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Autore: eclissidiluna    18/11/2021    1 recensioni
Seguito di "Gratitudine", qualcosa che era rimasto "in sospeso" e che alla fine, nella mia testa, si è concluso. SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA per i vari riferimenti.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Ben Breaden, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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I gradini sembrano muoversi, sovrapporsi come i tasti bianchi e neri di un pianoforte. Dean fatica a poggiare il piede, ad individuare l’attimo in cui la scala “non suona”. Teme di non essere in grado di comandare i propri arti inferiori, come se fosse nel bel mezzo di un allunaggio. Si ferma a metà rampa, ansante. Impossibile continuare a bluffare. Sam, in un balzo, lo sorregge accorgendosi, al tocco, del braccio incredibilmente rigonfio. Gli arrotola la manica della camicia scoprendo le vene nodose e tumefatte. Sam deglutisce l’orrore, abbandonando definitivamente l’idea del punch caldo come panacea.

Il “livido complicato” si è “manifestato” senza fare sconti o lasciare spazio a “libera interpretazione”.  Castiel, è corso loro incontro, intervenendo con lo sguardo pieno di angoscia. Da tempo la “parte umana” ha prevalso sulla rigida compostezza della creatura divina. Le instabili “regole” della Terra, mix di avversità e fatalità, gli hanno insegnato che non tutto può essere “risolto” con il potere del Cielo. Castiel, incontrando gli occhi tristemente consapevoli di Dean, vi ha letto mezzo centimetro di speranza. Poco più di un cerino quasi consumato.

L’angelo, ritraendo la mano, si è rivolto a Sam. E’ Sam che deve prendere coscienza dell’ineluttabilità di quel “nuovo marchio”. Dean ne ha già accettato dimensioni, contorni e conseguenze.
“Mi dispiace Sam…ho provato in ogni modo. La mia grazia non è sufficiente…” ha decretato, visibilmente afflitto.

Per Dean è iniziata l’attesa.
Per Sam è iniziata la lotta.
Per Jack, rimasto immobile, ad osservare l’impotenza di Castiel, lo smarrimento di Sam e il corpo raggomitolato di Dean, è iniziata la “trasformazione”. Sarà miscela d’uranio e plutonio nelle mani di un folle dittatore che, purtroppo, non solo “si crede Dio”…lo è.

Per Chuck è iniziata la parte più interessante del film. Quella che merita di essere assaporata senza intervallo. Le luci, in sala, resteranno spente.

Fino alla fine.
 
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Spilli aguzzi s’intrufolano dalla nuca fino alla punta dell’alluce come spine sottopelle, pronte a conficcarsi in ogni nervo. Uno stimolo elettrico lo fa scuotere in modo incontrollabile, a “intermittenza”… seguendo il “ritmo” di lontani Natali, “festeggiati” nello squallore di un motel. Ma il regalo per Sam, impacchettato di nascosto, con carta di giornale e scotch da imballaggio, era abbastanza per fargli dire, allegro “Stanotte è la vigilia!”.

Gli viene in mente quel cadavere di rana tormentato durante un laboratorio di scienze quando, tra un caso e l’altro, papà si era fermato più del solito in una piccola cittadina di cui non ricorda il nome, concedendogli più di un mese di fila nella stessa scuola. La felpa con il cappuccio e i capelli “imbastiti” di gel…un ragazzino all’apparenza “normale”, che non poteva raccontare cosa si celasse dietro la maschera di strafottente superficialità. Vivisezionare una rana non era certo un problema, considerando ciò a cui era avvezzo! Dean andava oltre, “tormentando” con il ferro le zampette color verde militare. “L’esperimento” era sottolineato da una sadica risata di cui, oggi, si pente. Era solo un infimo mezzuccio per “far colpo” sulla compagna di turno.
Immagina che, da qualche parte, esista un “paradiso degli anfibi”… il “profanato” rospo di allora, “vedendo” la sorte toccata all’irriverente adolescente di un tempo, si farà grasse risate! Essere pungolato con galvanica perizia da vivo…è decisamente peggio. I tremori sono così intensi che, per evitare di mordersi la lingua, stringe tra i denti un lembo di lenzuolo…già umido. Sudore e saliva si confondono ma non può permettersi di fare lo schizzinoso.

La maglietta in cotone, che Sam gli cambia ogni ora, da una decina di minuti, è diventata corazza che soffoca. E’ riuscito a liberarsene, restando a dorso nudo ma… ancora va a fuoco. Potesse si scuoierebbe. E’ un fuoco che prosciuga ma non scalda, ogni fiamma è stalattite che colpisce e iberna. S’impone di restare lucido. Per quanto possibile.

Sopportare lo tsunami tropicale e il freddo polare…per ingannare il mietitore.
Almeno per un po’. Poi potrà lasciarsi andare.

Tenterà di mantenersi supino, con la schiena come baricentro. Non sarà poi così difficile, incollata com’è al coprimaterasso. La stanza è stiva di nave che affronta la burrasca. Tutto intorno a lui non ha più una posizione “fissa”, ogni cosa rotea, come i suoi occhi. Di un verde ormai scialbo. Come gli arti squamati di quel ranocchio che meritava di decomporsi tra fango e stagno. E invece era il macabro pretesto per “impressionare” una biondina tutta boccoli.

Dean ha chiesto a Sam di non misurargli più la febbre. A che gli serve l’incendio “tradotto” in numero?! Quel termometro è pugnale per Sammy e Dean non può tollerare che soffra così. Lo ha visto impallidire, all’ultimo controllo e, cogliendo l’espressione tormentata del minore, lo ha interrotto su quel straziante “Dean…”, impedendogli di comunicargli i gradi raggiunti.  “Sammy, lascia stare…e poi lo sanno tutti che questi dannati aggeggi sono poco attendibili!”. Gli ha strappato un sorriso, a labbra contratte.
La febbre salirà ancora, tanto da farlo cadere in un confortante delirio che, in fin dei conti, non lo preoccupa. Perdere coscienza di sé evolverà quell’agonia in più dignitoso coma.

