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Autore: Lady I H V E Byron    23/11/2021    1 recensioni
"Shredder, Stockman, Hun, i Dragoni Purpurei, gli Utron, i Triceraton, Savanti Romero, Karai, Bishop, Sh'Okanabo, Viral, Khan… tutti nomi che ormai appartenevano al passato."
Sono passati quattro anni dalla battaglia finale contro lo Shredder virtuale, ma non è ancora finita, per le Tartarughe Ninja. Presto si troveranno coinvolti in una nuova avventura, che riguarderà una coppa di fattura umile, Cavalieri Templari, Dimensioni Mistiche, visioni di un passato lontano, un nuovo nemico e un nuovo alleato.
Quale destino attende le Tartarughe Ninja?
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Note dell'autrice: questo è uno dei capitoli più importanti di tutta la storia. Non dimenticatevi di chi presento!

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  Il cielo di New York era stranamente sereno, quella notte.
Gli edifici erano tutti illuminati.
Su uno dei grattacieli, lontano da quelle luci, c'era una figura alta, molto alta.
Un lungo mantello ondeggiava alle sue spalle, rivelando le gambe e poco del suo torace.
Un ampio cappuccio gettava ombra sul volto, nascosto da una maschera di ferro, raffigurante un volto umano.
C'erano solo dei fori per gli occhi, il naso e una fessura minuscola tra le due labbra carnose.
Dietro i fori per gli occhi, due croci templari brillavano di rosso.
-Loro sono qui...-
La sua voce era molto profonda, pur essendo quella di un ragazzo.
-E anche lui...-
Stava guardando in basso, verso le strade di New York.
-Non ho molto tempo. Devo trovarlo.-
Aprì le braccia a croce e cadde nel vuoto.
La sua figura era come un razzo.
Il mantello si muoveva velocemente alle sue spalle.
La maschera di ferro proteggeva il suo volto dall'aria.
Di fronte a sé era apparsa una croce templare azzurra, eterea..
La attraversò, senza proseguire la caduta.
Era sparito.
La croce comparve di nuovo, in un punto leggermente lontano dalla sua posizione precedente; anche la figura ricomparve. Anziché andare in basso, si levò in alto, nella stessa velocità con cui stava precipitando.
Attraversò un'altra croce, per ricomparire da un'altra, che lo portò in avanti, verso un altro edificio.

 

L'ultima cosa che Leonardo ricordava, era essere nel suo rifugio.
Tuttavia, l'ambientazione intorno a lui non assomigliava affatto a New York.
Stava seguendo un uomo vestito di bianco, con una croce rossa al petto. Non riuscì a vederne il volto.
Stavano entrambi guardando in basso, da un promontorio. Era come se avessero gettato qualcosa, insieme.
-Etienne-sama…- disse Leonardo, inconsapevolmente; non era lui ad aver parlato; le parole stavano uscendo dalla sua bocca contro la sua volontà; e non era neppure la sua voce –Abbiamo fatto la scelta giusta, vero?-
Non aveva mai conosciuto nessuno con il nome di Etienne. Allora perché avvertiva la sensazione di conoscerlo?
-Lo hai detto tu, Yuko.- rispose l’uomo –È l’unico modo. Solo così il Graal sarà salvo, lontano da mani malvagie!-
“Yuko?” pensò Leonardo “Non mi chiamo così! Dove sono? Come ho fatto a trovarmi qui?!”
Non poteva nemmeno muoversi di sua volontà, per vedersi almeno le mani, sapere se era umano o tartaruga.
Un altro elemento, però, lo sconvolse di più: l'uomo aveva citato il Graal.
Perché stavano parlando del Graal?
Cosa aveva a che vedere con quelle due persone?
L’uomo, ad un certo punto, indicò dietro “Leonardo”.
-ARRIVANO!-
Leonardo si svegliò di soprassalto. Non aveva mai avuto un sogno simile.
Sentiva di conoscere quell’uomo, il luogo in cui era, ma non sapeva come. Come se quelle immagini fossero parte di un ricordo, non di un semplice sogno.
Un ricordo che non gli apparteneva, però.
-Etienne…? Yuko…?- mormorò, confuso. Quei nomi… erano così familiari…
Ma perché stavano parlando del Graal? Era solo un sogno o un ricordo? Non poteva essere un ricordo. Non suo, almeno. E l’uomo a cui stava parlando… era lo stesso uomo che aveva visto nel suo sogno di notti prima. Il mantello era uguale, bianco con una croce templare sopra. Come la casacca di Elisabetta.
Dunque, quell’uomo era un templare. Parlava con uno strano accento, sembrava francese, ma non era proprio francese.
E lui… non era proprio lui. La sua voce era quella di un ragazzo molto giovane, dall’accento giapponese.
Riconobbe, in essa, la voce che sentiva nei suoi sogni, l’ombra che Leonardo seguiva, che gli diceva di non aver paura.
Cosa significava quel sogno?
I passi di Michelangelo erano molto pesanti, per fortuna.
Leonardo non fu colto di sorpresa, quando lo vide irrompere di corsa nella sua camera.
Ma lo avevano comunque distolto bruscamente dai suoi pensieri.
-Ehi, Leo!- urlò, euforico -Vieni a vedere chi non è andato a dormire, stanotte!-
Ancora un po' stordito dal sonno, Leonardo ci mise più tempo del solito a mettersi la benda ed i rinforzi sulle braccia e sulle gambe.
Seguì il fratello fino alla sala.
Anche Donatello era sveglio e lì presente.
-Ehi, che succede? Cos'è questo baccano?-
Anche Splinter era sveglio, e si era unito ai figli.
-Pare che QUALCUNO abbia deciso di fare l'ennesima gara per vedere chi è il migliore...-
Sul tatami, infatti, Raffaello ed Elisabetta erano seduti uno di fronte all'altra, con le gambe accavallate.
Avevano le braccia protese in avanti, reggendo, sui entrambi i propri palmi, Raffaello uno dei suoi sai, Elisabetta uno dei suoi coltelli.
Le gare tra Raffaello ed Elisabetta erano quasi tutte basate sulla resistenza, su chi riuscisse, per esempio, a fare più pull-ups o aumentare i pesi sul bilanciere di Raffaello; a volte, quando guardavano il wrestling insieme, si lasciavano trasportare dall'entusiasmo e provavano a replicare quelle mosse tra di loro.
Raffaello non avrebbe mai pensato di condividere degli interessi con una donna.
-Da quanto sono lì?- domandò Splinter.
-Beh...- Michelangelo si mise in posa riflessiva -Considerando che io sono stato l'ultimo ad andare a nanna e l'ora che è adesso... direi quasi cinque ore.-
Per Raffaello, cinque ore in quella posizione non erano nulla in confronto a quello che Splinter faceva fare a tutti loro all'Hashi, quando erano in punizione.
Infatti, guardava la sua avversaria con aria quasi derisoria.
-Il suo braccio sta cedendo.- notò, infatti.
Gli avambracci di Elisabetta, infatti, stavano iniziando a tremare; nulla di simile era previsto nell'addestramento templare.
Le sue labbra, però, si stavano muovendo, pronunciando parole mute, e il suo sguardo osservava il vuoto. Recitare il rosario la distraeva dallo sforzo.
Leonardo incrociò le braccia, serio.
-Adesso basta, ragazzi, state esagerando.- rimproverò -Posate quelle armi e fatela finita.-
Ma Raffaello ed Elisabetta non sembrarono prestare ascolto alle sue parole. Erano determinati a restare in quella posizione per tutto il giorno.
-Cos'è, Eli? Ti arrendi?-
Raffaello aveva deciso di fare pressione psicologica, sulla sua avversaria, per costringerla a cedere.
Lei, distolta dalla sua “trance”, riprese ad osservarlo negli occhi verdi, sorridendo in modo strano.
Conosceva bene quel metodo: vi era stata sottoposta più volte, da Lazzaro o da Faust.
Le provocazioni di Raffaello erano parole di incoraggiamento, al loro confronto.
-Io no.- rispose -Ti arrendi tu.-
Michelangelo alternava gli sguardi tra il fratello e la templare, sorridendo, mentre si le mani.
Poi prese uno dei suoi nunchaku.
-E... prova microfono! Prova microfono!- vi parlò, proprio come se fosse un microfono -Signore e signori! Ecco a voi una genuina sfida di resistenza! Vi presento la sfidante! Occhio a non farla arrabbiare o distrugge la città con una mano! La valorosa Elisabetta, anche detta Flagello! E il nostro campione, 120 chili di purissima materia verde! Raffaello! Il record di questa sfida sono 11 ore! Chi dei due contendenti riuscirà a battere il record? Piazzate le scommesse, cari spettatori! Si accettano scommesse!-
Elisabetta, per poco, non scoppiò a ridere dalla presentazione di Michelangelo, rischiando di far cadere uno dei suoi coltelli.
Leonardo e Donatello, invece, una risata se la fecero sfuggire. Splinter sospirò, mettendosi una zampa sul volto.
La sfida, però, non ebbe la fine sperata: Michelangelo sentì la suoneria del suo Tarta-cellulare. Dovette prenderlo e rispondere.
-Sì?- il suo volto si illuminò -Ehi! Da quanto tempo! Come va?-
Improvvisamente, la sua espressione, da entusiasta divenne preoccupata.
-Cosa?! Sul serio?! E quando?! Oh, sì, arriviamo subito!-
Attaccò.
La sua espressione fece allarmare i fratelli ed anche Splinter.
-Qualcosa non va, figliolo?-
Chi era al telefono?- domandò Donatello.
-Era Silver Sentry!- rispose Michelangelo.
Non sembrava preoccupato; pareva, piuttosto, incredulo.
-Qualcuno ha steso la Justice Force!-
Quella notizia fece sorprendere persino Raffaello. Perdette la concentrazione e lasciò cadere il pugnale sai.
Elisabetta, però, aveva ceduto prima di lui, precisamente dalla telefonata.
Entrambi, in realtà, avevano perduto l'interesse per la competizione non appena notarono il cambiamento di espressione di Michelangelo.
-Non è possibile!- esclamò Leonardo, incredulo quanto il fratello -Nessuno può tenere testa alla Justice Force! Tranne, forse, i Triceraton, ma loro erano un intero esercito!-
-Chi sono la Justice Force?- domandò Elisabetta, alzandosi.
-Dei nostri amici. Sono... come dire? Supereroi.-
-Forte! Uno dei miei ex-confratelli è appassionato di supereroi. Forse li avrà già conosciuti.-
-Se vuoi, puoi venire con noi e conoscerli di persona.-
-Già, io gli ho già parlato di te. E loro sono curiosi di conoscerti.- aggiunse Michelangelo; aveva ripreso il suo tono allegro, ma era ancora visibile la sua preoccupazione.
-Vorrei tanto, ragazzi, ma ho promesso ad April che le avrei fatto la spesa, oggi. E non voglio che mi aspettiate, mentre i vostri amici hanno bisogno di loro.-
Si grattò la testa, scuotendo la zona chiara dei suoi capelli.
-State attenti, figlioli.- raccomandò Splinter -Se qualcuno è stato in grado di tenere testa alla Justice Force, allora è un avversario da non sottovalutare.-
-Staremo attenti, sensei.- assicurò Leonardo, salutandolo con un inchino.
-E tu non ti adagiare sugli allori, signora cavaliere.- Raffaello puntò il dito contro Elisabetta, a mo' di sfida -La nostra gara è solo rimandata.-
-Tanto so di batterti, Raffaello Sanzio.-

 

Il Tarta-Corazzato non ci mise molto a raggiungere la sede della Justice Force.
Il piazzale era vuoto.
Tuttavia, sul pavimento, c'erano dei segni strani. Dei solchi profondi. O delle impronte di stivali che avevano fatto incrinare il cemento.
Persino sull'edificio erano presenti delle crepe, specie nella zona del piano terra, quasi vicina al primo.
Ed un altro solco: aveva esattamente la forma di Silver Sentry.
Le Tartarughe si allarmarono: Silver Sentry era il supereroe più forte di tutta la Justice Force
Nessuno poteva tenere testa alla sua forza ed alle altre abilità che possedeva.
Erano sempre più curiosi su questo misterioso assalitore.
Michelangelo era sceso dal Tarta-Corazzato con indosso la sua tenuta da Turtle Titan.
E vedere quello spettacolo lo fece più infuriare che preoccupare.
-Allora?! Chi ha preso a calci i miei amici?!- urlò, pronto all'azione.
Raffaello gli diede uno scappellotto dietro la nuca.
-Idiota. Lo vedi che non c'è nessuno?- gli fece notare.
-E tu vorresti davvero farti trovare, dopo aver assalito, quasi sconfitto i supereroi più forti del mondo?- aggiunse Donatello, con aria di sufficienza.
Leonardo non disse nulla: stava continuando a fissare i segni sul pavimento.
Poi, la porta sì aprì.
-Ragazzi...!-
-Sentry!-
Stava quasi zoppicando: il torace era bendato, e la sua mano continuava a premere sulle costole.
Era impossibile vedere Sentry ferito: era invulnerabile.
Questo aumentò ulteriormente la curiosità delle Tartarughe. Ma anche la preoccupazione: se aveva ferito Silver Sentry, questo assalitore doveva essere davvero potente.
Michelangelo fu il primo a correre verso il supereroe.
-Mondo Pizza!- esclamò, dopo un urlo terrorizzato -Ti hanno ridotto davvero male! Chi è stato?! CHI È STATO?!-
-Calmati, Mick!- lo invitò Donatello, avvicinandosi a lui insieme ai fratelli.
Silver Sentry sospirò.
-Sono davvero contento di vedervi.- disse -Venite, è meglio spiegarvi tutto con gli altri.-
Stanno bene?-
Raggiunsero l'ascensore. Ma non andarono all'ultimo piano.
Sentry, a causa dei suoi poteri, aveva riportato meno danni: gli altri, invece, non erano stati altrettanto fortunati. Erano tutti in infermeria.
Metalhead, Ananda, Chrysalis, Tsunami, Raptarr, Nessuno, persino Nanotech.
Lui, essendo fatto di materia nano, era persino più invulnerabile di Sentry. Ma era anche lui in infermeria.
Sembrava terrorizzato, da come si abbracciava le gambe.
-Alcuni hanno solo riportato ferite marginali, altri hanno riportato frattura delle ossa o delle gambe o delle braccia, ma comunque ferite da cui tutti possiamo guarire..- spiegò, appena entrato in infermeria -A quanto pare, non ci voleva morti.-
Faceva uno strano effetto, vedere la Justice Force in quello stato. Michelangelo sperò di non sentire i notiziari parlare del fallimento dei supereroi contro una persona sola.
Era impossibile perdere contro una persona. Per supereroi come la Justice Force.
Una notizia simile avrebbe fatto precipitare la loro reputazione.
-Non ci voleva morti?! NON CI VOLEVA MORTI?!- protestò Ananda.
La sua testa era fasciata.
QUEL... DEMONIO! HA DISTRUTTO I MIEI ADORATI CUPOLOIDI, DANNEGGIATO LA MIA CUPOLA! E HA SPAVENTATO PERSINO IL POVERO NANO!-
Nanotech, infatti, non aveva bende. Ma qualcosa doveva pur subito, per essere così spaventato.
-Nano... ha... paura... di... uomo... mascherato...-
-Un uomo mascherato?- domandò Donatello, cupo in volto.
-Adesso vi racconto dal principio...- disse Sentry.

