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Autore: OrnyWinchester    08/11/2021    2 recensioni
Sam e Dean si ritrovano misteriosamente catapultati nella Camelot arturiana e dovranno affrontare una serie di difficoltà prima di scoprire la pericolosa minaccia che si cela dietro al loro strano viaggio nel tempo e che rischierà di mettere a repentaglio tanto il loro presente quanto il destino di Artù, Merlino e di tutti gli abitanti del regno di Albione.
La storia è ispirata alle serie tv "Merlin" e "Supernatural" e si colloca tra gli episodi 4.7 e 4.8 di Merlin e tra gli episodi 9.19 e 9.20 di Supernatural.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Fuori da una vecchia casupola diroccata nel bosco, una donna con una lunga veste nera stava percorrendo una stradina di terra in discesa per raggiungere quella dimora improvvisata e sconclusionata, ricavata tra rovi e arbusti.
“Siete voi lady Morgana Pendragon?” le chiese un uomo di mezza età dall’aspetto insolito che l’attendeva di fronte alla catapecchia.
“Sì, anche se preferisco che ci si rivolga a me come Morgana, la sacerdotessa dell’antica religione.” rispose la giovane donna dall’aspetto pallido e dai lunghi capelli corvini increspati.
“Allora, ho un urgente bisogno di parlare con voi.”
“Non che trovi un particolare interesse nell’ascoltare delle persone insignificanti, ma in voi c’è qualcosa di inusuale, nemmeno i miei poteri riescono a cogliere la vostra vera essenza.” aggiunse lei, strizzando gli occhi e osservandolo con sospetto e curiosità al tempo stesso.
“Mi chiamo Saturnus. Sono qui per svolgere un compito che mi è stato affidato e per riuscirci ho bisogno del vostro aiuto.”
“Se avete sentito parlare di me, dovreste sapere che non sono una a cui piace perdere tempo a soccorrere gli altri. Non capisco perché mi abbiate cercato!” convenne la strega.
“Perché anche voi avrete il vostro tornaconto, quello che più desiderate e che cercate di ottenere da lungo tempo!”
“Il trono di Camelot?!”
“La rovina di Artù e il trono di Camelot!” statuì l’uomo.
“Non vedo come i nostri obiettivi possano coincidere!”
“Coincidono in pieno, Morgana. Se avrete la pazienza di lasciarmi parlare, capirete anche voi che è così.”
“Salire sul trono di Camelot si sta rivelando un’impresa molto ardua per me. Non avete il potere di fare certe promesse!” asserì la strega, disturbata da tanta arroganza.
“Oh, la persona per cui lavoro ha questo potere e molti altri ancora.” disse Saturnus con aria fiera e tono sicuro.
“E di chi stiamo parlando?” domandò con ulteriore curiosità nella voce.
“Di Abaddon.”
“Non ho mai sentito questo nome, ma ho deciso di concedervi un po’ di tempo. Cominciate ad illustrarmi il vostro piano, Saturnus. Finalmente le cose si fanno interessanti.”
 
***
 
“Gaius, che succede qui?” chiese Artù, entrando di corsa nelle stanze del medico di corte.
“Sire, la situazione è quanto mai spiacevole. In pochi giorni questo è già il terzo uomo morto nelle medesime circostanze.” sentenziò Gaius, mentre terminava di esaminare un cadavere, che era stato condotto lì da alcuni cavalieri.
“E quali sono le cause della morte?”
“Con esattezza non saprei dirlo, ma sicuramente si è trattato di una morte violenta.”
“L’attacco di qualche animale?” insistette il re.
“No, questo lo escludo, sire. Non ci sono segni che facciano pensare al coinvolgimento di bestie feroci.”
“E’ qualcosa che ha a che vedere con la magia?”
“Beh, non posso ancora pronunciarmi in merito, ma non escluderei il suo utilizzo. Dovrò eseguire delle analisi più approfondite per accertarmene.”
“Mettimi subito al corrente delle tue scoperte. Confido nel tuo giudizio, Gaius.” ordinò Artù con grande apprensione.
“Certamente, sire.”
 
