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Autore: IndianaJones25    17/11/2021    2 recensioni
Gli anni sono trascorsi, lenti ma inesorabili. Anche per il professor Henry Jones, Jr. sembra essere giunto il momento di appendere la frusta al chiodo e di dire addio alla vita avventurosa. L’intrepido archeologo giramondo, ormai, è diventato un anziano signore che porta addosso i segni, i dolori e i ricordi dolceamari della sua spericolata vita passata.
Ma c’è ancora chi sembra avere bisogno di lui e Indiana Jones non è certo il tipo da tirarsi indietro dinanzi a una minaccia che potrebbe sconvolgere il mondo intero. Così, in compagnia di sua figlia Katy, di una giovane bibliotecaria e di un prete dal grilletto facile, Indy torna a impugnare la frusta e si getta a capofitto in un’ultima impresa, al cui termine potrebbe trovare la speranza di un nuovo inizio oppure una disastrosa rovina.
La lotta sarà difficile e insidiosa, perché l’ultimo vero nemico di Indiana Jones non saranno eserciti o folli invasati, ma proprio la sua irresistibile voglia di avventura…
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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   26 - Le tentazioni della Fonte
 
   Muovendosi sempre con una lentezza quasi esasperante e senza proferire alcuna parola, le due figure misteriose guidarono i quattro esploratori in mezzo all’intrico della vegetazione, seguendo un sentiero a malapena distinguibile nella confusione delle foglie e dell’intreccio di rami che ricoprivano il terreno. Fiori di mille varietà tingevano il sottobosco, spandendo profumi aromatici che rammentavano miscele di spezie, e gli alberi ad alto fusto svettavano verso lo strano cielo di cristallo luminescente, formando una vera e propria copertura vegetale. I diversi odori colpivano le narici, inebrianti, e la temperatura continuava a mantenersi piacevole nonostante l’ammasso di vegetali.
   Era così difficile attraversare la fittissima vegetazione che, per essere più agevolati nei loro movimenti, avevano lasciato gli zaini e i bastoni da montagna ai margini del bosco, da dove li avrebbero recuperati in seguito; soltanto Jones non aveva voluto rinunciare a portare con sé la sua borsa colma di esplosivi, non sapendo di preciso che cosa avrebbero trovato al di là di quell’ammasso vegetale.
   Camminare in mezzo a quel fitto assembramento di essenze arboree e floreali ricordava a Indy le grandi foreste che, più volte, nel corso delle sue innumerevoli avventure, aveva dovuto attraversare per giungere a qualche tempio nascosto e perduto da secoli. Che grandi e fantastiche emozioni che gli tornavano alla mente: ogni volta era stata una vera epifania inoltrarsi nel fitto di una foresta e vedersi comparire dinnanzi, all’improvviso, le perdute vestigia di un’antica civiltà, ricordi di pietra lavorata che la vegetazione aveva conquistato ma non era riuscita a cancellare, preservandoli intatti quasi sapesse che, un giorno o l’altro, sarebbe giunto lui a svelare quei segreti troppo a lungo sospesi nell’oblio.
   Era come immergersi in un solo balzo nei fasti del suo glorioso passato, rivivendo sensazioni che temeva di aver scordato e che, invece, erano sempre rimaste lì, pronte per essere richiamate alla mente. La differenza sostanziale, però, era data dalla totale assenza di richiami di uccelli o di ronzii d’insetti, il che donava a tutto quell’insieme un che di artificioso e innaturale, un’atmosfera ovattata e stranissima. Una volta di più, da quando aveva messo piede in quel luogo misterioso, stava provando la sensazione di essere sospeso in una dimensione onirica, che non apparteneva per davvero al mondo fisico. In un certo senso, era molto inquietante.
   Tuttavia, non erano avvolti dal silenzio più assoluto. Oltre al rumore dei loro passi attutiti dallo strato erboso e a quello dei rami che si scostavano al loro passaggio e delle foglie che scricchiolavano sotto i loro piedi, si udiva anche un costante gorgogliare, un lieve e soave mormorare di acqua che scorreva perenne, senza mai fermarsi. Lo avevano già notato in precedenza, ma adesso andava facendosi via via più intenso, come se si stessero avvicinando sempre di più a ciò da cui esso scaturiva.
