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Autore: Little Firestar84    21/11/2021    12 recensioni
Sogno o realtà...o qualcos'altro?
Kaori si sveglia, in un letto non suo, con in braccio un bambino che non ha mai visto- ma che assomiglia in maniera impressionante a Ryo - e con in testa solo alcuni ricordi frammentati, che culminano tutti con la fuga dalla nave di Kaibara, e Ryo che l'abbracciava, stretta...
Ma dopo, cosa le è successo esattamente?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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A/N: ed eccoci all'ultimo capitolo! grazie mille a chi ha recebsito, letto, lascaito un pensiero... e a presto, con cose meno mielose! ;)


Un pugno contro il muro. 
Un’imprecazione pronunciata a denti stretti.
Il tocco delicato di una mano ruvida. 
Un bacio sulla fronte. 
Un sospiro. 
Una preghiera, indirizzata a qualcuno in cui non si sa se credere veramente – ma forse è l’unica possibilità.
Una mano stretta intorno alla sua.
Calore. E soprattutto…. Amore.
Appena sentì quel rumore sordo, seguito da quella voce rauca colma di disperazione, Kaori si obbligò a svegliarsi ed abbandonare il regno di Morfeo; la donna si stiracchiò, sbadigliando e spalancando la bocca in quella maniera così poco femminile che era certa Ryo, l’avesse vista, l’avrebbe presa in giro a vita, additandola come un maschiaccio, una virago, un mezzo uomo… tutta quella sequela di insulti che aveva però capito erano serviti per nascondere ciò che lui davvero provava: un folle amore.
Kaori, col cuore che le batteva a mille, e lo sguardo ricolmo di emozione, aprì gli occhi, spalancandoli verso Ryo; rammentava la sera prima, quando avevano parlato, si erano confessati, proprio come era accaduto alla vigilia di quella lotta, e Ryo le aveva ricordato cosa era successo con Kaibara, quanto quei giorni di coma lo avessero terrorizzato, quando lei non aveva dato segni di miglioramento per giorni, e anche Doc era stato scettico, nonostante a parole cercasse di rinfrancare quello che per lui era stato come un figlio.
Cosa era successo stavolta? Perché non ricordava come era finita in quel letto freddo, scomodo e sconosciuto, che nulla aveva a che fare con il loro talamo nuziale? Forse un altro attacco di Silver Fox… o qualcun altro?
Kaori non ne aveva la più pallida idea: ciò che sapeva, e fin troppo bene, era che l’odore di disinfettante nell’aria, tipico degli ospedali, era nauseante, che la testa le scoppiava e che non c’era un solo muscolo o nervo nel corpo che non le facesse tremendamente male.
“Ryo…” sospirò il suo nome, stringendogli con quanta più forza aveva in corpo la mano. Occhi languidi, lucidi, eppure entrambi sapevano cosa lui vi poteva vedere: felicità.
La stessa che Kaori intravedeva riflessa nello sguardo di lui.
“Come ti senti, bella addormentata nel bosco?” Le domandò; Kaori lo vide cercare di mascherare gli occhi lucidi, sorriderle scanzonato, ma percepiva nella sua voce una nota di preoccupazione. “Ci hai fatto preoccupare tutti quanti…. Sei stata in coma per tre giorni, iniziavamo a preoccuparci, sai?!”
“Ma… Perché sono qui…? Ho la testa ancora confusa, non capisco…” La donna si portò la mano alle labbra, domandandosi ancora cosa fosse accaduto, proprio come aveva fatto nei giorni precedenti; incerta, si portò una mano sul ventre, che avvertì piatto, ed il cuore le balzò in gola mentre iniziava a piangere, singhiozzando quasi istericamente, stringendo con una mano la coperta ruvida, con l’altra la mano di Ryo. “Ryo… Ryo, cosa è successo? Dov’è… cosa è successo  a Minato? E Satomi?”
