Fumetti/Cartoni americani > Transformers
Segui la storia  |       
Autore: _Cthylla_    24/11/2021    2 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

25

(Fine della favola -ma non della storia-)









«… questo è tutto quel che ricordo, Lord Megatron, almeno per la parte del mio sogno che La riguarda».

Più si andava avanti, più Spectra 
diventava qualcuno di comodo e molto scomodo insieme alle ottiche di Megatron. Non perché avesse smesso di apprezzarla come persona -né si era pentito delle decisioni sul suo conto- ma per la sua influenza sulle cose, sulla gente, per il caos che si portava appresso, e ora anche per questo.
Non stentava a credere che quella giovane femme potesse essere capace di vedere sprazzi del futuro, già solo perché Tarn non l’avrebbe mai fatto venire nell’infermeria della Peaceful Tiranny -diventata temporaneamente una sala riunioni, per la “gioia” della minicon, anche lei presente come Tarn stesso e il tecnico senza ottiche della DJD- con tutta quell’urgenza se non avesse avuto sospetti più che concreti del fatto che potesse essere vero.
Si sarebbe potuto sentire allarmato pensando a quando una cosa simile era successa a lui, con tutto quel che ne era derivato e che aveva coinvolto anche una divinità, ma Spectra non aveva mai assunto dell'energon oscuro, dunque Megatron non pensava che Unicron c'entrasse anche stavolta.

«Ho capito. Il resto?»

«Nella seconda parte del sogno non ho visto nessuno che io conosca. Non conosco neppure il posto o la canzone che ho sentito, l’unica cosa familiare che ho visto è la bambola».

«È vecchia» si sbrigò a dire Tarn, rimasto in silenzio fino a quel momento «Risale a un paio di vite fa, ossia a quando è ambientata quella parte del sogno. Seppur abbastanza impreciso era corretto nella sua sostanza, con cose che non può essere venuta a sapere in altro modo».

“Ha sognato qualcosa riguardante il suo passato?... questo spiega varie cose” pensò l’ex gladiatore.

«È per questo che ho deciso di avvertirLa, Lord Megatron, oltre al fatto che a dire di Spectra c’è stato almeno un caso in cui uno dei suoi sogni si è avverato».

«Avete fatto la cosa giusta. Per quanto tu abbia detto di essere incerta sul considerarlo vero o meno, Spectra, non sono dell’idea di sottovalutare la cosa. Grazie a te sappiamo che dovremo essere pronti per un attacco da parte di Spectrus-»

«Io però non ho visto lui, io ho visto gli altri Autobot» disse Spectra.

«Lo so» replicò Megatron «Però gli altri Autobot sono stati terminati il giorno in cui grazie a Soundwave abbiamo localizzato la loro base. Inizialmente posso aver avuto qualche dubbio in merito ma abbiamo il loro medico e, ricordando chi abbiamo qui» indicò Tarn con un cenno del capo «Se fossero stati ancora online avrebbero tentato di entrare di nascosto nella Nemesis per salvarlo già da qualche tempo. Invece non si è visto nessuno, Soundwave non ha rilevato nulla di strano sui radar né ci sono stati attacchi al sistema, dunque restano solo Spectrus e il minicon. Inoltre non hai visto chi mi ha ucciso nel tuo sogno» continuò «Sappiamo solo che Star Saber non era attiva, altra cosa che suggerisce che Optimus Prime si sia riunito all’All Spark. Una battaglia campale che porti alla mia morte non potrebbe essere che tra noi: nessun altro sarebbe all’altezza».

«Spectrus però è abbastanza affezionato alla propria spada, almeno quello lo so-»

«Se fossi al posto suo, dopo i danni che ha subìto, e dovessi entrare nella Nemesis con l’intenzione di uccidere me» indicò se stesso «Cercherei di procurarmi l’arma più potente presente sul posto. Non c’è affezione che tenga» sollevò un sopracciglio «Spero che dopo tutto quel che è successo tu non stia, almeno in parte, cercando di difenderlo ancora».

Spectra scosse la testa. «Però lui ora è senza braccia, quindi come potrebbe riuscire a ucciderLa con una spada? È messo così, no, Kaon? Me l’hai detto tu in questi giorni».

«Vero, Lill-ehm, Spectra» si corresse il tecnico, forse per mantenere l’atmosfera di serietà in quella riunione alla quale di norma lui non avrebbe neppure partecipato «Però se è riuscito a trovare un minicon in un pianeta di organici ti stupirebbe davvero che riesca anche a tirare fuori due braccia nuove da chissà dove?»

«… Wheeljack» disse Tarn «L’Autobot che abbiamo incontrato poco dopo il nostro arrivo. Le braccia le aveva ancora».

«Ma l’ho attaccato alla montagna con la colla di valvola, auguri a staccarlo, ne rimane metà appiccicato alla roccia!» esclamò Kaon.

«Kaon-»

«Cos’è la colla di valvola?» domandò Spectra.

