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Autore: fiorediloto40    27/11/2021    2 recensioni
- Perché non ti amo - la frase, così dolorosa per chi stava ascoltando, uscì dalle labbra del bel cavaliere della Vergine con la facilità di chi non prova sentimenti, nemmeno un briciolo di pietà per la persona di fronte a lui.
Mu, in piedi davanti a lui, rimase pietrificato davanti alle parole prive di emozioni di colui al quale già da tempo aveva affidato il suo cuore. Un cuore che ora, come se nulla fosse mai accaduto, veniva gettato con noncuranza come fosse spazzatura.
I personaggi non sono miei, ma appartengono a Masami Kurumada.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Aries Mu, Gold Saints, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando finalmente Mu e Shaka uscirono dal locale, una boccata di aria fresca invase i loro polmoni. Nonostante l’estate fosse ormai nel pieno della stagione, ed il caldo intenso della Grecia non risparmiasse i suoi effetti in qualunque ora del giorno, la brezza leggera della notte era un toccasana rispetto all’aria pesante che si respirava all’interno, a causa della folla di gente che presenziava all’inaugurazione del club.
 
In silenzio, ma sempre tenendo Shaka per mano, Mu trovò l’addetto al parcheggio per riprendere le chiavi, dopodiché si diresse spedito a recuperare la sua auto.
 
- È questa??? - esclamò l’indiano quando prese posto sull’auto accanto a Mu. Pur non essendosi mai interessato a questo genere di cose, Shaka non era di certo uno sciocco. 
 
- Te l’avevo detto... - Mu sorrise alla reazione di Shaka - ma non hai mai voluto accettare i miei inviti ogni volta che ti ho chiesto di uscire dal Santuario! - disse senza alcun rimprovero; Mu era ben conscio del fatto che il suo compagno preferisse la tranquillità dei loro templi, ed ogni volta che aveva rifiutato i suoi inviti non l’aveva mai presa a male...amava Shaka esattamente così com’era...
 
Le braccia incrociate, il mento alzato - Mu dell’Ariete! Credi che per il solo fatto di avere una bella macchina mi lascerò sedurre dal consumismo che imperversa in questa società immorale? -.
 
Lungi dall’essere offeso, Mu non poté trattenere una risata. Conosceva fin troppo bene il suo partner ...
 
- Cosa hai ridere? Stai forse ridendo di me Mu dell’Ariete?! - chiese l’indiano infastidito dalla sua reazione.
 
Mu si ricompose mantenendo un piccolo sorriso - Eccolo qua! Mi sembrava strano che il vecchio burbero che vive dentro di te se ne fosse andato! - guardando di sbieco il suo compagno staccò una mano dal volante per accarezzargli dolcemente una guancia - Bentornato! -.
  
Quel semplice tocco provocò in Shaka un brivido lungo la colonna vertebrale...quanto gli era mancata quella mano forte e delicata allo stesso tempo, la sua dolcezza, tutto...istintivamente piegò la testa per consentire un contatto maggiore, mentre una delle sue mani andò a posarsi su quella di Mu.
 
La reazione del tibetano fu immediata; un piacevole calore iniziò a sprigionarsi sotto la pelle, invadendo ogni fibra dei suoi muscoli...il tocco di Shaka aveva sempre quell’effetto su di lui...tuttavia fece l’enorme sforzo di rimanere concentrato sulla guida. 
 
- Mu... posso farti una domanda? - leggermente teso, nonostante l’atmosfera rilassata, Shaka era ancora infastidito da quello che aveva visto pochi minuti prima.
 
- Vuoi sapere che cos’era quello? - il turbamento di Shaka non era passato inosservato al primo guardiano... capì immediatamente che doveva aver assistito alla scena. 
 
L’indiano si limitò ad annuire, mentre Mu rafforzò la presa sulla sua mano, portandola alle labbra per posarvi sopra un leggero bacio.
 
