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Autore: ONLYKORINE    19/11/2021    1 recensioni
Doveva essere una storia dove, al posto dei capitoli, ci dovevano essere delle os autoconclusive, anche se la storia segue una trama comune. Stesse coppie, stesso contesto.
Dovevano essere 100 prompt per 100 capitoli, ma purtroppo solo per una decina di prompt sono riuscita a sviluppare le os. Dal decimo capitolo in poi, saranno capitoli normali. I miei personaggi hanno preso vita e non ne vogliono più sapere di seguirmi!
È il 2024 e sarà l'ultimo anno a Hogwarts per Albus e Scorpius. Lily non vede l'ora di levarseli dai piedi e godersi la sua libertà, finché non si rende conto che non è proprio quello che vuole, e se è una maledizione di famiglia, quella di innamorarsi dei migliori amici, forse, ne sarà colpita anche lei. E chi meglio di una migliore amica come Alice potrà assecondarla in tutte le sue strane idee?
ScorpiusxLily
AlbusxAlice
(non so bene dove mi porterà questa storia, ma per ora scrivo...)
Ah, altra cosa: per sbaglio mi sono immaginata Albus con gli occhiali... Beh, ora non riesco a immaginarlo diversamente quindi sappiate che li porterà! 😅
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, Alice Paciock II, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Accordi

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"Fra una settimana sulla torre di astronomia" ordinò Albus al Corvonero, prendendolo di sorpresa mentre usciva dalla sala grande.
Brown trasalì e poi si voltò, facendo un cenno con il capo verso di lui, ma senza dire niente, e questo fece imbestialire Albus ancor di più. Ma perché Lily si era trovata quell'idiota?
Scorpius, accanto a lui, fece un verso strano, quasi un ringhio e Brown accelerò il passo per raggiungere le scale.
"Codardo" bofonchiò, così tanto piano che Al non fu veramente sicuro di averlo sentito, ma si voltò lo stesso verso l'amico, con un unico pensiero in testa: poteva sempre contare su di lui.

 

I due Serpeverde camminarono vicini verso i sotterranei e per un po' non si dissero niente. Poi, prima di arrivare nella sala comune, Scorpius si voltò verso Al, domandandogli: "Hai trovato Paciock, oggi?"
Il moro si stinse nelle spalle. "Sì…" rispose, lasciando la frase sospesa, come se non sapesse cosa dire.
Scorpius si voltò quasi di scatto, non capendo la sua reazione. "E…?"
L'amico sospirò e mise le mani in tasca. "Mi ha dato un tutor".
"Ma non dovevi lasciare erbologia?" Scorpius sapeva che sarebbe stato un grosso errore lasciare erbologia, ma Al sembrava veramente convinto. Diceva che avrebbe potuto fare qualcos'altro. Scorpius invece pensava che Al avesse una predisposizione per le pozioni ed era veramente bravo nel riuscire a modificarle e a crearne di nuove. Suo padre diceva che era dovuto tutto al suo secondo nome e il padre di Al aveva riso quando glielo avevano detto, ma loro due si erano guardati senza capire.
"Sì, ma Neville non ha voluto, dice che dovrei provare prima altre strade…"
"Effettivamente sarebbe un peccato, te l'ho detto, saresti un…"
"Sì, lo ha detto anche lui…" Al sospirò più forte e Scorpius lo guardò, cercando di interpretare la sua espressione.
"Qual è il problema?"
"Nessuno" rispose, troppo velocemente.

 

Quando l'amico scoppiò a ridere, Al si innervosì. Lo stava prendendo in giro? "Chi ti ha assegnato? Tokkon?"
Sul viso del moro si dipinse un ghigno: oh no, quello era l'unico aspetto positivo della faccenda!
"Niente Tokkon…"
"E chi?"
"Alice" mormorò, come se gustasse il suo nome sulla punta della lingua. Non aveva raccontato a Scorpius di cosa era successo tre giorni prima. Quella sera non si erano parlati per niente, e nessuno dei due era tornato sull'argomento.
"La Paciock?" strillò Scorpius, fermandosi nel bel mezzo del corridoio. Al lo tirò per un braccio da parte e gli fece cenno di non urlare. "Ma sua figlia ha due anni meno di noi! Come fa a…"
Albus sospirò. "Lui dice lei può farlo tranquillamente. Che conosce tutto il programma".
"Beh, effettivamente ci può stare, se nasci in casa di un professore…"
Al storse il naso a quella frase. "Frank non sa niente di erbologia. È lei che è brava" la difese.

