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Autore: Brume    24/11/2021    3 recensioni
Oscar e Andrè in un campo di grano dorato, fuori da ogni contesto conosciuto.
Una lapide che emerge dal terreno, una tenera dedica.
Sensazioni e pensieri sfiorano le loro anime fino ad arrivare ad una cruda verità che, tuttavia, non ha modo di essere dimostrata.
Un minuscolo racconto a metà tra sogni e realtà. Non vi è un contesto specifico, i nostri due sono grandicelli ed i loro cuori hanno iniziato ad avvicinarsi.
Protagonisti assoluti, loro; sullo sfondo, Nanny.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si conclude qui questa storiellina, quasi una favola, che giaceva nel pc da un pò di tempo; grazie per le vostre recensioni. Risponderò al più presto.
B.

 

 

Un ricordo.

 

La distesa di grano, i papaveri...questo tornò nella sua mente nel momento in cui si alzò, quella mattina. Erano passati due anni ma da quel sogno eppure... i ricordi di quell’ esperienza erano rimasti vividi e chiari.


Due anni e ancora non ho saputo dare un nome a questa inquietudine che mi pervade, al batticuore che mi prende quando penso ad André...due anni che mi porto dentro questa cosa cercando di nasconderla sempre più a fondo nel cuore: sono un soldato, io, non posso permettermi distrazioni pensò anche quella mattina di inizio settembre, nella sua stanza in quella casa lontana.


Andrè gli mancava.

Era partita all’ improvviso una ventina di giorni prima, dopo l’ ennesima tensione, per evitare di litigare con lui e no, non si era pentita, ma soffriva a non averlo vicino. Era partita lasciandogli solo una lettera nella quale diceva di non cercarla e di darle ancora tempo. Le avrebbe spiegato tutto.

Andrè l’ aveva letta d’un fiato con il cuore in gola e  per un pò aveva dato retta a quelle parole ma poi, dopo l’ ennesima bevuta solitaria appoggiato alla parete della stalla, non ci aveva più visto.

 

Oscar era cambiata molto.
Dopo quell’ incidente non era più stata la stessa; nonostante condividessero gran parte della giornata, gli unici discorsi che facevano riguardavano il tal impegno piuttosto che l’ altro. Ad ogni richiesta più o meno diretta lei rispondeva guardandolo o passando ad altri argomenti e no, Andrè non sarebbe più stato in grado di sopportare oltre.La sua Oscar, il suo amore...doveva capire, a costo di strappargli le parole da bocca. Sarebbe andato a cercarla.A prenderla. 

 

Così fu che, mentre lei ancora una volta sprofondava nei suoi pensieri, lui chiese un permesso al Generale,  prese un cavallo e partì per la Normandia. Il tempo dell’ indecisione era finito ed entrambi avevano già sofferto abbastanza.
Arrivò nel tardo pomeriggio di due giorni dopo, stravolto ed inzuppato da una pioggia  che lo aveva accompagnato per almeno tre ore; con i capelli incollati alla fronte e qualche linea di febbre aveva varcato la soglia della villa senza preoccuparsi di farsi vedere o meno.Non gli importava come avrebbe potuto reagire Oscar. Ormai era lì e non se ne sarebbe andato.


Condusse il cavallo alla piccola rimessa dietro casa dove incontrò uno dei custodi.

- Mademoiselle è in casa?” domandò sistemando il cavallo affinchè potesse riposarsi. L’ uomo, Martin, annuì.
-Si, è in casa. Non esce praticamente mai, se non per fare due passi. Devo avvisarla? - rispose.

- No, grazie Martin. Ci penso io- disse Andrè, serio e risoluto. L’ uomo tornò al suo lavoro e lui si incamminò: i passi che lo separavano dal corpo centrale della casa furono pesanti come piombo. Stanco e percorso da brividi ma deciso più che mai, arrivò davanti alla porta e bussò.
La moglie del custode venne ad aprire. Enorme fu la sorpresa quando lo vide: pensò fosse successo qualcosa.
- no, nulla, Clothilde...Madamigella è presente ?-chiese il nuovo venuto.La donna rispose di si. 


Non gli servirono altre indicazioni; una musica giunse alle sue orecchie, la musica di un pianoforte, esecuzione impeccabile. Andrè mise piede in casa e , tolto il mantello, seguì immediatamente quelle note: diritto, poi a sinistra, la trovò. La porta era semiaperta.
- Oscar. - disse, avvicinandosi a lei. La donna non lo notò subito ma, quando lo fece, sgranò gli occhi.

-André...André...cosa ci fai qui? - chiese alzandosi di scatto. Il cuore sembrò uscirle dal petto.

André, serio, la fissò.

-Me lo chiedi? Sei partita senza dirmi nulla, negli ultimi tempi non abbiamo fatto altro che litigare; da due anni vivo con il terrore che tu non abbia più bisogno di me e tutto...per qualcosa che ti sei sempre rifiutata di dirmi... - disse d’ un fiato facendosi rosso in viso.
Oscar indietreggiò, spaventata da quella reazione, appoggiandosi con la schiena alla finestra dietro di lei.