“Satomi? Minato?” Ryo sbattè le palpebre, guardandola con la faccia da pesce lesso; un dito al mento, cercò di ricordare se ci fossero stati dei clienti con quei nomi, o persone che loro conoscevano – o che perlomeno conoscesse Kaori – ma non gli venne in mente nulla. “Kaori, forse faresti meglio a riposarti… mi sa che sei ancora un po’ confusa!”
“Sì, Ryo, i nostri…” Kaori sollevò leggermente la mano sinistra, al livello degli occhi, e la trovò vuota; allo stesso modo, cercò indizi di una loro vita comune- una vita sentimentale, di coppia- su Ryo, ma nemmeno lui indossava la fede… e soprattutto, non conosceva quei due nomi, così importanti per loro.
Con le lacrime agli occhi ed il cuore disperato, Kaori si lasciò cadere mollemente all’indietro, sugli scomodi cuscini. Era stato solo un sogno, e per quanto bello… adesso lei si ritrovava ad avere a che fare con la realtà.
Aveva vissuto il paradiso: adesso, avrebbe conosciuto l’inferno, o sarebbe riuscita a mantenersi salda nel suo proposito di lottare per avere un domani con l’uomo che aveva sempre amato? Le cose sarebbero tornate a com’erano state prima di Kaibara? Avrebbero ricominciato da capo in quello sciocco gioco sentimentale dell’oca che si ostinavano a mettere in scena da anni, o sarebbero stati veramente onesti l’un con l’altra, finalmente, per una volta?
“Ryo….” Gli domandò, con voce incerta, mentre si portava una mano al capo, avvertendo la protuberanza di un leggero bernoccolo, nello stesso punto in cui lo aveva trovato quella mattina, quando si era svegliata nel letto di Ryo con Satomi tra le braccia.
Forse il colpo che hai preso da Silver Fox è stato più grave di quello che sembrava…
Sgranò gli occhi, ingoiando a vuoto con la bocca arsa dalla sete, mentre sentiva gli occhi inondarsi di lacrime, e la testa le pulsava, dolorante.
Strinse gli occhi, prese un profondo respiro, e quasi timorosa, eppure certa del destino che al attendeva, Kaori guardò Ryo negli occhi.
“Ryo, io so ancora un po’ confusa. Ricordo che tuo padre è venuto da noi, a casa nostra, e…. e stavamo andando ad affrontarlo. Tu non volevi che mettessi l’anello di mio fratello perché non volevi che sembrasse che andavamo a morire… e…. e poi o ti ho detto perché volevo venire con te e tu… tu mi hai detto…. Mi hai chiamata…”
Senza sapere esattamente il perché, Kaori arrossì, portandosi il lenzuola a coprirle il naso, lasciando scoperti solo gli occhi. Dopo un silenzio che le parve lunghissimo, osò finalmente guardare Ryo, che la fissava enigmatico. “Tu hai detto che mi avresti portata con te perché, perché noi siamo City Hunter e sono la tua socia.”
Ryo chinò leggermente il capo; la guardò, in silenzio, facendosi tante, troppe, molte domande. Quelli erano gli avvenimenti di quasi cinque giorni prima… ed era l’ultima cosa che Kaori ricordava.
Aveva dimenticato la fine di Kaibara, che Mick fosse sopravvissuto e che lei l'aveva riportato da loro, con il suo grande cuore, ma soprattutto aveva scordato ciò che era avvenuto tra di loro.
Le promesse, gli abbracci, gli sguardi… e quel bacio.
C’era stata una lastra di vetro tra di loro, il loro era stato solamente un leggero contatto, nemmeno diretto, veloce… eppure gli aveva scatenato il fuoco dentro. Non si erano sfiorati con i loro corpi, ma solo con i loro cuori, e gli era piaciuto più di certi baci bollenti che aveva avuto in passato, di più del più spinto gioco erotico che gli fosse mai capitato di sperimentare.