 

Scorpius guardò l'amico con attenzione: adesso la figlia di Paciock era brava? Non si ricordava di averglielo mai sentito dire. E Frank? Immaginò che intendesse il figlio maggiore del professore. "Frank Paciock, suo fratello?" chiese ancora, ma il suo interesse era già sfumato.
"Sì. Lily dice che Frank è una frana con le piante e con la scopa, ma che in trasfigurazione invece è un portento. E per essere così ammirata lei, deve essere bravo davvero, quindi immagino che sia vero anche che non capisca niente di erbologia…"
Scorpius sentì la stretta di un laccio al petto che gli impedì di respirare. Paciock, Lily… Perché la frase di Albus gli stava creando quella sensazione fastidiosa? Cosa gli interessava a lui quello che Lily pensava di Frank Paciock?
"E quindi… Frank è bravo?" Non sapendo come cavarsi dall'impaccio, Scorpius disse la prima cosa stupida che pensò.
"Bo, che ne so io. Ma Lily lo ha sempre adorato, magari è di parte. Penso che abbiano passato un sacco di tempo insieme, sai quando si è della stessa casa…"
Scorpius digrignò i denti senza accorgersene. Aveva capito che l'amico parlava dei suoi fratelli e dei figli di Paciock, ma l'ultima cosa che voleva sapere era chi adorasse Lily o meno.
"E la Paciock che ha detto?" chiese invece, cercando di spostare l'argomento.

 

Al sospirò, spingendo i pugni nelle tasche. "Non voleva, si è opposta in tutti i modi" ammise, un po' vergognandosi. Perché effettivamente aveva fatto tanta scena?
"Davvero?" gli chiese Scorpius, alzando un sopracciglio.
"Già, ma poi alla fine ha detto di sì e ha deciso tutto lei."
"Le ragazze sono strane…" E sì, Scorp, le ragazze sono proprio strane, questa specialmente. "Quando farete la prima lezione?" gli chiese, subito dopo.
"Stasera alla ronda ci mettiamo d'accordo." Scorp annuì, scrutandolo con uno sguardo strano. "Cosa c'è?" gli chiese, non riuscendo a sostenere la sua occhiata di ghiaccio.
"Niente" disse, per poi sorridere, mettere le mani in tasca e camminare più velocemente.

 

"Ehi, Scorp! Aspetta!"
Scorpius rise quando l'amico lo rincorse. "Penso che erbologia non sia l'unica cosa che speri di studiare" ammise e rise ancora quando l'amico divenne rosso sulle guance. "Stai attento, va là…"
"L'ho baciata" sussurrò il moro.
Scorp si fermò e lo squadrò: sembrava che non gli stesse raccontando tutto. Non che si raccontassero tutti i particolari con le ragazze, ma questa volta sembrava… strano. Sì, proprio strano. "E…?" chiese.

 

Al alzò le spalle e ripresero a camminare insieme. "Non lo so" ammise.
"Non sai cosa?"
"Non so se c'è dell'altro. È solo che…"
Scorpius sbuffò. "C'è da tirarti fuori le parole. Che fine ha fatto il fascino Potter?" lo prese in giro l'amico.
Al fece finta di ridere. "Ah ah, Scorp, divertente…"
"Dai, non ti sei mai fatto problemi a…"
Il moro capì quello che intendeva prima ancora che finisse la frase: era proprio quello che pensava anche lui!
"Vero? Perché allora mi sembra di camminare sulle uova di drago, questa volta?"
Scorp alzò le sopracciglia. "Ah, non so. Che è successo?"
Al sospirò pesantemente. "L'ho baciata a tradimento. Cioè, a dir la verità non l'ho neanche baciata davvero… Lei…" Non era neanche riuscito a farlo bene. Alice si era tirata indietro ancor prima che lui iniziasse.

 

Scorpius aggrottò la fronte. "Che vuol dire?"
"Guarda, lascia stare…" Il biondo osservò l'espressione del viso dell'amico: non lo aveva mai visto così.
"Allora riprovaci."
"A baciarla?" Al si fece subito attento.
"Sì, così saprai come stanno le cose."
Al infilò di nuovo le mani in tasca e ripresero a camminare. Fu solo dopo qualche minuto che riprese a parlare. "Ma non è una cosa strana, secondo te?"

