Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Scarlet Jaeger    22/11/2021    1 recensioni
“A volte, ciò che il destino unisce la vita divide. Però, quando la vita divide due persone, forse il destino potrebbe farle rincontrare”
[IwaOi]
Una delusione fa prendere a Tooru l'estrema decisione di volare dall'altra parte del mondo, per cercare di rifarsi una vita lontano dall'uomo che ama e che, purtroppo, non ricambia i suoi sentimenti. Ma quello stesso uomo, che ha passato con quell'irritante shittykawa ogni giorno della sua vita, non prende bene quella drastica decisione e solo sentendone la mancanza capisce quanto in realtà lui gli manchi, finendo così per capire di provare per lui qualcosa di più di una semplice amicizia.
Riusciranno entrambi a mettere da parte l'orgoglio ed incontrarsi di nuovo?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: in questo capitolo ci sono spoiler per chi non avesse letto il manga!
 
 
Capitolo 5
 
 
 
«Mi stai ascoltando Hajime?»
La voce rassegnata di Makki riportò Iwaizumi alla realtà dopo chissà quanti minuti trascorsi a non ascoltare minimamente ciò che gli stava dicendo, mentre Matsukawa lasciava scorrere lo sguardo preoccupato dall’uno all’altro mentre sorseggiava il suo drink.
Ricordava di aver acconsentito ad uscire con i due, ma la sua mente era stata distratta dal primo argomento della serata.
«Scusa, ero distratto», sospirò infatti l’ex asso dell’Aoba, spostando gli occhi verdi sui due ragazzi che gli erano seduti di fronte.
«Ho notato…», asserì il chiamato in causa, con l’ennesimo sospiro. «Ma capisco, insomma, l’argomento Oikawa è un tabù…»
«Già…quell’idiota…», sbruffò poi rassegnato, con lo sguardo burbero ad incrociare lo schermo spento del suo cellulare, abbandonato vicino al bicchiere.
Aveva rivisto i due poco tempo dopo essersi trasferito nella capitale, e loro sembravano sapere esattamente il motivo per il quale fosse solo. Parlarono del più e del meno, stando ben attenti a non menzionare il loro ex capitano, cosa che ad Hajime sembrò alquanto strana per due persone che li conoscevano come le loro tasche. In fondo erano sempre stati insieme, e figurarsi se una persona come Tooru non l’avesse seguito fino al supermercato, solo per avere la meravigliosa idea di infilare nel carrello le cose che voleva, per cui riuscì a comprendere il fatto che quei due dovevano sapere qualcosa che, a quanto pareva, a lui era stata preclusa. Per cui, senza tanti rigiri di parole, chiese loro di vuotare il sacco ed i suoi vecchi compagni di scuola, dopo essersi scambiati uno sguardo complice, decisero di organizzare quell’uscita, alla quale Iwaizumi stava presenziando senza particolare entusiasmo.
Era riuscito solo a capire che Tooru aveva deciso di trasferirsi in Argentina dal padre per due motivi:
  1. Allontanarsi da lui.
  2. Allenarsi nella stessa squadra di Josè Blanco, il suo beniamino fin dai tempi dell’infanzia.
Per cui era ovvio che quell’idiota avesse fatto coincidere quelle due cose, in fondo era sempre stato un abile calcolatore, ma ancora non gli era del tutto chiaro il motivo per il quale avesse voluto comunque tenergli nascosto il suo trasferimento.
Era vero, nell’ultimo periodo le cose tra loro non erano state tutte rosa e fiori, specialmente da quando il suo migliore amico gli si era dichiarato, eppure gli era sembrato sincero quando gli aveva promesso che le cose tra loro non sarebbero cambiate.
