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Autore: jinkoria    02/12/2021    1 recensioni
[ BakuDeku, EndHawks, TodoKami, TouyaTenko | canon divergence/what if: tutti buoni | riferimenti spoiler post capitolo 290 ]
“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.” Charles Dickens.
Di Katsuki e Izuku che stanno insieme, camminano allo stesso passo e inciampano in egual modo.
Di Enji che sta imparando cosa sia il Natale per regalarne il migliore a Keigo.
Di Shouto e Touya che lo riscoprono in Denki e Tenko.
O, più semplicemente: di venticinque giorni in cui gli eroi si fanno carico della missione più speciale: prepararsi ad accogliere il Natale. E a fare i buoni, più o meno... fintanto che non c'è il vischio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Endeavor, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Bonsoir~
Innanzitutto... devo sistemare l'intro della storia LOL per la fretta data dal rotto della cuffia (tanto per cambiare) ne ho abbozzata una un po' a caso. 
Sul capitolo dico solo che i bimbetti protagonisti stanno già insieme, tutto post AFO sconfitto (ovviamente qui, nella fanfic, mica davvero). Fate conto quindi sono al dicembre del loro terzo anno, 17-18 anni circa, e Shinsou fa (FINALMENTE) parte della sezione degli eroi (questo lo specifico per due motivi: 1. si sarebbe creata una situazione di disparità nel contesto - capirete leggendo - 2. nella s5 è stato annunciato sarebbe successo, essendo il terzo anno c'è dunque per forza!).
Invidio chi con questi prompt riuscirebbe a scrivere pagine e pagine skhfks- MA COMUNQUE. Non ho da aggiungere... niente, quest'anno vorrei provare a usare di più il rating utilizzato. Chissà. 
😊
Buona lettura, si spera a domani
 💚❤️


 

 

-2: Doing Secret Santa – “Just tell me who got me.”


 

Midoriya, solitamente, non si sarebbe detto poi così dispiaciuto nel ritrovarsi costretto contro il materasso del suo letto in dormitorio, con entrambi i polsi stretti nella mano di un Bakugou più che irritato a sovrastarlo. Sia perché faceva non poco freddo, con i riscaldamenti che non volevano saperne di collaborare proprio adesso che l’autunno iniziava a farsi davvero pungente – dunque trovava quasi confortevole il calore che… beh – sia perché, sebbene vivessero nella stessa struttura quasi tutto l’anno, tra tirocinio e studio era diventato davvero poco il tempo a disposizione da godersi tra loro.

Sapeva per Katsuki fosse lo stesso, attento a ogni gesto l’altro non mancasse di dedicargli quando erano vicini, camuffando come casuale quel qualcosa ancora così speciale, privato ma non pudico, come una stretta di mano di soppiatto durante un allenamento in palestra insieme agli altri, lenta e intima che spariva dietro i fianchi vicini.

Era certo, Izuku, questa continua ricerca desiderata non sarebbe mai cambiata per nessuno dei due. Ecco perché, vedendoselo piombare in camera col fiato corto e gli occhi fuori dalle orbite – insomma, pensava fosse per… guardarlo meglio? Oh, se Katsuki avesse sentito quel pensiero lo avrebbe fatto esplodere lì tra gli infissi – aveva creduto fosse una mera questione di voglia di stare insieme. E quando lo aveva spinto rapidamente sul letto non era riuscito a trattenere un verso acuto, incredibilmente alto, più spaventato che diversamente emozionato, ma conosceva il compagno da pressoché tutta la vita, non sarebbe stato poi così strano un tale impeto.

Capì, Midoriya, l’intento della visita fosse tutt’altro nel momento in cui lo sguardo definitivamente indemoniato del suo ragazzo lo trapassò da parte a parte: poteva dirsi sicuro lo avrebbe piantato sul serio contro il cuscino se avesse potuto.

«K-Kacchan?» balbettò, la voce stridula e distorta dalla smorfia tirata spacciata per sorriso «C-che ti serve?».

Squittì quando venne tirato su di colpo, a un palmo dal naso dall’altro.

Per un attimo, minuscolo, infinitesimale, osservandolo dritto negli occhi, pensò fosse indeciso tra l’azzannargli il mento o baciarlo per recuperare i giorni persi.

La risposta di Bakugou, ancora, smentì le sue aspettative.

«Dimmelo».

Le orecchie di Midoriya, per qualche ragione, si fecero incandescenti all’istante.

«C-cosa… cosa vuoi che ti dica?».

Katsuki, di contro, si avvicinò ancor di più, tanto che i nasi di entrambi si spremettero verso l’alto.

«So che sei tu».

«Sai che- scusa, che?».

L’effetto delle iridi rubino assottigliarsi a una vicinanza oramai inesistente fu terrificante.

«Il bastardo che si occupa delle combinazioni del Secret Santa».

Midoriya riuscì in qualche modo a corrugare la fronte, colto alla sprovvista dall’affermazione, ci impiegò un secondo per capire a cosa si stesse riferendo e poi, collegata l’impazienza del compagno alla situazione corrente spalancò gradualmente la bocca in una o di comprensione.

