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Autore: Smeralda Elesar    07/11/2021    1 recensioni
Grazie al Guerriero Dragone, Lord Shen non è stato ucciso dalla sua stessa arma che crollava su di lui.
Non che il pavone sia minimamente contento della cosa, primo perché odia avere un debito con il panda, e secondo perché l'unica alternativa alla morte è la prigione, e per il suo orgoglio essere incarcerato è intollerabile.
Nonostante questo, Po vuole aiutare Shen a fare i conti con le ferite del passato.
Il problema è... come si fa ad aiutare chi non vuole essere aiutato?
Cosa può sorgere dal buio di una prigione per una creatura avvelenata dall'odio, dalla rabbia e dal desiderio di vendetta?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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E finalmente torno a pubblicare!

Dopo una pausa molto più lunga di quello che avevo pensato posso riprendere il lavoro!

Ringrazio tutte le persone che hanno avuto fiducia nella storia: l'ho visto il contatore delle visite che saliva... grazie a tutti!

Ciò che sorge

***

Dall'orgoglio

***

Light has gone
I'll never see the sun again
My days will be as dark as my nights
A question burning in my mind
What is left to do for the observer when he's blind?

(My legacy – Serenity)



-Io ve lo avevo detto che avreste dovuto prepararvi a chiedere scusa a chiunque aveste mandato laggiù. Mi dispiace molto che qualcuno si sia fatto male-

Maestro Bue dovette inghiottire il rimprovero della Divinatrice senza ribattere.

Lei aveva avuto ragione, lui torto, e lei non glielo stava nemmeno facendo pesare troppo.

-Avevate ragione voi- sospirò -Ha ancora bisogno di un medico per le ferite vecchie e per quelle che si è procurato oggi. Volete vederlo?-

-Fatemi accompagnare da lui-

***

La Divinatrice era stata altre volte all'interno della prigione della città.

Se chiudeva gli occhi poteva sentire perfettamente l'ordine secondo cui erano disposti gli otto corridoi principali ed i blocchi più piccoli all'interno dei segmenti.

Era una perfetta riproduzione dello schema dell'i'ching, e lei riusciva ad orientarsi solo perché aveva abilità che non erano alla portata di tutti.

Sapeva che persino guardie che avevano lavorato lì per anni, se perdevano il conto delle svolte non riuscivano più a capire quale fosse il corridoio giusto per uscire, ed allora dovevano procedere a tentoni o chiedere agli arcieri nell'arena centrale.

Un sistema geniale, a prova di evasione.

La guardia che la scortava era un'antilope taciturna, fredda e concentrata sul proprio dovere.

Era lui che portava il secchio con l'acqua calda e la pila di panni puliti con cui pulire le ferite.

La divinatrice seppe di essere vicina alla cella giusta già dalla prima svolta del corridoio: quella rabbia che avvertiva poteva provenire solo da una persona.

La preoccupazioe le fece affrettare il passo e superare la sua guida.

Arrivata davanti alla cella credeva di sapere già cosa aspettarsi, ed invece la vista di Shen, incatenato, ferito, debole e pieno di veleno, la scosse nel profondo.

Dare un'immagine concreta a quello che aveva solo percepito era straziante.

Shen era incatenato al muro con una catena corta che a malapena gli consentiva di arrivare alla branda dove era appollaiato; il collo era piegato in una posizione innaturale perché i lacci che gli strigevano le ali gli impedivano di far riposare la testa sotto l'ala come sarebbe stato suo istinto fare.

Lei non aveva detto nulla, ma al minimo rumore fuori dalla cella Shen aveva sollevato di scatto la testa, mostrando i suoi occhi rossi brucianti di rabbia ed il bavaglio di cuoio che gli serrava il becco.

Quello non avrebbero dovuto farlo.

Anche una persona con un temperamento meno irascible del pavone non avrebbe tollerato di essere trattata in quel modo.

Il principe esiliato la guardava con odio.

Probabilmente in quel momento odiava il mondo intero.

La Divinatrice si rivolse alla guardia.

-Per favore, portate dentro queste cose e poi lasciateci soli-

La guardia aprì la porta della cella ed antrò, ma Shen lo ignorò, tenendo fissi gli occhi e tutta la sua rabbia sulla Divinatrice.

Non lo degnò di attenzione nemmeno quando uscì dalla cella e fece entrare lei, per poi sparire nel corridoio illuminato di arancione dalle lampade.

Lei per prima cosa, una volta dentro, prese dalla sua bisaccia un coltello.

Il pavone la guardava sospettoso adesso, e quando lei fece per avvicinarsi lui scostò il collo con uno scatto.

