Accordi
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"Fra una
settimana sulla
torre di astronomia" ordinò Albus al Corvonero, prendendolo
di sorpresa
mentre usciva dalla sala grande.
Brown trasalì e poi si voltò,
facendo un cenno con il capo verso di lui, ma senza dire niente, e
questo fece
imbestialire Albus ancor di più. Ma perché Lily
si era trovata quell'idiota?
Scorpius, accanto a lui, fece un
verso strano, quasi un ringhio e Brown accelerò il passo per
raggiungere le
scale.
"Codardo" bofonchiò,
così tanto piano che Al non fu veramente sicuro di averlo
sentito, ma si voltò
lo stesso verso l'amico, con un unico pensiero in testa: poteva sempre
contare
su di lui.
I due Serpeverde
camminarono
vicini verso i sotterranei e per un po' non si dissero niente. Poi,
prima di
arrivare nella sala comune, Scorpius si voltò verso Al,
domandandogli:
"Hai trovato Paciock, oggi?"
Il moro si stinse nelle spalle.
"Sì…" rispose, lasciando la frase sospesa, come
se non sapesse cosa
dire.
Scorpius si voltò quasi di
scatto, non capendo la sua reazione. "E…?"
L'amico sospirò e mise le mani in
tasca. "Mi ha dato un tutor".
"Ma non dovevi lasciare
erbologia?" Scorpius sapeva che sarebbe stato un grosso errore lasciare
erbologia, ma Al sembrava veramente convinto. Diceva che avrebbe potuto
fare
qualcos'altro. Scorpius invece pensava che Al avesse una
predisposizione per le
pozioni ed era veramente bravo nel riuscire a modificarle e a crearne
di nuove.
Suo padre diceva che era dovuto tutto al suo secondo nome e il padre di
Al aveva
riso quando glielo avevano detto, ma loro due si erano guardati senza
capire.
"Sì, ma Neville non ha
voluto, dice che dovrei provare prima altre strade…"
"Effettivamente sarebbe un
peccato, te l'ho detto, saresti un…"
"Sì, lo ha detto anche
lui…" Al sospirò più forte e Scorpius
lo guardò, cercando di interpretare
la sua espressione.
"Qual è il problema?"
"Nessuno" rispose,
troppo velocemente.
Quando l'amico
scoppiò a ridere,
Al si innervosì. Lo stava prendendo in giro? "Chi ti ha
assegnato?
Tokkon?"
Sul viso del moro si dipinse un
ghigno: oh no, quello era l'unico aspetto positivo della faccenda!
"Niente Tokkon…"
"E chi?"
"Alice" mormorò, come
se gustasse il suo nome sulla punta della lingua. Non aveva raccontato
a
Scorpius di cosa era successo tre giorni prima. Quella sera non si
erano
parlati per niente, e nessuno dei due era tornato sull'argomento.
"La Paciock?" strillò
Scorpius, fermandosi nel bel mezzo del corridoio. Al lo tirò
per un braccio da
parte e gli fece cenno di non urlare. "Ma sua figlia ha due anni meno
di
noi! Come fa a…"
Albus sospirò. "Lui dice lei
può farlo tranquillamente. Che conosce tutto il programma".
"Beh, effettivamente ci può
stare, se nasci in casa di un professore…"
Al storse il naso a quella frase.
"Frank non sa niente di erbologia. È lei che è
brava" la difese.
Scorpius
guardò l'amico con
attenzione: adesso la figlia di Paciock era brava? Non si ricordava di
averglielo mai sentito dire. E Frank? Immaginò che
intendesse il figlio
maggiore del professore. "Frank Paciock, suo fratello?" chiese
ancora, ma il suo interesse era già sfumato.
"Sì. Lily dice che Frank è
una frana con le piante e con la scopa, ma che in trasfigurazione
invece è un
portento. E per essere così ammirata lei, deve essere bravo
davvero, quindi
immagino che sia vero anche che non capisca niente di
erbologia…"
Scorpius sentì la stretta di un
laccio al petto che gli impedì di respirare. Paciock,
Lily… Perché la frase di
Albus gli stava creando quella sensazione fastidiosa? Cosa gli
interessava a
lui quello che Lily pensava di Frank Paciock?
"E quindi… Frank è
bravo?" Non sapendo come cavarsi dall'impaccio, Scorpius disse la prima
cosa stupida che pensò.