 

Doveva essere una missione di ricognizione come altre.
La Justice Force aveva notato dei movimenti anomali, nel mondo del crimine, dall'apparizione dei Templari.
Non c'erano più aggressioni o furti, non come prima.
Ma questo era ancora più sospetto. Era come se New York fosse tornata sotto il comando di Shredder.
Tuttavia, finché i Templari non avessero iniziato a muovere contro la città, la Justice Force aveva le mani legate. Dall'esterno, non sembravano una minaccia. E anche se ci fosse stato il sospetto di un complotto a livello mondiale, senza prove non potevano comunque agire.
Ma avevano notato, comunque, qualcuno che seguiva i movimenti delle bande criminali.
Portava un cappuccio ed un mantello lungo, che nascondeva il volto e persino il suo fisico.
Attaccava soprattutto i convogli, raramente le bande intente in una rapina o in uno scasso.
Li aggrediva, sia con le sue mani, sia con strani poteri, come se volesse far loro dire qualcosa, come un interrogatorio.
Questo suo comportamento aveva spinto la Justice Force ad intervenire.
Non potevano più guardare e basta.
E quella sera era stata la sera in cui si erano finalmente confrontati.
Sentry si era insospettito, quando notò che l'incappucciato si stava dirigendo proprio verso la sede della Justice Force. Non sapeva perché, ma ebbe l'impressione che non fosse stata una coincidenza.
In un istante, i supereroi lo avevano accerchiato.
Lui non si mosse.
Finalmente, ebbero modo di vedere il suo volto. Era dietro una maschera di ferro, con fattezze umane. E dei fori per gli occhi e tre piccoli per naso e bocca.
-Le tue intenzioni potrebbero essere buone, ma il tuo metodo non lo è.- disse Sentry, serio -L'altra notte ti ho visto sterminare un'intera banda. Non hai il diritto di decidere le sorti di persone, che siano buone o malvagie.-
-Erano al soldo dei Templari. Non dovete fidarvi di loro.-
La voce proveniente dalla maschera era grave, profonda. Quasi un sibilo.
Nulla che facesse intimorire la Justice Force. Anzi, erano già pronti a sfoderare le proprie armi.
-Fidarsi o meno, non hai il diritto di dettare legge.- riprese Sentry -Ora tu verrai con noi.-
Metal Head iniziò ad allungare i propri capelli, mentre Ananda stava ordinando ai suoi cupoloidi di avanzare verso l'individuo misterioso. Anche gli altri si tennero in guardia.
-Siete solo delle pedine...- sibilò questi, di nuovo.
Otto contro uno.
L'incappucciato non sembrava curarsi dei numeri.

 

-E vi ha stesi uno per uno?- domandò Raffaello, sorpreso dal racconto di Sentry.
-LO AVESSE FATTO, ALMENO, IN MODO NORMALE!- esclamò Ananda, sempre più furiosa.
Michelangelo impallidì, un po' dal tono, un po' dalla frase.
-Che... che... che vuoi dire “normale”?-
-Una cosa mai vista prima...- aggiunse Nessuno, sedendosi sul bordo del proprio letto.
Lui era tra quelli che aveva riportato più ferite, tra cui il gesso ad una gamba; si era persino tolto la maschera, per farsi mettere le bende.
-Chiunque, o qualunque cosa fosse, non era un normale essere umano. Dalle sue maniche lanciava delle armi, soprattutto quelle per incontri ravvicinati, come spade o pugnali, ma anche catene. Abbiamo provato ad attaccarlo insieme, e lui spariva nel nulla, per poi apparire alle nostre spalle. O si proteggeva dalle onde di Chrysalis con una barriera a forma di croce. Oppure ci attaccava con una specie di croce eterea, che partiva dall'anello che indossava.-
Una croce eterea che partiva da un anello. Proprio come, a volte, combatteva Elisabetta. O come lei e l'altro Templare, Federico, avevano sconfitto il demone dell'accidia.
L'incappucciato, allora, doveva essere un Templare. Anche se non membro dell'ordine, basandosi su quello che aveva raccontato Sentry.
-Ha messo persino fuori uso tutti i cupoloidi di Ananda con una scossa elettrica. Nanotech ha cercato di immobilizzarlo, ma ha folgorato persino lui. E quello è il risultato.-
Ecco perché Nanotech era terrorizzato.
-E questo non è niente, rispetto al resto che ha fatto.-
Se il risultato era l'intera Justice Force in infermeria, non era un avversario da prendere sottogamba. Nemmeno Shredder avrebbe potuto tenere loro testa.
Principalmente perché non aveva poteri.
-Scusate, allora, per la domanda...- commentò Donatello, avanzando di un passo -Ma se nemmeno voi siete riuscito a sconfiggerlo, come pensate che possiamo farlo noi?-
-Ehi! Guarda che quel bellimbusto si è dimenticato del pezzo forte della Justice Force, ovvero me, Turtle Titan!-
-È stato lui a dirmelo.- tagliò corto Sentry, sedendosi a fatica sul letto vuoto dell'infermeria.
Michelangelo abbassò le braccia, scomponendo la sua posizione di supereroe.
Quella rivelazione insospettì tutte e quattro le Tartarughe.
-Gli altri erano ormai atterrati. Io sono stato quello più resistente ai suoi attacchi. Ma non voleva finirmi. Mi ha preso per il costume e mi ha sussurrato all'orecchio: “Fai in modo che i tuoi amici Tartarughe lo sappiano. Portali da me.”. E poi è svanito. Mi dispiace, ragazzi.-
Le quattro Tartarughe si guardarono tra loro, sospetti ed anche allarmati.
Non era la prima volta che affrontavano un nemico fuori dagli schemi, ma ogni volta ne rimanevano basiti.
-Beh, ragazzi miei, non so voi, ma ho l'impressione che non sarà una passeggiata...-
-Quando mai lo è stata, Don?- fece notare Raffaello.
-Se questo qua ce l'ha con i Templari, forse dovremo avvertire Eli.- propose Michelangelo.
-Non hai sentito Sentry?- puntualizzò Donatello -È noi che vuole.-
-Chissà perché proprio noi...-
Raffaello era sempre entusiasta all'idea di misurarsi con un avversario forte. Ma anche lui sembrava come preoccupato. Le folgorazioni subite dai cupoloidi di Ananda e da Nanotech gli ricordavano troppo le torture che aveva subito da Galvano.
Ma da come aveva raccontato Elisabetta, i templari potevano avere solo un potere. Se il tipo che aveva aggredito la Justice Force era un templare, come poteva avere tutti quei poteri?
-Ehi, Leo, tu che ne pensi?-
Nessuna risposta.
-Leo?-
Donatello si guardò intorno, notando l'assenza del fratello.
-Leo?- aggiunse Michelangelo, anche lui voltandosi.
Persino Raffaello fece la stessa cosa.
Leonardo non era più con loro. In effetti, non avevano più sentito nemmeno il suo respiro.
-Dov'è finito?- domandò Raffaello, allarmato.
Michelangelo impallidì.
-Il tipo è tornato e lo ha rapito!-
Nano ha visto Tartaruga Leonardo andare all'ascensore e andare giù.- informò Nanotech, indicando l'ascensore. Sembrava essere più calmo, rispetto a poco prima.
-Sul serio?! E perché non lo hai detto subito?!- rimproverò Raffaello.
-Stavate parlando e...-
-Ah, lascia perdere! Vado da lui!-
-Chissà perché è tornato giù...-
-Chissà, Don, magari sentir parlare del tizio mascherato gli ha fatto venir fifa.-
-Stiamo parlando di Leo, Mick, non di te.-
Di norma, Leonardo non avrebbe lasciato una stanza senza prima avvertire; ma c'era qualcosa, nel racconto di Sentry, che lo aveva insospettito.
Per questo era tornato al piano terra ed era uscito.
Stava osservando con aria seria le crepe e gli incavi sul terreno.
Secondo Sentry, l'aggressore mascherato aveva fatto un largo uso della magia. Ma c'erano anche segni di armi.
Questa persona non era intenzionata ad uccidere la Justice Force. Non ce l'aveva con loro: erano le quattro Tartarughe il suo vero obiettivo.
La sua mano era su una crepa. Poi chiuse gli occhi: voleva vedere con i propri occhi il combattimento tra la Justice Force e la persona che li aveva ridotti in infermeria.
Gli insegnamenti dell'Antico si erano rivelati utili, per situazioni simili.
Era impossibile che una persona sola avesse affrontato e sconfitto un gruppo di otto persone, di cui sette con poteri.
Finalmente, vide qualcosa: un individuo con un lungo mantello ed una maschera stava schivando gli attacchi di Raptarr. Aveva atteso di essere alle sue spalle, per lanciare delle catene verso le sue ali.
Le catene erano apparse dalle sue maniche, per magia.
Raptarr fu costretto ad atterrare.
Magicamente, le catene si erano attaccate al suolo, stringendo sempre più il corpo del supereroe.
Chrysalis aveva cercato di disorientarlo con le sue onde, ma un urlo potente le fece perdere l'equilibrio e cadere per terra. Era un urlo talmente potente da scatenare delle vibrazioni in grado di scuotere l'aria.
Approfittando della sua distrazione, Nessuno e Sentry avevano tentato un attacco combinato.
Un simbolo strano era apparso ai piedi dell'aggressore: una croce templare. Esattamente come quella che Elisabetta evocava ogni volta che usava l'anello, per combattere.
Ma invece che attaccare gli avversari, quella croce inghiottì colui che l'aveva invocata.
Nessuno e Sentry colpirono il vuoto, per poco l'un l'altro. Le loro espressioni erano di sorpresa.
Ancor più quando l'aggressore era riapparso alle loro spalle nello stesso modo in cui era scomparso.
Entrambi subirono dei colpi: Sentry venne scaraventato al muro dell'edificio da una croce templare eterea, mentre Nessuno venne ferito ad un braccio da una lama apparsa dalla sua manica, come le catene che avevano immobilizzato Raptarr.
Un piccolo taglio. Questo non fermò il supereroe dal prendere le proprie armi ed iniziare uno scontro corpo a corpo con il suo avversario.
I suoi gadget non erano nulla in confronto alla sua magia.
Metalhead aveva persino tentato di accorrere in suo soccorso, allungando i suoi capelli, per catturare il tizio mascherato.
Ma questi lo aveva intrappolato in un campo di forza. Metalhead non sapeva come uscire. Cercò di rendere i suoi capelli delle punte, tentando di sfondare quel muro.
Anche i cupoloidi e Ananda avanzarono. Una scossa elettrica li aveva messi fuori uso e fatto stordire Ananda stessa. E, a quanto pare, anche Nanotech fu colpito nello stesso modo.
Era tutto esattamente come aveva raccontato Sentry: quell'avversario era davvero più pericoloso di Shredder.
-Portali da me...- lo sentì sibilare a Sentry.
-Leo!-
Le voci dei fratelli lo distolsero dalla sua visione.
-Ma che ti salta in mente di sgattaiolare così senza dirci nulla?!- brontolò Raffaello.
-Ci hai fatto prendere un colpo!- aggiunse Michelangelo, riprendendosi dalla corsa -Pensavamo che ti avessero rapito!-
-Scusatemi, ragazzi.- si giustificò Leonardo, ancora serio -È solo... che volevo vederci più chiaro nell'aggressione. E Sentry ha ragione. Loro saranno pure in infermeria, ma il tizio non sembrava intenzionato ad ucciderli. E da come ha detto “Portali da me.”... non sembrava una minaccia. Solo... una richiesta.-
Quella rivelazione insospettì i fratelli.
-Mah, io non so voi, ma qui qualcosa mi puzza...- commentò Michelangelo, incrociando le braccia.
Cosa vorrà questo individuo, da noi?- rifletté Donatello, serio anche lui -E, soprattutto, come facciamo a trovarlo? Aspettiamo che venga lui da noi?-
-Lasciate che vi aiuti.-
Sentry uscì dall'edificio: zoppicava ancora e si teneva una mano sulle costole, ma camminava meglio di pochi istanti prima.
-Con la mia vista, sarò in grado di scovarlo.-
Michelangelo si mise tra lui ed i fratelli, con aria premurosa.
-Sentry, apprezziamo davvero tanto il tuo aiuto...- disse, preoccupato -Ma ancora non ti sei ripreso del tutto. Meglio che ti riposi. Lo troveremo da noi.-
-E io apprezzo la premura nei miei confronti, Michel... volevo dire, Turtle Titan. Ma non dovete temere per me. Mi sto già rigenerando. E intendo andare a fondo, in questa indagine. Voglio scoprire il vero fine del nostro aggressore.-
I fratelli non dissuasero il supereroe.
-Beh, una mano in più non guasta.- fece notare Donatello, dopo un'accurata riflessione -E poi, Sentry ha già affrontato quel tizio. Così non ci facciamo cogliere impreparati.-
Non aveva tutti i torti: sapeva già come combatteva, a giudicare dalla descrizione dettagliata fornita poco prima, e, inoltre, grazie al volo ed alla sua supervista, avrebbe avuto una buona visuale dall'alto e lo avrebbe intercettato in poco tempo.
Ormai era deciso.
Michelangelo strinse un pugno, determinato.
-Bene, allora...-
Aprì la mano, allungandola di fronte a sé. I fratelli e Sentry seguirono il suo esempio, mettendo le proprie sopra la sua.
Un urlo unito diede loro la forza.
-POTERE TARTARUGA!-

 

