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Autore: PrimbloodyBlack    10/11/2021    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Skye faceva parte di una della famiglie più importanti del regno. Suo padre, braccio destro del re, l'aveva educata ad una vita di sfarzo e lusso. Tutto ciò che voleva era suo, le bastava solo chiedere. Ma l'unica cosa che lei voleva era l'unica che non gli era concessa. Essere libera.
Dopo la morte della madre Margaret, il padre sprofondato nella depressione, aveva riposto tutto il suo amore morboso verso la figlia. La teneva chiusa nell' enorme dimora impedendole di uscire e quindi di cercare marito. Aveva ormai raggiunto i diciassette anni ed ogni donna della sua società aspirava ad uno sfarzoso matrimonio. Ma a lei fu negato anche di amare. Tentò più volte di fuggire ma sempre in vano.
Solo una volta si era avvicinata alla libertà ma un incontro alquanto magico aveva cambiato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Beautiful poison tree
Let your power grow in me
Let your sorrow pour in me
Take away my blood and bones
Make your flowers deep inside of me
- Grouper

 

Si piegò sul pavimento con le catene che tintinnavano e la sua veste bianca sporca di polvere. Il suo sguardo si contorse mostrando la tortura. Digrignò i denti e tentò di trattenere un gemito. Strinse i pugni, le vene sul suo collo pulsavano vistosamente e i suoi occhi si macchiarono di capillari rotti. Pianse lacrime tinte di sangue e si morse la lingua con la seconda scarica di magia che la stava distruggendo. Sangue e saliva colavano dalla sua bocca macchiando la veste già sporca. Si contorse una terza volta all'indietro, sbattendo involontariamente la testa contro il muro. Urlò. Ma il dolore alla testa era solo un pizzico in confronto alla violenza mentale e fisica che stava subendo per mano di un'anziana maga.

Anaan aveva le sopracciglia corrugate ed uno sguardo trucido e cattivo. Guardava la ragazza inerme snodarsi su se stessa, sputare sangue, imprecare, maledirla. Anaan continuava a domandarle la stessa cosa, ma l'essere, dentro il corpo di un innocente ragazza umana, continuava a non parlare.

Aveva solamente detto: "Hanno spezzato la connessione."

E Anaan le aveva domandato: "Qual è stata la loro ultima postazione?"

"È inutile, se ne saranno già andati."

Questa era stata la prima ed ultima vera conversazione tra loro, poi Anaan era passata alle maniere forti.

Aveva speso ogni singolo giorno, per almeno quattro ore, a torturare quella ragazza. La prima mezz'ora l'umana cedeva sempre, la sua coscienza si assottigliava e l'essere creato da Mor emergeva. E la tortura continuava.

"Te l'ha donato nostra Signora questo potere?" aveva chiesto sogghignando con i denti macchiati di rosso e gli occhi mezzi ciechi.

Anaan non aveva replicato. Ma la risposta sarebbe stata semplice e banale. No, se l'era guadagnato da sola quel potere. Era una delle maghe più potenti del regno, e aveva raggiunto la vetta da sola, senza l'aiuto di nessuno. E poi era finita nella corte, al fianco della regina e poi ancora accanto alla due regine gemelle che nessuno rammenta. L'esistenza di Mor cancellata dalle menti di tutti. Ma non per Anaan, è impossibile per una madre dimenticare la figlia. La considerava sua. Ma questo non le faceva autonomamente amare Skye, l'avrebbe considerata una nipote solo se l'avrebbe meritato, solo se avrebbe mandato avanti il lascito di Mor.

Le grida della ragazza ormai avevano raggiunto note altissime. Era accasciata a terra come se fosse morta, l'unica cosa che si muoveva era la sua bocca urlante. Quando anche la sua bocca avrebbe ceduto, solo allora Anaan si sarebbe fermata.

Ma oggi l'essere era particolarmente tenace. L'operato di Anaan non si concluse, qualcuno era sceso giù per le scale.

Nicklay spuntò dalla porta. Tre parole. "Le nuove arrivate."

Anaan risalì lasciando il mago di guardia. Ad aspettarla c'era Kubra.