“Eh…” sorrise leggermente, un po’ malinconico; ai tempi in cui Maki e Saeko facevano il loro tira e molla, lui li aveva presi in giro spesso e volentieri, e ogni volta Maki lo guardava come un genitore un po’ scocciato e gli diceva che un giorno una ragazza gli avrebbe fatto battere il cuore, e lui avrebbe desiderato amarla in primis con la testa. Ryo aveva giurato e spergiurato che a lui non sarebbe mai successo, aveva riso, sfottuto a più non posso il suo caro amico, eppure…. eppure adesso era innamorato pazzo, e proprio della sorella del suo migliore amico.
Makimura, perché mi hai affidato la tua cara sorellina? Cosa vuoi che faccia? Sai, io è da tanto che ci penso… dovrei dirle la verità, dirle quanto tengo a lei e farla rimanere con me, o mentirle, rischiando farla soffrire, che se ne vada via, ma permettendole così di vivere una vita normale come tutte le altre ragazze? Adesso devo prendere una decisione…. Qui, ora, senza altri rinvii!
Guardò Kaori, che lo studiava con le labbra leggermente aperte, meravigliata, incredula, ma soprattutto… speranzosa, come se la sua anima sapesse ciò che il suo cervello si rifiutava di ricordare. Si trovava davanti due possibilità ora: poteva essere onesto, smetterla si fare il play-boy e correre dietro a tutte, abbracciando la monogamia e l’amore che lui e Kaori nutrivano l’uno per l’altra, oppure poteva approfittare di questa amnesia della donna, prendere tempo per sondare i sentimenti di lei ma soprattutto i propri, capire se le aveva detto quelle cose perché convinto di morire o perché le pensava davvero, rischiando però di perderla se avesse mai ricordato da sola ciò che era successo.
Chinò il capo di lato, guardandola, vedendola forse per la prima volta: non solo la bellezza, maturata e sbocciata nel corso degli anni che era stata con lui, trasformandola da ragazzina in donna - e che donna! - ma il coraggio, la determinazione, la fedeltà… l’amore.
Sapeva esattamente cosa fare… basta fare il playboy, basta nascondersi, era giunto il momento di capire se quello che un suo amico una volta gli aveva detto fosse vero…
“Sai, Ryo, dovresti mettere davvero la testa a posto e sposarti con quella santa della tua socia, invece di continuare a girare per localacci e farti strusciare addosso dalle spogliarelliste… guarda che da quando mi sono sposato le cose che da scapolo ritenevo importanti sono svanite una dopo l’altra…”
Si voltò verso gli amici, che erano arrivati nel frattempo, e facendo l’occhiolino chiese silenziosamente loro di allontanarsi: doveva discutere con la sua socia, e doveva farlo da solo, in privato. Si sedette nuovamente sulla sedia che aveva occupato al capezzale della donna fino ad un attimo prima, e poggiò i gomiti sul materasso, guardandola enigmatico, in silenzio, studiandola….. e cercando di imprimere quel momento nella sua mente, certo che stesse per accadere qualcosa di epocale, che avrebbe segnato per sempre le esistenze di entrambi.
“Sei stata in coma per quasi quattro giorni, Kaori,” Ryo le disse, guardandola con così tanta dolcezza che le faceva quasi male al cuore. “Sei rimasta ferita mentre fuggivamo dalla nave di Kaibara, un colpo alla testa….”
Lei lo guardò, emozionata e grata, felice che lui avesse mantenuto la promessa di portarla con sè; Ryo prese a raccontarle ciò che era successo, di Mary che si era infiltrata, che avevano raggiunto la nave con l’aiuto di Miki e Falcon, di come Kaibara gli avesse messo contro Mick, a cui aveva somministrato la polvere degli Angeli, trasformandolo nel suo burattino omicida. Parlò di come lei avesse salvato con le sue parole il loro amico, riportandolo a loro, dello scontro con Kaibara, di come erano riusciti a fuggire… lei si portò le dita alle labbra, tremante, ed ebbe come un flashback: vide Ryo poggiare le labbra su una lastra che li divideva, e lei che faceva altrettanto…. Dita che si sfioravano senza tuttavia poter entrare in contatto, promesse sussurrate… e….
