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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    11/11/2021    1 recensioni
"Deku si trovò a trattenere il fiato nella stretta navata carica dell’odore di fiori appassiti e cera sciolta. Nella luce danzante della fiammella gli occhi socchiusi di Kacchan erano pieni di ombre e la sua bocca si arricciò in un piccolo sorriso sghembo nel vedere che Izuku non indietreggiava. Sulle sue labbra era rimasta una lieve traccia di quel bacio e aveva il sapore di Kacchan."
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Halloween quest'anno, ha il gusto di una sfida di coraggio fra le ombre di un cimitero antico e la fioca luce dei ceri bruciati su un altare. È il profumo dolciastro dei fiori appassiti e il sapore di un bacio allungo desiderato…
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio,

di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia.

( Amleto, Shakespeare )


Era scattata la mezzanotte e nel vano della porta una figura minuta gli osservava con gli occhi rossi che la notte dipingeva di nero pece. Katsuki mosse un passo indietro andando a sbattere contro l’altare in pietra, il viso pallido come gesso, totalmente preso alla sprovvista e un po' sopraffatto dagli ultimi eventi. Al suo fianco, Izuku rabbrividì con le guance lentigginose coperte da un pesante rossore sotto l’ombra del cappuccio. ≪ M-mi dispiace, piccola. Q-quello era… un gioco da grandi. ≫ esalò, con una nota stridula nella voce irritante.

≪ Dei ragazzi grandi… ≫ sussurrò lei con voce infantile, sottile come il vento che soffiava fra i rami degli alberi all’esterno, facendo rabbrividire entrambi nell’aria gelida. Katsuki si chiese distrattamente se il freddo pungente che avvertiva lo stava immaginando o se esistesse qualche oscura ragione per cui gli pareva che la temperatura nella chiesa fosse precipitata di colpo. Scoccò un’occhiataccia al ragazzo al suo fianco che balbettava agitato cose senza senso e la bocca gli si arricciò in una smorfia. ≪ Che cazzo stai dicendo? ≫

≪ Si, un gioco per ragazzi grandi. ≫ insistete Deku, gesticolando con le guance arrossate e ignorandolo del tutto. ≪ Non è adatto alle bambine. Magari quando sarai più grande… non ora, però. ≫

≪ Era da tanto che nessuno veniva qui ≫ commentò la bambina, reclinando la testa di lato e osservandogli nella luce quasi inesistente che le poche candele diffondevano intorno a loro. ≪ Tanto tempo, si… ma oggi c’è tanto movimento. ≫

Un brivido gelido gli percorse la schiena tesa facendogli contrarre qualcosa dentro. Era una bambina spettrale, vestita con un abito d’altri tempi, ricco e fuori moda, come gli scuri boccoli che scendevano lungo la schiena e il cerchio di rame fra le piccole mani candide che attirava la luce senza rifletterla. In qualunque altro giorno gli sarebbe parso assurdo trovare una bambina in un posto del genere e con addosso un vestitino così antiquato, ma quel giorno le cose strane erano così tante da rendere quella insignificante. Non di certo paragonabile all’assurdità di vedere il Nerd sporgersi verso di lui, con gli occhi scintillanti e le labbra schiuse come se volesse baciarlo.

≪ Sembra che non siamo gli unici che hanno deciso di fare una sfida di coraggio stanotte. ≫ commentò piano, Deku, sfoggiando uno di quei suoi sorrisi gentili che contenevano una punta dell’inquietudine che l’aveva accompagnato per tutta la sera. Katsuki non ne fu affatto sorpreso, anzi. Era così tipico di lui, tremare come una foglia per tutto il tempo, spaventato dalle cose più ridicole, per poi dimenticarsi ogni paura quando si trovava davanti una bambina da proteggere e salvare, tornando ad essere il solito irritante futuro eroe che gli faceva venire voglia di stendere a forza di pugni.

≪ Tu dici? ≫ commentò aspro, facendolo arrossire. Si pentì di avergli tirato sulla testa quel ridicolo cappuccio, dietro cui poteva nascondersi con facilità ora che le ombre si erano infittite, lasciandoli intravedere solo la piega incerta della bocca. ≪ Beh, mi pare evidente. ≫ borbottò e il lungo mantello frusciò nell’avvicinarsi alla porta. Katsuki lo seguì con passo indolente lungo la navata avvolta dalle ombre, più perché si aspettava qualche altro colpo basso simile a quello precedente che per altro.

