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Autore: eddiefrancesco    07/11/2021    1 recensioni
Incuriosita dall' inaspettata eredità che le ha lasciato la sua madrina, un'eccentrica signora conosciuta come la strega di Wychford, la contessa Octavia Petrie decide di andare a dare un' occhiata alla nuova proprietà.
Ma arrivata in quella splendida villa di campagna a causa di un equivoco viene scambiata per una istitutrice dal tenebroso Edward Barraclough, il nuovo affittuario e dalle sue nipotine.
Ma ancora non sa in che guaio è andata a cacciarsi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Forse, pensò Octavia, l'anno seguente avrebbe potuto prendere parte alla Stagione e incontrare i Barraclough su un terreno di parità. E forse Edward l'avrebbe perdonata. Questa era, ovviamente, solo la metà della storia. Non aveva idea di cosa provasse Edward per lei, anche se era consapevole di quanto fosse contrario al matrimonio. Ma se avesse potuto confrontarsi con lui alla pari, era sicura di avere quanto meno una possibilità. C'era un'innegabile attrazioni tra loro... Octavia vide le ragazze guardarla incuriosite e tornò a parlare di castelli, corti e grandi case dell'aristocrazia inglese. Pip aveva voglia di uscire, quel pomeriggio, e fece notare giustamente che il tempo lo consentiva. Octavia fu costretta a convenirne, anche se fece promettere a Pip di non arrampicarsi da nessuna parte. Le tre ragazze si coprirono bene e uscirono sul retro della casa, lontano dal viale principale. Octavia voleva evitare di incrociare Mr. Barraclough al suo ritorno da Guildford! Pip era felice di ritrovarsi all'aria aperta e corse per un bel po' sotto lo sguardo attento della sua istitutrice. Ma poi cominciò a rabbrividire e non fece obiezioni quando Octavia suggerì di rientrare. Lisette, che era rimasta sempre con lei per aiutarla a intrattenere Pip, chiese se avrebbe potuto passare qualche minuto da sola, cercando degli esemplari da copiare nel suo album da disegno. Octavia esitò, poi cedette. C'era ancora luce e, a differenza di Pip, Lisette era di indole prudente. Non le sarebbe successo nulla. Così fece promettere alla giovane di seguirle in casa dopo un quarto d'ora e portò Pip a scaldare al fuoco del salotto. Lisette arrivò solo leggermente in ritardo, ma rientrò con le guance arrossate e gli occhi scintillanti, come se avesse corso. Octavia si chiese se la ragazza si rendesse conto di quanto fosse bella. Credeva di no. Lisette era timida e modesta, e non doveva avere idea dell'impatto che il suo aspetto avrebbe avuto in società. Forse non le sarebbe stato facile abituarsi all'ammirazione e alle attenzioni che avrebbe sicuramente suscitato. Fu in quel momento che Octavia prese la decisione che, qualunque cosa fosse successa tra lei e Edward Barraclough, sarebbe stata a Londra durante la Stagione successiva. Le porte delle casa più esclusive erano sempre aperte per la Contessina Octavia Petrie. Si sarebbe assicurata che Lisette avesse il successo e gli appoggi che meritava. Lisette fu anche più quieta del solito durante il tè e Octavia le chiese se ci fosse qualcosa che non andava. «Oh, no, miss Petrie! Stavo solo pensando a... a oggi pomeriggio.» «Avete raccolto molti esemplari?» «Come? Ehm, no... non molti. Le foglie cominciano a sbiadire e non ho trovato altro che valesse la pena di copiare. Forse sarò più fortunata domani.» «Vedremo. Spero che non abbiate in incubazione qualcosa, Lisette. Avete gli occhi un po' febbricitanti.» «Vi prego, non preoccupatevi per me. Mi sento molto bene, miss Petrie.» In realtà, Lisette avrebbe avuto difficoltà a descrivere cosa provava! Senso di colpa, nervosismo, eccitazione, ansia... E tutto a causa di un casuale incontro di dieci minuti con il più bel giovane che avesse mai visto. Avrebbe raccontato