Ed invece…
Ma la cosa che lo faceva imbestialire più di tutte era il fatto che non avesse mai risposto ai suoi messaggi o alle sue chiamate. Aveva dovuto apprendere da Hanamaki e Matsukawa il fatto che, dopo circa un mese dal suo arrivo in terra Argentina, Oikawa avesse trovato una casa in cui stare ed una squadra in cui entrare, grazie all’influenza del padre, quel padre che in tutti quegli anni non se l’era mai calcolato -questo pensò Hajime-, e Tooru non aveva quasi mai parlato di suo padre, eppure non aveva esitato a contattarlo quando sarebbe stato certo che lo avrebbe potuto aiutare a raggiungere i suoi scopi.
Che ragazzo infido e calcolatore, pensò di nuovo, eppure non riusciva ad avercela totalmente con lui.
Era da un po’ che si stava addossando la colpa per la decisione che era finito per prendere Tooru, e si trovò molte volte a chiedersi come sarebbe stata la loro vita se lui avesse ricambiato i suoi sentimenti.
Eppure la sua vita era cambiata in ogni caso. Si era trasferito a Tokyo, aveva lasciato la sua fidanzata dei tempi delle superiori, ed era stata una decisione stranamente non sofferta, ed erano appena tre mesi che viveva la sua vita per inerzia. Frequentava le lezioni, studiava, andava agli allenamenti e lavorava il fine settimana per mantenersi. Però sentiva che gli mancava qualcosa, e quel qualcosa lo avevano nominato quella sera i suoi amici.
«Sta bene, Hajime», riprese parola Makki, «sta dedicando la sua vita alla pallavolo, come ha sempre fatto», fece spallucce con un piccolo sorrisetto, e per la prima volta in quella serata si concesse di sorridere anche lui.
In fondo Tooru Oikawa non sarebbe mai cambiato, ma nulla gli tolse dalla mente il fatto che, ancora una volta, il suo amico avesse usato la pallavolo per sfuggire ai suoi problemi.
«Vi ha detto anche perché sia fuggito dall’altra parte del mondo in modo così frettoloso e codardo?», prese invece parola Iwaizumi, trafiggendo entrambi con un’occhiataccia delle sue, cosa ce costrinse di nuovo i due a lanciarsi uno sguardo d’intesa.
«Non proprio, però avevamo visto che le cose tra voi sembravano essere un po’ tese prima del diploma, ma non ci siamo azzardati a chiedere nulla. Non ci ha detto nulla della sua partenza, lo abbiamo saputo solamente dopo che lo abbiamo chiamato, qualche giorno dopo il nostro arrivo in città. Volevamo invitarvi per una serata fuori, e sapendo quanto entrambi ci mettete per rispondere ai messaggi, abbiamo deciso di chiamare quello con più probabilità di risposta», fece spallucce Mattsun, che non si fece sfuggire l’espressione imbronciata del suo ex compagno. «Così è stato costretto a vuotare il sacco, ma quando gli abbiamo chiesto il perché di quella decisione ci ha detto solamente che era complicato, e non abbiamo insistito», dichiarò di nuovo ciò che aveva già detto all’arrivo in quel bar.
«Ѐ complicato», ripeté Hajime con un sonoro sbruffo, lasciandosi cadere con le spalle addossate alla poltroncina. «Ed è un’idiota, perché per quanto complicato avremmo potuto parlarne», continuò, più a sé stesso che agli altri, che in ogni caso ascoltarono quella mezza rivelazione con le orecchie tese.
«Puoi parlarcene? Magari possiamo aiutarti…», provò ad insistere Makki ed a quel punto Hajime non poté fare altro che vuotare il sacco. Decise di raccontare loro dalla dichiarazione del suo migliore amico, passando per la promessa fatta sul tetto della scuola il giorno del diploma, fino al giorno in cui perse definitivamente le sue tracce, e quando Iwaizumi concluse, i due di fronte a lui lo stavano guardando con un’espressione indecifrabile.
«Beh, in effetti è un po’ complicato…», sentenziò Hanamaki dopo qualche secondo di silenzio, in cui rifletté sulle parole dell’amico, prendendo un lungo sorso dal suo bicchiere già quasi vuoto.