Morirà. Ormai è certezza.
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Tutti i libri della biblioteca sono sparpagliati a terra. Un terremoto di magnitudo quattro. Di quelli che non ti aspetti. Che fa oscillare i lampadari e conferma la legge di gravità mentre i soprammobili sono proiettili che devi schivare e i testi “decollano” dagli scaffali, atterrando sul pavimento. Qualcuno resta aperto, qualcun altro, inspiegabilmente, chiuso. Come se fosse stato appena poggiato sul comodino. Il gesto consueto di un lettore sereno che, riponendo il romanzo munito di segnalibro, si appresta ad una notte tranquilla.
Ma Sam non legge per “prender sonno”.  Perde sonno per leggere.

Tutto intorno a lui non ha più una posizione “fissa”, ogni cosa rotea, come i suoi occhi. La pupilla è sempre più stretta e acquosa. Ma Sam non può sperare di essere anestetizzato da una febbre che divora e offusca.
Sa che sarà cosciente. Fino all’ultimo istante.
Di Dean.

All’improvviso Castiel si ferma sulla pagina di un libro dalla copertina bigia, quasi nera. Lo sguardo è di chi pare avere un guizzo di gioia. Ma dura poco. Riposiziona il volume sul ripiano, in un sospiro rassegnato. Sam si accorge dell’atteggiamento “incoerente” dell’angelo ed esige delucidazioni “Hai trovato qualcosa?!”
“No Sam…no…nulla d’importante…”
Ma Sam conosce troppo bene Castiel per accontentarsi di quella risposta a mezza bocca.
“Accidenti Castiel! Non ci provare! Si vede lontano un miglio che stai mentendo! Fammi vedere!” e allora Castiel, meditabondo, riprende il tomo in mano, aprendolo alla pagina…quella pagina.
“Qui…qui dice che, quando il veleno del Tricefalo diminuisce, arrestando la sua corsa nell’organismo infetto allora, solo allora, la grazia di un angelo diventa efficace, una sorta di terapia complementare…” mormora, con incomprensibile tono neutro.
“Grandioso! E in che modo possiamo arrestare il propagarsi del veleno?!’” esclama fiducioso Sam.
Castiel, porgendogli il testo, appare sempre più addolorato. Sam incolla gli occhi su quel paragrafo. Si mordicchia il labbro, leggendo più volte le righe che dovevano essere speranza e invece sono condanna.
“Maledizione!” impreca, lanciando il libro contro il mobile, contro la parete di un Sapere…che delude.
“Sam…mi dispiace…” mormora Castiel.
“Ok…ok…aspetteremo che lui…che lui muoia e poi farò un patto, cercherò un modo, invocherò Dio in persona!!Non me ne resterò qui, senza far nulla!” afferma Sam, le mani a coprire il volto e le spalle che si fanno curve.
E poi crolla. Perché sa che Castiel non lo giudicherà.

Castiel, mettendogli una mano sulla schiena, accompagna ogni singulto.  Accoglie. Non giudica. Ma Castiel sa che quegli “accordi” generano sempre pessimi effetti “domino”. E lo sa anche Sam. Vorrebbe dirgli che, dietro a quella caccia, così come al “risveglio” di Jack, c’è… Lui. Ormai ogni dubbio è dissipato. Per quanto “ribelle umanizzato” è pur sempre un angelo. Fa male scoprire una verità tanto abbietta.
Ma Sam è già sconvolto, rivelargli la “vera natura” di Dio gli pare decisamente inopportuno.
“Vado a vedere come sta” gli propone, cambiando discorso.
Sam annuisce. Dean ha bisogno di qualcuno capace di guardarlo negli occhi, fingendo che i propri siano asciutti. Castiel può farcela.

Lui no. Non più.
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Dean è sfigurato dalla fatica ma ancora cosciente. Purtroppo.
 “Come stai Dean?” e Castiel si rende conto di quanto suoni stupida la domanda.
“Be’, amico, non potrebbe andare meglio…sto facendo la sauna gratis, così tiro giù quel filo di pancetta accumulata tra un dolce e un doppio hamburger… ” risponde Dean, costante nella sua proverbiale ironia. Poi il tono, diventa un poco più serio “Stavolta il topo di biblioteca non ce l’ha fatta, eh? Sono fregato, vero…?”
“No…no…Sam sta facendo delle ricerche…stiamo ancora…” smentisce Castiel, preso alla sprovvista.
“Andiamo Cas… tolto il periodo in cui sembravi Voldemort e “partorivi” anime del Purgatorio, non sei mai stato granché nel mentire! Da quando sei “rinsavito” poi, sei una vera frana nel raccontare bugie!” lo schernisce Dean, boccheggiando.
“Mi dispiace tanto Dean …” ammette infine Castiel, sedendosi accanto a lui. Dean fa un cenno con il capo, deglutendo l’ultima goccia di saliva.
“Quanto tempo?”
“A giudicare da come sei messo…ore… poche…mi dispiace ma…ma non c’è soluzione…” e perfino Castiel trema nell’assumersi il peso di quell’affermazione.

Non c’è soluzione. O forse questa… “è la soluzione”. 

Sparire. Lasciare Sam. “Donarlo” a una vita nuova, diversa. Sam potrebbe “essere altro” senza quel fratello maggiore che lo ha “restituito” a un’esistenza che, probabilmente, mai gli è appartenuta davvero.
Sam sarebbe un avvocato. Jessica lo aspetterebbe a casa, una villetta fuori città, in uno di quei quartieri perbene. Avrebbe due marmocchi che gli correrebbero incontro, sporcandogli la giacca di appiccicosa marmellata. In quanto a lui… sarebbe uno dei tanti cacciatori che ha visto morire negli anni.
Se Sam non l’avesse seguito, tornando ad affiancarlo nella caccia, se non gli avesse “messo a disposizione” la sua intelligenza, la sua incrollabile  tenacia nel tirarlo fuori dai guai… non sarebbe sopravvissuto così a lungo.
Dean ne è convinto. D’altronde la morte, per Dean Winchester, è una “possibile soluzione”.

