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Autore: Demy77    14/11/2021    3 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La luce del mattino li sorprese addormentati l’uno di fianco all’altra, le gambe nude intrecciate fra le lenzuola, la testa di Demelza poggiata sulla spalla illesa di Ross, la mano di lui sul fianco di lei come a sancirne il possesso. Uno spiraglio di luce che filtrava dal balcone interruppe il riposo dei due innamorati; appena i loro occhi si furono riabituati al chiarore del giorno si guardarono e sorrisero felici.
“Allora non è stato un sogno” – sussurrò Ross percorrendo il contorno delle labbra di lei con un dito.
“No, Ross. È tutto vero!” – rispose Demelza baciandolo con dolcezza.
Dopo essersi beati di reciproche tenerezze, Demelza si stiracchiò dicendo che era ormai ora di alzarsi. Allungò un braccio per riprendere i propri abiti, lasciati sul comodino la sera prima, ma Ross cercò di sfilare via con un gesto rapido il lenzuolo che la ricopriva. Demelza tirò le coltri a sé ribellandosi. “Girati, Ross, non voglio che mi guardi. Mi vergogno, e poi non sta bene fare certe cose quando è giorno”.
“E questo chi lo dice? – protestò Ross – tu sei bellissima, ed io voglio poterti guardare in ogni istante, amare in ogni istante.”
“Non mi trovo affatto bella. Se guardassi la mia pelle alla luce del mattino scopriresti che non è bianca e liscia come quella delle gentildonne che non hanno mai fatto altro nella vita che ricamare e suonare l’arpa; sulla mia schiena troveresti  le cicatrici lasciate dalle cinghiate di mio padre quando ero bambina. Inoltre non amo stare a letto fino a tardi ad oziare quando c’è tanto da fare in casa.” – concluse Demelza.
Ross la strinse a sé e le disse: “Ascoltami bene: nessuna dama potrà mai eguagliare ciò che tu rappresenti per me. Credo di essermi innamorato di te dal primo istante, quando eri solo la dama di compagnia di zia Agatha, e ciò che mi ha colpito non era tanto l’aspetto esteriore, ma quello che hai dentro. Ti ammiro per ciò che sei e ciò che fai, amo ogni cosa di te, anche le tue cicatrici e la tua storia, perché se non ci fossero state non saresti ciò che sei adesso. Non voglio sentire più dalle tue labbra queste insicurezze. Ti voglio esattamente come sei, e non chiedo altro che svegliarmi accanto a te tutti i giorni d’ora in poi. Anzi, come ci vogliamo organizzare: ti trasferisci tu a Nampara o io qui a Trenwith?”
Demelza raffreddò l’entusiasmo di Ross. “Non corriamo troppo – gli disse, recuperando nel frattempo qualche indumento per ricoprirsi – non possiamo iniziare a convivere da un giorno all’altro, bisogna far abituare i bambini con gradualità a questo cambiamento. E poi per le nozze voglio aspettare almeno il prossimo autunno. Elizabeth e Hugh sono morti da meno di un anno…”
“D’accordo, ma non voglio dover fingere che tra di noi non ci sia nulla - rispose lui - Voglio ufficializzare la nostra relazione in pubblico, presentarti come mia promessa sposa e poterti venire a trovare ogni volta che lo desidero. Di giorno e di notte”.
Demelza arrossì. Aveva la sensazione che le potesse scoppiare il cuore di gioia. Ross era così bello, innamorato, passionale, che le faceva mancare il fiato. Anche lei non desiderava altro che averlo accanto per sempre; tuttavia, mentre si rivestiva, gli disse che desiderava rendere partecipi della loro felicità Dwight e Caroline, i loro più cari amici, e solo dopo anche tutti gli altri. Per il come ed il quando, ne avrebbero riparlato con calma.
Ross la attirò a sé per un ultimo bacio, poi scoppiò a ridere. “Se penso che di tutto questo devo ringraziare Mc Neil…” suscitando a sua volta le risa di Demelza.
“Mi spieghi esattamente che cosa vuole da te? – le chiese Ross – è un altro lumacone che ti fa la corte?”