   Nessuno di loro osò aprire bocca per parlare, ma si sentivano avvinti da una folle emozione, che faceva tremare i polsi, perché sapevano benissimo da che cosa provenisse quel suono.
   L’intensificarsi di quel rumore melodioso e l’aumento repentino della soffusa luminescenza che sembrava colpire tutte le cose, riflettendosi sui cristalli di cui era composta la volta, li avvertirono che, ormai, erano giunti alla loro meta. Ciò per cui avevano corso innumerevoli rischi e che aveva acceso la loro fantasia per tutte le ultime settimane era lì, a pochi metri di distanza, dietro agli ultimi alberi che ancora si frapponevano alla vista.
   Tutto a un tratto, il bosco si interruppe, stendendosi in una meravigliosa radura di erba punteggiata di fiori freschi e delicati. E, ai loro occhi sbalorditi, si aprì una visione celestiale.
   A un margine, come già avevano potuto osservare da lontano, la radura era chiusa da una barriera di pietre tondeggianti sovrapposte l’una all’altra, che si innalzava da terra per almeno una decina di metri. Ciò che prima non avevano notato, invece, era che all’alto della pietra si tuffavano con un delicato gloglottare cinque leggiadre cascatelle, che alimentavano uno specchio d’acqua davvero splendido; in quello stesso laghetto, inoltre, confluivano anche i sette ruscelli che avevano già notato al loro arrivo, sbucando da diversi punti del boschetto. L’acqua all’interno della vasca – i cui bordi erano cintati da pietre squadrate su cui erano raffigurate decine di immagini di mirabile bellezza – era azzurra e cristallina, la più pura che avessero mai visto. Talmente pura da risplendere di luce propria, illuminando tutto quel vasto giardino delle delizie.
   Indy, don Mavro e le due ragazze si fermarono, sbalorditi e suggestionati. La piccola mano di Katy cercò quella di suo padre, che la strinse, sentendola sudata per l’emozione e la paura di quel momento solenne; l’altra mano della giovane, poi, si racchiuse in quella di Valerija, che a sua volta cercò conforto anche in quella del suo amico sacerdote. Le due strane figure, invece, proseguirono il loro cammino, senza voltarsi indietro.
   L’uomo e la donna, sostenendosi a vicenda per non cadere a causa dell’insicurezza delle loro gambe vecchie e malandate, si approssimarono ai margini del piccolo laghetto. Qui, con gesti lenti e stanchi, come se ogni singolo movimento costasse loro una fatica immane, si sbarazzarono dei loro abiti variopinti, lasciandoli cadere a terra.
   Dinnanzi agli occhi dei quattro compagni che si tenevano per mano, comparvero dei corpi grinzosi e rattrappiti, dalla pelle incartapecorita che cadeva dalle braccia ridotte a semplici ossa prive di muscolatura. Indy ricordò di aver conosciuto una donna di cento anni, quando era molto più giovane – una donna che, nelle intenzioni di certa gente dalla fantasia decisamente fervida, sarebbe dovuta diventare sua moglie: rispetto a questi due che aveva adesso davanti agli occhi, però, doveva essere sembrata poco più che una ragazzina. A guardare queste due figure, semmai, gli pareva di avere dinnanzi due mummie dotate per qualche misterioso motivo della facoltà di deambulare.
   Trascinandosi con immensa fatica, le schiene ricurve e le teste piegate in avanti come se non avessero più neppure le energie per sollevarle, l’uomo e la donna compirono altri due passi, entrando nell’acqua fino alle caviglie. Quel contatto parve in qualche maniera rinvigorirli, perché si raddrizzarono e cominciarono a muoversi più in fretta, verso un punto dove l’acqua era più profonda.
   Ormai erano immersi fino alla cintola e, come per incanto, i loro corpi iniziarono a farsi più robusti e sani, i loro capelli bianchi e diradati riacquistarono colore e volume, le grinze e le rughe si ritirarono e la loro pelle divenne più elastica. Si immersero ancora, fino al petto, sollevando allegri spruzzi di acqua con il movimento delle braccia tornate forti.