tutto a miss Petrie, prima o poi, ma per il momento voleva tenere l'episodio per sé. Fissò il fuoco, persa di nuovo nel ricordo di quel pomeriggio... Aveva girato intorno alla casa, lasciando il viale per inoltrarsi nel bosco lungo il sentiero. E a un tratto si trovò di fronte un uomo alto e biondo. Trasali', ma non era spaventata. Non sembrava un tipo pericoloso e, stranamente, appariva sbalordito quanto lei. Lisette ne fu rassicurata. Dopo un attimo in cui parve cercare la voce, lui balbetto': Mi... mi spiace. Non volevo spaventarvi. Stavo solo facendo una passeggiata nel bosco. Da dove... da dove siete spuntata?» Fu una domanda talmente ridicola che Lisette rise. «Io vivo qui.» «A Wychford?» «Si. Sono Lisette Barraclough. Questo è un bosco privato.» «Davvero? Si, naturalmente!» L'uomo sembrava un po' confuso e Lisette cominciò a chiedersi se fosse saggio restare lì. «Devo... devo tornare a casa. La mia istitutrice mi sta aspettando.» «No! Non andate! Dovete perdonarmi se vi sembro un po' attonito. È solo che non ho mai visto una persona bella quanto voi.» L'aveva detto in modo talmente schietto, senza fare il minimo accenno ad avvicinarsi, che Lisette fu allo stesso tempo disarmata e profondamente imbarazzata. «Vi prego, non dovete dire certe cose. Non so come prenderle.» Poi, vincendo la timidezza, chiese: «Ditemi piuttosto da dove venite. Vivete al villaggio? O siete un vicino?» «Sto al villaggio per qualche giorno. Sono venuto a visitare un... un amico. Mi chiamo Smith. Harry Smith.» «Come il famoso soldato?» «Avete sentito parlare di lui?» «Sì! Ho letto molto su di lui. Sulla sua audacia, su come salvò una giovane ragazza spagnola e poi la sposò... È una storia così affascinante. Oh, si, so molte cose riguardo a Harry Smith... L'altro, intendo.» «Straordinario! » Il giovane la guardò ammirato. «È uno dei miei eroi. Per questo...» Si interruppe. «Sentite, non voglio farvi credere qualcosa che non è. Non a voi. Io non mi chiamo affatto Smith, anche se il mio nome è Harry. C'è un buon motivo per quello che ho detto, ma non posso rivelarvelo ora. Vi prego, non me ne vogliate per questo.» Lisette li guardò dubbiosa, ma lui appariva così ansioso che gli sorrise.«Vi credo. Ma non posso restare lo stesso. Devo andare, davvero. Ho promesso che non mi sarei fermata a lungo.» «Rivediamoci domani!» «Non posso! Non sarebbe decoroso.» «Oh, tutte storie! No, non volevo dire proprio questo.» Scosse la testa, esasperato. «Non mi riconosco più. Penserete che sia un idiota! Vedete, non mi sono mai trovato in una situazione simile, prima d'ora. Ma devo rivedervi. Solo pochi minuti. Ve ne prego!» Lisette era fortemente tentata. La sua esperienza in fatto di giovanotti era limitata, ma Harry sembrava molto più carino di tutti quelli che aveva conosciuto. «Ci proverò. Ma dovrà essere di pomeriggio. Ho lezione, la mattina.» Disse alla fine. «Alle due?» «Qui?» «Qui. Verrete? È fantastico.» «Lisette!» Lisette tornò alla realtà con un sussulto. Miss Petrie appariva preoccupata. «Eravate a miglia di distanza. Credo che vi siate presa un malanno» osservò, e aggiunse in tono deciso: Niente più passeggiate finché non saremo certe che non vi siete ammalata.» «No, no, sto benissimo!» esclamò Lisette spaventata. E si diede da fare per convincere l'istitutrice, con tale successo che non si parlò più di restare in casa l'indomani. Il pomeriggio seguente, Lisette chiese il permesso di cercare di nuovo degli esemplari da copiare nel suo album. Miss Petrie acconsentì e suggerì che uscissero tutte insieme. «Dovrò essere di ritorno entro le tre meno un quarto. Ho delle faccende da sbrigare.» spiegò. «Posso andare da sola, se non avere tempo» suggerì Lisette. «Grazie, ma sono sicura che vostro zio non approverebbe se vi affidassi Pip mentre sono altrimenti impegnata.» Octavia sorrise.