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Autore: ineffable    29/11/2021    1 recensioni
L'apocalisse alla fine era avvenuta, i demoni erano stati sconfitti e la pace regnava incontrastata. Qualcuno però non era affatto contento di quella situazione.
"Quello era prima. Dio sapeva che qualcuno di noi si sarebbe ribellato. Avanti! come si fa a sopportare tutto questo candore senza impazzire?"
...
"Sai chi è?"
"No." Rispose. Lo sguardo ancorato a quello del demone.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due



Il demone che si trovò di fronte lo costrinse ad indietreggiare boccheggiando, il fiato iniziò a venirgli meno e fu come se il suo corpo umano si fosse risvegliato, il cuore iniziò a battere furiosamente nel petto, lo sentiva compresso come se una grossa mano gli si fosse appoggiata sopra impedendogli di respirare, sapeva che ciò non era possibile realmente, quello che sentiva era solo il fantasma delle sensazioni fisiche che avrebbe provato se fosse stato ancora avvolto dalla carne.
Deglutì per poi avvicinarsi lentamente alla teca, guardò quegli occhi dalle pupille così particolari, quasi serpentine e in effetti se guardati bene ricordavano proprio gli occhi di un serpente, ma questa considerazione non infastidì l'angelo, per quanto fossero non umani non erano neanche troppo demoniaci, come se quei due topazi fossero stati assemblati con lo scopo di riunire in essi i tre generi che componevano l'universo; gli angeli, i demoni e gli umani.
Lo sguardo di Azraphel studiò i lineamenti di quel particolare demone, aveva i capelli rossi, era vestito di nero con una cravatta grigia sul collo, era bloccato con un braccio in avanti e la mano aperta, sembrava essere stato congelato mentre tentava di raggiungere qualcosa o qualcuno, la bocca era aperta in quello che sembrava un grido di disperazione.
<< Angelo! >> sentì gridare nella sua mente Azraphel.
L'urlo malgrado presente solo nella sua testa scoppiò talmente forte nell'angelo che si ritrovò a sussultare e guardarsi intorno come per vedere se anche chi era con lui lo avesse sentito, quando i suoi occhi si posarono su Gabriele potè osservare che si trovava nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato e allora fu certo di aver sentito solo lui quel grido. Ma cos'era? Un ricordo forse? O la sua mente si era suggestionata a tal punto da cominciare a dargli allucinazioni?
Quella voce però gli sembrava così familiare anche se non riusciva a dargli un volto, sapeva che l'aveva già sentita, doveva essere così per forza, altrimenti tutte quelle sensazioni non avrebbero avuto senso di esistere, poi un ricordo gli attraversò la mente, quella volta che Gabriele lo aveva chiamato angelo aveva sentito che quella parola era sbagliata detta da quelle labbra, tuttavia se pensava alla voce appena sentita allora sì che il suo cuore si placava, trovandole finalmente il giusto posto.
Che appartenesse al demone dai capelli rossi quella voce? Azraphel si pose quella domanda e in effetti si ritrovò ad essere d'accordo con se stesso, quel grido era comparso non appena aveva incrociato quella figura mentre quando aveva guardato gli altri demoni non aveva sentito niente.
L'angelo che si era avvicinato ulteriormente alla teca ora aveva allungato la mano posandola sul vetro, in corrispondenza di quella allungata in avanti del demone, gli sembravano così giuste quelle due mani che corrispondevano l'una all'altra, perfette nonostante appartenessero a due fazioni rivali, Azraphel sentì che era quello il suo posto, accanto a quel demone sconosciuto e che era tanto sbagliato quel vetro che li divideva. Rimase immobile in quella posizione, il vetro freddo non gli dava fastidio, guardava il demone davanti a sé con una sensazione di pena nel cuore.
<< Azraphel allontanati! >>
Un altro urlo simile al precedente, Azraphel questa volta non resse, arricciò le labbra in una smorfia di dolore e un singhiozzo uscì dalla sua gola ormai in fiamme, iniziò a piangere, inizialmente con dei suoni simili a un pigolio che si facevano man mano più forti, scivolò con le ginocchia a terra tenendo comunque la mano attaccata al vetro e l'altra che gli copriva le labbra.
Stava piangendo per uno sconosciuto, per uno che avrebbe dovuto essere suo nemico ma che evidentemente non lo era, iniziò a farsi strada nella sua testa il pensiero che i ricordi che non aveva più fossero legati al demone che aveva davanti, probabilmente era successo qualcosa che non ricordava e forse era proprio lui il misterioso alleato di cui gli aveva parlato Gabriele.
Nel frattempo l'arcangelo allarmato da quei suoni si era avvicinato per poi scoprire che provenivano proprio dall'angelo che aveva portato con sé, si avvicinò lentamente dando un'occhiata prima a lui poi al demone dietro la teca, una strana sensazione si fece strada in lui ma non gli diede peso, tirò su per il braccio l'angelo cercando di trascinarlo via da quel posto.
<< Andiamo Azraphel. >>
<< No >> pigolò l'angelo opponendo resistenza.
<< N-non posso io devo...  >>
"Aiutarlo" pensò ma non ebbe coraggio di dirlo ad alta voce, aveva troppa paura di finire nei guai con Gabriele anche se non sapeva che cosa avrebbe potuto davvero fargli.
<< Sapere >> disse invece l'angelo dandosi del codardo, sentiva di star abbandonando quel demone che lo guardava dal vetro.
Singhiozzò quelle parole lanciando un'occhiata al demone come se volesse cercare aiuto proprio da lui, Gabriele lo strattonò e la mano dell'angelo scivolo lentamente via dalla parete di vetro, mentre veniva portato fuori Azraphel continuava a fissare il demone, gli sembrò quasi prendere vita, quegli occhi gialli apparirono pieni di disperazione e Azraphel  che stava continuando a singhiozzare allungò una mano verso di lui.
L'arcangelo premette nuovamente il pulsante rosso e mentre la stanza tornava normale lui spinse l'angelo fuori dalla porta, lo trascinò fino all'uscita del museo angelico e una volta fuori, lontani da sguardi indiscreti lo lasciò andare.
<< Si può sapere che cosa ti è preso? >> domandò Gabriele leggermente irritato.
Il respiro di Azraphel cominciò a placarsi e alzò lo sguardo sull'arcangelo che lo fissava con aria interogativa e stizzita.
<< I-io non lo so, non lo so davvero. Deve... deve essere successo qualcosa, sentivo dei... delle sensazioni e se fossi rimasto un po' di più forse ora avrei delle risposte! >>
Guardò il suo capo con amarezza, una nuova forza si stava facendo strada dentro di lui, non gli importava più se lo avesse redarguito, segnalato alle autorità angeliche o a Dio stesso, sentiva che avrebbe dovuto rimanere in quella sala e invece Gabriele lo aveva trascinato fuori.
<< Se ti avessi lasciato lì saresti impazzito. Qualunque cosa tu abbia sentito non era vera, abbiamo sbagliato ad andare lì, non avrei dovuto farti entrare e ora fammi il favore di smettere di piagnucolare e dimentica questa faccenda. >>
<< Dimenticarmene? Come puoi pensare che io possa farlo? Ti sembra logico ciò che abbiamo visto e perché, perché il paradiso ha fatto tutto questo? Che senso ha tenerli lì dentro... io non, non capisco >> soffiò infine l'angelo.
<< Sono stati puniti. E' ciò che meritano >> disse secco Gabriele.
Azraphel lo guardò scioccato.
<< Quindi tu lo sapevi. >>
L'arcangelo sbuffò aria dal naso, infastidito dalle continue polemiche dell'angelo.
<< No, altrimenti non ti avrei mai fatto entrare >> disse semplicemente distogliendo lo sguardo.
