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Autore: Little Firestar84    09/11/2021    6 recensioni
[AU]Tredici mesi, una settimana, due giorni e una manciata di ore da quando lei era uscita dalla Hall dell’albergo dove avrebbero dovuto unirsi in matrimonio. 402 giorni. 9650 ore. 579.000 minuti. Quasi trentacinque milioni di secondi.
A tutti diceva che avevano fatto bene a lasciarsi, ma in realtà dentro si sentiva cascare il mondo addosso. A volte, era come morire.

Amici, colleghi, amanti: Ryo e Kaori sono stati tante cose, dal giorno in cui si sono incontrati. Ma dopo una lunga lontananza ed essersi spezzati il cuore a vicenda, sapranno riscoprirsi e ritrovarsi?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideyuki Makimura, Kaori Makimura, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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“Ryo?” Mick Sbattè gli occhi, perplesso, alla vista dell’ex amico che se ne stava spaparanzato nel letto d’ospedale, con quel pigiama consunto, a strafogarsi di riso. L’americano era a braccetto della bella Kazue, che stringeva un mazzo di garofani dalle mille sfumature di bianco e rosa, e delicati fiorellini di nebbia, mazzo che lui le aveva portato in dono, dopo essere passato a trovarla dall’obitorio dove aveva fatto un turno extra: stavano per iniziare insieme una serata che lei sperava essere romantica, e lui bollente.

Mick aveva finto di passare casualmente davanti alla stanza dell’amico, aveva sperato che non lo avrebbe trovato più lì, visto e considerato cosa stava per accadere, ma purtroppo aveva scoperto di aver avuto ragione: Ryo non si era mosso dal suo letto, dove se ne stava tranquillo e beato come un pascià. “Ma che diavolo ci fai ancora qui?”

“Che razza di domanda, mangio!” gli rispose, guardandolo come se fosse stato un completo idiota. “Le infermiere sono tutte pazze di me, dovranno cacciarmi fuori di qui a forza! Ah, ah, ah!”

“Sì, ma….” Il biondo si grattò il capo, guardando prima Kazue, poi Ryo, che sghignazzava come un completo idiota. Mick era a dir poco senza parole, e si chiese se le conseguenze della sparatoria non fossero state più nefande di quello che avevano creduto all’inizio. O, se per caso, Ryo non fosse semplicemente un completo idiota: la giuria doveva ancora esprimersi al riguardo. “Insomma, tra poco inizia il matrimonio di Kaori, e speravo saresti andato a fermarla. A impedirle sai, di, ehm, sposarsi. Con un altro.”

“No.” lui si limitò a dire, secco, deciso e distaccato, mentre l’uomo e la donna si guardavano, senza capirci nulla: Ryo era stato parecchio chiaro riguardo cosa provasse ancora per Kaori, e Mick era certo che avrebbe finalmente messo le palle e compiuto un gesto grandioso, andando a rovinare quelle nozze con quel riccastro da strapazzo, e invece, eccolo lì. Stravaccato in un letto che si rimpinzava di riso bollito mentre l’amore della sua vita sposava un damerino che, con tutta probabilità, tempo sei mesi l’avrebbe convinta che bisognava fare qualche cambiamento.

“No?” Mick sbatté le palpebre alla velocità della luce, più e più volte, il viso che esternava la sua perplessità. “In che senso, no?”

“No vuol dire no. Nel senso che stiamo meglio così.Ryo rispose con una scrollata di spalle, con totale aplomb, prima di mettersi in bocca un’altra dose di riso. “Noi siamo amici. Noi siamo colleghi. Kaori ha sempre avuto ragione, io non sono fatto per la vita da uomo sposato, sono un single incallito… lo stallone di Shinjuku, il fidanzato di tutte… e poi lei si sta per sposare, ed io, con le donne sposate, non ci provo, è una questione di principio, non sono mica come te, sai!”

Così dicendo, Ryo eruppe in una sonora risata, preferendo far credere che quella, tutto sommato, fosse anche una sua scelta, mentre invece lui a rimettersi con Kaori, da quando lei era tornata a Tokyo, ci aveva provato eccome, ma non era servito a nulla, nemmeno quel bacio favoloso, dato in un vicolo fuori dal Cat’s Eye, le aveva fatto cambiare idea, nonostante lei in un primo momento lo avesse assecondato, non solo rispondendo a quella sua esplicita avances ma prendendo lei stessa da lui tutto quello che voleva… ma poi si erano baciati di nuovo, sotto copertura, e lei era stata molto… distaccata, e Ryo lì aveva capito di aver perso la sua opportunità.

Per giunta, quando era andata a trovarlo in ospedale, nonostante si fosse chiaramente dimostrata preoccupata per le sue condizioni, si era comportata come se nulla fosse, da quel punto di vista. Avevano parlato del più, del meno, e davanti ai colleghi gli aveva pure detto che sperava che Ryo si riprendesse per il matrimonio, che lui era il suo più caro amico e che sarebbe stata felice di averlo accanto nel giorno più importante della sua vita.

“Vedo che ti senti già meglio… e così corriamo dietro alla infermiere, eh?” Kaori lo punzecchiò, entrando in camera e sedendosi accanto al letto. Ryo si mise a sedere dritto, e si grattò la nuca, ridendo imbarazzato.

“Eh, eh, sai com’è, cercavo di ottenere un rilascio anticipato, eh, eh, eh…”

La donna si mise a guardare fuori dalla finestra, con aria pensierosa; stringeva in grembo i pugni, e sembrava stesse lottando, ma contro cosa, o per cosa, nemmeno Ryo, che la conosceva meglio di chiunque altro, sapeva dirlo.

“Tutto bene a casa e al lavoro?” Le domandò con voce calda, desideroso di farla uscire da quell’imbarazzante situazione, e Kaori sembrò risvegliarsi dallo stato di torpore in cui era caduta.

“Ryo….” Iniziò, incerta, incapace di guardarlo negli occhi. “Tu…. Tu eri mio amico, vero? Prima di… insomma, tu sei sempre stato il mio migliore amico, lo sai vero?”