L’idea era partita dai rappresentanti di classe, ancora riproposti Iida e Yaoyorozu e, di comune accordo, tutta la 3-A aveva accettato di partecipare al cosiddetto Babbo Natale Segreto per ravvivare un po’ lo spirito natalizio, fintanto che la permanenza al dormitorio proseguiva prima del rientro a casa per il Capodanno.

Inconsapevole dell’iniziativa, Midoriya aveva già provveduto alla maggior parte dei regali per ciascun compagno, dunque era stato nominato Aiutante di Babbo Natale: il suo compito era quello di fornire suggerimenti a chiunque avesse avuto bisogno di dritte per il regalo della persona destinataria, determinata da un’estrazione casuale e di cui solo lui avrebbe potuto conoscere ogni combinazione.

Ciò includeva, ovviamente, a chi sarebbe toccato regalare qualcosa a Bakugou – la cui vittima designata era l’ignaro Aoyama. Tuttavia non gli aveva ancora chiesto alcun consiglio, d’altronde ne era sorpreso solo in parte, consapevole di quanto sviluppata fosse la capacità analitica e di osservazione del ragazzo, perciò era alquanto probabile avesse già le idee piuttosto chiare sul da farsi.

In effetti, era ben più strana la richiesta che gli aveva posto in realtà.

«E vuoi… sapere chi è il tuo Secret Santa?».

«È quello che ho detto!».

No, a dire il vero non hai detto niente…

Midoriya provò a tirarsi un po’ indietro, cominciava a faticare davvero a mantenere a fuoco persino il paio di occhi puntato nei suoi, Bakugou dovette però fraintendere il tentativo come una mossa di fuga per eludere alla domanda e lo trattenne doppiamente. A quel punto, Izuku tirò indietro la testa, pronto a sentire le orecchie otturarsi per la pressione.

La voce gli uscì strozzata per forza di cose, quando rispose: «Se te lo dico poi si perde il senso del-» si fermò di colpo, raddrizzandosi, di nuovo appiccicato «Perché lo vuoi sapere?».

Poté giurare di aver sentito Katsuki vibrare e, data la posizione, si ritrovò lui stesso ad assecondare quella scossa di eruzione incombente.

«Perché» iniziò quello a denti stretti, un sopracciglio pizzicato dagli spasmi e il sorriso nervoso di una pazienza difficilmente mantenuta «devo forse ricordarti l’ultima volta che lo stronzo a metà mi ha fatto un regalo-».

A Izuku non servì altro, il cervello immagazzinò in fretta l’informazione e la tradusse in un’esplosione di calore su tutto il viso – e non solo, rischiò; vivido e stridente come la risata delle iene, lo sghignazzare cospiratorio di Kaminari, Sero e Mina era ancora fresco ai suoi timpani, a distanza di mesi, mentre osservavano un Todoroki porgere ingenuamente un regalo a Katsuki per il suo compleanno. Né al festeggiato né a Midoriya erano sfuggite le occhiatine maliziose e cariche di attesa che i tre farabutti avevano rivolto a entrambi, specie quando Mina incitò Bakugou a scartare il regalo davanti a tutti, aggiungendo: ci sono già le pile.

La voce di Katsuki interruppe la memoria.

«…oi. Oi, mi hai-».

«Tsuyu-chan!».

Lo urlò talmente forte che tutti e due trasalirono, persino Katsuki sgranò gli occhi e, quasi avesse attivato il quirk accidentalmente, sia lui che Izuku si allontanarono l’uno dall’altro in fretta e allo stesso tempo, pizzicati dallo sgomento e dall’imbarazzo crescente – Katsuki ci mise qualche istante a capire il perché di quella reazione.

Schioccò la lingua, cercando di dissimulare e nascondere i lobi arrossati, già in piedi.

«Tsk, ci voleva tanto?!».

Midoriya, che si era portato le mani al viso sia per la vergogna che per la realizzazione di aver vuotato comunque il sacco, alla fine, iniziò a borbottare frasi sconnesse e in rapida successione, accovacciato su se stesso a gambe strette. Anche Bakugou disse qualcosa, che identificò come un versaccio rivolto alla rana, sentì i suoi passi procedere verso la porta quando si fermarono; ne seguì un silenzio che spinse Izuku ad aprire leggermente indice e medio di una mano per sbirciarlo, l’iride smeraldina divorata man mano dalla pupilla profonda nell’individuare il profilo del volto altrettanto colorito di Bakugou.

«Ci vediamo dopo» mormorò, abbastanza chiaro affinché Izuku lo capisse e rispondesse con un trascinato e alto mh affermativo, dopodiché lasciò la camera dell’erede di One For All.

Rimasto solo, Midoriya ringraziò di essere riuscito a padroneggiare il quirk anni addietro: sarebbe stato altrimenti difficile spiegare la causa di una nuova, adolescenziale ed emotiva perdita di controllo.

 

   
 
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