Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony
Segui la storia  |       
Autore: Cladzky    03/12/2021    2 recensioni
Quanti mesi avrà passato Cladzky nel suo isolamento auto-imposto nello spazio? Molti, ma quando sembra che gli altri autori di EFP l'abbiano dimenticato, organizzando un party a cui parteciperanno tutti i personaggi del Multiverso, ha un'improvvisa voglia di tornare a casa.
Un po' per malinconia.
Ed un po' per vendetta.
[Storia non canonica e piena di citazioni]
Questa è una storia dedicata a voi ragazzi. Yep. I'm back guys!
E spero di farvi fare due risate, va'!
Genere: Commedia, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

–...E allora ho detto: “Ma certo che ci sta Deadpool, siamo nella sezione MLP.”

E giù di scroscianti risate. Lucas sapeva sempre come mettere a proprio agio gli ospiti, il che era perfetto per divergere l’attenzione da Gyber. Peccato che non fosse presente anche in questa occasione, dovette considerare l’Antracita, passandosi una mano fra i capelli bianchi.

–Questa mi ha sempre fatto sputtanare!– Il mercenario chiacchierone si sbattè una mano sul ginocchio, piegandosi dal ridere, mentre il resto della folla si fece da parte a quell’apparizione improvvisa.

–Oh, ma porco di quel Divel!– Si esasperò il trasformista. Avrebbe avuto una reazione ben più esagerata se non avesse avuto fra le mani il suo piccolo, sinuoso, corallo Eracle da accarezzare –Non ti avevamo sbattuto fuori?

–Due volte– Deadpool confermò con un tale sorriso da incurvare i lembi della maschera.

Gyber diede una rapida occhiata alle sue spalle. Sopra una sdraio in riva alla piscina stava abbarbicato Shining Armour, grondante di sudore e con quella che pareva una forte emicrania che partiva da un corno così illuminato da quasi fondersi. Cadence gli stava accanto a consolarlo quasi fosse un parto alla rovescia. Non era il caso di disturbarlo in merito all'efficacia della sua barriera, e tornò all’interrogazione.

–Come sei entrato?– Ma la figura di rosso vestita era già dileguatasi. D’improvviso una mano gli entrò nel cono di visione solo per rubarglielo, sfilandogli gli occhiali.

–Che è, non ci vedi?– Se la rise Deadpool, inforcandoseli e puntando alla sua cintura –Pensavo fossi abituato al concetto di teletrasporto.

–Scusateci un momento– Si congedò Gyber dagli ospiti, livido di rabbia e tirandosi dietro il mercenario per un orecchio. S’immerse nel mare di folla, alla ricerca di qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo senza costringerlo a occuparsi della faccenda personalmente.

–Alex? Alex, m’and’o’cazzo stai, pe’ tetti?– Gridò e finalmente lo scorse. In mezzo a un semicerchio di gente armata di tutto punto, sotto un’anziana Taxus baccata, un uomo in giacchetta di pelle nera e un improbabile cappello da mandriano fatto dello stesso liscio e lucido materiale per l’occasione, stava posto davanti a due figure schiena contro schiena, rispettivamente Clint Eastwood e John Wayne, l’uno vestito nel proprio riconoscibile costume.

–Siamo qui riuniti– Alzò solenne le braccia il Nep-Class –Per capire chi diavolo sia il vero pistolero più veloce del West.

–Se si parla di gambe– Mormorò il cowboy protettore di diligenze, posandosi il Winchester sulla spalla –Dubito di poter scappare più veloce di questo tagliagole.

–Piano con i complimenti o sarà il mio turno di farti arrossire– L’uomo senza nome caricò una singola pallottola nella propria Colt, ironicamente una “peacemaker” –Ma non a parole.

Frattanto, il Dr. Ludwig, se ne stava in un angolino a strofinarsi le mani. Certo, avrebbe dovuto riportare in vita chiunque ci sarebbe rimasto, ma non si poteva mai dire di no ad un così bello spettacolo.

