8) Corsa contro il tempo
In un marasma di dissonanze portate da
frammenti confusi, tra la tenue sfumatura data dal labile confine del
possibile, si affacciavano le preghiere di Kyoko. Grata dell’ennesima occasione
riservatale, la scienziata formulava mentalmente le domande da porre al
procuratore. Lo sguardo distratto puntava al panorama al di fuori del piccolo
finestrino dell’auto in viaggio.
Aveva schivato sino a quel momento con
dei sorrisi di cortesia le considerazioni di Kaori, preferendo rinchiudersi
nelle proprie elucubrazioni: del resto era una caratteristica del suo essere,
un modo di fare che aveva portato con sé anche nel lavoro. Celebri erano
infatti i richiami al suo indirizzo da parte dei colleghi che avevano avuto il
piacere, o per i più socievoli la sfortuna, di lavorarci assieme.
E se fosse altro tempo perso?
Inoltre non aiutava la sua quiete
l’esser soggetto dei dubbi di chi riteneva l’unica persona in grado di poterla
redimere dai suoi peccati: sì era decisamente quello il problema più grande. Aveva
tentato senza particolare successo di rimembrare di quel flash che l’era
balenato in mente poche ore prima: non aveva ricordi riguardo l’esperimento
“undici”, tantomeno di esser mai stata effettivamente a capo di un suo
personale team di ricerca. La sola idea, instillatale da Ryo,
di esser stata a sua volta oggetto di manipolazioni la terrorizzava, e non poco.
Masa… è davvero andata così?
– Siamo arrivati – preannunciò l’uomo poco
prima di fermarsi destandola così dal suo torpore.
Accolto con le solite invadenti
cerimonie da Doc e dalla ritrosia di Aoki, l’insolito trio si accomodò alla
bene e meglio nello spazio personale del mentore dello sweeper
più abile del Giappone.
– Bene, visto che non vedo la
necessità di perdere altro tempo, possiamo anche cominciare – esordì Ryo senza troppo garbo.
– Concordo – commentò Aoki
visibilmente a disagio, – vorrei tornare alla mia vita il prima possibile.
– Lei è davvero un uomo spregevole–
parlò Kyoko senza mezzi termini presentandosi così in maniera aspra e diretta.
– Detto da chi faceva parte di una
organizzazione criminale è simpatico – rispose il non più giovane uomo punto
nell’ego.
– Cerca già l’argomento fantoccio? Io
ho avuto la coscienza di parlare dei miei peccati e lei che ha fatto oltre a
depistare le indagini?!
– Sì, lo ammetto. Sono stato io a
depistare le indagini del detective Makimura, ma
avevo le mie ragioni nel farlo.
– Tsk,
dovevo saperlo. Che stupida sono e che stupida sono sempre stata!
– Non dire così… volevi fare la cosa
giusta – sussurrò Kaori, seduta al fianco della scienziata nell’intento di
farla tornare a uno stato più ragionevole.
– E non è servita a un bel niente!
Tutto vano. – gridò ella di tutto rimando sull’orlo del pianto.
– Non direi – commentò Ryo con la sua proverbiale flemma.
– Ah no?
– Te l’avrò detto mille volte, oramai.
Sei la chiave del caso, e non importa se le indagini di Maki siano andate
perse. Li staneremo, hai la mia parola.
–
Ma io non so neanche come trovarli e se non li troviamo questa storia
continuerà in eterno – ribatté Kyoko alzatasi di scatto in piedi.
– Abbiamo sbagliato sino ad ora, non è
vero Doc? – domandò Ryo al suo mentore con un sorriso
sornione ignorando lo sfogo della donna.
– Totalmente – tagliò corto l’altro
poco prima di prender a cercare chissà cosa tra pile di fogli posti su di una
grande scrivania alle sue spalle.
Calò il silenzio tra i partecipanti a
quella discussione dopo quell’ultimo enigmatico scambio e Kyoko, ammantandosi
della sua più confusa smorfia, cercò invano nello sguardo di Kaori qualsivoglia
indizio riguardo le intenzioni del suo partner.
– Quel che intendo – riprese lo sweeper, - è che dobbiamo ritrovare te, non loro. Ho
sbagliato approccio tutto questo tempo.