L'angelo strinse i pugni, serrò la mascella, guardò l'arcangelo come se lo avesse appena pugnalato alle spalle, si era fidato di lui, ne aveva visto un alleato e per poco tempo aveva creduto di poter affidarsi a lui, quanto si sbagliava.
<< Credevo che anche tu volessi delle risposte >> insistette l'angelo senza sapere il reale motivo.
<< A volte bisogna accettare di non averne >> rispose Gabriele spostando lo sguardo altrove.
La verità era che l'arcangelo aveva ottenuto la sua risposta nell'esatto momento in cui aveva posato lo sguardo su quel demone dai capelli neri e non gli era piaciuta affatto. Aveva provato qualcosa e non era solo pena, pietà o rabbia, nel suo petto si era accesa una lampadina che da tempo aveva deciso di tenere spenta, sapeva che era così perché si ricordava di aver provato un'emozione del genere molto prima della guerra, solo che non ricordava a chi era rivolta. Ed ora davanti a quel demone quell'emozione era riapparsa e lui non poteva permettersi di cedervi.
<< Non vuoi nemmeno sapere perché abbiamo cancellato i loro volti!? O perché abbiamo dei buchi...- >>
<< Ora basta mi hai stancato! Non me ne importa niente di quegli infidi esseri striscianti Azraphel mettitelo in testa! >> sbottò l'arcangelo stringendo i pugni.
Gabriele pronunciò quelle parole con una serietà e una durezza tali da scontrarsi con l'immagine contrita dal dolore di poco prima, proprio per questo l'angelo capì che qualcosa non andava e come prima della guerra aveva combattuto per fermarla adesso avrebbe lottato per riavere indietro quello che gli apparteneva, ma questa volta lo avrebbe fatto senza nessuna paura delle conseguenze.
<< Anche tu hai ricordato qualcosa non è vero? >> domandò sicuro di sé l'angelo.
<< Dacci un taglio Azraphel o questa volta mi assicurerò che tu non riceva solo un richiamo >> lo rimproverò l'arcangelo.
<< Fa pure. Se vuoi continuare ad esistere in queste condizioni sei libero di farlo, ma io non ho intenzione di lasciare perdere, preferisco morire o addirittura cadere diventando il primo demone della nuova era che vivere con questo... questo dolore. >>
Gabriele lo fulminò con lo sguardo, alle sue orecchie quelle erano come bestemmie e lui non poteva più tollerarlo.
<< Stai attento a come parli angelo, ricordati che sei al cospetto di un superiore. >>
Il viso di Azraphel si macchiò di un sorriso colmo di amarezza.
<< Sei tornato a sottolineare le nostre differenze. >>
<< Mandami pure un richiamo, mettimi alle calcagna chi vuoi ma io andrò a parlare con Dio e non c'è niente che tu possa fare per fermarmi. >>
Gabriele scoppiò in una risata fragorosa.
<< E che cosa pensi di risolvere eh? Dio nemmeno ti riceverà piccola nullità che non sei altro. Siamo solo noi arcangeli ad essere autorizzati ad arrivare fino a Lei. >>
L'angelo scosse la testa, davvero non aveva più timore di niente o meglio un pochino ne aveva, ma dentro di lui la voglia di sapere che cosa fosse successo, chi era quell'ombra che non ricordava erano più grandi di tutti i suoi timori.
<< Ci proverò comunque, con o senza la tua benedizione. >>
Azraphel deglutì e si voltò lasciandosi alle spalle Gabriele, un tumulto di sentimenti che si agitavano nel petto, le gambe gli tremavano come persino le mani, cercò di rallentare i respiri, la strada per arrivare da Dio era lunga e tortuosa, solo ad un arcangelo serviva un'enorme quantità di energia per raggiungerla, figuramoci ad un angelo come lui, non era abituato a sforzi fisici quando era umano e la cosa non era cambiata nemmeno adesso che non possedeva più un corpo.
L'arcangelo era rimasto fermo a guardare Azraphel allontanarsi, una parte di sé lo detestava, l'altra lo ammirava, stimava quell'angelo che aveva deciso per la seconda volta di andare contro di loro, infischiandosene delle regole e di quello che sarebbe potuto accadere, aveva fatto una scelta e la stava portando avanti mentre lui che durante la guerra aveva sguaniato la spada si era tirato indietro.
Non aveva smesso un secondo di pensare a quella situazione, lui per primo aveva sentito il bisogno di rivolgersi ad Azraphel, chiedergli aiuto perché sentiva che in tutto quello c'era qualcosa di sbagliato, la notte in paradiso non era poi diversa da quella della terra, solo che era molto meno buia e le strade erano comunque affollate, Gabriele decise di ritirarsi in un angolo tranquillo e con il passare del tempo, la testa gremita di pensieri, i suoi occhi si chiusero cullandolo in una specie di sogno morbido e semi reale.
Un volto si palesò davanti ai suoi occhi, era uguale a quello che aveva visto nella teca solo molto più vivo, quell'essere dagli occhi così azzurri da sembrare di ghiaccio e i capelli neri come il petrolio che facevano da contrasto lo osservava con un'espressione dispiacuta sul volto, gli passarono davanti molte immagini di loro due insieme, momenti congelati nel tempo e infine qualcosa che dall'alto arrivava scagliandosi porprio sul corpo di quell'essere, lui era lì e l'aveva vitsta morire.
Quell'ultima immagine costrinse l'arcangelo a svegliarsi con un principio di tachicardia nel petto, si passo una mano tra i capelli e dischiuse le labbra, tentò di calmarsi ma l'agitazione riprese possesso di lui quando si rese conto di aver sognato un demone, lo stesso che aveva visto nella teca
Stufo di quella situazione decise di recarsi negli uffici del paradiso, non si perse in convenevoli e andò dritto al punto con l'arcangelo Michele, era lei che si era sempre occupata di quelle cose.
<< Michele dove teniamo gli schedari con i nomi di tutti i demoni? >>
L'arcangelo guardò il suo collega come se avesse appena parlato una lingua sconosciuta, Gabriele alzò le sopracciglia in maniera eloquente.
<< Allora? >> la incalzò.
<< Sono stati distrutti dopo la guerra Gabriele. >>
L'arcangelo gemette dalla frustrazione, perché doveva essere tutto sempre così difficile.
<< Perché ? >> domandò solamente.
<< Non doveva rimanere alcuna traccia >> rispose inespressiva Michele.
Gabriele rise grattandosi la nuca, era ridicolo.
<< Nessuna traccia e che mi dici di tutti quei demoni congelati che... >>
<< Shh! Abbassa la voce Gabriele, quella è un'altra questione, sono solo corpi mentre con i nomi beh lo sai anche tu che si può risalire a tante cose tramite essi >> rispose Michele leggermente infastidita.
<< Posso sapere il motivo della tua ricerca? >> domandò Michele ma l'altro arcangelo non la stava più ascoltando, si era voltato e aveva preso la via d'uscita più vicina, aveva bisogno d'aria.
Si trovava in una situazione di stallo, gli unici documenti che avrebbero potuto aiutarlo erano stati distrutti, i ghiaccioli nel museo non potevano certo parlare e tutti, chiunque in paradiso era certo ne sapesse quanto lui, sapeva che Michele era stata in quella stanza ma non le aveva chiesto mai niente, primo perché non gliene importava e secondo perché era vietato fare domande, quindi si trovava al punto di partenza e non aveva più nemmeno quell'angelo testardo su cui contare perché lui si era messo in testa di parlare con...
<< Dio... >> bisbigliò tra sé.
Un sorriso genuino gli nacque sul volto, non avrebbe mai pensato di dirlo o di pensarlo ma aveva ragione Azraphel, l'unica soluzione era parlare con coLei che aveva dato il via a tutto e certo era una missione disperata e praticamente senza successo ma che altre alternative avevano?