≪ Ma dove sono i tuoi amichetti? Ti sei forse persa? ≫ domandò Deku con dolcezza, inginocchiandosi davanti alla bambina che gli osservava da dietro la porta spalancata e una nota di stupore si insinuò nel suo tono, al di sopra del fruscio del ridicolo lenzuolo che indossava. ≪ Non dirmi che ti hanno lasciato andare da sola in un posto così spaventoso. ≫

La bambina non avanzò, fissò immusonita la soglia della porta con gli occhi neri e il visetto pallido. La voce bassa che si mescolava al sibilo del vento e al frusciare delle foglie sulla pietra sembrava provenire da molto lontano. L’odore dolciastro dei fiori appassiti si appesantì con quello della terra umida, eppure, a Katsuki non parve che si fosse messo a piovere. ≪ Oh non c’è nessun’altro qui. ≫ commentò lei, stringendo un lembo del vestito nella piccola mano e dondolando sulla punta delle scarpette, la testolina scura reclinata per continuare a guardarli da sotto le lunghe ciglia. ≪ Nessuno vuole mai venire a giocare qui con me. ≫

La fronte di Izuku si corrugò perplessa. Katsuki avvertì qualcosa contorcersi all’interno del suo petto e la mano si tese con un tremito ad afferrare la spalla del ragazzo al suo fianco, conficcando le unghie nella pelle attraverso lo spesso strato del maglione, costringendolo ad alzarsi. Deku sollevò lo sguardo sorpreso, incespicando nelle scarpe rosse, e fissò il viso pallido e gli occhi rossi sbarrati del ragazzo al suo fianco. ≪ K-Kacchan, che ti prende? ≫ mormorò, corrugando la fronte con una smorfia sulle labbra.

Katsuki trattenne il fiato, inorridito, un brivido gelido che gli correva lungo la schiena tesa nel notare qualcosa di strano in quella figura pallida. Quella stupida notte sembrava non dover più finire di sbalordirlo. Sapeva che accettare di parteciparvi era stata una stupidaggine, tanto più che non aveva nessunissima voglia di vedere Deku provarci con il Bastardo, sorridergli dolcemente come faceva sempre e svanire per il sentiero ombroso con lui.

No, non ne aveva alcuna voglia, ma aveva ancora meno voglia di starsene in camera ad annoiarsi e rimuginare su cosa stesse succedendo lontano dai suoi occhi. Deku odiava Halloween da sempre ed era facilmente impressionabile, cosa pensava di ottenere con simili premesse?

Se era deciso ad entrare in quel cimitero, voleva esserci quando avrebbe fatto la figura dell’idiota davanti a tutta la classe e a Todoroki, spaventato a morte da qualche ombra o qualche stupidaggine simile. Invece, il nome estratto con quello insulso di lui era stato quello di Katsuki, cosa che l’aveva gettato nella confusione più totale per diversi minuti, ma mai quanto quello che si trovava davanti in quel momento.

≪ Volete giocare con me? ≫ insistette la bambina con un sorriso ampio e tremulo e il suono della sua voce lo fece trasalire, riportando lo sguardo di entrambi su di lei. Le foglie rotolarono ai suoi piedi con un sfruscio, ma nemmeno un capello di lei si scompose, le pieghe impalpabili del vestito immobili nell’aria gelida gli fecero agitare dentro qualcosa di freddo. ≪ Nessuno vuole mai giocare con me. ≫

Morbidi boccoli scuri scivolarono dalle spalle minute e le sfiorarono il merletto del vestito nel reclinare la testa per osservarli. Deku trasalì, voltandosi a guardarla preoccupato, la bocca si schiuse per rispondergli ma Katsuki fu più rapido. ≪ No. Nessuno di noi vuole giocare con te. ≫. La sua voce suonò più aspra del solito e fece sussultare il ragazzo al suo fianco. I suoi occhi verdi, prima scintillanti e intensi tanto da lasciarlo senza fiato, ora lo fissarono increduli. ≪ Kacchan, ma che dici! È solo una bambina, non parlarle così. ≫

Non c’era più traccia di quell’espressione desiderosa che l’aveva gettato nella confusione più totale insieme alle sue parole, tanto meno dell’intensità con cui l’aveva guardato nello sporgersi a baciarlo, costringendo Katsuki ad agire preventivamente, perché col cazzo che gli avrebbe lasciato dire che aveva preso lui l’iniziativa. Ora, nelle ombre che si ricorrevano sul suo viso lo sguardo tradiva un sentimento più cupo, un rimprovero silente che sembrava rimarcare la differenza fra loro in quanto eroi.