"Bo, che ne so io. Ma Lily
lo ha sempre adorato, magari è di parte. Penso che abbiano
passato un sacco di
tempo insieme, sai quando si è della stessa casa…"
Scorpius digrignò i denti senza
accorgersene. Aveva capito che l'amico parlava dei suoi fratelli e dei
figli di
Paciock, ma l'ultima cosa che voleva sapere era chi adorasse Lily o
meno.
"E la Paciock che ha
detto?" chiese invece, cercando di spostare l'argomento.
Al
sospirò, spingendo i pugni
nelle tasche. "Non voleva, si è opposta in tutti i modi"
ammise, un
po' vergognandosi. Perché effettivamente aveva fatto tanta
scena?
"Davvero?" gli chiese
Scorpius, alzando un sopracciglio.
"Già, ma poi alla fine ha
detto di sì e ha deciso tutto lei."
"Le ragazze sono
strane…" E sì, Scorp, le ragazze sono proprio
strane, questa specialmente.
"Quando farete la prima lezione?" gli chiese, subito dopo.
"Stasera alla ronda ci
mettiamo d'accordo." Scorp annuì, scrutandolo con uno
sguardo strano.
"Cosa c'è?" gli chiese, non riuscendo a sostenere la sua
occhiata di
ghiaccio.
"Niente" disse, per poi
sorridere, mettere le mani in tasca e camminare più
velocemente.
"Ehi, Scorp!
Aspetta!"
Scorpius rise quando l'amico lo
rincorse. "Penso che erbologia non sia l'unica cosa che speri di
studiare" ammise e rise ancora quando l'amico divenne rosso sulle
guance. "Stai
attento, va là…"
"L'ho baciata" sussurrò
il moro.
Scorp si fermò e lo squadrò:
sembrava che non gli stesse raccontando tutto. Non che si raccontassero
tutti i
particolari con le ragazze, ma questa volta sembrava…
strano. Sì, proprio strano.
"E…?" chiese.
Al
alzò le spalle e ripresero a
camminare insieme. "Non lo so" ammise.
"Non sai cosa?"
"Non so se c'è dell'altro. È
solo che…"
Scorpius sbuffò. "C'è da
tirarti fuori le parole. Che fine ha fatto il fascino Potter?" lo prese
in
giro l'amico.
Al fece finta di ridere. "Ah
ah, Scorp, divertente…"
"Dai, non ti sei mai fatto
problemi a…"
Il moro capì quello che intendeva
prima ancora che finisse la frase: era proprio quello che pensava anche
lui!
"Vero? Perché allora mi
sembra di camminare sulle uova di drago, questa volta?"
Scorp alzò le sopracciglia.
"Ah, non so. Che è successo?"
Al sospirò pesantemente.
"L'ho baciata a tradimento. Cioè, a dir la verità
non l'ho neanche baciata
davvero… Lei…" Non era neanche riuscito a farlo
bene. Alice si era tirata
indietro ancor prima che lui iniziasse.
Scorpius
aggrottò la fronte.
"Che vuol dire?"
"Guarda, lascia stare…"
Il biondo osservò l'espressione del viso dell'amico: non lo
aveva mai visto
così.
"Allora riprovaci."
"A baciarla?" Al si
fece subito attento.
"Sì, così saprai come stanno
le cose."
Al infilò di nuovo le mani in
tasca e ripresero a camminare. Fu solo dopo qualche minuto che riprese
a
parlare. "Ma non è una cosa strana, secondo te?"
"Cosa?" chiese
Scorpius, che iniziava a essere un po' infastidito dal comportamento di
Al: di
solito non era difficile parlare di ragazze. Di solito. Ma di solito le
ragazze
che frequentavano loro erano diverse.
"Che io non mi sia mai
accorto di lei."
Scorp tossicchiò, come se un
rospo alla menta gli si fosse fermato in gola. "C…Come?
Non…" Ma Al
non aveva bisogno di incoraggiamento.