***
 
“Lettura interessante?” chiese con disinvoltura Dean, mentre osservava Sam completamente immerso in un libro.
“Ehm?”
“Chiedevo se stai leggendo qualcosa di interessante. Sembri ipnotizzato da quel libro, Sammy.”
“Ah. In realtà è un libro che ho trovato negli archivi, mentre facevo un po' d’ordine.” spiegò il più giovane dei Winchester. “E’ un libro su Merlino, re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda.”
“Mi ricordo quanto ti piacessero quelle storie quando eri piccolo. Ma che ci fanno dei libri per bambini negli archivi degli Uomini di Lettere?!”
“Non so come sia finito qui, ma non sono libri per bambini, Dean.” rispose Sam, indignato. “Saranno anche delle leggende, ma fanno parte dell’immaginario collettivo praticamente da sempre. Religioni a parte, riesci a pensare a qualcosa che abbia mai avuto la stessa risonanza per secoli?”
“Non direi. Comunque non rimanerci male per quello che ho detto, Sam. Anche a me non dispiacevano quelle storie, anche se poi è arrivato il momento di crescere.” disse Dean, mentre Sam scuoteva il capo a quell’affermazione. “Vuoi una birra?” chiese infine, mentre faceva per lasciare la stanza e dirigersi in cucina.
“No.” rispose di scatto Sam, infastidito dalle continue interruzioni del fratello.
 
***
 
“Questo hamburger è fantastico!” esordì Dean, intento a divorarne uno a grandi bocconi nella cucina del rifugio degli Uomini di Lettere.
“Una volta tanto, non potresti mangiare in modo più composto?” lo rimproverò Sam, anch’egli occupato a mangiare il proprio hamburger, ma con minore veemenza.
“Scusate, Vostra Altezza!” “Non sapevo avessimo a cena la regina!”
“Finiscila, Dean.” “E tanto che sei in vena di fare lo spiritoso, stasera porterai tu fuori la spazzatura!”
“Sicuro, maestà, al Vostro servizio.”
“Piantala.” concluse Sam, infastidito dal tono sarcastico del fratello.
Nel frattempo, osservava ogni angolo della cucina ancora lasciato ad uno stato parziale di confusione, dopo che sia lui che Dean rimandavano una inevitabile ripulita generale e si limitavano a sistemare di volta in volta le sole cose di cui avevano bisogno.
“E, hai trovato niente di utile in quel libro che stavi leggendo?” richiamò l’attenzione Dean, interrompendo il momento di silenzio.
“No, c’erano alcuni simboli appuntati a matita qua e là, ma niente che possa fare al caso nostro.”
“E’ da settimane che non abbiamo notizie di Abaddon. Il fatto che non si faccia viva da un po' non mi piace per niente, Sam! Non pensi anche tu che stia pianificando qualcosa di grosso?”
“E’ molto probabile. Ha dei poteri con cui è difficile scontrarsi e non c’è niente che ci permetta di sapere fino a che punto sia in grado di spingersi. Sto cercando dappertutto anche un minimo indizio che possa esserci d’aiuto, ma l’archivio degli Uomini di Lettere è immenso e, soprattutto, in completo disordine, proprio come il resto. Non sarà facile venirne a capo così facilmente.” concluse Sam, pulendosi la bocca con un tovagliolo.
 
***
 
Mentre Sam e Dean cenavano in cucina, nella sala principale del bunker di Lebanon un uomo dai capelli biondo scuro sedeva rilassato su una sedia con le gambe stese sul tavolo delle mappe e, ascoltata la conversazione dei fratelli Winchester, disse tra sé e sé:
“Adesso vediamo se siete capaci di risolvere questa! Lo spero per voi, altrimenti ci saranno grossi guai per tutti. Buona fortuna, Sam e Dean!”
Poi, scoccò le dita e sorrise, tornando ad adagiarsi sullo schienale della sedia. Sulla parete alle sue spalle sembrò intravedersi l’ombra di due grandi ali, accompagnata da uno scintillio blu.
 