–E così quando il gatto non c’è i topi ballano– S’udì una voce uscire dal pubblico. Una figura vestita di nero apparve tirandosi dietro una bara. Eastwood si voltò abbastanza di scatto da smuovere il poncho per aria, mentre Wayne alzò un sopracciglio, pronto a fare lo stesso con la canna del fucile.

–Con tutto il rispetto– Si accigliò Alexander Diamond, con il polso che si muoveva in direzione della sua Taurus raging bull –Non immischiarti, Django.

–Non nominare il nome di dio invano– Mugugnò il nuovo arrivato. Le tre paia di mani del giudice e gli sfidanti si mossero per fulminarlo. Stavano circa quaranta piedi di distanza fra loro. Ci furono tre spari in successione rapidissima preceduti da tre lampi. Quando tutto era finito tre figure cadevano sbalzate all’indietro nel fango. Franco Nero ripose lento la sua Remington 1858 New Army nella fondina, fra lo sbigottimento generale –Così sia.

–What a bloodbath!– Gridò estasiato il dottore. Quest’ultimo, sparito Django fra la folla e la musica di Luis Bacalov, andò senza fretta a resuscitare i tre pistoleri.

–Che inutile spreco di paragrafi– Commentò Gyber.

–Se cominci a rompere la quarta parete anche tu, la storia diventerà ridondante– Si lamentò Deadpool, prima di venire trascinato di nuovo verso il centro della mattanza.

–Ohi, belli capelli!– Il proprietario di casa diede una sventola al ridente ragazzo biondo appena tornato dal decesso. Non gli fece alcun male data la razza a cui apparteneva, ma certo catturò la sua attenzione e gli tolse dalla testa quel ridicolo cappello. Questi si cavò il piombo, calibro 32 dalla fronte e levò gli occhi azzurri verso di lui.

–Hai visto che roba?– Chiese l’allievo di Dante Vail, rimettendosi in piedi con un assolutamente innecesario colpo di reni –Non ho mai visto qualcuno estrarre il ferro così rapidamente. E poi non ha neppure mirato, si è tenuto l’arma al bacino per essere più stabile e rapido, senza doverla sollevare.

–Parlerei volentieri di questo ma…– Replicò l’uomo dai capelli bianchi –Mi fai un favore adesso? Puoi sbattere fuori di qui questa macchietta comica prima che mi trasformi in un kraken e me ne occupi personalmente rovinando la serata? Ho dei compiti più importanti a cui attendere.

–Quale macchietta comica?

–Come quale? Ma non vedi che...– Gyber controllò alle sue spalle. Aveva ancora in mano l’orecchio di Deadpool. Beh, solo quello in realtà. Lo buttò via, agitando la mano in preda al disgusto. I suoi occhi non avevano un colore preciso, ma si sarebbe potuto dire stessero diventando rossi come la scia di sangue che si allontanava lungo il prato –Oh, ma dio inverecondo…

Una padellata improvvisa lo infilò nel terreno come una carota. Da sotto i capelli bianchi arruffati guardò dal basso un nuovo individuo scendere in volo su di lui.

–Niente bestemmie per favore– Chiese con un ordine, soffiando sull'ancora fumante Artemis.

–Giuly– Grugnì Gyber –Hai preso la targa di quel treno?

–Piano con le battute e ascoltami– La donna lo divelse da terra e lo rassettò per bene, penetrandolo con i suoi occhi d'acrilico tanto erano fucsia acceso –Abbiamo un imbucato alla festa.

–E grazi'ar cazzo.

–Permettimi di rielaborare allora. Due imbucati.

–Come prego?

–Proprio così– Una voce raspante come cocci di terracotta sfregati lo raggiunse dalle spalle di Giuly. Era un membro della sicurezza ai cancelli, un grifone magro e canuto da tarda età, ma robusto di nervi. Eppure sembrava che questi ultimi fossero appena stati infranti. Lo leggeva nei suoi occhi rossi di pianto. O almeno, uno dei due, data la benda da orbo. Gyber gli si buttò con le braccia al collo, annusando il suo manto che odorava di nicotina e incenso.

–Cos'è successo, Ermenegildo?