Intanto l'angelo in questione si era ritrovato nella dimora di un angelo dalle fattezze di un anziano, era un saggio, uno degli angeli più importanti del paradiso persino di quelli della conoscenza, in lui risiedevano memorie antiche quanto l'universo ma non si limitava a questo il suo sapere, lui poteva conoscere i pensieri, la storia di ogni angelo o arcangelo persino di quelli che ancora dovevano venire al mondo.
Azraphel si era imbattuto in lui lungo la strada, aveva un'ala impigliata tra i rami di un Trisauro, un albero molto dispettoso che si divertiva a farsi burla di chiunque, era pacifico ma dotato di un carattere tutto suo.
<< Volevo solo dargli una spuntatina >> si era lamentato il saggio mentre Azraphel lo aiutava a districare l'ala.
<< Certo, immagino che le sue intenzioni fossero buone >> ridacchiò l'angelo.
Il saggio lo guardò con un sorrisino sul volto per poi spostare gli occhi arcobaleno sulla sua ala, la mosse per notare con sollievo che era tutto a posto.
<< Hanno un caratteraccio, bisogna saperli prendere per il verso giusto >> disse l'anziano.
<< Oh anch'io conoscevo qualcuno così >> ridacchiò.
Azraphel si rese conto di aver buttato fuori una confessione senza riflettere e la cosa peggiore era che non sapeva nemmeno di chi stesse parlando, il saggio lo guardò come se potesse leggere tutto il suo disagio e imbarazzo, l'angelo deglutì e spostò lo sguardo altrove, non sapeva cosa dire ma fu l'anziano a rompere il silenzio.
<< Vieni giovanotto, hai bisogno di ristorarti. >>
Azraphel esitò per un momento, aveva ancora molta strada da fare e non sapeva quanto tempo avesse prima di essere rintracciato dai galoppini di Gabriele, anche se non era molto sicuro che avesse mandato qualcuno a cercarlo, però qualcosa gli diceva di seguire quell'angelo dal sapere infinito e così fece.
Mentre entravano in casa l'angelo pensò che era un peccato non poter domandare all'anziano di aiutarlo con i suoi problemi di memoria, lui sicuramente sapeva che cosa fosse successo, sapeva anche il motivo dietro alla decisione di cancellare i loro ricordi sui demoni, avrebbe potuto connettersi con lui e riverargli finalmente l'identita di quell'ombra scura e magari avrebbe proprio combaciato con il demone dai capelli rossi - non lo disse a se stesso-  ma sperava fosse così.
Il problema era che vigeva un divieto, nessuno, nemmeno gli arcangeli più potenti, avevano il diritto di porre domande ai saggi, erano loro che in casi molto particolari potevano scegliere se rivelare qualcosa o meno, il problema risiedeva nel fatto che il futuro era volubile, poteva cambiare in un secondo, il passato invece non poteva essere cambiato, ed era per questi due motivi che molti angeli secoli e secoli prima della nascita della terra erano impazziti, per cui Dio decise che i saggi avrebbero deciso se fosse giusto parlare di ciò che vedevano. Ovviamente era stata messa una condizione, i saggi avrebbero potuto rivelare solo una piccola parte e non l'intera faccenda così che l'angelo in possesso di quell'informazione avrebbe potuto trovare da solo la strada per risolvere il suo problema.
Così Azraphel si era rassegnato fin da subito, certo nutriva la speranza che l'anziano gli rivelasse qualcosa di sua spontanea volontà ma dubitava sarebbe successo, si guardò intorno con un sorriso, quella casa gli trasmetteva delle vibrazioni così positive che avrebbe potuto dimorarci per sempre, si complimentò con il saggio e lui gli disse che poteva dare un'occhiatina in giro.
Ben presto Azraphel finì in una stanza piena di piante lussureggianti, le foglie erano incredibilmente verdi e i fiori brillavano in una maniera che non aveva mai visto, nemmeno  le piante che crescevano in paradiso erano così belle, ne accarezzò le foglie sorridendo.
<< Ti piacciono? >>
Chiese una voce dietro di lui, Azraphel si voltò e trovò l'anziano saggio che con le mani dietro alla schiena ammirava le sue creature, l'angelo annuì.
<< Me ne prendo cura ogni giorno, leggo per loro tutte le sere >> continuò l'angelo più vecchio.
Azraphel lo guardò stupito, sentiva un amore immenso provenire da dentro di lui, amava la sua casa, le sue piante e la vita intera.
<< Questo è il loro libro preferito, non se ne trovano molti in paradiso ma per fortuna le mie piante non sono troppo esigenti >>
Si avvicinò all'angelo con un grosso tomo tra le mani, lo aprì e quando l'angelo si trovò davanti la figura di un grosso serpente nero e rosso, dagli occhi gialli, non potè fare a meno che deglutire, quella era la storia del paradiso e della terra che come tutti sapevano cominciava nel giardino dell'Eden. Il saggiò lasciò il libro nelle mani di Azraphel che con una mano accarezzò la pagina dove era disegnato il serpente, l'angelo tornò con la mente a quando era sulle mura dell'Eden, non era da solo, era sicuro ci fosse qualcuno con lui, si morse il labbro tentando di non dare a vedere la sua frustrazione.
<< Crawley >> disse il saggio.
Ad Azraphel cadde il libro dalle mani, si affrettò a raccoglierlo scusandosi con l'anziao che non sembrava per niente turbato dalla sua reazione.
<< Come ha detto? >> domandò l'angelo con la gola secca per l'emozione, voleva essere certo di aver sentito bene.
<< Il nome del serpente dell'Eden era Crawley >> ripetè il saggio.
Il modo in cui guardava Azraphel gli fece intendere che sapeva tutto di lui, della sua storia, anche delle parti che lui stesso non ricordava, l'angelo già lo sapeva ma averne conferma e sapere che molto probabilmente non gli avrebbe rivelato niente gli fece salire il magone e pizzicare gli occhi.
<< Lei sa che fine ha fatto? >> domandò l'angelo, le labbra erano secche, ci passò la lingua nel tentativo di inumidirle ma servì a poco.
Azraphel si rese conto che la sua era una domanda idiota, sapeva bene che cosa era successo ai demoni o almeno credeva di saperlo, tuttavia con la sua domanda sperava di saperne di più sul serpente tentatore, magari era sparito prima che la guerra iniziasse o qualcosa di simile.
<< Oh beh la sua storia è molto più dannata di quella di ogni altro demone >> cominciò a parlare indaffarato mentre nutriva le sue piante, tagliava qualche fogliolina e sistemava i loro luccicanti petali.
<< Si innamorò di un angelo. >>
Ad Azraphel si gelò la linfa vitale che dava vita al suo corpo celeste, spalancò gli occhi sbigottito, -non poteva credere che fosse davvero successa una cosa simile- si umettò le labbra guardando il vecchio in attesa che continuasse, ma dato che l'anziano non sembrava intenzionato a proseguire pose lui una domanda che gli era nata nel cuore.
<< E poi cosa... cosa successe? >>
L'anziano sorrise e nel suo sguardo c'era qualcosa che Azraphel faticava a decifrare.
<< E' stato condannato a guardarlo senza poterlo mai toccare >> rispose semplicemente l'anziano.
<< Ma l'angelo ne era a conoscenza? >> domandò Azraphel con una punta di agitazione nella voce.
<< Tu che dici Azraphel? >>
Il modo in cui gli rivolse quella particolare domanda gli fece venire i brividi, si sentiva come se fosse stato scoperto, come se raccontando quella storia l'anziano si stesse riferendo proprio a lui, ma questo non era possibile, o forse si?