“Da un lato vorrei accodarmi a domandare, dall’altro non sono certo di volerlo sapere” pensò Megatron “E sotto la maschera di Tarn intravedo un’espressione da ‘uccidetemi/uccidetelo adesso’, quindi direi di glissare sull’argomento”.

«Quello di Wheeljack non era il solo cadavere che Spectrus potesse trovare in giro, né ritengo che sarebbe schifato all’idea di un trapianto, tanto più in questa situazione. Di sicuro quelle braccia servono più a lui che al suo ex collega» commentò Megatron.

Diede un’occhiata a Spectra: non stava facendo una piega di fronte alle azioni violente citate. In fin dei conti se aveva conosciuto la DJD quando non era ancora adulta doveva aver avuto ampiamente modo di capire sia come agivano, sia di non poter fare niente per cambiare le cose. No, per una volta non poteva neppure lei.
Non si era scomposta particolarmente nemmeno all’idea che tutti loro potessero prepararsi all’attacco del fratello, con le dovute conseguenze, ma quello era positivo: nel momento in cui il tentativo di Spectrus di ucciderlo fosse miseramente fallito, non avrebbe dovuto sentire da parte di Spectra delle preghiere di risparmiarlo.

«A questo punto non credo che resti altro da dire se non che in questi giorni organizzeremo la difesa e… noto che non sei attaccata alle macchine, Spectra, la guarigione dunque procede».

«Sì, Lord Megatron, miglioro ogni giorno» sorrise lei «Nickel è molto brava».

«Quindi immagino che non ci siano problemi se ti porto con me per un po’».

«Va benissimo» rispose Spectra prima che chiunque altro potesse mettere bocca sulla faccenda «Sono sicura di essere in buone mani».

La prioniana sembrava tutt’altro che felice ma né Tarn né il tecnico della DJD avrebbero mai detto una parola contraria all’idea, venendo da lui, e che Spectra per prima non si opponesse all’idea era precisamente quel che si aspettava.

Immaginava anche di cos’avrebbe voluto parlargli -o meglio, di chi- e lui, oltre a dover mettere in chiaro alcuni punti, aveva certi propri disegni da portare a termine per il bene della fazione, che come sempre veniva prima di ogni altra cosa.
Anche di un amico stretto al quale, a suo modo, riteneva di star facendo un favore.
“Tra moglie e marito non mettere il dito”, il proverbio diceva così e lui stesso di solito evitava di mettersi in mezzo agli affari privati dei suoi uomini, ma aveva agito diversamente con un amico del quale ormai conosceva fin troppo bene l’irrazionalità in campo sentimentale.

“Io però ho solo dato a Soundwave il compito di inoltrare a Tarn una notifica con un singolo nome” pensò “Non gli ho dato io l’idea di aggiungerne un altro, quello di un “disertore”… per quanto fosse proprio quel che mi aspettavo”.

Soundwave con quella scelta aveva quasi certamente il colpo di grazia a una relazione che, secondo Megatron, avrebbe dovuto concludere già da un po’. Il breve matrimonio con Spectra non aveva portato nulla di buono per lei, per lui e nemmeno per un esercito con uno spymaster deconcentrato -che poi era quel che gli premeva di più.

«Ottimo».

Dopo aver dato al resto dei presenti un rapido congedo prese Spectra -e annessa coperta- con sé e uscì con lei dall’infermeria, senza impiegare molto per raggiungere la Nemesis. Decise di portare Spectra nella parte dei propri alloggi destinata anche alle conversazioni che dovevano avvenire lontano da ottiche e recettori uditivi indiscreti. Sarebbe stato un posto sicuro e discreto anche nel momento in cui le avrebbe fatto incontrare almeno un’altra persona.

«Energon? Ne ho un tipo molto rinvigorente, tu ne hai bisogno» disse, porgendo un cubo alla giovane.

«Grazie» sorrise Spectra, di nuovo. «Lord Megatron?...»

«Sì?»

«La volevo ringraziare anche per aver detto buone cose di me alla Decepticon Justice Division… nonostante tutto».

«Una persona una volta mi ha detto che secondo lei non sono del tutto cattivo, sarebbe stato un peccato smentirla. Detto ciò, ricordandoti che al momento sei sposata con un ufficiale Decepticon e hai rapporti di vari tipi con altri ancora, dovrai obbedire all’ordine che sto per darti» continuò Megatron, estremamente serio «Ovunque sarai nei prossimi vorn, se sognerai altre cose che riguardano me nello specifico -siano esse future o passate- e che ti daranno da pensare, io dovrò essere l’unico a saperlo. Dopo che me l’avrai riferito, a seconda di quel che si tratta, se ne potrà parlare anche ad altri oppure no. Non si arriva dove sono arrivato io con la rettitudine e l’onestà, nella mia esistenza ci sono certe cose che io stesso farei volentieri a meno di ricordare».

«Me lo aveva accennato, vero? Non è stato molto tempo fa ma giuro che mi sembra che tra quel giorno e oggi sia passata un’eternità».

Megatron non poteva dire di avere la stessa impressione, perché lui aveva sempre avuto molto altro da fare e per la testa, ma non dubitava che per la giovane femme le cose potessero essere diverse. Lei stessa era diversa rispetto a quando era piombata nelle loro vite.

