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Autore: Vale3    21/05/2005    2 recensioni
Freddo, buio, ombra…Ira, odio, sofferenza… Può, un’anima devastata, tornare alla luce? Può provare di nuovo quel calore che scioglie il cuore e rimargina le ferite più profonde? Gli è concesso assaporare almeno l’ombra di un affetto che lo ha sempre condannato?…Ma si sa, il destino non perdona e il passato non si può cambiare… lo si deve solo affrontare, radunando le proprie forze, e combattendo fino alla fine!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V e r s u s

V e r s u s

Capitolo VIII

 

 

 

 

Un rumore cigolante. Una porta accostata frettolosamente; passi felpati nel tentativo di non destarlo; ma lui si era già svegliato.

Aprì gli occhi lentamente,  e siccome era girato su un fianco durante la notte, riuscì a vedere le sagoma di Remus Lupin davanti a sé. Stava trafficando sul tavolo della stanza, dandogli le spalle, e non si era accorto degli occhi del ragazzo, puntati verso la sua schiena.

Harry sbatté più volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco anche senza lenti.

Dopo vari tentativi, e notando che l’uomo non aveva ancora notato la sua presenza, decise di inforcare gli occhiali. Allungò una mano verso il comodino accanto al suo letto, ma sentì il dolore paralizzargli velocemente il braccio scoperto, ora teso verso il mobile di legno.

    “Ohi…” ci scherzò su Harry, che non riuscì a trattenere l’esclamazione di sconforto.

Remus si bloccò di scatto, voltandosi verso Harry.

Trasalì un momento.

    “Uhm…non mi ero accorto…da quanto sei…” balbettò Remus, preso alla sprovvista, soprattutto dopo il suo crollo emotivo di qualche giorno prima.

    “Professore” disse Harry, con voce stranamente decisa. “Va tutto bene, mi sono appena svegliato…”.

Remus annuì poco convinto, dopo essersi rilassato un momento, e si passò una mano sulla fronte,  asciugandone il sudore, che intanto era cominciato a scivolare copiosamente sulle sue tempie.

Harry lo fissò un momento.

    “Professore, si sente bene?” chiese con voce incerta, alzandosi su un gomito, ma ricadendo subito dopo sul cuscino.

    “Certo” rispose Lupin incerto, ma abbozzando un mezzo sorriso. “Ora sei tu che devi guarire in fretta…” disse tornando a voltarsi verso il tavolo, per poi rifarlo subito dopo con due tazze di the caldo in mano.

Si avvicinò traballando verso il letto di Harry, badando che il liquido bollente non fosse fuoriuscito.

Harry allungò piano le braccia ancora fasciate, e nonostante piccoli dolori pizzicanti, riuscì ad afferrare la sua tazza dalle mani di Remus.

Prima di bere, vide Lupin porgergli anche i suoi occhiali, li prese e li sistemò al loro posto davanti ai suoi occhi.

Dopodiché riprese la tazza con entrambe le mani e bevve un sorso.

Sentì il the scivolargli dentro caldo, dandogli all’esterno una sensazione di brividi.

Gustandosi la calda bevanda, cadde un silenzio imbarazzante tra i due.

Harry volendo evitare lo sguardo di Remus, scese ad un compromesso: s’interessò alle bianche sbarre del letto ai suoi piedi.

Remus, d’altro canto, teneva gli occhi fissi sulla coperta di Harry davanti a lui, lo sguardo basso.

Poco dopo, Harry lo sentì sospirare pesantemente; a quel punto alzò lo sguardo.

    “Remus” disse con una fermezza che neanche lui si aspettava dopo tutto quello che era successo.

Lupin alzò lo sguardo fino ad incrociare gli occhi smeraldo del ragazzo.

    “…sono stato sconsiderato, è vero, e…” cominciò, ma Remus alzò una mano per ribattere. Harry fu più veloce e lo bloccò, parlando nuovamente.

    “…voglio parlare, devo…” disse, riabbassando lo sguardo.

Remus si limitò a fissarlo.

Harry continuò, nonostante la sua iniziale sicurezza, cominciava a vacillare.

    “Devo spiegare…perché...”.

    Perché” disse Remus all’improvviso. Non era una domanda, ma una semplice richiesta, ben celata.

Harry sospirò.

    “Tutto era finito, per me, quella notte” disse scuotendo la testa.

Remus fece altrettanto.

    “Posso sembrare stupido, quasi buffo, ma è così. La mia vita non è stata semplice, mai. Non l’ho mai ammesso, forse neanche a me stesso, ma è sempre stato così. Tutto ciò che ho sempre desiderato, si è realizzato il giorno del mio undicesimo compleanno” disse, distogliendo lo sguardo da Remus per fissare nuovamente le sua candide lenzuola.

Aspettò un momento. Remus non si mosse.