-André io...io sono stata molto male, ecco - disse, voltando il capo alla sua destra e abbassando gli occhi.

- ...Perchè io, secondo te, sono stato meglio? Oscar… - disse con un tono che diventava sempre più dolce - dimmi cosa sta succedendo….ti prego..ti imploro!

La sua espressione  raccoglieva tutto il dolore passato in quei mesi; fissò Oscar, si avvicinò, le prese la mano.

- ...dimmi cosa sta succedendo, Oscar... - chiese ancora una volta.
Lei si allontanò da lui dandogli la schiena. Ennesima fuga, ennesimo silenzio.Ennesima sconfitta. 

Andrè abbassò il capo, vinto. Attese altri attimi, cercò il suo sguardo. Trovò un muro.

 

Un’ ultima frase, colma di amarezza, uscì dalla sua bocca. Non istintiva ma ponderata da tempo e forgiata dal dolore.

-...mi avevi chiesto di starti accanto...mi avevi chiesto pazienza...ora però, Oscar, qualcosa deve cambiare. Non hai fatto altro che rispondere con silenzi. Mi dispiace ma io...non ce la faccio, mi costringi a fare questo: lascerò il mio incarico a palazzo non appena farò ritorno così...sarai libera - disse; infine, si voltò e fece per uscire dalla porta ed, in quel momento, tutto sembrò fermarsi.


Il respiro, il battito del cuore, persino il vento che ricominciava a soffiare. Tutto. Oscar impallidì.

 

- Non andare, André- disse la donna con voce rotta, all’ improvviso - resta, ti prego. Hai ragione...devo darti delle spiegazioni; ebbene, così sarà. Te ne prego...André, resta…!

 

L' uomo socchiuse le palpebre, sospirò.

-...non accetterò che la verità... Ora però, se tu permetti, vorrei cambiarmi. Sono zuppo fino al midollo- disse. Lo sguardo era triste, stanco.

Oscar iniziò a camminare nella sua direzione fermandosi a pochi centimetri da lui. Gli occhi chiari della donna si posarono su di lui regalandogli una piccola certezza, confermata dalle parole che pronunciò.

-Credimi...sono infelice che tu sia qui. E’ vero, all’ inizio volevo solo stare sola ma poi…tutto è cambiato. In ogni caso ora vai...io andrò da Clotilde e le dirò di preparare la cena e ritenersi libera. Così potremo...potremo parlare senza orecchie indiscrete- disse.
André, poco convinto,la lasciò uscire poi si diresse in quella che, era da sempre il suo alloggio, dove si sistemò e potè pensare a quanto stava accadendo; non sapeva davvero cosa aspettarsi ma aveva accolto quella richiesta , accorata e dolorosa, ed ora avrebbe ascoltato le parole della donna.
Fortunatamente la sera arrivò presto; Clotilde preparò una cena leggera a base di stufato e patate, la servì e, dopo aver messo a scaldare dell' acqua per qualsiasi evenienza, attese il marito ed uscì.

Oscar e Andrè iniziarono quindi  a mangiare , piluccando qui e là.Nessuno dei due aveva granché fame; anche il vino rimase in gran parte nella bottiglia di cristallo.

Oscar parve quasi più sollevata.
Lui invece aveva ancora la faccia tesa da preoccupazioni e stanchezza.

-Nanny come sta?- domandò lei ad un certo punto di quella cena silenziosa, per spezzare il silenzio. 

- È preoccupata per te, come tutti.  Quando gli ho riferito di voler venire qui mi è sembrato sollevata…

Oscar posò il tovagliolo a fianco del piatto, rimasto quasi pieno.

Poi si appoggiò alla spalliera della sedia, stringendosi addosso la giacca da camera. Il calore che arrivava dalla vicina cucina riscaldava quella sera di fine estate ma lei... sembrò non accorgersene.
-....

Andrè si alzò.Con pochi passi raggiunse la vetrata che dava sul mare dove si perse ad osservare la luna riflessa tra le onde.
- Credo che nulla potrà mai tornare come prima, Oscar. Questa...cosa ci ha cambiati, inevitabilmente… - disse quasi stesse parlando a sè stesso. La sua Oscar si alzò, a sua volta, andandogli vicino.

 

- Vorresti ...passeggiare con me? - gli chiese facendo cenno, con il viso, alla spiaggia sottostante. Andrè , sorpreso, annuì; si incamminarono dunque,  attraversarono il giardino oltrepassando il piccolo cancelletto che dava sul sentiero ed iniziarono a scendere stando attenti a sabbia e sassi.
Illuminati dalla luna piena, scesero fin sulla spiaggia.

 

Oscar camminava davanti a lui di pochi passi, lo sguardo rivolto al cielo. Di tanto in tanto sembrava voler dire qualcosa e subito dopo si zittiva; andò avanti così per alcuni minuti poi, preso coraggio, finalmente le parole uscirono, l’ una dopo l’altra, cadendo come gocce di pioggia, senza sosta.
 

