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Autore: OrnyWinchester    08/11/2021    3 recensioni
La visita di re Leodegrance e di sua figlia, la principessa Ginevra, permette a re Artù di ricongiungersi con i luoghi del suo passato, dove lo attenderà un incontro con il destino.
Questo racconto è tratto dal mio libro “Ricordi della Tavola Rotonda Vol. 1”, una rivisitazione della leggenda arturiana con l’aggiunta di nuove storie originali, che hanno come protagonisti il giovane re Artù, Merlino e i cavalieri della Tavola Rotonda.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alle prime luci dell’alba Artù, Ginevra, Merlino e alcuni dei cavalieri più vicini al re, sir Galvano, sir Lionel, sir Kay e sir Tristano, partirono alla volta di Tintagel. Il lungo cammino fu allietato dai commenti dei cavalieri su alcuni episodi particolarmente ironici accaduti durante le loro missioni. L’evento senza dubbio più strano su cui si soffermarono riguardò un gruppo di donne che avevano seminato il panico nel loro villaggio natio perché convinte di possedere grandi poteri magici. A farne le spese era stato sir Kay, che, intervenuto per mettere fine ai loro bizzarri esperimenti, era stato catturato e stava per essere sacrificato a qualche strana entità magica in cambio del potere della preveggenza per le stesse che lo avevano fatto prigioniero.
“E come siete riuscito a fuggire, sir Kay?” chiese incuriosita la principessa Ginevra.
“Ho promesso ad una di quelle donne che, in cambio della mia libertà, l’avrei condotta con me a Camelot e l’avrei aiutata a rubare i poteri a Merlino.” spiegò il cavaliere.
“Un espediente per nulla impegnativo, quindi!” rispose una divertita Ginevra, sempre più a suo agio nel gruppo.
“Come se fosse facile impossessarsi dei poteri di un mago!” bofonchiò Merlino, scuotendo la testa.
“Lo capisco, Merlino, ma questo lei non lo sapeva. Non sembrava molto sveglia, a dire il vero. Così, quando mi ha liberato, l’ho legata con le stesse corde che aveva in mano e ho consegnato lei e le sue amiche alla prigione più vicina.”
“Un risvolto illuminante che rivela la scarsa conoscenza di molti. Vivere nell’ignoranza può realmente costare la libertà!” sentenziò Merlino. “Questo genere di persone mette in cattiva luce la comunità magica e getta discredito su di essa.”
Artù, dal canto suo, utilizzò il resto del viaggio per cercare di conoscere meglio la sua futura sposa. Di certo, aveva avuto modo di apprezzarne la bellezza, l’acume e la curiosità, ma era sicuro che Ginevra fosse una donna dalle mille sfaccettature e non gli dispiaceva apprenderne qualche altra qualità o, perfino, scoprirne qualche difetto. Anche la principessa Ginevra approfittò della circostanza per saperne di più sulle origini di Artù e sulla sua infanzia. Artù le spiegò brevemente la sua storia familiare, non tralasciando di menzionare il rapporto burrascoso che lo legava alla sua sorellastra Morgana, il principale nemico giurato di Camelot, e promettendole di approfondire in seguito l’argomento.
Dopo aver viaggiato tutto il giorno, all’imbrunire iniziò a sentirsi nell’aria che li circondava un odore salmastro e si resero conto che ormai mancava poco a destinazione. Il mare dominava incontrastato il paesaggio su cui si arroccava il castello di Tintagel e, per quanto iniziasse a scendere la notte, era impossibile non notare come tutto il litorale sembrava assumere il colore turchese delle rocce locali.
Giunti al castello, furono accolti con entusiasmo dalla servitù, ansiosa di rivedere il giovane sovrano, che aveva emesso i suoi primi vagiti tra le pareti di quelle stanze, ma che in futuro era stato fatto crescere altrove e non vi aveva più fatto ritorno.