- Nulla... davvero non era nulla... se non il modo di Camus di mostrarmi il suo affetto sincero - tuttavia, il silenzio dell’indiano lo obbligò a continuare - sai meglio di me com’è fatto Camus. Fin da quando eravamo bambini è sempre stato molto riservato e restìo a mostrare i suoi sentimenti...ma questo non vuol dire che non li abbia, anzi...in questi mesi l’ho visto soffrire in silenzio, e farlo con assoluta dignità. Ma è umano anche lui Shaka, e nessuno vuole portare un fardello così pesante se ha la possibilità di condividerlo con un amico... -.
 
- E doveva baciarti per dimostrare il suo affetto? - sebbene sapesse che le parole di Mu fossero vere e di buon senso, non riusciva a soffocare il fastidio che gli dava pensare che qualcuno avesse assaggiato quelle labbra così perfette, così...così...sue!
 
Comprendendo la gelosia dell’indiano, Mu accostò l’auto al marciapiede, e prendendo il suo viso dolcemente tra le mani, lo costrinse a guardarlo negli occhi - Virgo Shaka...possibile che tu non l’abbia ancora capito? - le iridi zaffiro lo fissavano intensamente, pensando che quella vicinanza stesse diventando piacevolmente pericolosa - c’è una sola persona su questa terra che amo più di me stesso e che desidero follemente...e non ho nemmeno dovuto baciarla per provare tutto questo! Sei tu...sei sempre stato tu a possedere i miei pensieri...anche quando ero lontano dal Santuario...anche quando mi consideravi un traditore...e non sai quanto odiavo me stesso per non riuscire a smettere di volere l’uomo che più di tutti mi disprezzava... - lo sguardo leggermente velato dalla malinconia di quei ricordi, il tibetano accarezzò con i pollici le guance del sesto guardiano.
 
Shaka sentì quelle parole scivolare sul suo cuore come un balsamo. Quanto amore aveva dentro di sé Mu? Ed era tutto per lui...che a sua volta non era molto indietro; amava Mu da quando ne aveva memoria, ma aveva dovuto lottare contro sé stesso per accettarlo, riuscendoci infine solo quando era stata data loro una nuova opportunità di vivere. 
 
- Non ti disprezzavo Mu...ti odiavo... - Shaka gli rivolse uno sguardo carico di tutto il dolore che aveva portato dentro per anni, senza avere il coraggio di confessarlo neanche a sé stesso.
 
A quelle parole, l’Ariete non poté impedire che una lacrima sfuggisse dai suoi occhi - Mi odiavi per aver tradito il Santuario, e per averti lasciato solo...mi dispiace Shaka... -.
 
-Non ti odiavo per aver tradito il Santuario...ma per aver tradito me...non ti odiavo per avermi lasciato solo...non ho mai sentito il peso della solitudine, anzi, è stata la mia fedele compagna per tredici anni... - stavolta fu Shaka a circondare il viso di Mu con le mani, costringendolo a guardarlo - ti odiavo per avermi lasciato senza di te...hai idea di come ci si senta a stare senza di te Mu? -.
 
Senza dargli il tempo di rispondere, Shaka avvicinò il viso a quello del tibetano, rubando un leggero, ma lento, bacio dalle sue labbra morbide e dolci. 
 
In realtà aveva anche premura di rimuovere il tocco lasciato da Camus, ma questo non lo avrebbe mai ammesso neanche sotto minaccia di morte!
 
Mu rispose a quell’invito, chiudendo gli occhi estasiato e lasciandosi guidare dai gesti del partner. Quanto gli era mancato quell’indiano testardo... 
 
Sarebbe rimasto così per il resto della notte, tuttavia i suoi piani erano altri, così, non senza fatica, si costrinse ad interrompere quel magico momento, per ripartire nel buio della notte ateniese.
 
- Dove mi stai portando Mu? - notando che la strada che stavano percorrendo non era la stessa dell’andata, Shaka divenne curioso.
 