“Lo so, Sugar.” Le rispose con tono suadente, stropicciandole i capelli. “E credimi, le cose non sono cambiate. Non sarò più il tuo uomo ma…  ma rimarrò sempre tuo amico.”

Dire quelle semplici parole per lui fu come morire, non aveva mai faticato tanto a parlare, mai aveva avvertito una simile coltellata al petto: le pallottole avevano fatto meno male.

Ma l’amicizia era meglio di nulla.

Kaori era andata avanti: in un modo o nell’altro, lo avrebbe fatto anche lui. Un giorno. Forse.

“Mi fa piacere sentirtelo dire, Ryo.” Gli strinse le mani, con gli occhi che piangevano. “Ryo, io… tu mi sei sempre stato accanto nei momenti più importanti della mia vita, e… e spero che riuscirai ad esserci anche… anche al mio matrimonio. So che potrebbe sembrare strano ma… ma vorrei davvero che le cose tornassero a com’erano una volta. A, a prima che ci mettessimo insieme, insomma.”

Ryo ingoio, mentre il suo cuore smetteva di battere ed il suo intero essere veniva percorso da un’ondata di gelo.

“Lo sai quanto ti ho sempre voluto bene, Kaori…” Le disse, abbassando gli occhi, incapace di guardarla in faccia, temendo che, s ei loro occhi si fossero incrociati, lei avrebbe capito. “Il giorno del tuo matrimonio sarà il più bello e felice della tua vita… e sarei onorato se tu volessi condividerlo con me.”

Kaori scoppiò a piangere, e gli gettò le braccia al collo, stringendolo, ringraziandolo – quasi con quelle parole lui le avesse dato la sua benedizione.

Ryo assaporò per un’ultima volta il suo profumo, sentendosi male, un essere orribile, alla sola idea di averle appena mentito.

Col cavolo che andava a vederla che si sposava con un altro: molto meglio starsene in ospedale coccolato dalle infermiere che lo celebravano come un eroe per aver fermato il cecchino e salvato la sua partner. E poi… poi avrebbe deciso cosa fare della sua vita. Rimanere lì, con lei, era fuori discussione: vederla sposarsi, avere figli da quel demente di Shinji? Starsene a guardare mentre lui, quel finto bravo ragazzo, la manipolava nell’abbandonare      i suoi sogni, per seguire quelli di lui?

Non se ne parlava. Erika gli aveva chiesto se fosse interessato ad un posto all’Interpol, e Ryo adesso stava iniziando a pensare seriamente ad accettare quell’offerta; avrebbe preso due piccioni con una fava, anzi, tre: sarebbe stato lontano da loro due, avrebbe comunque mantenuto il suo lavoro, e avrebbe vissuto nel Paese del topless. Cosa avrebbe potuto chiedere di più dalla vita?

Solo, per adesso, nessuno lo sapeva: aveva solo accennato la cosa ad Erika, per telefono…

Mick, intanto, non riusciva a credere a ciò che sentiva; si stava letteralmente mettendo le mani nei capelli, strappandoseli tanto era indignato e arrabbiato con il suo cosiddetto migliore amico che si stava rivelando per quello che era- un emerito deficiente. Mollata Kazue nel corridoio, con la bava alla bocca nemmeno fosse stato una belva feroce ammalata di rabbia, si precipitò nella stanza del poliziotto, e lo afferrò per la giacca del pigiama.

“Ma sei un coglione o cosa?!” Mick sibilò. “Tu quella donna la ami, non puoi lasciartela scappare così!”

“Non è vero! Io non amo nessuno! Sto benissimo da solo!” Ryo abbaiò, petulante, praticamente sputacchiando in faccia all’amico. “Passerò la mia eterna gioventù a saltare da un letto all’altro! Basta trattenersi!”

“Ah sì?” Mick fece un sorrisetto furbo, stringendo gli occhi a fessura. “E allora la tua dichiarazione d’amore, cosa mi dici di quella? Ih, ih, ih!”

“Eh? Ma di che parli?” Ryo arrossì leggermente, guardandolo incredulo. “Io non l’ho mai detto a nessuna che... che, Insomma, quello!”

Mick quasi si strozzò dalle risate: Ryo era un caso così disperato che nemmeno parlare d’amore gli era possibile, quella parola gli scatenava delle reazioni fisiologiche viscerali – iniziava a capire perché Kaori avesse deciso di mandare a monte le nozze e si fosse cercata una persona più emotivamente matura e normale.

“In realtà, caro il mio Ryo,  lo hai detto eccome: per la precisione,  a Reika, dopo che ti hanno sparato!” Il biondino iniziò a raccontare; la sua voce assunse un tono in farsetto, quasi a voler dare un maggiore effetto comico a tutta quella faccenda assurda; intanto, Ryo impallidiva, ed ingoiava a vuoto, mentre il suo stomaco si chiudeva. “Oh, avresti dovuto vedervi, Ryo…. giuro che solo a sentire Maki che la raccontava sembrava di essere lì!”

“Eh? Ma…” Ryo sbattè le palpebre, boccheggiando nemmeno fosse stato un pesce fuor d’acqua; guardava il vecchio amico in tralice, incerto se credergli o meno.

“Eh, guarda che è non mica una bugia, eh! Maki dice che la piccola Reika era davvero al settimo cielo!” Mick continuò, sghignazzando. “Tutta sorridente, tutta contenta e felice, ti stringeva, voleva riempirti di baci,  si è pure messa a piangere, e tu avevi una tale faccia da idiota… a quanto pare  c’era da morire dal ridere, ma purtroppo Maki ha pensato a chiamare i soccorsi piuttosto che registrare tutto per i posteri!”

Brividi iniziarono a percorrere l’intero corpo di Ryo, che sudava freddo mentre vedeva materializzarsi nella sua mente tutti i suoi incubi… lui con Reika. Ma cosa gli era passato per la testa? Sì, certo, era una bella donna, era graziosa, ed era capace, nel lavoro, ma lei non era proprio il suo tipo, lui non l’aveva mai vista in quel modo….

