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Autore: Clodie Swan    22/11/2021    4 recensioni
"Da molto tempo non affrontavamo un giorno doloroso come questo. Sapevamo che presto sarebbe arrivato. La parentesi felice di questi pochi anni non poteva durare per sempre. Non per noi. Siamo destinati a lottare, a compiere sacrifici, a soffrire pur di proteggere i nostri cari da ogni pericolo. Perfino da noi stessi. Perché noi non siamo persone normali. Siamo creature oscure e letali. Siamo dei vampiri."
Sono passati diversi anni dagli eventi di Breaking Dawn. I Cullen devono difendere il figlio di Renesmee e di Jacob Black dalle mire dei Volturi. La loro strada finirà per incrociarsi con quella di un giovane quanto affascinante cacciatore di vampiri.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Dillon quella notte non poté dormire. Non era soltanto il lungo riposo degli ultimi tre giorni a togliergli il sonno, ma una serie di pensieri, dubbi e domande che si susseguivano nella sua testa. Che cosa doveva fare? La decisione che aveva preso era di certo la migliore per Laura. Ma era quello che voleva? E dove sarebbe andato il giorno dopo? Doveva restare con i Cullen o andare via con lei? No quello non era possibile, non sarebbe riuscito a proteggerla a lungo da solo e non poteva portarla con sé. Laura doveva tornare a casa, ad una vita normale, serena come avrebbe dovuto essere. Si sarebbe dimenticata col tempo di quella brutta storia ed avrebbe avuto la felicità che meritava. Forse un giorno avrebbe trovato qualcuno con cui stare…il solo pensiero di Laura con un altro, per quanto fosse fugace, gli causò una reale fitta di dolore che gli bloccò il respiro. Fare la cosa giusta doveva essere così difficile?

Non poteva restare a letto a fare quei pensieri, si disse alzandosi di scatto e indossando i vestiti del giorno prima. O di qualche ora prima? Mentre si riabbottonava la camicia di flanella diede un’occhiata fuori dalla finestra. Era ancora notte ma le stelle stavano cominciando a spegnersi una ad una e la linea dell’orizzonte stava sbiadendo dal blu al turchino.

Avvolta in un piumino argentato, intenta a passeggiare nel giardino del castello, c’era Laura. Si era fermata a guardare in direzione del laghetto che sorgeva poco distante dal castello, reso visibile dai primi chiarori. Dillon non credeva di trovarla sveglia a quell’ora e provò un intenso desiderio di sapere a cosa stesse pensando. Non aveva intenzione di usare la telepatia con lei: sarebbe stato come spiarla e non lo avrebbe fatto. Poteva parlarle, chiederle come stava, e altre domande idiote, ma almeno avrebbe passato con lei un altro po’ di tempo prima che se ne andasse. Il resto della famiglia sicuramente non dormiva, e non aveva voglia di incrociare nessuno nei corridoi. Senza pensarci oltre Dillon aprì la finestra e saltò giù con grazia, atterrando morbido a pochi passi da lei. Per quanto fosse stato silenzioso, lei sembrò percepire il suo arrivo e si voltò guardandolo meravigliata ma senza alcuna paura. Dillon le sorrise.

“Non sei ancora stanca di laghi e di castelli? Castelli pieni di vampiri?”

Laura sorrise di rimando. “Almeno qui nessuno vuole ucciderci. Scusa se è poco...”

Dillon rise. “Già.” Percorsero alcuni passi insieme ed andarono a sedersi in cima alla scalinata che collegava il castello con l’ingresso.

“Non riuscivo a dormire.” riprese Laura. “Mi piace qui. Era tanto tempo che non stavo in mezzo alla natura. Non avrei mai pensato di vedere la Scozia.”

“Vedrai dei paesaggi incantevoli domani, in macchina. Farai un viaggio bellissimo.”

A quelle parole Laura sembrò rattristarsi.

“I tuoi staranno bene.” disse subito Dillon cercando di rassicurarla. “E anche tu, vedrai.”

“E tu, Dillon?” chiese lei guardandolo intensamente. “Tu starai bene?”

Dillon si strinse nelle spalle. “Certo.”

“Che cosa farai adesso? Tornerai a Londra? O andrai a stare con la tua famiglia?”

Il ragazzo si strinse nelle spalle. “Ancora non lo so.” Era tutto ancora molto difficile da metabolizzare. I Cullen gli erano simpatici e si fidava di loro, ma anche se in quei giorni aveva cominciato ad affezionarsi, restavano comunque degli estranei, per giunta vampiri. E lui cos’era invece?

“Pensi che ci rivedremo?” domandò Laura diretta. Dillon rimase spiazzato, non si aspettava che lei glielo chiedesse con tale naturalezza. E non aveva nemmeno pensato a come dirglielo.

“Credo che la cosa migliore per te sia starmi il più lontana possibile, dopo tutto quello che è successo.”

“Dimentichi di avermi salvato la vita.”

“Dimentichi che ti hanno rapito a causa mia e che io stesso potevo ucciderti.”