Si avviarono insieme, percorrendo la strada in modo rapido. Nonostante il suo bastone, la vecchia donna aveva un passo svelto. Forse, considerata la sua vita, aveva imparato a mettere da parte i dolori della vecchiaia e agire in modo rapido. Però il suo sguardo tradiva la velocità delle sue gambe. Krubra era preoccupatə, con la fronte corrugata e pensierosa, ma Anaan non mostrava nulla. Aveva fatto un mezzo sorriso quando aveva risalito le scale, senza nessuno che la vedesse, ma ora la sua faccia era più neutra che mai.

Kubra al sua fianco la guardava con la coda dell'occhio cercando di capire quando rallentare. Ma Anaan era più spedita che mai. Si inoltrarono nel bosco. Alcune Arpie erano avvinghiate agli alberi, altre volavano tra un albero all'altro. Una le seguì fino ad un tratto, poi si ritirò indietro. Era un bosco movimentato, pieno di creature, erano anni che cercava di far accoppiare più specie possibile, ed arrivati a questo punto il bosco era più che popolato.

"Eccoci."

Anaan annuì.

Potevano vedere tre figure in lontananza. Jamilah teneva le mani distese in avanti, una per Skye e l'altra per Thalia, ma l'unica che emanava luce viola era quella rivolta verso la lupa.

"Nonna!"

Alla vecchia donna non piaceva che venisse ricordata la loro parentela in presenza di altri, credeva che desse un tocco di non professionalità. Le raggiunse con passo moderato, poggiando per bene il bastone e bilanciando di nuovo in modo giusto il peso. Era una vecchietta curva ed in carne del resto. C'era dell'evidente affanno nei suoi polmoni, ma si avvicinò con risoluta calma.

"Qual è il problema?"

"Lei." Jamilah punto il dito contro Skye. La ragazza abbassò lo sguardo con vergogna e senso di colpa.

"A questo punto mi viene da chiederti perché hai pronta una magia restrittiva per Thalia."

"È lei, è sempre stata lei." Di nuovo Jamilah puntò Skye. "La controlla."

Anaan sorrise.

"Mi avete raccontato di tutte le volte che lei ha perso il controllo," ora i suoi occhi erano diretti verso Thalia, ma la lupa aveva uno sguardo diverso da quello di Skye, era adirata, "ma è sempre stata Skye a farla trasformare."

Anaan sorrise vistosamente alla nipote. "Ben fatto."

Gli occhi di Skye e Thalia erano puntati su di lei chiedendo spiegazioni. "La prima volta che Skye ha manifestato i suoi potere fu quando Thalia rischiò di morire per mano di un Grim. Skye l'ha incenerito. La seconda volta, Skye era sotto la prigionia dei primi figli, e sotto tortura ha attivato i suoi poteri e Thalia è corsa da lei. Poi la terza volta Thalia ha rischiato nuovamente di morire, e Skye ha usato i suoi poteri su di lei, trasformandola. Ora, ditemi, cosa è successo?"

Jamilah guardò tra le due ragazze, Thalia aveva degli occhi trucidi. Skye parlò con lentezza. "Mi sono agitata e arrabbiata, e... " alzò il braccio con stanchezza verso la lupa, "i suoi occhi brillavano."

"Mor non mi ha mai esplicitamente detto l'utilizzo pratico di questa cosa tra voi due. Ma guardando ai fatti accaduti avevo qualche sospetto. Grazie Jamilah."

La ragazza annuì soddisfatta.

"Glielo hai detto tu..." Skye mormorò. Aveva lo sguardo di una persona tradita nei sentimenti. "Le hai detto quello che mi turbava così che- ch-"

"Perdonami Skye." Chinò la testa in segno di scuse, ma non c'era alcun rimorso in lei. "Ho chiesto io a Jamilah di metterti in una posizione di disagio. Ma non pensavo ci riuscisse il primo giorno."

Invece di essere arrabbiata, di gridarle contro che non erano delle bestie su cui fare esperimenti, Skye lasciò andare via la tensione sul suo corpo e si sedette a terra pesantemente, senza energie. Si sentì una debole stupida. 

Anaan si avvicinò a lei, riusciva a leggerla come fosse un libro aperto. "Non volermi male, voglio capire quanto voi la portata di questo potere e i suoi meccanismi."

