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Autore: Filia martis    08/11/2021    0 recensioni
Quando il fratello perde la guerra contro il Nord, Sveva sa che deve agire in fretta per evitare che i suoi nemici invadano il suo regno. Persino scendere a patti con chi è totalmente diverso: il suo nemico.
Ma gli dèi hanno in mente altri piani ...
Genere: Guerra, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valle di Anderon, Terra dei Rinnegati

Anno 2767.

L’astro del mattino sta levandosi all’orizzonte e la luce inizia a schiarire il campo militare. Seiros Turnaxes, l’Erede e prossimo Imperatore dell’Ovest esce dalla sua tenda con l’armatura indosso. Non la toglie da giorni e giorni per i continui combattimenti che si disputano nella guerra con i Signori del Male, i demoni nemici.

Il suo Leone nero Melvorah lo raggiunge nell’accampamento, dopo aver consumato il suo pasto. Mevorah è il suo Anemos, la sua parte animale, il suo Spirito. Sul pianeta Gya ogni popolo ha i propri Anemoss, tranne i Signori del Male: questi ultimi uccidono la loro Anima dopo aver rinnegato gli dèi, diventando potenti demoni immortali.

*Al momento è tutto tranquillo, Seiros.*, dice Melvorah nella mente del suo Hertta.

*Io non sono del tutto sereno, però.*, ammette Seiros.

*Nemmeno io, in realtà.*

Seiros studia l’espressione fiera di Melvorah, poi nota che la sua criniera, di solito lucente, è ora insozzata dalla polvere e dal sangue nemico. Seiros ha visto bene quanti cuori Melvorah ha strappato dai petti dei loro nemici e così han fatto molti altri Anemoss. L’Erede è fiero del suo Leone: Melvorah è forte, potente, impavido, l’Anima giusta per poter governare l’Impero dell’Ovest e portare il suo popolo all’ennesima potenza. Seiros vuole allargare i suoi domini fuori dalla Regione di Moolor, verso il mare, laddove si trova la Regione di Ulrym, che da molto tempo dipende completamente dai commerci con l’Impero dell’Ovest; tuttavia questa guerra con i Signori del Male lo ha distolto dai suoi progetti espansionistici e ha dovuto rimandarli controvoglia.

Marxior Tannyor, il Principe Erede delle Aquile e cognato del Principe Imperiale, lo raggiunge davanti alla sua tenda con la sua Aquila Adain. «Tuo fratello sembra un pulcino abbandonato dalla madre, amico mio.»gli fa notare il Principe.

Seiros cerca con lo sguardo il fratello minore Darios e lo vede chiacchierare con il padre. Darios ha gli occhi sgranati e continua a guardarsi attorno, rimanendo il più lontano possibile dall’accampamento degli ufficiali; alle volte lancia addirittura sguardi sconvolti ai guerrieri del loro esercito, che hanno le armature ancora imbrattate di sangue nemico. Darios non è fatto per la guerra: egli è sensibile, meno incline alle armi e più predisposto alla diplomazia, caratteristica ereditata dall’Imperatrice Eurielle, una Principessa dei Cervi divenuta poi Leonessa per matrimonio. Il più giovane dei Principi Imperiali è più utile a fare da paciere che a maneggiare un’arma o uccidere un nemico e, per quanto anche Seiros non veda nella guerra l’unica soluzione possibile a risolvere brutte situazioni, Darios non è per niente adatto alla posizione che gli dèi gli hanno riservato: persino i sacerdoti dei Templi dell’Ovest sanno combattere, nonostante continuino a pregare per la fine della guerra, mentre Darios ...

Seiros porta una mano alla fronte, prendendosi tra le dita la base del naso. «Darios non doveva venire fin qui! E’ più un peso che un aiuto.»afferma il Principe, mentre un servo gli porge una brocca di acqua fresca.

«Damjan mi ha informato che è stato tuo padre a chiamarlo qui.»mormora il Principe delle Aquile, sistemandosi l’elmo sotto la spalla.

L’Erede dell’Ovest scuote la testa in segno di disapprovazione e sospira affranto. «Sono impaziente di vedere giungere il giorno in cui mio padre capirà che Darios non cambierà e che non sarà mai il guerriero che si aspetta.»