«Una volta raggiunto lo stadio di adulti per noi transformers la crescita e il tempo sono cose che non sempre vanno di pari passo. Non è così sorprendente, su questo pianeta non ti sono mancate le esperienze, nel bene e nel male».

«Sì… questo è vero».

«Avendo attorno dei Decepticon è un bene aver perso un po’di ingenuità» continuò Megatron «Per quanto alcuni di noi possano essere per te una compagnia più sicura di quanto sia mai stato Spectrus ricordati sempre che non c’è Decepticon -ne c’era Autobot- che sia davvero “buono” nel senso comune del termine; neppure Dreadwing, per quanto ti sia caro. È abbastanza onorevole, sufficientemente di retto senso e un po’più vicino a capire chi ha davanti di quanto siano altri, ma di certo non “buono”».

«Però non credo che sia questo il motivo per cui è nella Lista, giusto?» domandò Spectra, prendendo prevedibilmente la palla al balzo «Se si è allontanato è stato soprattutto per via mia ma non ha mai davvero rinnegato i Decepticon, voglio dire, non riusciva a smettere di chiamarla “Lord” Megatron… e in passato Lei ha riaccolto altre persone, e non è Dreadwing quello che vorrebbe prendere il suo posto, e fino a poco tempo fa Lei non voleva ucciderlo, avrebbe voluto che tornassimo qui tutti e due, io non capisco» sollevò lo sguardo, e la tranquillità mostrata fino ad allora ormai aveva ceduto il posto a un’espressione di profonda angoscia «Perché? È davvero perché non c’è stato durante l’attacco di qualche tempo fa, quello con gli insecticons? So che è entrato nella Lista poco dopo ma-»

«Dreadwing è ancora un Decepticon leale, per quanta rabbia possa aver provato nei miei confronti e per quanto possa voler uccidere Starscream. Non che sia il solo, Starscream si è sempre messo particolarmente d’impegno nel farsi dei nemici».

«Se lo sa, allora perché?!...»

«Far sì che Dreadwing finisse nella Lista non era nel mio interesse. Le cose hanno continuato a procedere anche senza di lui, il che ha dimostrato che la sua presenza nella Nemesis non è strettamente necessaria, ma da qui farlo terminare ce ne corre. Capisci cosa voglio dire?»

«… non è finito nella Lista per un ordine che Lei ha dato?»

Megatron, impassibile, scosse il capo.

«M-ma allora… Tarn ha detto di aver ricevuto una notifica, doveva aggiungere Dreadwing e Airachnid... meglio per lei che sia dispersa, se devo dirla tutta-»

Il Decepticon alzò gli occhi al soffitto. In quel senso Spectra non era cambiata, o comunque non del tutto. «Vero. Ho deciso di far aggiungere Airachnid».

«A meno che Tarn mi abbia mentito?... no» si rispose da sé la femme «Lei gli aveva detto di non volere che Dreadwing venisse ucciso da loro, dunque per quanta voglia di terminarlo abbia,
e non mi ha nascosto di averne abbastanza, non avrebbe disobbedito. Anche qui considerando chi è e che ha tenuto tutte le mie cose non era niente di inaspettato, ma non averlo nascosto renderebbe dire una bugia una cosa assurda da parte sua, o no?»

«Hai detto tutto tu».

«Però allora quella notifica da dove viene? Tarn non c’entra, Lei non è stato e non credo che Starscream possa far aggiungere nomi alla Lista quando vuole. Chi altri, e perché, può volere che Dreadwing muoia in quel modo? Non rimane nessuno...»

Dopo ciò Spectra si bloccò e fece una brevissima pausa di silenzio.

«Proprio nessuno» concluse.

«Sicura di non esserti fatta un’idea?»

«No, non ne ho» disse Spectra.

«Io invece credo che tu lo sappia dal preciso momento in cui ti sei resa conto che far aggiungere Dreadwing non avrebbe avuto senso da parte mia. Credo che tu sappia anche “perché”, oltre a “chi”. Allora: a chi giova?»

«A nessuno-»

«Spectra Specter, smettila di fingere di ignorare quel che ti succede intorno!» la riprese Megatron, più duramente di quanto avesse mai fatto «Le esperienze in realtà non ti sono mancate neppure prima della Terra, ma finché c’è stato Spectrus hai voluto tenere gli occhi chiusi su tutto quel che non volevi accettare, e a cosa ti ha portata la tua testardaggine?» indicò lo squarcio sul petto della giovane «Sei buona, paragonata a chiunque di noi lo sei. Vuoi rimanerlo? Puoi farlo! Essere buona però non vuol dire essere cieca e ingenua per “compensare” un fratello che è l’opposto».

Spectra si irrigidì e si strinse nella coperta. «Perché mi sta dicendo ques-»

«Perché era ora che qualcuno lo facesse» replicò il leader dei Decepticon «Per il tuo bene. A chi giova?» tornò a chiederle «E perché?»

