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Autore: katyjolinar    29/11/2021    2 recensioni
[OMEGAVERSE] Storia di un giovane guerriero che si imbatte in una sua compagna d'infanzia.
Storia partecipante a "luoghi dell'orrore" indetto dal gruppo Facebook Il Giardino di EFP
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erya sentì i caldi raggi del sole colpirle il volto, e lentamente si svegliò.

Sentiva tutti i muscoli doloranti, ma non era lo stesso dolore che aveva sentito il giorno prima, a causa del calore, era più simile a quello che percepiva quando camminava per ore senza riposare.

Poco per volta prese coscienza di ciò che la circondava. Sentì la coperta, tirata fino al naso, che la riparava dalla frescura del mattino, il materasso sottile che aveva steso sul pavimento del carro, e, a farle da cuscino, il petto nudo di Danhum, che ancora dormiva profondamente, russando come un calabrone incazzato.

Alzò lo sguardo fino al suo volto. Era girato verso di lei, e la cosa che la colpì fu l'espressione serena, a tratti infantile, che aveva assunto, un'espressione che sembrava quasi stonare con la cicatrice che gli sfregiava la guancia destra, ora parzialmente nascosta sotto i lunghi capelli disordinati.

Clandys le aveva raccontato come se l'era fatta: quando avevano trovato Jalehon e avevano deciso di liberarlo, Danhum non solo ci aveva messo i propri soldi, ma aveva anche dovuto fare a pugni con un altro acquirente, che lo aveva sfidato in una lotta a mani nude per decidere a chi spettasse lo schiavo Omega. Però l'avversario non aveva tenuto fede ai patti e, quando si era sentito messo alle strette, aveva estratto un piccolo pugnale e aveva colpito il ragazzo in faccia. Questa mossa non gli aveva fatto guadagnare la vittoria, ma se avesse mirato poco più a sinistra Dunham avrebbe potuto perdere l'occhio.

Erya sospirò e mosse la mano che teneva poggiata sul busto del ragazzo, finché non si trovò qualcosa sotto il palmo; si trattava del ciondolo personale di Danhum, il ricordo di famiglia degli orfani senza passato.

Lo afferrò con attenzione, osservandolo. Non era tanto diverso da quello che aveva lei: stessa dimensione, una forma simile, allungata, con un disegno di pietre preziose.

Quello di Erya rappresentava una piuma, creata accostando delle piccole pietre di smeraldo e bordata in oro, con la parte sottile verso il basso e curvata nella forma di un mezzo cerchio con le due punte rivolte verso sinistra.

Anche il ciondolo di Danhum rappresentava una piuma, con la differenza che era composto di piccoli rubini con decorazioni argento e la parte sottile era rivolta verso l'altro. Inoltre la forma semicircolare aveva le due punte rivolte verso destra.

Presa dalla curiosità, affiancò i due oggetti. La dimensione era la stessa, e accostate formavano un cerchio perfetto. Inoltre entrambe avevano una decorazione tridimensionale del metallo prezioso corrispondente che, se messe a contatto, formavano una piccola piramide perfetta.

Danhum smise di russare, segno che si stava svegliando; la ragazza lasciò andare il gioiello e tornò a guardare il compagno di viaggio, che aprì gli occhi, ancora assonnato.

"Era ora!" borbottò lei, tiransosi su e guardandolo storto "Finalmente hai smesso di russare! Non ne potevo più!"

"Guarda che è colpa tua se russo." rispose lui, mettendosi seduto, con i gomiti sulle cosce, e strofinandosi gli occhi per svegliarsi "Sei stata tu a rompermi il setto nasale!"

"Vaffanculo, e intanto che ci vai lavati! Puzzi come un caprone!" lo insultò la ragazza, cercando i suoi vestiti.

A quel punto lui si avvicinò alle sue spalle, poggiandole il naso sul collo senza preavviso, facendola sussultare, e annusandola e passandole un braccio attorno alla vita.

"Mh... Bene, allora vieni con me!" esclamò "Hai addosso il mio odore, quindi puzzi anche tu!"

La sollevò con facilità e, dopo aver recuperato gli abiti di entrambi, la trasportò giù dal carro, fino al fiume poco lontano, che in quel punto faceva un'insenatura bassa e calma, fatta apposta per potersi immergere senza essere trasportati dalla corrente.

Sistemò i vestiti sulla riva ed entrò in acqua, a quel punto lasciò finalmente andare la giovane, che gli diede le spalle e iniziò a lavarsi, tenendo il broncio.