Marxior si schiarisce la voce e fissa negli occhi il suo signore. «Mi permetti di parlare liberamente, Seiros?» L’altro gli fa un cenno col capo, mentre studia l’accampamento. «Non credo lui debba essere il tuo pistos: Darios non sarà mai un ottimo braccio destro per te; non ha il tuo carisma, né la tua forza d’animo. Perché non fai prendere il suo posto a Kyrill? Il ragazzo ormai ha quindici anni e deve apprendere come svolgere bene il suo dovere nel Principato e, in futuro, nell’Impero.»

Seiros non ribatte, indeciso tra il commentare quella proposta o il continuare a ragionarci in solitudine. Alla fin fine, Kyrill non è ancora pronto per avvicinarsi al ruolo che gli spetta di diritt …

«Igor!»esclama Marxior, interrompendo i pensieri dell’Erede dell’Ovest. «Vedo che i Signori del Male ti hanno decorato quella brutta faccia che ti ritrovi!» 

Il Principe Seiros solleva lo sguardo e subito incontra quello di Igor Svytjod, il Principe Erede delle Fenici e fratello della sua amata e defunta Beatrix, che reca sul viso uno squarcio, una linea obliqua rossa e ancora sanguinante, che va dalla tempia destra alla guancia sinistra.

«Amico mio!»lo saluta Seiros, studiando il terribile segno porporino. «Che cosa è accaduto?»

La bocca del Principe delle Fenici si storta. «Oggi pagheranno doppio, quei farabutti! Ho cercato di frappormi tra Nikolay e la lama di una spada nemica e questo è il risultato!»ringhia Igor, indicandosi il viso. «Non sono nemmeno riuscito a difenderlo!»

Il tono della voce della Fenice è pieno di odio e rancore verso i Signori del Male e Seiros non lo biasima: anche l’Erede dell’Ovest ha un conto in sospeso con i nemici e non vede l’ora di restituire il favore e di prendersi il maggior numero di vite di coloro che hanno abbattuto le Sacre Querce di Moolor, l’albero sacro al dio Moten. Le Sacre Querce donavano prosperità alla regione da millenni ed ora che sono state abbattute, molte disgrazie hanno colpito gli abitanti della regione, compresa una grave carestia che l’intelletto di Seiros era riuscito a risolvere al rotto della cuffia!

Tutti quelli che si sono uniti a quella guerra hanno qualche conto in sospeso con i Signori del Male: l’Imperatore del Nord ha perduto una figlia durante uno scontro armato, all’Imperatore dell’Est hanno ucciso due fratelli e il Sud è stanco dei continui sconfinamenti nella loro terra da parte di questi demoni. Qualsiasi uomo intervenuto in quella guerra ha qualcosa da restituire ai Signori del Male e nessuno tornerà a casa senza prima aver decimato quei miscredenti!

«Sono dispiaciuto per la morte di tuo cognato.»parla con tono serio Marxior.

«Nikolay è entrato nell’Oltre con il sorriso sulle labbra.»lo informa Igor. «Nonostante lo avessero colpito a morte, ha ucciso tre di quei bastardi, prima di soccombere alle ferite!»

«Gli renderemo onore appena torneremo a casa.»gli assicura l’Erede dell’Ovest. «Tutti avranno gli onori che si meritano!»

«Anche la tua faccia verrà onorata, Igor!»continua scherzoso Marxior, beccandosi un pugno dritto allo stomaco. Il Principe delle Aquile boccheggia e si piega in due per il colpo, tossendo forte e imprecando contro l’amico.

«Te la sei cercata, Marxior.»sorride Seiros, mentre vede un luccichio con la coda dell’occhio.

L’Erede dell’Ovest si volta di scatto e incontra lo sguardo severo dell’Imperatore del Nord, Argony Vhoranys. L’Imperatore dei Draghi è affiancato da un ragazzone alto quanto il suo signore, ferito al fianco destro e con profondi tagli sulla guancia sinistra e sulle braccia. Seiros assottiglia lo sguardo, studiando per bene il ragazzo e notando solo in quel momento che il giovane tiene sotto braccio un elmo di pregiata fattura, che sembra essere inutilizzato e che brilla come una stella.

«Quello è il figlio di Argony.»dice Igor, osservando Seiros ispezionare il giovane soldato. «Promette bene come guerriero.»

«Gli uomini giurano di averlo visto combattere senza elmo, né scudo.»continua Marxior. «E’ pazzo come il padre.»

«O forse è sprezzante del pericolo.»commenta Seiros, dirigendosi verso i Draghi con lentezza calcolata e attirando su di sé gli occhi del popolo del Nord.