"Conosco Alice da quando è
nata: dorme a casa mia da quando era piccola. Giocavamo a spara
schiocco sul
tappeto della sala. Io, i miei fratelli, Frank e… lei. Lei
non mi era mai
interessata. Non… così. Io non mi ero mai accorto
che lei fosse…"
Scorpius smise di ascoltare,
perdendosi nei suoi pensieri. Al continuò a parlare, ma il
biondo aveva
iniziato a pensare come capisse perfettamente la sua frase: anche a lui
era
successo di iniziare a vedere una persona diversamente. Anche lui aveva
pensato
che fosse strano accorgersi di alcune cose solo da un certo momento in
poi.
Anche a lui interessava qualcuno che aveva sempre guardato
diversamente. Solo
che non poteva dirlo. Perché era la sorella del suo migliore
amico.
"… sorella. Non ti sembra
assurdo?" Scorpius tornò nel corridoio della scuola.
"Come?"
"Non ti sembra assurdo che
lei sia la migliore amica di mia sorella?" No, Scorpius non pensava che
fosse assurdo. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
"Non più del fatto che sia
la figlia del tuo prof che è il miglior amico di tua mamma."
Al
spalancò gli occhi alla frase
di Scorpius: Merlino, non ci aveva pensato! Troppa gente coinvolta.
"Giusto."
"Allora, cosa farai?"
"Proverò a baciarla
ancora!" rispose il moro, sorridendo. Ora sì che iniziava a
vedere le cose
dal lato giusto: doveva provare a baciarla davvero. Ma non voleva che
fosse
semplice.
"Ecco tornato il fascino
Potter!" esclamò Scorpius ridendo e dandogli una pacca sulla
spalla che lo
spostò in avanti di due passi.
***
Alice
uscì dalla biblioteca e si
fermò poco lontano dalla porta per controllare di aver preso
tutti gli appunti:
da quando aveva parlato con suo padre e Albus Potter nella serra non
capiva più
niente, era distratta e non riusciva a concentrarsi.
"Alice, Alice!" Il
sussurro di Hugo Weasley, che usciva dalla biblioteca, le fece alzare
lo
sguardo.
"Ciao, Hugo" rispose,
aggrottando le sopracciglia quando il ragazzo si avvicinò
molto a lei e le mise
un braccio sulle spalle. "Che stai facendo?" sussurrò anche
lei, come
se lui avesse dato un codice d'ordine a cui attenersi.
"Sh… Stai al gioco, la Fleet
sta per uscire… Fai finta di essere carina con
me…" mormorò ancora,
guardando verso l'entrata della biblioteca e, appena questa si
aprì, senza
neanche sapere chi stesse uscendo, Hugo si voltò verso di
lei sorridendo.
"Hugo… non devi dare retta a Lily…"
cercò di riportarlo alla ragione
lei.
"Non preoccuparti, non mi
innamorerò di te, per me sei un'altra cugina" le
confidò, voltandosi per
capire da che parte stesse andando la ragazza che fino a poco prima
avrebbe
evitato.
"Sono un po' troppo pallida
per essere scambiata per una Weasley, mi sa…" ammise lei,
guardandosi una
ciocca di capelli: le cugine di Lily avevano delle bellissime
capigliature
rosse, folte e piene di tutte le sfumature, da quelle del fuoco a
quelle del
tramonto. Praticamente avevano capelli che brillavano da soli.
"Eccola!" mormorò,
subito dopo, stringendola un po' troppo, per i gusti di Alice.
"Hugo, non esagerare, rischi
di farla scappare…"
"Ci ha visti, e ci sta
ancora guardando!" esclamò, sussurrando contento, subito
dopo, tornando a
rivolgersi verso di lei. Quando si chinò per baciarla su una
guancia, Alice
scoppiò a ridere e lo allontanò. "Smettila di
fare il Troll! Se ti
interessa quella ragazza, vai da lei e basta!"
Il viso di Hugo si fece serio per
un attimo. "Eh, ma io non sono in gamba come…"
"Non dire sciocchezze, Hugo
Weasley! Sei una persona fantastica e probabilmente la Fleet lo sa
già,
altrimenti non ti avrebbe adocchiato" gli disse, accarezzandogli una
guancia e abbassando la voce per non far sapere a tutti della ragazza.
Albus
girò per il corridoio del
primo piano proprio nel momento in cui Hugo si strinse di
più ad Alice e il
petto gli fece un borbottio strano. Quando poi la ragazza sorrise e
fece quei
complimenti a suo cugino, facendogli delle carezze sul viso, si
sentì rompere
qualcosa dentro. Facendosi forza, ma anche con molta determinazione,
fece qualche
passo verso di loro e chiamò la ragazza, così
loro si voltarono tutti e due.