Danhum rise, sciogliendosi i capelli e passandoci le mani prima di immergersi completamente. Quando riemerse si avvicinò a Erya e le strofinò la schiena, dove lei non riusciva ad arrivare da sola.

"Rilassati!" le disse, appena percepì che si era irrigidita "Ti sto solo aiutando a lavarti. Non ho secondi fini."

"Sarà anche meglio." ringhiò lei, acida "Tanto non l'avresti vista comunque. E se non fosse stato perché mi hai morso, fosse stato per me non l'avresti vista neanche ieri sera!"

"Intanto guarda il lato positivo: al prossimo calore non sarà più così doloroso e sarà anche più semplice per me starti vicino senza sentire l'impulso di saltarti addosso."

Erya borbottò tra sé, mentre Danhum finì di lavarsi e uscì dall'acqua, prendendo i suoi pantaloni e infilandoseli.

La ragazza fece un po' più fatica, a causa della caviglia ancora messa male, ma lo seguì, rivestendosi e raccogliendo i capelli biondi in una treccia, a differenza di Dunham, che di fece una coda e la bloccò con un nastro rosso.

Erya lo osservò, vedendo in quel nastro qualcosa di famigliare, e finalmente le venne in mente cosa fosse.

"Brutto coglione di un deficente ladro!" esclamò, tirandogli una sberla sul braccio "Quello era il mio nastro per i capelli! Credevo di averlo perso quattro anni fa, invece me l'avevi rubato tu!"

Il giovane sorrise, prendendola in braccio per non farle affaticare la caviglia malconcia, ma alla vista del broncio della bionda dovette rispondere.

"Volevo un ricordo della mia vittima preferita." ammise candidamente, camminando verso il carro "Mi sono sempre divertito un sacco a tormentarti, eri piccoletta, ma eri una pulce fastidiosa, per cui volevo qualcosa che mi ricordasse che anche i più minuti sanno farsi valere."

La ragazza arrossì violentemente e nascose il volto, sistemandosi poi sulla panca del carro mentre lui sistemava il cavallo. Una volta attaccato l'animale, Danhum salì a bordo e prese le redini; a quel punto Erya si voltò verso di lui e, timidamente, gli aggiustò il nastro tra i capelli.

Il ragazzo la lasciò fare e, come ebbe finito, le afferrò delicatamente la mano e, incrociando le dita, le sorrise.

"Senti..." esordì, dopo qualche minuto di silenzio "Entro stasera arriveremo a destinazione, e lì ci saranno altre persone. Devo avvisarti... sentiranno il mio odore su di te, per ovvi motivi, e qualcuno potrebbe fare qualche battuta. Ti pregherei di non dare di matto."

"Vorrà dire che ti prenderò a calci nelle palle solo quando nessuno ci vedrà." rispose Erya, guardandolo male ma senza mollargli la mano.

Il moro scosse la testa, ridendo, e incitò il cavallo a camminare.

Poche ore dopo arrivarono a un canyon e, costeggiandolo, raggiunsero un massiccio, quanto vecchio, ponte di pietra. Danhum fermò il carro, indicando oltre il ponte, dove si vedeva una cresta di montagne non troppo lontane.

"Oltre questo ponte c'è il decaduto Granducato di Hae." spiegò "Una volta superato questo ponte saremo in zona franca."

"E la base operativa del Falco dove si trova?" domandò Erya, curiosa.

"Lo vedrai, non posso dirti tutto ora." concluse lui, riprendendo la marcia.

Superarono il vecchio ponte e avanzarono ancora per un po'.

Attorno a mezzogiorno le montagne si fecero più vicine, rivelando un crostone parecchio alto e apparentemente invalicabile in corrispondenza dell'inizio del canyon.

La giovane osservò la strada, in silenzio, smangiucchiando qualche galletta.

"Siamo diretti alle montagne, vero?" chiese, pensierosa.

"Sì, è così." ammise l'altro.

"Ma quelle montagne sono la Catena Demoniaca!" obiettò lei, dubbiosa "Nessuno è mai riuscito a superare neanche le prime creste!"

Il ragazzo le afferrò delicatamente il mento, avvicinandosi per guardarla negli occhi, con aria sicura e rassicurante.

"Ieri sera hai detto che ti fidavi di me." sussurrò "Ora fallo di nuovo e stai tranquilla."

