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Autore: katyjolinar    07/11/2021    4 recensioni
[OMEGAVERSE] Storia di un giovane guerriero che si imbatte in una sua compagna d'infanzia.
Storia partecipante a "luoghi dell'orrore" indetto dal gruppo Facebook Il Giardino di EFP
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando si riprese, per prima cosa percepì di essere stesa su qualcosa di morbido. Un letto? Forse... era un sacco di tempo che non ne usava uno come si deve, praticamente da quando aveva lasciato l'orfanotrofio.

Aprì gli occhi, mettendo a fuoco quello che sembrava un grezzo soffitto in legno, del tipo delle povere case di campagna, con giusto il minimo indispensabile.

Si girò, trovandosi una porta chiusa a circa un metro dal letto. La stanza non aveva molto, giusto il letto e una sedia.

La porta si aprì, e Erya vide entrare un vassoio con un bicchiere di latte e una focaccia fumante, sotto di esso un bambino di non più di due anni.

Cercò di tirarsi su velocemente, ma sentì una fitta alla caviglia, così dovette rallentare e sedersi facendo più attenzione.

Il bambino finalmente arrivò e poggiò il vassoio sul letto, quindi la guardò, mostrando due luminosi occhi verde smeraldo e un grande sorriso da rubacuori.

"Tao." la salutò "Mangia."

La giovane prese, titubante, la focaccia, e ne addentò un angolo, continuando a osservare il piccolo, notando che indossava una semplice casacchina rattoppata e dei calzoncini corti, con ai piedi un paio di vecchie scarpine che avevano visto tempi migliori, ma nonostante tutto era pulito... e sembrava felice e in salute.

La focaccia aveva un ottimo sapore, tanto che senza accorgersene l'aveva finita e si era leccata le dita; non mangiava da due giorni, effettivamente, e avrebbe mangiato anche i sassi se fossero stati commestibili.

Bevve anche il latte e, finalmente, si rivolse al piccolo.

"Dove mi trovo?" chiese.

"Casa mia." rispose lui, facendo spallucce "Mama e papa aiutato zio Danhum."

Erya annuì, tastandosi i vestiti e accorgendosi che non erano i suoi. Dubbiosa si tastò il centro del petto, andando in panico poco dopo e cercando qualcosa attorno a lei.

"Stai cercando questo?" domandò la voce di Danhum, dalla porta.

La ragazza alzò gli occhi e lo squadrò. Anche lui si era cambiato, ora indossava vesti più leggere, e una fasciatura sull'avambraccio destro, ma non aveva ancora perso l'aria minacciosa, nonostante l'assenza di armi e protezioni, complici la corporatura muscolosa e massiccia e il viso indurito dalle battaglie e sfregiato dalla lunga cicatrice; nella mano sinistra, protesa verso di lei, tra il pollice e l'indice teneva una catenella in metallo prezioso con un ciondolo di forma rettangolare con una decorazione in oro e smeraldo.

"Dammelo!" esclamò, allungandosi il più possibile, poiché il dolore alla gamba le impediva di muoversi dal letto "Quello è mio!"

"Rilassati, nana!" la zittì lui "So quanto sia prezioso un ciondolo del genere, ne ho anche io uno. È l'unico ricordo che noi orfani abbiamo delle nostre famiglie d'origine, anche se non sappiamo chi siano. L'ho tenuto il tempo che ti dessero una lavata, mentre eri priva di sensi."

Detto ciò consegnò la collana al piccolo, che zompettò di nuovo verso il letto tenendo il gioiello come una reliquia e porgendolo a Erya, la quale lo prese e subito lo indossò, nascondendolo sotto le vesti.

"Bene, ora che sei sveglia faccio venire la padrona di casa ad aiutarti." concluse il ragazzo "Ti aiuterei io stesso, ma se mi avvicino troppo rischio di saltarti addosso." sogghignò, ma sembrava più rassegnazione che scherno "Sai, sei la mia Omega, e sei ancora in calore... e se ti strappo via i vestiti poi Clandys mi strappa le palle con le pinze che Jalehon usa per ferrare i cavalli, visto che è stata così gentile da darti qualche abito suo."

"Io non sono la tua omega!" ringhiò, riservandogli un'occhiataccia d'odio, proprio mentre lui lasciava passare una donna particolarmente somigliante al bambino.

Era alta, non quanto Danhum ma sicuramente più di Erya, aveva lunghi capelli neri raccolti in una treccia, le spalle larghe e le braccia muscolose abbastanza da incutere paura ma non tanto da contrastare con la femminilità che traspariva dallo sguardo, ed era visibilmente incinta.

Le sorrise, poi si voltò verso l'uomo, lanciandogli un'occhiataccia severa.

"Piantala di punzecchiarla, Danhum!" lo rimproverò "Si è appena ripresa!"

Il giovane uomo ricambiò l'occhiataccia, per poi fare un respiro profondo; questo lo fece sussultare e, con gli occhi sgranati, si portò una mano a coprirsi il naso, mentre con l'altra si aggrappò saldamente allo stipite della porta.