“Sire, abbiamo atteso a lungo una vostra visita. E’ con immenso piacere che vi accogliamo nel castello di Tintagel.” disse un servitore, rivolgendo ad Artù un sentito inchino. “Avete fatto buon viaggio?”
“Vi ringrazio per la calorosa accoglienza. Il viaggio è durato un intero giorno e ci ha affaticati, ma per fortuna non abbiamo incontrato ostacoli sul nostro cammino. Ad ogni modo anch’io desideravo da tempo ritornare a Tintagel, ma i miei impegni non me lo hanno permesso finora. Sono davvero molto contento di avere avuto la possibilità di questa visita.” rispose Artù, piacevolmente colpito dal grande attaccamento della servitù nei suoi confronti. “Con me ci sono la principessa Ginevra, mia futura sposa, Merlino, il mio mentore, e alcuni dei miei cavalieri più fidati.” continuò il re, presentando il resto del gruppo, mentre tutti i servitori rivolgevano un inchino all’indirizzo dei presenti.
Il grande androne del castello era ben curato e ornato con molto gusto, anche se ciascuna decorazione dava l’idea di essere nello stesso posto da tanto tempo. Nel complesso, tutte le stanze del castello erano ordinate e pulite, tenute con estrema accuratezza, dando la sensazione che ogni cosa diffondesse il gradevole odore salmastro del luogo; tuttavia, era chiaro che ciò che mancava al castello di Tintagel era un’anima pulsante, che riempisse ogni stanza di vita.
Una donna anziana si fece avanti con timore reverenziale e si rivolse ad Artù:
“Sire, non potete immaginare quale gioia avete dato a questa povera vecchia, che non desiderava altro che rivedervi prima di morire.” “Non so se ne siete al corrente, ma sono stata io a farvi nascere: ero la levatrice che ha assistito lady Igraine durante il parto. Sono stata la prima a prendervi in braccio e non potrò mai dimenticare l’emozione che ho provato nel vedere le vostre guance paffute e i vostri occhietti azzurri che si guardavano intorno.”
“Le vostre parole mi toccano molto. Non credevo che a Tintagel ci fosse ancora qualcuno che ricordasse il mio breve soggiorno qui. Sono contento che siate rimasta per tutti questi anni e mi fa ancor più piacere potervi rincontrare in un momento della mia vita di cui potrò conservare il ricordo.”
“Ho atteso a lungo il vostro ritorno, anche se non vi nascondo che i giorni sono diventati interminabili dopo la morte di vostra madre e la partenza delle vostre sorelle, sire.”
“Avete ragione, questo posto è rimasto abbandonato a se stesso troppo a lungo: farò quanto è in mio potere per riportare un po' di vivacità. E, inoltre, vi esorto a farmi visita a Camelot, se e quando vorrete.”
“Figliolo, siete diventato una persona straordinaria. Se mi sarà possibile, accetterò con gioia il vostro invito.” disse l’anziana donna.
Dopo essersi congedati dalle attenzioni della levatrice e degli altri servitori, Artù e i suoi accompagnatori fecero per ritirarsi nelle proprie stanze, in modo da poter riposare dalla stanchezza accumulata durante il lungo viaggio.
“Domattina visiteremo il luogo che ti aggrada, Ginevra. Ne ho parlato con Merlino ed è sicuro di sapere la sua esatta ubicazione. Sarà lui a condurci lì; d’altro canto è la persona più indicata in situazioni di questo genere.” spiegò Artù.
“Ti ringrazio, Artù. Sono davvero curiosa di scoprire se tutte le leggende che si narrano su quel posto sono vere. In alcuni vecchi libri che ho trovato a Carmelide si parla di meravigliosi esseri magici che invadono di splendore ogni cosa. Spero proprio che questo corrisponda al vero e che non si tratti soltanto di dicerie popolari: non riesco ad immaginare una circostanza più benevola.”
“Speriamo che sia così. A domani, Ginevra.” si congedò il re.
“A domani.”
   
 
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