April aveva la casa libera, quel giorno. Casey aveva il turno notturno e Arnie era dai nonni materni, in California. Ed era persino giorno di chiusura del negozio.
Per tutto il giorno, aveva cercato di rilassarsi, invano. La pancia cresceva sempre più, quasi impedendole di svolgere le normali mansioni da casalinga. Persino passare l'aspirapolvere era diventato faticoso, per lei.
Per fortuna, negli ultimi tempi, Angel le dava volentieri una mano, sia in negozio che nelle faccende domestiche. Ma quel giorno doveva badare a sua nonna, quindi qualcun altro le stava dando una mano, quel giorno.
Era in cucina a sistemare dei pezzi di torta su un piatto, quando sentì bussare alla porta.
-Vieni, è aperto.-
Era Elisabetta.
In mano, stava tenendo delle buste della spesa: nonostante lo sforzo che aveva compiuto nella sfida con Raffaello, non fu un problema trasportare le buste. L'allenamento templare l'aveva resa resistente, dopotutto.
-Ah, ciao, Eli.- salutò April, sorridendo -Ho fatto dei brownies e stavo per prepararmi del tè. Ne vuoi un po’?-
Elisabetta ricambiò il sorriso.
-Sì, grazie, accetto volentieri.-
Iniziò a sistemare i primi prodotti in frigo e negli scaffali, mentre April metteva l'acqua nel bollitore.
-Ho preso tutto quello che hai chiesto. Per fortuna non c'era molta gente.-
Si frugò nelle tasche dei pantaloni.
-Ah, questi sono tuoi.-
Mise delle banconote da venti dollari sul tavolo.
-Cosa?!- si stupì April -Ma no! Te li avevo dati per la spesa! Perché hai usato i tuoi soldi?-
-Non preoccuparti, ho ancora soldi, con me. E poi dovevo rifornire anche gli scaffali per il rifugio e i tuoi soldi non sarebbero certo bastati.-
In effetti, aveva portato più buste di quanto April aveva richiesto. Non erano tutte per la sua spesa.
Dopotutto, Elisabetta ancora viveva nel rifugio delle Tartarughe. E lei era un'umana, quindi poteva entrare nei supermercati senza che le persone la guardassero con terrore o sospetto.
-Spero non ti dispiaccia se conservo i surgelati da te, per ora.- richiese, cominciando a sistemare i primi surgelati nel freezer -Li prenderò quando me ne andrò, promesso.-
-Tranquilla, non è la prima volta che capita. Ti prego, prendi un brownie.-
Elisabetta era ancora scettica sulla cucina americana. Ma i dolci li tollerava di più del salato.
Quei brownies, inoltre, avevano dei fiocchi di sale sulla superficie. Esaltava di più la loro dolcezza.
-Ultimamente, questi brownies stanno diventando la mia ossessione.- spiegò April, con la bocca piena; anche lei stava mangiando un brownie -Brownies con il sale sopra.- ridacchiò un po' -Meglio dei panini con uova strapazzate, maionese, prosciutto e cetriolini che mi facevo quando ero incinta di Arnie. Casey mi osservava con aria disgustata.-
Anche Elisabetta la guardò nello stesso modo, immaginandosi l'aspetto ed il sapore di quel panino. Non biasimò Casey.
-Ora, però, non so perché, sono ossessionata con i cibi piccanti. Casey, per tenermi compagnia, li mangia con me, ma al primo boccone giura di non avere più sensibilità alla bocca. E i ragazzi lo stesso. Forse a parte Mick, ma lo sai che lui mangia di tutto.-
Elisabetta lo sapeva benissimo.
-Pensa che un giorno gli ho fatto assaggiare tutte le voglie che ho avuto nei miei primi sei mesi di gravidanza. E io, oltre al piccante, ho voglia di cibi davvero insoliti. Mac&Cheese con i cetriolini, Bagel e crema al formaggio con i salatini dentro... E lui ha mangiato tutto con gusto.-
-Considerando i piatti che mi propina, non mi stupisce affatto.-
Non era chiaro se Michelangelo fosse una buona forchetta o un bidone della spazzatura.
Ancora non apprezzava completamente la cucina della templare. Non perché non fosse buona, ma perché, per lui, era troppo salutare.
Ma nel rifugio, tutti preferivano i piatti salutari e digeribili di Elisabetta ai piatti pesanti di Michelangelo.
Democraticamente, lui aveva perso.
E questo era il motivo delle loro continue discussioni.
-Spero che non ti stiano facendo esaurire.- riprese April, osservando la ragazza con uno sguardo vicino alla compassione -Ricordo ancora i miei primi tempi con loro. Sono stati quasi un inferno! Oh, non fraintendermi, io adoro i ragazzi, ma a volte ti fanno andare fuori di testa…!-
-Sì, l’ho scoperto anch’io.-
In effetti, non era facile vivere con quattro rettili, di cui due troppo irruenti per essere dei ninja.
Elisabetta ne avrebbe fatto volentieri a meno; ma era in missione.
Tuttavia, del Graal ancora nessuna traccia. Il trofeo del Nexus non si scalfiva. Donatello stesso sembrava voler gettare la spugna, dopo giorni di esperimenti ed analisi senza risultati.
Il vetro sembrava resistente a qualunque cosa.
Non poteva tornare alla Base a mani vuote, o David l'avrebbe completamente scomunicata.
E lei non voleva abbandonare l'ordine templare: era la sua vita.
L'unica nota positiva della missione, era che le quattro Tartarughe la facevano ridere, con le loro liti, specialmente quelle tra Michelangelo e Raffaello.
E anche Federico aveva notato un cambio di atteggiamento nell'amica: era meno ombrosa, meno seria, quando parlava, e il suo volto era più sereno e rilassato.
Ma niente avrebbe sostituito l'ordine templare, in cui lei, davvero, si sentiva se stessa, realizzata.
Il fischio del bollitore la fece sobbalzare dalla sorpresa, distogliendola dai suoi pensieri.
L'acqua era pronta.
April la versò subito in due tazze, infondendovi, poi, due bustine di tè.
-Spero non ti dispiaccia, il tè. Ora che sono incinta, non posso bere caffè.-
-Il tè va benissimo. Non vado matta per il caffè.-
-Ah, tanto meglio. Mi fai compagnia, stasera?- domandò la donna -C'è un bel programma in TV, adesso. E più tardi pensavo di ordinare cinese. Che ne pensi?-
April era contenta di passare dei momenti da sola, senza marito ed il figlio. Ma non le dispiaceva la compagnia della templare. Sarebbe stato un buon momento per conoscerla meglio.
Elisabetta non era così male. Se piaceva alle Tartarughe, piaceva anche a lei.
L'invito fu accettato.
-Va bene.- disse l'interessata -Tanto i ragazzi sono fuori e Splinter è impegnato nella sua meditazione.-
Aiutò April a sedersi sul divano, senza farle fare movimenti bruschi. E poi sistemò il piattino dei brownies e le due tazze di tè sul tavolino di fronte al divano.
Il televisore venne acceso su un programma di quiz.

 