"Al!" lo salutò il
cugino, con una finta allegria. Stranamente, sembrava un primino che
era appena
stato scoperto a violare una qualche regola della scuola. Albus si mise
sull'attenti.
"Di che parlavate?"
chiese, con noncuranza, ma prestando attenzione ad atteggiamenti ed
espressioni.
"Ehm… di… niente…"
rispose incerto Hugo, mentre Alice esclamò, subito dopo il
suo primo
tentennamento: "Del fatto che sono troppo bionda per essere una vostra
cugina!"
Alice si
stupì da sola di quello
che aveva detto, ma le era uscito così, dopo aver visto il
rossore ai lati del
viso di Hugo e il suo imbarazzo, e non voleva che Albus potesse
prenderlo in
giro in quel momento di confidenza. Certo che se a volte pensasse un
po' di più
non le uscirebbero stupidaggini simili, pensò anche.
Quando vide il viso corrucciato
di Albus, capì che non le credeva, così si
rivolse a suo cugino. "Vero,
Hugo?"
"Sì… Ma hai usato un'altra
parola… Hai detto pallida" cercò di salvare la
situazione anche lui, ma
Alice ci rimase quasi male: 'pallida' non era di certo una parola che
ti
metteva in bella mostra. E poi lei aveva indicato i capelli, invece
così
sembrava che la pallida fosse lei, sembrando una tipa malata o molto
brutta! E
lei non voleva che Albus pensasse a lei come a una ragazza scialba o
poco sana.
No, ma che pensava? Non le interessava ciò che pensava
Albus! Oh, Merlino,
forse sì, le interessava.
Sospirò lanciando occhiataccie a
Hugo e lui ricambiò con uno sguardo perso.
"Pallida?" Albus
pensava che quei due lo stessero prendendo in giro. Aveva sempre
associato il
pallore a qualcosa di brutto, mentre invece Alice…
"Pallida di capelli,
intendevo" rispose la ragazza, mentre arrossiva sulle guance,
lanciandogli
uno sguardo così strano che Al non riuscì a
concepire nessun pensiero, se non
che non sembrasse pallida per niente.
"I tuoi capelli sono
belli" disse infatti, pentendosi subito dopo, quando i due ragazzi lo
guardarono straniti. E profumano di vanigli . Ma
questo non lo disse, anche se lo ricordava benissimo da quando l'aveva
stretta a
sé nello sgabuzzino.
Hugo era
così imbarazzato che si
inventò una scusa per andarsene. Quando notò che
nessuno degli altri due capì
quello che stava provando, fece qualche battuta e sgattaiolò
via velocemente.
Non si rese conto di dove stesse andando fino a quando non si
fermò a
riprendere fiato, appoggiando una mano contro il muro.
"Weasley, tutto ok?"
Hugo alzò lo sguardo verso Fiona
Fleet e si guardò intorno: era quasi nelle cucine e non
sapeva come fosse
finito lì. "Oh, sì, sì…"
Fiona si avvicinò a lui con uno
sguardo strano. "Sicuro che vada tutto bene? Vieni, siediti un
attimo…" La ragazza lo prese a braccetto e lo condusse verso
un anfratto
del corridoio, facendolo sedere su una panchetta. Hugo non oppose
resistenza.
Albus
guardò il cugino correre
via e poi si voltò verso Alice: anche lei stava guardando il
corridoio dove era
sparito Hugo.
"Che succede?" le
chiese.
La ragazza spostò lo sguardo
verso di lui. "Come? Niente!" rispose troppo velocemente
perché fosse
vero.
"Stai con mio cugino?"
Alice
spalancò gli occhi: ecco,
lo sapeva che il giochetto di Hugo avrebbe creato danni. "No!
Lui…"
Non sapendo quanto potesse dire a Albus, alzò le spalle. "Mi
cercavi?" chiese quindi, cambiando brutalmente discorso.
"Pensavo di parlare della
questione del tutor" esordì, senza tante cerimonie.
"Hai cambiato idea?"
Alice sentì uno strano formicolio al ventre mentre gli
faceva quella domanda.
Aveva elaborato un piano di studi per niente? Aveva sprecato tempo?