- Fidati di me... - gli rispose Mu, ruotando leggermente il viso per guardarlo negli occhi, che, da quando erano partiti insieme, non si erano più chiusi.
 
Shaka annuì dolcemente...sarebbe andato ovunque purché fosse con Mu...
 
Dopo aver viaggiato per una buona mezzora, in cui entrambi i cavalieri godettero dei rispettivi silenzi, com’era loro abitudine, Mu parcheggiò l’auto, e dopo essere sceso, fece uscire Shaka aprendogli la portiera e prendendolo delicatamente per mano. L’Ariete era sempre molto cavalleresco anche al di fuori dei suoi obblighi, soprattutto quando si trattava del suo compagno... Invitò l’indiano a fare una passeggiata su una piccola spiaggia che conosceva molto bene; da quando era tornato in pianta stabile al Santuario, si era spesso teletrasportato in quel luogo poco conosciuto dagli abitanti del posto quando desiderava avere un po’ di pace. 
 
Senza altro sottofondo che l’infrangersi delle onde sulla battigia, lento poiché la notte era calda e priva di vento, si inchinò per togliere le scarpe dai piedi della Vergine, prima di fare la stessa cosa con sé. Pur essendo un gesto semplice, Mu eseguì ogni movimento lentamente e con cura, non stancandosi mai di fissare i profondi zaffiri che lo ricambiavano intensamente. 
 
Continuando a guardarsi senza che nessuna parola uscisse dalle loro labbra, si diressero verso la riva del mare. Le mani ancora unite, mossero lentamente i loro passi lungo il bagnasciuga. La sabbia umida solleticava i loro piedi, tuttavia, lungi dall’essere fastidiosa, procurava un po' di sollievo in quella calda notte greca di piena estate.
 
Bagnati dai timidi raggi della sfera argentea che illuminava il manto di stelle sopra le loro teste, Shaka sentì che era arrivato il momento di parlare...la confusione dei giorni prima sembrava essere già svanita, tuttavia, sentiva di dover dare delle spiegazioni al suo compagno. 
 
- Mu... - l’indiano si fermò, attirandolo verso di sé per poterlo guardare negli occhi; lasciandosi guidare, Mu si ritrovò di fronte al sesto guardiano, in attesa.
 
Tenendo entrambe le mani del tibetano tra le sue, prese un respiro profondo prima di parlare - Ti chiedo perdono Mu...non solo per quello che ho detto qualche giorno fa...so che ti ho fatto soffrire... ma credimi quando ti dico che le mie parole hanno fatto male più a me... -.
 
- Ti credo - rispose Mu serio. Avendo già da tempo compreso quali fossero i turbamenti che avevano sopraffatto il cuore del suo compagno, l’Ariete sospettava che Shaka avesse dovuto combattere una dura battaglia contro sé stesso per poter arrivare ad accettare le ragioni dei suoi sentimenti.  
 
Incoraggiato dal suo atteggiamento, Shaka continuò - Ma soprattutto ti chiedo perdono per non averti confidato i miei dubbi...ho lasciato che la confusione prendesse il sopravvento, e poi, ovviamente che il mio stupido orgoglio facesse tutto il resto... - gli occhi dell’indiano si velarono al ricordo della sofferenza che aveva inflitto a sé stesso ed al suo partner.
 
Mu sorrise dolcemente. Era davvero raro che la Vergine ammettesse i propri errori; se ora si trovava lì davanti a lui, parlando senza filtri come poche volte aveva fatto in vita sua, era perché aveva finalmente fatto pace con la propria coscienza... e perché lo amava. Su questo non aveva dubbi.
 