«Soundwave. Potrebbe aver aggiunto quel nome alla notifica in modo che Dreadwing facesse una fine orrenda e io non potessi reagire male con lui come ho reagito nel caso di Spectrus» rispose Spectra, con voce incolore «Lei non voleva morto Dreadwing ma non lo considera neppure “necessario”, me l’ha detto prima e credo che anche Soundwave lo sappia» Si passò una mano sul viso «Questa è l’idea che mi sono fatta. Però voglio parlarne con Soundwave prima di iniziare a pensare davvero che lui possa essere arrivato a questo per gelosia. Non l’ho tradito, Lord Megatron, glielo posso giurare, non l’avrei mai fatto».

«Però penso che tu possa capire che a un mech non faccia piacere l'idea della propria moglie chissà dove con un altro, anche se non hai fatto nulla con lui, e ti sei legata a Dreadwing al punto di uscire dall’infermeria per la prima volta da quando sei tornata. Anche se a chiederti di uscire sono stato io, avresti potuto rifiutare col dire essere troppo debole».

«Dreadwing non merita la terminazione, se volevo cercare di aiutarlo come lui ha fatto con me non potevo dirLe di no nemmeno volendo. Anche se per me parlare di Dreadwing per me era importante, mentre per Lei era una scusa per arrivare ad altro» aggiunse poi «Lei ha dato a Soundwave l’occasione di fare quello che forse ha fatto, facendo inviare una notifica da lui invece di parlare direttamente a Tarn con il comm-link… doveva volere proprio tanto che ci trovassimo in questa situazione. Anche se la decisione di mettere un nome in più, se poi è stata presa, resterebbe sempre del mio compagno».

Era sensato che fosse arrivata a fare due più due intuendo anche il suo magheggio oltre a quello di Soundwave ma, per quanto lui per primo avesse ricordato a Soundwave più volte di non sottovalutarla, si sentiva comunque sorpreso nel vederla arrivare a tanto.
Contrariamente a lei che, in tutto ciò, non mostrava nessuno stupore e lo fissava seria e stanca.

«Farà togliere Dreadwing dalla Lista?»

Megatron annuì. «Nei vorn ho aggiunto e tolto a mio piacimento senza che nessuno protestasse, e che Tarn pensi che non sono del tutto indifferente alla tua opinione non dovrebbe dispiacerti, quali che saranno le tue scelte per il futuro».

«Capisco» rispose lei, e all’idea che Dreadwing fosse salvo dalla Lista parve rilassarsi un po’.

Ci fu un breve attimo di silenzio.

«Rimpiangi di avermi ringraziato, Spectra?»

Lei scosse la testa. «Né questo né averLa avvertita del pericolo, Lord Megatron, se tornassi indietro rifarei entrambe le cose. Credo che Lei pensi davvero quel “per il tuo bene” che mi ha detto» bevve un breve sorso di energon «Ha solo fatto quel che pensa sia giusto per tutti quanti, anche se farlo vuol dire sacrificare qualcosa. 
Crede che potrei incontrare Soundwave adesso? Oppure è impegnato?»

Megatron portò una mano al comm-link.





***





“L’hai tenuta lontana da me oltre un mese-”

“Ho fatto quel che lei ha voluto! Se fosse voluta tornare qui, io subito-”

“… e stando con te si è ridotta in un modo tale che ha cercato di farsi uccidere dal fratello. È lei ad avermi detto di averci provato”.

“Lei cos-”

“L’hai portata via, Dreadwing, ne eri responsabile e questo è quel che hai ottenuto. La mia compagna non riesce a capire i danni che hai contribuito a farle ma io li vedo benissimo. Qualsiasi cosa ti succederà, dalla tortura alla terminazione, te la meriti”.



Soundwave di suo non avrebbe speso una parola che fosse una con quel disertore, traditore e ladro di compagne altrui, ma nonostante tutto l’aveva ritenuto opportuno.

Lo spymaster lo vedeva: il disastro che si stava avvicinando a lui, a Spectra e al loro matrimonio come un fronte temporalesco pronto ad annegare definitivamente la loro unione nella pioggia acida. Crudele ironia della sorte, o forse la sorte non c’entrava proprio un tubo: il fronte temporalesco in questione era stato causato da lui stesso.

“Sono un Decepticon, non sono Santo Soundwave di Old Kaon”, così aveva pensato nel prendere la decisione avventata di far inserire Dreadwing nella Lista.
La professionalità era andata a farsi friggere in favore della gelosia più pura e ora vedeva bene tutte le possibili falle di quell’idea improvvisata, non ultima quella che si era verificata, con Dreadwing che si era consegnato a Megatron.
Probabilmente l’altro Decepticon l’aveva fatto proprio sperando in una grazia o in una terminazione più rapida, che nonostante tutto sarebbe stata un destino meno tragico rispetto al finire nelle mani di Tarn.

“A meno che Megatron decida di terminarlo lo stesso, cosa della quale  dubito dato che si è limitato a metterlo in cella. Non so come uscirne, o meglio, non so come uscirne bene, e se non so come uscirne bene è perché non posso farlo”.