Marxior e Igor lo seguono per spalleggiarlo, anche se sono parecchio nervosi per la troppa vicinanza con il folle Imperatore e suo figlio. Da quando la Guerra di Anderon è iniziata, nessuno ha osato avvicinarsi ai Draghi, se non i loro più fedeli alleati. I Draghi hanno un aspetto davvero oscuro e terrificante e la loro chiusura nei confronti degli altri non aiuta sicuramente il dialogo e la conoscenza, nonostante comunque nessuno di loro sia lì per conoscersi.

«Che diavolo stai facendo, Seiros?!»sussulta Marxior.

Seiros si volta a guardarlo. «Se vuoi restare qui, fa pure. Io ho intenzione di fare una lunga chiacchierata con l’Imperatore del Nord.»

«Per quale motivo dovrebbe interessarti dialogare con quel matto?»gli domanda Marxior. «Se solamente non gli vai a genio, finisci male!»

Seiros solleva un sopracciglio, poi riprende a camminare verso i Draghi, che nel frattempo stanno studiando i tre guerrieri dell'Ovest dirigersi verso di loro.

«Erede Seiros Turnaxes!»lo chiama l’Imperatore del Nord, con tono di voce sorpreso. «Mi meraviglia vedervi qui tra noi Draghi!»

Il Principe dei Leoni rimane impassibile. «Potrei chiedere perché dovrebbe meravigliarvi?»

Argony ridacchia. «Finora solo i nostri più fedeli amici ci hanno raggiunti al nostro accampamento. Gli altri ci evitano e non combattono nemmeno al nostro fianco.»

«Avranno i loro motivi, che io non discuto né elogio.»commenta Seiros.

«Da che vi conosco, non avete mai preso le parti di nessuno, né avete risposto a un torto.»continua l’Imperatore dei Draghi. «Prendete il vostro compito di giustiziere con molto rigore e molta serietà.»

Detto questo, il Drago gli fa segno di sedersi di fronte a lui, lasciando i suoi uomini sconcertati: sedersi di fronte all’Imperatore del Nord è un privilegio riservato a pochi ed è un diritto che va acquisito col tempo. Eppure Seiros Turnaxes non ha fatto nulla per meritarsi quell’onore e questo lascia perplessi i Draghi, specialmente i figli dell’Imperatore. Tuttavia l’Erede dei Leoni prende posto di fronte all’Imperatore dei Draghi, mentre i suoi due amici rimangono in piedi e si guardano attorno inquieti. Melvorah, il Leone Nero di Seiros Turnaxes, si siede accanto al suo Hertta, mite e imperturbabile.

«Non ho ancora potuto esprimervi la mia più profonda ammirazione per il vostro utilizzo della spada!»commenta Argony, facendo servire del vino in due coppe dorate e raffinate.

«Vi ringrazio, Imperatore Argony.»replica l’Erede dell’Ovest, rivolgendosi poi al figlio del sovrano del Nord. «Anche la vostra discendenza è da elogiare, signore.»

Argony guarda il figlio. «Thromos ride innanzi al pericolo come gli ho insegnato io stesso! Combattere con la paura che irrigidisce le membra consuma il doppio delle energie. Ho forse torto, figliolo?»

Thromos fissa il Principe dei Leoni serio e immobile, pensando di poter in qualche modo fargli abbassare lo sguardo: l’Erede dei Draghi non ammette che qualcuno possa comportarsi tanto liberamente, con lui. Peccato che Seiros continui imperterrito a studiarlo senza battere ciglio. Sembra una sfida a chi distoglierà prima lo sguardo e, chi otterrà la vittoria sull’altro, sarà il vero trionfatore.

«Thromos!»lo riprende il padre, attirando su di sé gli occhi grigi del figlio. «Ti ho posto una domanda!»

Thromos Vhoranys pare infastidito dall’interruzione paterna di quella sfida, ma non lo da’ a vedere apertamente. «Non avete torto, padre.»risponde, rivolgendosi poi all’Erede dei Leoni. «Io ho vinto la paura e ora posso infonderla negli altri, perché sono riuscito a domarla!»

Seiros annuisce. «Questo campo di battaglia vi ha già riconosciuto come un eroe ed io confermo il giudizio che vi è stato dato. Pregherò affinché i miei figli possano raggiungere il vostro livello di coraggio, in futuro.»

«So che li avete portati qui.»si intromette incuriosito l’Imperatore.

Seiros si volta a guardarlo e annuisce una sola volta. «Come si conviene ai giovani del loro rango.»