– Ma cosa vuol dire?! – sbottò Aoki di
punto in bianco.
– Ryo ha
ragione. Semplicemente se ritroviamo te, la vera te, sarà tutto più semplice –
spiegò Kaori avendo intuito finalmente.
– All’inizio ero scettico, devo dir la
verità, ma una idea così folle potrebbe funzionare – aggiunse divertito Doc
rimettendosi a sedere: tra le mani reggeva uno dossier dalla copertina logora e
ingiallita.
– Ripartiamo, ma questa volta evitando
di perdere tempo in accuse. Procuratore, spiega alla nostra scienziata il tuo
ruolo in questa storia – ordinò Ryo.
****
Da tutt’altra parte proseguiva invece la
macchinazione dei Conti Bianchi. Essa portava in seno come termine ultimo il
pieno compimento del redivivo esperimento “Nova Pharma” ed un piano del genere
non poteva permettersi intoppi o rallentamenti sulla tabella di marcia. Questo Junichi Ito lo sapeva bene, fin troppo
bene: mancava meno di un mese alla visita del presidente statunitense in terra
nipponica e tutto doveva filare liscio. Il simbolo del potere occidentale era
quindi la preda da loro scelta.
Quale occasione più ghiotta del poter
assoggettare l’uomo più potente del pianeta al proprio volere?
Tuttavia, il gas sintetizzato a
partire dalle formule del suicida Kokubo era
altamente instabile e i suoi effetti non totalmente controllabili, il che era
un rischio per un piano del genere. E come se non bastasse c’era City Hunter a
dar loro la caccia e questo non faceva più dormire Ito
da un bel po’ di notti. Seduto dietro l’ampia scrivania del suo piccolo
ufficio, l’uomo si stava destreggiando alla bene e meglio tra le decine di
comunicazioni che gli venivano portare di ora in ora. E come se non bastasse
una forte emicrania, dono delle notti insonni, lo aveva ridotto a un sacco di
ossa raggomitolato sulla poltrona e intento a massaggiarsi le doloranti tempie.
- Signore, abbiamo notizie dagli altri
esperimenti ad Osaka – esclamò rispettosa l’uomo che aveva di fronte, l’ennesimo
messaggero di quella maledetta giornata.
- Ebbene? Taglia corto e dammi i dati –
sibilò lui aumentata la fermezza del massaggio.
- L’efficacia si abbassa drasticamente
anche ad esposizione ripetuta, sembra che la molecola venga rapidamente
contrastata dall’organismo.
- Merda! Avete provato con gli impulsi
sonori misti alla droga? – imprecò Ito senza grazia
alcuna.
- Sì, ci abbiamo provato ma senza
particolare successo.
- Diamo una accelerata verso Kyoko. Fate
uscire allo scoperto anche lei, le abbiamo dato tempo di giocare con Saeba ma ora basta!
- Ma signore… avesse ricordato lo
sapremmo e poi è sotto la protezione di City Hunter – replicò il sottoposto alzando
di tono la sua voce stridula.
- Lo so, ed è per questo che voglio
dare loro una mano – ribatté Ito con un sorriso
meschino.
- Capisco. Ha in mente qualcosa?
- Certamente.
****
Fu un lungo confronto quello tra l’ex
procuratore e la scienziata, un confronto anche acceso in certe sue dinamiche
come prevedibile. Ryo, così come Kaori, fece non poca
fatica a tenere a freno la frustrazione della donna: il suo atteggiamento infatti
mutò solo alla rivelazione delle motivazioni dell’asso della procura giapponese
per il suo controverso agire.
- Credo sia tutto, questo è il mio
ruolo in tutta la faccenda – concluse Aoki dopo il lungo racconto.
- Assurdo che quei mostri siano arrivati
a tanto… e sua figlia come sta ora? – chiese Kyoko con un filo di voce.
- Lei? Vive la sua vita, una vita che non mi
include ma credo di meritarmelo dopo tutto – rispose l’ex procuratore con tono
asettico, spento.
Meno ne parlava meglio era, pensò: l’assenza
della figlia era il prezzo da pagare per una vita passata a riflettersi nel
proprio ego malato e, per quanto c’avesse provato negli anni, Aoki si era ormai
convinto che era giusto così.