Quattro ombre giganti stavano saltando da un tetto all'altro.
Sentry, nel frattempo, volava sopra la città, scrutando ogni strada, sia principale che secondaria.
Il suo compito, come stabilito dal piano, sarebbe stato solo trovare il suo aggressore.
-Il maggior obiettivo di quel tipo...- aveva spiegato -Sono i convogli. In effetti, non sono rari i ritrovamenti di droghe nei camion per i supermercati.-
-E la polizia non agisce contro questi convogli?- aveva domandato, sospetto, Donatello.
-Sembra che alcuni poliziotti siano stati corrotti da queste bande, per farli girare tranquillamente per la città senza farsi controllare.-
-E poi la gente si chiede perché i giustizieri appaiano dal nulla...- aveva commentato Raffaello.
Trovarlo non sarebbe stato facile: molti camion giravano sulle strade di New York.
Ma il piano era chiaro: trovarlo ed interrogarlo. Eventualmente, portarlo alle autorità.
Quel compito sarebbe spettato alle Tartarughe. Non esclusero la possibilità di uno scontro, contro quell'aggressore.
Silver Sentry non doveva intervenire: le sue ferite non erano ancora completamente guarite, ed un altro combattimento lo avrebbe stremato.
Doveva solo supervisionare la città. Le Tartarughe avrebbero svolto il compito di braccio.
Attesero la sera, per agire.
Nonostante fosse buio, New York era illuminata.
Le quattro Tartarughe dovevano prestare attenzione a non farsi scoprire. Non fu difficile, dato il loro addestramento ninja.
Loro non avevano nessuna traccia che li facesse ricondurre al misterioso aggressore della Justice Force.
Nemmeno Leonardo era riuscito a vedere molto, dalla sua visione.
Dovevano affidarsi a Sentry.
-Quel tizio la pagherà cara per aver strapazzato i nostri amici!- esclamò Michelangelo, già scagliando dei pugni contro l'aria -Come ha osato fare questo? Nessuno strapazza la Justice Force e la fa franca!-
Donatello gli diede uno scapaccione.
-Zitto! Vuoi che ci scoprano?-
-Ahi! Intanto non capisco perché non mi avete permesso di tenere il costume di Turtle Titan...-
Infatti, era tornato con la sua solita tenuta da Tartaruga Ninja.
-Perché con quei vestiti sei più irritante del solito!- rispose Raffaello, dandogli anche lui uno scapaccione.
Donatello sistemò il suo binocolo: finalmente aveva una visuale completa sulla città.
-Sentry ha detto che questo tizio opera soprattutto nei vettori coperti dai camion. Quindi sarà su una principale.- ipotizzò -Ma percorrono centinaia di camion, in media. E altrettante sono le principali. Ci vorrà una vita per trovare quello giusto.-
Per fortuna, non avrebbero dovuto cercare a vuoto.
-Ragazzi, ho trovato un camion che trasporta droga!- annunciò Sentry, nel comunicatore.
Donatello si fece serio.
-Dove si trova?-
-Sta passando nella parallela di dove vi trovate voi!- fornì la descrizione del container -Seguitelo! Se le mie deduzioni sono esatte, il tipo con la maschera non ci metterà molto a mostrarsi!-
Le Tartarughe annuirono all'unisono.
Saltarono sui tetti degli edifici, raggiungendo la posizione indicata da Sentry.
Un camion corrispondente alla sua descrizione, in effetti, stava passando tranquillamente sulla principale.
Nessuna vettura della polizia che interveniva per controllarli o perquisire il container. Dopotutto, lo aveva rivelato Sentry stesso, che alcuni membri della polizia erano stati corrotti proprio per far circolare liberamente i traffici di droga.
Per qualche minuto, le quattro Tartarughe lo seguirono.
A prima vista, sembrava un normale camion che riforniva i supermercati.
Ma Sentry, con la sua vista a raggi-X, aveva visto il contenuto.
Stava per raggiungere un semaforo.
Le quattro Tartarughe si misero in posizione. Avevano un'ampia panoramica sull'incrocio.
-Perché aspettare?- iniziò Raffaello, scrocchiandosi le dita -Perché non assaltiamo noi quel camion? Avete idea di quante persone muoiano, per quella roba?-
-Perché non è il nostro obiettivo.- ricordò Leonardo.
Ma, dentro, condivideva il pensiero del fratello: loro stessi si erano scontrati con degli spacciatori, in passato.
-Quel camion è solo un'esca.-
Quella sera, in realtà, aveva altro, in mente: non riusciva a smettere di pensare al suo sogno. Ed alla visione dell'aggressione alla Justice Force.
“Portali da me...”
Quella voce sibilata l'aveva stampata nella mente. Non riusciva a non rabbrividire, a quella voce.
Se davvero si fossero scontrati con lui, avrebbe avuto modo di esaminarlo da vicino, scoprire di più sui suoi poteri.
-Ehi! Ma cosa fa quello?!-
Donatello aveva preso il suo binocolo, puntandolo verso l'incrocio sottostante la loro posizione: una persona stava attraversando la strada, nonostante il semaforo pedonale fosse rosso.
Ma ciò che aveva attirato la sua attenzione era il suo abbigliamento: un ampio mantello che gli copriva interamente la parte posteriore del corpo.
Leonardo prese il binocolo del fratello, osservando lo stesso punto.
Si illuminò, sentendo il proprio cuore battere forte e veloce.
-Ragazzi, è lui!- esclamò, attirando l'attenzione dei fratelli -Il ragazzo che stiamo cercando! È lui!-
Lo aveva riconosciuto dalla visione: il mantello aveva lo stesso colore.
Restava fermo, in mezzo alla strada. Il camion era sempre più vicino.
Leonardo si alzò, restituendo il binocolo a Donatello.
-Dobbiamo fare qualcosa!- esclamò.
-No, Leo!-
Nonostante il grido di avvertimento di Donatello, Leonardo non si mosse comunque.
C'erano due persone, nel camion: l'autista ed il suo complice.
Non avevano bruciato il semaforo rosso: avevano atteso il verde, prima di partire.
Ma qualcuno stava comunque attraversando la strada.
La fisionomia non era ben definita, poiché il corpo ed il volto interamente coperti da un mantello con cappuccio.
Ma all'autista non importava dell'identità del pedone. Ma nemmeno voleva investirlo.
Provò a suonare il clacson, comunicandogli di spostarsi o tornare sul marciapiede.
Ma il pedone sembrò non ascoltarlo.
Anzi, si fermò a metà corsia. Il volto ed il busto rivolto proprio verso il camion.
Nella speranza che si spostasse, l'autista continuò comunque a suonare.
Il pedone non si spostò.
Allungò un pugno in avanti, il destro: emerse qualcosa di luminoso, divenendo sempre più grande, man mano che si allontanava da chi l'aveva invocato.
Una croce azzurra templare si scagliò contro il camion.
Il camion si ritrovò praticamente tagliato in quella stessa identica forma: fu come una lama ed un muro insieme.
La parte tagliata a forma di croce rimase ferma a mezzo metro di distanza dal ragazzo.
Ciò che rimase, volò oltre lui.
In quei frammenti volanti c'erano ancora l'autista ed il complice, spaventati, ma anche confusi.
Atterrarono in due lati opposti della strada.
Le macchine circostanti inchiodarono. Per fortuna, si salvarono dal camion.
Ma alcuni autisti, spaventati, avevano abbandonato le vetture. Altri iniziarono a chiamare la polizia.
Le quattro Tartarughe furono sbigottite dallo spettacolo.
-Avete visto cosa ha fatto?!- si sconvolse Michelangelo -Ha... ha tagliato un camion a croce!-
-Già, è davvero incredibile...- aggiunse Donatello, anche lui dello stesso umore del fratello.
Leonardo si insospettì.
Lo aveva visto anche nella sua visione, che quel ragazzo era in grado di scagliare croci eteree, come Elisabetta e Federico. Questo e la testimonianza fornita da tutta la Justice Force, davano la conferma che fosse un templare.
Ma Elisabetta aveva chiarito che i templari ricevevano solo un potere, appena ottenuto l'anello.
Allora perché, nella visione, lo aveva visto utilizzare più di un potere?
-Cosa facciamo ancora qui?!- tuonò Raffaello, alzandosi in piedi -Quel pazzo potrebbe distruggere New York, se continua così! Andiamo!-
Non passò molto tempo, prima che si sentisse il suono delle sirene.
Delle macchine della polizia circondarono la principale, ed i poliziotti, con le pistole in mano, minacciarono il ragazzo incappucciato.
-Fermo o spariamo!-
Ma lui ignorò le loro parole: puntò il pugno contro di loro, travolgendoli con la croce templare.
Non staccava gli occhi di dosso ai due pezzi del camion che contenevano uno l'autista, l'altro il complice.
Solo delle macchine della polizia erano un ostacolo. E una parte della merce trasportata all'interno del camion.
Al suo passaggio, si spostarono, come per magia. O telecinesi.
L'autista del camion non era sopravvissuto all'impatto: il volante gli aveva sfondato il torace.
Il suo sguardo vagava nel vuoto, mentre del sangue scendeva copioso dalla sua fronte.
Ma il suo complice no. Aveva solo una ferita alla testa ed un braccio rotto. Cercò comunque di uscire dal camion.
Qualcosa lo prese violentemente per la collottola, aiutandolo ad uscire. Ma quella stessa presa lo attaccò al muro.
L'individuo incappucciato che aveva intravisto prima per strada era di fronte a lui. Il volto era coperto da una maschera di ferro. Riusciva a vedere la propria immagine riflessa, colma di paura per il suo aggressore.
Ma delle luci rosse a forma di croce brillavano dietro ai due fori per gli occhi.
Dei frammenti di vetro, molto probabilmente del camion, levitavano per aria intorno a lui, come per telecinesi.
Quei frammenti si conficcarono presto sugli abiti dell'uomo, che venne attaccato al muro.
-Cosa ti hanno chiesto?!- domandò il ragazzo, minaccioso, dietro la maschera.
-N-non so di cosa lei stia parlando!- l'accento dell'uomo non era americano; sembrava messicano.
Altri frammenti di vetro si conficcarono sui suoi palmi e sulle sue caviglie, facendolo urlare di dolore.
Nello stesso momento, qualcosa uscì da una delle sue tasche: una moneta d'oro, con un cavaliere a cavallo in una faccia ed una croce dall'altra. Una valuta templare.
Il ragazzo la prese, stringendola tra l'indice ed il pollice.
-Le persone che ti hanno dato questi...!- sibilò di nuovo, mostrandolo all'uomo -Che cosa ti hanno chiesto di fare, in cambio di questi soldi?!-
-Non a me, señor! Hanno dato i soldi al mio capo, in cambio di servigi e libera circolazione delle nostre merci!-
-E di quali servigi stai parlando?!-
-Solo portare dei mobili nel vecchio edificio del Clan del Piede! E delle casse con scritto sopra “Fragile”!-
La risposta non convinse il ragazzo incappucciato: infatti, altri frammenti di vetro levitarono intorno a lui.
-Non so altro, lo giuro, señor! Mi risparmi! Ho una famiglia da mantenere!-
-Mi dispiace, ma non posso lasciarti vivere. Nessuno deve sapere che mi hai incontrato.-
Gli mise una mano sul volto, costringendolo a guardarlo un'ultima volta.
-Niente di personale.-
Improvvisamente, però, alzò una mano, fermando un oggetto appuntito tra l'indice ed il medio.
Uno shuriken.
-Lo hai sentito? Lascialo andare.-
Il ragazzo si voltò solo con la testa, senza girare il resto del corpo.
Con la coda dell'occhio, vide quattro tartarughe giganti che lo stavano guardando quasi minacciosi.
Non sembrò reagire alla loro presenza. Si comportava come se alle sue spalle ci fosse il nulla.
-Confessiamo che nemmeno a noi piacciono quelli come lui...- continuò Leonardo, tra i fratelli quello più serio -Ma non è una scusa per distruggergli il camion e mezza città.-
Notò una luce rossa, sotto il cappuccio. Riconobbe la croce templare. Esattamente come accadeva ad Elisabetta, ogni volta che attivava il suo potere.
Si domandò quale potere avesse attivo, in quel momento.
Anche Michelangelo fece un passo avanti, gonfiando il petto.
-E ricorda, non ti conviene farci arrabbiare!- minacciò -E noi siamo già arrabbiati per quello che hai fatto ai nostri amici della Justice Force!-
-Mi servivano, per arrivare a voi...-
La sua voce era ormai un sibilo, dietro la maschera.
Il suo sguardo era puntato principalmente a Leonardo.
Raffaello si scrocchiò di nuovo le nocche.
-Ah, sì? Bene, allora, eccoci qui! Fatti sotto!-
Una croce era apparsa ai piedi del ragazzo. Vi sparì dentro, come se la terra lo avesse inghiottito.
Le quattro Tartarughe arretrarono, sorpresi: non avevano mai assistito ad una magia simile. Non a New York.
-EH?! Come ha fatto?!-
Michelangelo si buttò sul punto in cui era sparito, tastando il pavimento.
-Dove è andato?-
-Intanto tiriamo giù questo poveretto...- propose Donatello, avvicinandosi all'uomo, ancora attaccato al muro.
La sua testa era piegata verso il basso.
A prima vista, sembrava aver perso conoscenza.
Donatello rimosse con cura i frammenti di vetro conficcatisi nei suoi abiti e nei suoi palmi e caviglie.
La testa ciondolava troppo liberamente, mentre lo adagiava sul pavimento.
In effetti, si insospettì.
Mise due dita sulla giugulare. Impallidì.
-Ehi, ma è morto!-
Anche i fratelli si sorpresero.
-Cosa?!-
Le sue ferite non sembravano mortali. E i vetri non avevano colpito nessun organo vitale.
Forse era morto per lo spavento. O per dissanguamento.
Udirono una sirena, in lontananza. Un'ambulanza.
-Meglio, così se ne occupano loro...- commentò Raffaello.
Non aveva torto: la loro priorità era il ragazzo incappucciato.
Era sparito praticamente tramite teletrasporto. Poteva essere ovunque.
-Puoi rintracciarlo, Leo?- domandò Michelangelo.
I poteri che aveva ottenuto grazie all'addestramento dell'Antico lo avevano aiutato a ritrovare i fratelli, in passato.
Mise la mano nello stesso punto in cui era sparito il ragazzo.
Avvertì qualcosa, senza avere visioni: un'aura.
Non era lontano.
Infatti si voltò di scatto, oltre i fratelli.
-Eccolo! È lassù!-
Stava indicando un palazzo dall'altra parte della strada.
Qualcosa vi stava correndo sopra, in effetti: un mantello scuro ondeggiava alle sue spalle.
-Ma come ci riesce?!- si stupì Donatello -Secondo la legge della gravità, è impossibile!-
Leonardo acuì la vista: sotto i piedi del ragazzo, infatti, comparivano delle croci templari, ogni volta che toccava il muro.
Correva su quel muro come se stesse correndo per terra. Era come se fosse riuscito a trasferire la gravità su quel palazzo.
-Dobbiamo seguirlo!- tagliò corto, lanciandosi subito all'inseguimento.
I fratelli fecero lo stesso, senza indugi e con tanta determinazione.
Volevano studiare da vicino l'aggressore dei loro amici della Justice Force.
Non fu un problema, per loro, raggiungerlo.
Saltarono con agilità sulle scale esterne del palazzo accanto.
Il ragazzo, per fortuna, non era scappato. Nemmeno sembrava aver intenzione di scappare.
Era rimasto fermo, sul tetto dell'edificio che aveva scalato, attendendo di proposito i quattro rettili giganti, che si presentarono alle sue spalle, pronti a combattere.
Si voltò lentamente verso di loro: anche dietro la maschera non mostrava segni di timore. Era perfettamente calmo.
-Non sappiamo chi tu sia...- iniziò Michelangelo, roteando i suoi nunchaku -Ma chi si mette contro la Justice Force si mette contro di noi!-
-Non ho niente contro di voi...- disse il ragazzo, con tono piatto, senza sentimenti.
I fratelli seguirono il suo esempio. Leonardo fu l'ultimo a prendere le proprie armi.
C'era qualcosa, in quella persona, che lo stava insospettendo.
Aveva attaccato la Justice Force, stremandoli, non uccidendoli come aveva fatto con l'uomo; ma erano le quattro tartarughe i suoi veri obiettivi.
Ma se non aveva nulla contro di loro, perché aveva detto a Sentry di portarli da lui?
Ancora una volta, sentì lo sguardo del ragazzo su di sé. Era una sensazione fastidiosa.
Quale era il suo vero obiettivo?
-Ah, no?- riprese Raffaello, roteando i sai e mettendosi in posizione di combattimento -Noi invece sì!-
Anche Michelangelo sfoderò un sorriso determinato.
-Andiamo, lui è da solo e noi siamo quattro.- disse, sicuro di sé, mentre roteava i nunchaku -Inoltre, è disarmato. Sarà un gioco da ragazzi!-
Le sue certezze svanirono non appena l'incappucciato allungò una mano da un lato: un'ascia apparve dalla manica.
-AHHH!- urlò, quasi abbracciando Donatello, ugualmente sconvolto -E quella da dove gli è uscita?!-
Non avevano mai assistito ad una scena simile. Per un attimo, avevano dimenticato che Sentry aveva loro raccontato che il suo aggressore faceva comparire armi dalle proprie maniche.
-La prossima volta vedi di chiudere la bocca, Mick.- rispose il fratello, tra i denti.
Il primo ad attaccare fu Raffaello, ovviamente. Se il loro avversario era forte persino da stendere, da solo, l'intera Justice Force, era un degno avversario. Specie considerando della sua affinità con i poteri dei templari.
Questo incentivò Raffaello a dare del suo meglio: saltò in alto, caricando i suoi sai, pronti a pugnalare quel ragazzo.
Lui non si mosse: continuava a guardare in alto, a fissare il suo avversario.
Raffaello cadde in un urlo di guerra, diretto verso di lui.
Distese un calcio, in quella direzione.
Ma non lo colpì.
Con grande stupore sia di lui che dei fratelli, era passato attraverso quel ragazzo.
Preso alla sprovvista, Raffaello atterrò con la gamba distesa in avanti.
La sua caviglia fece un movimento strano, quando toccò il pavimento.
Si piegò per terra, toccandosi la gamba offesa, quasi urlando dal dolore.
-RAPH!- esclamò Donatello, accorrendo in suo soccorso.
-AVETE VISTO COSA HA FATTO?!- indicò Michelangelo -GLI È PASSATO ATTRAVERSO!-
Anche Leonardo era sbigottito: era come aveva visto nella visione, come aveva fatto contro Nanotech, prima di folgorarlo.
Il ragazzo rivolse lo sguardo in un'altra direzione: proprio verso Leonardo e Michelangelo.
Donatello stava controllando lo stato della caviglia di Raffaello: niente di grave, per fortuna.
-Questa non dovevi farla al mio fratellino Raph! Ora ti faccio vedere io! POTERE TARTARUGA!-
Emise l'urlo di battaglia senza i fratelli, scagliandosi sul loro avversario, roteando i nunchaku.
-Mick, no!- lo esortò Leonardo, invano.
I nunchaku volavano ovunque, ma non colpivano mai il loro obiettivo: schivava ogni mossa, indietreggiando.
Ma Michelangelo non si fermava, anzi, continuava con più foga.
-Anf! Bello...! Ma...! Anf! Ti fai...! Colpire...! Almeno...! Anf! Una volta?!-
Il nunchaku colpì in avanti, verso la maschera dell'avversario. Un piccolo portale a forma di croce templare era apparso di fronte. Mezzo braccio di Michelangelo lo attraversò.
-EH?!-
Un altro portale era apparso accanto a lui: il nunchaku diretto al ragazzo colpì il suo portatore sul cranio.
-AHI!-
La tartaruga barcollò da una parte, tenendosi la testa.
Si riprese subito.
-Ah, è così?!-
Sferrò altri colpi, ma altrettanti portali apparivano, portando quei colpi al mittente. Era come se Michelangelo si stesse picchiando da solo.
Stava ormai barcollando.
Non aveva quasi più la forza di sferrare un altro attacco.
Un altro urlo fece voltare il ragazzo: anche Donatello stava per eseguire un attacco in salto, roteando il bastone. In aria faceva quasi l'effetto di un elicottero.
L'ascia lo deviò da un lato, facendolo toccare il pavimento.
Anche Leonardo tentò un attacco di lato.
Ciò non sembrò turbare il loro avversario: diede un calcio orizzontale a Donatello, colpendolo sul cranio, ed un altro sulle gambe di Leonardo, facendolo cadere.
Ma lui si rialzò subito con un balzo, tornando in posizione di combattimento.
Anche Raffaello tornò all'attacco: zoppicava un po', ma non lo avrebbe fermato.
Il ragazzo allungò una mano verso di lui. Raffaello sentì una forza misteriosa respingere il suo colpo.
Notò, infatti, qualcosa tra lui ed il ragazzo: una barriera, anch'essa a forma di croce templare.
Simile a quella che aveva distrutto quel camion.
-BANZAI!- urlò Michelangelo.
Sbucando improvvisamente alle sue spalle, la tartaruga abbracciò il loro avversario, certo di aver bloccato anche le braccia. Infatti, strinse con forza e lo sollevò da terra.
-CE L'HO, FRATELLI!- urlò, quasi sfondando il timpano di chi aveva catturato -CARICATELO DI BOTTE!-
I tre fratelli colsero l'occasione: rotearono le proprie armi e caricarono contro di lui, urlando.
-E ora che dici, bello? Non fai più lo sbruffone, eh?-
Il ragazzo non reagì.
I tre fratelli erano sempre più vicini.
Il mantello non sembrava essere fatto con un materiale grezzo, ciononostante, era ruvido, alle braccia della tartaruga. Tuttavia, si era fatto improvvisamente liscio, ma viscido.
Il ragazzo scivolò via dalle braccia della tartarughe, assumendo una forma strana, come se, per un attimo, non avesse avuto alcun osso. O avesse reso il suo corpo interamente di gomma.
E Leonardo, Raffaello e Donatello erano troppo vicini al fratello per fermarsi.
Invece del loro avversario, caricarono contro di lui. Questo portò ad una colluttazione che li fece cadere l'uno sopra l'altro.
Il ragazzo, nel frattempo, si era ricomposto, tornando normale. Scrutava indifferente i suoi quattro avversari.
Michelangelo emerse dal mucchio, furioso ed offeso.