- Shaka... - tenendogli dolcemente il mento con la mano, Mu disegnò con il pollice il profilo delle labbra che gli erano tanto mancate...quelle labbra che ora, con quel semplice tocco, si schiudevano davanti a lui in un silenzioso invito... - sì, hai sbagliato è vero...ciò che mi ha ferito è stata la tua mancanza di fiducia, se mi avessi confidato i tuoi dubbi, avremmo potuto risolverli insieme - intuendo che l’indiano stesse per dire qualcosa, mise delicatamente un dito sulle sue labbra per impedirgli di scusarsi ancora - però le mie colpe non sono inferiori alle tue... - un’espressione di sorpresa sul volto dell’altro lo esortò a continuare - ti ho rimproverato il tuo orgoglio, ti ho biasimato per sentirti al di sopra delle passioni umane, ti ho chiesto di accettare di essere un uomo...tuttavia, sono stato il primo a non accettare i tuoi errori, quando sbagliare è parte della pura essenza di un essere umano... - poi avvolse il suo viso dolcemente tra le mani - perdonami amore mio... -. 
 
Shaka non poteva credere a quello che sentiva...Mu era davvero un uomo fuori dal comune. Era in grado di leggere attraverso ed oltre le parole, non si lasciava sopraffare dalla rabbia o dal dolore, si metteva sempre in discussione, era forte senza mai diventare autoritario. Sapeva dare e chiedere. Come aveva potuto credere anche solo per un istante di riuscire a stare lontano da lui! 
 
Non sostenendo più la breve distanza tra di loro, Shaka la chiuse catturando con passione le belle labbra del tibetano ed incollando i loro corpi. 
 
Per Mu, sentire di nuovo quella bocca morbida che gli toglieva il sonno da giorni e quel corpo caldo aderire perfettamente al suo, ebbe lo stesso effetto che gli avrebbe fatto trovarsi agli Elisi...dopo aver chiesto il passaggio accarezzando le labbra vellutate con la punta della lingua, iniziò una sensuale danza che, da lì a breve portò i corpi di entrambi dal provare brividi di piacere ad uno stato di eccitazione tale da considerare di troppo tutto ciò che si interponeva tra di loro...in particolar modo i vestiti...
 
- Mi togli tutto Mu...la mia pace, il mio giudizio, i miei pensieri... - sussurrò con voce roca l’indiano, mentre Mu attaccava il suo candido collo con baci bagnati, e le sue mani percorrevano con lussuria quel corpo che non si sarebbe mai stancato di esplorare. 
 
Staccandosi leggermente dall’amato, Shaka cominciò a slacciare i bottoni della camicia di Mu rendendo chiare le sue intenzioni...gli zaffiri perennemente fissi negli smeraldi, eseguiva i gesti lentamente solo per ammirare lo sguardo di puro piacere che gli rivolgeva l’uomo che gli stava di fronte.
 
Potrebbe sembrare strano vedere l’irreprensibile Vergine così disinibito, tuttavia la verità era che, quando di trattava del primo guardiano, tutta l’inflessibilità e la moralità di Shaka venivano mandate in uno dei sei inferni senza biglietto di ritorno! Di solito questo accadeva nella confortevole intimità dei loro templi, tuttavia, istigato dall’astinenza prolungata dal suo unico amore, oltreché dai riflessi argentei che la luna creava sulla sua pelle d’alabastro, Shaka inviò qualunque remora nello stesso luogo in cui di solito inviava la sua modestia!
 
Quand’ebbe spogliato Mu della camicia, si soffermò un momento per ammirare il suo corpo perfetto... nessun altro avrebbe mai potuto provocarlo con la sola vista... lo attirò nuovamente a sé per un altro bacio appassionato, afferrandogli le natiche con vigore... sentire il tibetano gemere di piacere nella sua bocca, non ebbe altro effetto che istigarlo ulteriormente.
 