Pochi mesi fa era pronto a rinchiudersi con Michele in una scatola di latta. Una sardina sigillata insieme a uno squalo.
Se Jack non lo avesse voluto salvare con tale avventata ostinazione, se Sam non fosse stato “rullo compressore” sul suo sterno…
era pronto, disposto ad abbandonare questo Mondo.
Oggi però è diverso. Sa che morirà ma… non è pronto a morire. C’è una parte di lui aggrappata a quella vita rotta, sbagliata, rattoppata in più punti…che vorrebbe avere il tempo di “aggiustare”.

Mancano due giorni alla Festa del Ringraziamento. Gli sarebbe piaciuto sedersi a una tavola imbandita con tutti quelli che ama, che non gli sono stati “rubati” o che, inaspettatamente, gli sono stati resi.
Mary, la madre “ritrovata”. Sammy che, nonostante tutto, è riuscito a proteggere. Bobby “clone” sempre più simile a chi lo ha cresciuto, quando John “si scordava” di essere padre. Cas che, potendo scegliere il Paradiso, continua a scegliere i Winchester e Jack che…è Jack. Anche con il petto vuoto.

E poi…Ben e Lisa.

Un tacchino comprato in rosticceria perché, bisogna ammetterlo, la mamma non è una gran cuoca. Lisa invece…lei se la cava piuttosto bene ai fornelli. Ma non cucinerà più per lui. E aveva ricominciato. Un paio di eccellenti torte di mele e uno stufato che, se si concentra, sente ancora il profumo nelle narici!

Fallire al secondo tentativo è qualcosa che uccide piano piano. Come quel morso che avvelena, dandoti poco più di mezza giornata per far pace con rimpianti ed errori.
Ci si è messa pure quella dannata creatura a mietere vittime e lui non ha potuto tirarsi indietro quando… si era ripromesso di andare avanti.
Lisa è andata avanti. Di nuovo. Senza di lui.
Conoscere Mary, diventandone quasi complice, trascorrere più tempo al bunker, parlando con Sam di musica, di saghe letterarie e di originali tecniche di meditazione… sono stati gli “accorgimenti” per “far funzionare” quella seconda occasione. Ma non è bastato.
L’epilogo che, inconsciamente, già entrambi ipotizzavano, è arrivato.
E’ stato bello crederci. Per un po’.

Lisa ha stabilito che non può entrare in quella complessa diade. Per lei Sam sarà sempre un avversario. Un pericolo. Un ostacolo.
Hanno ricominciato a litigare. Per la caccia. Per il rapporto che lo lega a Sam. Per l’incapacità di Dean di fidarsi di lei. Di fidarsi davvero.
Tra le meningi che battono polverizzandogli il cervello e l’orecchio che è ronzio ininterrotto, s’insinua il ricordo della loro ultima “animata conversazione”.

“Insegnami a combattere!”
“Stai scherzando, vero?!”
“Dean! E’ l’unico modo che ho per restarti accanto! Non ti chiedo di rinunciare a…a questa tua “missione”…ti chiedo solo di darmi la possibilità di difendermi… Mary lo fa ogni giorno…”
“Ma lei è nata in una famiglia di cacciatori di antica tradizione, ce l’ha nel DNA, come noi! E’ completamente diverso! Tu come pensi di tenere a bada mostri o demoni?! Con la “mossa del saluto al sole”?!”
“Smettila Dean! Io non ti chiedo di venire a vivere qui…di entrare a far parte della “squadra”… posso trasferirmi a Lebanon e affittare qualcosa in città…avresti un posto dove riposare. Un posto “normale”, dove prenderti una pausa da tutto questo. E se avessi bisogno di me?! Se fossi ferito e Castiel “non disponibile”?! Devo poter entrare qui e rendermi utile! Devo essere in grado di smascherare un impostore o affrontare un nemico! Non voglio stravolgere la tua vita, Dean…desidero solo farne parte. Ma devo saperne di più. Non c’è solo Sam…puoi contare su di me…”
“Ma ti senti?! Continui a paragonarti a Sammy! Lui non c’entra nulla con noi! E poi quando le cose si mettono male…è proprio in quelle occasioni che devi restare lontana da me, starne fuori!”
“E aspettare una telefonata che mi annunci che non ci sei più?! La telefonata di Sam?!”
“Sì…perché per me è impensabile che avvenga il contrario…che sia io a dover chiamare Ben, comunicandogli che sua madre è morta perché si è trovata nel posto sbagliato, al momento sbagliato! Non riesco, non posso dimenticare, Lisa… ti ho raccolta tra le mie braccia in una pozza di sangue!”
“Credi che per me sia facile?! Da quando ti ho ritrovato perdo un battito ad ogni squillo! Ma oggi non commetterei lo stesso errore…non lascerei partire la segreteria…risponderei, Dean. Sai cosa significa?! Sono pronta a perderti! Ma voglio viverti! Fino alla fine!”
“Non posso, Lisa…”
“E allora non posso nemmeno io, Dean.” era stata la laconica chiosa di Lisa. Poi lo aveva inchiodato alle sue stesse parole, puntandogli addosso i due opali neri.
“Ti chiedo solo una cosa…non estromettere Ben dalla tua vita. Gli dirò che ci abbiamo provato ma che è trascorso troppo tempo. Credevamo di provare ancora qualcosa l’uno per l’altra ma era solo un’illusione. Capirà. Gli dirò che è stata una scelta mia. Solo mia. Non abbandonarlo di nuovo. Non farlo, Dean. Ha già sofferto troppo. Per colpa…nostra.
Quando siete in un periodo “tranquillo”, se non vuoi farlo venire qui, vai a trovarlo al campus o proponigli un paio di giorni in uno di quei motel a basso costo, a cui eri abituato…per lui ciò che conta è restare con te. Ma non coinvolgerlo nelle vostre assurde battaglie perché…come dici tu…bisogna “esserci nati” per queste cose. Averlo nel sangue. E in lui non scorre il sangue del cacciatore.”