- Come ha detto il nostro uomo di
legge, credo sia tutto. Ora passiamo alla pratica – disse Ryo
salvando l’anziano uomo dall’imbarazzo di un pesante silenzio. Con un cenno del
capo invitò poi Doc a prender parola e a illustrare ai presenti il da farsi.
- Nella mia vita ne ho viste di cose,
e probabilmente quella che faremo non è neanche la più assurda di tutte. Per
risolvere l’amnesia di Kyoko proveremo con l’ipnosi
- Ipnosi?! – biascicò Aoki incredulo,
- pensavo si trattasse di qualcosa di serio!
- Fa’ silenzio – lo fulminò Ryo con lo sguardo.
- Eheh, un
po’ lo capisco – ridacchiò il Doc balzellando sulla sedia – ma in campo militare
è molto usata, l’inconscio una volta aperto aggira la volontà e fidatevi non c’è
addestramento che tenga.
- Va bene, lo faccio! – esclamò tutto
d’un fiato Kyoko senza esitazioni di sorta a stento trattenuta dalle
considerazioni di Kaori, preoccupata per eventuali ripercussioni.
- Ma aspettate, non è rischioso?!
Potremmo fare altri danni – si lamentò la partner dello sweeper
in qualità di voce della ragione.
- I rischi ci sono, ma sono minimi, ma
o questo o niente – terminò perentorio il mentore di Ryo
puntando lo sguardo sulla scienziata in attesa di una risposta.
- Accetto, non posso tirarmi più
indietro. Non importa, lo farò – confermò lei senza paura. Sentendosi
prigioniera delle proprie memorie, Kyoko, come solo una volta le era accaduto
nella vita, si ritrovava ora ad un bivio: non sarebbe più scappata dalle
proprie responsabilità. Socchiuse gli occhi e ripensò ad ogni volto e voce
conosciuta, tirò poi un lungo sospiro. Li riaprì e incrociò quelli di Ryo. Sorrise senza sapere il perché.
Ora era pronta.
- Allora è deciso. Cominciamo?
Escluso dunque dalle procedure di Doc,
il trio composto da Ryo, Kaori e Aoki prese a
ingannare il tempo in qualsiasi modo: la prima buona mezz’ora trascorse nel guardar
qualsiasi cosa non fosse il cielo, appesantito da spessi e grigi nuvoloni. E
tra quei soporiferi momenti scivolava l’intenzione dell’unica donna di quello
strano gruppo che, pur non essendo affatto d’accordo con il piano, si era da
subito prodigata al pensare come avrebbe potuto rallegrare Kyoko al termine
della seduta.
- Toglietemi una curiosità – cominciò Aoki
spezzando il silenzio, - non mi avete risposto quando ve l’ho chiesto. Che tipo
di rapporto c’è tra di voi?
- Perché è così importante? Vuoi indagare
anche su di noi? – lo canzonò Ryo senza troppe
cerimonie: odiava essere inquisito specie se si trattava del rapporto tra lui e
Kaori.
- Non c’è bisogno di scaldarsi, era
pura curiosità… e comunque è chiaro siate molto legati.
Kaori, di suo canto, per una rara
volta scelse di non negare o confermare alcunché rimanendo in religioso
silenzio ad assistere al battibeccare dei due uomini.
- Guarda come ti è venuta la lingua
lunga, quando si tratta di cose serie fai il prezioso, eh?! – continuò lo sweeper sempre più infastidito.
- E va bene! Certo che sei strano, Saeba – concluse il più anziano dei due prima di aggiungere,
- è chiaro ci sia qualcosa di forte tra voi, ma un legame va esplicitato. Evita
di fare come me se non vuoi vivere di rimpianti.
E a quelle parole Ryo
si ammutolì incapace di rispondere. L’unica
cosa che fu capace di fare fu di allontanarsi per non crollare sotto il peso
dei propri pensieri. Kaori fece per seguirlo ma uno sguardo deciso lanciatole
dall’uomo fu abbastanza per farla desistere.
- Mi dispiace averlo turbato, non
volevo – riprese dopo qualche minuto l’ex procuratore avvicinando la donna a
piccoli passi.
- Non si preoccupi. Ryo non ha cattive intenzioni… è solo che non ama essere
sotto i riflettori in queste situazioni.