–Padron Gyber, lui ha parlato.

–Lui chi?

–Il diaulo!

Al sentir la citazione al Montesi, il giovane investitore non ebbe bisogno di scervellarsi per capire di chi si stesse parlando, ma il Nep-Class intervenne, scuotendosi la polvere di dosso.

–Ma che stai a di'? A Satana l'avemo corcato de mazzate giusto il giorno l’altro insieme a Shadow Blade– Fece notare Alexander, per poi rimuginare –E Dante ha corcato a Lucas nel mntre, però non ci sputerei sul risultato.

–Era una figura retorica– Si scusò Ermenegildo per poi lisciarsi il becco –Anche se la bocca era certo la sua.

–Mi ha informato– Tagliò corto la Frost, soffiandosi un lungo ciuffo castano via dal volto –Che durante il suo turno al cancello ha avuto il dispiacere di interagire con un individuo privo di biglietto che smattava per essere ammesso.

–”Smattava” è un eufemismo. Fioccavano certe bestemmie che guardi non le dico, signora mia.

–Se è per questo anche “interagito” è dir poco – Puntualizzò il suo collega minotauro che passava di lì a riempirsi il piatto al buffet –Prima o’ struppeja e po’ ill’e fa l’estrema unzione.

–Non ti facevo Napoletano a te– Osservò confuso Gyber, notando l’accento del suo dipendente cornuto.

–E tu non eri Lombardo?– Chiese di rimando Giuly, spulciandosi un'ala che si era sporcata di coriandoli dopo l'ultima kusudama.

–Beh, sì.

–E allora, bimbo– Chiese riferendosi al decimo paragrafo –Che hai da parlar romanesco a tutto sdeo?

Touchè.

–La faccenda è grave!– Insistette il grifone per farsi ascoltare –Pensavo d’averlo cacciato via con abbastanza convinzione, ma verso mezzanotte in punto, quando mi ero spostato a sorvegliare il giardino, ho sentito parole irripetibili. Ho un orecchio fino per la blasfemia io e ho sentito la stessa, identica voce provenire dalla serra. Quando mi sono recato sul posto a controllare l’ho trovata completamente inagibile, un’intera parete buttata a terra. Dev’essersi introdotto da lì. Neppure Beppe il giardiniere si vede più. Chissà che cose terribili deve avergli fatto. Ho visto una falce macchiata di sangue ed Andrew Jr. masticare qualcosa. Non ho avuto il coraggio di controllare, ma è dura non collegare le due cose.

–Oh no– Si disperò Gyber, rendendosi conto di aver a che fare con un folle e strizzando Eracle come un antistress –Se la carne di Beppe è velenosa quanto il suo spirito abbiamo perso anche Andrew. Qualcuno deve trovare quest’imbucato prima che semini altra morte e distruzione.

–Prima di tutto dovremmo capire che aspetto abbia– Precisò Alexander, adocchiando con aria indagatoria Ermenegildo. Quello scosse la testa da poiana.

–An’so mia mi’!– Replicò il grifone nel suo antico vernacolo, indicandosi la benda da bucaniere –A ‘n m’è restè n’diottria in sacòsa.

–Io l’ho visto bene– S’intromise il minotauro fra un boccone di gamberi mangiati con tutta la corazza e l’altro –Un nanerottolo incredibile.

–Son tutti nanerottoli dalla tua prospettiva– Replicò piccata Giuly, che, anche alzando un braccio gli arrivava appena alle spalle, senza contare i centimetri in più di corna.

–Ma non tutti puzzano d’ananas. E ha una capigliatura inguardabile, una cresta castana da punkettone fuori moda già da quando cantavano gli Exploited. E poi una tuta  spaziale completamente bianca che se gli dai una spada in mano sembra un Power Ranger. Pure magrolino poi, l’ho fatto volare con una schicchera.

–Con una descrizione del genere non dovrebbe essere difficile trovarlo– Si leccò i baffi Alexander –Puoi stare tranquillissimo Gyber, per me è un piacere farti favori del genere. Ci voleva un po’ d’azione a questa serata.