«Ci sono tutti e tre?»chiede il Drago.

Seiros scuote la testa. «Sono solo due. I due maschi più grandi, Kyrill e Raebert.»

«Ma non hanno partecipato alla battaglia.»

«No.»risponde l’Erede dell’Ovest. «Ho deciso di educarli nell’umiltà, prima di tutto: per questo si occupano delle armi e delle armature dei soldati.»

Argony è sconvolto. «Armi e armature? E’ un lavoro da servi, quello!»

Il Leone lo sa, sa che rendere i due figli maschi aiutanti dei soldati è un lavoro da servi, ma sa anche che questo temprerà il loro spirito: in questo modo Kyrill e Raebert capiranno cosa significa vivere da servi e saranno attenti a non rischiare di divenire schiavi a causa di una loro possibile sconfitta militare. Kyrill deve sapere cosa potrebbe aspettarlo, anche se Seiros prega che lui non cada mai sconfitto, specialmente perché il peggior destino capiterebbe a Sveva, la sua diletta.

Il Principe dei Leoni spiega il suo ragionamento all’Imperatore del Nord, che sembra molto affascinato dalle parole del suo provvisorio alleato. «E’ un ottimo metodo, devo riconoscerlo.»commenta, sorseggiando il suo vino. «I miei figli, invece, non contemplano la sconfitta. E’ così che li ho educati.»

«Se venissi mai sconfitto e disonorassi la mia casata, mi ucciderei con queste stesse mani!»interviene il Principe Thromos, sicuro di sé e fermo nel suo dire.

Seiros è avvinto da ciò che il giovane Erede del Nord afferma, poi il suo orecchio viene raggiunto da un sussurro portato dal vento: è la dea Aurunya, madre della stirpe dei Leoni. La divinità gli parla del futuro dei Leoni e gli ordina di fare ciò che lei sta per imporgli, perché quel che la Giusta tra gli dèi vuole, deve ottenere!

L’Erede dell’Ovest quindi si alza e chiede udienza privata all’Imperatore del Nord, che prima lo fissa scettico e poi lo invita nella sua enorme tenda, proibendo a chiunque di interrompere quell’incontro se non per pericoli imminenti.

Sphores, città-stato dell’Impero dell’Ovest

Due giorni dopo…

Studiare con il Gran Sacerdote Phylyppys è sempre una gioia, per me: mi piace il modo in cui spiega quali sono le corrette amalgame per poter curare al meglio ferite o malanni. La menta, il rosmarino, la camomilla, l’ortica, il timo e chi più ne ha più ne metta! E’ così bello poter curare chi sta male, mi fa sentire bene con me stessa!

Mio padre ripete spesso che diverrò un’ottima Guaritrice e che potrò aiutare lui e i nostri soldati in battaglia, quando sarò più grande. So perché, l’ho sempre saputo: la famiglia di mia madre fa parte delle Fenici e in pochi sanno che le Fenici sono discendenti del dio Anail, il dio del Respiro di Vita. Come le mie antenate donne, io posso riportare alla vita coloro che sono morti da poco tempo e posso anche curare ferite mortali e impossibili da rimarginare. Mio padre dice che sono un bene prezioso per la nostra famiglia e molte volte mi ripete che sono una benedizione.

Con i miei fratelli è più severo, invece: Kyrill e Raebert si allenano costantemente con la spada perché nostro padre vuole che diventino abili spadaccini e ora sono con lui nella Valle di Anderon, ad aiutare i soldati del nostro esercito nell’impegnativa guerra contro i Signori del Male. Sono fiera di loro, di mio padre e dei miei fratelli, perché tutti e tre stanno contribuendo nel loro piccolo alla grandezza di Sphores e dell’Impero dell’Ovest.

Anche io comunque sono solita allenarmi, per due giorni alla settimana: mi è stato insegnato a cavalcare e a tirare con l’arco da Lady Keyra, la Custode del mio nome. Lady Keyra è una Fenice ed è la consorte del cugino della mia adoratissima mamma, la quale mi ha affidata a lei affinché apprendessi quante più cose possibili, persino l’arte del combattimento. Keyra è una fonte inesauribile di sapere, ancor meglio del Gran Sacerdote; con lei posso parlare di qualsiasi cosa, persino di problemi da donne: ella infatti sa benissimo quanto io sia attratta da Sigurdr e quanto io abbia sofferto quando lui ha sposato Monyka. E’ stata Keyra a consolarmi e a distrarmi dalla mia sofferenza e per questo le sono incredibilmente riconoscen…

«Principessa Sveva!»mi chiama il Gran Sacerdote, facendomi sussultare e distrarre dai miei pensieri. L’uomo mi rivolge un sorriso e chiude il suo libro dei medicamenti. «Per oggi credo che lo studio possa dirsi concluso. Andate pure a mangiare e domani penseremo alle erbe curative della montagna!»