 

"Cosa?" chiese Scorpius, che iniziava a essere un po' infastidito dal comportamento di Al: di solito non era difficile parlare di ragazze. Di solito. Ma di solito le ragazze che frequentavano loro erano diverse.
"Che io non mi sia mai accorto di lei."
Scorp tossicchiò, come se un rospo alla menta gli si fosse fermato in gola. "C…Come? Non…" Ma Al non aveva bisogno di incoraggiamento.
"Conosco Alice da quando è nata: dorme a casa mia da quando era piccola. Giocavamo a spara schiocco sul tappeto della sala. Io, i miei fratelli, Frank e… lei. Lei non mi era mai interessata. Non… così. Io non mi ero mai accorto che lei fosse…"
Scorpius smise di ascoltare, perdendosi nei suoi pensieri. Al continuò a parlare, ma il biondo aveva iniziato a pensare come capisse perfettamente la sua frase: anche a lui era successo di iniziare a vedere una persona diversamente. Anche lui aveva pensato che fosse strano accorgersi di alcune cose solo da un certo momento in poi. Anche a lui interessava qualcuno che aveva sempre guardato diversamente. Solo che non poteva dirlo. Perché era la sorella del suo migliore amico.
"… sorella. Non ti sembra assurdo?" Scorpius tornò nel corridoio della scuola.
"Come?"
"Non ti sembra assurdo che lei sia la migliore amica di mia sorella?" No, Scorpius non pensava che fosse assurdo. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
"Non più del fatto che sia la figlia del tuo prof che è il miglior amico di tua mamma."

 

Al spalancò gli occhi alla frase di Scorpius: Merlino, non ci aveva pensato! Troppa gente coinvolta. "Giusto."
"Allora, cosa farai?"
"Proverò a baciarla ancora!" rispose il moro, sorridendo. Ora sì che iniziava a vedere le cose dal lato giusto: doveva provare a baciarla davvero. Ma non voleva che fosse semplice.
"Ecco tornato il fascino Potter!" esclamò Scorpius ridendo e dandogli una pacca sulla spalla che lo spostò in avanti di due passi.

 

***

 

Alice uscì dalla biblioteca e si fermò poco lontano dalla porta per controllare di aver preso tutti gli appunti: da quando aveva parlato con suo padre e Albus Potter nella serra non capiva più niente, era distratta e non riusciva a concentrarsi.
"Alice, Alice!" Il sussurro di Hugo Weasley, che usciva dalla biblioteca, le fece alzare lo sguardo.
"Ciao, Hugo" rispose, aggrottando le sopracciglia quando il ragazzo si avvicinò molto a lei e le mise un braccio sulle spalle. "Che stai facendo?" sussurrò anche lei, come se lui avesse dato un codice d'ordine a cui attenersi.
"Sh… Stai al gioco, la Fleet sta per uscire… Fai finta di essere carina con me…" mormorò ancora, guardando verso l'entrata della biblioteca e, appena questa si aprì, senza neanche sapere chi stesse uscendo, Hugo si voltò verso di lei sorridendo. "Hugo… non devi dare retta a Lily…" cercò di riportarlo alla ragione lei.
"Non preoccuparti, non mi innamorerò di te, per me sei un'altra cugina" le confidò, voltandosi per capire da che parte stesse andando la ragazza che fino a poco prima avrebbe evitato.
"Sono un po' troppo pallida per essere scambiata per una Weasley, mi sa…" ammise lei, guardandosi una ciocca di capelli: le cugine di Lily avevano delle bellissime capigliature rosse, folte e piene di tutte le sfumature, da quelle del fuoco a quelle del tramonto. Praticamente avevano capelli che brillavano da soli.
"Eccola!" mormorò, subito dopo, stringendola un po' troppo, per i gusti di Alice.
"Hugo, non esagerare, rischi di farla scappare…"
"Ci ha visti, e ci sta ancora guardando!" esclamò, sussurrando contento, subito dopo, tornando a rivolgersi verso di lei. Quando si chinò per baciarla su una guancia, Alice scoppiò a ridere e lo allontanò. "Smettila di fare il Troll! Se ti interessa quella ragazza, vai da lei e basta!"
Il viso di Hugo si fece serio per un attimo. "Eh, ma io non sono in gamba come…"
"Non dire sciocchezze, Hugo Weasley! Sei una persona fantastica e probabilmente la Fleet lo sa già, altrimenti non ti avrebbe adocchiato" gli disse, accarezzandogli una guancia e abbassando la voce per non far sapere a tutti della ragazza.