<< I-io... io non lo so. Suppongo che se anche lo avesse saputo non avrebbe potuto fare niente per cambiare le cose. Erano un angelo e un demone, non avevano futuro. >>
Per Azraphel fu difficile pronunciare quelle parole, non sapeva che cosa avrebbe fatto lui se si fosse trovato al posto di quell'angelo e avesse saputo la verità e in più quella storia lo aveva turbato particolarmente, non per un possibile amore tra un angelo e un demone ma perché sentiva che apparteneva a lui, non sapeva in che modo ma sentiva che era così.
Quando lasciò la casa dell'anziano Azraphel si domandò se in qualche modo il saggio gli avesse rivelato delle cose della sua vita senza che glielo dicesse apertamente, magari quella storia che gli aveva raccontato parlava di lui e gliel'aveva narrata con il solo scopo di aprirgli la mente, come sarebbe stato essere amato da un demone si domandava, ma di risposte ancora non ne aveva e più andava avanti più sentiva la confusione aumentare. E poi quel nome, Crawley, lo sentiva battere dentro al suo petto, farsi strada e prendere tutto il posto possibile, la cosa peggiore -o forse no- era che non gli dava fastidio anzi tutto il contrario, era giusto per un angelo farsi scaldare il cuore semplicemente sentendo il nome di un demone? Avrebbe dovuto esserne disgustato e invece si ritrovava a ripeterlo nella sua mente come se avesse paura di dimenticarlo.
L'angelo continuò a camminare fino a trovarsi di fronte a un'alta collina, la salita era ricoperta da uno strato lucido e probabilmente scivoloso, simile allo scivolo per i bambini della terra, era affiancato in tutta la sua altezza da cespugli di rose senza spine, un cartello faceva mostra di sé all'inizio della salita, diceva:
"Ti mostrerò le tue debolezze e solo chi sarà degno potra salire."
L'angelo sospirò, di debolezze ne aveva sempre avute, prima di tutte la sua bontà, lo aveva dimostrato nel giardino dell'Eden quando aveva dato via la sua spada di fuoco, non aveva mai pensato che essere troppo gentili fosse una debolezza, anzi lui aveva sempre ritenuto che dovesse essere la maggiore caratteristica di un angelo, e invece la sua lunga vita sulla terra gli aveva dimostrato, in parte, il contrario.
<< Dio dammi la forza >> sussurrò e si mise in marcia.
Inizialmente procedere fu facile, tanto che i suoi passi lesti lo spinsero a fare un sorriso di gioia e soddisfazione.
<< Oh è facile >> squittì.
Forse, si disse, le aveva superate le sue debolezze ma proprio mentre quel pensiero prendeva vita nella sua mente ai lati della collina cominciò a vedere delle cose, bambini che piangevano in difficoltà, persone che chiedevano aiuto, angeli in ginocchio con le ali ferite, angeli che stavano per cadere e gli tendevano la mano, tutti guardavano lui e con lo sguardo lo supplicavano di aiutarli. Il suo cuore troppo tenero vacillò di fronte a quelle brutalità, c'erano persino cuccioli sotto la pioggia infreddoliti, ma dentro di sé sapeva che quelle erano solo immagini, non erano vere, se si fosse avvicinato sarebbero svanite e lui si sarebbe ritrovato ai piedi della collina, senza più possibilità di riprovare a salire. Lo sapeva, ne era certo perché lo sentiva dentro al cuore, per quanto nel petto sentisse il bisogno di aiutare la sua determinazione fu più forte, riuscì ad andare avanti ma i suoi piedi cominciarono ad affondare in quella lastra scivolosa che ora sembrava quasi melma. Provò ad alzare un piede ma cadde in avanti, si trascinò con le mani, raschiando con le unghie quel terreno color piombo e vischioso, nel frattempo le immagini continuavano ad essere sempre più terribili, tutta quella sofferenza  mentre lui era costretto a guardare, forse la sua determinazione non era poi così forte. Prese un respiro chiudendo gli occhi, ripensò a quel demone dagli occhi gialli rinchiuso nella teca, lo doveva a lui, non sapeva il motivo ma era così, con uno sforzo enorme riuscì a fare il primo passo, seguirono gli altri, sempre faticosi ma almeno riusciva a non fermarsi. Mentre saliva lo scenario cambiò di colpo, un odorino stuzzicava le sue non più angeliche narici, era tornato a possedere un corpo umano, ne sentiva la vita, il calore, sorrise commosso da quella sensazione, era passato così tanto tempo dall'ultima volta. Si guardò intorno in cerca di quell'odore da favola, al posto delle rose erano comparse delle tazzine da tea piene della sua bevanda preferita, calda e fumante, Azraphel gemette mordendosi il labbro ma continuò a camminare, poco più su l'odore si fece molto più forte costringendolo ad inspirare a pieni polmoni.
<< Crepe >> disse.
Lo stomaco iniziò a brontolargli come non mai, sembrava non mangiasse da secoli e in effetti di tempo ne era passato da quando aveva assaggiato l'ultimo boccone di cibo. Ce n'erano di ogni tipo e qualità, decorate con quante più glasse uno si potesse immaginare, la cosa peggiore era che assomigliavano fin troppo a quelle originali che aveva mangiato a Parigi. Gemette frustrato, forse un pezzettino non mi farà niente, magari è un premio per aver superato la sfida di poco fa si disse, il suo stomaco brontolò insoddisfatto costringendolo ad allungare la mano, le sue dita stavano per toccare la pasta della crepe quando le tirò indietro di scatto.
<< No! Cattivo angelo >>
Si costrinse ad andare avanti venendo avvolto dall'odore e dalla visione di ogni dolce possibile, tutti i suoi preferiti tra l'altro, possibile che sulla terra era stato così goloso si domandò, sperava che quella tortura finisse presto e soprattutto stava pregando di non trovarsi di fronte al...
<< Oh no >> gemette frustrato.
<< Sushi. >>
Quello era troppo persino per lui, capiva che arrivare al cospetto di Dio non fosse una cosa da tutti e non dovesse essere una passeggiata ma così si stava esagerando, quelle torture gratuite era sicuro fossero stati Gabriele e Sandalphon ad architettarle, ben sapendo che a loro non sarebbero toccate essendo arcangeli.
Si toccò la pancia che brontolava il suo disappunto.
<< Mi dispiace >> disse sospirando rivolto a quello stomaco troppo vuoto per i suoi canoni.
<< Magari un giorno, se riesco ad arrivare vivo fino a su, potrei di nuovo mangiare quelle prelibatezze. >>
Con un luccichio negli occhi tutto nuovo e l'acquolina in bocca al pensiero di gustarsi ancora una volta del buon cibo cominciò a salire quella palude che tentava di trascinarlo verso il basso, mentre procedeva iniziò a sentire un rumore che gli fece gelare il sangue, carta che veniva strappata, iniziò ad aumentare la velocità e quando arrivò più in alto si trovò davanti una scena agghiacciante, libri che venivano strappati o bruciati.
<< Ah! >> un grido gli si soffocò a mezz'aria, portò le mani davanti alla bocca sconvolto da quella scena. Prime edizioni, libri antichi quanto il mondo che venivano addirittura toccati senza guanti, era una scempio, tuttavia gli fornì la giusta motivazione per andare avanti lasciandosi alle spalle quelle atrocità.