   A un certo punto si voltarono all’indietro e, per un istante, ai quattro rimasti nella radura parve di star guardando in faccia due giovani ventenni dall’aria spensierata. Infine si immersero completamente, scomparendo sotto la superficie. Si trattò soltanto di una manciata di secondi, poi entrambi riemersero, nuotando rapidissimi e flessuosi verso la riva, con la vigoria di due pesci. Quando uscirono dall’acqua e recuperarono le loro vesti per potersi coprire, i loro volti dai tratti delicati e i loro corpi dal fisico asciutto, fresco e acerbo non dimostravano più di quattordici anni.
   Senza fiato, Indy si grattò la testa con la mano libera. L’altra se la sentì stringere più forte dalle dita di sua figlia, che si irrigidì vedendo che quelli che erano stati due vecchi decrepiti e che avevano subito quella repentina metamorfosi stavano venendo di nuovo verso di loro, adesso camminando veloci e pimpanti, proprio come due fanciulli appena affacciati alla pubertà. Sorridevano, tenendosi per mano come due innamorati.
   I loro sorrisi, però, turbarono profondamente tutti e quattro, che li osservarono venire innanzi con passo veloce, quasi aereo. La gioventù sfolgorava sui loro volti fanciulleschi, mentre i loro corpi, adesso di nuovo celati sotto gli abiti di foglie intrecciate, si muovevano con estrema agilità.
   «Benvenuti, stranieri» salutò il ragazzo, facendo un lieve inchino.
   «Era da tanto che attendevamo una nuova visita» soggiunse la ragazza, imitandolo. «Ma non abbiamo mai avuto nessun dubbio che, prima o poi, qualcuno sarebbe tornato da noi.»
   Indiana Jones, sbalordito, si rese conto di comprendere ogni singola parola che usciva dalla loro bocca, sebbene parlassero in una lingua sconosciuta, che era certo di non aver mai udito prima in vita sua. Osservò di sfuggita i suoi amici e, dai loro volti su cui erano dipinte delle smorfie di sconcerto, comprese che anche loro stavano capendo ogni cosa.
   Mille domande gli affiorarono alla mente. Come mai li capivano? Che razza di posto era quello? Cosa diavolo era appena successo, per fare sì che due vecchi decrepiti si tramutassero in adolescenti dal fisico ancora acerbo? Che accidenti era davvero, quell’acqua? Alla fine, però, prevalse la domanda più ovvia.
   «Chi siete?» domandò, con un filo di voce. Aveva quasi paura di sentire la risposta. Se avesse udito pronunciare i nomi di Adamo ed Eva, probabilmente si sarebbe messo a ridere, magari per non scoppiare a piangere.
   I due giovani si consultarono con lo sguardo per un secondo, poi fu il ragazzo a rispondere.
   «I nostri nomi non vengono pronunciati da lunghissimi millenni, forse da intere ere, e noi stessi li abbiamo scordati, sempre che mai ne abbiamo avuti. Non rammentiamo chi ci generò, né quando, né in quale luogo vivessimo, e come, prima di essere condotti qui. Noi siamo i custodi della Fonte, scelti moltissimo tempo fa, nei giorni della prima nascita, perché facessimo in maniera che questo luogo prosperasse per tutta l’eternità.»
   I giorni della prima nascita. Jones non aveva idea di che cosa significasse quella locuzione e non ebbe l’ardire di domandarlo. Quella era di certo una di quelle strane e sfuggenti verità riguardo alle quali, per semplicità, aveva scelto di non interrogarsi troppo. Un altro, al suo posto, sarebbe forse stato curioso; e anche lui lo era, ma era anche consapevole che, certe curiosità, fosse molto meglio non appagarle.