“Credo che Mc Neil sia molto convinto del fascino dell’uniforme e delle sue doti amatorie - rispose la rossa - È il tipico uomo che ritiene di poter avere tutte le donne ai suoi piedi, ma il suo modo di fare con me non attacca. Credo di avergli fatto capire in tutti i modi che non aveva speranze da quel punto di vista, ma come hai potuto constatare continuava a gironzolarmi intorno con la scusa delle ronde notturne. Dopo che ti ha ridotto in questo stato ho abbandonato ogni diplomazia e l’ho trattato in maniera davvero pessima… penso che abbia capito, finalmente, e spero che non si faccia vedere più nei dintorni!”
“Un altro innamorato cui hai spezzato il cuore , dopo sir Hugh Bodrugan – a queste parole Demelza rise di gusto– cielo, non vedo l’ora di poter dire a tutti che sei mia, solo mia. Sai quante invidie attirerò….Vieni qui  “- e la baciò con passione.
“Sì, Ross, sono solo tua, per sempre” – gli rispose.
Mentre Demelza si dedicava alle incombenze giornaliere a Ross fu servito da una cameriera il vassoio con la colazione. Mangiò con appetito, rinvigorito dal chiarimento con Demelza e dalla notte appena trascorsa in sua compagnia.
In mattinata ricevette la visita di Jud, venuto a sincerarsi delle condizioni del padrone. Il servitore gli raccontò che tutti i suoi amici della miniera, Zachy e i Daniels in testa, oltre a parecchia gente del villaggio erano pronti ad armarsi di mazze e forconi per dare una bella lezione al capitano Mc Neil, ma Ross gli ordinò di non commettere sciocchezze, si era trattato solo di un incidente. Gli chiese piuttosto come stesse Valentine e Jud gli rispose che era tutto sotto controllo: Prudie gli aveva raccontato che il papà era andato a Truro per lavoro e che sarebbe tornato presto.
“La signora Demelza mi ha proposto di portarlo qui tra qualche giorno, appena potrete alzarvi in piedi. Mi ha dato anche dei biscotti da portare a Nampara. È una ragazza d’oro, non capisco che diavolo state aspettando a sposarla!”
Ross rimproverò il suo domestico rammentandogli che non doveva impicciarsi di affari che non lo riguardavano; in cuor suo però era felice come una pasqua per come si erano messe le cose con Demelza. Rispettò il suo desiderio di riservatezza: avrebbero comunicato insieme a Prudie e Jud, al momento opportuno, quale piega aveva preso il loro rapporto. 
Nel pomeriggio ricevette invece la visita degli Enys. Caroline, con il pancione di otto mesi ormai ben evidente, appena seppe cosa era accaduto si congratulò con i suoi migliori amici, conservando la sua solita vena ironica.
“Era ora! Avevo scommesso con Dwight che vi sareste fidanzati prima della nascita del nostro bambino, ma stavo seriamente perdendo le speranze! Quella testona della mia amica, così brava a consigliare gli altri  a seguire il loro cuore, quando si è trattato di lei stessa ha osservato i tempi di gestazione di un elefante!”
Dwight sorseggiava un bicchierino di porto in silenzio, ridendo sotto i baffi. Dal primo momento in cui aveva medicato Ross ferito e percepito l’apprensione di Demelza per il suo amico aveva capito che non le sarebbe stato più possibile soffocare i sentimenti che nutriva per Ross; conoscendo bene le difficoltà che entrambi avevano dovuto affrontare in passato, non poteva esserne più lieto.
Caroline aggiunse che pretendeva che l’annuncio ufficiale del loro fidanzamento venisse fatto a Killewarren, nel corso di un ricevimento che si offrì di organizzare per la fine del mese: non troppo in là, per evitare che il marmocchio li costringesse a cambiare programma.
Ross era al settimo cielo; Demelza, più titubante, disse che occorreva spiegare tutto ai bambini e che in ogni caso avrebbe gradito divulgare la notizia soltanto ai conoscenti più stretti, senza annunci in pompa magna, tanto la notizia si sarebbe comunque diffusa nei dintorni grazie ai pettegolezzi della gente.