Passo dopo passo si sentiva sempre più assetato, la gola secca, arsa dal calore e dalla fatica, avrebbe dato qualsiasi cosa per avere dell'acqua in quel momento. Cadde di nuovo e quando alzò gli occhi un calice dorato era comparso davanti a lui, si chinò per osservarne il contenuto, un liquido rosso e profumato lo invitava a dissetarsi di lui, vino, dei più pregiati e di qualità faceva mostra del suo più splendido colore. Azraphel ne rivivve il sapore, lo sentiva scendere giù dalla gola, scaldarlo e dissetarlo, si leccò le labbra, il dolce tepore che gli dava una bella bevuta gli fece sudare le mani, voleva prenderlo e berlo, solo un sorso. Strinse forte gli occhi, si rialzò e con grande forza d'animo si decise a lasciare perdere quella bevanda tentatrice però senza preavviso delle immagini iniziarono a vorticargli nella mente, una risata cristallina, dei capelli rossi, dei bicchieri che si riempivano troppo facilmente e delle labbra che ebbre di vino non riuscivano più a formulare una frase di senso compiuto. Un urlo gli squarciò il petto, cadde in ginocchio stringendosi la camicia in corrispondenza del cuore, gli occhi gli si inumidirono mentre le immagini continuavano, una panchina, un laghetto con le anatre, una di esse che stava quasi per affogare e poi ancora una borsa di libri miracolosamente sopravvissuta, un sorrisino sfacciato che lo liberava da un paio di manette, qualcuno che gli urlava di partire insieme e scappare.
La testa dell'angelo era piena di queste immagini, voci e urla, portò le mani alle orecchie come se servisse a farle smettere, si strinse la testa arricciando gli occhi, basta, ti prego falle smettere supplicava, era un dolore troppo forte e non un dolore fisico ma dell'anima, lo aveva lasciato morire, era questo a cui pensava mentre si accasciava con il viso che arrivava a un centimetro da terra, le lacrime cominciarono a scendergli dagli occhi, il sudore colava dalle tempie e la testa pulsava sempre più forte.
<< M-mi dis...piace >> riuscì ad urlare singhiozzando e lo ripetè tenendo gli occhi chiusi.
Oramai era caduto in un limbo di dolore e ricordi, si afferrò di nuovo la camicia tirandola, il desiderio di strapparsela via era forte, faceva male, troppo male, lo aveva tradito e ora non poteva più salvarlo.
<< Cro... >> quell'inizio di nome gli morì fra i singhiozzi, non era degno di nominarlo, si accasciò del tutto a terra ranicchiandosi, non voleva più sentire né vedere, il suo corpo scosso ancora dal pianto lo costrinse a farsi sempre più piccolo di modo che nessuno potesse vedere quello che aveva fatto. Che lo lasciassero pure lì pensò l'angelo, era quello che si meritava in fondo, non ricordava più la persona a cui doveva la vita, la persona che aveva tradito lasciando che venisse ucciso, non avrebbe mai dovuto incontrare quegli occhi gialli il cui sorriso non aveva mai meritato.
Il freddo iniziava ad avvolgerlo, la sostanza appiccicosa sotto di lui iniziò ad inglobare la sua figura partendo dai piedi, era l'inizio della sua fine pensò l'angelo, avrebbe potuto ancora lottare e salvarsi, sapeva che era tutto frutto della sua mente che sarebbe bastata un po' di forza di volontà ma Azraphel era caduto vittima della peggiore delle sue debolezze, il senso di colpa. Per questo rimase inerme in attesa del suo destino, tra le lacrime che ancora scendevano e gli ultimi pensieri che volavano all'unica creatura che era certo di aver amato davvero, l'unico rimpianto che aveva in quel momento era di non ricordarsi come era fatta, piccoli dettagli, piccoli sprazzi non saranno mai come un vero e proprio ricordo, ma sapeva che l'amore era grande, troppo grande da sopportare per un piccolo angelo.
I pensieri che lo tenevano a galla erano scivolati via, l'angelo iniziò a credere davvero di star per morire, non c'erano più le prove per arrivare da Lei, non esisteva più la volontà, il suo corpo si era rassegnato perché la sua mente lo aveva fatto e il cuore era una spugna gonfia di tristezza che lo annientava secondo dopo secondo, aprì gli occhi lucidi e gonfi, l'ultima immagine che vide davanti ai suoi occhi fu una sfera di luce che si schiantava sulla creatura dai capelli arancioni mentre urlava il suo nome e allungava il braccio verso di lui. Era morto. Chiuse gli occhi l'angelo e con un'ultima lacrima che gli rigava il viso riuscì solo a sperare che finisse presto.
Finì in un limbo dove tutti i suoni erano attutiti, dove non c'erano colori e forse nemmeno esisteva quel posto, d'improvviso una voce.
"Angelo, per l'amor di qualcuno Azraphel apri gli occhi!"
"Se non ti alzi subito giuro che me ne andrò in giro ad affogare tutte le anatre che incontro."
La voce si fece più dolce.
"Avanti angioletto ci sei quasi, fallo per le anatre... fallo per me."
Azraphel socchiuse gli occhi, dalla fessura delle palpebre vide un volto sfocato, i capelli rossi e gli occhi gialli, è lui pensò, un sorriso gli nacque spontaneo sulle labbra, sentì il cuore riempirsi e straboccare di gioia, era vivo. Alzò la mano verso di lui, desiderava toccarlo, ne aveva bisogno ma impovvisamente qualcosa lo tirò via da lì, sentì il suo corpo venire strappato da quella posizione, un gemito gli morì in gola, aprì gli occhi di scatto.
<< CROWLEY! >> urlò e i suoi occhi splancati incontrarono quelli di Gabriele.
L'arcangelo era chino su di lui, lo stava tenendo tra le braccia e lo guardava con un senso di paura e panico, non aveva mai visto quell'espressione sul volto del suo capo.
<< Stai bene? >> gli domandò addirittura, la voce che tradiva quell'emozione che si era sempre intestardito a nascondere.
Azraphel annuì, non aveva la forza o il coraggio di chiedergli che cosa fosse successo ma Gabriele ovviamente non poteva evitare di renderlo partecipe del suo disappunto.
<< L'hai rischiata grossa Azraphel. Sei impazzito a venire fin qua su da solo!? C'è un motivo per cui è concesso di arrivarci solo a noi arcangeli. Ti ho trovato a terra che piangevi, ti dimenavi e urlavi, non sai che cosa è successo agli altri angeli che si sono cimentati nella tua stessa impresa? >>
Azraphel scosse solo la testa.
<< Non sono più stati gli stessi, la loro luce si è spenta fino a svanire. >>
L'angelo sussultò colpito dalle parole serie e terribili di Gabriele.
<< Perché? >> pigolò Azraphel con la voglia di ricominciare a piangere.
<< Non tutti sono pronti ad arrivare a Dio >> rispose semplicemente Gabriele tirandosi su e allungando una mano verso di lui.
Azraphel la strinse subito, aveva disperatamente bisogno di aggrapparsi a qualcuno e non importava se in quel momento quella persona fosse Gabriele, era vero che non si sopportavano ma lo aveva appena salvato, avrebbe potuto benissimo lasciarlo lì a contorcersi dal dolore e invece lo aveva portato via.
<< G-grazie, grazie davvero Gabriele >> sorrise Azraphel.
L'arcangelo lo guardò, il suo sguardo per un attimo si ammorbidì ma tornò subito quello severo a cui era abituato, gli puntò un dito contro e gli disse:
<< Non osare mai più chiamarmi con il nome di un demone >> detto questo prese a camminare dandogli le spalle.
Azraphel sorrise in maniera più aperta, stava accettando la sua gratitudine ed era contento di averlo salvato solo che non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Camminarono per diverso tempo l'uno a fianco all'altro, le ali che si sfioravano, in un altro momento a Gabriele avrebbe dato fastidio quel contatto ma in quel momento sapeva che Azraphel ne aveva bisogno; aveva ideato lui quelle prove e sapeva benissimo quanto fosse facile perdervisi, il senso di gelo e vuoto che ti attanagliava, ti sentivi solo e senza speranza, certo per ognuno si presentavano diverse ma in egual misura terribili. Per questo concesse ad Azraphel quel lieve sfioramento di piume, stava a dire "adesso ci sono io con te, dopo potremmo tornare a detestarci."