«No, Lisette, usciremo ora. C'è tutto il tempo.» Lisette non era abituata ai sotterfugi, ma l'ultima cosa che desiderava era avere attorno Pip quando doveva incontrare il suo nuovo conoscente. Era solo l'una e mezzo. Con un po' di fortuna, sarebbe riuscita ad avere un po' di tempo per sé. Fu più fortunata di quanto meritasse. Pip volle restare nei pressi della casa, dove le foglie erano già scolorite o si erano seccate. E quando miss Petrie vide Lisette guardare verso i boschi, le consentì di allontanarsi per dieci minuti da sola. «Non più di dieci, mi raccomando!» Lisette si avviò a passo spedito verso il punto in cui aveva incontrato Mr. Smith. Lui la stava aspettando. A un tratto lei fu assalita dalla timidezza. «Buongiorno. Sono felicissimo di vedervi. Non osavo sperare che veniste.» la salutò il giovane. «Io... non avrei dovuto. La mia istitutrice sarebbe così delusa dal mio comportamento, se sapesse che sono venuta qui per incontrarvi.» «Sciocchezze! Tavy è una ragazza comprensiva. Non le dispiacerebbe affatto» assicurò lui con conversazione. «Tavy? Vi riferite a miss Petrie? La conoscete?» «Oh, Ehm... Be', devo ammettere di sì. Anzi, è lei la persona che sono venuto a trovare a Wychford. Solo che non riesco a vederla.» «Siete un amico di miss Petrie? Per questo avete chiesto di incontrarmi di nuovo? Perché accettassi di portarle un messaggio, o qualcosa del genere?» Lisette era troppo giovane per nascondere la delusione. «Oh, cieli, no! Non è affatto così. Non dovete credere...» «Cos'altro dovrei credere?» Harry la fissò costernato, e Lisette provò l'improvviso bisogno di allontanarsi. «Meglio che vada. Mi staranno cercando» disse rigida. «No! Non andatevene cosi! Non è affatto come pensate. Sentite, vi dirò una cosa, ma dovete promettermi di mantenere il segreto.» «Di che cosa si tratta?» chiese Lisette, ancora rigida. «Il mio vero nome è Petrie. Harry Petrie. Tavy è mia sorella.» «Vostra sorella!?» Lisette sentì un sorriso distenderle il volto. «Davvero? Siete quello che è nell'esercito?» «Vi ha parlato di me?» «Solo un po'. Ma perché tanti misteri? Sono certa che mio zio non avrebbe nulla in contrario se veniste a trovarla in casa.» «Penso che sarà così, quando avremo chiarito un paio di cose. Ma per ora dovrete credermi sulla parola. Deve restare un segreto.» «Non vi trovate in qualche guaio, vero?» «No! No, ve lo assicuro. È che Tavy preferisce che lui non sappia di me. Per ora. È una situazione un po' delicata, credetemi. Pensate di poterlo fare? Manterrete il segreto?» «Oh, si. Anzi, è una cosa eccitante. Sono così contenta che me l'abbiate detto. Miss Petrie è l'istitutrice più carina che abbiamo mai avuto.» Harry si mise a ridacchiare. «Glielo dirò, le farà piacere. Ha avuto parecchie istitutrici anche lei.» «Come avete detto?» «Esperienze di istitutrice! Intendevo esperienze di istitutrice. Ehm... Quando potrò rivedervi? Riuscirete a uscire domani? Alla stessa ora?» «Ci proverò.» Lui la guardò, esitò, poi disse goffamente. «Vorrei conoscervi meglio, Lisette. Non ho mai incontrato nessuna come voi.» Lisette abbassò gli occhi. «Grazie. Anch'io non avevo mai conosciuto nessuno come voi. Forse, quando miss Petrie avrà detto a mio zio che siete suo fratello, potremo vederci apertamente. Ma credo di dovervi avvertire. Edward è molto severo. Non vuole che faccia nuove amicizie prima del mio debutto, l'anno prossimo.» «Allora, forse non dovrebbe sapere di me sino a primavera. A quel tempo io verrò a Londra e saremo ufficialmente presentati.» Lisette era dubbiosa. «Non so se frequenteremo gli stessi luoghi, a Londra» disse, un po' imbarazzata. Harry stava per dire qualcosa, ma poi si interruppe. «Potremmo.» Fece un sorrisetto malizioso. «Nel frattempo, accontentiamoci di quel che abbiamo. Siete d'accordo?» Lisette