–Aspettate!– Un individuo avvolto in tunica, cinghie e mantello nero calò sopra le loro teste, buttandosi da un balcone quattro piani più in alto. Atterrò, si spezzò le tibie, schiacciò a terra in una massa indistinta di catrame e rispuntò in piedi come una molla, sputacchiando il terricio sopra cui si era spalmato, per poi sorridere da un orecchio all’altro quasi niente fosse, scrutandoli uno per uno con dei luccicanti occhi verdi da sotto i capelli in disordine e apparentemente colanti di petrolio –Quel tipo è mio.

–Sei sempre il solito esibizionista, Kishin– Commentò la donna alata.

–Anch’io ti voglio bene, gruccione– Alzò una mano per difendersi dai complimenti, sopra cui si formò un bulbo oculare per il solo scopo di fare un occhiolino nella sua direzione e scomparire, inghiottito nel palmo.

–Lo sai che non mi piace essere chiamata così, Shruikan.

–Kishin, prego.

–Vedi che da fastidio?– Gli sorrise così forte quasi da superare quello del mietitore di pianeti.

–Non capisco– Si grattò il mento Gyber –Mi sembra esagerato sguinzagliare un orrore cosmico contro un rubagalline del genere.

–Cosa credi, che io sia meno pericoloso?– Si risentì Alexander, toccando la spalla di Kishin appoggiandoci sopra la sua mano sinistra, dotata dell’anello d’acciaio. Subito il suo corpo si tinse di nero, contorcendosi in una figura a malapena umanoide e allungata, cominciando a fargli marameo con le sue lunghe dita da mostro –Ecco, ora sono un orrore cosmico anch’io, come la mettiamo?

–Per favore– Rise Kishin, mostrando i denti da tigre del bengala e carezzandogli la testolina, trovando il tutto adorabile –Ci vuole molto di più per essere un orrore cosmico che imitare il mio sangue nero.

–Tipo un paio di genocidi– Si aggiunse la voce di una ragazzina magrissima, vestita di bende che, con un guizzo di lampo e odore di zolfo (Nessuna delle due caratteristiche necessaria, ma certo scenica), apparve seduta sulle spalle, poggiando il petto sulla sua testa e le mani unite al collo.

–Non chiamiamoli genocidi, Raven. Potature, ecco, suona meglio. Lo sai che non provo odio.

–Insomma!– Cercò di fare ordine Gyber, alzando le mani –Attualmente abbiamo due imbucati. Uno è un coglione e l’altro è Deadpool.

–E qual è la differenza?– Chiese una voce, seguita subitanea da due colpi di tamburo e uno di piatti. Tutti si voltarono verso la figura incappucciata di Wade dietro una batteria, vestito in costume da bagno. Senza dare il tempo di reagire a nessuno fece “ciao” con la manina e sparve di nuovo in polvere di stelle.

–Insomma, nessuno ha un senso di priorità?– Si lamentò Gyber –Qualcuno fermi la minaccia maggiore!

–Ah, non guardate noi– Si espresse il minotauro congedandosi, portando con sè il collega grifone –Il nostro turno è finito. 

–Andiamo in pace– Concluse Ermenegildo.

–Anch’io temo di non essere disponibile– Fece spallucce Giuly, elevandosi già in volo –Ho un’importante incontro di… uhm, lavoro.

–E io ho un conto personale con C… Coglione, l’altro insomma– Si esentò Kishin. Dopodiché afferrò Raven e la smontò dalle sue spalle spigolose, posandola a terra e toccandole il naso con l’indice magro –Talmente personale che tu dovrai restarne fuori.

–Come prego?– Restò interdetta lei, schiaffeggiandogli via il dito –Quando mai ci siamo separati noi due? Non esiste nulla che mi hai mai tenuto nascosta.

–È un faccenda estremamente complicata– Si grattò la nuca fatta d’olio nero.

–Come se io non avessi mai affrontato faccende complicate– S’imbronciò Raven.

–Ti spiegherò tutto fra cinque minuti quando avrò risolto. Intanto, uhm, ti affido a zia Giuly.