-Shen? Pensi davvero che potrei farti del male?-

Lui la guardò con gli occhi ancora più stretti. Non si fidava di lei, e questo la preoccupava.

Che Shen non l'avesse in simpatia era ovvio e forse anche comprensibile, ma che temesse che lei volesse fargli del male era molto più grave.

Era l'esatta misura di quanto la sua fiducia nel mondo fosse compromessa.

-Non voglio ferirti. Voglio toglierti il bavaglio. Posso?

Lui continuava a fissarla con il collo teso e gli occhi carichi di odio.

Stavolta, quando lei si avvicinò di nuovo, non si scostò, ma si poteva percepire tutta la tensione del suo corpo pronto a scattare.

Arrivata alle sue spalle la Divinatrice si accorse che non c'erano nodi, ma un anello metallico dentro cui passava una piccola asta anch'essa di metallo e che faceva da chiusura.

Mise via il coltello e solo allora Shen smise di tremare per la tensione.

La Divinatrice fece scivolare la barra fuori dall'anello ed il bavaglio cadde a terra con un tonfo sordo.

Non appena il pavone ebbe di nuovo il becco libero esplose subito contro di lei.

-Che cosa vuoi ancora? Non ha già fatto abbastanza danno?-

-Sono qui per curarti-

-Non voglio le tue cure-

-Shen, se non farai qualcosa quelle ferite finiranno per infettarsi. Sicuramente lo sai già da te-

Quando lei allungò una zampa con l'intenzione di allentare le corde lui si allontanò.

Saltò giù dalla branda, con il rumore metallico della catena che lo seguiva, e si schiacciò contro il muro.

-Non mi interessa! Anche se dovessi morire, non azzardarti a toccarmi!-

-Shen, per favore...-

Non le era sfuggita la smorfia di dolore che aveva percorso il suo viso con tutti quei movimenti.

Tentò di nuovo, ma lui stavolta invece di ritrarsi raddrizzò la schiena.

-Ti odio!-

Fu come se l'avesse colpita. Lei non aveva mai avuto intenzione di fargli del male, anzi aveva fatto di tutto per riportarlo alla ragione ed impedire che si distrugesse.

Non era bastato.

Shen era più spezzato che mai.

-Puoi odiarmi o no, non è importante. Adesso taglierò le corde. Sarai libero di muoverti-

-Ahahah! Libero di muovermi!-

In un secondo il coltello era di nuovo nelle sue mani.

La Divinatrice non era stupida, aveva colto benissimo il suo sguardo ed il pensiero di impossessarsi del coltello come se Shen lo avesse urlato, per questo fece scattare solo il nodo più in superficie e poi fece sparire immediatamente la lama di nuovo nella bisaccia e fuori dalla sua portata.

Non le sfuggì nemmeno il suo sguardo deluso ed astioso quando si rese conto che ancora non poteva muovere completamente le ali.

Senza una parola, lei gli tolse di dosso i giri di corda, ed immediatamente il pavone provò a muovere le ali anchilosate.

Non riusciva a coordinare i movimenti, e finì per sbatterle un paio di volte a vuoto, senza riuscire né a sollevarle né a chiuderle come avrebbe voluto.

Nonostante il comportamento del pavone la Divinatrice non poteva fare a meno di essere dispiaciuta per lui.

-Shen...-

-Non una parola-

La divinatrice sospirò.

In quelle condizioni non poteva fare altro che accettare la sua volontà.

Era già abbastanza per l'orgoglio di Shen essere stato incarcerato, non voleva aggiungere motivi per odiare il mondo.

Sperando che avesse dimenticato il rifiuto iniziale, provò a riportare l'argomento sulle cure.

-Ho portato un unguento che...-

-No-

-Ti ho già detto che devi...-

-Ed io ti ho già detto di no-

Qualsiasi moto di empatia potesse aver avuto verso di lui era messo a dura prova.

-Smettila di comportarti come un pulcino capriccioso!-

Tentò di afferrarlo da un'ala ma lui fu più veloce e le bloccò la zampa a mezz'aria.

Sull'ala si vedevano tagli vecchi e nuovi ed il piumaggio bianco era macchiato di polvere e sangue, ma la sua presa era salda.

La divinatrice comprese di avere sbagliato.

Shen era un adulto ormai, e lei lo dimenticava troppo facilmente.

-Non. Osare. Toccarmi- sibilò lui in avvertimento, e solo dopo le lasciò andare lentamente la zampa.

Doveva pensare a qualcosa, ed in fretta!

Qualcosa di meglio che costringerlo con la forza.

Nelle condizioni in cui era il pavone chiunque avrebbe potuto sopraffarlo facilmente, ma anche se era per il suo bene lui lo avrebbe vissuto come l'ennesima violenza.