La giovane arrossì di nuovo, alla vista di quelle iridi color ghiaccio così da vicino, e annuì; Danhum sorrise, dandole un buffetto affettuoso, e riprese a condurre il cavallo.

Costeggiarono ancora il canyon, finché non arrivarono alla base della prima cresta, che cadeva a strapiombo sopra di loro.

Il fiume, in quel punto, scendeva in una cascata, dalla sommità della cresta.

Il sentiero sembrava interrompersi proprio sulla riva del piccolo laghetto formato dalla cascata.

Erya si guardò intorno, restando a bocca aperta dalla bellezza del luogo, nonostante il nome che incuteva parecchio timore.

Danhum puntò direttamente verso l'acqua e lei gli afferrò il braccio.

"Ma che fai?!" esclamò, allarmata "Ci vuoi affogare?!"

"Fidati di me, pulce!" ripeté il ragazzo, spronando l'animale.

E non appena il cavallo posò lo zoccolo oltre il sentiero, Erya capì.

Un effetto ottico nascondeva il tratto finale del sentiero, che costeggiava il laghetto, fino a infilarsi dietro la cascata.

Pur senza mollare il braccio del ragazzo, riprese a guardarsi intorno a bocca aperta, anche quando si addentrarono nella grotta sul retro del getto d'acqua.

Non si trattava di una grotta, ma di un tunnel in leggera salita, illuminato da Rocce di Luce, un tipo di rocce molto rare che in condizione di estrema oscurità rilasciavano una luce intensa, capace di illuminare a giorno ciò che le circondava; erano rare, eppure quel tunnel ne era pieno.

"Questa è una vecchia miniera di Rocce di Luce." spiegò Danhum, alla meraviglia della compagna "I Signori del Granducato avevano un grosso commercio di questo minerale, ma si sono sempre rifiutati di comunicare al Re l'ubicazione delle loro cave. Credo che questo sia stato uno dei motivi dell'astio del regno verso di loro."

La giovane annuì, continuando a guardarsi intorno finché, girata una leggera curva, non vide, poco lontano, l'uscita della galleria.

E, non appena uscirono, si ritrovò in un ambiente nuovo.

Era una piccola vallata protetta dalle montagne, il fiume, in quel punto un piccolo torrente, scorreva al centro e sulle rive era stato eretto un piccolo villaggio con fortificazioni in legno, circondato da pascoli, piccoli campi coltivati e un grande bosco che si arrampicava sulla montagna che circondava la valle.

Delle pecore brucavano l'erba nei pascoli, e alcuni contadini si stavano curando dei campi e dei frutteti, ma, nonostante fossero impegnati, tutti alzarono la testa e salutarono appena riconobbero Danhum a bordo del carro.

E, superato il cancello della fortificazione, finalmente si fermarono; in tanti si avvicinarono per salutarli, uomini, donne e anche tanti bambini, i quali ricevettero tutti un saluto affettuoso dal ragazzo appena arrivato, e da questo Erya capì che Danhum doveva essere molto ben voluto in quel villaggio.

La prese per i fianchi e la aiutò a scendere, prendendo anche i bagagli di entrambi, e si incamminò tra la folla senza mollarla ma continuando a salutare tutti i presenti.

Infine, si fermarono di fronte a un uomo sui trent'anni, alto, castano, con addosso un abito da sacerdote senza fronzoli, segno che si trattava di un chierico di campagna, che viveva con poco e non gli importavano le ricchezze, a differenza dei chierici di città, che spesso erano più ricchi dei Signori locali.

"Padre Alfar!" lo salutò Danhum, abbracciandolo.

"Ragazzo!" rispose l'altro "Ho ricevuto le lettere del Falco. È vero che hai trovato qualcosa che potrebbe aiutare la causa?"

"Alfar, lasciali respirare!" lo ammonì un altro uomo, più anziano, avvicinandosi alle sue spalle. 

Aveva circa cinquanta anni e indossava abiti semplici, come tutti gli abitanti del villaggio. Si passò una mano tra i corti capelli rossi e posò i suoi occhi verdi su Erya, sorridendole.

"Ehi biondina!" la salutò "Da quanto tempo non ci vediamo? Tre anni? Avevo ragione a dire che saresti diventata una bella donna!"

La ragazza spalancò gli occhi, saltando al collo dell'uomo, in lacrime.

"Dottor Candal!" esclamò, riconoscendo il medico dell'orfanotrofio.

E, quando lui la abbracciò in modo paterno, si sentì di nuovo a casa.

   
 
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