“Ma non è successo! Al contrario: mi hai restituito la vita. Guardami! Sono viva grazie a te.” Dillon fissò quel viso bellissimo, radioso, e quegli occhi verdi in cui avrebbe potuto perdersi.

“Io non ho nessun merito. Non potevo sapere di avere il potere di guarire quando ti ho morso. Saresti potuta morire.”

“Dillo, io stavo già morendo.”

“Ma in un modo umano e normale, non in un modo mostruoso e crudele...”

Laura lo guardò severamente, forse per la prima volta da quando la conosceva. “Normale? Credimi Dillon, non sai di cosa parli.” Fece una pausa e riprese fiato. “Tu non volevi nemmeno mordermi, ti ha obbligato Louis e poi quando ti sei trasformato, mi hai protetto. Non avevi nessuna ferocia verso di me, anzi avevi uno sguardo così umano, carico di...sentimento. Non eri un mostro. Te lo ricordi?”

Dillon rabbrividì ripensando a quel momento terribile in quella cella, alla furia cieca con cui aveva polverizzato i vampiri e la sua esultanza nel farlo. Ma ricordò anche quando Laura guardandolo senza paura, aveva capito chi fosse il lupo bianco e gli aveva donato una carezza piena di fiducia.

Si era sempre fidata di lui. O non capiva la situazione o la capiva meglio di quanto avrebbe mai fatto lui stesso.

“Essere quella creatura è stato...non so come spiegartelo. Mi sono sentito potente, senza controllo...e ripensarci mi fa paura. Ancora non sono abituato a questi poteri e non so più cosa sono. Non so nemmeno se sono ancora umano.”

“Lo sei, invece. L’importante è che non ti dimentichi delle persone che ti hanno amato e che ti amano.” Laura concluse la frase posando la sua mano sopra quella di lui. Quel contatto gli procurò una piacevole scossa elettrica lungo il braccio. Il suo cuore prese a battere più forte e quando incrociò lo sguardo con quello di lei la sentì trattenere il respiro. Laura distolse lo sguardo mordendosi un labbro come a trattenere un sorriso.

“A proposito...credo sia il momento di ridarti questo.” la ragazza si slacciò il cinturino dell’orologio che portava al polso e lo porse a Dillon.

“E´ incredibile che abbia resistito a...tutto.” osservò lei facendogli notare che funzionava ancora perfettamente.

Dillon sorrise rigirandosi tra le dita quell’oggetto così familiare. “Puoi tenerlo tu, se vuoi, come ricordo...” le propose timidamente.

“Ma te lo hanno regalato i tuoi genitori...è giusto che lo abbia tu.” protestò Laura in tono gentile. “Puoi darmi qualsiasi altra cosa come ricordo, anche se...non credo che potrei mai dimenticare...”

Dillon capì anche se la frase rimase in sospeso e sorridendole si sfilò uno degli anelli argentati che indossava e glielo mostrò sul palmo della propria mano. “Non è un granché...l’ho fatto io.”

Laura guardò l’anello affascinata e lasciò che lui glielo infilasse all’anulare destro.

“Forse è un po’ largo...” mormorò Dillon imbarazzato. “Puoi anche usarlo come ciondolo.” Laura sembrò sinceramente contenta del dono.

“E´ bellissimo.”

“Ecco..in realtà è un’arma.” spiegò Dillon nervosamente avvertendo il tocco delle loro mani che si sfioravano mentre le mostrava i dettagli dell’anello. “Se lo spingi dove c’è quest’incisione e lo lanci addosso ad un vampiro, prenderà fuoco.”

Si diede mentalmente dell’idiota per averle dato una cosa del genere, ma Laura non smise di sorridere.

“Potrebbe essermi utile la prossima volta che mi rapiscono.”

Dillon si rabbuiò di colpo e la guardò seriamente. “Laura, ascoltami bene. Non ci sarà una prossima volta. No lo permetterò per nessuna ragione al mondo. Ecco perché noi due non dovremo rivederci mai più.”

Il ragazzo fece una pausa cogliendo l’espressione stupita sul volto di lei.

“Finché siamo amici, sarai sempre in pericolo. I Volturi non smetteranno mai di cercarmi e non voglio che tu sia più coinvolta. Adesso è il momento migliore per far perdere le tue tracce, non possono sapere che tu sei guarita, probabilmente ti credono ancora malata, se non morta per via delle gravi condizioni con cui hai dovuto affrontare il rapimento e la fuga. Se te ne vai adesso il più lontano possibile e tagli i contatti con me, sarai al sicuro per sempre. Nessun vampiro ti verrà più a cercare. Me compreso.”

Laura rimase in silenzio tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.

“Sapere che sei in salvo, che puoi vivere la vita che volevi, non sai cosa significhi per me. Tutto quello che ho passato nella mia vita, nel mio ultimo anno da cacciatore, e nello scontro al castello...” Il ricordo del rapimento di Laura, i combattimenti, la pugnalata di Caius, il morso, lo fecero trasalire e interrompere per un attimo il suo discorso. “Vale la pena aver affrontato tutto questo solo per vederti qui, guarita completamente, con una vita davanti. Rifarei tutto.”