La Divinatrice andò alla borsa e prese il vasetto di terracotta.

Anche senza ricorrere alle arti divinatorie, sapeva che molto probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto perchè Shen avrebbe fatto qualcosa di terribilmente stupido come spaccarlo contro il muro.

-Te lo lascio. Fanne buon uso-

Lo posò sulla branda, alla portata del pavone, e poi uscì dalla cella.

La guardia apparve come dal nulla per chiudere a chiave.

-Hai dimenticato di rimettermi le corde ed il bavaglio- la provocò deliberatamente Shen.

-Credo che tu abbia già abbastanza nodi addosso anche senza aggiungere quelli di canapa- replicò lei, e si allontanò dalle sbarre.

La Divinatrice sapeva, semplicemente sapeva che non aveva ancora finito, ma allo stesso tempo sapeva che non doveva tornare in cella in quel preciso momento.

Come sempre dette retta al suo istinto e rimase immobile al centro del corridio ad una certa distanza.

Sentì la guardia alle sue spalle fermarsi, ma non le chiese nulla.

-Io devo aspettare. Dovrò tornare dentro la cella, ma non so quando. Preferite aspettare con me o tornare quando vi chiamerò?-

-Aspetterò qui-

Le indicò uno sgabello accanto alla porta di un'altra cella.

La divinatrice si trovò a sorridere. Per quanto silenzioso, quel ragazzo aveva dimostrato buon cuore.

-Grazie, giovanotto-

***

Shen guardava il vasetto che gli aveva lasciato la Divinatrice con puro odio.

Da un lato non voleva avere nulla a che fare con loro, dall'altro sapeva bene cosa comportavano la setticemia e la cancrena.

Se pensava di usare l'unhuento il suo orgoglio si rivoltava, se pensava di gettarlo e lasciare che le ferite facessero il loro corso il suo stomaco si contorceva per il disgusto.

Alla fine optò per un compromesso: iniziò a lavare le ferite con l'acqua calda ed i panni.

Si spogliò lentamente per non fare strofinare troppo la stoffa sui tagli, ma lasciò la cintura allacciata inn modo da non essere completamente nudo.

Gli sembrava strano muoversi, ed odiava il fatto che le ali ancora gli formicolassero per essere state strette a lungo, ma almeno nessuno poteva vederlo.

Per trovare le ferite doveva solo seguire la sensazione del dolore in tutti i punti del suo corpo.

Quando provò ad appoggiare lo straccio su uno dei tagli sull'ala il bruciore gli tolse il fiato.

Dovette costringersi a non gridare, e per tutto il processo si concesse solo pochi lamenti che per fortuna nessuno poteva udire.

Taglio dopo taglio, ferita dopo ferita, tolse lo sporco e la polvere con l'acqua e parti sempre pulite di stoffa.

Per quelle sulla schiena dovette strofinare alla cieca e sperare che bastasse.

Una volta finito tremava per la fatica, il dolore e la debolezza, ma non poteva negare di sentirsi meglio.

E adesso la parte difficile: l'unguento.

Shen decise di usarlo.

Alla fine, se avevano deciso di curarlo potevano biasimare solo la loro stessa stupidità quando lui si fosse rimesso in forze e li avesse uccisi tutti.

Appena aperto il barattolo ne uscì un odore pungente.

Shen lo ricordava bene, così come ricordava quanto faceva maledettamente male!

Scacciò il pensiero, cercando di convincersi che all'epoca era solo un pulcino e che sicuramente la sua percezione del dolore era più bassa, che adesso che era un adulto avrebbe potuto benissimo sopportarlo.

Ne prese un po' sulla punta delle ali e provò ad appoggiarlo su uno dei tagli sull'ala sinistra.

Subito il dolore lo passò da parte a parte come un dardo infuocato, e lo fece gridare e contorcere.

Era intollerabile! Shen avrebbe potuto amputarsi l'ala piuttosto che avere quel fuoco che lo bruciava!

Non poteva sopportarlo, non poteva!

Serrò gli occhi e strinse l'ala in un gesto inutile, ma niente riusciva a farlo passare davvero. Doveva resistere, doveva solo resistere... sapeva che non avrebbe potuto continuare a bruciare in eterno!

Poco alla volta, con una lentezza intollerabile, la sensazione di essere trapassato da un ferro rovente si allentò, ed a lui rimase solo il respiro ansimante ed una sensazione di pulsazione dolorosa in tutto l'arto.

L'aveva applicato solo in un punto, per quanto fosse un taglio piuttosto lungo, ed il pensiero di dover ripetere il procedimento con tutto il resto del corpo lo atterriva.

Tuttavia non poteva farne a meno per non morire, né avrebbe mai permesso all'orrenda capra di fargli da infermiera.

