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Autore: katyjolinar    29/11/2021    2 recensioni
[OMEGAVERSE] Storia di un giovane guerriero che si imbatte in una sua compagna d'infanzia.
Storia partecipante a "luoghi dell'orrore" indetto dal gruppo Facebook Il Giardino di EFP
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Danhum lasciò loro qualche minuto.

Per Erya quell'uomo era stato come un padre, l'aveva nascosta, le aveva dato un'istruzione e, per quanto non avesse potuto fare nulla una volta uscita dall'orfanotrofio, aveva fatto di tutto perché fuori potesse cavarsela con le sue sole forze.

La ragazza singhiozzò, stretta al petto dell'uomo, che continuò a stringerla lasciandola sfogare.

"Andiamo alla chiesa." suggerì il chierico, avvicinandosi "In canonica, davanti a un tè caldo, potremo parlare con calma."

"Forse sarebbe meglio se prima il dottore desse un'occhiata alla gamba di Erya." riferì il giovane "Un mese fa è finita con il piede in una tagliola, Clandys ha fatto quello che può per curargliela, ma vorrei essere sicuro che stia procedendo al meglio."

"Non c'è problema." acconsentì il rosso "Il mio ambulatorio è accanto alla canonica, quindi ci vediamo lì appena abbiamo fatto."

Erya annuì e seguì il dottor Candal all'ambulatorio, zoppicando, mentre Danhum andò alla canonica con il chierico.

Appena furono nello studio, la ragazza si sedette sulla barella al centro della stanza e si sfilò lo stivaletto, per dare accesso al medico sulla gamba malmessa. L'uomo subito la esaminò, facendo attenzione.

"Bene..." commentò lui "Sembra che sia stato fatto un buon lavoro, ma forse è meglio se te la immobilizzo ancora per qualche giorno, giusto per evitare che ti sforzi."

Le fasciò la caviglia e decise di farle un controllo completo, afferrandole il mento per controllare testa e collo. Subito notò il marchio seminascosto dallo scialle, lo scoprì e lo sfiorò.

"Oh... Quindi tu e Danhum siete..." chiese, allusivo "Non che ci sia bisogno di fare troppe domande... il suo odore addosso a te lo sento pure io che sono Beta."

"Primo: quell'idiota dovrebbe lavarsi più spesso, visto quanto puzza." borbottò la bionda, incrociando le braccia "Secondo: era una situazione d'emergenza e non mi ha lasciato scelta, ero inseguita da delle guardie ed è sopraggiunto il calore appena l'ho incontrato. Le erbe ci avrebbero messo troppo a far sparire l'odore e il coglione ha fatto di testa sua. E ieri sera abbiamo dovuto consolidare il legame, il calore faceva un male cane... Ora non sento niente."

"Beh... allora dovresti ringraziarlo." continuò Candal "Ti ha salvato la vita, mettendo in pericolo la propria. Dovresti provare a dargli una possibilità."

Nel frattempo, in canonica, Padre Alfar stava preparando un tè mentre parlava con Danhum.

"Mi stavi dicendo che l'hai legata a te..." disse, immergendo il filtro appena fatto nel bollitore.

"Era una situazione d'emergenza. Non ho avuto molta scelta... e credimi, quella ragazza è una vera spina nel fianco." si giustificò lui, fissando il tavolo al quale era seduto.

"Lo immagino... si vede già così che è un peperino con un volto da angelo."

"È una pulce fastidiosa... non fa altro che criticare e insultare... a volte me li tira fuori lei gli insulti..." borbottò tra sé, finché l'altro non si girò, guardandolo fisso negli occhi.

"Però in questi anni ti è mancata, vero?" domandò, ma non ricevette risposta perché fecero il loro ingresso la diretta interessata e il dottore.

Danhum fece spazio sulla panca alla ragazza e le passò un braccio intorno ai fianchi, in un gesto spontaneo e automatico, mentre il chierico serviva il tè in delle vecchie tazze di terracotta semplice.

Erya afferrò l'oggetto con entrambe le mani, bevendo piano il liquido caldo. Il giovane la fissò per qualche secondo, prima di bere dalla sua tazza a sua volta.

Sì, Alfar aveva ragione, lei era davvero un peperino con il volto angelico, ma gli era mancata davvero in quegli anni? La verità era che non ci aveva mai pensato sul serio, anche se le aveva rubato quel nastro e se lo teneva caro.

Venne richiamato alla realtà dal dottor Candal.

"La lettera del Falco parlava di un oggetto in vostro possesso che potrebbe essere utile alla Resistenza." enunciò.