Gli sorrido a mia volta e annuisco. «Grazie, Gran Sacerdote! Vi auguro una buona giornata!»

«Altrettanto, Principessa! Altrettanto!»replica lui.

Lascio l’Alto Tempio e mi dirigo verso la sala dei pasti, dove si stanno riunendo tutti i componenti della corte, insieme a mio fratello Thorell. Thor, come me, ha delle capacità straordinarie, che però non derivano da nessuna ascendenza divina: egli infatti è stato scelto dagli dèi per essere l’intermediario tra le divinità e gli esseri umani. 

«Thor!»lo saluto, andandogli incontro e prendendo posto alla tavola della famiglia reale.

Mio fratello è sempre stato un bambino molto mite, buono e disponibile con tutti, non ha mai fatto i capricci, né si è mai comportato male con qualcuno, nemmeno con i nostri servi, come invece fa di solito Kyrill.

«Sveva!»mi sorride Thor, mentre una serva ci versa dell'acqua nei bicchieri. «Come sono andate le tue lezioni, oggi?»

Sollevo gli occhi al cielo e lo sento ridacchiare. «Avrei tanto voluto allenarmi con Lady Keyra, piuttosto che continuare a studiare cose che già so.»

«Rivedere cose già studiate va fatto sempre, sorella.»afferma, iniziando a mangiare l'arrosto.

Lo guardo stranita: perché Thorell, che ha solo dieci anni, è già così saggio? Come può esserlo? È praticamente un bambino come lo sono io, eppure è molto più maturo di molti adulti! Mio padre e i miei nonni credono che la sua sia un'anima antica, venuta su Gya per proteggerci e per avvisarci di qualsiasi pericolo ed io sono d'accordo con ciò che loro dicono.

«Perché mi guardi a quel modo?»borbotta, rivolgendomi uno sguardo offeso. «Dico solo quel che penso!»

Faccio per replicare, ma Lady Keyra interrompe sul nascere il nostro piccolo diverbio fraterno. «Ragazzi miei, è ora di mangiare, non di litigare!»

La vedo guardarci con le mani sui fianchi, come farebbe una madre quando i suoi figli bisticciano tra loro. Come avrebbe fatto la nostra se fosse ancora tra noi. Beatrix Turnaxes era una madre dolce e gentile, sempre attenta ai suoi figli e all'autoritario marito, mio padre. Me li ricordo ancora insieme, passeggiare a braccetto nei giardini del castello di Fehu e questi ricordi mi mancano; mi manca vedere mio padre ridere con lei, mentre entrambi ci rincorrono sull'erba verde e rigogliosa, tra le rose bianche che tanto mia madre adorava.

L'assenza di mia madre è terribile, un vuoto incolmabile che ha ferito i nostri cuori e persino quelli del popolo: la Principessa Beatrix era infatti solita uscire dalle mura del castello per visitare gli abitanti della cittadella, dei villaggi e anche della città bassa, dove vivevano i contadini e le persone più povere di Fehu, i quali erano molto grati e felici che mia madre portasse loro beni indispensabili per la loro sopravvivenza.

Io stessa mi sono ripromessa di seguire le orme della mia cara mamma e mio padre mi ha dato il suo consenso a patto che termini i miei studi quest'anno ed io mi sto impegnando per rispettare il ricordo dell'una e il desiderio dell'alt…

La porta si spalanca all'improvviso con un tonfo sordo e tutti si mettono sull'attenti: Ulrich, messaggero di mio padre, è fermo sull'uscio della Sala da Pranzo, con gli occhi sgranati e il fiato corto, sembra quasi abbia visto un fantasma!

Lady Keyra si alza in piedi di scatto, guardando il Consigliere come se fosse impazzito di colpo. «Ulrich! Che ti prende?!»

L’uomo guarda me e Thorell e noi gli restituiamo lo sguardo, dopodiché torna sulla mia Custode. «L’Erede Seiros è morto.»

