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Autore: Darty    06/11/2021    11 recensioni
“Tutti gli amori felici si somigliano; ogni amore infelice è invece difficile a modo suo. In casa De Jarjayes tutto era sottosopra” (e spero che L.S. non se ne abbia a male)
Oscar ed Andrè e la loro “storia terrena” appartengono a Riyoko Ikeda ed un po’ anche a Tadao Nagahama e Osamu Dezaki. Questa fanfiction non ha scopo di lucro, ma terapeutico sì...
I versi di David Bowie sono solo suoi: dell’immortale Duca Bianco.
Si incomincia con il Cavaliere Nero. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I’m glad that you’re older than me
Makes me feel important and free
Does that make you smile, isn’t that me?
I’m in your way, and I’ll steal every moment

(David Bowie, Sweet Thing – Candidate)
https://www.youtube.com/watch?v=vrfc8c6VkTA
 
 
L’indomani era iniziato un lungo viaggio, verso est, seguendo a ritroso il sorgere del sole.

Il Duca d’Orleans aveva costruito due nuove identità per Oscar e Andrè. La quantità di documenti e carte, ceralacche e sigilli, solo in minima parte contraffatti ed in gran parte autentici, comprovavano la rete di amici influenti ed i ruoli di potere che rivestivano i massoni della Gran Loggia.

Questo pensiero  preoccupò assai André, che pure cercava, come suo solito, di sdrammatizzare.

Oscar, ora risponderai al nome di Conte Jules de Saint, giovane cadetto di anni diciassette, che sta partendo per il Grand Tour verso il porto di Genova.
Io sono il tuo precettore, Jacques Preux, di anni trentadue, ma ti prego: non dirmi che assomiglio a Monsieur Petit che ancora mi ricordo quando ti burlavi di lui alle lezioni di latino, quando gli facevi credere che conoscevi pure l’aramaico, ti mettevi ad inventare parole e lui rimaneva di sasso.”

Perché tu André invece eri un cherubino, vero? Non ti ricordi di quando hai messo i ricci di castagna nelle tasche del suo giustacuore?”

“Solo perché ti voleva punire Oscar, per avere incollato le pagine della sua Gèometrie di Descartes e dovevo distrarlo.”

Una risata genuina sorse spontaneamente fra loro.

Poi la realtà ripiombò in tutta la sua crudezza.

Si avvide  André che con quelle nuove identità il Duca aveva voluto farsi gioco di lui e dimostrargli  che molto aveva intuito  ...

... e  la carrozza che li avrebbe accompagnati fino a Marsiglia, dove si sarebbero imbarcati sulla Misticque, vascello battente bandiera francese diretto a Genova, era arrivata.

Sulla carrozza, nera e senza stemmi, condotta da un paio di uomini del Duca, erano stati già caricati i bagagli: due piccoli bauli rivestiti in cuoio che contenevano coperte, ricambi d’abito, mappe e bussole, medicamenti ed altri effetti. Il nécessaire de voyage, che custodiva documenti, salvacondotti e valori, era stato invece consegnato direttamente ad André.

Oscar vestita da ragazzino aveva legato la sua bionda chioma con un nastro blu. L’abito di rigido damasco blu scuro era impreziosito da uno jabot di pizzo bianco, e la rendeva ancor più esile.

André, un ciuffo di capelli a nascondere la benda nera che copriva il suo occhio sinistro, era vestito in maniera più dimessa, un semplice abito, anch’esso nero, ma di buona fattura, con un tricorno che gli ombreggiava il volto.

Il Duca d’Orleans non c’era. Le istruzioni le avevano ricevute nei suoi appartamenti privati all’alba, un’ora prima. Salirono in carrozza.

 
* * *
Da un abbaino di Palais Royal,  Bernard Chatelet stava osservando incuriosito la scena. Il colonnello delle Guardie Reali che l’aveva quasi catturato e l’uomo moro, alto e robusto,  che sembrava proprio quello che aveva ferito all’occhio qualche giorno prima, stavano salendo su una carrozza. Spintonati in malo modo in verità. Si mormorava che il generale  padre fosse stato rinchiuso alla Bastille, il giorno prima,  e che una lettre de cachet incombesse anche sulla testa del figlio Oscar François.  Si domandava cosa stesse accadendo.

