separati.

Avevano così imparato a salvare la madre da se stessa, e la vita per loro era divenuta un campo di addestramento continuo. Il padre aveva sempre provveduto al loro sostentamento ma, poco alla volta, si era allontanato dalla famiglia, forse stanco dei colpi di testa di Riley finché, un giorno, non era più tornato.

Al suo posto, aveva lasciato una busta gialla con il timbro di uno studio legale, oltre a due libretti bancari intestati a entrambi i figli, in cui erano stati versati i soldi per il college.

Lei, perciò, aveva imparato sulla strada – e in casa – il modo migliore per sopravvivere, … ma Emily? 

Emily era cresciuta in una famiglia altolocata, vezzeggiata e amata, ricoperta da una patina dorata che l'aveva resa fin da subito la principessina del suo privato castello, la bambina che tutte agognavano di essere.

Eppure, nonostante questa patina di regalità, non soltanto era sopravvissuta, ma era riuscita a liberarsi da sola dei suoi aguzzini, scappando per boschi sconosciuti e ricchi di crepacci fino a trovare qualcuno in grado di aiutarla.

No, Emily non era debole. Non lo era mai stata. Era stata - ora, forse, non lo era più - una creatura ferita, piena di paure, ma mai debole.

Poteva darne l'idea, a un occhio disattento, ma Sherry ormai la conosceva bene, e sapeva quanto acciaio vi fosse dietro il velo dorato che la ricopriva.

Perciò, annuì alle parole dell'amica e, cercando di rilassarsi, si distese sull'erba fresca per respirare a pieni polmoni l'aria tersa di quei luoghi sapendo bene che, nel pomeriggio, avrebbe ripreso le ricerche di Mickey.

Risposarsi serviva sempre, anche se si sentiva fremere dentro per il desiderio di riprendere le ricerche.

Per ritrovare Mickey, però, doveva dare il meglio di sé e, per farlo, ogni tanto doveva fermarsi anche lei.

  
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