Skye la guardò per qualche secondo, l'anziana le poggiò una mano sulla spalla ma Skye la scansò via alzandosi.

"D'accordo," mormorò Annan. Girandosi verso Jamilah enunciò: "Hai il via libera per sperimentare. Non deludermi."

Questa prima lezione era riuscita magnificamente. Jamilah era l'unica nipote di sangue che aveva, e come tale riponeva enormi speranze in lei. Anaan non è mai stata una donne infedele, ma è pronta a mentire per il bene superiore. Aveva promesso alla figlia che non avrebbe coinvolto Jamilah, ma era una bugia. Jamilah meritava di stare sul campo e di mettere al servizio del nuovo regno le sue doti magiche. Il suo intuito non doveva andare sprecato.

"Bene così," schioccò le mani. "Torniamo tutti a casa a riposare." Si voltò come se nulla fosse.

"Voglio sapere che significa." Anaan si voltò verso Thalia. La lupa sembrava essere divisa su due lati, se adirarsi e mostrare tutto il disgusto che provava per la vecchia, o semplicemente essere cauta perché imprevedibile. "Per me."

"Pensavo fosse chiaro," rispose con naturalezza. "Sei la sua arma." E la sua speranza se le cose si mettono male.

~ * ~

Skye era entrata in camera, poggiandosi contro il muro a braccia conserte. Thalia aveva chiuso la porta alle sue spalle con sorprendente calma e delicatezza. Skye aveva gli occhi puntati su di lei. La lupa si sedette al limite del letto e fissò il vuoto.

"Non pensavo l'avresti presa così bene." Tentò di sdrammatizzare.

"Infatti," disse con asprezza. "Ma non sono io quella che è stata manipolata da una vecchia e sua nipote. Quindi, come stai tu?"

"Non so se mi da più fastidio essere caduta nelle sue provocazioni o il fatto che io possa in qualche modo... controllarti!" Chinò il capo. Sentiva i sensi di colpa travolgerla. Ormai era diventato un pensiero ricorrente, che sarebbe stato meglio non essere mai entrata nel bosco. L'unica cosa che il loro incontro aveva portato era sofferenza. "Mi dispiace."

"Non sei tu quella che deve scusarsi."

"E chi allora?" domandò afflitta. 

"Tua madre."

Skye alzò lo sguardo, anche Thalia aveva gli occhi puntati su di lei. La fissava con una nuova e triste consapevolezza.

"Lei ti ha salvata," disse confusa. La visione l'aveva mostrato, Mor aveva salvato una piccola Thalia da morte certa. Skye non capiva.

"Ricordi quello che ha detto la cosa dentro Annie, quando gli ho domandato cosa avessero di strano i miei occhi?"

Skye annuì titubante.

"Quella cosa aveva capito ma Anaan l'ha fermata. Aveva detto che Mor non mi aveva dato una ragione per vivere, ma per morire."

Skye fece un passo in avanti nel sentire quell'ultima parola. Morire... morire. Le mani cominciarono a tremarle.

"'ti considero come una figlia.' " Ripeté quelle parole tanto gentili come fossero lame che le pugnalavano il cuore. Si morse il labbro e poi espirò profondamente. Le labbra tremarono, era sul punto di piangere.

Skye era pronta ad andare lì e stringerla a se ma ogni volta che era pronta ad avvicinarsi, Thalia la pugnalava con le parole.

"Mi ha resa il tuo cagnolino," le disse. 

"Non è vero..." mormorò, ma Thalia sembrò non averla sentita.

"È così che si chiamano nel mondo degli umani, giusto?" Aveva alzato lo sguardo verso la ragazza con occhi lucidi, la voce stranamente calma. "Tua madre mi ha resa il tuo cane da guardia."

Skye si ritrovò a non sapere cosa dire. Non controllava il potere che era capace di esercitare su di lei, era una cosa nuova, aveva avuto solo qualche minuto per metabolizzarlo e di sicuro non voleva discuterne adesso, ora che le emozioni dell'una e dell'altra erano così fragili.

Rimase in silenzio e questo portò la lupa a dare ancora più voce ai suoi pensieri.

"Ero una bambina senza possibilità di scelta e mi ha fatto questo. Se avessi saputo..."

"Cosa?" Incalzò Skye, tutti quei 'se' tormentavano anche lei. "Che avresti fatto?"

