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Autore: katyjolinar    26/11/2021    2 recensioni
[OMEGAVERSE] Storia di un giovane guerriero che si imbatte in una sua compagna d'infanzia.
Storia partecipante a "luoghi dell'orrore" indetto dal gruppo Facebook Il Giardino di EFP
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Viaggiarono per parecchi giorni, cambiando spesso direzione e passando il meno possibile vicino ai centri abitati.

Ad un certo punto Erya perse il conto dei giorni di viaggio, anche perché non lasciavano mai il carro, dormivano a bordo e si fermavano giusto la notte per riposare o quando trovavano uno specchio d'acqua per potersi dare una sciacquata e riempire le borracce, facendo scorta per sé e per il cavallo.

Non avevano neanche problemi per quanto riguarda il cibo, in quanto Clandys li aveva riforniti di provviste a lunga conservazione che sarebbero bastati due mesi abbondanti perfino a una famiglia con una marea di figli affamati, per cui raccoglievano giusto alcuni frutti selvatici quando riuscivano a trovarli.

Danhum stava sempre molto attento alla strada, sapeva perfettamente dove stessero andando e calcolava le deviazioni con attenzione, tanto che Erya lo disturbava giusto quando dovevano mangiare, ma il resto del tempo lo passava a piegare i vestiti che avevano messo ad asciugare nel carro dopo averli lavati nell'ennesimo torrente di passaggio, oppure a guardare il panorama, cercando di capire dove fossero diretti, oppure ancora sonnecchiava nel materasso, cullata dal movimento ritmico delle ruote sulla strada sterrata.

Quel pomeriggio si era alzata la nebbia e dovettero rallentare un po' l'andatura per non rischiare di perdersi.

La ragazza si sedette davanti, accanto al conducente, porgendogli delle gallette con della carne secca, che lui prese e mangiò piano, senza togliere gli occhi dal cavallo e da quel poco che vedeva della strada.

"Sicuro che non ci perdiamo?" domandò Erya, sgranocchiando il suo spuntino.

"Sono sicuro." ammise Danhum, spostando appena lo sguardo "Quello che mi preoccupa è che non abbiamo trovato neanche un posto di blocco della guardia reale, dopo quello che abbiamo fatto settimane fa. Dobbiamo fare attenzione."

"Che facciamo nel caso?" chiese lei, preoccupata.

"Tanto per cominciare... Nascondi il marchio." ordinò, spostandole lo scialle che le copriva le spalle proteggendola dalla frescura, in modo da coprire il segno del morso che le aveva fatto settimane prima "Un'Omega che viaggia libera con un Alpha desta sempre sospetti. Lascia parlare me, assecondami se racconto qualche balla, okay? E mantieni la calma."

"Ehi guarda che quello che è impazzito e ha ucciso dieci guardie sei tu, mica io!" protestò lei, guardandolo male.

"Perché eri in calore e ti avevo appena morso. Hai fatto scattare il mio istinto di protezione. Spero che non entri in calore nel momento meno opportuno o siamo nei guai... Non posso ammazzare altre guardie." concluse, cupo, scrutando l'orizzonte perso nella nebbia.

"Io sono regolarissima. Mancano ancora dei giorni!" esclamò Erya, ma venne zittita dal compagno di viaggio, che aveva rizzato le orecchie.

Poco lontano si sentiva il chiacchiericcio di alcuni uomini, proprio sulla strada che stavano percorrendo.

"Un posto di blocco." sussurrò Danhum "Erya, mi raccomando..."

La giovane annuì, sistemandosi meglio lo scialle sulle spalle e guardando fissa di fronte a sé. Aveva ragione, non potevano permettersi di lasciare altri cadaveri lungo la strada, o quel viaggio sarebbe stato vano.

Finalmente arrivarono al blocco. Un soldato afferrò le briglie del cavallo per farlo fermare, mentre un secondo affiancava il carro, avvicinandosi ai due; altri due soldati restarono a distanza, pronti ad ogni evenienza.

Danhum osservò l'uomo più vicino, e sul suo volto si aprì un gran sorriso.

"Garsen! Quanto tempo!" esclamò.

"Oh... Comandante Danhum!" lo riconobbe l'altro.

"Non sono più comandante, lo sai! Mi sono ritirato dall'Esercito Reale." lo corresse il moro, mantenendo il sorriso.

"Ah, già, è vero!" si ricordò Garsen, colpendosi la fronte con il palmo "Dopo che hai comprato quello schiavo! E dimmi, ce l'hai ancora?"

"A dire il vero l'ho ceduto. Ho ben altri gusti, sai..."

Si voltò per un attimo verso Erya, per assicurarsi che stesse bene, e finalmente l'altro notò anche lei.

"E lei chi è?" domandò.

"Lei... beh, lei è il motivo del mio viaggio." rispose, senza pensarci troppo.