 “Andiamo, non posso averle detto che, sì, insomma, quello! Me lo ricorderei!” Ryo insistette. Era certo che se ne sarebbe ricordato: quelle parole erano per lui un tabù, lui era cinico e un po’ stronzo, un dongiovanni, lui teneva alle persone, ma da lì a provare quell’emozione ce ne passava… ci era andato vicino solo una volta, ma non aveva mai detto quelle parole, nemmeno a lei, al massimo, quando Kaori gli aveva sospirato languida di amarlo, al tempo della loro fugace relazione, Ryo si era limitato ad annuire e dire anch’io…

“Ammetto che avevo creduto che sarebbe stato più semplice far passare un cammello dalla cruna di un ago, visto quanto tu ed io siamo sentimentalmente immaturi ma, amico mio, sono propenso a credere a questa versione dei fatti, anche perché ci fosse solo la bella Reika come testimone oculare della tua confessione potrei nutrire dei dubbi, ma anche Maki t’ha sentito e mi ha raccontato tutto!” Ridacchiando, Mick gli diede una manata sonora sulle spalle, facendo venire al poliziotto tutta una serie di colpi di tosse; il riso gli tornò su, fermandosi a metà tra stomaco e bocca, e Ryo fulminò Mick.

“E com’è che, se ho detto a Reika che la amo, tu mi vuoi vedere con Kaori, eh?” Ryo domandò, mentre sentiva l’irritazione montargli dentro. “E comunque io mica ci credo ancora a questa storia, secondo me vi siete inventati tutto!”

“Ma perché…” Mick prese a ridacchiare, il viso così vicino a quello di Ryo che l’ex collega poteva sentire il profumo del suo dopobarba, una cosa che invece di profumare sembrava più un olezzo- Mick aveva ottimo gusto per alcune cose, pessimo per altre. “Tu, mentre deliravi in preda al dolore, a chi credi di averlo detto, eh? Caro il mio stallone! Ih, Ih, Ih!”

Ryo sbatté gli occhi, senza capire dove l’amico volesse arrivare.

Lo aveva detto? O Mick lo stava prendendo per il culo?

“Andiamo, Ryuccio, pensaci bene…se ti impegni dico che te lo ricordi…” Mick lo prese in giro, dandogli delle leggere pacche sulla schiena, mentre Ryo fissava il vuoto.

Era come se la sua mente fosse avvolta dalla nebbia, ma lentamente, un tiepido raggio di sole prese a farsi strada nei suoi pensieri, in quel turbinio tempestoso.

Un immagine. Un ricordo. E poi un altro ed un altro ed un altro ancora.

A Terra, Ryo aveva freddo. Si sentiva soffocare, circondato da tutte quelle persone, ma non riusciva a vedere bene nessuno di quei visi, la vista era annebbiata.

“Ryo, Ryo ti prego, non morire!” Una donna gli disse, e Ryo sentiva sul suo volto le lacrime della donna. “Non farmi questo!”

“Andiamo Ryo, tieni duro, i soccorsi stanno arrivando!” Udì; stavolta, a parlare era stato un uomo – sembrava la voce di Maki.

“Resisti, Ryo, resisti!” La donna lo chiamò, supplicandolo. Sembrava disperata. Ryo la sentì parlare, e la voce…lentamente, cambiò… o forse la riconobbe per la prima volta… le sorrise, allungando una mano verso il viso.

“Ti amo…” le disse, tossendo tra una parola e l’altra, mentre in bocca avvertiva il sapore ferroso del sangue. “Ti amo… così tanto… da sempre…”

Lei sgranò gli occhi, sorridendogli felice, come mai prima di allora; le lacrime continuarono a lasciare i suoi bei occhi castani, ma stavolta erano lacrime di gioia, non più di paura o dolore.

“Oh Ryo….non lasciarmi!” La donna lo supplicò, lasciandosi cadere sull’asfalto accanto a Ryo, gettandogli le braccia al collo e stringendolo.

“Sei tornata da me…” Lui si voltò verso di lei, sorridendole, in pace. Aveva gli occhi lucidi, ma non era abbastanza in forze da piangere vere lacrime. “Ti amo…Sugar.”

“O merda.” Ryo ingoiò, fissando il muro bianco asettico davanti a lui, passandosi una mano nei capelli. “L’ho detto davvero. Ho detto a Reika che… ma non l’ho detto davvero a lei, insomma, io credevo… ero convinto che  fosse Kaori!”

 “Già…” Mick continuò a canzonarlo. “Quando dalla bocca ti è uscito quel nomignolo lei è rimasta di sasso, non capiva, poi Maki si è messo a strillare che chiamassero Kaori e allora le si sono aperti gli occhi e ha capito che avevi pensato di parlare con la tua ex… e invece che strozzarti le hai fatto pena e si è messa addosso a te nemmeno fosse stata, non so, dell’edera! Sembrava pure ancora più innamorata di te!”

“Cazzo!” Ryo sibilò, grattandosi i capelli ribelli, a denti stretti, sentendo una sensazione inusuale nel petto - come qualcosa che gli batteva nel petto. Poi, all’improvviso, impallidì, e guardò il suo vecchio amico, ingoiando a vuoto, quasi temendo la risposta. “Mick… lei… Kaori lo sa?”

“Beh… ecco… noi speravamo che, come dire…” Mick sospirò, alzando gli occhi al cielo. “Che tu ti facessi furbo e glielo dicessi tu.”

All’improvviso, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa di importante, Ryo afferrò il polso di Mick, e guardò l’orologio: era tardi. Se non si fosse sbrigato, non ce l’avrebbe mai fatta. “Mick, sei in macchina?”

“Certo che sono in macchina! Cosa credi, che mi potrei mai muovere sui mezzi pubblici, io?” Gli domandò, mentre guardava Ryo arrancare nella stanza e buttare tutto fuori dall’armadietto che aveva accanto al letto, alla disperata ricerca di qualcosa che non fosse un pigiama da nonnetto. “E come mai vuoi saperlo, Ryuccio caro?” Lo schernì, braccia incrociate mentre stava appoggiato allo stipite della porta. Immaginava il perché, ma voleva che fosse il suo amico a dirlo ed ammettere la verità, una volta per tutte.. ed ad alta voce!