"Non lo so." La prima lacrima era scesa, Skye attendeva le altre, sperando di non vederle mai più. "A volte sento cosa provi," confessò con un triste sorriso. "Ora percepisco solo il rimpianto."

"Ci penso sempre ultimamente, se non ci fossimo mai incontrate."

"E cosa hai concluso?" disse asciugando velocemente una lacrima con vergogna.

"Che non so più cosa è giusto e cosa è sbagliato. Cosa bisogna fare, pensare, credere!" 

Sentiva che le emozioni stavano di nuovo prendendo il sopravvento ma doveva calmarsi. Questa sarebbe stata la sua prima lezione di autocontrollo e non poteva fallire, non con Thalia in quelle condizioni.

"Skye... e se ce ne andassimo?"

Quella domanda la fece quasi barcollare.

"In un posto dove nessuno ci conosce."

"Ho delle responsabilità," disse con malinconia. Responsabilità che non voleva.

"Non voglio più stare qui," confessò. I singhiozzi si fecero più accentuati e continue lacrime bagnarono i suoi pantaloni. "Mi trovo in un posto di pieno di creature che ero solita ammazzare," disse con voce ferma e dignitosa. I suoi occhi però erano una valanga che non voleva arrestarsi. "Con un fratello che come amici ha un Goblin e una Strega come moglie. Una ragazza innocente è stata posseduta da uno dei tuoi fratelli per colpa mia e Iris-" dovette fermarsi per un secondo, "Iris non è qui con me, non so nemmeno cosa le sia successo, e adesso questo. Capisci che non ce la faccio più? Voglio andare a casa. Voglio che le cose tornino come prima."

Voleva dirle che non c'era una casa, che Border Leaf non poteva essere considerata tale, non dopo tutto quello che Agrid aveva fatto loro, a lei. Quel posto era fuori discussione, l'avrebbe portata via con la forza se solo avrebbe provato a ritornarci. Non l'avrebbe più fatta avvicinare a quella donna. 

"Mi dispiace," disse, le sue parole senza conforto. Non poteva rompersi adesso, non con lei in quello stato. Se doveva essere la più forte, che così fosse. Era pronta ad accollarsi tutto. "Questa stanza è tutto ciò che avremo per ora. Chiamala casa, chiamala prigione, ma dobbiamo restare qui. Non pensare che io lo voglia, ma è un obbligo per me ed ora è un obbligo anche per te. Perdonami, se avessi saputo non avrei mai varcato i confini di casa mia, non sarei mai entrata nel bosco." E dicendo questo, con lo sguardo di una ragazza rassegnata, uscì dalla stanza. E quel viso calmo si trasformò in una smorfia di dolore che a lungo aveva trattenuto. Aveva detto la pura e semplice verità, la loro era una libertà apparente, erano incatenate lì. Ma a Skye queste catene piacevano, Utopia le piaceva, se solo non fosse nata da una regina spodestata, forse sarebbe riuscita a godersi di più questo splendido villaggio, forse Thalia sarebbe stata felice.

 

"Non dovresti tenerti tutto dentro."

Era seduta su una panchina di marmo, appena fuori la casa. Anaan si era seduta accanto a lei.  Sembrava essere molto affaticata, tentando di nasconderlo con dei lunghi respiri, ma il suo affanno era troppo evidente.

"Potrei dire la stessa cosa."

La vecchia donna si girò a guardare il viso cupo della giovane. "Io non mento mai, Skye."

"Non ho detto questo."

"Ma l'hai insinuato."

"Nemmeno." Skye si voltò verso di lei. "Tu ometti, che è diverso dal mentire ma egualmente sbagliato."

"Ogni cosa che ho fatto," cominciò a dire Anaan, "e che farò, sarà stata per una buona causa. Non sono una donna irrazionale, Skye. Ogni cosa che penso, ogni ragionamento o piano che faccio, ha sempre uno scopo. I mezzi che uso potranno non essere sempre legittimi, ma ho un obbiettivo e per me l'importante è raggiungerlo. Farti regina è un dovere a cui non posso sottrarmi, ne posso dare a te la scelta di rifiutare. E' mio dovere portarti sul trono e sarà tuo dovere tenere il peso della corona."