-EHI, NON VALE! COMBATTI COME LE PERSONE NORMALI!- protestò, cercando di uscire.
Fortunatamente, anche i tre fratelli riuscirono a rialzarsi.
Ancora una volta, si misero in posizione di combattimento.
Un'altra spada, una zweihänder, era apparsa nelle mani del ragazzo.
E anche lui si era messo in posizione di combattimento.
Uno contro quattro.
Le quattro Tartarughe scattarono insieme, un'altra volta.
-POTERE TARTARUGA!-
L'urlo non intimidì chi avevano di fronte.
Il primo ad incrociare le lame fu Raffaello.
Confrontarsi con una spada di quelle dimensioni non lo scoraggiò, anzi.
Schivò un primo colpo discendente.
Poi tentò di colpirlo almeno con il manico del sai.
Il ragazzo alzò il braccio, per proteggersi. Venne udito un suono metallico, provenire da esso.
Non era il suono di un braccio.
Sotto la casacca che gli copriva la pelle, infatti, quella parte del corpo era divenuta di metallo.
Donatello si stava avvicinando, roteando il bastone.
Qualcosa, in quell'istante, stava spuntando sulla gamba più vicina alla tartaruga dalla benda viola: delle rocce.
Caricò un calcio, che lo colpì al ventre, facendolo barcollare e cadere all'indietro.
Anche Leonardo stava puntando le sue spade contro di lui, saltando.
Raffaello ancora pressava, sul braccio del ragazzo.
Le luci rosse che aveva al posto degli occhi lo fissarono minacciosi.
Ciò non intimidì la tartaruga. Tuttavia, sentì qualcosa bruciare sui suoi palmi.
Due piccole fiamme erano apparse tra le sue mani e l'impugnatura dei sai, costringendolo a lasciare le due armi.
Mantenendo il braccio metallico, il ragazzo lo colpì, allontanandolo da sé.
Fu abbastanza rapido da parare le due katana in orizzontale.
Il loro scontro durò pochi istanti.
Delle radici erano apparse dal pavimento, raggiungendo le caviglie della tartaruga, stringendole.
Lo strattone all'indietro lo costrinsero a cadere in avanti.
E per poco non presero anche Michelangelo. Per fortuna, lui scappò, eseguendo delle acrobazie.
-Ma quanti poteri ha, questo?!-
Dalla manica sinistra dell'avversario spuntò un'altra arma: una catena.
Si avvolse intorno al braccio destro della tartaruga dalla benda arancione.
-Cosa...?!- si stupì questi, prima di essere tirato in avanti, per poi cadere battendo il volto sul pavimento.
-Michelangelo!- esclamò, preoccupato, Donatello, soccorrendo il fratello.
Erano rimasti Leonardo e Raffaello contro il ragazzo mascherato. Leonardo era riuscito a liberarsi dalle radici, tagliandole con le katana e Raffaello si era ripreso subito dal colpo subito.
Il ragazzo cambiò armi: due spade, al posto della zweihänder e della catena.
Affrontò le due tartarughe in contemporanea. Non erano rari i litigi tra i due fratelli, ma erano in altrettanta sintonia, quando combattevano insieme.
Entrambi, infatti, distraevano l'avversario, cambiando spesso posizione, ed attaccando in ogni angolo.
Con quel ragazzo non sarebbe andato nel medesimo modo.
Sembrava prevedere le loro mosse. E si metteva spesso in punti a lui favorevoli, per non perdere di vista i suoi avversari.
E parò, incrociando le braccia, l'attacco simultaneo dei due fratelli.
Per un po' resistette alla loro pressione: era alto quanto loro, ma la sua statura era inferiore.
Non avrebbe retto a lungo.
Infatti, attese il momento giusto. Un portale si aprì di nuovo sotto ai suoi piedi, e lui vi cadde, insieme alle sue armi.
Le katana ed i sai si incrociarono, con stupore di Leonardo e Raffaello.
Si scambiarono sguardi sorpresi.
Un portale riapparve vicino a Donatello e Michelangelo.
-Don! Alle tue spalle!- esclamò il secondo, indicando dietro.
La tartaruga dalla benda viola si voltò di scatto, rimanendo quasi paralizzato alla vista della maschera di ferro.
Le spade erano puntate verso di lui.
Ma qualcuno aveva scostato la tartaruga da un lato.
Michelangelo, con un mezzo ruggito, diede un montante ascendente all'avversario, usando un nunchaku al posto del pugno.
Il ragazzo evitò il colpo, spostando la testa da un lato. Poi prese il braccio della tartaruga, con una presa molto forte. E lo fece roteare più di una volta, facendolo scontrare contro Donatello, cadendo insieme, uno sopra l'altro.
-Ah! Mick! Togliti!- si lamentò Donatello, dimenandosi per scostare il fratello -Hai il peso specifico di un ippopotamo!-
-Scusa! Ah, lo sapevo che non dovevo mangiare quattro pizze, oggi!-
Il ragazzo atterrò, ma dei rumori sospetti lo fecero voltare a destra: Leonardo e Raffaello erano saltati nella sua direzione, scagliando un calcio simultaneo.
Non gli diedero il tempo di difendersi o scappare. Il colpo andò a buon segno.
Il ragazzo si scontrò contro il muro, quasi battendo la testa. Venne udito un lieve lamento, da dietro la maschera.
Un colpo semplice, ma efficace.
Le quattro Tartarughe Ninja tornarono insieme, mettendosi in posizione di combattimento, circondandolo.
Non aveva vie di fuga.
-Allora, bello? Ti è piaciuta la lezione?! Mai mettersi contro le tartarughe giganti!- schernì Michelangelo, tornando a roteare i nunchaku.
Il ragazzo mascherato non disse niente.
Roteò la testa, per sentire il rumore delle ossa del collo.
Si mise persino una mano dietro la nuca. L'impatto contro il muro era stato doloroso, ma non aveva subito danni.
Strinse le palpebre, da dietro la maschera.
Michelangelo impallidì, quasi tremando.
-Oh-Oh. Mi sa che lo abbiamo fatto arrabbiare...- balbettò.
Non era la prima volta che affrontavano un nemico potente, ma quel ragazzo era unico, nel suo genere. Era persino più potente di Bishop e Shredder messi insieme.
Allungò entrambe le mani all'esterno. Comparvero due portali, uno alla sua destra, l'altro alla sua sinistra.
Le quattro Tartarughe si misero di nuovo in posizione di combattimento: innumerevoli portali li circondarono.
Da ognuno di questi portali, apparvero delle armi, soprattutto spade, che vennero scagliate contro di loro.
Colti di sorpresa, ma con ottimi riflessi ninja, deviarono e schivarono quella raffica di armi, senza lasciarsi nemmeno sfiorare.
Sembravano non finire mai.
Ma loro non demordevano.
Avevano affrontato sfide peggiori, ed erano stati persino addestrati dal Tribunale Ninja.
Erano pronti a qualsiasi pericolo.
Michelangelo approfittò di un attimo di tregua, per roteare i nunchaku ed assumere lo sguardo furbetto.
-Tutto qui quello che sai fare, bello?!-
Si aspettava un grugnito o un qualsiasi segno di disapprovazione da parte del loro avversario.
Ma non c'era più nessuno.
-E ora dove è andato?!- esclamò Donatello, in allarme.
Un fruscio sospetto allarmò Leonardo, spingendolo a voltarsi.
Impallidì.
-Don! Attento!-
Il fratello si voltò appena in tempo: il ragazzo era riapparso alle sue spalle. Era uscito dal portale come se stesse compiendo un salto.
Teneva due spade nelle mani, incrociate.
Donatello mise il bastone di fronte a sé, a mo' di scudo.
Ma, con un calcio deciso, il ragazzo glielo spezzò.
Donatello dovette chiudere gli occhi, per non ricevere schegge di legno negli occhi.
-NO!- esclamò, sconvolto.
Aveva perso la sua arma. In mano aveva due mezzi bastoni. Non sarebbe stata la stessa cosa.
Approfittando di quel momento di disorientamento, il ragazzo scagliò un altro calcio, verso la tartaruga: di tacco, con un movimento orizzontale.
Quel colpo lo fece cadere per terra, di fianco. Mancava poco che vi impattasse una tempia.
-Don!-
A poco servì la voce squillante di Michelangelo: Donatello aveva perso i sensi. Soprattutto perché stremato dal combattimento.
-Grrrr!!! Prima i miei amici della Justice Force, ora uno dei miei fratellini!- ringhiò la tartaruga dalla benda arancione, stringendo la presa sui suoi nunchaku -Ti diverti proprio a far del male a chi voglio bene? Beh, mi hai fatto davvero arrabbiare, amico! COWABUNGA!-
Roteò le sue armi un'altra volta, scagliandosi con foga contro il suo avversario.
Attaccava senza sosta.
Ma nessuno dei suoi colpi andò a segno: il ragazzo li schivò semplicemente piegando la schiena in più punti, indietreggiando.
Nonostante la furia, i suoi colpi erano più lenti. E man mano che attaccava, si facevano sempre più lenti.
Ansimava, dallo sforzo. Le spade di prima lo avevano completamente privato delle sue energie.
Sentiva le braccia pesanti.
Non riusciva più nemmeno a roteare i nunchaku.
Ciononostante, rise, mantenendo la posa fiera.
-Cosa? Ti arrendi?- provocò.
Il suo avversario non rispose. Tantomeno reagì.
Michelangelo volle avanzare di un passo, ma non si mosse.
Non riusciva a muoversi.
O meglio, sì, riusciva a muoversi, ma i suoi piedi non si staccavano dal pavimento.
Guardò in basso, inorridito: il pavimento si era fatto fangoso ed appiccicoso. Come fosse fatto interamente di colla.
-Vigliacco!- esclamò, tra il sorpreso e l'infuriato. Le tentò tutte per liberarsi, invano.
Raffaello non poteva restare fermo, dopo quello che aveva visto.
Prima Donatello, poi Michelangelo.
Non poteva perdonarglielo: nessuno doveva osare far del male ai suoi fratelli.
Anche lui ricorse alle sue ultime forze per attaccare il ragazzo.
Scattò contro di lui, urlando, i sai pronti per l'attacco.
Ma il ragazzo puntò un dito per terra: un raggio congelante ricoprì una parte del pavimento di ghiaccio, su cui Raffaello scivolò.
Si scontrò contro il muro, battendo la parte posteriore del guscio. Nessun danno grave, per fortuna.
Tuttavia, un altro raggio congelante lo colpì, bloccando il guscio al muro, non la figura intera.
-Ah! Shell!-
Persino i polsi erano bloccati.
Era rimasto solo Leonardo. Contro il ragazzo incappucciato senza nome.
Anche lui era stremato: a stento si reggeva sulle gambe.
Era in ginocchio, infatti, una mano sull'impugnatura della katana piantata nel pavimento.
Aveva approfittato degli attacchi dei fratelli per riprendere fiato ed un poco di energia.
Ma non era abbastanza per continuare a combattere.
Era l'occasione perfetta, per il ragazzo, di attaccarlo.
Ma non lo fece.
Camminava di fronte a lui, avanti e indietro. Senza staccargli gli occhi di dosso.
Le croci templari erano ancora visibili, dietro la maschera: i suoi poteri erano ancora attivi.
Leonardo ricambiò lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.
Reggendosi bene alla katana, tornò in piedi.
Le impugnò entrambe come era solito fare: non intendeva arrendersi.
Principalmente per i fratelli.
Le due spade erano sparite, dalle mani del ragazzo: al loro posto, era comparsa di nuovo una zweihänder.
Leonardo caricò, attaccando con entrambe le katana, contemporaneamente.
La spada enorme le deviò da un lato, spostando anche Leonardo.
Lui simulò una caduta, tornando in piedi con una capriola. La katana sulla mano destra tentò un attacco orizzontale, con la lama diretta proprio verso la maschera, ma venne parata dal filo della spada e poi portata in basso.
Leonardo tentò un pugno con la mano sinistra, ma il ragazzo spostò il volto da un lato. Poi eseguì una giravolta, mirando al cranio del suo avversario con l'elsa.
La tartaruga si abbassò appena in tempo, tentando, nel frattempo, di far inciampare il ragazzo con un calcio basso.
Il ragazzo saltò indietro, evitando il calcio.
A quel punto, le katana attaccarono di nuovo contemporaneamente.
La zweihänder le parò entrambe, in posizione orizzontale.
Vi fu una sfida di resistenza, tra i due avversari.
-Chi sei tu?!- domandò la tartaruga, quasi sotto sforzo.
Le sue braccia stavano cedendo, ma non doveva arrendersi.
La risposta giunse in un sussurro.
-Qualcuno che non sarebbe mai dovuto esistere…-
Era un tono piatto, ma, nello stesso tempo, pieno di... rimpianto.
Leonardo lo trovò sospetto, ma anche inusuale.
Anche il suo modo di combattere: ricordava molto lo stile di Elisabetta. Se davvero era un templare, aveva seguito lo stesso allenamento, ed appreso le stesse tecniche di scherma.
Nello stesso istante, si allontanarono l'un dall'altro.
E nello stesso modo tornarono a combattere.
L'acciaio delle loro lame sembrava risuonare per tutta New York.
Gli attacchi di Leonardo erano ormai lenti e prevedibili, ma il suo avversario non ne stava approfittando per finirlo.
Non voleva ucciderli.
Come non voleva uccidere la Justice Force.
“Quale è il suo vero obiettivo?” si chiese Leonardo, mentre sferrava l'ultimo colpo.
Il ragazzo lo schivò, semplicemente abbassandosi.
Ma Leonardo aveva in mente un colpo inaspettato: attese che si rialzasse, per sferrargli un pugno.
Il ragazzo, però, lo aveva previsto, in un modo o nell'altro: scattò indietro e rispose nello stesso modo.
I loro pugni si incontrarono, nocche contro nocche.
Si bloccarono, tutti e due, sorpresi. Ma non per l'attacco.
Leonardo perdette l'uso della vista per un attimo: era in un luogo lucente. Non vedeva nulla.
Tuttavia, sentì qualcosa: un canto.
Di un uomo.
Era un suono lontano.
Un senso di nostalgia e di melanconia lo prese. Ma non gli appartenevano.
Era come se qualcun altro li stesse provando, attraverso di lui.
Aveva già provato una sensazione simile, ma quando?
-Fallo… smettere…!-
Non avevano ancora separato i pugni.
Il ragazzo sembrava barcollare: la sua testa era piegata verso il basso e il suo braccio stava tremando.
Leonardo era confuso.
-Cosa?-
Vide di nuovo il suo avversario negli occhi: i suoi occhi non esprimevano più freddo stoicismo, nelle croci templari.
Turbamento. Caos. Melanconia.
Realizzò che il tremore non era affatto dovuto allo sforzo: qualcosa lo aveva scosso.
Che anche lui avesse visto o sentito qualcosa?
-Lo hai sentito, vero? Il canto?!- anche il suo tono era cambiato. Più disperato.
Il canto... Fino ad allora, Leonardo aveva solo visto un'ombra.
Perché ora aveva sentito un canto?
-Sì…- si limitò a rispondere, ancora confuso.
Cosa gli stava succedendo?
-Quel canto mi sta torturando ogni giorno!- il suo tono era sempre più disperato, come fosse sotto tortura -Fallo smettere, ti prego! Fai smettere il canto del templare!-
“Il canto del templare?” pensò Leonardo, ancora più confuso.
Fino ad allora, aveva visto solo un'ombra, nei suoi sogni. Anche nella Dimensione Mistica. E ogni volta che osservava il trofeo del Nexus.
-Io vengo perseguitato da un'ombra, nei miei sogni!- rivelò -E non so nemmeno come liberarmene! Come posso aiutarti a liberarti da una voce?-
Il ragazzo continuò a tremare. Anche la sua voce iniziò a tremare.
-IL NINJA! DEVI PARLARE CON IL NINJA!- esclamò, sull'orlo della disperazione -SEGUI L’OMBRA DEL NINJA!-
-Il ninja…? Ma cosa...?-
Quel ragazzo sapeva qualcosa.
L'aria intorno a loro, però, improvvisamente, cambiò.
Qualcosa si stava avvicinando.
-Lasciali andare!-
Silver Sentry stava sfrecciando contro il suo aggressore, con i pugni rivolti in avanti.
Percependo la sua presenza, il ragazzo lasciò la presa su Leonardo, rivolgendo la sua attenzione al supereroe.
A pochi metri di distanza, sparì in un altro portale.
Sentry colpì il vuoto, ma continuò a volare.
Il ragazzo incappucciato riapparve di fronte al supereroe.
Due croci templari erano sotto gli stivali, permettendogli di camminare anche per aria.
-Sentry! No!- esclamò Michelangelo, ancora intento a liberarsi dal pavimento fangoso -Non ti sei ancora ripreso!-
Le ferite non si erano ancora rimarginate del tutto, in effetti.
Ma non poteva lasciare i suoi amici tartarughe contro quella persona pericolosa.
Doveva intervenire.
Ma il ragazzo non voleva più combattere: era possibile notarlo da come evitava i pugni del supereroe, senza contrattaccare.
Michelangelo, Raffaello e Leonardo rimasero fermi a fissare.
Fino a quando Setry non sferrò un pugno con rincorsa.
Il ragazzo si era spostato di lato, prendendo tutto il braccio.
Poi girò su se stesso, senza mollare la presa.
Era impossibile: nessuno poteva tenere testa a Silver Sentry, in quanto a forza.
Quel ragazzo era davvero pericoloso.
Un altro portale a forma di croce templare era apparso accanto a lui.
Vi lanciò dentro il supereroe, chiudendosi un attimo dopo.
-SENTRY!- esclamò Michelangelo, preoccupato per l'amico.
Ancora non riusciva a liberarsi.
Il ragazzo rimase lì, per aria, a fissare i quattro rettili.
Non era più disperato come prima. Tornò di nuovo a fissarli uno per uno, freddo.
-Sembra che il nostro incontro sia finito qui, per oggi.- disse, freddo e secco -Ricordate le mie parole: diffidate dei templari. Non sono chi credete che siano. E dite la stessa cosa anche a Flagello.-
Le tre tartarughe si allarmarono: conosceva Elisabetta?
Si voltò un subito dopo, continuando a correre per aria, senza aggiungere altro: altre croci templari apparivano sotto le sue scarpe, ad ogni passo che compiva.
Poi, sparì dentro un altro portale.
Non riapparve più.
Nel medesimo istante, il pavimento sotto Michelangelo tornò normale.
E il ghiaccio che bloccava Raffaello si sgretolò da solo.
-Alla buon'ora!- lamentò -Stavo per avere un principio di congelamento!-
Con la coda dell'occhio, notò Donatello, seduto sulle proprie ginocchia.
-Don!- esclamò, correndo da lui.
Anche Michelangelo lo seguì.
-Don! Allora stai bene!-
Aveva ripreso i sensi, ma non era accorso a soccorrere i due fratelli.
Tra le mani, teneva il suo bastone spezzato.
La sua arma. L'unica arma con cui si era allenato da quando era bambino.
Senza, non sapeva come difendersi.
E quel ragazzo gliel'aveva spezzata.
Sospirò, con aria malinconica.
-Don, mi dispiace molto...- iniziò Raffaello.
-Non importa.- tagliò corto il fratello, facendo spallucce, rassegnato -Sarà la scusa per incentivarmi a fabbricare un bastone di metallo che emette impulsi elettrici.-
Nonostante tutto, non si rattristò così tanto per la perdita della sua arma.
Michelangelo stirò le braccia, tirandole verso l'alto ed incrociando le braccia.
-Mondo Pizza...- commentò -Sentry non si sbagliava, allora... quel tipo è davvero uno tosto. Mi domando solo cosa volesse da noi. E, soprattutto, come fa a conoscere la nostra Eli? Leo, tu che dici?-
Nessuna risposta.
-Leo? Leo!-
Leonardo non si mosse: il suo sguardo era assente, le sue orecchie non sentivano più i suoni.
Troppe rivelazioni in un'unica sera.
Il canto del templare... l'ombra del ninja... cosa significavano?
Erano settimane che faceva sogni strani: prima l'ombra che gli indicava di seguirlo. E poi il suo ultimo sogno, in cui lui non era lui, ma un'altra persona.
Non era riuscito a vedere bene il volto della persona con cui stava parlando.
Dalla voce, era un uomo adulto; e, a giudicare dalla casacca, era un templare.
Leonardo, prima di Elisabetta, Federico e degli altri templari che aveva visto al Nexus, non aveva mai incontrato un templare.
Tuttavia, ogni volta che la sua mente richiamava l'immagine di quel templare, un grande senso di melanconia e nostalgia lo invadeva, spingendolo di conseguenza al pianto.
Come se lo avesse effettivamente conosciuto.
Ma non c'era nessuno, nel suo passato, il cui nome fosse Etienne.
E il nome con cui lo aveva chiamato, Yuko, per un attimo aveva avuto l'impressione che gli appartenesse.
Non era un sogno come altri. Leonardo se lo sentiva dentro.
E dopo le rivelazioni di quel ragazzo, ne era più che certo.
Non sapeva perché, ma sentiva che le sue parole ed il sogno di quella notte erano collegati.
-LEO!-
La voce di Raffaello si era fatta più forte.
Leonardo tornò nella realtà.
I suoi fratelli erano intorno a lui. Stremati, ma salvi e senza un graffio.
-Ho appena chiamato Sentry.- informò Michelangelo -Per fortuna sta bene. Il tizio lo ha rimandato alla torre della Justice Force.-
-Ci ha risparmiato la vita...- notò Donatello, riflessivo -Non so perché, ma ho l'impressione che non volesse ucciderci. Né noi, né la Justice Force. Avete visto, no, cosa ha fatto con quel poveretto, prima? Non è uno che arretra, per uccidere qualcuno. Se fosse stata quella, la sua intenzione, lo avrebbe fatto.-
-E allora cosa voleva farci?- domandò Raffaello, seccato.
Donatello fece una piccola pausa. Poi parlò di nuovo.
-Avete visto, no, come combatteva? Sembrava quasi volesse affaticarci. Specialmente noi tre.- indicò se stesso, Michelangelo e Raffaello -Così da dedicarsi ad un unico soggetto. Avete notato la sua attenzione verso Leo?-
Si voltarono tutti verso Leonardo, incuriositi.
Lui arretrò di un passo, quasi impallidendo.
-Perché mi guardate così?-
Donatello fece un passo in avanti, serio.
-Forse ero ancora tramortito dal colpo alla testa...- iniziò -Ma ho l'impressione di aver sentito una piccola conversazione, tra di voi. Qualcosa su un ninja ed un templare...-
-Ha ragione!- approvò Michelangelo, illuminandosi -Sì, l'ho sentito anch'io! Parlavate di un qualcosa relativo a sogni, canti di templare, ombre di ninja...- anche lui si fece serio -Leo... cosa ci stai nascondendo, di nuovo?-