≪ Deku… che cazzo ci farebbe una bambina in un cimitero nel cuore della notte? ≫ sbottò gelido, scoccandogli un’occhiata cupa. Niente, ecco cosa. Una bambina che sembrava non avere più di dieci anni non ci faceva nulla in un luogo del genere e quella in particolare sembrava essere strana. Se ne stava fuori dalla porta, avvolta dalle ombre, con il vento che soffiava alle sue spalle come passandole attraverso.

Più la fissava, più Katsuki si convinceva che doveva essere una trappola alla pari di quella che avevano teso loro lungo la strada, una qualche illusione o qualcosa di altrettanto stupido, ma tutto quello che Deku vide fu una bambina che schiudeva la bocca tremante in un verso deluso.

≪ Quello che ci facciamo noi, probabilmente. ≫ replicò seccato, liberandosi della sua stretta con uno strattone. Gli occhi verdi socchiusi e pieni di ombre lo guardarono con un guizzo di quella sua solita testardaggine, la stessa che nemmeno un anno prima l’aveva portato a finire mezzo sepolto sotto le macerie di una palazzina. ≪ Perché devi essere sempre così diffidente e scontroso? ≫

≪ Perché cazzo non usi la testa per qualcosa di meglio di dire stronzate? ≫ rispose con un sibilo, arricciando le labbra a scoprire i denti in una smorfia irritata. Il soffio del vento si insinuò sotto il giubbotto pesante e gli fece scorrere un brivido lungo il corpo rigido, la mano tesa a indicare qualcosa sul pavimento di pietra impolverata. ≪ Non ha un’ombra. ≫

Sotto il cappuccio gli occhi verdi di Deku si sbarrarono sorpresi e la bocca tremò prima di schiudersi in una smorfia. ≪ Certo che no. È nel buio. ≫ commentò con uno sbuffo che fece divampare l’irritazione nel petto di Katsuki come una fiamma, spegnendo sul nascere la scintilla di soddisfazione che per un attimo era affiorata in lui. Intorno a loro le poche candele rimaste accese sfrigolarono sfiorate dalla brezza gelida e minacciarono di spegnersi, rendendo difficile scorgere l’uno i tratti dell’altro. ≪ E perché non viene dentro? ≫ insistette implacabile, più per un totale rifiuto a dargliela vinta che per altro. ≪ Questa è sicuramente opera della tua amichetta del cazzo. Un’altra trappola per cercare di spaventarci. ≫

≪ Magari perché tu gli fai paura. ≫ replicò e stavolta, nella voce di lui trasparì una certa dose di esasperazione che gli fece prudere le nocche dalla voglia di colpirlo. Deku rabbrividì nell’aria gelida, la voce bassa e vibrante appena udibile nel silenzio della navata. ≪ È solo una bambina che si è persa, Kacchan. Non è una pericolosa serial killer. ≫

Una smorfia curvò la bocca di Katsuki che esitò. Forse aveva ragione e si trattava solo dell’ennesima vittima di quella stupida festa, un’altra bambina costretta a mascherarsi in modo ridicolo e affrontare un altrettanto stupida sfida di coraggio, ma si rifiutava di ammetterlo e darla vinta al ragazzo che lo guardava con la bocca nervosa arricciata in un broncio. ≪ Questo non puoi dirlo con certezza. ≫

Gli occhi verdi di Deku rotearono esasperati fino a posarsi sul vano della porta. Il suo corpo si tese e irrigidì, la bocca schiusa in un’espressione di pura sorpresa. Katsuki inarcò un sopracciglio e seguì il suo sguardo, dubbioso. La notte all’esterno era fitta e sferzata dal vento gelido che si insinuava fra gli alti rami scheletrici, sibilando minaccioso. Là dove prima c’era una bambina che indugiava nel vano della porta, ora rimanevano solo ombre e silenzio. Il brivido gelido sulla sua schiena si fece più profondo, facendogli accapponare la pelle. Trattenne il fiato mentre Deku si avventurava fuori, un verso sofferente sulle labbra.