Ryo trovò una borsa con quello che cercava, pochi capi basici, non un granché né il meglio che avrebbe potuto offrire il suo armadio a casa ma era meglio di nulla, e si vestì, senza nemmeno prendersi la briga di infilarsi boxer o calzini.

“Perché? Come perché?” gli domandò con una vocina stridula mentre lo afferrava per il bavero della giacca e lo scuoteva. “Ma perché devo fermare Kaori! Devo fermare quel dannato matrimonio prima che sia troppo tardi! Non può sposarsi senza sapere che… che cosa provo per lei!”

“Bravo, my friend, così si fa!”  Mick gli dette una pacca sulla spalla, sghignazzando, menefreghista del pallore sempre più forte di Ryo, che intanto si era fatto una corsa in corridoio e aveva strappato dalle mani di Kazue il mazzo di fiori, che erano, guarda caso, e grazie alla sua buona stella, i preferiti di Kaori. Mick scrollò il capo, divertito: trovava adorabile che Ryo ancora non riuscisse a usare quella parolina, e sperò con tutto se stesso che, almeno una volta che fosse trovato davanti la rossa del suo cuore, avrebbe trovato la forza e la determinazione di ammettere la verità, solo la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità su cosa tormentava il suo animo. “E adesso andiamo a prenderci la tua sposina, e ringrazia che a me piacciono le macchine veloci, altrimenti con te che ti svegli all’ultimo minuto mica ci arriviamo in tempo al municipio di Tokyo!”

Tocchi leggeri alla porta della sala destarono Kaori, che, mettendosi a posto il corto velo, si voltò verso l’ingresso, col cuore che le martellava in gola, allo stesso tempo emozionata e spaventata dall’idea di chi potesse essere che la disturbava in quel momento. Si dette della sciocca, scrollando lieve il capo per non far andare fuori posto i capelli che Eriko le aveva accuratamente acconciato dopo che aveva indossato l’abito lungo sotto alle ginocchia: probabilmente era solo suo fratello, o la stessa Eriko che era andata a controllare a che punto la futura sposa fosse: lui le aveva detto e ripetuto che amava troppo la vita da scapolo, che non sarebbe mai potuto cambiare, e che quindi era meglio che le cose fossero andate così.

Schiena dritta, Kaori si schiarì la gola, preparandosi, ed indossò la sua solita armatura di donna composta e dalla rigida etica e morale. “Avanti.” disse con un tono che però lei stessa reputò troppo alto di almeno un’ottava.

La porta si aprì con un leggero cigolio, e da essa fece capolino la testa bruna di Reika; la presenza della donna spiazzò la poliziotta, che non si era aspettata di vedere li la collega che, anzi, aveva più volte ribadito di non essere interessata a partecipare alla cerimonia, nonostante le due fossero quasi imparentate, ora che Saeko e Hide erano sul punto, finalmente, di sposarsi, dopo aver passato tanti anni a fare tira e molla.

“Reika!” Kaori esclamò, facendo un paio di passi verso l’altra, stampandosi sul viso il suo migliore sorriso. Non era certa che Reika le piacesse, ma sapeva che era brava nel suo lavoro, ligia, e per questo meritava almeno di essere rispettata, nonostante i suoi tanti difetti. “Non mi aspettavo che tu venissi.”

“Nemmeno io, in realtà.” Reika le rispose. Occhi bassi, le sue labbra erano tirate, come in un pigro sorriso di rassegnazione. “Ma desideravo parlarti. C’è una cosa che credo tu debba sapere. Riguarda Ryo, e cosa è successo al Centro Commerciale, quando gli hanno sparato.”

Kaori si irrigidì, e perse la sua proverbiale compostezza. Ogni muscolo del corpo teso, si voltò, dando le spalle all’altra; ricordava fin troppo bene cosa era successo quel giorno, e forse lo avrebbe ricordato per sempre - perché Ryo avrebbe sempre avuto un posto speciale nel suo cuore. Ma adesso era ora di andare avanti… perché, nonostante anche lei avesse atteso per ore col cuore in gola il medico che dicesse loro come stavano le cose, che li rassicurasse sul fatto che il loro amico, fratello, compagno si sarebbe salvato, aveva visto lo sguardo di Reika, e quello di Ryo mentre lo facevano scendere dall'ambulanza.

Amore: lui stava andando avanti, e vedere, sapere che lo stava facendo era come avere la sua benedizione, essere certa che sposare Shinji era la cosa giusta da fare.

“Non mi interessa nulla di cosa c’è tra voi, Reika. Ryo ed io ormai non stiamo più insieme da tempo, ed ognuno di noi è libero di farsi la propria vita… per questo mi sto sposando oggi!”

“C’è una cosa che devi sapere prima di decidere se vuoi andare fino in fondo con questo matrimonio,” Reika le disse, proferendo le parole con decisione, il suo sguardo triste sì, ma che bruciava col fuoco della determinazione. Stringendo i pugni, fece i pochi passi che la dividevano da Kaori, e la afferrò per le spalle, obbligandola a voltarsi e guardarla in faccia- a smetterla di nascondersi. “Quando il cecchino l’ha ferito ed era andato in shock, lui ha cercato te! Mi ha chiamato col tuo nomignolo, dicendoti che ti ama ancora!”

L’esitazione di Kaori durò un solo attimo.