«Molto…», grugnì Hajime, anch’egli portando alle labbra il suo bicchiere con fare agitato, così com’era ogni volta che provava ad introdurre l’argomento Oikawa. «In più quell’idiota non risponde ai miei messaggi o alle mie chiamate! Eravamo amici maledizione, e per me non è cambiato nulla. Anche se lui prova qualcosa per me, lui rimane comunque il mio migliore amico dannazione, è normale che mi manchi!», si lasciò andare in quell’esasperata confessione, cosa che costrinse i due amici a lanciarsi un’occhiatina rammaricata per la situazione in cui era finito.
«Sai Hajime, io un po’ lo capisco…insomma, mettere da parte l’orgoglio e dichiararsi pur sapendo che il vostro rapporto non sarebbe più stato lo stesso. Avere il coraggio di fare una cosa del genere è lodevole, e forse solo Tooru avrebbe potuto fare una cosa del genere, correndo il rischio di non essere ricambiato…quello che sto cercando di dirti è, ecco…», cercò le parole giuste con cui concludere il discorso, ma Hajime fu più veloce a trovarle.
«Che non lo biasimi per essere sparito?»
«Già, anche se, visto che ha avuto il coraggio di confessarti i suoi sentimenti, non capisco perché non l’abbia avuto per dirti che sarebbe andato via», rifletté il vecchio centrale dell’Aoba.
«Perché Hajime non l’avrebbe fatto partire facilmente, e perché è difficile per tutti salutare qualcuno…», sospirò infine Hanamaki, «per questo ha preferito agire vigliaccamente. Probabilmente non è neanche stata una scelta facile per lui. Insomma, decidere tra l’uomo di cui sei innamorato ed il proprio futuro…»
«Ha scelto la strada più facile…», grugnì Hajime, col bicchiere stretto tra le mani come se avesse voluto romperlo da un momento all’altro. «Vuole dedicare tutto sé stesso alla pallavolo, come ha sempre fatto, distogliendo così il cervello dai suoi problemi», sospirò infine, anche se non riuscì a limitare il sorrisetto che gli spuntò dalle labbra. In fondo era sempre stato orgoglioso di Tooru, anche se non glielo aveva mai detto. Solo lui avrebbe potuto prendere una decisione così avventata, sapendo le conseguenze che avrebbero influito sulle sue decisioni.
«Quindi che hai intenzione di fare?», provò a chiedere Makki, lanciando di nuovo un’occhiatina d’intesa all’altro ragazzo, che osservava la scena con apprensione.
«Nulla», rispose però Hajime, svuotando in un sol sorso il liquido dal bicchiere con una faccia decisamente sofferente. Non era abituato all’alcol, ma schiarirsi le idee in quel modo gli sembrava la scelta più logica da fare in quel momento, soprattutto per continuare a sostenere quella conversazione.
«Come nulla?! Insomma, non hai detto tu stesso che è sempre il tuo migliore amico?», protestò l’ex centrale, ma Iwaizumi riuscì solamente a fare spallucce con espressione stranamente passiva.
«A meno che non prenda il primo aereo per andarlo a ripescare in Argentina, dubito che posso fare qualcosa se lui non risponde ai miei messaggi…», protestò ancora, ma la sua espressione divenne quasi imperscrutabile dopo quelle parole, ed anche i due ammutolirono alla vista della consapevolezza che si faceva strada nei suoi occhi.
Tuttavia non disse null’altro, ed anche gli amici decisero di non infierire oltre, e l’argomento Oikawa crollò in quella maniera.
Ma di certo non sarebbe finita in quella maniera.
 
 
Tuttavia da quel giorno passarono ben 5 anni, 5 anni in cui Hajime cercò in tutti i modi di dedicare anima e corpo agli studi. In quegli anni aveva finalmente deciso quale sarebbe stata la sua strada, e cioè quella del preparatore atletico, e quindi finiti gli studi si stava apprestando a raggiungere l’America per iniziare degli stage formativi insieme ad un uomo competente, che gli era stato proposto dai suoi docenti.