    “Quando scoprii tutto questo, credetti di essere speciale, di essere scelto, credevo di far parte di un disegno superiore…e non mi sono mai reso veramente conto di quanto quei pensieri erano effettivamente veri” si zittì di nuovo, mentre una civetta in volo passò vicino alla finestra della stanza, creando una veloce ombra allungata sul pavimento della camera, e smuovendo con il suo fruscio d’ali il silenzio che vi era caduto.

   “Quasi sei anni fa” riprese Harry in tono neutro, i suoi occhi ancora fissi sulla coperta. “Ebbi la fortuna d’incontrare due ragazzi che divennero presto le persone più importanti della mia vita: non mi ero mai sentito così, era…era inebriante; a lungo andare però, mi accorsi che mi mancava qualcosa, qualcosa di molto profondo come l’amore di una vera famiglia…” il suo tono si spense lentamente, facendogli morire le parole in gola.

    “L’amore di una famiglia…” ripeté Remus quasi sillabando, gli occhi fissi, come in una trance.

Harry ascoltò appena.

    “Sì, e sai quando arrivò? Quando il mio più grande desiderio si realizzò?” chiese Harry al nulla davanti a lui, sapendo che la risposta era scontata.

Remus emise un basso sbuffo, come a ricordare quei momenti.

    “Sì, Remus…quella notte, quando Sirius Black comparve nella mia vita, quando la verità fu svelata e con essa il passato riaffiorò. Quei momenti vivranno con me per sempre”.

Remus si svegliò da quella specie di tepore di pochi istanti prima e fece per parlare.

    “Harry” disse sottovoce.

Il ragazzo alzò una mano per fermarlo, non aveva ancora finito, sarebbe stato più difficile; non era da lui fare quelle specie di ammissioni.

    “Tutta la magia di quel periodo sfumò velocemente dopo gli eventi di poche settimane fa” continuò imperterrito, mentre un sempre più agitato Remus si mordeva il labbro inferiore, con occhi guizzanti da una parte all’altra della stanza, come se volesse fuggire, scappare da quella realtà. Ancora una volta.

    “…Vidi quel fragile mondo che si era costruito intorno a me svanire, senza la possibilità di evitarlo. Sai, quando si trova qualcosa a cui si tiene profondamente, si ha una paura enorme di poterla perdere. E così è successo.” Harry scosse la testa, rimanendo un momento in silenzio. Poi riprese.

    “Io…non voglio affezionarmi a nessuno, perché ogni volta che lo faccio, condanno quel qualcuno a morte…era giunta l’ora di togliere il disturbo. Era giunta l’ora di smettere di fingere che questo ragazzino che vive nel mio corpo e pensa con la mia mente, possa un giorno, salvare il mondo. Tsk…stupida convinzione utopistica. Con il mio fallimento, deluderò le vostre più felici aspettative; quando ve ne renderete conto, sarà, forse, troppo tardi…” finì Harry.

Remus aprì bocca per ribattere, ma ancora una volta fu interrotto dalla voce di Harry che tornò a parlare.

    “Per favore non dire ciò che stai per dire. Perché lo so cosa stai pensando; è nella tipica mentalità di chi mi vuole bene. Non ti chiederò nulla, solo di cominciare a pensare veramente alla persona che sono. Non lasciarti ingannare da tutto quello che ho potuto fare o hanno detto di me, o a causa di mio padre. Non merito questo nome; non lasciarti offuscare la mente dal tuo affetto per me: vai oltre questo, guardami per quello che in realtà sono. Con la mia presenza, ho privato il mondo di quella di persone meravigliose. Io mi sento in colpa. terminò piano Harry, come se le ultime parole fossero state proprio quelle che non riusciva a dire, proprio quelle per cui ci aveva così girato intorno.

Ci fu un momento di silenzio, battuto solo dai passi frettolosi dei Guaritori fuori dalla camera, che percorrevano velocemente su e giù il corridoio, da una stanza all’altra.

Remus pareva immerso in fitti pensieri, e sembrava non essersi accorto neanche che Harry aveva smesso di parlare.

Rimasero così per qualche minuto, contemplando tutto ciò che era stato detto, e quello che non era stato neanche accennato, ma che era trasparito dalle parole del ragazzo.

 

Un sonoro click dietro di loro, li costrinse a voltarsi, mentre la stessa infermiera che era entrata qualche giorno prima, faceva il suo ingresso con passo spedito.

Harry sbatté più volte le palpebre, un po’ frastornato dal momento.

La donna con lo sguardo basso, intenta a guardarsi le scarpe mentre camminava, raggiunse Remus e gli si fermò davanti alla sedia.

Il licantropo alzò lo sguardo, non mutando però la sua espressione avvilita.

    “Buongiorno” disse con voce atona.

L’infermiera annuì seria, senza distogliere lo sguardo da quello di Remus.

    “Devo dirle una cosa importante. E’ appena arrivata una comunicazione dal mondo babbano…” rispose lei, sistemandosi automaticamente una ciocca biondiccia dietro l’orecchio sinistro.