-Mi dispiace per quanto è successo, André. E’ colpa mia: avrei dovuto parlarti prima di quel sogno, di quella notte. Da quel momento...non sono più stata la stessa - esordì. Andrè le si fece accanto ascoltandola attentamente.
- ….quella notte..ricordi? ti ho parlato di un sogno...ecco, ho sognato noi due. Eravamo insieme in una radura, una grande, immensa distesa di grano .- disse facendo segno con la mano, tesa - era così bello….

 

L’ uomo la guardò, confuso.

 

-  Io riuscivo a leggere i tuoi pensieri:  sentivo le tue sensazioni, le tue riflessioni. Ho percepito la tua paura ed il tuo dolore: sapevi che quel luogo non era reale e che noi eravamo morti, leggevo il turbamento sul tuo volto. Ma non mi hai voluto dire nulla, mi hai lasciata vagare finchè non ho trovato quella lapide dove vi erano scritte alcune parole…

- ...quali parole?- chiese André cercando di mantenere la razionalità davanti a quella confessione. 

Oscar si girò nella sua direzione.


-Troppo tardi mi accorsi del tuo amore e dei tuoi sguardi;troppo tardi lasciai aperto il mio cuore affinchè tu entrassi.Perdonami, se puoi; ora, lo so, starò per sempre con te.- disse. La voce per un momento tremò. 

 

- Andrè io...da quel momento… non ho avuto pace. Mi sono tormentata, fatta mille domande: nell’ attimo in cui ho riaperto gli occhi e capito che era stato solo un brutto sogno ho tirato un sospiro di sollievo ma… alcuni interrogativi sono rimasti dentro me portandomi quasi a perdere il lume della ragione- disse. 


Era, ormai, sull’ orlo del pianto; sollevò la mano per asciugarsi una lacrima e poi spostò alcuni ciuffi ribelli dalla fronte.

Andrè rimase in silenzio. 

Guardò la donna che da sempre amava, avrebbe voluto stringerla in un abbraccio per non lasciarla mai ma sentiva che non era ancora il momento. Deglutì; poi, gli fece una domanda.

- Oscar, quali interrogativi? - chiese.

Pensava di conoscere la risposta ma volle sentire il tutto detto dalla sua voce.

Lei sospirò.

- Io...mi sento legata a te, André, da qualcosa che è più grande di una amicizia ma che ho paura a definire con il suo nome.  Sei un amico, sei stato un compagno di giochi, mi sei sempre stato accanto. In quel sogno, aver letto quelle parole… mi ha fatto riflettere; che sia amore, ciò che provo?  mi sono chiesta più e più volte. Questa cosa mi ha fatto quasi impazzire. Io non so davvero cosa significhi amare…

 

Andrè le prese la mano, era fredda; la portò verso il suo viso e baciò il palmo.

 

-...e tu….perchè...perchè non me ne hai mai parlato? Perchè ti sei tenuta tutto dentro?- domandò. Sul suo volto comparve un sorriso.

Oscar si lanciò tra le sue braccia, dove fu accolta e stretta, cullata come una bambina.

-Ho avuto paura. Ero confusa. E più passava il tempo più mi rifiutavo di voler capire; tuttavia, quelle parole erano...e sono incise nel mio cuore.  Se da un lato ho sempre sperato non fosse troppo tardi, dall’ altro non ho fatto altro che rimandare il momento ed il tempo è passato, infilandomi in una spirale di pensieri senza soluzione di continuità- rispose con un filo di voce.

 

Il mare continuò, nel frattempo, a creare melodie fatte di onde e vento; Andrè posò una mano sui capelli di Oscar e chinò il viso per sentirne il profumo.

Stretti l’ uno all’ altra, rimasero in silenzio godendo di quegli attimi; il più era fatto e Oscar era più sollevata. Entrambi sapevano che ancora moltissime cose dovevano essere chiarite ma, per quel momento, decisero che andava bene così. Non vi era alcun bisogno di aggiungere altro. Il tempo avrebbe fatto il resto.

 

-Oscar…. - 

- Cosa c’è, André?- domandò lei. 

- … Non è troppo tardi, quando ami qualcuno. Non è mai troppo tardi...sono felice che tu abbia deciso di parlarmene e forse, tutto questo tempo, ti è servito per comprendere molte cose - disse.

 Lei annuì.

-...credo di si, André: forse è stato necessario per capire. Per comprendere il mio essere di donna...che, anche se ho paura di ciò che potrebbe accadere d’ ora in poi...ho deciso di accettare - disse.

-...tu mi ami, André? Mi ami davvero, nonostante i miei difetti, nonostante abbia rifiutato questo sentimento, nonostante a volte ti abbia trattato male? Mi ami, André, nonostante questo?- domandò, ancora.

 

L’ uomo le prese il viso tra le mani.

-Non mi importa cosa accadrà domani. Viviamo questi istanti, Oscar; il resto...si vedrà- rispose.

 Un tenero, lungo bacio suggellò queste parole poi, mano nella mano, risalirono verso casa...l’ animo leggero come la piuma di un gabbiano sollevata dalla brezza.

 
   
 
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