 

Albus girò per il corridoio del primo piano proprio nel momento in cui Hugo si strinse di più ad Alice e il petto gli fece un borbottio strano. Quando poi la ragazza sorrise e fece quei complimenti a suo cugino, facendogli delle carezze sul viso, si sentì rompere qualcosa dentro. Facendosi forza, ma anche con molta determinazione, fece qualche passo verso di loro e chiamò la ragazza, così loro si voltarono tutti e due.
"Al!" lo salutò il cugino, con una finta allegria. Stranamente, sembrava un primino che era appena stato scoperto a violare una qualche regola della scuola. Albus si mise sull'attenti.
"Di che parlavate?" chiese, con noncuranza, ma prestando attenzione ad atteggiamenti ed espressioni.
"Ehm… di… niente…" rispose incerto Hugo, mentre Alice esclamò, subito dopo il suo primo tentennamento: "Del fatto che sono troppo bionda per essere una vostra cugina!"

 

Alice si stupì da sola di quello che aveva detto, ma le era uscito così, dopo aver visto il rossore ai lati del viso di Hugo e il suo imbarazzo, e non voleva che Albus potesse prenderlo in giro in quel momento di confidenza. Certo che se a volte pensasse un po' di più non le uscirebbero stupidaggini simili, pensò anche.
Quando vide il viso corrucciato di Albus, capì che non le credeva, così si rivolse a suo cugino. "Vero, Hugo?"
"Sì… Ma hai usato un'altra parola… Hai detto pallida" cercò di salvare la situazione anche lui, ma Alice ci rimase quasi male: 'pallida' non era di certo una parola che ti metteva in bella mostra. E poi lei aveva indicato i capelli, invece così sembrava che la pallida fosse lei, sembrando una tipa malata o molto brutta! E lei non voleva che Albus pensasse a lei come a una ragazza scialba o poco sana. No, ma che pensava? Non le interessava ciò che pensava Albus! Oh, Merlino, forse sì, le interessava.
Sospirò lanciando occhiataccie a Hugo e lui ricambiò con uno sguardo perso.

 

"Pallida?" Albus pensava che quei due lo stessero prendendo in giro. Aveva sempre associato il pallore a qualcosa di brutto, mentre invece Alice…
"Pallida di capelli, intendevo" rispose la ragazza, mentre arrossiva sulle guance, lanciandogli uno sguardo così strano che Al non riuscì a concepire nessun pensiero, se non che non sembrasse pallida per niente.
"I tuoi capelli sono belli" disse infatti, pentendosi subito dopo, quando i due ragazzi lo guardarono straniti. E profumano di vanigli
 . Ma questo non lo disse, anche se lo ricordava benissimo da quando l'aveva stretta a sé nello sgabuzzino.

 

Hugo era così imbarazzato che si inventò una scusa per andarsene. Quando notò che nessuno degli altri due capì quello che stava provando, fece qualche battuta e sgattaiolò via velocemente. Non si rese conto di dove stesse andando fino a quando non si fermò a riprendere fiato, appoggiando una mano contro il muro.
"Weasley, tutto ok?"
Hugo alzò lo sguardo verso Fiona Fleet e si guardò intorno: era quasi nelle cucine e non sapeva come fosse finito lì. "Oh, sì, sì…"
Fiona si avvicinò a lui con uno sguardo strano. "Sicuro che vada tutto bene? Vieni, siediti un attimo…" La ragazza lo prese a braccetto e lo condusse verso un anfratto del corridoio, facendolo sedere su una panchetta. Hugo non oppose resistenza.

 

Albus guardò il cugino correre via e poi si voltò verso Alice: anche lei stava guardando il corridoio dove era sparito Hugo.
"Che succede?" le chiese.
La ragazza spostò lo sguardo verso di lui. "Come? Niente!" rispose troppo velocemente perché fosse vero.
"Stai con mio cugino?"