Ormai completamente in balìa della lussuria, Mu iniziò a spogliare Shaka con la stessa lentezza... le mani tremanti tradivano la sua impazienza, ma si costrinse a godere un po' alla volta la scoperta di quel corpo tanto amato che, nonostante conoscesse a menadito, non smetteva mai di dargli le stesse sensazioni che aveva provato la prima volta che avevano fatto l’amore. La setosa pelle dell’indiano era una dipendenza per l’Ariete, che con le sue labbra ne assaporava il gusto delicato ed unico in ogni centimetro scoperto...
 
Sebbene quei momenti sensuali fossero permeati di amore e gentilezza, accompagnati solo dal discreto sciabordio dell’acqua, alla dolcezza della riconciliazione seguì un’altra urgenza...entrambi sentivano l’impellente bisogno di appartenere nuovamente alla persona amata.
 
- Questa volta...ho bisogno di sentirti Mu... dentro di me... - la voce roca, smorzata da piccoli gemiti, sussurrata al suo orecchio.
 
Quelle parole ebbero solo l’effetto di istigare in maniera esasperante ciò che già aveva raggiunto il suo limite...quando ebbe finito di spogliarlo, Mu fece stendere Shaka sulla sabbia, avendo cura di sistemare i propri abiti sotto di lui, sdraiandosi sopra. La Vergine allargò le gambe per permettere al compagno di adattarsi meglio, mentre questi, ipnotizzato dallo sguardo intenso dei suoi profondi occhi azzurri, non smetteva di accarezzare il suo viso con il tocco leggero delle labbra. 
 
Ricominciando la sensuale danza di bocche e di mani, questa volta con la frenesia degna dei due amanti che erano sempre stati da quando avevano confessato i rispettivi sentimenti, Mu esaudì la richiesta dell’indiano con la passione tipica dei nati sotto il segno dell’Ariete. Calda ed invitante, l’ultima resistenza dell’indiano crollò in quella bellissima notte d’estate, rappresentando il segno della sua resa totale...l’appartenenza completa al suo unico, grande amore...
 
Con solo i raggi della luna a testimoniare la tanto desiderata fusione di corpi e di anime, ed il suono delle onde ormai coperto dai gemiti che riecheggiavano senza timidezza nella spiaggia deserta, i due cavalieri danzarono al ritmo scandito dai propri corpi che si scontravano con l’urgenza della resa reciproca; dopo un tempo che nessuno dei due avrebbe potuto quantificare, Shaka raggiunse l’apice del piacere tra i loro addomi, seguito a breve distanza da Mu dentro di lui. La sensazione di leggerezza e pienezza che seguì a quella riconciliazione, pervase i loro corpi, le loro anime, e, finalmente, i loro cuori...
 
Continuando a restare collegati, i due cavalieri si guardavano ora con la tenerezza tipica degli amanti completamente fusi nel loro amore ricambiato, le carezze reciproche a sottolineare quanto fosse prezioso l’oggetto del reciproco desiderio. 
 
- Ti amo Mu... - Shaka, sfinito dall’intensità del piacere, affondò il viso tra le ciocche color lavanda del suo partner, inspirando il profumo di gelsomino che naturalmente spigionava dalla pelle del primo guardiano.
 
- Io ti amo Shaka... - rispose il tibetano accarezzando con dolcezza il viso dell’amato.
 
Riemergendo alla realtà dopo svariati minuti, presero finalmente coscienza dell'ambiente intorno a loro...si resero conto di essere nudi, su una spiaggia, mentre la luna bagnava con i suoi timidi raggi i loro corpi ancora uniti.
 
- Che ne dici se torniamo a casa amore mio? - propose la Vergine strizzando l’occhio e facendo un sorriso malizioso - D’altronde...la notte è ancora lunga... -.
 
In risposta ottenne un lungo sguardo sensuale...la presa delicata ma rapida di Mu, che balzò in piedi alzandolo da terra senza fatica, gli confermò che il suo compagno aveva avuto la stessa idea...  
 

Ore dopo, in centro ad Atene...
 