Lisa aveva sferrato il colpo basso. Quello che faceva male. Sempre. Come allora. Come se il tempo non fosse trascorso. E lui fosse ancora lì, a contare i giorni che lo separavano dall’Inferno.

Lisa risponderà al telefono.
A cose fatte.
Dean ha deciso così.
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“Sammy…” biascica il maggiore.
“Dean, sono qui…”
 “Biglietto di sola andata, Sammy…non farti cazzate…ne abbiamo già fatte troppe…” e non è una richiesta. E’ un ordine. Da fratello maggiore.
“Dean…non chiedermelo…” sibila Sam. Sarebbe mentirgli. Mentire a se stesso.
“Sammy …no, devo chiedertelo…” ripete Dean “pensa alla mamma, a Jack…c’è ancora del buono in lui…io lo so…dategli una possibilità…”. Dean chiude gli occhi. Il respiro si fa sempre più lento, il battito impercettibile. E’ quello stato di coma che tanto desiderava. Non sa quanto durerà quella condizione di sospensione tra le due dimensioni. Non vuole che Sam faccia quella chiamata, anzitempo.

Consapevole di avere pochi minuti a disposizione Dean si sforza di dare istruzioni precise “Ben… non voglio che mi veda così…voglio che mi ricordi davanti a una birra, a scherzare e parlare di ragazze…chiamalo quando…quando sarò sulla pira…” e ormai la voce è strozzata, come se la laringe fosse impigliata in rete metallica.
“Va bene Dean…ma Lisa…voi due non vi sentite da settimane e…”
“Lei…lei risponderà…ma…a cose fatte, Sammy. Hai capito? Me lo prometti?!” sottolinea Dean senza riaprire le palpebre.
“Ho capito, te lo prometto, Dean.” risponde Sam, stringendogli la mano. Come se stesse siglando un atto notarile, con tanto di esecutore testamentario.
Le ultime volontà di suo fratello: niente patti per imbrogliare il destino e la puntuale richiesta di non avvisare Ben e Lisa. Non prima che sia avvolto di bende e disposto su un falò allestito con cura.

Le ultime volontà di un moribondo sono sacre. E’ una legge non scritta, di quelle che non vanno sovvertite se non vuoi essere maledetto e torturato. Per l’eternità.
Sam non teme le maledizioni. Dopo essere stato il giocattolo preferito di Lucifero… la Ruota non lo spaventa.

Comporrà un numero sulla tastiera…ben prima di andare nel bosco, impugnando un’ascia.
Anzi…a dirla tutta…la scure resterà al suo posto.
Si trova sempre un Demone dell’Incrocio disponibile.
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“Pronto?”
Sam resta un decimo di secondo in silenzio. Poi decide che perfino un “Ciao, Ben” è superfluo.
“Ben… lui…Dean…Dean sta morendo”. Senza preamboli. Perché la morte non necessità di grandi paroloni o di un cappello introduttivo.

Ben, per un attimo, avverte l’impulso di gettare il cellulare contro il muro. Non può semplicemente riagganciare. Non risolverebbe nulla. Resterebbe comunque “traccia” di quella “chiamata ricevuta"! Meno di un minuto per farlo precipitare nel vuoto. E allora, per la legge del contrappasso, meno di un minuto per “uccidere” il telefonino. Far finta che non sia mai esistito.

“Ben?!” e la voce di Sam lo dissuade da quell’insensato “piano” per “far tacere” la notizia che gli ha trafitto timpano e cuore.

“Cosa?! No! Non è possibile! Ci deve essere un modo!!” risponde, tentando di “tener testa” a quel dannato smartphone che continua a bucargli cervello e anima.
“Purtroppo no…Ben. E’ un veleno…un veleno che non ha cura… Ben…lui…è già incosciente…” e stavolta Sam, per far percepire a Ben la gravità della situazione, entra nei “dettagli”. Il fatto che Dean sia in quella sorta di limbo, nell’ “anticamera” di ciò che verrà, è un elemento fondamentale.

Ben comprende che non c’è modo per zittire quel telefonino. Non c’è modo. Un’unica via…iniziare a correre. Anche con il timpano perforato e il cuore ridotto in poltiglia.

“Farò in tempo!” e Ben riaggancia, senza salutare Sam, certo che non se ne avrà a male.
Sam non si aspetta di essere salutato. Sam vuole disperatamente che Ben “saluti” Dean.
 
Aveva già preparato il borsone. Era entusiasta.  Qualche giorno da Dean…per il Ringraziamento. Come una famiglia. Anche senza la mamma.
Ma gli accordi erano questi. Due persone adulte. Avrebbero scelto in modo indipendente. Lui ha deciso che, quel Dean ritrovato, non può non far parte del suo futuro. Lisa, pur provando a ricostruire un rapporto con Dean, ha preferito spazzar via un passato recuperato e un futuro che non se l'è sentita di scoprire.

Lisa, scendendo dal piano superiore, distingue l’affanno sul volto del figlio.
“Ben? Credevo partissi domani, per andare al bunker?” domanda perplessa, vedendolo agguantare il bagaglio, lasciato all’ingresso.
“Devo partire ora!” ribatte Ben, indossando la tracolla.
Lisa si ferma a metà scala. “Cosa è successo?!” chiede in ansia.
“Non c’è tempo per le spiegazioni! Sta morendo e io voglio essere lì quando se ne andrà!” risponde Ben, insofferente.

Per Lisa è come un pugno allo stomaco. Di quelli che ti troncano il respiro. Scende velocemente i gradini per poi lasciarsi cadere, sull’ultimo. “Vengo…vengo con te…” e la voce gli esce fuori rotta e tremula.
“Mamma, non far finta che te ne importi qualcosa! Hai preso la tua decisione…e adesso è troppo tardi!” l'aggredisce  lui, con tono di rimprovero.