Presto o tardi qualcuno avrebbe capito cos’aveva fatto, molto probabilmente le persone sbagliate, e avrebbero fatto presto a dirlo a Spectra, la quale nel corso del tempo ne aveva lasciate passare tante a tutti tranne che a lui, il compagno di vita che aveva scelto.

O comunque questo era il suo punto di vista dato che, secondo Dreadwing, di Soundwave si sarebbe potuto dire lo stesso.

Gli veniva in mente solo una possibile via per tentare di arginare i danni, ossia quella di confessare la faccenda a sua moglie. Non avrebbe cambiato le cose ma magari lei avrebbe reagito meglio se si fosse mostrato pentito… pur non essendolo. Si pentiva di aver agito d’impulso senza fare i dovuti calcoli, non del fatto in sé: dopotutto, di quel che aveva detto a Dreadwing prima di voltargli le spalle e andarsene dalla cella senza aspettare una risposta, non c’era nulla che non pensasse davvero.

Anche quando Megatron gli disse di raggiungerlo nei suoi quartieri privati continuò a rimuginare sul problema fino a quando i suoi sensori ottici notarono la presenza di Spectra.
Lì il suo processore entrò in una breve paralisi, al punto di non chiedersi neppure il motivo per cui lei fosse insieme a Megatron.

«C’è qualcuno che vuole parlare con te» si limitò a dire Megatron.

«Cos-»

«Dopo andrà riportata in infermeria, dovendo andare a vedere come procedono i lavori conto su di te per questo. Vi lascio soli».

Megatron, lesto come un razor-snake, scomparve oltre la soglia prima che Soundwave potesse dire due parole in fila.

«So che hai molto da fare ma avevo bisogno di parlarti, spero di non averti disturbato» esordì Spectra.

Soundwave scosse la testa. «Anch’io in realtà dovevo parlare con te».

«Sì?... allora ok, vai prima tu».

«No, non c’è problema, se vuoi dirmi qualcosa ti ascolto, per il resto c’è tempo».

“Vigliacco” gli suggerì una vocina nel processore.

«Va bene» disse Spectra, e fece un breve sospiro «Allora, il punto è che mi sono accorta di una cosa che riguarda la Lista. Intendo quella della DJD. Dreadwing è lì ma ho saputo che Lord Megatron non c’entra né è stato Tarn ad aggiungerlo, è una cosa strana...» lo guardò «La mia domanda è: tu, che di solito sai tutto quel che succede, per caso hai idea di come e perché il nome di Dreadwing sia finito lì?»

Sembrava essere stata in grado di fare collegamenti che non avrebbe dovuto fare. Forse Megatron aveva sempre avuto ragione nel ricordargli che non avrebbe dovuto sottovalutarla.
Quel poco di speranza che aveva iniziato a provare proprio quel giorno, in cui l’aveva sentita parlare di un futuro in cui era compreso anche lui, si stava frantumando senza che lui potesse fare alcunché.

«Dreadwing, Dreadwing, solo lui esiste» disse Soundwave, col tono reso aspro tanto dalla propria impotenza quanto nel vederla coprirsi il viso con le mani e scuotere la testa «È sempre in mezzo, adesso come qualche tempo fa…»

Tanti saluti all’idea di mostrarsi pentito, ma in fondo un’altra bugia avrebbe solo peggiorato ulteriormente le cose.

«L’hai fatto veramente. Tu volevi veramente farlo massacrare dalla DJD!»

Vederla piangere gli causò una grossa stretta allo "stomaco” ma riuscì anche a innervosirlo ancora di più.

«Puoi biasimarmi? La mia compagna di vita è stata lontana da me con un altro mech per tutto quel tempo e non voleva tornare a casa».

«Lì ho sbagliato e me ne sono resa conto, sono stata impulsiva e infatti ti ho chiesto scusa, però non è questo-»

«Eri in giro da quasi un mese con un mech che cercava di allontanarti da chi voleva proteggerti, al punto che il nostro incontro non era andato solo male, era andato peggio! Riflettici. Dreadwing ti metteva contro di me, cercava di manipolarti-»

«Non è lui quello che voleva far uccidere un mech con cui io non ho mai fatto niente in quel senso!» lo interruppe Spectra in modo estremamente duro «Non è lui quello che si è detto “Se Dreadwing muore e sono Tarn e gli altri a terminarlo a lei non importerà che le abbiano offerto una casa, non potrà fare altro che restare con me”, perché l’hai pensato, vero? È questo che avevi in mente. Dopo questo hai il coraggio di dire “Dovevo proteggerti da un suo tentativo di manipolarti”?» la femme fece una breve risata amara «Se cerchi qualcuno che tenta di farlo devi solo guardarti allo specchio! Non voglio più dover temere cose del genere da chi mi sta vicino, mi è bastato quel che è successo con Spectrus e mi rifiuto di accettarlo anche da mio marito».