- Masky... - Aphrodite batteva un piede impaziente arrotolando una ciocca di capelli tra le dita, mentre insieme al compagno aspettava sul marciapiede che gli altri cavalieri uscissero dal locale - mi dici come accidenti facciamo a tornare a casa? Mu si è dato alla macchia diverse ore fa, Camus è già tornato a casa con Milo...dovremo chiamare un taxi! -.
 
Deathmask non rispose alle lamentele del compagno, limitandosi ad ascoltare con le braccia incrociate ed un sorrisetto di scherno sul viso.
 
- Comunque, Masky, te lo dico subito...qui dobbiamo cominciare ad economizzare e a pensare al nostro futuro...ma lo sai che tutti i nostri compagni hanno dei risparmi da parte??? Solo io e te siamo all’asciutto! - concluse Dite allargando le braccia e alzando le spalle.
 
Deathmask continuò a tacere, rendendo il suo partner ancora più agitato - Perché non dici niente?! -.
 
In quel momento, gli altri cavalieri finirono di uscire dal locale, e, dopo rapidi saluti, si diressero ognuno verso il proprio mezzo per poter tornare al Santuario. Come loro, anche Deathmask si diresse verso il parcheggio.
 
- Si può sapere dove stai andando Maschera?! - Dite mise le mani sui fianchi - I nostri compagni hanno già tutti i posti occupati...non vorrai mica farmi tornare in moto con Kanon??? - chiese spaventato pensando con orrore ai suoi bellissimi capelli dopo una corsa in moto con il folle gemello.
 
Fermandosi di colpo, Deathmask si girò verso lo svedese allargando un sorriso enigmatico sul volto - Aspettami qui! - disse lasciandolo da solo.
 
Dopo qualche minuto Dite, che era rimasto interdetto dallo strano atteggiamento di Maschera, fu affiancato da una coupé rossa...quando vide il volto che lo guardava divertito dal finestrino abbassato, si bloccò sgranando i begli occhi azzurri.
 
- Resti imbambolato lì? - chiese ironicamente Deathmask.
 
Dopo essersi ripreso dallo shock, Dite si affrettò a salire in macchina, ma quando tentò di chiedere spiegazioni, dalla sua bocca uscirono solo balbettii - Ma com...cosa... -.
 
Comprendendo la confusione del partner, Deathmask prese una delle mani di Dite e la portò alle labbra per porvi sopra un leggero bacio - So che non sei una persona misurata Aphrodite...adori lo shopping ed anche fare regali...e non ho mai pensato che saresti stato tu la colonna finanziaria della famiglia... - vedendo i begli occhi di Dite abbassarsi in segno di imbarazzo aggiunse - ...ed è per questo che ci ho pensato io...forse non te l’ho mai detto, ma ho sempre sperato in un futuro... anche quando ero perso nelle nebbie della mia crudeltà, una parte di me ha sempre inconsciamente sperato che un giorno sarebbe stato diverso... - prese un respiro profondo davanti alle sfere blu che lo guardavano attentamente - e da quando ho capito di amarti, Aphrodite, ho cominciato a desiderare che quel futuro fosse insieme a te... -.
 
Aphrodite lo guardò commosso...non avrebbe mai pensato che la sua Maschera avesse di questi pensieri... tuttavia sapere che aveva sempre sognato un futuro e che questo potesse essere realizzato insieme, gli diede solo l’ulteriore conferma di aver scelto la persona giusta al suo fianco. 
 
- Quindi...finché io esisto mio bellissimo fiore...non ti mancherà mai nulla! - poi, con una smorfia maliziosa, aggiunse - Se però ti dai una calmata con la carta di credito...mi faresti un grande favore! - ciò detto, sgommò rumorosamente avviandosi verso il Santuario, con i tenui colori dell’alba ateniese come testimoni della sua promessa.
 
Dite scoppiò in una bella risata argentina...decisamente quello era il suo uomo...era sempre stato lui!
   
 
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