Eppure, durante le vacanze estive, dopo la sua laurea, ebbe un incontro che cambiò un po’ le carte in tavola.
Si era ritrovato nella palestra di Sendai, trascinato da Makki ed Hanamaki per assistere alla partita della V-League, dove si sarebbero scontrate le squadre degli Schweiden Adlers ed i Black Jackals, le squadre in cui militavano rispettivamente kageyama ed Hinata.
Fu alla fine di quella partita che si ritrovò, non seppe nemmeno dirsi come, a cena con la squadra dei Black Jackals, insieme a Matsukawa ed Hanamaki, ma riuscì solamente a capire che erano amici con il libero della squadra, ma il perché lo fossero non gli interessava. In realtà non avrebbe nemmeno voluto stare in quel caos, visto che la metà della gente al tavolo era fin troppo alticcia per i suoi gusti, ma quando i suoi occhi incrociarono il sorriso smagliante della piccola ex esca del Karasuno le sue sopracciglia si aggrottarono per un attimo.
Sembrava così diverso da come lo aveva visto l’ultima volta, quando assistette alla finale della Karasuno contro la Shiratorizawa, circa cinque anni prima, e seppur fosse rimasto più basso di tutti i suoi coetanei e compagni di squadra, emanava un’aura diversa, più matura. I capelli rossicci erano tagliati più corti, nonostante lo stile sbarazzino che lo caratterizzava, gli occhi erano sempre gioviali ed attenti, mentre il corpo era più muscoloso ed abbronzato, indice di una persona che aveva passato gli ultimi due anni ad allenarsi sotto il sole cocente del Brasile. Quello Hajime lo apprese durante quella serata, eppure quegli occhi così attenti sembravano volerlo mettere in soggezione e si chiese per quale motivo quel ragazzino lo inquietasse tanto.
Il perché fu svelato quando, circa verso la fine di quella serata, Hinata Shoyo gli si sedette accanto, nel posto lasciato momentaneamente vuoto da Hanamaki, con quel suo sorriso contagioso che continuava a lasciarlo interdetto.
«Ciao!», lo salutò gioviale, «tu sei Iwaizumi vero? L’ex asso dell’Aoba!», sorrise, aspettando l’assenzo dal suo interlocutore, che gli dette accennando un movimento affermativo con il capo e con le sopracciglia ancora aggrottate in un’espressione confusa, ma in fondo non era mai riuscito a capire cosa passasse nella testa di quel nanerottolo…
«Mi sembravi tu infatti, anche se non mi aspettavo di vederti qui!», ridacchiò, cosa che costrinse il povero Hajime ad alzare gli occhi al cielo.
“Nemmeno io mi aspettavo di essere qui…”, pensò, ma si astenne dal dirlo. Non aveva voglia di intraprendere una conversazione proprio con l’ex numero dieci del Karasuno. Non che il chibi-chan gli avesse fatto qualcosa di male, ma non aveva voglia di interazioni sociali a prescindere. Era molto che non si ritrovava coinvolto in una cena con così tante persone, troppe per i suoi gusti, perché di solito la massima interazione era uscire per un aperitivo con Hanamaki e Matsukawa, oppure in qualche pranzo/studio con i suoi compagni di corso.
«Sai, in Brasile ho incontrato Oikawa», riprese poi parola il mandarino e per un attimo gli si mozzò il respiro in gola ed il cuore iniziò a battergli più forte del previsto.
Erano anni oramai che chi lo conosceva cercava di non iniziare una qualsiasi conversazione su Tooru Oikawa, e lui stesso aveva cercato in tutti i modi di toglierselo dalla testa, rinunciando a mandargli messaggi o mail, alla quale lui non aveva mai risposto, o a non aprire i suoi profili social, per cui non si era nemmeno accorto del selfie in cui lo aveva taggato Hinata circa qualche mese dopo il suo arrivo a Rio.