Lisa rialzandosi a fatica, facendo leva sul corrimano, si dirige in lavanderia. Muovendosi come un automa prende tre maglie e un paio di jeans, dalla cesta della biancheria pulita. Li infila nel borsone di Ben, dandogli un chiaro segnale delle proprie intenzioni. E’ arrivata la telefonata.

“Sam ha detto che un veleno lo sta uccidendo! Gli restano poche ore! E’ già incosciente!”
Poche ore…le ultime.
Dean non è più cosciente. E lei è tragicamente cosciente di ciò che hanno fatto a se stessi. Di nuovo. “Ben…voglio rivederlo…prima che…” e Lisa sospira, confessando ciò che è in parte vero “…ho sbagliato Ben…ho sbagliato…”. Ma non è stata la sola a sbagliare.
Ben annuisce iroso, chiudendo la zip del borsone.
“Guido io!” esclama, prendendo le chiavi dell’auto. E Lisa sa che dovrà tacere quando supererà i limiti di velocità. Nessuna paternale.

Non oggi.
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Rowena sfiora le labbra di cartapesta di Dean. Diventano color prugna quando lei, con delicatezza, passa l’indice da destra a sinistra.
“Mi dispiace Samuel…quella del Tricefalo Ibrido è una magia antica potentissima. Avrei voluto combinare altri ingredienti per lui…”
“Lo so Rowena…lo so…lo avrei voluto anch’io…”
“Però, poche gocce di questo unguento e…se ne andrà più in fretta…” annuncia Rowena e il volto sembra più affilato e tirato del solito.
Sam sorride amaramente, ringraziando la strega.  Anche se questo vorrà dire che Ben non arriverà in tempo. Come Mary.

Mary.
Mary, dopo il suo “”, si è ripromessa di recuperare il rapporto con quei figli diventati uomini, senza di lei. Credeva che quell’amore fosse ormai “superato”, intrappolato in un’infanzia sottratta.
Ma non c’è un’età per “percepirsi” figlio. Un figlio amato. Oggi Mary ha una consapevolezza nuova.
Dean ha bisogno di quell’amore. E’ l’equa ricompensa per quell’esistenza di lacerante vuoto alla quale lei, ingenuamente, lo ha condannato. Ma può rimediare.
Dean ha bisogno di lei.

Dean.
Dean, in quel letto d’ospedale quando, con una costola fratturata, la ringrazia per essere lì, a porgergli il bicchiere con la cannuccia, a controllargli la flebo e Mary, con una punta d’orgoglio, si diverte a stuzzicare le infermiere, lusingate dagli apprezzamenti e dal modo di fare del “carpentiere”. Durante l’orario di visita, avanzando nel corridoio tra  quell’incrocio di sguardi e il brusio di risolini frivoli, esclama raggiante: “Si, sono la mamma del letto 33, camera 102…e dovreste vederlo quando è in piena forma!

Dean ha bisogno di lei.

Quando torna sfinito da una caccia e Mary stappa una birra per lui. E una per Sam.
Quando passa la notte a parlarle del suo rapporto con Lisa e Ben che ha ritrovato ma, ogni sera, s’interroga sull’opportunità di dovervi rinunciare… un’altra volta. O quando deglutisce, cercando di vedere “il bicchiere mezzo pieno” e l’anima di Jack…in quel “bicchiere”.

Dean è ancora il bambino che aspettava il bacio della buonanotte e andava matto per la crostata. Perché l’amore di una madre non si “svaluta” con il passare degli anni.
Sam non ha conosciuto quell’amore. Lo deve scoprire, giorno per giorno, da adulto.

Sam.
Sam ha bisogno di lei.

Sam che lavora al pc mentre Mary prende appunti con carta e penna, come una solerte reporter d’altri tempi.
Sam che le rivela i suoi dubbi sulla “percentuale” di anima rimasta a Jack.
Sam che le parla di Margaret, mostrandogli, con un lieve rossore, quel biglietto da visita che non è riuscito a stracciare… il contatto “diretto” di un medico, può sempre tornare utile. E Mary sorride augurandosi che, dietro la lungimiranza del cacciatore, ci sia qualcosa di più.

Sam che si addormenta su un libro e lei, mettendogli una coperta sulle spalle, gli accarezza i capelli, lievemente, per non rischiare di svegliarlo. E lui talvolta finge di dormire. Per ottenere quella carezza che gli è stata negata. Quando “era tempo” di carezze.
Ma le carezze non hanno “scadenza”.

Quanto può essere incredibilmente ingiusta e crudele la vita. Quando credi di aver la possibilità di “mettere le cose a posto”, quando sei finalmente pronta a perdonarti e farti perdonare… ti pone sul cammino un ordigno bellico inesploso che rivendica il suo “diritto” a brillare. Falciando ciò che stavi ricostruendo.
 
Doveva essere una caccia breve e invece Claire se l’è vista brutta, in quel covo di vampiri. Ha rischiato di diventare una di loro, con sommo orrore di Alex. Fortunatamente Jody è intervenuta, supportata da Mary. Distruggere il nido ha richiesto più impegno del previsto. Quando è arrivata “la telefonata” Mary era ancora sporca di sangue e con il machete in mano. Si è accasciata a terra. Sorretta da Jody.

“Dimmi che non è vero, Sam!!”
Sam, dall’altro capo, è rimasto in apnea. E lei, allora, serrando gli occhi, comprendendo di aver già perso un figlio, gli ha raccomandato “Sam…non fare nulla…ti prego…lui…lui non vorrebbe…io non voglio…”

Perché Mary non può perdere entrambi. Perchè Mary ha bisogno dei suoi figli.

Sam ha risposto con un poco convinto “Si mamma…va bene…niente patti…ti aspetto…”
“Sono già in viaggio…” ha ribadito Mary e Sam ha immaginato Jody alla guida, con il piede incollato sull’acceleratore.