"Eh? Ah, sì!" annuì il moro, rovistando nella sua sacca per poi tirarne fuori il libro trafugato da Erya "È questo. È stato rubato in uno dei castelli del Re."

I due uomini esaminarono l'oggetto attentamente, infine si guardarono e annuirono.

"Sì, hai ragione. Questo potrebbe davvero essere un libro che farà ribaltare le sorti di tutti quanti." ammise il rosso.

"Perché? che cosa ha questo libro di tanto speciale?" domandò la giovane, curiosa.

"Potrebbe contenere la profezia della fine della Famiglia Reale." spiegò Danhum, serio.

"Ma di questo ne parleremo domani." concluse Padre Alfar "Danhum, credo sia il caso che Erya venga alloggiata in casa tua, viste le circostanze. Farò preparare un letto per lei, così starete comodi."

"Perché? Danhum ha una casa qui?" Domandò Erya, stupita.

Il giovane si voltò verso di lei, sorridendo.

"Davvero credi che quando vengo qui dormo per terra e alle intemperie?" chiese, poi si avvicinò al suo orecchio, abbassando la voce "O magari pensavi che mi infilassi nel letto di qualche ragazza... magari più bella di te..." la squadrò, in un'espressione scherzosa "Oddio... non è che ci voglia molto..." 

Erya fu fulminea: gli storse la mano che teneva poggiata al suo fianco, contemporaneamente gli tirò una gomitata ai reni; stava per tirargli un pugno in faccia ma lui la bloccò prontamente, tenendole entrambi i polsi fermi con la sua grossa mano.

Gli altri due, nel frattempo, si erano allontanati discutendo tra loro del libro, che avevano portato con sé, e li avevano lasciati soli.

"Scherzavo, nanetta." sussurrò il giovane, calmo "Anche se effettivamente qui ci sono ragazze più belle di te."

La bloccò ancora, conscio di averla fatta arrabbiare, e la prese in braccio

"Andiamo a casa, ora, così potrai picchiarmi quanto ti pare, visto che ti piace così tanto."

"Sei tu che me le tiri, stronzo!" borbottò lei, lasciandosi trasportare fino a una capanna semplice nei pressi della barricata, in direzione della cava d'ingresso alla valle nascosta.

Si guardò intorno appena varcò la soglia.

Era un edificio molto semplice, con una stanza sola. Un camino occupava un angolo, e il fuoco al suo interno aveva già scaldato l'intero ambiente. Un grosso letto era posto contro una parete, e dalle dimensioni Erya capì che quello era il giaciglio del giovane; non era elaborato, era una tavola di legno poggiata su quattro gambe, con una testiera grezza. Il materasso era sottile e ai piedi erano disposti il cuscino e una coperta, ancora da sistemare.

In posizione centrale c'era un tavolino con una vecchia sedia, e all'altra parete due donne stavano finendo di preparare un letto più piccolo, quello per la ragazza.

Danhum sistemò la giovane sulla sedia e attese che le due donne finissero, quindi le salutò cordialmente mentre uscivano, infine andò a lavarsi la faccia al lavabo che teneva vicino al camino.

"Era ora che ti lavassi un po'!" lo sfotté lei, squadrandolo.

"Sbaglio o quando ti ho trovata avevi l'aspetto di una che aveva vissuto in un letamaio nell'ultimo anno?" rispose a tono lui, togliendosi la casacca per prepararsi per la notte "Ora vai a dormire, domani ci alziamo presto."

Erya borbottò e zoppicò verso il suo letto, cambiandosi velocemente per la notte e infilandosi sotto le coperte; Danhum finì di lavarsi e si mise a letto anche lui, spegnendo il lumino sul tavolo.

Ma circa mezz'ora dopo sentì il passo zoppicante della ragazza avvicinarsi.

Si tirò su e la guardò, nella penombra; lei si sedette, in silenzio, e si stese sotto le coperte, rannicchiandosi al suo fianco.

"Ho freddo." si giustificò.

Il moro sospirò, tirandole su la coperta fino al naso e avvolgendole un braccio attorno ai fianchi; certo, non erano il ritratto dell'amicizia forte, ma non era da lui lasciar soffrire il freddo a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era la sua Omega.

Erya bisbigliò qualcosa nel dormiveglia, sistemandosi meglio tra le sue braccia, e strofinò il naso contro quello di lui.

"Buonanotte pulce." sussurrò lui, posandole un leggero bacio sulle labbra, mentre lei già scivolava nel mondo dei sogni.

E mentre la stringeva sé, finalmente poté rispondere alla domanda che gli aveva fatto il sacerdote.

Sì, quella piccola pulce fastidiosa gli era mancata da morire in quei tre anni.

   
 
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