   Il nome di custodi della Fonte, invece, lo fece automaticamente pensare a cose che gli erano molto più note e congeniali. In maniera istintiva, i ricordi di Indy volarono al terzo fratello, l’ultimo cavaliere della prima Crociata rimasto per interi secoli a guardia del Santo Graal, beneficiato da una lunga vita che, in realtà, per lui era stata solo una lunghissima condanna, costretto a vivere tutti i suoi giorni senza fine in una cappella sotterranea in preghiera e meditazione. Be’, almeno questi erano in due e potevano tornare adolescenti a loro piacimento: perlomeno, poteva supporre che, per tutto quel tempo, non si fossero fatti mancare i divertimenti, per quanto alla lunga un po’ ripetitivi, e avessero saputo come fare a consolarsi di tutto quel tempo superfluo.
   «Da soli?» gli venne spontaneo dire, sarcastico. Incapace di trattenersi, domandò ancora: «Voglio dire, non avete generato dei figli che potessero aiutarvi?»
   Entrambi scossero la testa in un netto gesto di diniego.
   «Sarebbe stato impossibile. La nostra è una missione divina e solenne, scevra dalla carnalità e da altri peccati. Non potremmo che essere puniti e scacciati, se venissimo meno al nostro voto» spiegò la ragazza, serissima, apparendo quasi disgustata al solo pensiero che, quel luogo, potesse essere profanato da atti simili a quelli suggeriti dall’archeologo.
   «Anche se, di quando in quando, la tentazione si è fatta innanzi, l’abbiamo sempre combattuta e vinta, trionfando ogni volta contro le seduzioni maligne della carne» soggiunse il suo compagno, parlando con il tono fiero di un eroe che abbia vinto innumerevoli e feroci battaglie.
   «Ecco, figurarsi…» pensò Jones, scuotendo la testa. Chissà perché, chi si sceglieva un compito sacro, lo doveva sempre portare avanti nel peggiore dei modi, rinunciando a tutte le cose belle della vita.
   «Scelti?» disse invece don Mavro, senza capire. «Scelti da chi? E…» si morse il labbro, guardandosi attorno. «Questa è quindi per davvero la Fonte dell’Eterna Giovinezza? Quella di cui parlano le leggende?»
   I due custodi sorrisero con delicatezza.
   «Non siamo a conoscenza di queste leggende» rispose il ragazzo.
   «Probabilmente nacquero soltanto dopo che noi entrammo qui dentro, di nostra volontà» proseguì la ragazza.
   Pure di loro volontà! Interi millenni di noia scelti volontariamente! Indy era sempre più sbalordito da quanto la gente, in fondo, sapesse essere stupida.
   Katy era stupefatta ancora più di suo padre e del prete.
   «E per tutto questo tempo siete rimasti qui… da soli?»
   «Non sempre soli» replicò la ragazza, rivolgendole un amabile sorriso. «Abbiamo avuto alcuni visitatori, nel corso del tempo. Gli ultimi furono i monaci che decisero di erigere il loro eremo al di sopra dell’ingresso del nostro giardino, per tenere a bada i malintenzionati che avrebbero potuto entrarci. Ma noi non abbiamo mai avuto timori e non abbiamo mai negato a nessuno, tra tutti coloro che giunsero qui, i benefici della nostra acqua.»
   Ancora una volta, Indiana Jones si sentì invadere da mille quesiti. Con quelle parole, i due custodi non stavano chiarendo poi molto. Chi fossero davvero, da dove venissero, perché, come e quando di preciso fossero giunti a scoprire la Fonte – e che cosa fosse davvero, la Fonte – erano evidentemente domande che stavano eludendo e alle quali non parevano intenzionati a dare una qualsiasi spiegazione, restando il più possibile sul vago. Ed era certo che, se anche li avessero interrogati per ore, non ne avrebbero cavato un bel niente: del resto, per chi ha a propria disposizione tutto il tempo del mondo, non c’è interrogatorio serrato che possa funzionare.
   Come se gli avesse letto nel pensiero, il ragazzo indicò lo specchio d’acqua cristallina.
   «Ci sono domande prive di risposta, perché le risposte che potremmo dare esulano dalla comprensione della mente umana, ancora troppo limitata per accedere alle rivelazioni superiori» rivelò, con tono pacato. «Ma certe cose possono essere viste… nel passato, nel presente e nel futuro…»
   Con un gesto delle braccia, lui e la sua compagna invitarono Indy e gli altri a farsi avanti senza nessun timore, facendosi più vicini al piccolo laghetto.