«Non potevi pretendere che me ne stessi fermo a guardare Dreadwing distruggere il nostro matrimonio!» esclamò lui «Era dai tempi dell’arena che avevo escluso tutti i sentimentalismi dalla mia vita, non riuscivo a gestirli, erano una mia debolezza. Poi sei arrivata tu, ci siamo innamorati, siamo riusciti a metterci insieme e poi… e poi Spectrus, e lui. Sono un Decepticon, non un santo, se avessi affrontato faccia a faccia quel ladro di compagne altrui e fosse finita nel solo modo in cui poteva finire non ti sarebbe stato bene lo stesso, cos’avrei dovuto fare secondo te?»

«Non dovevi fare nulla, non ne avevi motivo!» ribatté Spectra «Non l’ho mai baciato, non mi sono mai connessa con lui, non ci ho nemmeno pensato. I miei pensieri erano su Spectrus, su di te, sul futuro e su tutto il disastro, non sarei nemmeno riuscita a pensare a una relazione con qualcun altro. Per lui era lo stesso, aveva altro per la testa, suo fratello è uno zombie che vaga in una dimensione alternativa!»

«In condizioni normali non mi avresti tradito, lo sapevo e lo so, ma eri in un momento delicato e io di lui non mi fido. Ero e sono convinto che ti voglia per sé, fratello zombie o meno. Tu eri con lui e mi sembrava di diventare pazzo. Vi ho anche sognati mentre vi connettevate» ammise, tra rabbia e vergogna «Capisci come mi sentivo?»

«Mi dispiace di averti fatto soffrire, te l’ho detto qualche giorno fa e mi dispiace ancora di più adesso» disse Spectra «Se sei arrivato a tanto è anche perché io per prima ho sbagliato delle cose, me ne rendo conto e mi scuso di nuovo. Quel che hai fatto però non mi sta bene lo stesso, non mi aspettavo una cosa del genere da te. Tu di solito sei meglio di così, o almeno è quel che credevo».

«Benvenuta nel club dei coniugi delusi».

L’espressione di Spectra diventò ancor più seria. «Sì, ricordo il “rovinata”. Prima mi hai chiesto cos’avresti dovuto fare, no? La risposta è: “Se eri tanto deluso, potevi divorziare”. Sarebbe stata una cosa più sensata di quella che hai fatto… ed è quella che voglio fare io».

Spectra Specter, la femme che credeva nelle favole e il cui unico desiderio quand’era arrivata sulla Terra era trovare un compagno di vita, aveva appena parlato di divorzio.
Soundwave aveva pensato alla fine del proprio matrimonio quando aveva saputo del ritorno di Dreadwing, l’aveva temuta, ma adesso che gli si presentava davanti si sentiva comunque incredulo, anche con tutto quel che si erano detti. Forse perché, pur immaginandola, non ci aveva ancora iniziato a crederci sul serio.

«Come sarebbe? Fino a poche ore fa cercavamo di rimettere tutto a posto!»

Spectra aveva ripreso a piangere. «Tu sei deluso da me al punto di arrivare dove sei arrivato, io sono delusa da te e non riesco a passare sopra a questa cosa, cosa andiamo avanti a fare, Soundwave? Non ha senso».

«Mi rifiuto. Se pensi che ti lascerò andare così ti sbagli. “Principe” qui, “ti amo” lì, e non solo da degnissima sorella di tuo fratello ti sei già stufata, ma non hai neanche il coraggio di ammetterlo».

«Soundwav
e-».

«Non ti permetterò di farmi passare per il cattivo della situazione dopo avermi già fatto passare per l’idiota cornuto di turno. Forse è il caso che vada a fare quel che avrei voluto fare già da un pezzo» aggiunse, facendo un passo verso la porta «Tanto bene Dreadwing ha deciso di tornare qui».

Rabbia e disperazione pura, era nelle stesse condizioni disgraziate di quanto aveva preso la decisione che aveva messo fine a tutto quanto, se non peggio. Non vedeva e non sentiva più nulla, se non i ricordi: quello del momento in cui aveva visto Spectra per la prima volta, quelli in cui aveva sofferto come un cane dopo aver capito di essersi innamorato, la prima volta in cui avevano dormito insieme, il suo sorriso, la propria preoccupazione quando era sparita, le volte in cui l’aveva salvata, quella mezza giornata passata a giocare in acqua, il momento in cui si erano riabbracciati nella Peaceful Tiranny e la prima e ultima notte di nozze in cui avevano fatto l’amore: era tutto mescolato insieme e reso troppo amaro dall’idea di una fine che lui non voleva accettare e della quale cercava un colpevole diverso da loro due.

Sentì qualcosa cercare di tenerlo fermo sul posto e lui si tolse bruscamente dalla sua presa, ma rendersi conto che il “qualcosa” poteva essere solo Spectra -Spectra, alla quale almeno fino a due giorni prima avevano consigliato di alzarsi il meno possibile- riuscì a penetrare il caos che aveva in testa.

Cosa sto facendo?!” pensò.