Non lo aveva detto a nessuno.
Nemmeno a Splinter.
Ancora una volta aveva mentito ai suoi fratelli. Ma per proteggerli.
Non voleva allarmarli per dei sogni.
Ormai, però, era stato scoperto.
Continuare a nascondere sarebbe stato inutile.
Sospirò.
-Va bene. Vi racconterò tutto...-

 

Un pedone nero avanzò di un passo.
L'alfiere bianco lo mangiò, prendendo il suo posto.
-Ah! Un altro pedone è mio!- esultò April -Prendi le tue decisioni troppo in fretta. Devi riflettere di più, Eli. È così che funzionano gli scacchi.-
Elisabetta aveva giocato spesso a scacchi, con Donatello. E lui, ogni volta, le dava consigli su come migliorare. Ma lei continuava a prendere decisioni affrettate, senza riflettere.
Nello stesso modo, infatti, aveva deciso di muovere la torre, mangiando un pedone avversario.
Il re nero, però, era scoperto.
Questo diede libera strada alla regina bianca.
-Scacco matto.- annunciò la donna, prendendo lo scacco nero.
La templare emise un sospiro di delusione.
Odiava riflettere a lungo. Per questo era negata, negli scacchi.
Nei suoi atteggiamenti, nelle sue reazioni, infatti, assomigliava più a Raffaello. E nemmeno lui era tipo da riflettere, prima di agire.
-Ogni sconfitta è un insegnamento.- suggerì April, mettendosi di nuovo comoda sul divano.
Sobbalzò un attimo dopo.
-Ehi, era un calcetto, amore?- disse, accarezzandosi il pancione -Eli, vuoi sentire?-
Guidò la mano della templare sul pancione: in effetti, qualcosa si stava muovendo, al suo interno.
-Questa è Eli, amore. Una nuova amica della mamma e del papà. E la mamma spera di combattere contro di lei, un giorno, quando tu nascerai.-
Le quattro Tartarughe raccontavano spesso ad April delle capacità marziali della templare. E lei era sempre più curiosa di misurarsi con lei. Specie dal giorno in cui aveva messo a tappeto Casey.
E ad Elisabetta era stato raccontato che anche April non era una cattiva combattente. Sarebbe stato interessante combattere contro un'altra donna che non fosse una Valchiria.
-Si muove sempre ogni volta che voglio sedermi. Penso me lo faccia apposta. Ah, la gravidanza… tanto bella quanto stressante.- sospirò -Spero proprio che non avrai i miei problemi, quando capiterà anche a te.-
La risposta venne preceduta da una risata accennata.
-Non c’è problema, tanto non capiterà mai.-
April alzò le sopracciglia, sorpresa.
-Che vuoi dire?-
Elisabetta si morse entrambe le labbra. Non era un argomento leggero di cui parlare. Non con una donna incinta.
-Quando entri nell’ordine…- rivelò, con un filo di voce -Beh, come prima cosa vieni sterilizzato.-
-Cosa?!-
Rifletté per un attimo. Qualcosa la insospettì.
-Ma se davvero venite sterilizzati, allora come non si sono accorti che eri una donna?-
-Questo processo è diverso da quello medico-chirurgico.- spiegò la templare -Il Gran Maestro punta il suo anello contro di noi e veniamo esposti alla sua luce. Le nostre funzioni riproduttive si spengono, senza più riaccendersi. Dobbiamo dedicarci completamente a Dio, senza distrazioni di alcun genere. Dobbiamo essere mentalmente perfetti e dediti alla causa. E non farci tentare.-
Erano pur sempre cavalieri-monaci. E i monaci avevano l'obbligo del celibato.
Ma in passato, senza quel potere, non erano state rare le deviazioni da quel voto.
Per questo era stata presa quella precauzione.
April provò compassione, per la ragazza.
-Mi spiace, cara...-
-Non importa. Anche se non fossi entrata nell'ordine, non ci sarebbe stata comunque occasione.-
April ritenne saggio non fare altre domande al riguardo.
Ma su una cosa era comunque curiosa e sospettosa.
-Ma non avevi detto che due ragazzi dell'Ordine sono figli di due membri?-
Alludeva a Carmine e Federico. Elisabetta aveva parlato della sua vita da templare anche ad April: per ingraziarsi le Tartarughe, doveva ingraziarsi anche la loro prima amica umana, nonché la più fidata.
-È permesso avere figli prima di entrare nell'ordine, ma quando hanno raggiunto l'età adulta devono per forza entrare nell'Ordine. A meno che tu non sia divorziato. A quel punto, i figli sono esonerati dal divenire templari. Per il resto, dobbiamo attenerci al giuramento di castità.-
-E se uno infrange quel voto?-
-Viene scomunicato, come è successo con me.-
Per il non adempimento dei propri doveri e per l'infrazione del voto di castità era prevista la scomunica: privazione dell'anello, e la conseguente camminata in mezzo ai confratelli, privi di ogni indumento, trasportando una croce alle spalle, mentre subiva lanci di pietre ed escrementi.
Per il tradimento, la pena di morte per impiccagione.
-Sei stata la prima ad essere scomunicata?- domandò April, interessata, ma anche allarmata.
-Da quanto so, un uomo, un Gran Maestro a quanto pare, è stato scomunicato per aver infranto il voto di castità. Era il Gran Maestro dell'America Latina. E lì... beh, vieni sottoposto non poco a certe... tentazioni. E lui cedette. Più volte. Il Magister ed il resto dei Grandi Maestri lo hanno scoperto e lo hanno scomunicato. Adesso viene chiamato il Rinnegato.-
Prima che potesse spiegare di più, il campanello suonò.
-Ah, questa deve essere la nostra cena.- interruppe la donna -Non ti azzardare a prendere i tuoi soldi. Offro io.-
A causa della pancia, si rialzò a fatica.
-Arrivo.-
La cena che aveva ordinato sembrava per più persone.
Si avventò subito sui ravioli alla piastra.
-Beh, a Michelangelo dispiacerà che ci mangeremo questo ben di Dio da sole.- rise Elisabetta, prendendo un involtino primavera.
-Sì, se non lo condividerete.-
La voce proveniva dalla finestra: le quattro tartarughe erano di nuovo entrate da lì, per non attirare l'attenzione delle persone per strada.
-Ragazzi!- salutò April, facendo di nuovo fatica ad alzarsi.
Ma Donatello, con un gesto della mano, le intimò di restare ferma.
-Volevamo farti visita anche noi, April.- disse, sorridendo con occhi tristi.
Michelangelo annusò l'aria.
-Mmm... pappa buona... Muoio di fame.-
Scrutò tra i sacchetti, ammirando con gli occhi che brillavano ogni vaschetta di alluminio al loro interno.
Ne aprì uno.
-Mmm! Riso alla cantonese!-
Lo mangiò direttamente dalla vaschetta, senza bacchette.
-Come è andata, con la Justice Force?- domandò Elisabetta, curiosa.
-Prima che Mick scroccasse la cena ad April, era proprio questo di cui volevamo parlarti.- iniziò Donatello.
Si misero a sedere: le due umane sul divano ed i rettili per terra. Ognuno aveva preso una vaschetta di cibo.
-Eli, i templari ricevono solo un potere, quando ottengono l'anello, giusto?-
La templare annuì.
-Sì, perché questa domanda?-
Le quattro Tartarughe si osservarono l'un l'altro. Preoccupati.
-L'aggressore della Justice Force...- si intromise Leonardo, con un filo di voce -Ecco... ne ha usato più di uno.-
Elisabetta smise di mangiare all'istante; il suo cuore iniziò a battere forte.
-Come era?- domandò; il suo respiro si era fatto più pesante -Il suo aspetto, intendo... Come era?-
I presenti si allarmarono, alla sua reazione.
E si insospettirono.
-Aveva un grande mantello, con cappuccio. E una maschera di ferro sul volto, che aveva le fattezze di un volto umano.- descrisse Leonardo -E ho notato due luci rosse, agli occhi. Avevano la forma delle croci templari, come quelle che appaiono ai tuoi occhi quando usi il tuo potere.-
Elisabetta si fece pallida in volto.
Le sue mani iniziarono a tremare. Per poco non fece cadere la sua cena.
-Cara, stai bene?- si allarmò April, prendendole amorevolmente un braccio.
Era come se avesse visto un fantasma.
Si alzò, avvicinandosi alla finestra. Era ancora lievemente aperta. Lì poté riprendere un po' d'aria.
Le Tartarughe si alzarono, avvicinandosi di un passo, preoccupati per lei.
-Eli... che succede...?- domandò Donatello, serio -Tu... non è la prima volta che lo senti nominare, vero...?-
Lei si morse entrambe le labbra. Si voltò verso gli amici.
Il suo tono, come il suo sguardo, si era fatto cupo.
-Lo chiamiamo “Omnes”.- spiegò -Significa “tutto”, in latino, perché detiene ogni potere dei templari.-
-Omnes...- ripeté Leonardo, a bassa voce, sospettoso -Quindi è così che si chiama...-
-Nessuno gli ha mai visto il volto. Appare ovunque i templari agiscano. Praticamente ci mette i bastoni tra le ruote in ogni nostra operazione.- parlava di un periodo in cui faceva ancora parte dell'ordine, per questo aveva usato il pronome “noi” -Gli diamo la caccia da una vita, ma come appare così sparisce.-
E le quattro Tartarughe lo avevano scoperto, da come scompariva nei portali.
-Sembra una persona, ma è praticamente un fantasma. Cambia aspetto ogni volta che viene avvistato. A volte è basso, altre è alto, alcune grasso, altre magro, qualsiasi corporatura. È in grado di cambiare persino la voce. L’unica informazione che abbiamo su di lui è la maschera che indossa e i suoi abiti. I Grandi Maestri credono che sia il fantasma del templare che abbiamo condannato a morte un anno fa, tornato nel mondo dei vivi per vendicarsi del torto subito. Non pensavo si sarebbe spinto fino a New York.-
Una storia da brividi.
Michelangelo impallidì.
-Abbiamo... abbiamo affrontato... un fantasma?!-
-Sembrava piuttosto corporeo, quando lo abbiamo affrontato. In certi momenti...- notò Raffaello.
-Quindi appare dove agiscono i templari, hai detto...- riprese Leonardo, interessato.
Doveva sapere quante più cose possibili su Omnes.
Non sapeva perché, ma ebbe l'impressione che quella non sarebbe stata l'unica volta in cui si sarebbero incontrati.
-La prima volta in cui è stato avvistato, è stato tre giorni dopo la morte di Frances... ehm! Di Benedizione. Un gruppo di templari appartenenti all'Ordine Europeo avevano dichiarato di essere stati aggrediti da un individuo che controllava tutti i loro poteri. Da allora non sono state rare le aggressioni su templari e sicari assoldati. Si era aperta una caccia all'uomo. Ma come appariva, così spariva. Fino a quando alcuni degli informatori lo avevano avvistato a Roma, nella Città del Vaticano. David aveva inviato me, per affrontarlo e catturarlo...-