   Circospetti, tutti e quattro si avvicinarono alla Fonte dell’Eterna Giovinezza e abbassarono gli occhi a quella superficie luminescente e incantatrice. Subito sgranarono gli occhi per l’emozione, mentre immagini differenti per ciascuno di loro comparivano sull’acqua leggermente increspata, riflettendosi nei loro sguardi sbalorditi e nelle loro menti.

 
* * *

   Don Mavro, tornato giovane e magro, si muoveva agile e scattante tra le intricate foreste del Congo che, tanti anni prima, lo avevano plasmato, rendendolo un prete sopra le righe, capace sempre di una buona parola e di una benedizione, ma anche di difendersi quando il caso lo richiedeva.
   Non si concedeva che pochissime pause. Era conscio di non poter mai restare fermo troppo a lungo nello stesso posto: i Simba erano ovunque e, se lo avessero catturato, non gli avrebbero concesso nessuna pietà. Sapeva bene quale trattamento fosse riservato ai sacerdoti cattolici che cadevano nelle loro mani: una morte lenta e dolorosa; aveva visto con i suoi stessi occhi i cadaveri martoriati dei frati e quelli dissanguati delle suore, stuprate prima di essere decapitate. Ma don Mavro non aveva nessuna paura di loro, anzi era lì proprio per affrontarli e ristabilire la legge. Non era una mera questione religiosa: la violenza non era giustificabile in nessun modo e, chi la perpetrava contro gli innocenti, andava combattuto in ogni maniera che fosse possibile.
   Ecco perché era lì, nel Congo, ma sarebbe dovuto essere anche in mille altri luoghi differenti: ovunque regnasse l’ingiustizia, sarebbe stato corretto intervenire con mano ferma e cuore puro. Era questo, in fondo, il vero e unico scopo della venuta di Cristo: salvare gli innocenti e liberare il mondo dall’oppressione dei malvagi.
   E, adesso, aveva anche la possibilità di portare avanti quella sacra missione che il Cielo aveva deciso di affidargli. L’acqua della Fonte lo avrebbe rinvigorito di nuovo, infondendogli di volta in volta nuove forze, grazie alle quali avrebbe potuto affrontare tutti i suoi nemici. Nessuno più sarebbe stato capace di opporsi a lui, che si sarebbe innalzato dinnanzi a tutto e a tutti come un nuovo paladino della cristianità. Perché limitarsi a sopravvivere, quando avrebbe potuto disporre di un potere illimitato, che lo avrebbe reso praticamente invincibile, permettendogli di affrontare e sconfiggere innumerevoli nemici?
   Con quella infinita vigoria a scorrergli nelle vene e nelle arterie, rendendo potente il suo braccio così come era saldo il suo spirito, nessuno si sarebbe più potuto opporre a lui, e chi lo avesse fatto sarebbe stato spazzato via come meritava. I sanguinari nemici dei deboli, quegli uomini feroci capaci soltanto di fare del male al proprio prossimo, sarebbero stati annientati uno per uno, fino alla completa distruzione, fino a quando il mondo si sarebbe tramutato per intero in un luogo libero e felice, dove chiunque avrebbe potuto vivere in pace e in armonia.
   Sarebbe stato così per i Simba e per i comunisti, quegli atei senza Dio capaci soltanto di imporre agli altri il proprio pensiero senza fermarsi a domandare se coloro che volevano indottrinare fossero d’accordo. Avrebbe pensato lui stesso a fare piazza pulita, liberando tutti i popoli da quella piaga purulenta a cui, per il momento, erano ancora condannati. La catena dell’oppressione sarebbe stata spezzata dal suo intervento, deciso e privo di scopi nascosti.
   Una prospettiva dolce e luminosa. Sarebbe stato sufficiente chinarsi, assaggiare quelle acque e tutto sarebbe mutato. Il vecchio prete sovrappeso avrebbe guadagnato una forza senza pari, un vigore mai visto prima in nessun uomo.