Un’ ultima carezza.
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Castiel scruta Jack che ha continuato a restarsene in disparte, distaccato.
“Jack…Dean è…lui è peggiorato…” gli comunica, quasi a voler innescare una reazione. Una qualsiasi reazione…
“Oh…mi dispiace” risponde Jack come se stesse leggendo il gobbo in uno show televisivo.
“Tu…vuoi…vuoi vederlo? Stare con lui mentre…” propone Castiel.
Per quanto sappia che Jack non è più il Jack che amano…sa che per Dean sarà importante averlo accanto. Ma il nephilim non è dello stesso avviso “No…preferisco di no…aspetterò…in corridoio. Poi vi aiuterò a ergere la pira.”
“Pensi già alla pira, Jack?” risponde tristemente Castiel.
“Be’…qualcuno dovrà pur pensarci…e Sam sarà sconvolto. So che non rinuncerebbe mai ad occuparsene di persona ma lo accompagnerò io.” puntualizza, con una mimica indefinibile.
“Vedremo…ora è prematuro parlarne” taglia corto Castiel, avvertendo la nausea che sale. E’ un mostro che si porta in giro il corpo di Jack.
“Sei sicuro di non…” tenta ancora perché, rassegnarsi a quel Jack, è terribile.
“Sono sicuro. Dal corridoio andrà benissimo. E poi Dean lo dice sempre che detesta gli addii…perché contraddirlo?”
Castiel pensa che quel Jack ha un sarcasmo sconosciuto al…vero Jack che, spesso, fraintendeva la benevola goliardia di Dean. Invece ora riprende battute, distorcendole, riproponendole con nuovi “significati” che mettono i brividi. No, non lo lascerà andare con Sam. Ovunque Sam abbia intenzione di andare dopo che Dean…Castiel dubita che, il minore dei Winchester, voglia spaccare legna da accatastare.

“Ok…come desideri, Jack…” e Castiel si avvia sconsolato, per raggiungere Sam.
Jack lo segue. A distanza. Rimarrà di fronte alla porta semiaperta, assistendo a quella sorte di enfatizzata veglia. Quando, finalmente, Dean si spegnerà per diventare cenere, si occuperà di altri nemici. Un umano e un angelo. Da eliminare. “Robetta” per un nephilim, con i poteri quadruplicati da Dio. Quindi toccherà a Ben.

 Chuck ha grandi progetti per lui. In fondo aveva ragione Kelly.
Farà grandi cose.
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“Sam…stiamogli vicino… ed esaudiamo le sue volontà…” riafferma Castiel, ponendo una mano sulla spalla di Sam.
Già…le ultime volontà.
Sam è così assorto che non sente i colpi provenire dall’ingresso principale.
“Sam!” urla trafelato Ben, bussando violentemente alla porta del bunker.
Sam si scrolla. Ben…è Ben! Dean morirà con un sentimento di tenerezza in più. Forse, una parte di lui, “sentirà” quella presenza. Fa i gradini a due a due per correre ad aprirgli.
Sam saluta a malapena Lisa, anche se non è sorpreso di vederla. Li lascerà soli. Con lui. Si metterà da parte. Per una volta. Un momento tutto loro.
Di Lisa e di Ben.

Con Dean.

Ben, ad ampie falcate, attraversa il corridoio ed è troppo turbato per notare lo sguardo di ghiaccio di Jack che non si aspettava di rivederlo. Almeno non così presto. Ben è nella sua “personale lista nera” ma non è ancora “a quel punto della lista”.

Ben, alla vista di Dean, madido in quel letto, scoppia in un pianto dirotto. Lisa avverte una fitta al petto, lacerante come lama affilata. Qualcosa “grida” in Ben e si rinfrange sul cuore di Lisa, come un’eco difficilmente sostenibile.
Poi tocca a lei “salutarlo”.
Scorge l’alone scuro, bizzarra “aureola” su quel cuscino. Le torna alla mente un altro cuscino…
una febbre che non ha nulla di umano. Non è qualcosa che puoi controllare con gli antipiretici o gli antibiotici. Le labbra spaccate di chi si è perso nel Sahara, senza borraccia. Completamente disidratato. Ucciso dal dispetto di un mostro che dovrebbe esistere solo nei testi di mitologia, di quelli su cui studia Ben…qualcosa di abnorme che fugge ad ogni controllo. Perché non c’è cura.

Prende una ciocca di capelli tra le dita. Vorrebbe trattenerla, come quella notte, in cui si era ripromessa che Dean non sarebbe tornato ad essere…un fantasma. E invece lo diventerà.
Davvero.
Pollice e indice si inumidiscono attorno a quel ciuffo e la mano, posandosi sulla fronte di Dean, si fa attaccaticcia.
Dean non può avvertire la tenerezza di quel gesto. Non può ascoltare la sua voce. Non può rispondere a quel “Ti amo” che mormora, pentendosi di non averlo urlato, quando avrebbe dovuto.

Non hanno imparato nulla.

Nulla lei, dagli anni senza memoria e dai mesi in cui l’è stata restituita. Nulla lui, dagli anni in cui ricordarla era penitenza quotidiana e da quelle settimane in cui, Lisa, avrebbe potuto diventare presenza quotidiana. Ma Dean non glielo ha permesso. Ha vinto la paura.
Lisa lascia la camera…le sembra giusto che, quella mano, venga tenuta da lui.
                                                                                                                           
“Sam…credo…credo che sia arrivato…il momento”. Il suo “rivale” merita rispetto e compassione. “Resta…resta anche tu, Lisa…” farfuglia Sam, dirigendosi mesto verso la camera di Dean.
“No…tu e Ben”
Sam si ferma, sfregandosi gli occhi, incredibilmente arrossati “Ben…lui…lui lo ama…lo ha sempre amato come un figlio” e Sam si sorprende, terrorizzato, ad usare un verbo al “passato”
“Lo so…lo so” conferma lei.
“Se solo lo fosse stato davvero, avremmo potuto salvarlo” sibila Sam, vomitando quella lacerante verità.
 “Non capisco…”
“Il sangue di un figlio avrebbe potuto salvarlo…”
“In che modo?’”
“Trasfusioni…fino a raggiungere la quantità sufficiente a “purificarlo” …ma è inutile parlarne…non dirlo a Ben…lo faresti soffrire…per niente…”
Lisa sgrana gli occhi.
 Trasfusioni fino a raggiungere la quantità sufficiente che, ovviamente, è indefinita, “ignota” e “trascurabile”, come se si parlasse di un etto in più o in meno di bacon, da comprare al market più vicino, per la colazione del mattino. E invece è sangue, è energia, è vita…sa di sacrificio. Del resto, Dean “è sacrificio”. E’ vittima e carnefice di se stesso. Da sempre.