Prese un respiro profondo, raddrizzò la schiena e prese ancora un po' di unguento.

Se avesse fatto abbastanza in fretta avrebbe potuto coprire molte ferite in un colpo solo.

Con un gesto veloce coprì almeno tre o quattro tagli, e non ebbe nemmeno il tempo di pentirsene perché una scarica di puro dolore gli scoppiò nel cervello e lo fece crollare a terra urlante.

Era... era davvero troppo!

Non si accorse dei passi che si avvicinavano di corsa alla sua cella prima di cadere privo di sensi.

***

Quando si risvegliò era tutto finito.

Aveva dolore dappertutto, ma un dolore sopportabile, non la sensazione di essere scorticato vivo.

Era disteso sulla branda, con le ferite fasciate ed una veste nuova e pulita addosso.

L'odio per la loro condiscendenza gli andò alla testa ancora più veloce del dolore della medicina.

Come avevano osato prendersi i suoi vestiti senza chiedere il permesso?! Cosa diavolo faceva sentire quella maledetta capra in diritto di decidere cosa fosse meglio per lui?

Perché non riuscivano a capire che lui non voleva niente da loro?!

Si sarebbe strappato la veste di dosso se l'alternativa non fosse stata stare nudo.

Inoltre c'era la questione dei suoi speroni e delle poche lame da lancio che gli erano rimaste addosso. Non li aveva alle zampe quando si era svegliato in cella, ma chi glieli aveva tolti? E cosa ne avevano fatto?!

Il pensiero delle sue preziose creazioni distrutte gli faceva venire ancora più voglia di strappare la pelle di dosso ad ognuno di loro, lentamente, dolorosamente, come loro avevano strappato via tutto il suo lavoro.

Il pensiero andò al suo guan dao, l'arma unica al mondo che aveva creato apposta per sé.

Se quello che gli avevano detto era vero, il suo dao era ormai in fondo al mare dopo il naufragio della nave ammiraglia.

Lo aveva perso per sempre, certo, ma il pensiero che non fosse caduto in mano a quegli orridi esseri era in un certo senso consolante.

Sollevò di poco la testa e vide accanto a sé una brocca, presumibilmente con l'acqua, dei panini al vapore ed una ciotola di zuppa.

Il disgusto lo fece voltare dall'altro lato.

Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto mangiare, se voleva recuperare le forze e scappare da quella maledetta cella, ma non era ancora così disperato.

Inoltre sapeva che la capra aveva approfittato della sua incoscienza per disinfettare tutte le ferite, bendarle e rivestirlo... l'umiliazione avrebbe potuto farlo vomitare! Altro che cibo!

Per un attimo pensò di lasciarsi andare, di smettere di mangiare o di togliersi la vita in qualche altro modo per non dare a nessuno la soddisfazione di saperlo rinchiuso in cella.

Sarebbe stato bello dimostrare che lui non era una pedina nelle loro mani, e che poteva scegliere il suo destino in qualsiasi momento.

C'era però qualche questione in sospeso: la prima erano i suoi nemici.

Da vivo avrebbe avuto la possibilità di farla pagare molto cara a quello schifoso orso nero e bianco, e come lui al bue che lo aveva imprigionato.

L'idea di liberarsi e di strappare loro le viscere lentamente, dolorosamente, per vedere la disperazione nei loro occhi e fargli supplicare di essere uccisi pur di porre fine alla sofferenza era oltremodo allettante, troppo per rinunciare alla possibilità togliendosi la vita.

E d'altra parte, essere prigioniero, condividere il rancio dei criminali, trattato senza nessun riguardo per il suo rango e la sua autorità... era intollerabile!

Aveva già masticato l'amarezza dell'umiliazione quando era stato bandito ed aveva dovuto rifugiarsi sulle montagne in accampamenti di fortuna, e da allora aveva giurato a sé stesso che mai più si sarebbe abbassato al di sotto di quello che gli spettava.

Decise che avrebbe provato a sopportare, per amore della fiamma di vendetta che sentiva bruciare dentro.

Sì, avrebbe sopportato, e quando sarebbe stato il momento avrebbe sputato su di loro tutto il dolore e l'umiliazione che gli stavano facendo provare.

Il dolore gli stava annebbiando la mente e lo faceva lamentare con un suono basso e continuo ad ogni respiro.

Il sottile rettangolo orizzontale della sua cella era molto, molto scuro, dunque doveva essere notte.

Da qualche parte sopra di lui gli sembrò di sentire il suono lontano di un tuono, poi la luce abbagliante di un fulmine attraverso la sottile finestra gli diede la conferma: fuori dalla prigione, nel mondo esterno, aveva iniziato a piovere.