–Mi affidi? Cosa sono una bambina?

–Zia? Mi fai sentire vecchia così– Si aggiunse in protesta Frost.

–Oh, per carità, fatemi questo favore entrambe, ho bisogno di un attimo per risolvere questo problema personale, poi torno e vi dico tutto, giuro– Aprì le mani in segno di supplica Kishin. Giuly non ce la faceva a vederlo in quello stato e Raven tantomeno, specialmente dato che non l’aveva mai visto in uno stato così vulnerabile da un bel po’ di tempo.

–D’accordo, “zia” Giuly– Sospirò la strega d’aspetto spettrale rivolta alla castana, levitando alla sua altezza, sollevando le strisce di benda che si trascinava dietro come nastrini –Come posso aiutarti?

–Oh, se vuoi puoi partecipare al mio colloquio con i Ghoul, visto che sono qui per la festa. C’è stato un disguido di brevetti per una mia invenzione.

–Sai, alle volte mi dimentico che sei una scienziata.

–Oh, anch’io– Rise Giuly, continuando la conversazione, ma Kishin si spostò oltre, verso il Nep-Class, ormai tornato alla sua forma normale.

–E a te ti affido Deadpool. Mi raccomando, portaci la sua testa su un piatto d’argento.

–Esagerato– Esclamò Alexander. Non per disgusto, ma sembrava uno spreco di energie per uno come lui.

–Oh, ormai ci sarà abituato– Lo rassicurò Gyber, sistemandosi il farfallino –Ehi, Kishin, ti ricordi cos’abbiamo fatto questo Halloween? Quando gliel’abbiamo recisa e ci abbiamo infilato una candela in bocca?

–Oh, e poi siamo andati a fare dolcetto e scherzetto in giro per Equestria. Che gran risate quel giorno– Con la faccia di uno che si tratteneva dallo spanciarsi, il corvino girò i tacchi, fece un saluto alla Capitan Harlock e compì un balzo prodigioso, confondendosi con il cielo della notte. Poi ci fu uno schianto di legno e piatti infranti.

–Scusate– Disse la voce ormai lontana –Non volevo atterrare sul vostro tavolo.

–Allora io vado a prendere qualche testa– Si mosse anche Alexander, assicurandosi di mettere in mostra i foderi cinti sui fianchi dei suoi blue jeans –Non esiste katana che non si spezzi contro una bella spada bastarda, specie se in diamante.

–Auguri– Si premurò di dirgli l’Antracita, mentre lo seguiva allontanarsi nella notte. Beh, sembrava essere tutto risolto. Poteva tornare ai suoi progetti.

–Un’ultima cosa, Gyber– Gli si piantò davanti Giuly, atterrando di colpo, con Raven di fianco –Mi sono dimenticata di informarti dell’altro problema.

–Quale altro problema?– Chiese, esasperato.

–Occhio!– Echeggiò nuovamente la voce di Kishin, seguita dal rumore di una sputazza che s'infrange dal cavalcavia e giù su di un parabrezza sottostante. Subito una grossa figura si fece vicina, preceduta da passi larghi e pesanti. Gyber fece appena in tempo ad abbassarsi di scatto, vedendo la mole che veniva nella loro direzione, mentre Raven spariva in una nuvola di fumo, lasciando un ceppo di legno al suo posto. Purtroppo per Giuly non fece in tempo a spostarsi che venne investita dalla coda di un enorme kaiju, che la spedì a zuccare contro la Taxus baccata sotto cui stavano discutendo.

–Quindi è così che ci si sente a essere vittime di una pessima battuta slapstick– Fu tutto quello che ebbe da commentare, cercando di disincastrare la testa dal legno in cui si era inchiodata.

–Se hai bisogno di bende ne ho un po’ sotto mano– Fece in risposta Raven, riapparendole accanto e sfilandosene una dal braccio.

–Per favore non infierire.

Gyber alzò gli occhi dalla sua posizione accucciata e vide il profilo di una creatura alta giusto qualche dozzina di metri sovrastarli. Un essere ricoperto di squame blu Delphinium, zanne da predatore e occhi spaventati da cucciolo.