   Bastava soltanto abbassarsi sulle gambe e bere, bere…

 
* * *

   Valerija fremette. Il peso della pistola che aveva nascosto nella tasca del giaccone l’avvertì che l’arma che aveva sottratto di nascosto a uno degli agenti dell’OZNA ucciso nella casa del dottor Obradovic era sempre lì, pronta all’uso. L’aveva portata con sé per uno scopo preciso, e ora più che mai si sentiva pronta a mettere in pratica la sua decisione, senza provare nessun tipo di rimpianto. Perché avrebbe dovuto pentirsene, in fondo? Lei agiva per il meglio, per il bene collettivo e superiore, non per vanagloria o semplice interesse personale.
   Voleva fermare il professor Jones, impedirgli di distruggere la Fonte come si era prefissato. Ovviamente non era intenzionata a fargli del male, perché lui era il padre di Katy e non voleva che la ragazza del suo cuore soffrisse. Però, allo stesso tempo, era pronta a tutto, perché nessuno avrebbe dovuto osare fermarla. Non il professor Jones, e neppure la sua amata Katy.
   Quelle acque le servivano, a tutti i costi. Non avrebbe potuto permettere che andassero perdute, sprecate. Erano il solo modo che i ribelli avessero per combattere contro quei macellai degli uomini dell’OZNA senza rischiare di subire troppe e dolorose perdite, e lei gliele avrebbe fornite. Quell’arma, a cui i comunisti per primi si erano interessati, si sarebbe infine ritorta contro di loro, divenendo in breve il loro flagello. Che male poteva esserci, in fondo, a fornire a gente che lottava per il proprio ideale una marcia in più, che avrebbe permesso di vincere una battaglia sotterranea che durava da ormai troppi anni e che si preannunciava dura e infida?
   Da quando erano partiti, quella pistola di cui non aveva fatto cenno a nessuno era stata difficile da trasportare. Non perché pesasse troppo per lei. Era un peso molto diverso da una sensazione fisica, quello che provava ogni volta che rivolgeva la sua attenzione a quell’oggetto metallico che le gonfiava la tasca del cappotto. Aveva pensato più volte di sbarazzarsene, gettandola da qualche parte, lasciando così che il professore facesse ciò che doveva. Forse, sarebbe stata la scelta più corretta.
   Ora che era lì, ora che era giunta dinnanzi alla Fonte, però, sentiva di aver fatto bene a tenerla. Non avrebbe potuto permettere che quel flusso secolare fosse interrotto per sempre a causa di una sciocca paura priva di giustificazioni.
   L’acqua della Fonte dell’Eterna Giovinezza sarebbe stata un vero miracolo per i ribelli che, resi invincibili, si sarebbero potuti sollevare dal loro torpore. Nel volgere di pochi mesi soltanto, l’intera Jugoslavia sarebbe finalmente stata libera dall’oppressione comunista e avrebbe potuto decidere in piena libertà la propria strada, quale futuro costruire per sé e per i propri figli. Era forse chiedere troppo, che un intero popolo fosse liberato da coloro che lo tenevano incatenato con il ferro e con il fuoco?
   E c’era anche un’altra idea a stuzzicarla. Grazie ai poteri di quell’acqua magica, lei e Katy non sarebbero mai invecchiate. Si sarebbero potute amare in eterno, godendo di un’imperitura giovinezza. Le loro fresche mani si sarebbero sfiorate per sempre, le loro pelli delicate non avrebbero mai cessato di restare a contatto, le loro bocche roventi si sarebbero potute baciare per tutto l’avvenire, senza che nessun ostacolo si frapponesse a loro. Perché avrebbero dovuto rinunciare a tutto questo? Perché avrebbero dovuto compiere la sciocchezza di sottrarsi a un simile dono, il più straordinario dono a cui avrebbero mai potuto ambire? Si sarebbero date piacere a vicenda fino alla fine del mondo e magari anche oltre, avrebbero goduto in eterno della reciproca vicinanza e gioventù: come lo si poteva ritenere un male?