Si fermarono a riposare in una piccola radura, la luce del paradiso era ormai troppo flebile per continuare ed erano stanchi, soprattutto Azraphel doveva riprendere le energie, aveva affrontato una salita infernale e stava quasi per rimetterci la sanità mentale era ovvio che fosse spossato. Una volta seduto stiracchiò le ali, le sentì scricchiolare, tutti i nervetti si distesero fino a rilassarsi, prese un profondo respiro e guardò Gabriele.
<< Come mai sei venuto fin qui? Insomma avevi detto che la mia era un'idea stupida. >>
L'arcangelo si voltò verso di lui come se fosse sorpreso di sentirlo parlare.
<< E non ho cambiato opinione, la tua è un'idea stupida, la più stupida che sia stata mai partorita. >>
Azraphel arricciò le sopracciglia.
<< Allora cosa...- >>
<< Da solo non ce l'avresti fatta, saresti tornato senza risposte nel migliore dei casi e nel peggiore ti saresti scorporato. In due invece abbiamo più possibilità anche se non credo che Dio ci ascolterà. >>
Azraphel si schiarì la voce.
<< Se sai che è così pericoloso perché non le hai mai cambiate quelle prove? >> glielo chiese con una pena dentro lo sguardo che fece tremare quello di Gabriele.
L'arcangelo sospirò.
<< Prima della ribellione a tutti era concesso arrivare da Dio e parlarLe, ma quando i caduti cominciarono a ribellarsi sempre più angeli pretendevano di arrivare da Lei con le loro domande, la loro rabbia e frustrazione. Quelli che avevano iniziato a trasformarsi prima di cadere mettevano la pulce nell'orecchio ad altri angeli, a quelli più deboli e con già dei dubbi dentro al cuore e così io e gli altri abbiamo deciso di creare quel ponte. Qualche angelo in procinto di cadere aveva provato a superarlo ma finì solo con il perdere se stesso ancora più di prima, purtroppo anche gli angeli che non volevano cadere provarono ad attraversarlo e come ti ho già detto non finì molto bene. Molti di loro sono stati aiutati mentre altri non ce l'hanno fatta, l'abbiamo considerato un male necessario per proteggere Dio dalle continue richieste piene solo di egoismo. >>
Azraphel ascoltò la storia di Gabriele a bocca aperta, non aveva mai saputo niente di tutto quello e solo ora si rendeva conto che a volte l'egoismo dei suoi capi non era voluto per puro godimento personale ma perché non avevano altra scelta.
<< I-io non... non sapevo niente. E' terribile ma... ora non serve più no? Potreste trovare un nuovo modo, meno traumatico magari >> ridacchiò tra sé.
<< Sei il solito Azraphel. Pensi sempre a proteggere il prossimo a qualsiasi costo >> disse Gabriele con l'accenno di un sorriso.
<< Non è questo che dovrebbero fare gli angeli? >> domandò Azraphel, sapeva però che a quella domanda non avrebbe mai avuto risposta.
Gabriele lo guardò solamente, in effetti non aveva tutti i torti ma era tutto troppo complicato e adesso non avevano tempo per pensarci, forse un giorno avrebbe potuto davvero riflettere sulla richiesta di quell'angelo indisponente.
<< Prima hai detto un nome, è evidente che fosse di un demone quindi non disturbarti a mentire, lo conosci? Hai ricordato qualcosa? >>
Azraphel arrossì poi scosse la testa.
<< Quello che ho visto erano solo immagini insensate, sentivo un forte sentimento nascere dentro di me e poi si è trasformato in senso di colpa, io ho lasciato morire qualcuno, qualcuno a cui tenevo. >>
Gabriele alzò un momento gli occhi corrugando le sopracciglia poi guardò di nuovo Azraphel.
<< Possibile che fosse questo Crowley quello di cui ti ricordi? >>
L'angelo sussultò, aveva perfettamente senso altrimenti perché urlare quel nome subito dopo aver avuto quelle allucinazioni, Azraphel sentì del disagio nascergli nel petto, ammettere con Gabriele che con molta probabilità aveva provato una forta attrazione per un demone ed era in pena per lui lo faceva sentire esposto, non sapeva come l'avrebbe presa Gabriele e ne aveva paura. Deglutì. Aveva promesso a se stesso che non si sarebbe più tirato indietro, lo doveva a se stesso e soprattutto a quel demone che ancora per lui era sconosciuto.
<< S-sì può essere. E' del tutto probabile che sia così >> disse Azraphel con un fil di voce.
<< Magari è proprio con lui che ti sei alleato per evitare l'apocalisse >> sentenziò l'arcangelo.
Azrapehel rise, era una risata nervosa.
<< Non è... non è del tutto impossibile >> balbettò l'angelo.
<< Avrei fatto qualsiasi cosa per fermarla. >>
Gabriele alzò un sopracciglio.
<< Certo che sei proprio un gran bastardo >> nella voce dell'arcangelo però non c'era rabbia ma solo stupore.
<< Gli umani non meritavano di morire per una guerra tutta nostra. Non credi anche tu che quello che avevamo fosse sufficiente? Voglio dire i demoni esistono o esistevano da migliaia di anni, gli umani anche e ormai avevamo creato un equilibrio. Perché distruggere tutto per poi avere cosa? i canti celestiali?  Io non dico che ciò che facevano i demoni fosse giusto o che gli umani fossero perfetti, ma nemmeno noi lo siamo. E sono sicuro che come per gli umani anche tra i demoni c'è qualcuno che si differenzia, che non ama fare del male alla gente. >>
L'arcangelo sospirò, proprio non capiva come faceva quell'angelo ad essere così buono di cuore, ingenuo, c'era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a prendersi a cuore tutti mentre lui non ne era capace, non ne era mai stato in grado, conosceva il suo ruolo e fin dal primo giorno aveva adempiuto ad esso. Poi era successo qualcosa che lo aveva traformato dentro, facendo sbocciare una parte di sé che nemmeno lui sapeva di avere, spesso gli era persino capitato di non sentirsi troppo diverso da quelli del piano di sotto, poi guardava le sue splendide ali e tornava a sorridere come aveva imparato a fare.
Però dopo aver salvato Azraphel l'arcangelo sentiva che non era così sbagliato il pensiero dell'angelo, forse fin troppo infiocchettato ma aveva iniziato a sembrargli giusto, non sapeva in quale momento avesse cambiato direzione di pensieri, forse era stata la comparsa di quegli occhi azzurri che non lo lasciavano più stare, si era ricordato di lei, Beelzebù il demone che governava l'intero inferno e che da tempo aveva iniziato a governare anche il cuore di Gabriele.
<< Credo di star facendo questo solo per lei >> disse Gabriele.
Azraphel lo guardò ma lui aveva lo sguardo totalmente puntato in avanti, forse provava vergogna o semplicemente non voleva sentirsi giudicato visto che lui a sua volta aveva giudicato l'angelo.
<< Per il nostro signore? >> domandò l'angelo.
Gabriele tirò un angolo della bocca in una smorfia che somigliava ad un sorriso.
<< No >> deglutì.
<< Beelzebù >> si accarezzò la sciarpa che improvvisamente si era fatta troppo stretta.
L'angelo spalancò gli occhi riconoscendo in quel nome quello di un demone, anche se non sapeva quale.
<< Io mi sono ricordato qualcosa Azraphel, quando ti ho toccato prima. >>
L'angelo rimase stupito da quella rivelazione.
<< Quando mi hai salvato vuoi dire? >>
Gabriele annuì.