“Ryo? Ammettere di amare qualcuno?” Kaori quasi sibilò, con la voce impastata dalle lacrime e dalla rabbia. Ogni parola di Reika era stata come una stilettata per lei, che faceva sgorgare lacrime dai suoi occhi e sangue dal suo cuore. “Ma per favore, è più facile che il Mar Rosso si divida ancora piuttosto che lui ammetta di amare qualcuno! Anche l’altra volta diceva di essere pronto e di volere che ci fosse un noi, ma quando siamo andati a vivere insieme lui non era mai a casa, e continuava a flirtare con tutte… a volte sembrava quasi che fossi trasparente, che mi trattasse più come la serva che la sua compagna! Ryo è allergico al matrimonio, lo ha sempre detto che non si sarebbe mai sposato e che di figli non ne voleva nemmeno sentir parlare... sono stata sciocca io a credere che avrei potuto cambiarlo, ma adesso me ne sono fatta una ragione, ed ho accettato che noi potremo solo essere amici… e poi io… io credevo di poter rinunciare ad un figlio mio, ma voglio davvero avere un bambino, e crescerlo con il mio compagno!”

“Kaori...” rattristata, con il cuore in subbuglio, Reika alzò una mano verso la donna per sfiorarla e darle conforto, ma poi decise che non sarebbe stata una mossa saggia- era evidente che a Kaori non piacesse essere consolata, che preferisse armarsi di tutto punto per affrontare i problemi da sola, e comunque, loro non erano certo così intime: non era bastato loro essere entrambe donne in quell’ambiente così profondamente maschile per cadere in un cameratismo che, non fosse stato per la bruciante attrazione che entrambe provavano per Ryo, sarebbe potuto apparire naturale.

La donna fece un paio di passi indietro, poi si voltò verso la porta, e sfiorò l’intelaiatura, quasi cercasse un motivo per indugiare ulteriormente all’interno di quell’ambiente. “Ryo ti ama davvero, Kaori, e credo che stavolta lui sia cambiato. Credo che tu dovresti dargli una possibilità.”

“Una? Gli ho dato cento, mille possibilità negli anni! Sono stufa di essere sempre io quella che si sacrifica, che si preoccupa, che aspetta, che scende a compromessi! Con Shinji ho trovato una mia stabilità... lui mi rispetta, come donna e come professionista e di certo non mi chiude in casa perché si è scordato che sono andata a vivere da lui… e poi vogliamo la stessa cosa, costruirci un solido futuro, insieme, con i bambini che arriveranno!” Kaori sbottò, sbattendo i piedi per terra. “Non ho intenzione di perdere tempo dietro ad un ragazzino troppo cresciuto che non è sentimentalmente maturo e che non sa cosa vuole, non quando ho un uomo perfetto che mi ama e che mi sta aspettando adesso per farmi diventare sua moglie!”

Ma tu non lo ami, Reika pensò, con un sorriso amaro sulle labbra. Guardò Kaori: si stringeva nelle braccia, trattenendo a stento le lacrime.

“Ha avuto così tanto tempo, quando me ne sono andata…” Kaori disse a bassa voce, il tono così lieve che non si capiva se stesse parlando o riflettendo. “Più di un anno, ma non è mai venuto da me. Non ha mai lottato per riportarmi da lui. Solo quando ha capito che un altro aveva preso il suo posto ha iniziato a corteggiarmi… se non fosse stato per Shinji, lui non avrebbe fatto nulla…”

“Volevo solo che lo sapessi, Kaori. E dirti che…” Reika sorrise- un sorriso triste, colmo di amarezza. C’era tuttavia una luce nei suoi occhi, che sembrava essere quella della speranza. “Non so se te lo hanno già detto, ma Saeko mi ha detto che le cose nei prossimi mesi cambieranno. Lei ha avuto una promozione e dirigerà il dipartimento, e Maki prenderà il suo posto all’unità… e io...io ho deciso di cambiare lavoro. Il mio ex partner ha aperto un’agenzia investigativa e mi ha chiesto di divenire sua socia, e anche Mick sarebbe interessato ad unirsi a noi, sai? Sembra aver fatto amicizia con la dottoressa che si è occupata di Ryo, e credo che voglia rimanere qui in Giappone per starle accanto, anche se adesso il processo contro Kaibara e Sonia Fields è terminato.”

“Reika, non è necessario che tu…” Kaori si voltò, quasi sconvolta, e si avvicinò con irruenza alla giovane donna. “Sei un’ottima poliziotta, non andartene per me!”

“Non lo faccio per te, Kaori,” le rispose, posandole le mani sulle spalle. “E nemmeno per Ryo. Lo faccio per me. Non voglio struggermi per un uomo che non mi amerà mai, ma costruirmi il futuro che voglio io. Voglio reinventarmi, fino a che ho l’età per farlo!”

Sorridente, diede un leggero bacio sulla guancia alla sposina, quasi a suggellare un patto di pace tra due donne che, per anni, erano state avversarie, tanto sul lavoro quanto per il cuore del bel tenebroso detective. “Qualsiasi cosa tu decida di fare, auguri, Kaori, e sii felice!”

E così dicendo, se ne andò; si chiuse la porta alle spalle, il cigolio ancora più sinistro, quasi che volesse rappresentare una caduta rovinosa…. un equilibrio spezzato. Kaori si chiuse nelle sue spalle, portandosi le mani al cuore, e sospirò. Si voltò, e vide il suo riflesso nello specchio, lei con indosso l’abito da sposa di alta moda che Shinji aveva insistito perché lei acquistasse.

Lui non le aveva permesso di occuparsi di nulla, aveva promesso di pensare a tutto lui, perché lui voleva sposarla. Non come Ryo, che aveva iniziato ad avere addirittura le coliche non appena la data delle nozze aveva iniziato ad avvicinarsi.

Shinji voleva una moglie. Ryo…lei non sapeva cosa Ryo avesse voluto dalla loro relazione, ma alle volte le era sembrato che lui si accontentasse di  una governante che gli scaldasse il letto.

Non c’era proprio nulla da decidere. La scelta razionale era semplicissima da fare: da una parte un uomo che la voleva, dall’altro uno che non sapeva cosa voleva.

Stringendo i denti, si raddrizzò, pronta ad andare a sposarsi con Shinji.