"Dan, amore..." intervenne la bruna, rivolta al bambino "Accompagni lo zio Danhum fuori mentre io aiuto la nostra ospite a finire di sistemarsi?"

"Sì mama!" squittì il piccolo, afferrando l'uomo per la manica e trascinandolo fuori.

Erya si sedette meglio, scoprendosi del lenzuolo per controllare la caviglia, che le faceva ancora terribilmente male; notò subito che le era stata steccata e immobilizzata, e le bende avevano visibili macchie di sangue.

"Dannazione..." imprecò a denti stretti.

"È stato Danhum a portarti qui." spiegò l'altra, mettendosi alle sue spalle per sistemarle i capelli "Abbiamo faticato a toglierti la tagliola dal piede, ma è un miracolo che la caviglia sia solo rotta. Ci vorrà un po', ma potrai riprendere a camminare. Dovresti ringraziarlo, ha corso per parecchio, casa nostra non è neanche tanto vicina al posto dove hai avuto l'incidente."

"Ringraziarlo un cazzo!" ringhiò Erya "È colpa sua se è successo! Se lui non mi avesse..."

"Ci ha raccontato cosa è successo." ammise la donna "Non ha avuto scelta, da quello che ha detto eravate in pericolo e il tuo calore avrebbe complicato le cose. Piuttosto dovresti gettare quelle erbe... a parte che ora non ti servono, ma quella robaccia alla lunga ti avrebbe avvelenato."

"Se prova solo a toccarmi giuro che lo uccido!"

"Non lo farà." la rassicurò "Da quando lo conosco, Danhum non ha mai toccato nessuna senza consenso, e infatti se vedi sta cercando in tutti i modi a resistere al richiamo del tuo odore."

Un secondo uomo, più o meno coetaneo di Danhum, ma sicuramente un po' più basso e meno massiccio, con i capelli biondi tenuti a spazzola e i vestiti impolverati, si affacciò, guardando le due donne.

"Clandys, sono tornato." la informò. 

"Jalehon, amore!" lo salutò l'altra, finendo di intrecciare i capelli all'ospite "Troveresti qualcosa da fare a Danhum, prima che decida di ammazzarsi di seghe da qualche parte? Ha bisogno di scaricare energia."

L'uomo annuì e, dopo essersi velocemente avvicinato per baciare teneramente la moglie, salutò e uscì a cercare l'amico.

Erya li osservò, notando la dolcezza tra i due e l'amore che traspariva dallo sguardo della giovane futura madre. Accennò un sorriso, ammettendo tra sé che erano una bella coppia.

"Sai, se non fosse stato per Danhum, mio marito sarebbe morto anni fa, e nostro figlio non sarebbe mai esistito." confessò Clandys, spostandosi sulla sedia per controllare la steccatura "Ci ha rimesso la sua paga mensile per salvarlo dal mercante di Omega che lo voleva vendere. Abbiamo cercato di salvarne altri ma non è stato possibile, inoltre il bastardo voleva fregarci... ho dovuto marchiarlo per evitare che lo riprendesse indietro."

"Tu sei un'Alpha?" domandò Erya, irrigidendosi.

"Sì, lo sono." ammise candidamente l'altra, sostituendo le bende macchiate "E mi sono trovata nella stessa situazione in cui si trova Danhum ora. Non volevo marchiare Jalehon, volevo solo che fosse libero, ma quello era l'unico modo per salvargli la vita. Ci sono voluti due mesi, e siamo quasi morti a causa delle reazioni ai primi calori di legame, perché ci innamorassimo..."

"I calori di legame?"

"Non te l'hanno spiegato? Dopo il marchio i legati devono unirsi entro tre calori, o si rischia di morire. Danhum sta facendo uno sforzo sovrumano, e tu al momento non ti stai rendendo conto, anche perché sei ferita, per cui il tuo corpo sta dando priorità ad altro, ma dovrete farlo. Quando è successo a me è stato orribile, dopo mi sono sentita uno straccio..."

"Col cazzo che l'idiota mi tocca!" ringhiò la giovane, stringendo i pugni "Preferisco morire!"

"Va bene." sospirò Clandys, afferrando da terra la borsa di Erya "Però dimmi una cosa... quei soldati ti cercavano perché hai rubato qualcosa dal castello, vero?"

"Beh, è così che campo, o almeno ci provo." ammise, prendendo la borsa e stringendola al petto "Speravo di riuscire a vendere qualche oggetto al mercato nero, ero entrata lì, ma le guardie mi hanno beccato subito. Sono riuscita a prendere solo una cosa, ma non so neanche se sia vendibile..."

Aprì la lingua di cuoio che chiudeva il sacco e, lentamente, ne tirò fuori un involto, quindi con cura spostò i lembi, rivelando il suo interno.

Era un volume in pelle scura, con decorazioni metalliche dorate e una fascia che lo chiudeva, agganciandosi a un pezzo di metallo robusto inglobato nella copertina con dei segni in traforo, che doveva essere il lucchetto, ma non c'era né il foro di una chiave né un meccanismo di apertura visibile.

   
 
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