La risposta era “un’idiozia dietro l’altra” e ormai,
vista Spectra sorreggersi al tavolo al quale si era aggrappata per non cadere, era estremamente chiaro perfino a lui. Fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia che fece sparire la furia quasi di colpo: sua moglie sarebbe potuta finire a terra per una sua azione -nulla di grave ma nemmeno qualcosa che lui volesse- ed era stato talmente furioso da non essersene neppure accorto.
Si avvicinò rapidamente con l’intento di aiutarla a tornare a sedere ne ne avesse avuto bisogno, salvo bloccarsi temendo un rifiuto, ma Spectra sollevò lo sguardo, lo stesso che all’inizio aveva preso la sua Scintilla… e gli sorrise, come a dirgli "allora non sei del tutto perso".
Quello, per quanto fosse confortante in parte, gli fece più male di tutto il resto.

«Non… mi dispiace. Non volevo rischiare di farti cadere» disse, teso «Mi dispiace».

«Non è che tu mi abbia colpita o cosa, ti sei solo scansato» lo tranquillizzò lei «Sono io quella poco stabile sulle gambe, è tutto ok, non è successo niente».

La femme gli fece cenno di mettersi vicino a lei, cosa che lui fece.

Per almeno un minuto nessuno dei due proferì parola.

«Credevo anche io di essere migliore di così» disse Soundwave «Pur non essendo un "principe". Non avrei mai voluto che finisse in questo modo, non volevo finire a essere “il cattivo” per te».

«Non lo sei. Puoi aver fatto qualcosa che non accetto ma la cattiveria vera nei miei confronti so com’è. Io ho dato spesso l’impressione non essere molto in grado di scegliere bene le cose e le persone, quindi penso che un po’ti fossi convinto davvero di stare facendo la cosa giusta per me, anche se Dreadwing in realtà è a posto e... quel che c'era da dire l'ho già detto».

«Ne ero abbastanza convinto, sì» confermò l’ex gladiatore «Sono finito a farne una io, ma sul volerti evitare cose brutte sono sempre stato sincero. Se ti ho sposata è stato perché ci credevo davvero».

«Anche io… ma avremmo dovuto andare un po’meno veloci».

«Magari conoscendoci meglio saremmo riusciti a evitare i vari sbagli e ora sarebbe tutto diverso, o non ci saremmo proprio sposati… anche se non riesco a pentirmi sul serio di averlo fatto».

«Abbiamo avuto anche dei momenti belli, se parli di quelli non mi pento nemmeno io, lo sai già».

Soundwave, per quanto gli costasse mostrare la propria vulnerabilità, si tolse il visore sapendo che lo sguardo pieno di dolore e il sorriso triste erano lo specchio di quelli della sua compagna di vita.
Riuscivano a parlare sul serio e senza “distanza” solo adesso che si stavano lasciando: era così ironico.

«Mi fa piacere sapere che lo pensi ancora. Nonostante quel che ho combinato non hai rinnegato tutto e non mi detesti».

«Neppure tu detesti me… e in vari casi non mi sono comportata bene nemmeno io, Soundwave».

«Io non credo davvero che tu ti sia stufata di me a caso né ti vedo simile a Spectrus in questo. L’ho detto solo per rabbia».

«Lo speravo».

«E la mia idea “geniale”… dovevo tirarmi un paio di schiaffi e starmene fermo, perché se non fosse stato per quella avremmo…» sospirò nervosamente «Tu, da quando sei tornata, hai mai pensato davvero che avessimo una possibilità?»

Spectra annuì. «Però noi due tendiamo a tirare fuori il peggio uno dell’altra anche se ci vogliamo bene».

Soundwave allungò le mani per accarezzare quelle della femme, che non si oppose, e poi le strinse. «Purtroppo è un fatto».

«E tu hai molte cose buone da dare, Soundwave, lo penso sul serio. Spero che un giorno potrai farle vedere tutte quante a qualcuno meno… incasinato».

Incontrare un’altra persona, chissà quando e come, ricominciare tutto da capo e rischiare di affrontare nuovamente il dolore lacerante che stava provando anche in quel momento? Non ne aveva la minima intenzione. Questo, però, a Spectra non l’avrebbe detto.

«E io spero che resterai sempre una persona buona e che chi ti sta intorno sia capace di apprezzarlo. E che ti rispetti, sia sempre onesto con te e sia in grado di proteggerti… anche da se stesso, se serve» avvicinò il viso a quello di Spectra, poggiando la fronte contro la sua «Cerca di non metterti nei guai. Puoi sempre chiamarmi ma preferirei che non fosse necessario».

«E tu cerca di non esagerare con il lavoro, perché andare poco in ricarica non ti fa bene. E anche tu puoi chiamarmi o venire in infermeria se vuoi parlare con me, anche se immagino che per un po’sarà difficile per tutti e due».

«Credo che lo sarà per diverso tempo. Sarebbe strano il contrario».

Si abbracciarono un’ultima volta. A breve Soundwave avrebbe chiesto a Megatron se poteva tornare lì, così da divorziare ufficialmente… ma in quel momento, sentendo Spectra singhiozzare contro il suo petto, si trovò costretto ad asciugare una lacrima che era scesa lungo la sua guancia, inclemente come l’essere due persone che sarebbero potute stare bene insieme ma si erano incontrate nel momento sbagliato.