 

Il portone della basilica di San Pietro si aprì quasi cigolando.
Non c'era nessuno, a quell'ora.
Delle candele illuminavano le navate oscure.
L'unico rumore era dovuto ai movimenti dell'armatura di Flagello.
Sulla testa aveva solo l'infula e la cotta di ferro. L'elmo era sottobraccio.
Le fu più facile scorgere la figura in preghiera di fronte all'altare.
Un grande mantello gli copriva le spalle.
Flagello si fermò, a tre metri di distanza da quell'individuo.
Era meglio tenersi ad una giusta distanza, da una persona che le avevano descritto come pericolosa.
Ma era pronta a sfoderare il suo potere in qualunque momento.
Le croci templari potevano già essere intraviste nei suoi occhi.
-Dunque sei tu l'impostore che i Grandi Maestri chiamano Omnes.- iniziò, con voce maschile; fuori dalle mura dell'Ordine, dopotutto, lei era Eliseo, non Elisabetta.
L'individuo di fronte all'altare alzò la testa. Fu l'unico movimento che fece.
-Omnes...?- sibilò; la sua voce era ovattata -È così, dunque, che mi chiamano...-
Mosse di nuovo la testa, voltandosi indietro.
Flagello scorse qualcosa, sotto quel cappuccio: una maschera di ferro. Ed una luce rossa.
Il profilo di quella maschera era spaventosamente familiare.
-Ah... il famoso Flagello, presumo.-
Si alzò, voltandosi completamente verso la templare.
Sotto il mantello aveva una tenuta mimetica nera, senza, però, giubbotto antiproiettile.
-La tua fama ti precede.-
In effetti, sotto il cappuccio, era possibile scorgere un volto umano. Le luci ne evidenziavano i lineamenti.
Vedere quel volto fece arretrare Flagello.
Ma non poteva mostrare alcun segno di esitazione o debolezza. Aveva una missione da compiere.
-Così come la tua.- disse, fredda -Hai sterminato da solo un intero plotone di cavalieri templari.-
-Che avevano l'ordine di cacciare degli innocenti dalle proprie case.-
-Li hanno liberati da uno schiavista massone che li sfruttava come manodopera, dei poveri schiavi nella loro stessa terra, costretti a vivere nel fango e nel freddo!-
-E tu credi che la loro condizione sia migliorata, con l'arrivo dei templari? Credi davvero alle loro parole?-
-Non sei tu a decidere cosa è giusto o sbagliato.-
-E voi sì, invece? Solo perché liberate le persone e nazioni dalle mani dei criminali e degli schiavisti?-
“Sì!”, avrebbe risposto Flagello.
Era così che avevano liberato l'Italia dalle varie mafie, come in altre zone del mondo. Così avevano liberato delle persone che vivevano come schiavi, con false promesse di una nuova vita.
L'ordine era il fine dei templari, ma anche la fine delle ingiustizie.
Tuttavia... dei dubbi erano sorti, dalla condanna a morte di fratello Francesco, detto Benedizione.
Era devoto all'ordine, uno dei più fedeli. L'accusa di tradimento non gli si confaceva.
Ciononostante, era stato comunque condannato.
-Cosa succede alle persone che liberate? Vivono le loro vite? No, finiscono quasi sempre per lavorare per voi. In condizioni decisamente migliori di prima, ma comunque schiavi di qualcuno. E il fatto che ormai l'Ordine abbia quasi raggiunto la potenza mondiale? Gesti di persone deboli e disperate che non sono in grado di risolvere da soli i propri problemi. I templari stanno conquistando il mondo, per soggiogarlo sotto il loro cosiddetto “ordine”. Vi fanno credere di essere dei buoni samaritani, ma, in realtà, i templari non sono così diversi da quelli che affrontate. Alla fine, cedono tutti all'avarizia.-
L'Ordine, infatti, aveva sedi in tutti i continenti. L'intento principale era liberare ogni singolo Stato dalla malavita, dalle mafie, dalle massonerie che manovravano la politica mondiale.
Erano dei giustizieri che esorcizzavano il male.
Come potevano essere peggio dei criminali, si chiese Flagello .Principalmente per non dimostrare a quell'individuo i suoi dubbi ed incertezze sull'Ordine.
Sorrise in modo strano, infatti. Le croci templari apparvero di nuovo, svanendo un attimo dopo.
-Parole grosse, dietro quella maschera.- provocò -Una volta tolta sarà lo stesso? O sei solo un vigliacco che si nasconde dietro una maschera?-
Omnes, inizialmente, non si mosse.
Restava fermo, a fissare la templare.
-Credi che abbia paura...?- mormorò di nuovo, impassibile.
-Solo i vigliacchi nascondono il loro volto.-
Alzò Hesperia contro di lui.
-Mostrami il tuo volto o ti toglierò quella maschera con la forza!-
Omnes rimase di nuovo fermò. I suoi occhi erano fissi su di lei.
Alzò una mano, avvicinandola al volto.
Poi la rimosse con un movimento lento, mentre del fumo grigio, proveniente proprio dal volto, si dissolveva nell'aria.
Anche il cappuccio venne rimosso, mostrando dei corti capelli corvini.
Omnes era finalmente rivelato.
-Così va meglio... Eli?-
Elisabetta sentì il proprio respiro bloccarsi in gola. Hesperia tremò, nella sua mano.
Arretrò di un passo.
Aveva avuto qualche deduzione solo notando i lineamenti della maschera, ma corrispondevano perfettamente a chi la indossava: occhi dalla forma quasi orientale, labbra piene e carnose.
Solo una persona che conosceva aveva quelle caratteristiche.
-Fran...?!- balbettò, quasi priva d'aria, dalla sorpresa.
Francesco. Detto Benedizione, perché ogni peccatore merita almeno una benedizione.
Morto per impiccagione reo di tradimento contro l'ordine.
Elisabetta stessa aveva assistito alla condanna. Lo aveva visto morire, di fronte ai suoi occhi. La corda tesa, non appena il suo corpo era caduto nella botola. E il cappio che gli aveva spezzato il collo.
Era impossibile che fosse tornato in vita.
Ma ora lo vedeva, di fronte a lei, esattamente come lo ricordava.
Tranne per gli occhi: non erano scuri, ma con le croci templari rosse, come se avesse un potere attivato.
-Ma come...?! Come può essere?! Tu... tu sei morto! Fede e io abbiamo vegliato su di te per tutta la notte! Non abbiamo distolto gli occhi da te fino a quando non ti hanno sotterrato!-
-È così, infatti.- spiegò Francesco.
C'era qualcosa di strano anche nel suo tono. Piatto, privo di emozioni, cinico. Non era il Francesco che ricordava.
-Non so come sia successo...- avanzò di un passo, più vicino alla templare, con sguardo freddo, come se avesse di fronte un'estranea, non una fidata sorella d'arme -La corda mi ha davvero spezzato il collo. E ho visto solo il buio. Poi, ho ripreso improvvisamente a respirare, a muovermi. Mentre venivo torturato, devo essere stato maledetto da uno dei demoni di Faust.- sorrise in modo strano, guardando da un'altra parte che non fossero gli occhi ancora sgomenti della templare -Evidentemente, sopravvivere alla morte e vivere in eterno con la vergogna di aver tradito l'ordine templare è la vera punizione capitale. È proprio vero che ci sono destini peggiori della morte. E non so come, ma ho ottenuto tutti questi poteri. Mi sono risvegliato con un unico proposito: vendetta contro coloro che mi hanno ucciso.-
-Quindi è per questo che hai iniziato a dare la caccia ai templari...-
Nessuno sopravvive ad un'impiccagione. Ma era anche vero che Faust poteva includere qualunque condizione, nelle maledizioni che faceva scagliare dai suoi demoni.
Compresa la vita eterna, senza la possibilità di farsi uccidere.
La tortura per mano del Gran Maestro era compresa nella punizione per tradimento. Tutto il tetravirato aveva partecipato alle torture di Francesco, da come era stato riferito da Lazzaro stesso.
Al patibolo, infatti, il suo volto era pieno di ferite. Il corpo era coperto da una tunica di lino, ma era intuibile che lì avesse ferite più gravi.
Sul volto che Elisabetta stava volgendo lo sguardo, però, non c'era alcun segno, di quelle torture.
-Perché credi che abbia tradito l'ordine, Eli? Tu, più di tutti, dovresti sapere che non lo avrei fatto, senza un motivo.-
Benedizione e Flagello facevano coppia fissa, nelle missioni. Lei lo conosceva meglio di chiunque altro.
E sapeva che c'era della verità, in quelle parole.
Francesco era un ragazzo leale.
-I templari non sono chi dicono di essere! Non devi fidarti di loro!-
Era ormai a pochi centimetri da lei.
-Ti prego. Non voglio che anche tu cada nella loro rete. Non voglio che tu scopra quello che ho scoperto io su di loro.-
Le porse una mano.
-Io non sono un tuo nemico, Eli.-
No. Era troppo. Erano troppe rivelazioni.
La presenza di Francesco l'aveva sconvolta non poco. Il suo potere si stava attivando a intervalli. Non riusciva a controllarlo. E ora quelle parole contro l'Ordine templare.
No, non poteva credere alle sue parole.
Anziché accettare quella mano che un tempo aveva stretto più volte, dunque, Elisabetta arretrò di un passo, allontanandosi da quell'estraneo.
La sua reazione lasciò Francesco indifferente.
-Tu ancora scegli loro...- commentò, nello stesso modo -Nonostante quello che mi hanno fatto... tu ancora scegli di stare dalla loro parte.-
Elisabetta era confusa, in realtà. Quell'individuo che aveva lo stesso volto di Francesco le stava dicendo la verità? O voleva solo metterla contro l'Ordine, approfittando del suo potere?
A cosa doveva credere?
-Sei come un animale da pascolo, condannato al mattatoio, rinchiuso in un recinto, ma comunque nutrito e al sicuro, per questo ha paura della libertà, perché non avrebbe nulla, ma almeno non ci saranno più gabbie a trattenerti.-
La sua rabbia, mista a confusione, stava per farla raggiungere l'apice della pazzia.
Batté un piede per terra. Riecheggiò per tutta la basilica, come l'urlo che emise.
-Senza i templari io non sono niente!-
Le croci templari erano apparse per un attimo, per poi svanire.
Non era chiaro se il suo sguardo stesse esprimendo rabbia o caos.
Forse entrambe.
Francesco abbassò la mano.
-Non sei niente senza di loro?- ripeté, freddo -È questo che continui a ripeterti? O è quello che ti fanno credere?-
I suoi confratelli ed il Magister non le avevano mai detto di essere una nullità, anzi. Veniva elogiata, per le sue capacità.
Che fosse questo a cui stava alludendo Francesco? A causa delle lodi che stava ricevendo, si era illusa che fuori da quel mondo, non fosse nessuno? Che sarebbe tornata ad essere la nessuno che era, prima di entrare nell'ordine?
Con i templari aveva uno scopo, persone che la supportavano, un luogo in cui poteva essere se stessa.
Ma dalla morte di Francesco... qualche domanda aveva cominciato a porsela.
Scosse la testa, rimuovendo ogni dubbio.
Strinse la presa su Hesperia, tornando a puntarla sul suo avversario.
-Perché continui a portare il suo volto?- esclamò, furiosa; il suo potere si stava per attivare definitivamente -Tu non sei Francesco! Lui non parlerebbe così!-
Era la cosa più facile, per lei, ammettere che la persona di fronte a lui non fosse il vero Francesco, ma un impostore che stava creando caos tra i templari.
Un impostore che deteneva ogni potere dei templari.
-Hai ragione.- ammise, con un sospiro di rassegnazione -Io non sono Francesco. Io sono Omnes.-
Passò di nuovo una mano di fronte al proprio volto. Una nebbia lo avvolse completamente.
La sua altezza diminuì, anche il colore dei propri capelli. E il suo volto era completamente cambiato.
Volto effeminato con le lentiggini, capelli castano chiaro sopra il cranio e castano scuro sulla zona della nuca.
Elisabetta arretrò di nuovo, sorpresa: aveva assunto il suo aspetto!
Era come guardarsi allo specchio.
Non riuscì a non provare ribrezzo.
-Io posso essere chiunque io voglia.- disse; persino la voce era quella della templare -Io non ho una forma.-
Per questo era difficile catturarlo. Senza la maschera, poteva avere qualunque identità.
Non aveva un volto, ma tutti i poteri dei templari.
Ma di fronte a lei si era presentato come un confratello a cui teneva molto. Pensava di poterla manovrare, convincerla a combattere contro l'Ordine, infrangendo il suo giuramento, facendo leva sui sentimenti.
Ma il dovere aveva prevalso di nuovo.
Non senza provare una punta di amarezza.
-Ho una missione.- disse, facendo calare l'elmo sulla sua testa -Eliminarti! E lo farò!-
Omnes la fissava con occhi freddi.
-E non osare mai più presentarti a me con il suo volto, impostore!-
Hellas scivolò sul suo braccio sinistro.
L'aura bianca e rossa la circondò, mentre una rabbia quasi incontrollabile prese il sopravvento, su di lei.
Era entrata nel suo stato di furia: il suo potere.
Senza dire una parola, la maschera apparve in un fumo grigio, coprendo di nuovo il volto di Omnes; e i capelli vennero nascosti dal cappuccio.
Due spade erano apparse nelle sue mani, dalle maniche. E anche lui venne circondato dalla stessa aura della templare.
Entrambi erano entrati in stato Berserk.
Scattarono l'uno contro l'altra, lasciando dei solchi, ad ogni passo.
Tutta San Pietro tremò, nel primo istante in cui incrociarono le proprie spade.