<< Ero... ero innamorato di lei >> confessò.
Chiaramente Azraphel rimase scioccato, spalancò ulteriormente gli occhi e la mascella gli cadde in avanti, si affrettò a ricomporsi ma pur provandoci non riusciva a dire niente che sembrasse giusto. Il suo capo che era sempre stato ineccepibile e pignolo innamorato di un demone, come era possibile? Eppure non gli sembrava stesse mentendo, la sua voce era flebile e roca come se si fosse liberato da un peso facendo uscire quella confessione, chissà da quanto tempo se la portava dentro, gli occhi erano lucidi e tristi, non avrebbe mai permesso a se stesso di piangere nemmeno se avesse potuto, Azraphel lo sapeva bene, nonostante tutto non gli era mai sembrato così fragile e bisognoso di aiuto.
<< Ma tu hai sempre detto e ripetuto che i sentimenti erano cose che non ti appartenevano, che erano faccende umane e le faccende umane non...- >>
<< Non appartengono agli angeli >> concluse Gabriele.
<< Lo so... ma non è stata una mia scelta, è successo e basta senza che potessi oppormi. >>
<< E lei? >> chiese candidamente Azraphel.
Gabriele sbuffò una risata.
<< Ti ho appena detto di aver provato qualcosa per un demone, dovresti perlomeno essere...- >>
<< Lei cosa provava ? >> sorrise l'angelo.
<< Lo stesso, anche se ovviamente non me lo ha mai detto apertamente >> rispose Gabriele con un sorriso malinconico.
<< Ovviamente, era un demone dopotutto >> ridacchò Azraphel.
<< A dire il vero non riesco ad immaginare nemmeno te fare una confessione del genere >> aggiunse l'angelo.
<< Beh ero diverso un tempo e in realtà non c'è stato mai bisogno di dircelo apertamente >> disse Gabriele grattandosi la nuca.
<< E poi che cosa è successo te lo ricordi? >>
<< Non lo immagini da solo? Lo hai detto tu stesso, eravamo un angelo e un demone ed io ai tempi ero un angelo che stava per essere promosso ad arcangelo, non avrebbe mai potuto funzionare o andare avanti prima, figuriamoci dopo la mia promozione. Se mi avessero scoperto avrei gettato disonore sul paradiso intero. Ho deciso di interrompere i contatti , le ho parlato e lei ha finto di non provare niente, anzi sembrava addirittura sollevata ma lo sguardo che mi ha rivolto, avresti dovuto vederlo. Beelzebù si era sentita abbandonata da Dio immagina quando le ho detto che non volevo più vederla che cosa posso averle causato dentro. Aveva lo sguardo di chi è stato abbandonato al suo destino due volte, se una fa male allora la seconda come deve essere? Ti annienta ecco cosa. E la cosa peggiore è che credo che non abbia mai smesso di provare qualcosa per me, lo vedevo ogni volta che ci incontravamo per qualche evenienza. >>
L'angelo era stupito ma anche molto triste per il racconto di Gabriele, non aveva mai saputo né sospettato in tutto quel tempo che potesse essere successa una cosa simile, provava pena per lui e lo guardava sotto una nuova luce.
<< Gabriele tutto questo è... terribile. Mi dispiace davvero >>
L'arcangelo si girò verso Azraphel.
<< Voglio fare qualcosa per lei. Non voglio che si senta o che si sia sentita abbandonata per una terza volta. >>
Azraphel annuì.
<< Faremo il possibile. Ora scusami ma ho bisogno di sgranchirmi un po' le gambe >> disse l'angelo alzandosi.
<< Non finire nei guai però >> disse Gabriele.
Azraphel lo guardò e gli sorrise, si stava forse preoccupando per lui?
<< O altrimenti perderemo solo tempo prezioso >> aggiunse.
Come non detto pensò l'angelo, anche se in cuor suo sapeva che Gabriele sotto quello strato di austerità e menefreghismo nascondeva un cuore ancora funzionante.
Mentre passeggiava Azraphel si accorse di non essere solo, un fruscio continuava a seguirlo passo dopo passo, ne era certo perché ogni qual volta si fermava anche quel rumore si quietava, fece finta di nulla ma non appena udì di nuovo quel suono si girò di scatto, trovando davanti ai suoi occhi il piccolo merlino arancione che era diventato amico di Werchiel molto tempo prima, sbattè le palpebre guardandolo perplesso.
<< E tu cosa ci fai qui? >> disse l'angelo.
Il merlino di tutta risposta piegò la testolina di lato guardandolo confuso, Azraphel si piegò sulle ginocchia e allungò una mano, l'animaletto si avvicinò cautamente annusandolo per poi sbattere le piccole ali in segno di felicità.
<< Quindi ti ricordi di me >> sorrise Azraphel.
Lo prese in braccio e lo guardò attentamente, quegli occhi gialli gli ricordavano esattamente quelli del demone, di Crowley, ora aveva un nome con cui chiamarlo, gli accarezzò la testolina pelosa passando le dita in mezzo alla elettrizante peluria.
<< Gli assomigli molto sai, penso che voi due sareste andati molto d'accordo. Sarebbe divertente se fosse stato proprio lui a mandarti ma...- >>
Il merlino guaì.
Azraphel corrugò le sopracciglia.
<< Ma non è... non è possibile. >>
Strinse le labbra.
<< In effetti però tu sembri molto... demoniaco nell'aspetto, tutto di te farebbe pensare a un essere infernale piuttosto che paradisiaco anche se poi il tuo carattere è molto dol... AHI! >>
Il merlino gli aveva appena morso l'indice.
Azraphel scuoteva la mano in modo da far passare quel lieve pizzicore.
<< Ma che ti è preso? Non ti piace che ti dica che sei dolce? >>
Il merlino guaì di nuovo.
<< Bastava dirlo. Non c'è affatto bisogno di assumere un atteggiamento così aggressivo. >>
Il merlino mugugnò.
<< Ad ogni modo tu verrai con me, potresti essermi d'aiuto.
Azraphel tornò da Gabriele con il piccolo animaletto che trotterellava al suo fianco, non appena Gabriele alzò gli occhi su di lui una smorfia si dipinse sul suo volto.
<< Che diav... cavolo è quella cosa? >>
Azraphel sorrise entusiasta.
<< E' un merlino Gabriele >>
L'arcangelo agitò la mano.
<< So cos'è, quello che intendevo è perché te lo sei portato appresso? >>
Il merlino aveva cominciato a ringhiare nell'esatto momento in cui aveva visto Gabriele.
<< B-beh... come vedi è molto diverso dagli altri e mi ha seguito, ho ragione di pensare che potrebbe esserci utile nella nostra ricerca. >>
Gabriele lo guardò di nuovo, alzò un sopracciglio e lo indicò.
<< Quella palla di pelo? >>
Azraphel annuì ignaro di quello che stava per accadere.
Gabriele sospirò seccato.
<< Per l'amor del cielo è solo una palla al piede. E mi sta ringhiando. >>
<< Ti assicuro che è b... >>
Il merlino lanciò un'occhiataccia ad Azraphel che si corresse subito.
<< Docile. >>
<< Azraphel io credo che sia solo uno scherzo mal riuscito, a volte anche a Lei capita di sbagliare. >>
A quel punto il merlino non ci vide più, partì alla carica fiondandosi dritto verso Gabriele che perse l'equilibrio e cadde a terra mentre con le mani tentava di tenere fermo l'animaletto che si dimenava allungando le zampette verso di lui.
<< Oh buon cielo! >>
Azraphel si affrettò a raggiungere i suoi due compagni di viaggio impegnati nella zuffa, riuscì a prendere il merlino prima che divorasse l'arcangelo -per quanto fosse impossibile farlo- Gabriele si alzò su irato come non mai.