***

Po era seduto a terra sotto il portico della casa in cui erano ospiti lui, Shifu ed i cinque cicloni.

C'erano delle panchine nel giardino e sotto la tettoia, ma sfortunatamente nessuna era a misura di un panda ben nutrito, e dunque lui aveva dovuto optare per il pavimento in legno del portico.

Le nuvole dense che si erano ammassate sulla città stavano finalmente scaricando una gran quantità di pioggia.

Se quel temporale fosse avvenuto sulla città solo pochi giorni prima sarebbe andato tutto diversamente: Shen non sarebbe potuto partire con pioggia e forti raffiche di vento, e forse anche l'uso della polvere da sparo ne avrebbe risentito, ed allora forse...

-Sei pensieroso, panda-

-Ah! Maestro Shifu! Complimenti per l'abilità, ma è proprio necessario apparire così?-

-La forza dell'abitudine, panda. E d'altra parte tu eri così immerso nella tua mente che dubito ti saresti accorto di me-

Po sospirò.

-Avete ragione maestro- “Come sempre” aggiunse a mezza voce.

-Ti ho sentito. Piuttosto, non hai risposto alla mia domanda. Come mai sei così pensieroso?-

Po non sapeva bene cosa rispondere. Erano troppe cose da elaborare per un solo panda!

-Pensavo a quello che è successo oggi. Insomma, io credevo che salvare Shen fosse la cosa giusta da fare, non credevo che mi avrebbe odiato ancora di più! E soprattutto non volevo che ferisse nessuno, tantomeno Maestro Bue Infuriato. O il medico. O la guardia, o le altre guardie, o...-

-Po-

-Sì?-

-Credevi che, dato che tu gli hai salvato la vita, lui ti fosse riconoscente?-

-Be'... sì?-

Dal modo in cui Maestro Shifu scuoteva la testa Po temette che fosse davvero deluso da lui.

-Mi dispiace, Maestro... ho sbagliato?-

Shifu riportò su di lui uno sguardo concentrato ed indagatorio, che ovviamente il panda non riuscì a sostenere.

-Non so dirtelo, Po. Dipende. Perché lo hai fatto?-

A disagio, Po raccontò come si fosse accorto che il cannone stava crollando dritto su Shen e che lui non si muoveva, anzi sembrava avere gli occhi chiusi.

-Non so se fosse troppo spaventato o cosa, ma non potevo lasciarlo lì. Certo, non pensavo che peggiorasse- lasciò andare un altro grosso sospiro ed allargò le braccia -Forse ha ragione Shen. Forse sono solo uno stupido-

Non si aspettava di sentire il maestro che lo toccava leggermente per attirare la sua attenzione.

Shifu non lo guardava mentre parlava, guardava dritto davanti a sé a cose che solo lui poteva vedere.

-Po, ascoltami. Quando ho chiesto all'Universo di mandare nella valle della Pace il Guerriero Dragone mi aspettavo qualcuno forte, serio, esperto di kung fu. Mi aspettavo un degno avversario per Tai Lung. Ma l'universo non ha mandato quello che volevo, ha mandato quello di cui avevo bisogno. Io volevo qualcuno più forte di Tai Lung perché pensavo di contrastare la violenza con altra violenza, perché lo distruggesse come io non avevo la forza di fare. Ed invece l'universo ha mandato una creatura dal cuore grande e dall'animo gentile. Qualcuno che curasse invece di schiacciare. Po. Non importa che tu non sia bravo nel kung fu come gli altri, sarai sempre più forte, solo, di una forza diversa. E quello che stai cercando di fare con Shen, forse non porterà a nulla, ma è una buona cosa. Se lui non sa apprezzarlo è lui ad essere in difetto, non certo tu-

-Dunque... dunque non sto sbagliando?-

-A mostrare compassione? No-

Per una volta Shifu non si scansò dall'abbraccio del panda. Sapeva che Po ne aveva bisogno, e sebbene lui non fosse troppo a suo agio con quel tipo di manifestazioni di affetto non lo avrebbe negato a chi ne aveva bisogno.

-Grazie, Maestro. oh... ehm... scusate-

Lo rimise a terra e tentò di non fissarlo mentre Shifu si ridava il suo solito contegno.

-Tuttavia devo avvisarti. Lord Shen è pericoloso, ti odia e non vuole essere aiutato. Tienilo sempre a mente-

-Lo farò, Maestro-

-Vuol dire che non devi farti coinvolgere troppo da lui-

-Io... io ci proverò-

***

Il mattino dopo il panda, il maestro, i Cinque Cicloni e la Divinarice erano riuniti nella sala più grande della casa occupata da chi restava del Consiglio dei Maestri che amministrava la città: Maestro Croc e Maestro Bue, che in quel momento era più infuriato che mai.