 

-Alla fine cosa è successo?- domandò Leonardo.
-Lui mi sconfisse.- concluse la templare -Devo aver perduto i sensi. Al mio risveglio, era sparito.-
La storia aveva coinvolto i presenti. A tal punto da provare le stesse emozioni provate dalla ragazza stessa.
-Che storia da brividi...- commentò April.
-Addirittura in grado di assumere altri volti...- rifletté Donatello -Anche quelli di persone morte.-
Anche Raffaello, stranamente, compatì la templare. Non doveva essere stato facile, per lei, affrontare qualcuno con il volto di una persona a cui teneva. Non osò immaginare come avrebbe reagito lui, se Omnes avesse assunto l'aspetto di uno dei suoi fratelli.
Elisabetta accennò una risata.
-Che sciocco... Pensava di manovrarmi usando il volto di Benedizione...-
Era un sorriso amaro, che nascondeva sentimenti negativi; la tristezza, prevalentemente.
-Fallii comunque la mia missione.- riprese -David mi costrinse all'autofustigazione fino al mattino seguente.-
I presenti conoscevano le punizioni riservate ai templari, ma l'autofustigazione li faceva sempre rabbrividire. Era la punizione più frequente, ma aveva anche uno scopo purificatore. Elisabetta lo chiamava “catarsi”.
Anche Splinter ed il Tribunale Ninja, però, non ci andavano leggeri, con le punizioni, con il fine di disciplinare gli accoliti.
-Ecco perché ha fatto il tuo nome...- ricordò Michelangelo, schioccando le dita.
Aveva distolto il pensiero della punizione mettendo al centro un particolare secondo lui importante.
-E ci ha anche detto che non devi fidarti dei templari! Ah! È assurdo! Ormai non hai più nulla a che vedere con loro! Ti hanno scomunicata, dopotutto...-
No, lei non era stata scomunicata.
E Omnes forse lo sapeva.
-La stessa cosa che mi ha detto quella volta...- mormorò, ancora con aria triste.
Ma lo aveva detto anche alla Justice Force.
La medesima raccomandazione: non fidarsi dei templari.
Le Tartarughe approvavano le sue parole: dopotutto, avevano scomunicato Elisabetta, torturato Raffaello e rinchiuso Federico, il figlio del Gran Maestro David, nella Dimensione Mistica.
Ma Leonardo era più interessato ad Omnes stesso, soprattutto perché aveva sentito una voce, non appena i loro pugni si erano scontrati.
Quando lo aveva raccontato ai fratelli, Donatello aveva elaborato un'ipotesi: l'effetto osmosi.
Leonardo aveva udito la voce che tormentava Omnes e Omnes aveva visto l'ombra che Leonardo scorgeva da settimane.
Si era verificato uno scambio temporaneo.
Ma ancora era ignoto il motivo.
O forse no.
Quel sogno sul templare doveva essere la chiave.
E lui doveva sapere qualcosa al riguardo, se lo sentiva.
Doveva ritrovarlo e chiarire sulle visioni.
Ma non era il solo ad essere interessato ad Omnes.
Quella sera, infatti, Elisabetta contattò di nuovo il Gran Maestro David.
Lui rispose subito.
Entrambi si reincontrarono nella Dimensione Mistica.
-Flagello...- salutò lui, freddo, ma cortese; dopotutto, Elisabetta era ancora uno dei suoi migliori cavalieri -Mi auguro tu stia facendo progressi, nella tua missione.-
-A dire il vero, Magister, ho una brutta notizia da darvi.- replicò lei, seria -Omnes è a New York. Ci sta cercando. E ha già aggredito le quattro Tartarughe.-
-Omnes...?! Ci ha seguiti?!-
Il suo sguardo si deformò in un'espressione strana. Forse paura. Forse rabbia. O un misto di entrambe.
Ma non aveva comunque gradito la notizia di un altro inconveniente.
-Vorrà anche lui il Graal!- esclamò, stringendo il pugno -Avvertirò Spettro e Faust di setacciare la città per trovarlo. Ora ci mancava anche lui...-
Erano tutti a dormire, nel rifugio.
Tranne Leonardo.
Il combattimento e la conversazione con Omnes lo avevano sconvolto, a tal punto da privarlo quasi del sonno.
Il suo sguardo si posò sul suo trofeo del Nexus.
Era ancora incrinato, trasparente. Ma ancora non era chiaro cosa vi fosse all'interno.
Donatello non aveva ottenuto risultati, dalle sue analisi. Tutte portavano allo stesso risultato: nulla.
Si accovacciò su di esso, serio e con sospetto.
Attese qualche secondo.
Un'ombra. Di nuovo.
Aveva di nuovo scorto un'ombra.
Stavolta non era stata fulminea: si era fermata, scrutando la tartaruga a lungo.
Leonardo, per un attimo, fu di nuovo accecato da un bagliore.
Rivisse il sogno di quella notte: vide di nuovo l'uomo con la casacca templare.
Le stesse parole, gli stessi movimenti.
Ma, stavolta, il volto dell'uomo non era sfocato. Era nitido.
Era un uomo di mezza età, a giudicare dal colore dei capelli, sulla via del grigio. Ma il particolare che lo colpì di più furono gli occhi, di un azzurro brillante.
Da quegli occhi era persino riuscito a notare il suo, di aspetto: era un ragazzo giapponese. Un ninja.
La visione finì svanì. E l'ombra era sparita dal trofeo.
Una domanda tormentava la sua mente: cosa significavano quelle visioni?
Fissò di nuovo il trofeo, quasi sperando di rivedere l'ombra.
Così non era avvenuto.
-Cosa sei, veramente?-

 

-Ehi! La mia gamba...! È... è guarita!-
Nessuno non sentiva più dolore alla gamba.
Le ali di Raptarr ripresero a muoversi come prima.
E la cupola di Ananda si era completamente ripristinata.
-Ma come è possibile...?- si sorprese -Si è rimarginata da sola? È davvero incredibile!-
Persino Silver Sentry sentì i propri muscoli ripresi.
-È un vero miracolo...- mormorò, guardandosi.
Tutta la Justice Force non portava più i segni del combattimento contro Omnes.
Sospeso per aria, tuttavia, c'era proprio lui. I suoi piedi poggiavano su due croci templari.
Aveva puntato un pugno verso l'infermeria. Un raggio azzurro era partito dal suo anulare, entrando nella stanza e così ripristinando le ferite dei supereroi.
-Perdonatemi...- mormorò -Questa sarà l'ultima volta in cui ci scontreremo.-
Dopotutto, come aveva rivelato alle quattro Tartarughe, non erano i supereroi il suo obiettivo.
Non aveva motivo di ucciderli o mantenerli infermi. Non avevano alcun legame con i templari, dopotutto.
Dovevano essere solo i suoi messaggeri per le Tartarughe.
Qualcosa lo scosse: una voce, un canto.
Lo stesso canto di cui si era lamentato con Leonardo.
Era il canto di un uomo. Sembrava il richiamo di una sirena, ma in formato maschile, ed ugualmente angelico.
Dava l'impressione di volerlo chiamare a sé. O attirare verso un luogo.
Omnes non sapeva come liberarsi di quella voce.
Come Leonardo non sapeva come liberarsi dell'ombra.
Si guardava sempre intorno, illudendosi di trovare qualcosa, anche una forma incorporea di chi lo stava “chiamando”.
Non sapeva come o perché, ma quella sera, lui rispose, contro il suo volere.

 

Sì, ti sento, ma no
Perché non sei la soluzione.
Avrei mille ragioni
per vivere come vorrei.
Ignoro i tuoi sussurri
E faccio finta che non ci sia niente.

 

Si teletrasportò di nuovo, lontano dalla torre della Justice Force: non doveva far scoprire la sua posizione.
Era in un molo. Per fortuna, deserto. Lì poteva finalmente confrontarsi con quella voce.

 

Non sei una persona
Non sei che un suono, una melodia
Se ti ascoltassi, e non lo farò,
Dimenticherò la mia vita.
Qui ci sono tutti coloro che amo,
quelli che contano davvero,
Tu puoi urlare nella notte,
ma non ti risponderò mai.

 

Guardò in alto, continuando a camminare.

 

Ho tentato un’avventura
E mi sono perduto.
Non voglio più partire
E non mi voglio più lanciare nell’ignoto
Dentro un altro mondo, dentro un altro mondo.
Dentro un altro mondo!

 

Nonostante le sue suppliche, la voce continuava a cantare.
Dal suo incontro con Leonardo, era più frequente del solito.
Quando si erano incrociati i pugni, lui aveva visto qualcosa: un'ombra, che raffigurava la sagoma di una figura familiare.
Non aveva mai conosciuto un ninja, prima di allora; ciononostante, una grande sensazione di nostalgia e melanconia si era impossessata di lui.
Le stesse che scuotevano Leonardo.
Per questo Omnes era confuso e disorientato.
Quella figura aveva evocato ricordi che non gli appartenevano.
Di un ragazzo in tenuta da ninja, ma di cui non era riuscito a vederne il volto.
Scoraggiato, guardò in basso. Vide la sua immagine riflessa nell'acqua. Aveva ancora la maschera, in volto.

 

Cosa vuole questa voce,
che mi tiene sveglio?
È forse un vento di libertà?
Un cammino abbandonato?
Viene da qualcuno che è lontano
Che mi assomiglia molto?

 

Il suo piede oltrepassò la banchina: era davvero intenzionato a buttarsi in mare.
Ma non lo fece: una croce templare era apparsa sotto il suo stivale, non appena toccò l'acqua.
All'inizio, camminò sull'acqua, per un paio di miglia.

 

Chi meglio di me sa da dove vengo?
Ogni giorno un nuovo potere,
un miscuglio di gioia e dolore
Una parte di me se ne va inconsapevolmente
Dentro un altro mondo, dentro un altro mondo
Dentro un altro mondo!

 

Da camminare, cominciò a correre, ogni tanto agitando le braccia. Degli schizzi d'acqua emergevano, a quei movimenti.

 

Se tu sei là, provamelo!
Rassicurami, prendimi!

 

Omnes cantò con la voce, sperando di poterla sconfiggere, in quel modo.
Gli schizzi d'acqua, senza il suo volere, iniziarono a formare delle immagini.
Sembravano raffigurare dei frammenti di due vite congiunte.
E le figure dominanti erano un ninja ed un templare. Un ragazzo giapponese ed un uomo caucasico.
Momenti che provocavano un senso di nostalgia in Omnes stesso. Come se li avesse vissuti lui, quei ricordi.
L'ultima immagine, però, vide le due sagome allontanarsi, verso l'orizzonte.
Omnes li seguì, con la mano distesa in avanti.

 

Non voglio perdere un altro secondo.
Andrò dove tu andrai, dentro un altro mondo!

 

Le due immagini svanirono nelle stelle.
Omnes si fermò, guardando in alto, con aria malinconica.

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Chi è davvero Omnes? Amico o nemico?
Lui e Leonardo si incontreranno di nuovo?
Chi sono Etienne e Yuko?
Che legame avranno con il Graal?
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Note finali: ho ripreso un'altra canzone di Frozen 2 e l'ho tradotta dal francese. XD
   
 
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