 

Alice spalancò gli occhi: ecco, lo sapeva che il giochetto di Hugo avrebbe creato danni. "No! Lui…" Non sapendo quanto potesse dire a Albus, alzò le spalle. "Mi cercavi?" chiese quindi, cambiando brutalmente discorso.
"Pensavo di parlare della questione del tutor" esordì, senza tante cerimonie.
"Hai cambiato idea?" Alice sentì uno strano formicolio al ventre mentre gli faceva quella domanda. Aveva elaborato un piano di studi per niente? Aveva sprecato tempo? Certo, era solo per quello che si era sentita così strana al pensiero che lui non volesse più farlo, non per altro.

 

Ad Albus non era piaciuto il suo cambio di argomento, ma non poteva insistere senza sembrare invadente, anche se in quel momento iniziava a pensar male di ogni ragazzo che vedeva con lei. Si era inventato una scusa sul momento e fu contento che lei non si ricordasse che dovevano parlarne alla ronda e non prima.
"Tu hai cambiato idea?" le chiese di rimando.
"Io? Anche se mi avete messo in mezzo quasi senza la mia considerazione, io non mi tiro indietro quando prendo un impegno."
Albus alzò un sopracciglio divertito dal tono quasi stizzito della ragazza: così era quasi divertente. "Pensi che a me non importi?"
Alice alzò le spalle. "Avevi già deciso di lasciare erbologia. Per quel che ne so, non ti interessa niente di questo… progetto" sentenziò lei.
Albus si morse l'interno di una guancia: il suo discorso non faceva una piega. "Io ho bisogno di passare erbologia, vorrei fare il pozionista. È solo che… bo, non mi piace tanto come materia e faccio fatica a studiarla…"

 

Quando il Serpeverde parlò con sincerità, Alice sentì il cuore stringersi di tenerezza. "E come farai quando dovrai trovare nuovi ingredienti per le tue pozioni?"
"So a cosa servono tutte le erbe che usiamo nelle pozioni, ma curare le piante, sapere se hanno bisogno della luce del sole o della luna per crescere, beh, non mi sembra così…"
"Interessante" finì per lui Alice. "Sì, posso capire. Io posso aiutarti, so quali piante magiche sono in programma al settimo anno, non è difficile, ma devi fare la tua parte. Io non ti darò niente da copiare, ok?"

 

Albus annuì, passandosi una mano fra i capelli.
"Certo."
"E non mollerai a metà". Al annuì ancora, ma lei lo guardava con sospetto.
"Possiamo rendere la cosa più intrigante."
"Tipo?" Lo sguardo di Alice gli piacque tantissimo: lei era interessata a un'eventuale sfida. Lo sapeva.
"Potremmo trovare il modo di darmi una sorta di premio se dovessi passare il compito in classe" propose, con una certa soddisfazione.
La risata di Alice riempì il corridoio e lui si sentì fortunato.
"Tipico di un Serpeverde: ti faccio un favore e vuoi anche un premio! Vorrei avere la tua sfacciataggine, davvero!"

 

Divertita, Alice, continuava a sorridere: era vero, avrebbe voluto avere la sua sfacciataggine, ma gli piaceva che l'avesse lui, perché lo rendeva veramente carino.
"E cosa vorresti?" chiese, più per curiosità che perché pensasse davvero di accettare.
"Potremmo uscire insieme. A Hogsmeade, subito dopo la verifica" propose lui, con un'ingenuità che avrebbe fatto invidia a un bambino.
Alice si bloccò: la stava prendendo in giro?
"Tu e io?" chiese, pensando di non aver capito bene.
"Sì" rispose annuendo, Albus. Alice lo guardò, pensando ancora che la stesse prendendo in giro. Lui era così contento, troppo contento. Forse pensava di poter continuare quello che era successo nello sgabuzzino? Sentì le guance scaldarsi al pensiero che non le sarebbe dispiaciuto neanche a lei, ma non voleva dargli soddisfazione.