–Dz, ti te set minga pisceen ‘me on can!– Gli gridò il Lombardo ai suoi piedi.

–Scusate, io… Non vedo dove vado!– Fu la risposta agitata del povero gigante pieno di radiazioni e dispiaceri.

–Sfido io!– Si lamentò Kishin. Gli si era stampato giusto in faccia, colpito all’improvviso quando era finito sulla traiettoria di quella fuga dissennata e spargendosi sul suo viso dinosauresco come una macchia d’inchiostro. Si ricompose, letteralmente, si congedò una seconda volta togliendosi un cappello di sangue nero in fronte alla gigantesca pupilla di Dz e ripartì via. Solo, che dalla punta del naso di quel kaiju, l’altitudine era sufficiente perché sbattesse la testa contro il limite della barriera di Shining Armour e precipitasse in una piscina sottostante.

–Scusa ancora, Kishin!– Gli gridò dietro, spinto dal rimorso, Dz.

–Nah, sono io che non guardo dove vado– Lo rassicurò l’altro, strizzandosi il torso come un asciugamano per rimuovere l’acqua in eccesso. Era impossibile avercela con quel gran pezzo di pane blu. Sparì di nuovo a cercare il suo uomo, stavolta definitivamente.

–Dunca, skèrs de màn, skèrs de vilàn– Sbattè a terra il piede il proprietario di casa, mirando le orme da cratere che gli aveva lasciato sul prato.

–Chiamalo scherzo– Borbottò Giuly, appena rimessa in sesto per mano di Raven. Alla fine la benda gliel’aveva davvero fasciata intorno la testa. Non serviva assolutamente a nulla grazie alla sua magia, ma la trovava divertente –Simpatio come pulissi ir culo coll’ortica.

–Perdonatemi ancora– Si accucciò Dz su di loro, ma rimanendo con la testa ancora a una tentina di metri di quota. Procedette lentamente a riassumere fattezze antropomorfe –Ma non mi avevate avvisato che lui sarebbe stato presente.

–Lui chi?– Chiese confuso Gyber, mentre si vedeva apparire davanti gli occhi un Dz nudo come il sole. Rubò una tovaglia per corprisi, strappandola al tavolo così repentinamente da risparmiare il servizio in porcellana sovrastante che rimase immobile, con sollievo del ragazzo dai capelli bianchi.

–Su’ babbo– Spiegò Giuly, ancora scombussolata, ma senza più dolore, stringendo la mano a Raven –Godzilla.

–Non dire quel nome ad alta voce!– Arrossì il kaiju –Non vorrei ci sentisse.

–Oh, buona Celestia– Gyber si prese la fronte in mano –E che dovevo fare, lasciarlo fuori? Ci stanno tutti qua, ci sta pure mia nonna, e lasciavo fuori uno più famoso di cristo in croce?

–Ho capito, ma potevate avvertirmi– S’innervosì il ragazzo dai capelli blu, gonfiando le guance e stringendosi nel velo di stoffa. Solo ora si rendeva conto che, nella fretta, aveva dimenticato di farsi spuntare due dita mancanti dacché non era più un kaiju –Stavo lì tutto tranquillo, a fare conoscenza con mezzo universo del tokusatsu e vuoi mai che, mentre si stava a bere due birrette con Gappa e consorte, cicci fori lui? Che figura dimmerda guarda, per evitarlo ho fatto un casino.

–E ti credo– Gyber trattenne un gemito di disperazione. Sarebbe stata una lunga festa.


***


–Innanzitutto tu ti levi dal cazzo– Non gli diede il tempo di voltarsi che, con uno spintone, lo mandò contro un tavolino in plastica del ricevimento, che sfondò e gli si rovesciarono addosso tutti gli aperitivi preparati con cura nelle cucine instancabili.