    “Mi dica…”.

    “Le dice niente Orfanotrofio Grant?” chiese con aria preoccupata.

Remus spalancò un momento gli occhi, ricomponendosi velocemente, cercando di celare la sua crescente preoccupazione.

    “Sì, certo…dove Harry..disse quasi incredulo.

    “Esattamente…l’attuale direttrice, la signora Grant, doveva effettuare il controllo di routine del signor Potter due giorni fa…” disse, ma fu interrotta da Remus.

    “Venga al dunque, per favore!” disse il mago, preoccupato. “so la procedura…come si sono messe le cose?” continuò, moderando il tono di voce.

La donna inarcò brevemente un sopracciglio, in disappunto, ma notando la preoccupazione dell’ uomo, si addolcì.

    “Beh…per ovvi motivi” e lanciò un’occhiata a Harry. “La procedura di controllo del ragazzo è saltata…ha voluto sapere cosa sia successo recandosi all’ospedale babbano di Londra… Una nostra strega che lavora lì come infiltrata, ci ha riferito che era su tutte le furie…Naturalmente ha dovuto dirle la verità… e dirle di venire qui” concluse la donna piuttosto velocemente, aspettandosi una dura reazione.

Remus rimase stranamente lucido, anche se piccole gocce di sudore tornarono a imperlargli la fronte.

    “Come farà ad entrare? Questo è un ospedale magico, nel mondo della magia…” chiese incerto, con occhi spaesati.

L’infermiera sospirò.

    “Quella stessa strega che lavora in incognito nell’ospedale babbano, l’accompagnerò qui… non so come farà; credo un incantesimo.. quando preleverà il signor Potter, le verrà cancellata la memoria, e crederà che questo sia un ospedale normale”.

A Remus si bloccò il respiro per un momento, rimanendo senza fiato.

    Cosa intende per ‘prelevare il signor Potter’?” chiese Remus, abbassando il tono di voce, quasi ringhiando, cercando così di non farlo esplodere in una sfuriata.

La donna non si mosse, si limitò solo a fissarlo.

    “Beh.. signor Lupin, dopo quello che è successo, non crederà che Harry Potter rimanga qui…! Non so cosa gli accadrà, ma la visita della signora Grant renderà difficile le cose” disse in tono un po’ scontato, e con questo uscì a passo svelto dalla stanza, così com’era venuta.

Remus fissò ad occhi sbarrati la porta chiusa, anche dopo molto tempo che la donna se n’era andata.

Ecco. Le cose si complicavano ancora di più.

Temeva per quello che sarebbe potuto accadere.

Si passò una mano sugli occhi affaticati, cercando di fare un momento mente locale. Provò a concentrarsi sul presente, cercando di non farsi stravolgere dall’ondata di sentimenti degli ultimi momenti.

Doveva pensare alle parole giuste da dire ad Harry.

Inspirò profondamente e chiuse gli occhi per un istante. Doveva muoversi, non c’era molto tempo.

Riaprì le palpebre, mentre si voltava verso uno stupefatto Harry.

Il ragazzo non cercava nemmeno di provare a nascondere la sua sorpresa; la sua espressione era lo specchio della sua anima: gli occhi spalancati, in cerca di un qualcuno o di un qualcosa che sembrava non voler essere trovato, la bocca, che spiccava sulla pelle candida, era socchiusa, attonita…

I suoi occhi verdi si mossero veloci da una parte all’altra, quasi in presa al panico. La sua meraviglia, o per lo più stupore, echeggiava nelle sue poche parole.

    “Sta…sta venendo a prendermi?” chiese infatti, con una voce simile ad uno squittio.

Remus deglutì rumorosamente.

Stava succedendo tutto troppo in fretta, con il tempo che scivolava veloce tra le dita. Troppi fatti negli ultimi giorni…c’era il rischio di non riuscire più a controllare la situazione.

Harry parlò di nuovo, ripetendo la stessa domanda.

Remus si morse un labbro. Senza quasi rendersene conto, annuì leggermente.

 

***

 

Ciao!

Scusate per il problemino di visualizzazione del capitolo 7, ho provato e riprovato… ma usciva così!

 

Passando ai ringraziamenti… Morgan_Snape ( Grazie! Infatti ho cercato di far apparire Silente in quel modo.. sono contenta di esserci riuscita! ^___^), Emily (Grazie dei complimenti! Mi hanno fatto davvero piacere!), Lady Hawke (Grazie mille! Era proprio così infatti che volevo apparisse Silente, anche a me aveva un po’ deluso nel 5° libro^^), ALELUPIN (Grazie! Sono felice che hai sempre seguito la storia! … Per me vale la stessa cosa: Lupin è il mio personaggio preferito, e mi è sempre piaciuta l’idea di farlo stare un po’ con Harry^^).

 

Alla prossima^^

 

Valeria

  
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