Ross trascorse altri due giorni a Trenwith prima di essere in grado di rialzarsi, ed ovviamente due notti in cui Demelza rimase a dormire al suo fianco. Dopo essere stati travolti dalla passione in maniera quasi inaspettata la rossa però mise in chiaro con il suo compagno che non era prudente che quei loro incontri notturni producessero subito frutti: se già era complicato gestire i commenti che sarebbero conseguiti alla notizia del loro fidanzamento, ancor più lo sarebbe stato se Demelza fosse rimasta incinta prima del tempo. Una seconda gravidanza senza essere sposata avrebbe costituito la conferma che si trattava di una donna di facili costumi, incapace di tenere a freno i propri istinti ed indegna del casato dei Poldark. Inaspettatamente Ross si dimostrò coscienzioso: era completamente d’accordo, non avrebbe mai voluto che Demelza si venisse a trovare in una simile situazione. Promise che avrebbe tenuto a freno i suoi ardori il più possibile, e per il resto si poteva chiedere consiglio a Dwight su qualche metodo empirico per evitare gravidanze indesiderate.   
Arrivò la metà di maggio; essendosi Ross ristabilito, per festeggiare il secondo compleanno di Julia si decise di organizzare una merenda sulla spiaggia di Hendrawna.
Il calesse di Ross, guidato da Jud, aveva condotto sulla spiaggia Ross, Demelza, i due bambini e Prudie, la quale stese un paio di vecchie tovaglie sulla sabbia e vi sistemò sopra un grosso cesto carico di vivande, preparate direttamente da Demelza e dalle sue cuoche a Trenwith.
Ross aveva ancora la spalla fasciata, sebbene non gli facesse più male; dopo aver passeggiato sulla riva tenendo per mano suo figlio , mentre Demelza faceva altrettanto con Julia, lasciarono che i bambini giocassero da soli, sotto lo sguardo vigile di Prudie, mentre loro due si rilassavano sulla spiaggia, assaporando le squisite pietanze realizzate con la collaborazione di Demelza .
Valentine era insolitamente euforico: correva avanti e indietro sulla battigia, raccoglieva ora una conchiglia, ora un sasso, ora un pezzetto di legno trasportato dalla marea e periodicamente tornava da Ross gridandogli: “papà, papà, guarda!” e gli mostrava il suo fantastico reperto. Dopo che questo rituale andava avanti da un po’ Julia cominciò a trotterellare dietro a Valentine; lo osservava scavare tra la sabbia, correre da suo padre e riceverne le lodi. Allora cominciò ad imitarlo, mettendo le manine tra la sabbia e cercando anche lei qualcosa di interessante da portare a sua madre per farglielo ammirare. Demelza però, quando le veniva portato un sassolino o una conchiglia, si limitava a ringraziare e a sorridere con dolcezza; Ross era molto più attivo: faceva progetti di costruzioni insieme a Valentine e gli dava istruzioni, chiedendo di portargli pezzi di legno o sassi di determinate dimensioni, richieste che erano sempre più difficili, tanto che Valentine e Prudie dovevano spingersi in punti sempre più lontani per trovare quelle cose…. Dopo essere rimasta in silenzio ad osservarli anche Julia decise di prendere parte al gioco. Andò a raccogliere dei sassi e dei legnetti, facendosi aiutare da Prudie per trasportarli nelle falde del grembiule, poi corse dove era seduto Ross con sua madre, prese i suoi tesori e li pose sulla sabbia proprio accanto a lui. Lo tirò per la manica per attirare la sua attenzione e ripeté a sua volta ciò che aveva sentito tante volte dire da Valentine: “papà, papà, guadda!”. Poiché nessuno le rispondeva lo ripeté nuovamente, più forte: Guadda qua, papà!”
Tutti rimasero in silenzio. Ross guardò Demelza imbambolato, mentre Valentine, più rapido degli adulti, spinse Julia di lato, allontanandola da Ross e, puntandole contro il dito indice con fare minaccioso le disse: “Non è papà tuo. È solo mio!”