Ha ragione Ben. E’ troppo tardi.
Per tutti.

“Certo…certo…non gli dirò nulla…” concorda, Lisa e, quella frase, le pare grottescamente sarcastica.
 Sam, annuendo, raggiunge Ben.

Lisa li osserva, sull’uscio.
Sam, Castiel e Ben…manca Mary. Mary…arriverà tardi. Anche lei. Le ha confidato i suoi errori. Quel continuo fuggire dai ragazzi, la drammatica e perigliosa esperienza con gli Uomini di Lettere Inglesi, la confusione, il riappropriarsi di un ruolo materno che non è mai scontato.
Perché, essere genitori, non è mai facile.
E Lisa lo sa bene.
E’ un momento di…famiglia. Lisa non c’entra nulla con quei Winchester cacciatori di abomini.
Ha avuto solo la sfortuna di incontrarne uno. E di amarlo. Ma ora Dean tornerà ad essere un fantasma. E stavolta non ricomparirà. Non rivedrà il suo viso, aprendo la porta di casa. Non c’è cura per Dean, folle cacciatore di assurdità.

Sam e Dean…uniti in un modo per lei “patologico”, destinati a dividersi per sempre. Sam imparerà a vivere senza Dean e Dean morirà, consapevole di dover lasciare Sam.
Buffo…non è quello che voleva?! Che ha sempre voluto?! I due fratelli non più “dipendenti” l’uno dall’altro. Ecco la “terapia d’urto”, necessaria per tagliare quel “cordone ombelicale” fraterno, fondato sull’assenza di Mary e la presenza altalenante di John. Psicologia “spicciola” con effetto immediato.

Lisa sente la temperatura salire. Un caldo che l’avvampa. Le mani improvvisamente sudate. Lucide, come il volto di Dean.
Ricominciare. Stavolta senza ombrello. Affrontando la pioggia, anche quando è battente, ti rende pesanti le ciglia e sarebbe meglio rifugiarsi sotto il primo cornicione di cemento. E aspettare che smetta, che finisca. Che finisca così…in quel “non detto”.

 Una donna ha un potere enorme. Può invecchiare, può morire, portando con sé l’origine di chi ha custodito e protetto. Del resto… Dean è stato cancellato.
Cancellata la notte di passione con quel giovane “di passaggio”, che la sorprendeva con i suoi modi scherzosi e affascinanti, quando la pelle era ancora vellutata e senza rughe. Cancellati i giorni convulsi in cui lui ha giocato a carte scoperte, salvando Ben, rientrando nella sua vita e dandole l’illusione di potervi restare. Ma non è rimasto.
Cancellato l’anno in si è rifugiato da lei, a brandelli, quando le occhiaie erano già marcate e gli incubi lo facevano sobbalzare. Su quel cuscino.
Cancellato il Dean che ha deciso di…cancellarsi. Dimenticato. Resettato. Dato all’oblio.
Lisa ha trascorso gli ultimi anni senza portare il peso di quel segreto. Questo potrebbe ridurre la pena. Perché sa di meritarsi una pena. Ma lascare le cose come stanno sarebbe iniezione letale. Preferisce l’ergastolo a vita.

Un atto di coraggio. Contro la paura.
Paura per Ben. Paura di Sam. Paura per se stessa. Di soffrire.
Perchè lui non smetterà di cacciare. E allora perché riabbracciarlo?! Per lasciarlo andare…domani?!

Domani…non oggi.
Oggi la paura non vincerà.
 
Lisa irrompe nella camera.
Non è tardi
Non per lei, non per Ben. Non per Dean.
E nemmeno per Mary. Che ha appena imparato ad essere madre. E merita di esserlo. Fin quando le sarà concesso…donare carezze.
 
“Sam…devi…devi prelevare il sangue di Ben!”
Sam la guarda confuso… “No Lisa, non hai capito…non servirebbe…solo se fosse…”
“Lo è! E’ suo figlio!” grida concitata Lisa, scoprendo l’effetto “bomba” che, quella frase, ha sui presenti. Sam diventa improvvisamente più cereo di suo fratello e Ben si appoggia alla spalliera del letto in cui giace Dean.
“Mamma…cosa…cosa stai dicendo?!!”
“Ben…so che non mi perdonerai…ma non mi perdonerei…se continuassi a mentirti…”
“Tu sei…ne sei sicura Lisa?!” è la domanda pragmatica di Sam che sa quanto posso essere prezioso anche un minuto.
“Si, Sam! Nessun motociclista…Sam…so che è difficile da credere, da capire ma ti prego…non voglio perderlo…come non lo vuoi tu!” e Lisa riesce ad essere solidale. Disperatamente solidale con il suo “rivale”.
Sam lancia uno sguardo a Ben
“Per te…per te va bene?” e suona banalmente retorico ma per Sam la libertà di scelta è un bene inestimabile…ed è comunque rischioso, non sa quanto sangue sarà necessario per salvare Dean.  Sacrificio “indefinito”…come ha ipotizzato Lisa.
“E me lo chiedi?! Credo che questo sia il giorno più bello della mia vita, non trasformiamolo nel peggiore!!” e Ben gli offre il braccio scoperto in un gesto eloquente.