 

"No, trova qualcos'altro."
Le parole della ragazza fecero cadere Albus nello sconforto. Perché aveva detto di no? "Come?" chiese, stupito della sua risposta.
"Trova qualcos'altro. Non… posso uscire con te."
Cosa, cosa, cosa? E perché non poteva? Per quale stupidissimo motivo? L'unica ragione per cui era stato rifiutato, tempo indietro, era stata perché la ragazza a cui aveva chiesto di uscire fosse già impegnata. Da bravo Serpeverde non pensò al fatto che lei non volesse passare del tempo con lui. Primo perché aveva detto che non poteva e secondo perché… perché non voleva ammettere che potesse essere una possibilità.
"Ma tu non hai un ragazzo!" esclamò, forse un po' troppo a voce alta, visto che alcuni studenti che passavano per il corridoio si girarono verso di loro.

 

Alice strabuzzò gli occhi e si dimenticò di farlo allontanare da vicino alla porta della biblioteca, troppo arrabbiata per quello che lui stesse insinuando.
"Perché siete tutti convinti che io non abbia un ragazzo?" chiese, con tono stizzito e una mano sul fianco.
"Perché sei una sfigata!"
I due ragazzi si girarono verso l'entrata della biblioteca e videro Roxi Montague che si avvicinava a loro.
Alice sbuffò forte. Due Serpeverde, doppia strafottenza, doppia rabbia. "Montague, quando il mondo avrà bisogno della tua opinione, te la verremo a chiedere. Fino a quel momento, continua a fingere di capire quello che succede e stai zitta".
Senza guardare più nessuno, Alice si girò verso il corridoio e iniziò a camminare verso la torre dei Grifondoro.

 

Merlino! Al guardò la schiena della Grifondoro ed ebbe paura di aver perso anche l'occasione di erbologia. Ma da dove era sbucata Roxi? E perché se la trovava sempre tra i piedi?
"Ma… cosa ha detto?" Albus la guardò sospirando: non aveva capito che non le aveva fatto un complimento. Forse Scorpius aveva ragione.
"Roxi perché non vai a cercare Scott? So che sarebbe contento di stare con te…"
Lei però gli sorrise di uno di quei sorrisi melliflui che faceva spesso e gli si avvicinò, prendendogli un braccio. "Ma io preferisco te, Albus!"
Al si scrollò la ragazza di dosso e le disse: "Ma io no. E Alice ha promesso di aiutarmi in erbologia. Ne ho veramente bisogno, devo andare".
"Ma ti aiuto io in erbologia!"
Al si rivoltò verso di lei e si chinò per far sì che nessun altro potesse sentire. "Non sai la differenza fra una mandragora e un insetto stecco, Roxi. Non sto cercando compagnia per quello che immagini tu, sto proprio cercando una persona intelligente che mi possa aiutare".
Quando Roxi spalancò gli occhi, non si chiese se si fosse offesa o no, ma girò i tacchi e rincorse la biondina che era scappata via poco prima.
"Alice!" gridò, ma lei era troppo lontana.

 

Alice si girò solo alla terza volta che aveva sentito Al gridare il suo nome, non voleva girarsi neanche in quel momento, ma poi pensò che continuare a ignorarlo non sarebbe servito a niente. Sperò solo che la Montague non lo avesse seguito.
Si fermò ad aspettarlo e Albus la raggiunse in qualche passo. Sorrise quando capì che era affaticato. Cavolo, non era una bella cosa da pensare! Però continuò a sorridere quando notò che era da solo.
"Quindi? Avete già finito?"
Osservò il ragazzo appoggiarsi sulle ginocchia e riprendere fiato.

 

Al pensava di morire. Come aveva fatto a camminare così velocemente? Lui aveva dovuto correre per raggiungerla! Quello che non immaginava era che la rabbia di un'adolescente femmina avrebbe potuto creare magia involontaria per tre ore di seguito.
Ignorò la sua frase e cercò di fermare il fiatone.
"Ok, scusa, non ti ho chiesto se fossi già impegnata per Hogsmeade…"
"Non sono impegnata" ammise lei con riluttanza e Al si sentì sorridere il petto.
"E non hai…" Ma lui non riuscì a chiederle se avesse un ragazzo perché lei lo zittì con una mano.
"No. Ok, no. Non sono impegnata in nessun senso, ma questo non deve c'entrare niente con la nostra… collaborazione". La sua voce era un po' restia, ma lei sembrava sicura.
"Certo, ok. Allora cambiamo il premio."