<< Quel coso è pericoloso! >> urlò indicandolo.
<< M-ma tu lo hai offeso Gabriele >>
<< Che cosa? >> 
Lo sguardo che l'arcangelo lanciò all'angelo era dei più minacciosi che aveva mai visto, deglutì e sentì le gambe cedergli per un minuto ma chissà come bastò una carezza sulla testa dell'animaletto a fargli tornare la forza.
<< Non sei stato gentile con lui e io voglio che venga con noi, lo terrò io a bada >> disse l'angelo sicuro di sé.
Gabriele che non vedeva l'ora che tutta quella storia finisse decise di dar corda all'angelo, sapeva bene quanto potesse essere testardo e allora acconsentì a portare con loro il piccolo animale, all'unica condizione che rimanesse molto, molto lontano da lui.
Dopo un altro lungo giorno di cammino i tre si fermarono per una sosta lungo il fiume, il merlino dormiva beato acciambellato vicino alla gamba di Azraphel e l'arcangelo si era seduto su un cumulo di nuvole poco distante.
<< Quel coso è strano >> disse improvvisamente Gabriele.
Azraphel lo ammonì con lo sguardo, non sapeva per quale motivo ma si sentiva molto protettivo nei confronti di quell'esserino.
<< Voglio dire sembra quasi che capisca quello che diciamo, che abbia un coscienza tutto sua >> spiegò l'arcangelo.
<< Beh Gabriele... tutte le creature sono dotate di intelletto e hanno delle caratteristiche, non vedo come possa essere strano. >>
<< Dai  Azraphel lo vedi anche tu che è diverso, l'ho visto con i miei occhi lanciarti un'occhiataccia e poi non si sono mai visti merlini come lui. >>
<< Tu che cosa pensi? >> domandò l'angelo.
<< Niente. So solo che c'è qualcosa di strano, non può essere un caso che è comparso proprio dopo che i demoni sono stati sconfitti. >>
Azraphel deglutì, guardò Gabriele e poi il piccolo merlino, sfiorò le sue piccole ali arancioni con le dita, lui aprì gli occhi incontrando quelli dll'angelo che lo guardava, un'espressione di pena e consapevolezza sul volto.
<< C-Crowley... >> soffiò.
Non sapeva perché lo aveva detto, deglutì dandosi dello stupido ma il merlino alzò la testa di scatto guardando ancora più intensamente l'angelo.
<< Non... non può essere. >>
Azraphel si alzò di scatto e corse via, non udì le parole che gli rivolse Gabriele e nemmeno lo sbattere delle ali del merlino che lo stava inseguendo, si fermò in mezzo al nulla con i pugni stretti e le braccia lungo i fianchi.
<< Non puoi essere tu. Non puoi essere tu. >>
Continuava a ripetere. Non sapeva se a spaventarlo di più era la consapevolezza che quel piccolo animale potesse essere davvero il demone di cui sperava di ricordarsi oppure che si stesse solo illudendo. Aprì le labbra lasciando andare un sospiro, il fiato gli tremava così come tutto il suo essere, si voltò trovandosi di fronte quegli specchi dorati.
Il merlino si avvicinò a lui senza smettere di guardarlo, l'angelo si chinò per essere almeno alla sua altezza, l'animaletto si alzò sulle zampe posteriori e appoggiò quelle anteriori sul petto dell'angelo, avvicinò il muso al suo viso, l'angelo lo abbassò un poco e il nasino umido del merlino incontrò il suo, Azraphel chiuse gli occhi d'istinto.
"Angelo."
Azraphel aprì gi occhi di scatto guardandosi intorno, era certo di aver sentito la sua voce, il merlino guaì riportando l'attenzione su di lui così l'angelo tornò nella posizione di prima, forse era quella la chiave.
"Angelo speravo ci saresti arrivato prima ma forse tutte quelle repliche di tutti insieme appassionatamente hanno annebbiato la tua mente. Come vedi non me ne sono andato del tutto, prima di morire ho fatto un piccolo miracolo demoniaco e ho fatto si che una parte di me venisse trasferita in paradiso. Questo è il risultato e se mi chiedi perché l'ho fatto io volevo solo, solo rimanere con te in qualche modo, non azzardarti a dire che una cosa carina alrimenti io..."
Azraphel ridacchiò continuando a tenere gli occhi chiusi.
"Non so se funzionerà realmente questa cosa ma ho voluto provarci comunque anche perché angelo c'è una cosa che avrei voluto dirti, avrei preferito farlo di persona sinceramente ma non era mai il momento giusto, penso che questo anche se non lo è lo deve diventare. Angelo io ti ho sempre a..."
<< Azraphel! >>
Le parole del demone vennero interrotte dalla voce allarmata di Gabriele, l'angelo aprì gli occhi di scatto guardando sconvolto il merlino e subito dopo Gabriele che senza perdere tempo lo aveva afferrato per un braccio e fatto alzare.
<< No, no lui mi stava dicendo una cosa! >> strillò Azraphel.
<< Non c'è tempo Azraphel, ci stanno inseguendo dobbiamo fare in fretta! >>
L'angelo lo guardò allarmato.
<< Chi ci sta inseguendo? >>
<< Te lo spiego dopo! >>
Detto questo i tre presero il volo, scuotevano le loro grandi e piccole ali con quanta più forza potevano, volarono a lungo, Azraphel voltò indietro lo sguardo e vide che il merlino stava come svanendo, i suoi contorni diventavano più chiari e cominciava a perdere quota, si avvicinò a lui prendendolo tra le braccia.
<< Gabriele! >>
Volò a terra seguito dall'arcangelo, sul volto di uno si poteva vedere la proccupazione su quello dell'altro l'esasperazione.
<< Azraphel forse non hai capito che se gli altri arcangeli ci prendono siamo finiti. >>
<< Anche tu sei uno di loro >> strillò Azraphel puntanto lo sguardo su di lui.
<< Ma sono da solo, non posso fare niente di più di quello che potresti fare tu >> disse Gabriele con tono fermo.
<< Lui sta... sta... >>
Abbracciò il piccolo merlino, la fronte contro la sua testolina pelosa, il piccolo chiuse gli occhi.
"Volevo solo ti arrivasse il messaggio angelo."
<< Ma non hai finito ciò che dovevi dire, ti prego... >>
Le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi dell'angelo.
<< Non lasciarmi, non lasciarmi. Non di nuovo... >>
Il merlino svanì definitivamente dalle braccia dell'angelo, quello spazio occupato poco prima dall'animaletto ora era vuoto, Azraphel scoppiò in un pianto sommesso, Gabriele sospirò e appoggiò una mano sulla spalla dell'angelo.
<< Dobbiamo andare ora. >>
Azraphel però non sentiva ragioni, continuava a piangere tenendo le braccia come se ancora lui ci fosse, Gabriele si chinò di fronte cercando il suo sguardo..
<< Azraphel se non ci muoviamo oltre a perdere quel tuo animaletto perderai anche la possibilità di salvare quel demone, sempre se ce ne sia una. >>
L'angelo alzò lo sguardo su quello di Gabriele, storse le labbra in una smorfia e si fiondò tra le sue braccia, l'arcangelo rimase immobile, sorpreso da quel gesto, non sapeva proprio cosa fare, poi lentamente chiuse le braccia intorno alla schiena dell'angelo avvolgendolo in un abbraccio.
Azraphel annuì leggermente, si sentiva spossato come se avesse perso tutte le forze, un peso gli gravava nel petto, Gabriele lo aiutò ad alzarsi ma nel momento in cui tentarono di volare via una voce alle loro spalle li paralizzò.
<< Bene, bene chi abbiamo qui? >>

















   
 
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