"Tutto questo mi terrorizza. Ma tu questo già lo sai," disse con veleno. La vecchia lo ignorò.

"E' normale, non posso aspettarmi il contrario."

"Ma," disse alzando un po' di più la voce, "io ho bisogno di sapere. Ne ho il diritto."

"Ho promesso fedeltà a tua madre, non rendermi una bugiarda."

"Mia madre è morta!" gridò. "Ma nonostante tutto ha il pieno controllo sulla mia vita."

"Rimani calma, farai distruggere la casa."

"Odio anche questo," disse stringendo i pugni. "Devi spiegarmi il perché, cosa ci ha fatto mia madre?"

Ma Anaan rimase in silenzio, guardando avanti a sé. Aveva espresso la sua opinione, Skye l'aveva sentita, ora la vecchia aspettava solo che lei lo accettasse.

"Voglio parlare con- " si morse le labbra per la frustrazione, "voglia almeno sapere il suo nome!"

"Si chiama Elia. Mor mi aveva avvertita." Anaan sbuffò e poi accennò ad un ghigno. "Una vera testa dura, la prima creazione di Mor."

Quindi quell'essere gentile che ha protetto mia madre nella fuga dal castello era l- "E' un uomo o una donna? Dal nome non si capisce," domandò confusa. 

"Dagli del lui, dalle del lei," disse la vecchia con sufficienza. "Non ha mai scelto un sesso come la maggior parte dei suoi compagni. A Elia piaceva cambiare. Quando ancora aveva un corpo, ovviamente." Skye ne rimase colpita, facendo riemergere un doloroso ricordo. "O almeno è quello che Mor mi ha raccontato. Le persone cambiano, anche esseri come loro."

Skye si accigliò. Scosse la testa in maniera così evidente che catturò l'attenzione di Anaan. Skye non voleva pensare a quello che era accaduto nelle segrete del palazzo reale. Nel modo in cui il principe le aveva tagliato la pelle e l'aveva ricucita con la magia, continuamente, ancora e ancora, dolore e solo dolore. Si strinse su se stessa. Quell'essere l'aveva torturata con l'unico obbiettivo di far tornare la sua specie alle sue fattezze originali, con un vero corpo. Thalia si era incolpata per aver coinvolto Annie quando in realtà Skye sapeva che era lei la causa di tutto. I Primi Figli sono costretti a rubare il corpo degli altri per colpa sua, a nutrirsi di loro, ad ucciderli! E tutto perché Skye è semplicemente nata. Anche la sua stessa madre è morta a causa della sua nascita e Lucas è impazzito. Quanti altri danni avrebbe fatto prima di aver adempiuto ai suoi doveri? Quante persone sarebbero morte, quante avrebbero sofferto e pianto i propri cari?

"Ti porterò da un guaritore spirituale, allevierà le tue preoccupazioni."

Ricordò le parole di Thalia."Non ce la faccio più." E le ripeté ad alta voce, perché ora le appartenevano.

"Calma ragazza," disse alzandosi in piedi con il suo bastone. Guardò la finestra della camera delle due ragazze sperando di non vederla distrutta da un momento all'altro.

Skye fece dei respiri profondi, lo sapeva ormai cosa sarebbe successo. Ma quei respiri venivano rotti da un grande magone che le stava bagnando le guance. Continuò, cercando di liberare la mente. Sì, desiderava profondamente andare da questo guaritore, qualsiasi cosa le sarebbe andata bene, basta che avrebbe smesso di sentire qualcosa per almeno un ora. 

"Sono esausta, Anaan."

"Lo so, tesoro." Anaan si mise a canto a lei stringendole il braccio.

"Non c'è un singolo momento in cui non vengo travolta dall'ansia. Non ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta che il mio cuore ha battuto regolarmente per più di ventiquattr'ore."

"Non fare la tragica," la rimproverò la donna dandole una botta al fondo schiena. "Avverti Thalia, verrà anche lei. Fatevi trovare qui fuori tra un ora," si voltò pronta ad andarsene, "io ho un ultima cosa da fare."

"Anaan, un attimo," disse cauta e con timidezza, "ho una richiesta da farti."

"Dimmi."

"Ho bisogno che mi aiuti a trovare un'amica."

 

   
 
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