Sam sente il cuore balzargli in gola. C’è una possibilità.
Non è tardi.

Jack, assistendo a quella rivelazione, cambia l’ordine dei nomi…sulla sua lista nera.
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Un attimo dopo Rowena amalgama quegli ingredienti che avrebbe utilizzato se ci fosse stato…un figlio “a disposizione”.
“Bevi ragazzo…questo renderà il tuo sangue speciale, compatibile con quello di Dean. Nessun gruppo sanguigno…solo il legame che vi unisce. Sangue purificato che va a purificare.”
“E’…è pericoloso?” indaga, un po’ allarmata, Lisa
“Non temere, cara. Su Ben non avrà alcun effetto. Può danneggiare solo Dean…se lui non è veramente il padre…be’ questo incantesimo non solo non funzionerà ma Dean avrà come un “rigetto”…il suo organismo non reggerà e il veleno si diffonderà in pochi secondi…ma direi che, a questo punto, ha poco da perdere…” conclude la strega con il senso pratico che la caratterizza.
Sam deglutisce. Ma Lisa, alle parole di Rowena, risponde con un sereno “Non ci saranno problemi".

Un attimo dopo la siringa è piantata nel braccio di Ben, seduto in poltrona…accanto a Dean.
“Cominciamo con due fiale non vorrei indebolirti troppo…” stabilisce Sam, apprensivo.
“Fai cosa devi fare, Sam!” replica il giovane ma cogliendo esitazione, lo incalza “Forza!”
Altro sangue riempie la siringa che viene diligentemente recuperata da Rowena e inoculata nel braccio di Dean.
 “Ok…ok…Ben, però dobbiamo andarci piano…io non voglio che tu…” ribadisce Sam.
“Sam…sto bene…pensiamo a lui, poi penseremo a me” lo rassicura Ben, fermo sulla sua posizione.
Sam procede, con il beneplacito di Lisa.
All’ottava fiala vede Ben impallidire, cominciare a socchiudere gli occhi.
“Basta così…proviamo a vedere come…come reagisce” e Ben, nella frase di Sam, coglie un sotteso “se reagisce” che fa male.
Ben oppone qualche resistenza ma poi accetta, poggiando la nuca sulla testiera della poltrona.

Dean è sempre più lontano. Nulla pare cambiare nelle sue condizioni. Sam corruga la fronte, stringendo il pugno. Lisa gli si avvicina prendendogli la mano, distendendogliela nelle proprie “Funzionerà Sam…funzionerà.”
Trascorrono minuti ammantati di eternità. Poi accade qualcosa che strazia Sam.

Dean digrigna i denti e il respiro si fa sostenuto. Molto più ravvicinato. Sam, d’istinto, per controllare i battiti, pone due dita sulla carotide ma le allontana all’istante, sconvolto. Sam si aspetta che, da un momento all’altro, il cuore di suo fratello balzi fuori dal petto!
“Che cosa…cosa succede?!” grida Sam, temendo il peggio.
Ma solo Castiel che, nel frattempo, non ha tolto la mano dal torace di Dean, può percepire il reale mutamento “Calma Sam. Calma! Sta lottando, sta lottando per contrastare il veleno…posso cominciare a curarlo…il siero c’è ma non si sta più diffondendo! ll sangue di Ben… ne avremo ancora bisogno ma credo che ora potremo usare la mia grazia come…terapia combinata!”
Sam osserva Lisa con occhi colpevoli come a confessare “Una parte di me non ne era sicuro…ho temuto che quel motociclista esistesse davvero…che neppure tu avessi la certezza che Dean fosse…” ma Lisa gli sorride comprensiva “Va tutto bene, Sam… Ben avrà il tempo di riprendersi tra una prelievo e l’altro e Dean, grazie a Castiel,  continuerà a guarire!”

Sam aiuta Ben a rialzarsi “Grazie Ben!” cercando di infondere coraggio al ragazzo che, quasi obbligato da Lisa, mangiucchia qualcosa e si disseta per reidratarsi. Poi Sam si rivolge a Lisa “Grazie…”
“Non avrei mai potuto…non sarei più riuscita a guardarlo negli occhi…non se gli avessi negato la possibilità di salvarlo…”
“Ce la faremo, vero? Sam dimmi che salveremo mio…mio…” ma Ben termina con un “Dean” appena sussurrato. Non riesce ancora a definire Dean come il cuore lo definisce da quando, “invitato a sorpresa” di quel compleanno della sua infanzia, è entrato nella sua esistenza. Adesso che conosce la verità gli sembra che, il solo pronunciare quel sogno realizzato, possa costringerlo a svegliarsi.

Sam sente gli occhi farsi umidi “Certo…è un Winchester!” e premendogli delicatamente sulla spalla aggiunge “Noi Winchester non molliamo mai!” E quel noi fa scintillare gli occhi di Ben.
Altri occhi saettano.

“Maledetta puttana! Una vita intera a tenersi ben stretto il suo segreto e proprio ora va a spiattellare tutto?!!”
Chuck, furibondo, lancia una sedia contro “lo schermo”, frantumando quella scena “di famiglia” che gli fa rinvenire il piccante delle patatine, lasciandogli un retrogusto acido in bocca.

Altri occhi, pronti ad agire, sfavillano come rubini incandescenti …in direzione di quella “riserva di liquido” che è Cura, Amore, Famiglia… Sangue.

Sangue.
Legami di sangue. Anche se Dean ha sempre detto che non contano.
E invece contano. Eccome. E’ il sangue di Ben a salvare Dean. E’ lui il suo “vero figlio”. Jack è stato solo un surrogato. Non potrà mai amarlo come amerà Ben.
Mai.

Sangue.
Versato a fiotti. Perché la rabbia non può più attendere.
Jack brama il suo tramonto perfetto, da non condividere.
Il rosa diventa sempre più intenso.

Rosso cremisi.
   
 
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