La benda che gli copriva la ferita alla spalla spiccava bianca sul suo corpo grigio scuro, e Po non aveva il coraggio di incrociare il suo sguardo.

-Vi ho fatti chiamare tutti per discutere il problema di Shen. In una sola giornata e nonostante fosse ferito si è dimostrato un pericolo più che mai per chiunque abbia tentato di avvicinarglisi. In più c'è la questione della sua condanna. Lui è stato bandito da questa citta per crimini orribili, e quando è tornato è stato per portare ancora più morte e distruzione. È un pericolo, non posso tollerarlo in alcun modo, nemmeno da prigioniero-

Li guardò tutti, uno per uno.

-Ho intenzione di chiedere la condanna a morte-

Per un attimo il tempo si fermò nella stanza. Mettere a morte qualcuno era una decisione estrema, che anche nel caso di Lord Shen faceva emergere un intimo rifiuto.

-Non potete!-

Esclamarono allo stesso tempo Po e la Divinatrice.

Ed il bue non sapeva a chi rivolgersi prima.

Fu Croc a parlare per lui.

-Rispettabile Divinatrice, sappiamo quanto siete affezionata a Shen, ma avete visto anche voi di cosa è capace. E quanto a te, Guerriero Dragone, c'è una cosa che devi sapere. Tu sei nato entro i confini della citta di Gong Men, e per nascita puoi far valere i diritti concessi dalle sue leggi. Ebbene, le leggi di questa città permettono alle persone offese di avere voce in capitolo sulla punizione di chi ha arrecato l'offesa. Tu puoi chiedere la condanna a morte per Shen, per quello che ha fatto al villaggio in cui sei nato ed alla tua gente-

Po sgranò gli occhi inorridito.

-No! No, no, no! Non voglio che sia ucciso!-

-Perché non capisci?!- si arrabbiò Bue -Con il tuo parere a favore potremmo liberarci di quell'abominio una volta per tutte! Potremmo evitare che altre persone debbano soffrire a causa sua! Vorrei proprio sapere come fai ad essere contrario, ora che sai quello che ha fatto alla tua gente e quanto ti odia nonostante tu gli abbia salvato la vita-

Ok, Po lo sapeva che Maestro Bue Infurriato aveva quel nome per un motivo, ma davvero... vederlo infuriato contro di lui lo intimidiva non poco!

La Divinatrice toccò leggermente Po con il suo bastone per spingerlo avanti.

-Ehi, ehi, ehi... oh, e va bene!- si vergognava da matti ad essere messo così al centro dell'attenzione, ma non aveva molta scelta. Fece un bel respiro prima di rivolgersi a loro.

-Maestro Bue, Maestro Croc, mi dispiace per i problemi che Shen ha provocato oggi. Io... io credo che lui stia soffrendo più di quanto noi possiamo immaginare e... e voglio provare ad aiutarlo. Non chiederò mai la condanna a morte-

Non c'era altro da dire, o comunque Po non sapeva come spiegarlo. Per lui era tutto lì.

-Vuoi provare ad aiutarlo?- gli chiese Bue -E quando esattamente? Prima o dopo che ti avrà sventrato?-

-Ah... ehm... io...-

-Rassegnati! Shen porta solo disgrazia. I suoi genitori gli hanno risparmiato la vita convertendo la pena capitale in bando, e sono morti per il dolore. Maestro Rhino Tonante avrebbe potuto ucciderlo con un solo colpo, ed invece lo ha solo avvertito, e sai bene che fine ha fatto. Tu lo hai salvato dall'esplosione e dall'annegare, e lui non ci avrebbe pensato due volte ad ucciderti anche dopo che lo ha saputo. Shen è... -

Furono distratti dal rumore di qualcosa che atterrava sul pavimento con un rumore di ceramica.

Senza dare retta a nessuno la Divinatrice si era seduta a terra a zampe incrociate ed aveva tirato fuori tutti i suoi strumenti su una coperta.

I maestri si avvicinarono incuriositi, tranne Bue che sembrava più che altro scettico.

-Divinatrice, volete davvero leggere il futuro di Shen? L'ultima volta che lo avete fatto è stato portatore di disgrazie anche se le cose non sono andate come avevate detto voi-

-No, Maestro, ho giurato di non leggere più il futuro di Shen. Quello che voglio leggere è il presente, e non solo per lui-

Gettò una manciata di polvere nella ciotola e da questa si levò un fumo denso in grado di oscurare l'intera stanza.

Le immagini erano confuse.