***





«… non ne sei felice, lo capisco, ma Lord Megatron ha ritenuto opportuno che lui e Spectra parlassero da soli e non potevamo certo dirgli di no, ne ha tutto il diritto. Inoltre sono sicuro che se fosse necessario farebbe quel che serve per evitare il peggio».

«Dopo tutta la fatica che ho fatto per salvarla me lo auguro!» replicò Nickel, piuttosto tesa.

«Ormai Lilleth non sta molto attaccata alle macchine» osservò Kaon «Non credo che finirà a sentirsi male».

«Nessuno vuole questo, soprattutto adesso» disse Tarn «Lord Megatron terminato… non se ne parla».

Tarn era convinto di quel che stava dicendo, ma lui era all’oscuro di alcuni dettagli che invece lei aveva ben chiari, primo tra tutti quello che Megatron ritenesse la loro squadra un grosso errore, che l’avesse detto ad alta voce almeno una volta, e che quindi Spectra Specter un giorno avrebbe potuto sognarlo.

“Potrebbe decidere di terminarla o tenersela e cercare di farle sviluppare quest’abilità, o altro ancora che non mi viene neppure in mente” pensò la minicon.

Aveva escluso l’unica ipotesi che invece si era rivelata giusta -ovvero fare dei patti e tenerla dalla propria parte, perché poteva tornare utile, ma non troppo vicina da essere coinvolto nei suoi drammi- ma era comprensibile, dato che Nickel riteneva Megatron alquanto imprevedibile.

“Il modo in cui ha agito con Dreadwing l’ha dimostrato. Lista no, Lista sì, Lista sì ma non l’ha ancora dato in mano a Tarn né l’ha terminato personalmente! Va’ a sapere cos’ha in testa quello là, e se io dicessi a Tarn di quella registrazione che Bustin mi ha fatto sentire sarebbe un disastro in ogni caso. Come minimo sarebbe Tarn a usarla, quella spada leggendaria, e Spectrus Specter festeggerebbe alla faccia nostra”.

A proposito di Specter -seppure fosse quella che le era simpatica- la sua paziente fece ritorno in infermeria accompagnata da… Soundwave.

«Eccomi!… lasciami pure qui» disse poi Spectra a Soundwave, il quale eseguì prontamente posandola poco dopo l’ingresso «Grazie».

«Prego».

C’era un’atmosfera strana tra quei due, Nickel non faticava a percepirlo. Probabilmente avevano discusso un’altra volta, ma se anche era stato così Spectra non aveva avuto bisogno di tornare in infermeria nel mentre, ed era positivo.

«Ci vediamo».

«… ci vediamo».

“Va bene, definire l’atmosfera solo ‘strana’ è poco” pensò Nickel, vedendo Soundwave con una certa voglia di andarsene -cosa mai successa fino ad allora- e Spectra restare a fissare la porta chiusa per qualche istante.

«Tutto bene?» le domandò Nickel, prima ancora di Tarn, squadrandola da capo a piedi.

«È tutto a posto» la tranquillizzò Spectra, diretta verso il bagno dell’infermeria.

«Sicura?»

«Sì. Lord Megatron e io abbiamo solo parlato un po’ della mia abilità, poi di Dreadwing… a proposito, non vuole che resti nella Lista. Non so se ve l’ha già detto ma penso che lo farà presto».

«Dreadwing è fortunato a poter contare su di te» commentò Tarn.

Di sicuro non era felice di quella rimozione ma Nickel non credeva che gli dispiacesse vedere che Spectra, anche dopo quel che era successo, era in grado di agire se c’era in ballo qualcosa cui teneva.

«Non ne sono sicurissima…»

«Nient’altro? Lord Megatron ti ha portata con sé e sei tornata qui col tuo compagno».

«Ex. Abbiamo divorziato».

Detto ciò entrò in bagno senza aggiungere altro.

Nickel scambiò un’occhiata con gli altri.

«Sono indeciso se domandarle cosa, come e perché è successo così di botto senza senso, oppure evitarlo come la peste cybonica» commentò Kaon.

«Siamo in due» disse Nickel.

«Tre» aggiunse Tarn.

Non era per davvero “di botto”, e neppure senza senso, ma era probabile che non sarebbero venuti a conoscenza dei dettagli in tempi brevi.

E in ogni caso, dato che Shockwave e Ratchet nei laboratori della Nemesis erano terribilmente vicini al completamento della formula dell’energon sintetico, ben presto avrebbero avuto altro a cui pensare: perché per ogni sogno distrutto, ce n’era sempre almeno un altro che rischiava pericolosamente di realizzarsi.










Volevo intitolare il capitolo “cameriere, champagne”, ma l’unica a festeggiare la fine di un amore qui sono io xD più che altro perché era un punto che si è rivelato particolarmente ostico.
Posso confermare che la storia resterà sotto i trenta capitoli, segno che, come vado dicendo da un po’, non manca molto alla fine. Riusciranno i nostri eroi (io) a finire la storia prima che finisca anche il 2021?

Alla prossima,

_Cthylla_
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Transformers / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_