“Tu… ti sei salvato...” Gli disse con infinita dolcezza, infinitamente sollevata che le cose fossero andate come in quell’altro mondo, che tutto ciò che quel Ryo le aveva detto corrispondesse alle parole del suo amato socio.
“Andiamo, Kaori, te l’avevo detto che avrei rispettato la promessa, no?” Le rispose con tono gioioso, un po’ scherzoso, leggero, facendole l’occhiolino. “E poi, ho riflettuto su una cosa… ho pensato che sarebbe decisamente meglio sopravvivere per la donna che amo e starle accanto proteggendola, farla divenire la mia famiglia a tutti gli effetti, piuttosto che morire e lasciarla sola…”
“Ryo, io credevo che tu… insomma…” Ryo allungò la mano, afferrò tra due dita una ciocca di capelli, spenti dalle giornate passate a letto, e prese a giocherellarci, senza mai smettere di guardare con quell’aria enigmatica la giovane donna. Kaori si morse le labbra, e poi, con sguardo birichino, alzò il viso, e si perse in quei bellissimi occhi scuri, in cui poteva vedere tutto, che solo lei capiva appieno. “Avevi detto che al massimo sarei potuta essere la tua sorellina…”
“Sugar, a volte sei davvero una sciocchina!” le scompigliò i capelli, e le diede un bacio sulla fronte; nulla di più casto, eppure, nel momento in cui le sue labbra si posarono sulla pelle di Kaori, lei fu percorsa da brividi, e le tornò alla mente, perfettamente, i loro altri due baci… il primo che le aveva dato in fronte, al tempo in cui Mary era entrata nelle loro vite, e quello, quasi vero, sulla nave. Ryo ridacchiò, nel vederla così emozionata, per così poco, e la guardò, chinando il capo di lato, sornione e sbruffone allo stesso tempo. “Ma se ti fai venire la febbre per un bacetto, cosa farai quando faremo l’amore e diverrai a tutti gli effetti la mia donna?”
“Ry… Ryo!” Kaori si imbarazzò, arrossendo ancora di più, senza tuttavia dimenticare quell’altro Ryo, il suo tocco, i suoi baci… guardò il suo socio, malandrina, e gli si avvicinò, così tanto che poteva vedere le pagliuzze dorate degli occhi di lui, poteva vedere il suo stesso riflesso. Timida nel suo essere donna, ma certa dei sentimenti di entrambi, si puntellò sui gomiti e protendendosi verso di lui; il viso della donna sfiorò quello di lui, e Kaori premette con delicata decisione le labbra contro quelle di lui, tenendo gli occhi aperti per saggiarne la risposta e la veridicità di quel momento.
Ryo non rispose al bacio, e lei si scostò, guardandolo un po’ timorosa, ma le mancò il fiato quando vide il sorriso non tanto sulla bocca, ma negli occhi di Ryo: non la stava rifiutando, anzi… voleva gustarsi quell’attimo, quel loro primo bacio. “Quando ci si bacia, bisogna chiudere gli occhi…”
Kaori sgranò gli occhi: Eriko, Miki, Falcon, lo stesso Ryo avevano provato a farle capire più e più volte che Ryo avesse compreso che era lei la misteriosa Cenerentola che aveva quasi baciato, ma  si era rifiutata di crederci. Eppure, Ryo stava usando le stesse identiche parole che aveva pronunciato quella fatidica serata, prima che, ormai passata la mezzanotte, avesse rinunciato a quel bacio.
“Ma… ma allora…” Le parole non le uscivano dalla bocca, ma tuttavia non c’era alcun bisogno che comunicassero a parole; occhi lucidi, le sue erano lacrime di felicità: in quel mondo dei sogni, aveva conosciuto il paradiso… e adesso, non aveva ritrovato l’inferno come temeva, ma una gioia immensa, così grande che Kaori temeva il cuore le sarebbe scoppiato nel petto.