A tratti sembrava di vedere un pavone che eseguiva mosse di kai li fo in rapidissima successione, ma il resto erano forme ammassate, che cambiavano troppo in fretta per essere riconosciute.

All'improvviso il fumo si tinse di un rosso scuro e denso come il sangue, ed esplose riempendo ogni angolo della stanza.

Era un fumo che non faceva respirare, ed ognuno di loro lo sentiva penetrare nei polmoni, soffocarli, annegarli con la sua massa vischiosa.

Po si sentì terrorizzato come mai prima d'ora nella sua vita.

Stava... stava soffocando!

Cadde in ginocchio a terra e ad ogni boccata d'aria c'era cenere dal sapore ferroso che gli riempiva la bocca.

Non aveva mai provato una disperazione così profonda, in grado di accecarlo, di schiacciarlo.

Sarebbe morto! Sarebbe morto, ne era certo! Non avrebbe più rivisto suo padre, i suoi amici, il kung fu...

Avrebbe voluto urlare per farlo smettere ma non riusciva ad emettere fiato.

All'improvviso come era iniziato tutto cessò.

Il peso sul petto si era sollevato, e l'aria non era più satura di cenere rossa.

Po prese un paio di profondi respiri di sollievo e poi si buttò a terra sulla schiena per riprendere fiato e dare modo al suo cuore di calmarsi.

Era incredibile! Non capiva cosa fosse appena successo, sapeva solo che non avrebbe voluto riviverlo mai, mai più.

Quando provò a riaprire gli occhi per prima cosa mise a fuoco una figura china su di lui, con delle corna ricurve.

-Va tutto bene, panda. È finita, adesso siamo al sicuro-

Lui si alzò lentamente a sedere -Meno male! Ma cosa è stato?-

Poco lontano da lui sentì la voce di Maestro Bue Infuriato.

-Già, cosa è stato?-

La Divinatrice sospirò.

-Ho giurato di rivelare il significato delle mie visioni per intero, senza travisarlo né distorcerlo. Quello che avete appena visto era Lord Shen-

Un coro di “cosa?” ed altre esclamazioni di sorpresa riempì la stanza.

-Che cosa volete dire con questo? Come ha fatto?- Chiese Maestro Bue preoccupato.

-Lord Shen non ha fatto nulla, temo che sia stata colpa mia. Io ho chiesto di scrutare nel suo presente invece che nel futuro, ed a quanto pare il presente di Shen è fatto di quello che abbiamo appena sentito-

Maestro Bue incrociò le braccia sul petto.

-Allora è deciso. Se questo è ciò che Shen ha in mente non lascerò che lo scateni su nessun altro. Il pavone sarà messo a morte-

-No!-

Tutti si voltarono verso Po, che ancora faticava a rimettersi in piedi.

-No, Maestro Bue, non lo fate! Se sta così noi...-

-Guerriero Dragone, l'insistenza tua e della Divinatrice nel non mettere immediatamente a morte Shen è già costata dei feriti, e adesso che ho visto esattamente cosa c'è dentro di lui non metterò in pericolo altre vite-

Al suo fianco Maestro Croc prese la parola.

-Io sono d'accordo. Lasciarlo in vita è pericoloso per tutti. Sarà eseguita la condanna stabilita venti anni fa nel caso avesse violato il bando-

Po aveva gli occhi sgranati per l'orrore.

-Ma non potete! Lui... lui sta soffrendo! Dobbiamo aiutarlo!-

Maestro Bue aveva fatto un minaccioso passo avanti all'ennesima insistenza del panda, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa nella ciotola della divinatrice accadde qualcosa di strano.

Dal fondo, tra le volute di fumo grigio che ancora si alzavano, si accese un fioco bagliore. Era come un minuscolo raggio di sole catturato nella ciotola.

Per tre volte il verso di un pavone risuonò tra le mura, ed era angosciato, carico di rabbia, dolore e pena.

Alla terza volta il bagliore scomparve ed il fumo finì di disperdersi.

Nessuno di loro poteva dubitare che fosse appena accaduto qualcosa di sovrannaturale, ma nessuno se non la divinatrice avrebbe potuto spiegare loro cosa.

-Divinatrice, cosa significava?- le chiese Maestro Bue.

Lei non rispose subito.

Scrutava la ciotola intensamente anche se ormai la magia era svanita ed era tornata ad essere un normale recipiente in terracotta, e mentre pensava lasciava scorrere una zamapa sulla barba.

-Questo è... straordinario-

Alzò lo sguardo su di loro, soprattutto su Maestro Bue.

-Ho aperto un collegamento con l'energia di Shen. Abbiamo visto tutti quanto sia pieno di odio, ma quando il Guerriero Dragone lo ha difeso si è manifestato qualcosa di diverso-

-Che cos'era?-

-Una speranza-

Maestro Bue Scosse la testa.