Laura si voltò con gli occhi verdi spalancati rivolti verso di lui. Dillon ebbe l’impressione di vederli lucidi. O forse era un riflesso della luce.

“Capisco.” disse finalmente la ragazza con un tono calmo e controllato.

Dillon si sorprese che lei capisse davvero.

“Già, anche se non è la scelta più facile...” ammise incurante se quelle parole potessero rivelare i suoi sentimenti.

Laura si abbracciò le ginocchia assorta nei suoi pensieri.

“Non la definirei difficile, piuttosto dolorosa. Le scelte giuste spesso lo sono.”

Dillon non poté che concordare.

“Abbiamo ricevuto anche tanto, però.” continuò lei. “Tu hai ritrovato la tua famiglia, io sono guarita dalla mia malattia. Non lo dobbiamo dimenticare.”

“Sì è vero, penso soltanto che forse avremmo potuto avere di più.” quando Dillon pronunciò queste parole le rivolse uno sguardo carico di significato.

Le sue parole portarono un’espressione di stupore e gioia sul viso di Laura. “Forse potremmo averlo, un giorno.” sussurrò lei speranzosa.

Dillon sentì che gli si stava spezzando il cuore. “Non te lo posso promettere.”

Laura sorrise, nonostante la delusione e gli prese la mano.

“Possiamo sempre sperare.” disse con dolcezza. Dillon si godette il tocco di quella mano delicata che sembrava così piccola dentro la sua dalle dita lunghe.

Laura ad un tratto alzò la testa affascinata in direzione del lago, mentre i primi raggi del sole tingevano d’oro il verde delle sue pupille.

“E´l’alba.” mormorò rivolta a lui. Ma Dillon non si girò per veder sorgere il sole: preferì vederlo riflesso nei suoi occhi.


 

La macchina arrivò troppo presto. Dillon assistette in disparte al giro di saluti che i suoi famigliari rivolsero a Laura prima della partenza. La ragazza non ebbe paura di stringere mani e abbracciare i vampiri. Renesmee e Jacob la trattennero qualche secondo in più, mormorandole parole di riconoscenza. Quando fu il suo turno scoprì di non essere affatto pronto, tanto meno rassegnato a vederla partire.

Il breve abbraccio che si scambiarono fu più sofferto di quanto avesse immaginato.

Non riuscì a godersi quell’ultimo contatto né la parole affettuose con cui gli disse di prendersi cura di sé. Era già tutto così formale e distante? E mentre la vide che si avviava verso la macchina sentì che presto sarebbe finito in pezzi. Forse lo era già da tempo e non sapeva cosa li avesse tenuti insieme.

Ma all’ultimo momento Laura si girò e dopo avergli dato un’occhiata disperata, corse freneticamente verso di lui e gli si gettò tra le braccia. Stavolta Dillon lo sentì. Quando la strinse forte contro di sé incurante degli sguardi degli altri, sentì un calore invadergli il petto e si sentì di nuovo completo, al sicuro, come se non avesse bisogno di nient’altro al mondo. Stavolta il corpo di lei si adattò perfettamente nel suo abbraccio come se fosse parte di lui e le affondò le dita tra i capelli nascondendole il viso contro il collo come se non dovesse lasciarla andare mai più.

Cosa che naturalmente non era possibile. “Resta.” pensò Dillon concedendosi un attimo di egoismo. “Resta con me.

Laura fu la prima sciogliere l’abbraccio. I loro nasi quasi si sfiorarono mentre gli prendeva il viso tra le mani e lo guardava diritto negli occhi. Dillon sentì girargli la testa per l’emozione.

“Ascolta”, sussurrò lei con voce commossa, “Mi devi promettere che non penserai a te stesso come un mostro. Per me non lo sarai mai! Mai.”

“Perchè è così importante?” chiese Dillon sorpreso.

“Perchè voglio che tu sia felice. Promettimelo, ti prego”.

Dillon si addolcì e le sorrise. “Va bene, te lo prometto. E anch’io voglio che tu sia felice. Me lo prometti?”

Laura ricambiò il sorriso con gli occhi lucidi. “Promesso” disse solenne.

Lo abbracciò di nuovo e quando si staccò da lui, gli tenne la mani sulle spalle per qualche secondo, guardandolo intensamente. Poi sollevò la testa verso di lui per lasciargli un tenero bacio sulla guancia, facendolo trasalire con il tocco delle sua labbra morbide. Alla fine Laura lo lasciò, dirigendosi verso la macchina che la stava ancora aspettando ma senza smettere di guardarlo. Dillon la seguì con lo sguardo con una strana emozione nel petto che sapeva di felicità e somigliava già alla nostalgia. Laura gli regalò un ultimo sorriso prima di chiudere lo sportello.

Dillon d'istinto chiuse gli occhi. Quando li riaprì, lei se ne era andata.


 

  
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