Ed erano passati giorni, mesi, anni, ed in quel momento Shoyo gli stava spiattellando davanti una realtà che non voleva assolutamente conoscere. Tuttavia non riuscì in un primo momento a rispondere al ragazzo, provando a dire che non gli interessava di cosa stesse facendo Oikawa della sua vita, anche perché, dentro di sé, sapeva che era il contrario.
«Ah sì?», decise di dire in modo vago, spostando leggermente lo sguardo verso il resto della tavolata, ma Hinata si aprì di nuovo in una delle sue risate spensierate.
«Sì, il Grande Re è fantastico! Mi ha offerto una cena ed ha fatto coppia con me per un torneo di Beach Volley, nel quale non era abituato. Pensava fosse semplice giocare sulla sabbia, come lo pensavo io all’inizio, ma si è dovuto ricredere. Però è stato fantastico ad abituarsi subito, sia alla sabbia che agli agenti atmosferici. Schiacciare le alzate di Oikawa è stato fantastico, adesso capisco perché Kageyama ne è sempre stato un po’ geloso», ridacchiò, «ma questo non glielo dire!», scoppiò di nuovo nell’ennesima risata divertita, complice anche l’alcool assunto durante tutta la serata, ma in ogni caso Hinata sembrava più cosciente del resto della sua squadra. Solo Sakusa sembrava quello più sobrio di tutti, ed era l’unico ancora seduto composto sulla sua sedia…
«Capisco», si limitò a rispondere Hajime, impossibilitato a dire altro. In ogni caso non sapeva davvero cosa dire, né avrebbe voluto continuare con il piccoletto quella conversazione, ma il piccolo pel di carota era di tutt’altro avviso.
«Da quant’è che non vi vedete?», chiese infatti, con aria stranamente innocente, e forse quella sua espressione leggermente spaesata lo costrinse a non alzarsi dalla sedia per fuggire da quella conversazione.
«Un po’», rispose vago, spostando subito lo sguardo dagli occhi indagatori dell’opposto dei Black Jackals, che sembrava davvero intenzionato a saperne di più.
«Perché? Non vi sentite regolarmente? Non eravate amici?», insistette, con quella sua maledetta aria innocente che rese Hajime un fascio di nervi.
«Eravamo…», sospirò infine, pensando che dire almeno una verità l’avrebbe aiutato a svignarsela dalle grinfie del piccoletto.
«Capisco…Beh, abbiamo un po’ parlato nei pochi giorni che abbiamo passato insieme, ma non mi ha parlato molto di te, eppure è strano visto che eravate insieme dalle elementari», si portò una mano al mento con fare pensoso e di nuovo quelle parole sortirono in Hajime un senso d’inquietudine che fu difficile da sopperire. Eppure il piccoletto aveva ragione. Come poteva rinunciare al loro rapporto così? Avevano passato una vita insieme, come potevano buttare così al vento anni di promesse?
«Beh, sono successe alcune cose», si decise a dire l’ex asso dell’Aoba, senza sbilanciarsi a dire altro, ma quello sembrò bastare al piccolo opposto affamato di notizie.
«Mi dispiace, spero possiate risolvere, alla fine la lontananza non è un dramma, no? Insomma, anche io sono stato dall’altra parte del mondo per ben due anni, eppure non ho rinunciato alle mie amicizie o ai miei rapporti…», cercò di dire l’ex centrale, portando di nuovo due dita al mento con fare pensoso, e forse pensava davvero di essere d’aiuto al vecchio rivale, ma quelle parole inquietarono di nuovo Hajime. In fondo quello che stava dicendo era vero, perché, nonostante l’amicizia, era sicuro che se Tooru gli avesse detto in tempo del suo trasferimento, lo avrebbe spronato lui stesso ad andare, perché sapeva quanto ancora l’amico avesse avuto da dare alla pallavolo, e sapeva quanto essa contava nella vita dell’amico, anche se quello voleva dire allontanarsi da lui, ma come diceva Hinata, c’erano molti modi per rimanere in contatto.
Allora perché Tooru aveva rinunciato ad usarli?