≪ L’hai spaventata. ≫ mormorò accusatorio, voltandosi a guardarlo dal primo scalino con il viso in ombra velato di preoccupazione. Katsuki storse la bocca in una smorfia risentita, sentendosi agitare dentro una certa inquietudine. ≪ Magari se n’è tornata da dove veniva. ≫ replicò con voce rauca.

Nel seguirlo fuori, il vento gelido si insinuò sotto i vestiti sferzandogli la pelle. Deku stava tremando nel guardarsi attorno ansioso, gli occhi spalancati a scrutare i visi di pietra delle statue che emergeva da un tappetto di terra e gramigna. ≪ O magari è qui intorno. ≫ mormorò quasi fra sé, prima di voltarsi a guardarlo. Katsuki seppe cosa stava per dire prima ancora che quella bocca nervosa si schiudesse a parlare. ≪ Dobbiamo cercarla, Kacchan. ≫

≪ Sei fuori di testa? Abbiamo perso fin troppo tempo per questa sfida ≫ sibilò, la bocca arricciata in una smorfia irritata e gli occhi rossi socchiusi. Deku lo guardò con uno sguardo inflessibile, i tratti del viso contratti in un’espressione battagliera. Lui lo sapeva che la gente aveva una percezione fasulla di quel ragazzo. Si ostinavano a credere che la sua gentilezza lo rendesse malleabile come creta, senza rendersi conto che in realtà era duro come acciaio e altrettanto inflessibile. ≪ Noi siamo eroi. ≫ insistette Deku, gli occhi verdi pieni di ombre fissi nei suoi. ≪ Non possiamo lasciare una bambina sola in un cimitero. Non in una notte come questa. ≫

Katsuki storse la bocca in una smorfia insofferente. Valutò la possibilità di lasciarlo lì e andarsene, finire da solo quella ridicola sfida a cui nemmeno voleva partecipare e lasciare che Deku si aggirasse per quel luogo lugubre alla ricerca di quella strana bambina. Non ci avrebbe messo molto a pentirsene e tornare a tremare come una foglia, spaventato da ogni fruscio e scricchiolio. Ma quel suo fare da eroe l’irritava fino all’eccesso ed era certo che se l’avesse lasciato lì l’intera classe l’avrebbe messo alla gogna. ≪ Hai tremato fino ad ora, vedi di fare meno l’eroe dei miei stivali. ≫ sibilò alla fine, con uno sbuffo. Scese gli scalini che gli separavano con passo indolente, la mano che frugava in tasca per estrarre la torcia e accenderla. ≪ Non può essersi allontanata troppo con quelle gambette corte. Sarà qui attorno, vedrai. ≫

Il fascio di luce colpì il volto di Deku, facendogli strizzare gli occhi verdi, la bocca tesa in un sorriso leggero. Il vento soffiava gelido fra i rami degli alberi facendo frusciare le foglie e incanalandosi fra le lapidi consunte. Senza più l’odore dolciastro dei fiori e della cera disciolta, tornò la sensazione di estraneità che quel posto ispirava. L’aveva scelto proprio bene, Uraraka, uno scenario perfetto per una sfida come quella che forse sarebbe apparso meno inquietante con la luce del sole a delineare con chiarezza ogni cosa.

La nebbia confondeva i margini delle lapidi e dei fiori poggiati come omaggio, costringendoli a camminare lentamente per non incespicare e cadere. Girarono intorno alla chiesa senza scorgere nemmeno un movimento, il pietrisco che scricchiolava sotto le suole delle scarpe. Avvolti nel silenzio, Katsuki avvertiva con chiarezza il raspare agitato del respiro del ragazzo al suo fianco e fu tentato di allungare la mano per stringere la sua e calmarlo, ma dopo quello che era successo nella chiesa non sapeva se era una buona idea.

