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Autore: katyjolinar    27/11/2021    2 recensioni
[OMEGAVERSE] Storia di un giovane guerriero che si imbatte in una sua compagna d'infanzia.
Storia partecipante a "luoghi dell'orrore" indetto dal gruppo Facebook Il Giardino di EFP
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Danhum si portò una mano a coprirsi il naso, cercando di resistere, mentre allungava l'altra ad afferrare la sua sacca.

"Allontanati!" le ordinò, rovistando nel bagaglio.

Erya lo fissò, tenendo una mano sulla testa e l'altra ad avvolgersi il ventre, respirando affannosamente per il sopraggiunto calore. Non si mosse, confusa dallo shock e dai dolori che sentiva ovunque.

"Allontanati, Erya!" ringhiò il giovane, mostrando le zanne quasi del tutto visibili "Veloce, finché sono in grado di controllarmi! Stammi ad almeno dieci passi! Ti dico io quando puoi tornare qui!"

La ragazza sembrò ridestarsi, afferrò la stampella e scese dal carro, facendo come ordinato, seppur rallentata dalla caviglia ancora non completamente a posto.

Si stava facendo buio, anche se la nebbia si era diradata non poteva comunque allontanarsi troppo, o sarebbe stato più pericoloso che stare vicino al suo Alpha nel pieno della follia causata dal calore. Si fermò al primo albero e guardò verso il carro.

Sul cielo tinto di rosso spiccava la sagoma nera del ragazzo che armeggiava con qualcosa ai suoi piedi, sul seggiolino anteriore del mezzo di trasporto. Lo vide accucciarsi, sembrò tirare qualcosa con forza usando entrambe le braccia, infine si calmò, richiamandola a bordo.

Cauta si avvicinò, reggendosi alla stampella, e si arrampicò a bordo, sedendosi nuovamente al suo posto.

E lo vide.

Si era incatenato alla panca con robuste catene, bloccate da un grosso lucchetto, la cui chiave era poggiata di fronte a lui.

Dunham indicò l'oggetto.

"P... prendila..." balbettò, visibilmente sofferente "Tienila tu... m... mi libererai qu... quando sarà... sarà tutto finito..."

La bionda eseguì, tenendo la chiave tra le mani. Anche lei stava soffrendo parecchio, come non aveva mai sofferto prima durante i calori; evidentemente quelle voci erano vere.

In silenzio si alzò, spostandosi sul retro del carro, prese la sua coperta, avvolgendosela attorno alle spalle, e si accovacciò sul materassino che usava per dormire, cercando di riposarsi.

Sentiva Danhum a pochi metri da lei, sentiva che si dimenava, che cercava di spezzare le catene; evidentemente il suo odore lo stava facendo impazzire.

Non che lei fosse messa meglio: oltre al dolore generalizzato, ora sentiva bruciare, sentiva come se un fuoco la inondasse dall'interno, partendo dal ventre fino alle estremità; faceva male, stava sudando, e arrivò a desiderare che tutto quell'incubo finisse in fretta.

Scoppiò a piangere, abbracciandosi le ginocchia.

Se solo quell'idiota non l'avesse marchiata ora non si sarebbero trovati in quella situazione.

Se solo il calore non avesse anticipato non starebbero perdendo tempo lì, col rischio, magari, di essere sorpresi da qualche soldato.

Si portò le mani alla testa, cercando di trovare un po' di lucidità.

Cosa doveva fare?

Cosa voleva fare?

La soluzione arrivò, folgorandola.

Afferrò la chiave e si tirò su, zoppicando verso il compagno di viaggio.

Lo guardò negli occhi, notando subito l'angoscia che lo dilaniava, e si sedette di fronte a lui, più vicino di prima.

Fece per inserire la chiave nella serratura ma lui la bloccò, coprendo il lucchetto.

"NO!" esclamò, con tutta la forza che aveva in corpo "Non voglio farti del male!"

La giovane non si scompose, si asciugò le lacrime miste al sudore che le bagnavano le guance e si avvicinò ancora, poggiando la fronte su quella di lui, delicata, passandogli una mano sulla nuca, sotto la lunga coda, cercando di tranquillizzarlo con quel gesto.

"Io mi fido di te." sussurrò "Non mi farai del male. Tu ti fidi di me?"

Danhum esitò, tenendo lo sguardo basso e stringendo i denti, e alla fine inspirò a lungo e annuì.

La serratura del lucchetto scattò immediatamente, e il ragazzo si liberò in un istante, afferrando la bionda con un gesto veloce, tanto che si ritrovò stesa sul materasso dove si era sistemata poco prima, con il peso dell'altro che la bloccava, senza sapere come erano arrivati lì.

Il giovane restò immobile, col fiatone che cercava di far passare, le mani ben salde sul materasso e gli occhi fissi su quelli di Erya.

Lei non sembrava impaurita, anzi, il suo sguardo traspariva fiducia nei suoi confronti, anche se ogni tanto il suo volto si contorceva in una smorfia di dolore, forse lo stesso che provava lui a ogni respiro, ogni volta che il suo profumo gli riempiva le narici.

Aveva fiducia in lui, per questo non doveva cedere, non poteva farle del male.

Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Di nuovo quel profumo lo colpì, quasi facendolo impazzire; sentì la piccola mano della ragazza sfiorargli la guancia. Era calda, delicata, non sembrava la stessa che qualche anno prima gli aveva rotto il setto nasale.

"Mi fido di te, Danhum." sussurrò di nuovo, tranquilla, continuando a tenergli la mano sulla guancia.

Riaprì gli occhi, incrociando di nuovo quelli di lei. Notò le righe umide delle lacrime, e questo lo colpì come una pugnalata al cuore.

In passato l'aveva fatta piangere tante volte con il suo comportamento, non gli era mai importato più di tanto, ma quella volta ne rimase scosso, trovandosi a pensare di non volerla più vedere piangere a causa sua.

Passò i pollici sugli zigomi, cercando di asciugarglieli.

"Perdonami..." disse, con un filo di voce, abbassandosi per mettere in contatto le loro fronti "Perdonami..."

Senza pensarci troppo le posò un leggero bacio sulle labbra, poi un secondo e un terzo, e quando si rese conto che lei rispondeva approfondì.

Erya lo lasciò guidare, chiudendo gli occhi e ricambiando ogni bacio.

Erano i suoi primi baci, li stava ricevendo da un uomo che l'aveva tormentata fin dall'infanzia, eppure si stava sentendo bene, il dolore che sentiva si stava attenuando a ogni caldo tocco delle labbra, ogni volta che la lingua di lui trovava la sua.

Un piacevole calore le avvolse il cuore, quando Danhum si allontanò per prendere fiato, sorridendole debolmente.

La piccola mano si spostò, scendendo sul collo, fino al colletto della casacca, sfiorandogli i muscoli, lentamente. Si insinuò sotto la stoffa, fino a dove riuscì ad arrivare, toccando la catenina che teneva nascosta sotto i vestiti.

Un altro sguardo, e Danhum intuì le sue intenzioni; si sfilò la casacca, rendendo accessibili alle mani della ragazza i muscoli scolpiti dalle battaglie combattute negli ultimi tre anni.

Erya sfiorò i pettorali, e scese sugli addominali, seguendo ogni linea, ammirando le forme del corpo del giovane uomo.

Doveva ammetterlo: era davvero ben messo, già sapeva che era alto e possente, ma vederlo così da vicino era tutta un'altra cosa.

Danhum si abbassò ancora su di lei, riprendendo a baciarla, mentre la aiutava a liberarsi degli ingombranti abiti che lei aveva ancora addosso.

La baciò ancora, passandole la mano lungo i fianchi, ora liberi dalle stoffe.

Sentì che cercava di sganciare la fibbia della cintura e scoppiò a ridere, sollevandosi a reggersi con un braccio per correre in suo aiuto.

"Faccio io." sussurrò, liberandosi anche di calzoni e stivali, mentre lei si sfilò gli ultimi indumenti, arrossendo quando si accorse dello sguardo del giovane, fisso sulle sue curve.

Sì, perché Danhum restò colpito dalle forme di Erya: era minuta, apparentemente magra, ma sotto gli abiti nascondeva un corpo molto femminile, un corpo che, ne era certo, sarebbe riapparso nei suoi sogni più audaci, da quel momento in poi.

Si abbassò nuovamente su di lei, questa volta posando le labbra sul marchio, mente le mani si mossero da sole, guidate dall'istinto e dalle reazioni della partner, preparando entrambi all'ultimo passo, quello che avrebbe reso il legame del marchio indissolubile.

Erya non se l'aspettava.

Fin dal primo movimento del compagno sentì ogni cellula del suo corpo andare piacevolmente a fuoco, il cuore iniziò a battere freneticamente, all'unisono con quello di Danhum, ogni tocco accendeva i suoi sensi, tanto da desiderare che quel momento non finisse mai.

Danhum fu molto attento; era cosciente di essere più massiccio e forte di lei e che una mossa sbagliata avrebbe potuto farle male, ma bastò osservare l'espressione distesa di Erya per tranquillizzarlo, e allo stesso tempo indurlo a continuare.

Prese la situazione in mano, conducendo lui il gioco, regolandosi sulle reazioni di lei. Si sorprese a pensare quanto il volto della ragazza fosse bello, a volerlo vedere ancora, continuare a far l'amore con lei finché non avesse più forze, solo per vederla così: fragile e forte allo stesso tempo, completamente affidata a lui, persa tra le sue braccia, consapevoli entrambi che da quel momento in poi sarebbero stati uniti per sempre.

E insieme giunsero alla conclusione, scambiandosi un ultimo intenso bacio.

Danhum, finalmente, la liberò del suo peso e raccolse la coperta, coprendo entrambi, e lei poggiò la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi.

"Perdonami, Erya." ripeté il giovane, passando una mano tra i capelli della ragazza.

"Se lo ripeti ancora una volta ti stacco le palle e te le faccio ingoiare, idiota!" lo minacciò, riprendendo il suo solito tono acido "Tanto ora non ti servono più."

Il moro sorrise, fissando la luna piena appena sorta.

Nonostante ciò che era appena successo, certe cose non sarebbero cambiate.

Stranamente, trovò questa cosa confortante.

   
 
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