- Capisco. E riesci a conviverci?
- Non c’è una risposta univoca e non
potrebbe capire. Lei ha visto Ryo per quello che lui
ha voluto mostrarle, io ne ho visto tutte le sfumature, è diverso.
- Sfumature…
Le ore trascorsero senza ulteriori
scossoni dopo quella conversazione e venne il tempo di tornare a casa per Ryo, Kaori e Kyoko. Quest’ultima, ancora scombussolata per
la prova alla quale era stata sottoposta, si era barricata in muro di silenzi e
mugolii e poco aveva esternato da quando si era ripresentata alla vista degli
altri.
Doc, prima di congedarli, ammonì il
duo di non fare troppe domande o pressioni sulla scienzata
spiegando quanto l’ipnosi fosse un processo lungo e delicato.
Il giorno seguente fu uguale al
precedente e così per una settimana in un monotono ciclo. L’umore generale
andava sempre più peggiorando visto gli scarsi risultati e il nervosismo era
alle stelle visto il clima di incertezza riguardo le prossime mosse dei Conti
Bianchi.
- Dovremmo fermarci a mangiare da
qualche parte – propose Kaori sul tragitto di ritorno dopo l’ennesima giornata
pesante.
- Non mi va, voglio solo dormire –
obiettò Kyoko distesa sui sedili posteriori dell’auto.
- Distrarti ti farà bene, queste
sedute ti stanno logorando. Ryo diglielo anche tu, ti
prego.
Lo sweeper
supportò immediatamente l’idea di Kaori, quasi più per tentare una strada
diversa che per un reale senso pratico della proposta. Fece così una deviazione
verso un piccolo ristorante poco distante da lì. Non appena arrivati vennero
accolti con non molte cerimonie da un distratto uomo sulla sessantina e poco
dopo ordinarono qualcosa dal menu.
- Vedrai che a mente fresca e pancia
piena andrà meglio – commentò Ryo guardandosi
intorno.
- Sarà…
Il locale, molto intimo nella sua
atmosfera e anche abbastanza datato nel suo arredamento, accoglieva i suoi
clienti in modo informale non prendendosi troppo sul serio: l’illuminazione
proveniente dal basso soffitto donava una tonalità ambrata all’intero ambiente;
grigi muri, decorati da locandine di vecchi film che probabilmente nessuno dei
presenti aveva mai visto mai, rimbalzavano gli sguardi dei più timidi clienti e
in un angolo, poco distante dal bancone,
vegetava un jukebox spento e ciò destava sospetto visto che si udiva una tenue
musica provenire da chissà dove.
Il cibo arrivò poco dopo con il
servizio di una graziosa signora identificatasi come la proprietaria del ristorante.
- Conosco quest’album, è “For You” di Tatsuro Yamashita –
commentò Ryo tra un boccone e l’altro perdendosi tra
le note che risuonavano nell’aria.
- Come hai detto? – domandò la
scienziata spalancando gli occhi quasi come fosse stata colpita da una visione.
- Tatsuro
Yamashita, Kyoko. Non lo conosci?
- No, non l’artista. Ripeti il titolo!
- Qualcosa non va? – chiese Kaori
sincerandosi delle condizioni della donna.
- “For You” –
ribadì Ryo smettendo di colpo di mangiare. – Hai ricordato
qualcosa, vero?
- Sì! E dobbiamo andare.
- Ma siamo appena arrivati, non possiamo
almeno cenare?! - protestò la povera Kaori.
- No, non possiamo – sentenziò Kyoko.
Fine Capitolo
Eccoci
al solito angolo dell’autore. Mi scuso per la lunga assenza: sono state settimane
travagliate per vari impegni personali e mi è proprio mancato il tempo
materiale di rivedere i capitoli. Ma ora la situazione si sta normalizzando e
spero di poter tornare a un ritmo più regolare: i capitoli rimanenti sono già
delineati, dovrei solo rivederli per bene. Spero che questo capitolo sia degno
della vostra paziente attesa e che possa piacervi.
Cosa
avrà scoperto Kyoko? Kaori riuscirà a mangiare (ok, questa no)? Ryo la smetterà mai di imbarazzare gli altri con la sua cultura
pop smisurata? Questo e altro nei prossimi capitoli!
A
presto