La bambina, che aveva ripetuto innocentemente e senza malizia ciò che aveva sentito dire dal compagno di giochi, vedendosi trattata in quella maniera brusca scoppiò a piangere; Ross allora alzò la voce e mortificò Valentine, rimproverandolo per come si era comportato; Demelza cercava di consolare sua figlia ed anche Valentine, che nel frattempo era scoppiato in lacrime per la ramanzina del padre.
Mentre entrambi i bambini frignavano per rabbia e per stanchezza, mentre Ross e Demelza, impreparati di fronte ad una situazione che non sapevano come fronteggiare, cercavano di parlare ciascuno con il rispettivo figlio, Prudie tolse tutti dall’imbarazzo: afferrò i due bambini per un braccio, si chinò alla loro altezza, li fissò negli occhi e con tono deciso disse:
“Adesso basta capricci, tutti e due! Statemi bene a sentire: Valentine non ha più la mamma, mentre Julia non ha il papà. Non sarebbe bello forse vivere tutti insieme come una vera famiglia? Signorino, dico a te, che sei il più grande: il tuo papà vuole molto bene alla sua mamma, e la signora Demelza ne vuole a lui! Che male c’è se anche Julia chiama padron Ross papà? Sta togliendo qualcosa a te? Tuo padre non ti vorrà meno bene per questo! E a te non piacerebbe avere una mamma bella e dolce come la signora Demelza , che ti legga le favole la sera, prima di andare a fare la nanna?”
“Io una mamma ce l’avevo già…” – rispose Valentine incupendosi.
Fu Demelza che intervenne a quel punto.
“Valentine, io non voglio prendere il posto della tua mamma. Lei sarà sempre presente nel tuo cuore e nei tuoi ricordi, ma, se tu me lo permetterai, ti starò accanto e mi prenderò cura di te come farebbe Elizabeth se fosse viva”.
“Anche Julia aveva un papà – aggiunse Ross – ma è volato in cielo prima che lei nascesse e così non lo ha mai conosciuto. Ti ho spiegato che a volte le persone grandi muoiono… è successo al papà di Julia e alla tua mamma, sono morti molto presto, anche se erano giovani.  Se io e Demelza ci sposiamo, saremo tutti parte di un’unica grande famiglia, e voi avrete un papà e una mamma, come tutti gli altri bambini”.
Valentine guardò suo padre, tirando in su con il naso che ancora gli colava dal pianto. Guardò poi Julia, che probabilmente non aveva compreso molto di quel discorso. Lui, però, una cosa importante l’aveva capita. Quella bambina non sapeva nemmeno cosa fosse un papà, forse per quello aveva voluto prendere in prestito il suo. Valentine aveva ancora paura che arrivasse qualcuno a portargli via i suoi affetti, come era accaduto con Elizabeth, ma pensò che non sarebbe stata quella piccoletta dai capelli biondi e gli occhi verdi a farlo. In fondo anche lei avrebbe dovuto condividere la sua mamma con un altro bambino. Poteva essere bello, come aveva detto Prudie: bastava solo provare. Si avvicinò a Julia e la prese per mano, poi si fermarono tutti e due davanti a Ross.
“Scusa, Julia, per averti urlato prima – disse Valentine, lasciando che suo padre sentisse – hai trovato dei bei sassetti. Se vuoi, puoi costruire una miniera con me e papà. Il mio papà, che adesso è un po’ anche il tuo.”
Julia annuì e prese per mano Ross e Valentine, mentre Prudie si asciugava gli occhi con il grembiule. Demelza quasi non riusciva a vedere la scena, tanto aveva gli occhi offuscati dalle lacrime. Prima di dedicarsi ai bambini Ross le depositò un bacio sulla fronte e le sussurrò: “Hai visto? A volte le difficoltà sembrano più grandi di quelle che sono …”
Demelza sorrise. Strinse Prudie in un sincero abbraccio; le sue parole, così semplici e dirette, avevano sciolto il primo nodo. Rimase ad osservare Ross e i bambini giocare, poi si unì a loro, alla sua famiglia. Sembrava strano dirlo, anche solo immaginarlo, ma quello sarebbero stati d’ora in poi: una vera famiglia.

 
  
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