           

Shinji e Kaori erano l’uno accanto all’altra, davanti all’ufficiale del comune. Lei teneva tra le mani un delicato bouquet di gigli e pan di cuculo, che lei guardava timida, le gote arrossate. Shinji, bellissimo nel suo completo blu scuro, dai riflessi iridescenti, la guardava come se lei fosse stata la cosa più bella del mondo, certo che la donna fosse timida ed emozionata.

Saeko e Hideyuki, in piedi accanto a lei, guardavano la porta della sala consiliare con trepidazione, attendendo che capitasse qualcosa… non una cosa qualunque, ma una in particolare, che Ryo arrivasse e ponesse fine a quella scempiaggine.

Shinji era un bravo ragazzo, e sì, voleva bene a Kaori, e la amava anche, in pratica venerava il terreno su cui lei camminava… ma la capiva davvero? La conosceva? Kaori e Ryo avevano una chimica invidiabile, erano sempre stati in grado di capirsi  con un solo sguardo, e Hideyuki era stato certo che quella chimica che avevano in campo si sarebbe potuta replicare benissimo nella vita di tutti i giorni, e renderli una coppia- di amanti, amici, genitori- invidiabile..

Ryo e Kaori erano fatti per stare insieme: lo sapevano tutti, solo loro due avevano da capirlo. L’errore non era stato mettersi insieme, ma troncare quella relazione senza darsi una vera possibilità.

“Se qualcuno conosce un motivo per cui questa coppia non debba essere unita in matrimonio, parli ora o taccia per sempre!” disse con un sorriso benevole il vicesindaco. Shinji guardò Kaori, Kaori guardò il fidanzato, gli ospiti dello sposo sorrisero benevoli, quelli della sposa presero a mormorare continuando a fissare le porte, in attesa che quel qualcosa in particolare avvenisse.

“Vuoi tu, Shinji, prendere Kaori come tua legittima sposa?” L’ufficiale, con un sorriso stampato sul viso, gli domandò. Shinji si voltò verso Kaori, prese tra le sue mani quelle della fanciulla, e radioso rispose: sì.

L’ufficiale porse la medesima domanda a Kaori; lei guardò Shinji mordendosi le labbra prima di fissarsi i piedi, mentre il compagno la guardò incerto, sollevando un sopracciglio con fare interrogativo.

“Kaori?” la apostrofò leggermente spazientito. “Il vicesindaco ti ha fatto una domanda. Potresti rispondere, per favore?”

Dal lato degli ospiti di Kaori, si alzò un mormorio, e molti fra i suoi conoscenti presero a ridacchiare, mentre altri scossero il capo alzando gli occhi al cielo. Alcuni presero anche a far passare denaro di mano in mano, indicazione che erano state fatte scommesso circa l’esito della cerimonia, e che quelle persone erano convinte che ancora una volta Kaori si stesse tirando indietro.

“Signorina Makimura, allora?” il vicesindaco le domandò, spazientendosi sempre di più; occhi sottili e venati di rosso, stava perdendo la pazienza, e come un bambino piccolo stava per mettersi a sbattere i piedi. “Guardi che io ho un altro matrimonio fra pochi minuti!”

“LEI NON LO VUOLE!” Le porte della sala si spalancarono, sbattendo contro il muro, e Ryo, vestito con un paio di jeans neri e una maglietta rossa, vecchie scarpe da ginnastica ai piedi, fece il suo plateale ingresso, marciando verso il suo obiettivo tra i mormorii di sdegno degli invitati di Shinji e i languidi sospiri e le risate di quelli di Kaori.

“Ci mancava solo questo pezzo di idiota decerebrato!” Shinji sibilò a denti stretti, non appena Ryo gli fu vicino; il detective sorrise compiaciuto, mentre Kaori sbatteva i suoi grandi occhioni nocciola, quasi scioccata che il suo fidanzato si comportasse in quel modo, dopo essersi dimostrato tanto affabile. “Possiamo andare avanti, per cortesia?”

“Guarda che Kaori non ti ha risposto, brutto damerino da strapazzo!” Ryo lo accusò, la voce bassa e quasi stridula, prima di voltarsi verso Kaori, che gli dava le spalle, rigida, e rifiutava di guardarlo negli occhi. Un lieve murmure a livello delle spalle tradiva il fatto che, in preda all’emozione, stesse tremando, e questo fece sorridere Ryo, il cui cuore era infuso di contentezza e felicità, conscio che forse non tutto era perduto. “E comunque, Shinji ha ragione: sono stato un vero idiota. Perché non ho capito quanto tu fossi importante per me fino a che non ti ho persa!”

“Importante?!” Sentire quelle parole fece scattare la giovane donna dai capelli rossi; Kaori si voltò, e chiuse la distanza che la divideva da Ryo, che prese a colpire sul petto con il semplice bouquet. “Ma se mi hai chiusa in casa  perché ti eri dimenticato che mi ero trasferita da te!”

“Andiamo, è solo successo una volta…” lui si giustificò, balbettando e ridacchiando, mentre, mani alzate, muoveva alcuni passi all’indietro.

“E alla sera, eri sempre in giro per i tuoi maledetti locali di Shinjuku, pieni di donnine che non aspettavano che l’occasione giusta per strusciarsi addosso ad un uomo impegnato!” Continuò lei, perseverando nel colpirlo con il mazzolino di fiori.

“Sempre… sarà successo qualche volta… e poi lo sai che lo faccio per cercare informazioni…”

“E quando è saltato il matrimonio e noi ci siamo lasciati? Tu non hai fatto nulla per fermarmi o farmi cambiare idea! Non sei mai nemmeno venuto a cercarmi! Hai preso la palla al balzo, ammettilo!”

“Ehy, quella volta non è stata direttamente colpa mia!” Ryo si giustificò, il tono di voce alterato mentre smetteva di fare passi indietro e ne faceva alcuni verso di lei. “Che ne sapevo io che c’erano dei mafiosi che ce l’avevano col gemello di una delle guardie di sicurezza! E poi io il matrimonio volevo solo rimandarlo, sei tu che mi hai lasciato e hai annullato tutto!”