Certo, era
solo per quello che si era sentita così strana al pensiero
che lui non volesse
più farlo, non per altro.
Ad Albus non era
piaciuto il suo
cambio di argomento, ma non poteva insistere senza sembrare invadente,
anche se
in quel momento iniziava a pensar male di ogni ragazzo che vedeva con
lei. Si
era inventato una scusa sul momento e fu contento che lei non si
ricordasse che
dovevano parlarne alla ronda e non prima.
"Tu hai cambiato idea?"
le chiese di rimando.
"Io? Anche se mi avete messo
in mezzo quasi senza la mia considerazione, io non mi tiro indietro
quando
prendo un impegno."
Albus alzò un sopracciglio
divertito dal tono quasi stizzito della ragazza: così era
quasi divertente.
"Pensi che a me non importi?"
Alice alzò le spalle. "Avevi
già deciso di lasciare erbologia. Per quel che ne so, non ti
interessa niente
di questo… progetto" sentenziò lei.
Albus si morse l'interno di una
guancia: il suo discorso non faceva una piega. "Io ho bisogno di
passare
erbologia, vorrei fare il pozionista. È solo che…
bo, non mi piace tanto come
materia e faccio fatica a studiarla…"
Quando il
Serpeverde parlò con
sincerità, Alice sentì il cuore stringersi di
tenerezza. "E come farai
quando dovrai trovare nuovi ingredienti per le tue pozioni?"
"So a cosa servono tutte le
erbe che usiamo nelle pozioni, ma curare le piante, sapere se hanno
bisogno
della luce del sole o della luna per crescere, beh, non mi sembra
così…"
"Interessante" finì per
lui Alice. "Sì, posso capire. Io posso aiutarti, so quali
piante magiche
sono in programma al settimo anno, non è difficile, ma devi
fare la tua parte.
Io non ti darò niente da copiare, ok?"
Albus
annuì, passandosi una mano
fra i capelli.
"Certo."
"E non mollerai a
metà". Al annuì ancora, ma lei lo guardava con
sospetto.
"Possiamo rendere la cosa
più intrigante."
"Tipo?" Lo sguardo di
Alice gli piacque tantissimo: lei era interessata a un'eventuale sfida.
Lo
sapeva.
"Potremmo trovare il modo di
darmi una sorta di premio se dovessi passare il compito in classe"
propose, con una certa soddisfazione.
La risata di Alice riempì il
corridoio e lui si sentì fortunato.
"Tipico di un Serpeverde: ti
faccio un favore e vuoi anche un premio! Vorrei avere la tua
sfacciataggine,
davvero!"
Divertita,
Alice, continuava a
sorridere: era vero, avrebbe voluto avere la sua sfacciataggine, ma gli
piaceva
che l'avesse lui, perché lo rendeva veramente carino.
"E cosa vorresti?"
chiese, più per curiosità che perché
pensasse davvero di accettare.
"Potremmo uscire insieme. A
Hogsmeade, subito dopo la verifica" propose lui, con
un'ingenuità che
avrebbe fatto invidia a un bambino.
Alice si bloccò: la stava
prendendo in giro?
"Tu e io?" chiese,
pensando di non aver capito bene.
"Sì" rispose annuendo,
Albus. Alice lo guardò, pensando ancora che la stesse
prendendo in giro. Lui
era così contento, troppo contento. Forse pensava di poter
continuare quello
che era successo nello sgabuzzino? Sentì le guance scaldarsi
al pensiero che
non le sarebbe dispiaciuto neanche a lei, ma non voleva dargli
soddisfazione.
"No, trova
qualcos'altro."
Le parole della ragazza fecero
cadere Albus nello sconforto. Perché aveva detto di no?
"Come?"
chiese, stupito della sua risposta.
"Trova qualcos'altro. Non…
posso uscire con te."
Cosa, cosa, cosa? E perché non
poteva? Per quale stupidissimo motivo? L'unica ragione per cui era
stato rifiutato,
tempo indietro, era stata perché la ragazza a cui aveva
chiesto di uscire fosse
già impegnata. Da bravo Serpeverde non pensò al
fatto che lei non volesse passare
del tempo con lui. Primo perché aveva detto che non poteva e
secondo perché…
perché non voleva ammettere che potesse essere una
possibilità.
"Ma tu non hai un
ragazzo!" esclamò, forse un po' troppo a voce alta, visto
che alcuni
studenti che passavano per il corridoio si girarono verso di loro.