Ma fu ancora più stupito quando, poco dopo, intravide lo svedese amante della Regione uscire al galoppo.

 
* * *
Oscar si accomodò in carrozza. Le lunghe gambe che nervosamente si muovevano facendo battere il tacco degli stivali su è giù.

Oscar troveremo il modo di affrontare questo viaggio e poi di eludere i ricatti del Duca. Tuo padre non corre un pericolo immediato. E quanto a Fersen ...”

Taci André ! Non hai ancora compreso  che non è di Fersen che mi preoccupo? Non sono sicura che riusciremo a portare a termine la missione o che alla fine il Duca  manterrà la promessa! E poi, maledizione, tu sei stato gravemente ferito all’occhio, anche  se fai finta di niente! ”

E  magari ti spaventa la seconda condizione imposta dal Duca!  Oscar,  perché non ti vuoi confidare con me?”

Abbassò la testa Oscar: “André, come sta il tuo occhio?

Bene Oscar, bene”, risposte André,  deluso dalla solita reticenza di Oscar, ma egoisticamente compiaciuto  che lei non fosse preoccupata  per Fersen ,  “Quando il dottore ha tolto la benda ieri sera,  ho visto la luce della candela, sfocata ma l’ho vista”.

E’ un sollievo André, io ... io, non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa.”

Ed io ne morirei se succedesse qualcosa a te, Oscar, lo sai”, le disse sollevandole il mento con le dita e  fissandola negli occhi.

Non poteva André confessarle il suo amore.

Proseguirono il viaggio, studiando l’itinerario e le carte sul Conte di Saint-Germain affidate loro dal Duca. Ed esercitandosi a chiamarsi Jules e Monsieur Preux.

A notte fonda erano giunti nei pressi di Fontainebleau dove trovarono alloggio nella locanda annessa alla posta di cambio.

Dopo un pasto frugale, Oscar e André si erano diretti verso le loro stanze, al secondo piano della locanda. André aveva accompagnato Oscar fino alla sua porta, si era assicurato che la stanza fosse pulita e in ordine e che il fuoco fosse acceso. Poi le aveva augurato la buona notte.

Quanto era bella la sua Oscar aveva pensato. Non riusciva a voltarsi per andarsene.

Oscar si stupiva invece di quanto alto fosse diventato il suo André, che la superava di tutta la testa, e mentre lui usciva e lei entrava aveva sfiorato le sue mani con quelle di André. Erano grandi le mani di André, ed erano tiepide.  Socchiuse appena gli occhi, pensando di conservare quel tepore. Poi si riscosse. La guardava André, e l’occhio sano brillava.

Quanto amava la sua Oscar, aveva pensato. Ma doveva nasconderlo.

Perché lui era un plebeo e  lei una contessa, e quello era un amore impossibile.

Quindi si era congedato, pensando che non sarebbe riuscito a prender sonno quella notte.

Ed invece era entrato nella sua stanza, si era lavato con l’acqua fredda del catino, aveva medicato l’occhio con l’unguento, si era tolto gli stivali, il giustacuore e la camicia e si era addormentato subito, tanta era la stanchezza del viaggio.

Nel frattempo, nella taverna al piano terra della locanda, i due sgherri che li scortavano si erano ubriacati.

Bastien, perché non ci divertiamo un po’ con la contessa, la notte è fredda e si sentirà sola”,  biascicò Thierry.

Bah, che dici Thierry ... scommetto che quello stallone del suo servo la starà scaldando a dovere.

Ed allora andiamo a dargli il cambio Bastien.

Thierry hai ragione ....tutto il giorno a cassetta, abbiamo diritto a sfogarci!’

Si alzarono i due uomini, un po’ malfermi sulle gambe, barcollando si diressero al secondo piano.

Si sveglio André, confuso ed agitato, aveva sentito un urlo soffocato.  Si maledisse per quel sonno profondo che lo aveva colto.

Nella stanza di Oscar i due sgherri erano entrati, forzando il chiavistello e richiudendo la porta dietro di sé. Oscar dormiva. Era sola. Si erano arrestati un attimo, abbagliati dal fulgore della pelle diafana e dai capelli biondi sparsi sul cuscino che rilucevano alla luce del fuoco del camino. Poi si erano avventati su di lei. La mano sinistra di Thierry  a chiuderle la bocca. Mentre con la destra le puntava un coltello sotto la gola e Bastien le era saltato addosso bloccandola con il suo peso.