“E sentiamo, cosa avrei dovuto fare? Aspettare che tu decidessi su una nuova data? Aspettare altri cinque o sei anni?” Lo apostrofò, sbattendogli addosso il bouquet come un pugno, mentre Ryo continuava ad indietreggiare. “Ma cosa credi, che non lo sappia che lo sposarmi è stato solo un contentino? Povera piccola Kaori, già le ho detto che figli non ne voglio, diamole almeno questo!”

“Potremmo smetterla con questa pagliacciata ed arrivare al dunque?” Shinji domandò, alzando gli occhi al cielo, nonostante avesse la netta sensazione che nessuno gli stesse dando la benché minima attenzione; Ryo e Kaori erano persi in una loro bolla, nel loro mondo, e non vedevano niente e nessuno.

“La smetteremo quando avrò detto ciò per cui sono venuto qui. Kaori, io… ecco, il fatto è che…. Insomma…” Ryo ingoiò a vuoto, e prese a sudare. Il cuore gli scoppiava nel petto, e sentiva il sangue che cessava di fluire verso gli organi vitali ma, la bocca impastata da quel tripudio e rimescolio di emozioni, l’uomo non si dette per vinto: sapeva che, se avesse tergiversato ancora, se le avesse negato quelle parole, l’avrebbe persa, e stavolta per sempre. “KAORI, IO TI AMO!”

“Oh insomma, adesso basta! Saeba, fai un favore a tutti e smettila di metterti in ridicolo!” il magnate della tecnologia lo apostrofò, mentre, intanto, intorno a loro, gli amici di Ryo e Kaori battevano entusiasti le mani, incoraggiando la coppia a compiere quell’ultimo passo che li divideva dalla felicità. “Kaori, rispondi al vicesindaco, così almeno la facciamo finita una volta per tutte e ce lo leviamo dai piedi!!”

Con gli occhi lucenti di lacrime, ed il cuore che le batteva con tale forza nel petto che Ryo credette di vederlo,  Kaori guardò l’uomo che nemmeno due anni prima aveva quasi sposato; in tutti quegli anni, Ryo non le aveva mai detto quella frase, né a lei né a nessun’altra.

Ryo si limitò a sorriderle, incatenato alla meraviglia dello sguardo di lei.

“Rispondi, Kaori.” le disse con disarmante semplicità, mentre portava una mano a sfiorarle il viso.

Kaori guardò Ryo, poi il fratello, che le fece cenno di sì col capo, sorridendole benevole e comprensivo e quasi grato, mentre, Saeko al suo braccio, la sua compagna piagnucolava come una ragazzina emozionata, le lacrime che le distavano il trucco raffinato e ricercato ed infine si voltò verso Shinji, che spalancò gli occhi, incredulo.

“Kaori, andiamo, non starai davvero pensando di…” Sibilò, capendo fin troppo bene quale aria tirasse. “Non vorrai fare la sciocchezza di rimetterti con lui! Lo sai che tu ed io siamo perfetti insieme, ce lo dicevano tutti da ragazzi! Vogliamo anche le stesse cose… e poi, io non ti farei mai piangere, non come faceva lui!”

“Kaori non ha bisogno di un uomo che le dica cosa vuole dalla vita,” Ryo sentenziò, colpendo Shinji con uno sguardo glaciale, e quelle parole, quello sguardo, le parlarono molto di più di quella confessione d’amore: Ryo la stava lasciando libera di scegliere, dandole però tutte le informazioni necessarie perché la sua scelta fosse consapevole. “Lei lo sa benissimo cosa vuole, e chi vuole!”

Ed in quel momento, c’era solo una possibilità. Forse sarebbe stato un errore, forse sarebbe tornato tutto come prima, ma Kaori voleva provarci, voleva credere che i loro amici, che il suo cuore, quello di Ryo stessero dicendo il vero, e che lui fosse davvero cambiato: se non lo avesse fatto, sapeva che se ne sarebbe pentita per il resto dei suoi giorni, vivendo chiedendosi come sarebbe potuto essere tra di loro.

“Mi spiace, Shinji. Sei sempre stato un bravo ragazzo ed un mio carissimo amico. Tengo davvero tanto a te e hai ragione, in teoria saremmo potuti essere perfetti insieme, ma non credo che ci siamo mai davvero amati. Ci piaceva giocare alla coppietta, alla famigliola felice, ma…” piangendo, ma con il sorriso sulle labbra, Kaori si voltò verso Ryo, e gli portò la mano destra alla guancia. Ryo, col sorriso, si lasciò andare a quel contatto, emettendo un sospiro di sollievo, mentre il suo cuore si placava, forse per la prima volta davvero in tanti anni.

Kaori non aveva bisogno di dirgli nulla: i loro sguardi parlavano più di mille parole. Era sempre stato così, e sempre sarebbe stato.

“Ma, anche se sei pieno di difetti, non riesco a smettere di amarti, Ryo.”

Ridendo felice come un ragazzino, Ryo la afferrò per il polso, coperto dal delicato guanto di pizzo, e come la prima volta che l’aveva baciata di sua volontà  la tirò contro di sé, affondando il naso nei ricci profumati, la veletta che gli solleticava piacevolmente la pelle, e Kaori si lasciò andare a quel contatto mentre il vicesindaco gettava a terra i fogli e se ne andava via sbattendo i piedi e Shinji li guardava con la bocca aperta e gli occhi sgranati, incredulo che una cosa del genere fosse potuta accadere.

“Su, su, andiamo, mica è la fine del mondo, il Giappone è pieno di donne, non lo sa?” Il magnate dell’industria si voltò, e vide che una bella donna dai lunghi capelli castani lo aveva preso a braccetto. Batté le palpebre un paio di volte per capire se fosse vero e stesse capitando davvero, e dovette ammettere che non era tutto frutto della sua fantasia.

Kaori era davvero abbracciata a Ryo Saeba e lui aveva davvero una graziosa ragazza che lo stringeva contro il proprio prosperoso seno.  Forse Kaori aveva ragione: erano innamorati entrambi dell’idea dell’amore, non l’una dell’altra, e la loro amicizia era così forte e salda che nemmeno il suo orgoglio sembrava essere stato scalfito da quel rifiuto.