Sphores, città-stato dell’Impero dell’Ovest

Al corteo funebre dell’Erede Seiros…

I tamburi vibrano a ritmo regolare e senza fermarsi lungo le strade della capitale di Sphores. A Fehu non c’è una sola persona che non stia piangendo la morte dell’Erede Seiros, ucciso nell’ultima battaglia di Anderon, proprio mentre gli eserciti di Moolor stavano schiacciando quelli dei Signori del Male. Il Gran Sacerdote dell’Alto Tempio sta intonando canti sacri da ore e la sua voce si può udire fin nelle campagne. Il canto sacro accoglie con la sua immensa tristezza e le sue parole di gloria eterna tutti coloro che stanno entrando nella capitale: gli abitanti di Sphores, quelli che provengono dall’Impero dell’Ovest e i dignitari stranieri che giungono da ogni dove, persino dall’Impero del Nord, per rendere omaggio al Principe dei Leoni.

In molti bruciano incenso e rami di cipresso, lamentando la morte del loro amato Principe, la cui salma è portata dai suoi Generali per tutte le vie e le piazze di Fehu fino al castello, mentre gli abitanti della capitale lanciano a terra fiori e si percuotono il petto al suo passaggio.

Gli Imperatori stranieri seguono in religioso silenzio il corteo a cavallo dietro all’Imperatore dell’Ovest, che è diventato ormai l’ombra di sé stesso: Stefan Turnaxes ha perduto il suo adorato figliolo, il suo degno successore, il padre dei suoi amatissimi nipoti.

Il Grande Leone si chiede se Sveva supererà mai questa terribile fase, lei che è così sensibile e delicata come lo era sua madre, l’adorata Beatrix. Calonius e Keyra gli hanno riferito ciò che è avvenuto quando il Consigliere ha comunicato ai suoi nipoti la morte del loro padre: Thorell è stato forte abbastanza da non piangere, ma Sveva è quasi impazzita dal dolore. La Principessa ama molto il padre e con lui era solita, almeno fino all’inizio della Guerra di Anderon, cavalcare alle prime luci dell’alba, tirare con l’arco e dipingere meravigliose tele. Da parte sua, Seiros adorava sentir cantare l’adorata figlia e per lei avrebbe fatto di tutto, persino morire per garantirle un futuro migliore, come appunto aveva fatto.

L’Imperatore ha un singulto e ricaccia indietro le lacrime che minacciano di cadere dai suoi occhi verdi. Si volta verso Kyrill e Raebert e li vede seduti in maniera composta e rigida sui loro destrieri; il più piccolo dei due cerca con lo sguardo il suo Leone Karon, per ricevere probabilmente del supporto emotivo, per essere spronato a non piangere. Se Raebert si abbandonasse alla disperazione, l’Imperatore Stefan non gliene farebbe un torto, tuttavia sa che suo nipote vuole rendere onore a suo padre, seguendo i suoi insegnamenti e quindi non permettere alle sue emozioni di prendere il sopravvento su di lui. Raebert è un così bravo ragazzo! Sarebbe stato un degno successore del padre se prima non ci fosse Kyrill…

Come se si fosse sentito richiamare, il più grande si volta verso l’Imperatore: il suo volto è inespressivo e il suo sguardo perso nel vuoto e totalmente assente. Si nota benissimo che non ha la forza né l’acume per prendere il posto di suo padre. No, Kyrill non ha la stoffa per essere il futuro Imperatore dell’Ovest. Stefan Turnaxes lo sa bene; tuttavia non può opporsi a ciò che hanno deciso gli dèi: lui è il primogenito e a lui spetta il ruolo di Erede dell’Ovest.

«Che gli dèi mi aiutino e aiutino il mio popolo!»mormora l’Imperatore, tornando a guardare dritto innanzi a sé.





Ciao ragazze!
Che strano tornare a utilizzare questo sito per pubblicare le storie che scrivo! Mi sembra passata un'eternità da quando ho scelto lo user "PersephoneAm" e pubblicavo la storia di Adriano e Melissa ... peccato aver perso completamente l'indirizzo e-mail con cui ero registrata ahahah 
Una fine terribile ... devo ancora capire come poter recuperare tutto, ma almeno posso utilizzare una seconda e-mail, fiuu!
La storia la trovate anche su Wattpad, ma pubblicarla qui ... è come tornare a casa!
Spero vi piaccia e mi auguro di vedere tanti commenti positivi, perché ci sto mettendo un sacco di impegno e perché spero che il mio modo di scrivere sia maturato nel corso degli anni.
Un abbraccio e a presto!
S.

 

   
 
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