“Se sapevo che eri tu la bella Cenerentola della città con cui avevo passato quella bellissima serata? Certo che lo avevo capito… cosa credi, uno sweeper ed un grande amante come me non potrebbe mai scambiare una donna per un'altra!” Esplose in una calorosa risata, prima di gettare una mano nei capelli corti di Kaori, saggiandone la morbidezza, la sensazione di velluto che gli scorreva tra le dita. Le si avvicinò nuovamente, sfiorando il naso di Kaori con il suo, occhi negli occhi, anima nell’anima, fuoco nel fuoco. “E adesso, Sugar, fatti baciare per bene….”
Col sorriso sulle labbra, serrando i pugni intorno alla stoffa della maglia di Ryo, fece cenno di sì col capo. Ryo premette la bocca contro quella di lei, approfondendo sempre di più la carezza fino a farla diventare un vero bacio. Spingevano, assaggiavano, mordicchiavano, fino a che Ryo non le abbassò il labbro inferiore con un tocco delicato dei denti, pretendendo spazio. Kaori gemette per la sorpresa, e lui ne approfittò per farsi spazio con la lingua nel piccolo varco aperto, e con sua grande sorpresa, e somma gioia, dopo un attimo di forse esitazione, forse sorpresa,  la punta della lingua di Kaori accarezzò la sua.
Gemente ed ansimante, felice e smanioso, Ryo gettò a terra la sedia, e raggiunse la sua compagna sul letto, sedendosi accanto a lei, attirandola contro il suo possente torace; le mani di lei andarono a scompigliargli i capelli, mentre quelle di lui vagavano per la schiena di Kaori, percorsa da mille e mille brividi di piacere.
Era un bacio perfetto, che sapeva di fusione di corpi e animi, di amore e di passione, di oggi, domani e per sempre.
Si staccarono l’una dall’altra, e Kaori si accoccolò contro il petto di Ryo, occhi chiusi, e stordita dagli eventi, il corpo dolorante, si lasciò cadere in un sonno profondo… quel sogno, quell’assaggio del loro futuro, le aveva fatta capire e vedere ed immaginare tante cose, ma c’era un mondo intero di possibilità da scoprire, cose che avrebbe vissuto con il tempo…
Il loro primo appuntamento, una riproduzione di ciò che avevano vissuto come Cenerentola ed il suo Principe Azzurro, ma stavolta ognuno interpretando i loro veri, rispettivi ruoli.
Imbiancare le pareti della camera di Ryo, mentre il letto di lui diveniva il loro, e si aggiungeva un comodino, il suo.
Ryo che le faceva scivolare, mentre erano seduti sotto ai ciliegi in fiore, l’anello di suo fratello all’anulare sinistro, senza che nessuno dei due avesse bisogno di dire alcunché.
E poi… e poi, ci sarebbe stata una vita intera di piccole cose, anni in cui Ryo si sarebbe chiesto se Kaori fosse una streghetta come quella di quel vecchio telefilm americano, e potesse prevedere il futuro… come quando aveva fatto il primo test di gravidanza, eppure lo aveva guardato negli occhi ancora prima di avere il risultato, assicurandogli che non solo era incinta, ma che sarebbe stato un maschietto, Satomi; e poi di nuovo, anni dopo, aveva fatto la stessa cosa, questa volta preannunciando la nascita però di una femminuccia. E anche il giorno del loro matrimonio… sembrava che Kaori sapesse tutto. Ogni cosa.
Ma a Ryo non importava. E nemmeno a lei: le sarebbe andato bene tutto, anche se le cose non fossero andate come in quel pazzo sogno, in quell’assaggio del loro futuro… le bastava avere la speranza che le cose potessero andare anche un decimo bene di come erano andate a finire, per lei sarebbero state comunque perfette.
   
 
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