“Sono Reika Nogami, lavoravo con Ryo e Kaori… cosa ne dice, andiamo ad annegare le nostre sofferenze in un paio di bicchieri di sakè?”

L’uomo arrossì, e sorrise ebete grattandosi la nuca, mentre intanto  amici e colleghi della sposa fuggitiva e del suo bel tenebroso li incitavano a scambiarsi un bacio, Ryo e Kaori non gli dettero ascolto, e, corsero fuori dal comune, mano nella mano, ridendo e scherzando proprio come quando erano stati ragazzini; nel piazzale, Ryo raggiunse Mick, che lo attendeva mollemente appoggiato allo sportello della sua macchina italiana.

“Ce ne hai messo di tempo, vecchio volpone!”  l’americano lo prese in giro, prima di fare l’occhiolino a Kaori, con sommo disappunto di Ryo che lo fulminò. “Ma almeno vedo che è servito a qualcosa tutto questo can-can… la bella sposina l’hai salvata!”

“Quanto sei scemo, Mick!” Kaori ridacchiò, nascondendosi la bocca scarlatta dietro alla manina guantata. Si voltò indietro, e vide riuniti tutti i loro amici, i loro colleghi, quelli che negli anni erano divenuti la loro famiglia, ed in quel momento comprese cosa le era sfuggito fino a quel giorno: quella era le perfezione, la felicità. Non aveva bisogno di trasferirsi in una casa con tre bagni, giardino e cinque camere da letto, né che Ryo le mettesse l’anello al dito. Voleva solo quelle tre parole, da lui, e stare con lui, circondata dall’affetto dei loro cari.

E poi, chissà: Ryo aveva saputo fare quella ammissione… magari, col tempo, le sarebbe venuto ulteriormente incontro, e le avrebbe dato ciò che aveva sempre desiderato da lui… un figlio loro.

Ma avevano ancora tempo, per quello. Adesso erano Ryo e Kaori, e per lei era abbastanza. Era tutto quello che voleva, che aveva sempre voluto… l’inizio della loro storia, anzi: di un nuovo capitolo di quel racconto iniziato tanto tempo prima, quando lo aveva incontrato per la prima volta, innamorandosene all’istante nonostante Ryo all’epoca non fosse chissà quale bel soggetto.

“Oh, prima che mi dimentichi… Ho una cosa per te!” Le disse facendole l’occhiolino. Ryo le mise nel palmo della mano un piccolo oggetto metallico, freddo, e la donna si stupì che fosse uno dei suoi orecchini preferiti, che aveva smarrito mesi prima. “L’hai perso mesi fa, una sera che siamo andati a prendere un panino insieme, e io… io aspettavo l’occasione giusta per ridartelo!”

Il poliziotto si voltò velocemente verso Mick, e gli fece l’occhiolino, mimando con la bocca la parola grazie: aveva fatto bene a darlo a lui. Aveva affidato la scatolina portagioie al vecchio amico in un momento di sconforto, ma Mick, come sempre, aveva avuto la vista lunga - e non se n’era mai separato, attendendo l’occasione giusta per ridarglielo.

“Ho anche l’anello, sai… quello lo avevo scelto per te, e non me ne sarei mai potuto separare, ma…” le disse, giocherellando con la scatola che teneva in tasca. “Ma non voglio mettere a nessuno di noi due fretta, Kaori… per adesso… per adesso puoi accontentarti di essere mia?”

Strinse nelle sue le mani di Ryo, ed accennò un timido sì con un gesto del capo. Ryo aveva conservato l’anello, non lo aveva venduto… quell’anello che lei una sera aveva gettato contro il muro, che aveva passato ore e ore a riguardare… e che quel giorno, mentre Shinji lavava i patti, lei aveva indossato all’anulare, sorpresa quando poi era stato Shinji ad entrare in camera, e non Ryo. Si era così arrabbiata – così spaventata – per  quella sua reazione che aveva deciso di liberarsi di quel ninnolo, lo aveva venduto, svenduto, aveva perfino cercato di instillare in lei (ed in Ryo) la falsa consapevolezza che per lei non avesse significato nulla… eppure, quando aveva creduto che Ryo non fosse stato in grado di ritornarne in possesso, lei ci era rimasta, segretamente, male, e si era sentita male, sbagliata, per questa sua reazione.

Ma lui lo aveva trovato. E lo aveva tenuto con sé.

Ryo le sorrise, con occhi pieni di amore; adesso, ne era certo: un giorno, sarebbe stato pronto per fare quel passo. E anche tutti i successivi. Non solo le avrebbe detto, ancora e ancora e ancora, che l’amava, ma l’avrebbe sposata, e le avrebbe dato la casa e la famiglia che Kaori aveva sempre desiderato.

Quasi avesse percepito cosa stesse pensando, e forse era davvero così, Kaori gli sorrise, dolce ed innamorata, sguardo incantato ed incantevole, e lanciò il bouquet alle sue spalle, ridendo quando, sotto lo sguardo timido di Falcon, che arrossì come un ragazzino, finì nelle mani di Miki, che con aria sognante ne inspirò a fondo il profumo: la donna guardò di sottecchi l’uomo che amava da tanti, troppi anni, e gli sorrise, timida ma determinata, desiderosa di poter condividere con il suo amore quella gioia che adesso Kaori stava provando, ripromettendosi di fare qualunque cosa fosse necessaria per convincere l’ex poliziotto a camminare verso l’altare con lei, immaginandosi già il vestito che avrebbe indossato, e la chiesetta dove avrebbero celebrato le loro nozze…

Mentre le campane in lontananza suonavano a festa, Kaori gettò le braccia al collo di Ryo, e chiudendo gli occhi, lo baciò, lenta, languida e dolce, assaporando il sapore di quel bacio ed il dolce sorriso di lui contro le sue labbra… quello non era il loro primo bacio, eppure ne aveva tutto il sapore… perché era il primo della loro nuova vita insieme.

L’avventura era appena cominciata!

   
 
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