 

Alice spalancò gli occhi: lui insisteva ancora per il premio? Che faccia tosta! Un po' le dispiacque, ma da un lato sapeva che era la cosa migliore, loro non potevano andare insieme a Hogsmeade.
"Sentiamo cosa vorresti proporre…"Cercò di essere un po' propensa alla cosa, lei.
"Un bacio."
Cosa? Era impazzito? Il cuore di Alice incominciò a battere velocemente e la ragazza per un attimo pensò che le esplodesse il petto.
"Un… bacio?" chiese, sospettosa.
"Sì!" Il sorriso del ragazzo tornò a ripresentarsi sul suo viso e lei dovette abbassare gli occhi perché non riusciva a guardarlo.
"È uno scherzo? C'è la Montague qua da qualche parte?" chiese, sapendo benissimo che lì in quel punto non poteva nascondersi nessuno.

 

Al spalancò gli occhi e il suo sorriso morì sulle labbra. "No, nessuno scherzo! Perché dovrebbe esserlo?"
Vide la ragazza alzare le spalle, ma poi lei alzò di nuovo gli occhi su di lui e Al poté vedere benissimo le sue perplessità. "Perché?"
"Perché, cosa?"
"Prima vuoi uscire insieme, ora… questo. Perché, Albus?" La sua voce aveva tremato a un certo punto e Al non seppe dire bene se fosse una buona cosa o no.
Si sentì preso in trappola e si immaginò una lezione di incantesimi con la McGranitt in cui non si era preparato.
"Io… penso che sia una buona idea."
"Per te?"
"Per noi". Al si avvicinò di un passo e si chinò verso di lei, prima di mormorarle all'orecchio. "Ti ho sentito. Nello sgabuzzino, ti ho sentito. Piaceva anche a te. Facciamo una prova. Un bacio solo. E se non è una cosa per noi, lasciamo stare. Ci stai?"

 

Alice continuò ad ascoltare la sua voce mentre le diceva all'orecchio tutte quelle cose vere. E si sentì arrossire mentre ripensava a quello che era successo e al fatto che le era piaciuto davvero.
"Ti faccio sapere" disse, prima di girarsi e incamminarsi ancora verso la sala comune dei Grifondoro.

 

***

Al era seduto su uno dei tavoli a guardar fuori dalla finestra della stanza dei prefetti, il cielo scuro e puntato di stelle. "Tutto bene, Potter?" gli chiese Towlor, mentre iniziava a scrivere la pergamena.
"Sì, sì, stavo pensando… Chi è di turno stasera?" gli rispose soltanto per prendere tempo, mentre realizzava che Alice non era ancora arrivata e la stava aspettando con ansia.

 

Alice stava camminando al fianco di Hugo mentre scendevano le scale per andare nella stanza dei prefetti. Tutti e due erano pensierosi e non si rivolsero mai la parola, ma nessuno dei due ci fece caso.
Quando entrarono nel piccolo locale, Alice notò Towlor, il capitano di Quidditch, scrivere la pergamena, ma notò subito anche Al che, vicino alla finestra, non l'aveva ancora vista.
Si avvicinò al compagno di casa e prese una piuma autoinchiostrante e una piccola pergamena dal banco, dirigendosi verso la finestra.

 

Al si vide comparire Alice davanti all'improvviso, neanche lei si fosse materializzata. "Alice!" quasi gridò, stupito.
"Prendi questo libro dalla biblioteca e leggilo prima di giovedì. Giovedì ci vediamo dopo le lezioni" disse lei, senza neanche salutarlo e consegnandogli il biglietto.
"Va bene" rispose, leggendo il titolo del libro che lei gli aveva scritto sulla pergamena. "Ma non è un libro di scuola" disse ancora, stranito.
"No. Ma è scritto molto bene e spiega come riconoscere i sintomi delle varie malattie delle piante. Mio padre ha detto che è quello che dovrete fare al prossimo compito."
"Ok" rispose, piegando il biglietto e mettendolo in tasca. "E l'altra cosa? Accetti?"
Alice sorrise e annuì. "Sì, ma avrai il tuo premio solo se prenderai 'Eccezionale' come voto". Eccezionale? Ma era matta? Era già difficile per lui prendere la sufficienza, figuriamoci il massimo dei voti!
Il sorriso che era nato sul viso di Al scemò a sentire quelle parole e lei dovette capire di averlo preso in contropiede perché gli fece l'occhiolino. "Così sono sicura che ti impegnerai davvero". E detto questo, si girò e tornò vicino ai Grifondoro.


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