Inizio io Bastien, l’idea è stata mia. Alzati e mettile uno straccio in bocca”. Aveva morso con tutta la forza dei suoi denti, Oscar, la mano di Bastien. Ma non era bastato. Con la sua gola urlava chiamando André, ma nessun suono ne usciva.

Avevano strappato via le coperte e  Bastien ora le teneva bloccate le braccia, in alto sulla testa.

Thierry aveva mollato il coltello e con entrambe la mani le stava sollevando la camicia da notte. Aveva liberato la patta e la stava forzando ad aprire le gambe, quando con una spallata André  aveva spalancato la porta.

Non aveva armi André, ma aveva con sé una furia cieca ed un attizzatoio; e poi aveva intravisto il coltello che luccicava abbandonato a terra.

Tirò via Thierry,  che stava addosso ad Oscar,  e lo colpì  con l’attizzatoio, tramortendolo. Bastien lasciò le braccia di Oscar, barcollò cercando di afferrare il coltello, ma André lo disarmò con un calcio. 

Esci e porta via il tuo compare da questa stanza o Dio mi è testimone che vi ammazzo a mani nude, bastardi!”

Bastien non se lo fece dire due volte. Caricò Thierry ancora svenuto sulle spalle e si precipitò fuori.

Perdonami Oscar, perdonami” si mise a piangere André, mentre la ricopriva con la coperta “Non ti ho protetto Oscar, non valgo niente Oscar”.

André non è colpa tua, non è colpa tua, e non è successo niente André, sei arrivato in tempo André, non è successo niente, non è successo niente.”

Allora l’aveva avvolta meglio nella coperta, l’aveva presa in braccio e mentre la portava nella sua stanza le aveva detto: “Oscar, da questa sera non dormirai più sola. Non mi importa se sia  sconveniente o disonorevole. Non ti lascerò più sola”.

Oscar, come al solito, tacque. Ma le luccicarono gli occhi. Ed André, stranito, se ne avvide.

Giunsero a Marsiglia quindici giorni dopo, fermandosi frequentemente  alle stazioni di posta per cambiare i cavalli ed in una locanda ad ogni tramonto. Ogni volta André scendeva dalla carrozza per primo, assicurandosi che gli sgherri non osassero sfiorare Oscar nemmeno con lo sguardo.

Ma i due sgherri stettero alla larga, Thierry ancora malconcio e Bastien che continuava a rinfacciargli la follia di quella tentata violenza,  perché se avessero pregiudicato la missione, il Duca d’Orleans non avrebbe esitato ad ucciderli.

Dopo cena,  Oscar e André si ritiravano nella loro stanza, accomodata con due giacigli ed una coperta, stesa su una corda, per garantire ad Oscar un po’ di intimità. Ma chi avesse origliato alla porta, avrebbe udito spesso la lieve risata cristallina di una donna e la voce profonda dell’uomo che la faceva ridere.

L’occhio di André era migliorato, forse perché ogni sera era Oscar a pulirlo e medicarlo con l’unguento.

Poi a Marsiglia André aveva consultato un medico, che aveva assicurato a Monsieur Preux che l’occhio stava guarendo. Aveva alzato il sopracciglio quel medico,  vedendo quel ragazzo imberbe accompagnare il suo precettore. Li aveva poi osservati dalla finestra mentre uscivano, scorgendo i due loschi figuri che li aspettavano di sotto. Poi aveva alzato le spalle ed accolto il successivo paziente.

Appena soli, Oscar aveva trascinato André in un angolo e su quell’occhio lo aveva baciato. Un fulmine aveva acceso il cuore di André.

Sembrava quasi una gita di piacere, sembrava quasi che un fanciullo ed il suo precettore si preparassero per il Grand Tour. Sapevano bene che non era così.  

Ma quando videro il  Misticque, vascello a tre alberi che leggero galleggiava nelle acque tranquille del porto di Marsiglia, per un attimo pensarono che le bonheur est parfois caché dans l’inconnu . (*)
(*) La felicità a volte è nascosta nell’ignoto (Victor Hugo)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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