Era entrato in quel cimitero con il dubbio di non aver capito nulla di quello che stava succedendo davvero. Di quello che aveva origliato. I suoi dubbi erano peggiorati davanti a quell’altare quando Deku se n’era uscito con quelle frasi disarmanti. Ripensandoci, in quel portico, non aveva mai detto di essere innamorato di qualcun altro, il suo nome era l’unico che aveva pronunciato, eppure non aveva senso. Non era mai stato gentile con lui, anzi, l’aveva sempre fatto innervosire il trovare quegli occhi sbarrati su di sé, doversi sempre assicurare che non si facesse ammazzare nel salvare qualcun altro per poi vederlo sorridere con dolcezza a gente come Todoroki Shouto. Per di più, ogni volta che Katsuki si era messo in mezzo fra loro, Deku aveva reagito mettendo su un’espressione imbronciata pari a quelle che gli rivolgeva da bambino e si era fatto avanti per riguadagnare tutta l’attenzione persa, da subdolo egocentrico qual era.

Nel muoversi fra le lapidi sfiorate dalla luce argentea della luna e le alte statue che gli fissavano come sentinelle silenti, le braccia che si sfioravano occasionalmente mentre lo scricchiolio dei loro passi si mescolava al sibilo gelido del vento e al frusciare dei vestiti, ebbe un brivido più profondo quasi l’inquietudine di Deku gli si stesse trasmettendo. Ogni tanto, si concedeva di smettere di scrutare le ombre per studiare l’espressione inquieta sul suo viso.

Ad ogni fruscio e scricchiolio, il suo corpo era scosso da un sussulto lieve. Le labbra si stringevano in una linea sottile e gli occhi spalancati scrutavano nelle ombre con fare inquieto. Katsuki s’irrigidì quando quelle iridi dipinte di nero si posarono su di lui, scoprendolo a fissarlo. Un lieve sorriso, timido e imbarazzato, curvò la sua bocca nervosa. ≪ Q-qualcosa non va, Kacchan? ≫ gli domandò con un sussurro acuto.

Katsuki socchiuse gli occhi rossi, la bocca stretta in una linea sottile e contrariata. ≪ No. ≫ rispose, dando un taglio netto alla conversazione prima ancora che nascesse e dipingendo su quel viso dolce un’espressione delusa e sorpresa. La mano sfregiata si sollevò a tirare il cappuccio perché coprisse meglio i riccioli scuri sulla fronte e gli occhi socchiusi. C’era qualcosa nel modo in cui tentava di nascondersi sotto quel sottile lenzuolo che Katsuki trovava insopportabile. ≪ Falla finita di tremare. ≫ sbottò, facendolo sussultare per l’improvvisa forza della sua voce strascicata e strappandogli un verso strozzato dalla bocca. ≪ D-di fare cosa? ≫ gemette Deku, guardandolo da sotto l’orlo del cappuccio.

Katsuki digrignò i denti, un senso di irritazione crescente nel petto. ≪ Lo sai benissimo. Continuare a girare per questo schifo di posto è stata una tua stupida idea. Vuoi fare l’eroe? Almeno fingi che stiamo dando la caccia a un criminale e torna a comportarti come sempre. Cazzo. ≫. Dopo il rimbombo della sua voce, il silenzio sembrò farsi pesante e inopportuno. Il fruscio del vento fra i rami alti degli alberi lo riempì. Deku aveva rallentato il passo, le guance coperte da un pesante rossore e una scintilla di malumore nello sguardo. ≪ M-mi dispiace, è solo… ≫ mormorò per poi interrompersi e distogliere lo sguardo, con un sospiro. ≪ Niente, lascia stare. Mi dispiace di averti coinvolto, Kacchan. ≫

≪ Se dici di nuovo che ti dispiace ti mollo qui. ≫ sibilò in risposta fra i denti serrati. Un verso strozzato fu l’unica risposta che gli concesse mentre avanzavano fra le statue di angeli piangenti chini su lastre di marmo consumato dalle intemperie. Una voce spezzò il silenzio fra loro, risuonando cristallina nel fruscio del vento. ≪ Avete cambiato idea? ≫

Katsuki trasalì, un’imprecazione sulle labbra e gli occhi rossi scattarono a scrutare le ombre. Il fascio di luce colpì la pietra consumata di una lapide che sorgeva ai piedi della statua di una bambina. Accanto a lui, Deku ansimò afferrandogli il braccio con le mani tremanti e tirandolo indietro. Seduta sul bordo della lapide la bambina reclinò la testa di lato e lo guardò con gli occhi rossi che non riflettevano la luce, le gambe bianche che fendevano l’aria penzolando nel vuoto.