Era palese che lui non credesse che per Shen ci fosse alcuna speranza, ma rispettava la Divinatrice ed aveva fiducia nelle sue capacità.

-E dunque cosa dovremmo farne di lui?-

Invece di rispondere a loro la Divinatrice si voltò verso il panda, che era finalmente riuscito a rimettersi in piedi ed era circondato dai suoi amici che lo sostenevano.

-Un guerriero coraggioso, forte ma anche dal cuore puro. Dimmi, Po, saresti capace di dimostrare la stessa compassione anche quando Shen supererà ogni limite?-

Il panda era molto sorpreso da quella richiesta.

-Bè, io... io farò del mio meglio-

La Divinatrice annuì.

Il suo comportamento era sempre stato fuori dalla comprensione delle persone comuni, per questo nessuno di loro si azzardò a disturbarla o a metterle fretta quando chiuse gli occhi e rimase ferma, appoggiata al suo bastone ad ascoltare qualcosa che solo lei poteva sentire.

-Oggi è una notte senza luna. Maestro Bue, io vi chiedo di sospendere il vostro giudizio fino alla prossima luna nuova, ad un mese ed un giorno a partire da oggi-

Il bue era più che sbalordito dalla nuova richiesta.

-Un mese? Un intero mese? Gli dei solo sanno cosa può combinare quel pavone in un mese, anzi, lo sanno i demoni come lui!-

-Cosa dovrebbe succedere in un mese, Divinatrice?- chiese più cauto Maestro Croc.

-Qualsiasa cosa potrebbe accadere. Vi chiedo di assumervi un rischio, ma potrebbe valerne la pena-

Maestro Bue scosse la testa. Si vedeva che l'idea non gli piaceva nemmeno un po', tuttavia stava facendo del suo meglio per lasciare da parte i sentimenti personali e ragionare in maniera obiettiva.

-In condizioni normali questa questione verrebbe messa i voti in un consiglio di tre Maestri, ma sappiamo tutti bene perché a questo consiglio manca un membro. Tuttavia, per rispetto alla Divinatrice ed al Guerriero Dragone, io sono disposto a concedere questa proroga. Tu sei d'accordo, Croc?-

-Se non accadrà nient'altro che metta in pericolo la città o i suoi abitanti, lo sono-

-Molto bene. Allora rivaluteremo il caso di Shen ad un mese ed un giorno a partire da oggi. Spero solo che questa decisione non porti danno a nessuno. Il consiglio è sciolto-

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Cantuccio dell'Autore



Bentornati!

Per prima cosa vorrei ringraziare le persone che stanno seguendo la storia. I numerini sul contatore delle visite mi dicono che ci siete, e questo mi fa molto piacere.

Ho notato anche che, di pari passo con le visite al secondo capitolo, si aggiungevano visite alla mia one-shot a tema covid, “12-19”, e questa è davvero una grande soddisfazione perché sono molto affezionata a quella shot.

Per chi non abbia idea di cosa sto parlando vi lascio il link https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3988324&i=1

Andiamo al capitolo! Stavolta le pagine sono 12. Darò la colpa alla formattazione del testo ed all'interlinea come Po da la colpa a Scimmia.

  • Per quanto riguarda la struttura della prigione della città di Gong Men, l'ho costruita attentamente perché è importante per la storia. Il tema del labirinto mi sembra particolarmente adatto ad una storia dove di parla di risolvere vecchi conflitti e curare ferite interiori. Il fatto che sia sotterranea, o meglio seminterrata, è presente anche nel film, e mi torna un sacco utile per rendere l'idea di qualcosa che si sviluppa in un luogo nascosto, come nell'inconscio.

  • Sulla mia pagina facebook vi parlo un po' dell'i'ching, come regalino bonus per chi sta seguendo la storia. È un concetto affascinante almeno quanto il tao. Sapevo che l'i'ching era un metodo di divinazione, ma poi grazie ad un quiz online ho scoperto che è anche molto, molto di più, ed ho deciso di utilizzarlo in questa storia. È un sistema complicato, e non ho voluto scendere troppo in dettaglio per non dire stupidaggini.

  • La parte in cui Croc dice a Po che lui, essendo nato entro i confini della città di Gong Men, ha i diritti degli altri abitanti dela città è una sorta di Ius Solis. È un mio headcanon ovviamente, e mi serve per ancorare Po al suo passato nella città dei Gong. Ok che si parla di lasciarsi il passato alle spalle, ma non fissarsi sul passato e ricordare le proprie radici sono due cose diverse.

Grazie per aver letto questo nuovo capitolo.



Smeralda





   
 
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