«Cosa fa laggiù?», chiese poi di riflesso, quasi senza connettere il cervello prima di pronunciare quelle parole, ma in fondo era davvero curioso di saperlo. Non si erano visti e sentiti per cinque lunghissimi anni, e se anche i suoi amici fossero stati a conoscenza dei fatti, nessuno di loro, per evitare di metterlo di malumore, gliene aveva mai parlato.
Si chiese se fosse riuscito a coronare il suo sogno di giocare con José Blanco, o di entrare come titolare in una squadra forte, o se fosse riuscito a raggiungere l’eccellenza che aveva sempre ricercato. Quella sua costante voglia di rivaleggiare con Kageyama lo aveva portato sempre sull’orlo del precipizio, ma era sempre stato lui, anche se con modi cavernicoli, a farlo riprendere, spesso urlandogli contro, per cui si chiese come avesse affrontato da solo una realtà a lui sconosciuta. Come si fosse trovato in un paese tanto diverso dal suo, non conoscendo né la lingua né i suoi abitanti.
«Oh, gioca in una squadra Argentina molto forte, quando l’ho visto erano in trasferta a Rio per il campionato. Ho visto alcune partite, il Grande Re è fantastico!», sorrise infine Hinata.
«A…a parte la pallavolo?», provò poi a chiedere al piccoletto, spostando leggermente lo sguardo imbarazzato, ma Hinata sembrò non farci caso e, anzi, apprezzò quella curiosità in Iwaizumi.
«Non so molto, so che vive da solo e che nei momenti liberi allena una squadra di principianti insieme ad un amico della famiglia di suo padre, me lo ha detto lui quella volta a cena. Ѐ incredibile come riesca ad organizzare al meglio la sua vita!», disse poi il vecchio numero 10 del Karasuno, instaurando in Hajime ancora più dubbi. «Sai, dovresti andare a trovarlo, credo gli faccia piacere vedere una faccia conosciuta. Insomma, a me avrebbe fatto piacere se qualcuno dei miei amici fosse venuto a trovarmi…i primi periodi sono statati i più difficili, mi mancava la mia vita e mi mancavano i miei amici. Sono passati cinque anni, è vero, ed oramai si sarà ambientato, però penso che gli farebbe piacere a prescindere», concluse con un sorriso, che scaldò un po’ il cuore del burbero Iwaizumi, che rimase a guardarlo con gli occhi sgranati e la bocca aperta mente Miya Atsumu lo stava chiamando a gran voce.
«Arrivo!», finì per gridare a sua volta Shoyo, e riportando poi l’attenzione su Hajime prelevò un tovagliolo intonso dal tavolo e fregò la penna ad uno dei suoi compagni, che stava spiegando qualcosa d’importante ad Hanamaki.
«Ve la rendo subito!», comunicò Hinata, scrivendo minuziosamente su quel pezzo di carta qualcosa che Hajime non seppe in un primo momento decifrare.
«Questo è il suo indirizzo e la città in cui abita, me lo dette qualche tempo fa, ma non sono mai riuscito ad andarlo a trovare in Argentina, ero molto occupato tra lavoro ed allenamenti, per cui, se ti può far comodo…», disse, facendogli un occhiolino prima di voltarsi a rendere la penna al suo compagno di squadra, mentre Iwaizumi rimase a guardare quel tovagliolo scritto grossolanamente con gli occhi sgranati.
Forse non era tutto perduto…
Fine capitolo 5
 
 
 
 
°°°°°°°°°°°°°°
 
 
 
Colei che scrive:
Colei che si ricorda dopo secoli di aggiornare le long xD sì, ce l’ho fatta dopo mesi, ma purtroppo quest’ultimo periodo non è stato dei migliori T.T però mi sono detta che questa storia merita di andare avanti, almeno per me, e spero per qualcun altro.
Spero che, a parte i vari errori che sicuramente mi sono sfuggiti >.<, vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate <3
Alla prossima!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Scarlet Jaeger