   Non sarebbe stato difficile. Bastava chinarsi e bere. Una volta bevuto, il mondo intero sarebbe stato ai loro piedi. Lei e Katy, amanti eterne in un mondo libero e privo di confini. Come poteva essere male, tutto questo? Era un sogno, un dolcissimo sogno che si avverava.
   Bastava soltanto accostare le labbra a quell’acqua miracolosa e bere, bere…

 
* * *

   Una lacrima solcò la guancia di Katy mentre il suo desiderio più grande e proibito, quello che non avrebbe mai confessato a voce alta dinnanzi a nessuno, e con cui non aveva mai fatto i conti nemmeno da sola, prendeva forma dinnanzi a lei: essere per sempre una bambina, insieme a mamma e a papà. L’età che era avanzata la stava riportando indietro, non aveva più ventisei anni bensì sedici, e i suoi genitori erano di nuovo giovani, e lei poteva rimanere insieme a loro per tutto il tempo che desiderava.
   Soprattutto, era libera di restare per sempre insieme a suo padre, che non era più l’uomo anziano che lei prendeva sempre in giro, bensì un giovane dall’aria atletica, di aspetto slanciato e scattante, lo sguardo acceso di ironia, quello sconosciuto che lei sapeva essere esistito soltanto per averlo visto in fotografia. Quell’uomo era suo padre e lei non lo avrebbe lasciato mai.
   Quante avventure avrebbero potuto vivere insieme, quante scoperte affascinanti… anziché essere un vecchio lamentoso ormai avviato verso la conclusione della vita e una ragazza pestifera che faceva fin troppo spesso di testa sua, si sarebbero potuti tramutare in una coppia di pazzi scatenati, sempre in cerca di imprese da compiere negli angoli più inesplorati del globo terrestre. E, vedendoli, la gente si sarebbe meravigliata che fossero padre e figlia, anziché due innamorati incapaci di fare a meno l’una dell’altro. Ma dove sarebbe stata la differenza, in fondo? Sarebbero stati insieme, uniti per sempre. I leggendari Jones, i due più celebri archeologi del mondo, gli immortali genitore e figlia che avevano effettuato le più ardite e impensabili delle scoperte, i due rivoluzionari che avevano riscritto per intero la storia aggiungendovi giorno dopo giorno nuovi tasselli mai valutati in precedenza.
   Per non parlare, poi, degli altri tipi di avventure che avrebbero potuto vivere assieme. Si sarebbero potuti alternare nel conoscere e irretire dolci e bellissime fanciulle, facendole cadere ai propri piedi. Alcune se le sarebbe prese lei, altre sarebbero andate a lui. E, alla fine, per riprendersi dall’ennesima impresa amorosa, si sarebbero potuti scambiare le impressioni. Quanto ridere, che avrebbero fatto insieme!
   Perché rinunciare a tutto questo, perché perdere l’opportunità di divertirsi insieme, per sempre, fino a quando ne avessero avuto voglia? Non avrebbero avuto nessuno a cui dover rendere conto, sarebbero stati liberi di agire e pensare come più avrebbero preferito.
   E, oltretutto – e questa era una verità che, forse, valeva più di tutte le altre – avrebbe avuto l’insperata opportunità di conoscere davvero suo padre, di vederlo più da vicino e in profondità, di avere a che fare con quell’Indiana Jones di cui tanto aveva sentito parlare, l’uomo leggendario che aveva condotto a termine le più straordinarie azioni e che lei, per quanto ci si sforzasse, aveva sempre fatto fatica a riconoscere sotto la scorza di quell’uomo anziano che era sempre stato al suo fianco.
   Insieme, lei e suo padre, sarebbero diventati i più grandi archeologi che il mondo intero avesse mai conosciuto. E anche Katy, esattamente come Indy, sarebbe divenuta una vera e propria leggenda, conosciuta ovunque, celebrata dappertutto.