Alice
strabuzzò gli occhi e si
dimenticò di farlo allontanare da vicino alla porta della
biblioteca, troppo
arrabbiata per quello che lui stesse insinuando.
"Perché siete tutti convinti
che io non abbia un ragazzo?" chiese, con tono stizzito e una mano sul
fianco.
"Perché sei una
sfigata!"
I due ragazzi si girarono verso
l'entrata della biblioteca e videro Roxi Montague che si avvicinava a
loro.
Alice sbuffò forte. Due
Serpeverde, doppia strafottenza, doppia rabbia. "Montague, quando il
mondo
avrà bisogno della tua opinione, te la verremo a chiedere.
Fino a quel momento,
continua a fingere di capire quello che succede e stai zitta".
Senza guardare più nessuno, Alice
si girò verso il corridoio e iniziò a camminare
verso la torre dei Grifondoro.
Merlino! Al
guardò la schiena
della Grifondoro ed ebbe paura di aver perso anche l'occasione di
erbologia. Ma
da dove era sbucata Roxi? E perché se la trovava sempre tra
i piedi?
"Ma… cosa ha detto?"
Albus la guardò sospirando: non aveva capito che non le
aveva fatto un complimento.
Forse Scorpius aveva ragione.
"Roxi perché non vai a
cercare Scott? So che sarebbe contento di stare con te…"
Lei però gli sorrise di uno di
quei sorrisi melliflui che faceva spesso e gli si avvicinò,
prendendogli un
braccio. "Ma io preferisco te, Albus!"
Al si scrollò la ragazza di dosso
e le disse: "Ma io no. E Alice ha promesso di aiutarmi in erbologia. Ne
ho
veramente bisogno, devo andare".
"Ma ti aiuto io in
erbologia!"
Al si rivoltò verso di lei e si
chinò per far sì che nessun altro potesse
sentire. "Non sai la differenza
fra una mandragora e un insetto stecco, Roxi. Non sto cercando
compagnia per
quello che immagini tu, sto proprio cercando una persona intelligente
che mi
possa aiutare".
Quando Roxi spalancò gli occhi,
non si chiese se si fosse offesa o no, ma girò i tacchi e
rincorse la biondina
che era scappata via poco prima.
"Alice!" gridò, ma lei
era troppo lontana.
Alice si
girò solo alla terza
volta che aveva sentito Al gridare il suo nome, non voleva girarsi
neanche in
quel momento, ma poi pensò che continuare a ignorarlo non
sarebbe servito a
niente. Sperò solo che la Montague non lo avesse seguito.
Si fermò ad aspettarlo e Albus la
raggiunse in qualche passo. Sorrise quando capì che era
affaticato. Cavolo, non
era una bella cosa da pensare! Però continuò a
sorridere quando notò che era da
solo.
"Quindi? Avete già
finito?"
Osservò il ragazzo appoggiarsi
sulle ginocchia e riprendere fiato.
Al pensava di
morire. Come aveva
fatto a camminare così velocemente? Lui aveva dovuto correre
per raggiungerla!
Quello che non immaginava era che la rabbia di un'adolescente femmina
avrebbe
potuto creare magia involontaria per tre ore di seguito.
Ignorò la sua frase e cercò di
fermare il fiatone.
"Ok, scusa, non ti ho
chiesto se fossi già impegnata per Hogsmeade…"
"Non sono impegnata"
ammise lei con riluttanza e Al si sentì sorridere il petto.
"E non hai…" Ma lui non
riuscì a chiederle se avesse un ragazzo perché
lei lo zittì con una mano.
"No. Ok, no. Non sono
impegnata in nessun senso, ma questo non deve c'entrare niente con la
nostra…
collaborazione". La sua voce era un po' restia, ma lei sembrava sicura.
"Certo, ok. Allora cambiamo
il premio."
Alice
spalancò gli occhi: lui
insisteva ancora per il premio? Che faccia tosta! Un po' le dispiacque,
ma da
un lato sapeva che era la cosa migliore, loro non potevano andare
insieme a
Hogsmeade.
"Sentiamo cosa vorresti
proporre…"Cercò di essere un po' propensa alla
cosa, lei.
"Un bacio."