annuì. «Verrò domani allo stesso orario. Arrivederci» «Arrivederci, Lisette! Vi consiglio di lasciare che sia io a dire a Tavy che sapete di lei e me. Potrebbe essere un po' seccata, al principio.» Harry la guardò allontanarsi a passo spedito tra gli alberi. Si sentiva in colpa per aver tradito il segreto di Octavia con la sua allieva. Sua sorella avrebbe avuto tutti i diritti di essere in collera con lui. Ma non poteva lasciar pensare a Lisette che era interessato a un'altra donna. Era certo che lei avrebbe mantenuto il segreto. Che cara ragazza era! Se fosse stato sicuro di poter conquistare Lisette Barraclough, avrebbe potuto dare ascolto a suo padre e sistemarsi, dopo tutto. La tentazione di dirle chi era in realtà, il figlio del Conte di Warnham e bene accetto ovunque, a Londra, era stata forte. Ma si era fermato appena in tempo, ed era lieto di averlo fatto. Non poteva tradire Octavia fino a quel punto. E poi, lo divertiva l'idea di farsi passare per il fratello di una povera istitutrice. Gli era parso che non facesse alcuna differenza per Lisette. Forse le piaceva davvero. Per un attimo, Harry fu perso nella lieta contemplazione di un roseo futuro con Lisette Barraclough. Poi tornò al presente. Appena avesse visto Octavia, le avrebbe detto che Lisette sapeva che loro due erano fratello e sorella. Non poteva lasciarla all'oscuro. Si ritirò discretamente nel bosco in attesa delle tre. Ma le sue oneste intenzioni non si realizzarono. Octavia non si presentò alle tre. Harry aspetto' un'ora, poi dovette rassegnarsi al fatto che non sarebbe venuta e tornò alla locanda. Mentre Harry aspettava nei boschi, Octavia era in biblioteca con il datore di lavoro, che l'aveva convocata per informarla che Mrs. Barraclough sarebbe arrivata a Wychford il giorno seguente. Lei ricevette la notizia con un senso di premonizione. Niente di ciò che aveva sentito riguardo alla signora la incoraggiava a credere che avrebbe approvato la decisione di Edward Barraclough di congedare miss Froom per assumere un'istitutrice molto giovane. Octavia era certa che ci sarebbero stati cambiamenti, anche se era fiduciosa di aver fatto un buon lavoro con le ragazze. Malgrado la malattia di Pip, le due ragazze avevano appreso molte cose. Al punto che, quando si era resa conto di quanto Pip fosse interessata alle lezioni di ballo, aveva diradato le lezioni scolastiche per insegnare loro alcuni degli usi e dei modi della società. Questo era, ovviamente, in netto contrasto con le istruzioni ricevute da Edward Barraclough nel corso del loro colloquio. Ma lui non poteva sapere che nessuna ragazza aveva avuto una formazione più intensiva, o più d'elite, della Contessina Octavia Petrie! «Ho l'impressione di aver perso la vostra attenzione, miss Petrie.» Octavia trasali' e si strinse al petto la giacca di Pip, che aveva in mano quando Mr. Barraclough l'aveva chiamata. «Scu... scusate. Questa notizia mi coglie di sorpresa.» balbetto' confusa. «Non ne ero al corrente neppure io fino a un'ora fa.» «Stavo riflettendo sui cambiamenti che l'arrivo di Mrs. Barraclough apporterà alla mia routine con le vostre nipoti. Immagino che vorrà assumersi personalmente parte della loro formazione.» «Quale formazione? Intendete le loro lezioni? Mrs. Barraclough non vorrà certo occuparsi dell'insegnamento. Non conosco il suo stato di salute. Presumibilmente sta abbastanza bene da viaggiare, ma non ho ulteriori notizie al riguardo. A meno che non abbia problemi a muoversi, vorrà quasi certamente assumersi la gestione della casa, e la mia presenza qui sarà superflua. Dopo la fine della settimana, mi aspetto che passerò sempre meno tempo a Wychford.» Disse in tono freddo. Octavia abbassò gli occhi. Era meglio così, meglio per tutti!
   
 
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