Fece una pausa e tornò a guardare il soldato, incuriosito e forse un po' insospettito.

"Beh, vedi..." si affrettò ad aggiungere "Come ho detto poco fa, ho altri gusti. E per l'appunto... lei è mia moglie."

Passò un braccio attorno alle spalle della ragazza che, non vista, gli diede un pizzicotto punitivo sul fianco, sorridendo al soldato. Danhum non si scompose, limitandosi a stringerla e tornando a rivolgersi al suo interlocutore.

"Stiamo andando a Ribr." continuò, nominando un villaggio non vicino alla loro posizione, ma situato oltre il posto di blocco "Lì vivono i miei suoceri... sapete, sto per diventare padre, avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile."

Per enfatizzare il messaggio le posò una mano sulla pancia. Il sorriso di Erya si allargò, e alzò lo sguardo, incrociando il suo; per rendere la bugia più credibile si scambiarono un bacio, ma la ragazza non si lasciò sfuggire l'occasione per dargli un altro pizzicotto punitivo di nascosto.

Il soldato, a quel punto, si allontanò, facendo segno al collega che teneva fermo il cavallo di lasciarli passare, e loro poterono ripartire.

Danhum spronò il cavallo, continuando a tenere una mano attorno ai fianchi della compagna di viaggio, guardandosi alle spalle ripetutamente per gran parte del percorso; arrivati a un bivio si fermò, attendendo ancora. Si guardò per l'ultima volta indietro, poi lanciò un'occhiata alla strada di sinistra, sul fondo della quale si intravvedeva un borgo fortificato e, con una mossa veloce, spronò a tutta velocità l'animale sul sentiero di destra, in direzione delle montagne.

"Ma che..." si lamentò Erya, reggendosi al bordo della panca.

"Zitta! Ti dico dopo!" la zittì il giovane "Prima lasciamo un po' di distanza dal posto di blocco!"

E così fece. Una decina di kilometri più avanti, quando la bestia iniziò a dare segni di stanchezza, finalmente decise di fermarsi, addentrandosi in un piccolo boschetto vicino a un fiume, appena fuori dal sentiero principale.

"Okay, qui siamo al sicuro." riferì Danhum "Scusa, dovevo essere certo che non ci seguissero. Comunque qui dovremmo essere al sicuro, siamo quasi al confine del Granducato di Hae; la famiglia che possedeva queste terre è estinta, ma è rimasta zona franca e gli uomini del Re difficilmente entrano..."

Non riuscì a finire la frase che la ragazza lo colpì a tradimento con una raffica di ceffoni.

"Come cazzo ti è saltato in mente di farmi passare per tua moglie?!" ringhiò, continuando a colpirlo "Ma io ti uccido! Tu sei fuori di testa!"

Danhum dapprima si riparò, ma alla fine afferrò i polsi della giovane, bloccandola.

"Te l'avevo detto che avrei dovuto improvvisare, scema!" spiegò, guardandola negli occhi.

"Non puoi pretendere che non mi arrabbio! È tutta colpa tua che non sai tenere a posto i tuoi sudici canini Alpha se sono in questa situazione del cazzo!"

"Guarda che neanche a me fa piacere questa situazione." si giustificò il moro, più calmo "Con la vitaccia che faccio non voglio neanche trovarmi una compagna Alpha o Beta, figurati se volevo marchiare una Omega, tantomeno una palla al piede come sei tu!"

"Sarò anche una palla al piede, ma intanto mi hai baciato, prima." lo incalzò lei, alzando lo sguardo in segno di sfida.

"Guarda che sei stata tu a baciare me, io sono solo stato al gioco!"

"Beh, certo, se dovevo assecondare la tua balla che volevi che facessi?" fece un sospiro scocciato, distogliendo lo sguardo "Ma perché ho deciso di sprecare il mio primo bacio con un tale stronzo?"

"Quindi era il tuo primo bacio?" rincarò la dose Danhum, sorridendo in tono canzonatorio, ormai deciso a non dargliela vinta, come quando erano bambini "Magari sei pure vergine... la cosa non mi stupisce, sai? Una racchia come te chi vuoi che se la prenda?"

La provocazione riuscì, il volto di Erya si contrasse in un'espressione di odio misto a rabbia, si dimenò, cercando di liberarsi dalla presa, e i suoi occhi spalancati si riempirono di lacrime.

Il ragazzo non la lasciò andare, finché lei, improvvisamente, sembrò perdere le forze, impallidì e la sua espressione si tramutò in dolore, che pareva sopraggiunto all'improvviso e in maniera molto intensa.

Questo cambiamento lo destabilizzò, non capendo cosa stesse succedendo, mollò la presa e fissò la ragazza, confuso.

Poi un odore dolciastro e inebriante di calore Omega a lui noto raggiunse le sue narici, e con esso un forte dolore generalizzato di cui non seppe individuare l'origine colpì tutti i suoi muscoli.

   
 
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