***
 
“Dove diavolo siamo finiti, Sam?” chiese Dean, guardandosi intorno senza riconoscere nulla di familiare a parte suo fratello.
“Non ne ho la più pallida idea, Dean. Sembra un bosco o una foresta.”
“Di certo non siamo più a Lebanon.”
“No, infatti. Ed è anche mattina, a giudicare dal sole.”
“Ma se fino a due minuti fa stavano cenando!”
“Qualcosa deve averci trasportato qui!” ipotizzò Sam.
“Sì, ma qui, dove? E aggiungerei, perché?” iniziò a lamentarsi Dean, anch’egli guardandosi intorno con aria smarrita.
In realtà, non c’erano grandi differenze di panorama da qualunque parte lo si osservasse: alberi e una fitta boscaglia si estendevano intorno a loro in maniera incontrastata e con una intensità tale da sembrare quasi inverosimile. Attorno non c’era altro e i due fratelli si sentivano quasi sommersi da tanta vegetazione.
“Cerchiamo di raggiungere la città più vicina e forse lì potremo capirci qualcosa!” propose Sam, ansioso di lasciare quel luogo.
“Ad occhio, non vedo città nelle vicinanze. Dovremo camminare parecchio e a piedi, per giunta. Non sarebbe stato male avere Baby qui con noi!” disse Dean, mentre si mettevano in cammino.
Dopo qualche minuto, scorsero un ragazzo magrolino tra gli alberi e questo, incrociati gli sguardi, si avvicinò a loro.
“Vi siete persi, signori?” chiese educatamente.
“Più o meno.” rispose Dean. “Sai dirci dove ci troviamo?”
“Nel bosco.”
“E, quindi, vicino a quale città siamo?” lo incalzò Dean.
“A Camelot.”
“Quella Camelot?” domandò ancora.
“Ne conoscete altre?” chiese il ragazzo.
“No. Ti chiedo scusa per l’irruenza di mio fratello.” intervenne Sam.
“Non c’è problema. Se avete bisogno di aiuto, posso accompagnarvi nella cittadella. Stavo giusto facendo ritorno al castello.”
“Grazie, te ne saremmo grati.” disse Sam.
“Comunque io sono Merlino.” si presentò il giovane.
“Sì, e io sono re Artù!” rispose Dean, sarcastico.
Il ragazzo lo scrutò bene da cima a fondo, poi disse:
“Nah, non sei Artù. E’ vero che a prima vista sembri somigliargli molto, ma a guardarti bene si capisce subito che non sei lui. E, credetemi, in quanto suo servitore, non posso di certo sbagliarmi.”
Prima che Dean potesse ribattere qualunque cosa, Sam prese la parola.
“Mio fratello stava scherzando, ovviamente.” disse, lanciando un’occhiataccia a Dean. “Io sono Sam e questo è Dean. Piacere di conoscerti, Merlino.”
“Piacere mio.”
“Quindi, tu sei il servitore di re Artù, se non ho capito male.”
“In persona.” “Voi, invece, avete un vestiario insolito. Da dove venite?”
“Da molto lontano.” rispose Dean, secco.
“Beh, se volete seguirmi, vi faccio strada.”
“Grazie.” concluse Sam, mentre si muovevano alla volta di Camelot.
 
***
 
“Sam, mi spiegheresti come mai stiamo seguendo un ragazzo che crede di essere Merlino e che ci sta conducendo a Camelot?” chiese Dean, parlottando a bassa voce con suo fratello, mentre seguivano i passi del giovane che si era presentato con il nome di Merlino.
“Perché è l’unico modo per arrivare alla città più vicina.”
“Quindi, pensi anche tu che sia completamente matto, non è vero?”
“Non lo so. Ma se vogliamo venire a capo di questa situazione, non possiamo restare nella foresta.”
“D’accordo. Ma non può essere il vero Merlino, non è così?” “E’ soltanto un ragazzo mingherlino e non mi sembra affatto un grande mago. A guardarlo bene, mi ricorda Garth. Ma non può essere quel Merlino! Dì qualcosa, Sam!”
“Non so che dire, Dean. Non so se credere che siamo davvero a Camelot, ma è comunque successo qualcosa di strano quando all’improvviso ci siamo ritrovati in questa foresta. Aspettiamo di arrivare in città, poi avremo più chiare le cose, o almeno così spero.” spiegò Sam. “Merlino, manca molto per arrivare?”
“No, è proprio dietro l’angolo.” disse, svoltando verso un sentiero che non sembrava più appartenere a quei boschi.
Dopo qualche minuto si voltò verso i due ragazzi e disse:
“Siamo arrivati. Benvenuti a Camelot, Sam e Dean.”
La cittadella era affollata di persone dedite alle attività più disparate, che andavano da una parte all’altra e le case e i loro indumenti erano decisamente troppo fuori luogo per l’era moderna. I bambini camminavano di fianco alle loro madri per non perdersi nella calca e si potevano notare lavoratori e lavoratrici intenti a condurre le loro merci all’interno di cesti impagliati di varie forme e dimensioni. E ancora tanti asini e cavalli accompagnavano i loro padroni e recavano pesi per loro, occupando gran parte di quella scena caotica. La gente parlava attivamente vicino alle bancarelle e ai carretti sistemati ai lati della strada e chiunque passeggiasse per quelle vie non poteva non sentirsi inghiottito da quella scena antica, ma dal sapore genuino. Poi, di fronte a loro apparve maestoso un castello, il castello. I due fratelli inarcarono le sopracciglia e i loro volti si riempirono di stupore: non ebbero più alcun dubbio sul fatto di trovarsi nella vera Camelot, quella dei racconti e delle leggende.
Di colpo, Dean afferrò per un braccio Sam e, irritato, gli chiese sussurrando:
“Che diavolo hai combinato con quel libro, Sammy?!”
   
 
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