   Bastava soltanto appoggiare la bocca alla superficie della Fonte e bere, bere…

 
* * *

   Indy alzò di nuovo il braccio ma, questa volta, non gettò nell’oscurità l’ampolla in cui avrebbe voluto conservare le acque miracolose della Fonte. Le acque che gli avrebbero restituito la giovinezza, il vigore, la forza. Tutti i suoi dolori sarebbero scomparsi per sempre, i capelli sarebbero tornati castani, le rughe si sarebbero tramutate in un ricordo lontano. Questa volta, l’ampolla rimase ben salda nella sua mano, pronta per essere riempita, per essere portata alle labbra e assaporata una volta, due volte, tre, tutte quelle che sarebbe stato necessario, non più per guadagnare cinquanta o cento anni di vita, bensì per tutta l’eternità, per sfidare con lo sguardo ironico il fluire del tempo.
   Il tempo, che era sempre stato una parte fondamentale della sua esistenza… il tempo, che era alla base dell’archeologia a cui era devoto… il tempo, che aveva plasmato la sua fortuna… il tempo avrebbe chinato il capo dinnanzi a lui, il suo vincitore, il suo più grande dominatore.
   Ancora una volta, Indiana Jones si sarebbe potuto lanciare con la frusta sopra precipizi oscuri, si sarebbe fatto trascinare dietro a un camion per cercare di recuperare ciò che gli era stato portato via, avrebbe affrontato schiere e schiere di nemici pronti a tutto, senza un lamento, senza un minimo sforzo, accompagnato soltanto dal suo perenne ghigno sarcastico sulle labbra e dalla voglia di menare le mani senza curarsi neppure un poco delle conseguenze a cui sarebbe potuto andare incontro.
   Nuove avventure, nuove imprese lo avrebbero atteso. La sua leggenda sarebbe stata rinnovata. Il fuoco della scoperta avrebbe divampato di nuovo dentro di lui. Le energie sarebbero fluite ancora attraverso il suo organismo rinnovato, tornato quello di un tempo, finalmente libero da quelle costrizioni e da quegli impedimenti a cui era stato obbligato a piegarsi a causa dell’età e di una vita fatta di eccessi.
   E, insieme a tutto questo, sarebbero giunti nuovi successi, nuove soddisfazioni… e anche nuove donne.
   Avrebbe potuto avere tutte le donne che avrebbe desiderato, di continuo, senza stancarsene mai. Insieme al resto, avrebbe riguadagnato anche il suo antico fascino, quello che aveva fatto girare la testa a intere generazioni di studentesse, ai suoi tempi d’oro. Le ragazze avrebbero fatto la fila per venire da lui, sarebbero ricorse a ogni strategia pur di conquistare il suo cuore, proprio come quando era giovane. Se le sarebbe trovate supplichevoli davanti alla porta di casa, pur di poter passare anche soltanto una notte di fuoco in sua compagnia, sentendosi le sue mani sulla pelle, le sue labbra umide su tutto il corpo.
   Giovane. Una parola proibita, un concetto a cui aveva rinunciato da tantissimo, da troppo tempo, ma che ora acquistava un nuovo significato, diverso. La gioventù non sarebbe più stata un semplice ricordo ormai interdetto, bensì qualcosa di cui avrebbe potuto appropriarsi ancora, la nuova costante della sua esistenza. La nuova realtà a cui sarebbe andato incontro.
   Indiana Jones sarebbe tornato, di nuovo. Sarebbe rinato, in quella grotta, e non sarebbe morto mai più.
   Un pensiero, questo, sufficiente a fargli scordare tutti i buoni propositi che lo avevano animato, bastevole a fargli dimenticare tutti i suoi ragionamenti sull’invecchiamento e sul cammino della vita, che erano fatti naturali da non alterare ricorrendo a strani incantesimi di cui si sarebbe potuto pentire.
   Pentire? E pentire di cosa? Non avrebbe avuto nulla da perdere, soltanto da guadagnare, figurarsi se avrebbe dovuto pentirsene. E avrebbe guadagnato tanto, tantissimo. Avrebbe guadagnato in una volta sola più di quanto avesse guadagnato in tutto il corso della sua esistenza. Perché rinunciare a un simile e prezioso dono? Perché tirarsi indietro proprio adesso?
   Bastava soltanto prendere quelle acque nelle mani chiuse a coppa e bere, bere…
 
   
 
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