Cosa? Era impazzito? Il cuore di
Alice incominciò a battere velocemente e la ragazza per un
attimo pensò che le
esplodesse il petto.
"Un… bacio?" chiese,
sospettosa.
"Sì!" Il sorriso del
ragazzo tornò a ripresentarsi sul suo viso e lei dovette
abbassare gli occhi
perché non riusciva a guardarlo.
"È uno scherzo? C'è la
Montague qua da qualche parte?" chiese, sapendo benissimo che
lì in quel
punto non poteva nascondersi nessuno.
Al
spalancò gli occhi e il suo
sorriso morì sulle labbra. "No, nessuno scherzo!
Perché dovrebbe
esserlo?"
Vide la ragazza alzare le spalle,
ma poi lei alzò di nuovo gli occhi su di lui e Al
poté vedere benissimo le sue
perplessità. "Perché?"
"Perché, cosa?"
"Prima vuoi uscire insieme,
ora… questo. Perché, Albus?" La sua voce aveva
tremato a un certo punto e
Al non seppe dire bene se fosse una buona cosa o no.
Si sentì preso in trappola e si
immaginò una lezione di incantesimi con la McGranitt in cui
non si era
preparato.
"Io… penso che sia una buona
idea."
"Per te?"
"Per noi". Al si
avvicinò di un passo e si chinò verso di lei,
prima di mormorarle all'orecchio.
"Ti ho sentito. Nello sgabuzzino, ti ho sentito. Piaceva anche a te.
Facciamo una prova. Un bacio solo. E se non è una cosa per
noi, lasciamo stare.
Ci stai?"
Alice
continuò ad ascoltare la
sua voce mentre le diceva all'orecchio tutte quelle cose vere. E si
sentì
arrossire mentre ripensava a quello che era successo e al fatto che le
era
piaciuto davvero.
"Ti faccio sapere"
disse, prima di girarsi e incamminarsi ancora verso la sala comune dei
Grifondoro.
***
Al era seduto su
uno dei tavoli a
guardar fuori dalla finestra della stanza dei prefetti, il cielo scuro
e
puntato di stelle. "Tutto bene, Potter?" gli chiese Towlor, mentre
iniziava a scrivere la pergamena.
"Sì, sì, stavo pensando… Chi
è di turno stasera?" gli rispose soltanto per prendere
tempo, mentre
realizzava che Alice non era ancora arrivata e la stava aspettando con
ansia.
Alice stava
camminando al fianco
di Hugo mentre scendevano le scale per andare nella stanza dei
prefetti. Tutti
e due erano pensierosi e non si rivolsero mai la parola, ma nessuno dei
due ci
fece caso.
Quando entrarono nel piccolo
locale, Alice notò Towlor, il capitano di Quidditch,
scrivere la pergamena, ma
notò subito anche Al che, vicino alla finestra, non l'aveva
ancora vista.
Si avvicinò al compagno di casa e
prese una piuma autoinchiostrante e una piccola pergamena dal banco,
dirigendosi verso la finestra.
Al si vide
comparire Alice
davanti all'improvviso, neanche lei si fosse materializzata. "Alice!"
quasi gridò, stupito.
"Prendi questo libro dalla
biblioteca e leggilo prima di giovedì. Giovedì ci
vediamo dopo le lezioni"
disse lei, senza neanche salutarlo e consegnandogli il biglietto.
"Va bene" rispose,
leggendo il titolo del libro che lei gli aveva scritto sulla pergamena.
"Ma non è un libro di scuola" disse ancora, stranito.
"No. Ma è scritto molto bene
e spiega come riconoscere i sintomi delle varie malattie delle piante.
Mio
padre ha detto che è quello che dovrete fare al prossimo
compito."
"Ok" rispose, piegando
il biglietto e mettendolo in tasca. "E l'altra cosa? Accetti?"
Alice sorrise e annuì. "Sì,
ma avrai il tuo premio solo se prenderai 'Eccezionale' come voto".
Eccezionale? Ma era matta? Era già difficile per lui
prendere la sufficienza,
figuriamoci il massimo dei voti!
Il sorriso che era nato sul viso
di Al scemò a sentire quelle parole e lei dovette capire di
averlo preso in
contropiede perché gli fece l'occhiolino. "Così
sono sicura che ti
impegnerai davvero". E detto questo, si girò e
tornò vicino ai Grifondoro.
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