Nelle ombre della notte, la sua intera figura sembrava traslucida quanto la lapide sotto di lei e la statua al suo fianco. Katsuki avvertì i battiti del suo cuore farsi rapidi e dolorosi all’interno del petto, le mani di Deku che stringevano la presa tremando sempre più forte. ≪ K-Kacchan… ≫ sussurrò lui con gemito basso, ma Katsuki non trovò la voce per rispondergli. I suoi occhi spalancati stavano fissando i tratti morbidi scolpiti nella pietra, gli occhi che fissavano la lastra di marmo stesa ai suoi piedi su cui erano stati scavate lettere chiare e numeri che il tempo aveva limato.
 
In memoria di Lacie Baskerville

1911 - 1920

Rovi si erano stesi sulla lastra di pietra ed erano cresciuti intorno alle sue mani pallide rivestendo un cerchio di rame ossidato e spezzato, identico a quello che la bambina al suo fianco stava facendo roteare intorno al polso sottile. ≪ Volete giocare con me? ≫ gli chiese con un ampio sorriso che non raggiunse gli occhi rossi e scintillanti che gli fissavano.

Un verso atterrito sfuggì dalla bocca di Deku mentre Katsuki muoveva un passo indietro, incapace di dare un senso logico a quello che stava guardando. Un verso strozzato gli sfuggì dalle labbra, spezzando la sua voce. ≪ Lacie? ≫ mormorò, leggendo il nome inciso sulla pietra. La bambina fermò il cerchio, avvolgendoci intorno le dita pallide e traslucide quanto la sua sosia di pietra là accanto. Il visetto dolce si volse a guardarlo con un’espressione indecifrabile. ≪ Si? ≫

Un brivido gelido gli attraversò il corpo teso, scuotendolo. Katsuki non si era mai reputato una persona impressionabile, ma nel far scorrere lo sguardo sul visetto delicato di quella strana bambina spettrale a quello di pietra al suo fianco, per poi calare sulle lettere che componevano il nome e le date di nascita e morte, si sentì rizzare tutti i peli addosso. Afferrò il braccio di Deku con uno scatto, strappandogli dalla bocca nervosa un grido rauco che si perse nel fruscio del vento e nello scalpiccio dei loro passi sul tappetto di gramigna. Corsero a perdifiato verso il muro più vicino. Deku non oppose alcuna resistenza nell’inseguirlo, incespicandogli accanto fra i rovi e le lapidi, lasciandosi indietro la figura spettrale della bambina che gli osservava con occhi del colore del sangue.

Il muro gli tagliò la fuga, alto e scrostato, Katsuki ci si arrampicò sopra con l’agilità dettata dall’adrenalina in circolo, voltandosi solo per assicurarsi che Deku fosse al suo fianco. Lanciò appena un’occhiata alla distesa buia di lapidi e alberi contorti, individuando il fascio della torcia caduta fra i rovi. La bambina si era fermata là a fissarli con un sorrisino divertito e la piccola mano sollevata a far roteare il suo cerchio di rame. Un groppo gli chiuse la gola per un attimo e si trasformò in un’imprecazione sonora nel momento in cui Deku l’afferrò per i vestiti e lo trascinò giù con lui, il viso travolto dal terrore e gli occhi traslucidi di lacrime non versate.

Lo stupore sul volto dei loro compagni quando gli raggiunsero, gli strappò un’altra imprecazione che si trasformò in una vera fiumana di volgarità quando gli domandarono se avevano almeno riportato la campanella. A quel punto, Katsuki ne fu certo. Lui Halloween lo odiava da morire, più di quanto avesse mai fatto Deku.


 
-- Angolino Lacie –

Non so come scusarmi per l’increscioso ritardo! Purtroppo, nel cambiare computer avevo perso le credenziali, non riuscivo a accedere al sito e ho temuto di aver perso l’account! Mi dispiace molto per avervi fatto attendere così tanto per il finale di questa storiella.

(ps. Mi chiedo se qualcuno di voi ha colto la citazione a Pandora Hearts e quella a Doctor Who. Mi sono presa un po' di libertà con questa piccola storia )
   
 
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