–Ma che problemi avete?– Strillò l’uomo in tuta da lavoro verde a cotale offesa, togliendosi il boccione di crodino dalla testa e una fetta di salame dalla punta del naso. Di fronte a lui vedeva solo due buzzurri vestiti in pantaloni bianchi, camicia nera, cravatta in tinta con la parte inferiore e mocassini, dotati intorno il capo di auricolari con microfono.

–I giardinieri mica possono stare in pista da ballo– Spiegò il moro.

–Lascia stare la gente per bene e torna quando avrai un’uniforme meno da straccione– Sghignazzò il rosso, mentre i due se ne andavano, roteando i loro pass da DJ.

–Oh, lo farò, non temete– Borbottò Cladzky, fremente. Fece per rialzarsi, ma infilò il piede nel liscissimo boccione che si era appena levato di dosso e scivolò all’indietro, atterrando di spalle e con le ginocchia alle tempie da tanto le gambe erano in aria.

–Ehi, tu!– Una voce sconosciuta e due vigorose mani lo recuperarono da terra che quasi saltò. Si trovò davanti un uomo in giacca di pelle nera e blue jeans, due Vans nere, due anelli e due occhi azzurri come il diamante –Hai visto un tizio in calzamaglia rossa e nera passare da queste parti?

–Ma certo– Scosse la testa con veemenza –Mi ha infilato una patata nel tubo di scappamento e preso la targa.

–Capisco– Ponderò Alexander. D’improvviso notò quel mohawk che aveva in testa –Ehi, ma tu non sei…

Cladzky gli saltò con le mani sulle spalle, ma non per un abbraccio. Immediatamente dopo gli salì con i piedi sullo stomaco e si tirò indietro, facendo cadere entrambi a terra. Dopodiché, una volta che si trovava schienato e il corpo del Nep-Class sopra, spinse con forza le gambe verso l’alto, proiettandolo oltre di sè e mollandogli le spalle. Cladzky si rialzò mentre quello si schiantava contro i resti del tavolo devastato e corse. Alexander, appena sorpreso, fece in tempo ad estrarre la pistola e puntargliela addosso. Pensandoci bene scosse la testa e si limitò a sparare un colpo in aria, solo per spaventarlo e ci riuscì considerando il salto che fece durante la fuga e le ruote per evitare possibili proiettili futuri. Sparì nella notte.

–Non male– Si limitò a dire. Avrebbe potuto ucciderlo con una rivoltellata alle spalle, ma non era onorevole affatto. Dovette complimentarsi, perché in tutta la sua vita da artista marziale non aveva mai visto una mossa del genere, lo aveva colto alla sprovvista. Sembrava una di quelle stronzate da gongfupian anni ‘70. Beh, avrebbero avuto un rematch prima o poi e gli avrebbe fatto vedere cosa voleva dire combattere con un Nep-Class. Si rialzò, fece due passi e cadde riverso per terra. Si guardò il culo. Era stato proiettato sul boccione di prima e ci si era infilato dentro con il bacino.

–Bel pratfall– Commentò Buster Keaton di passaggio con una brocca di Moretti in mano.

Molte altre madonne giunsero alle orecchie del povero Ermenegildo quella notte.


***


–Allora?

–Che ti devo dire, è stata una noia mortale. Mi hanno assegnato la sezione Ovest, tutta piena di vecchie star del cinema. Tutto un continuo swing, jazz e country. Il pezzo più recente era uno di Bill Haley.

Le due figure entrarono negli spogliatoi. Il moro andò a cambiarsi, mentre l’altro andava a scrivere un paio di messaggi alla sua tipa. Il moro proseguì.

–Ho saputo che tu stavi con i proprietari, no? Dev’essere stato più divertente.

–Macché– Rispose distrattamente il rosso –Una selezione più strana dell’altra. Tutte colonne sonore da weeb del cazzo. Prima una canzone fan-made dedicata a Beerus di DB da parte di un tale Karma, poi “Godzilla” dei Blue Oyster Cult, da parte di, indovina un po’, un mostro gigante. Questo posto è una barzelletta. Ha seguito un pezzo di Amanda Palmer, che ha ravvivato un po’ la serata, “Runs in the family” credo, ma comunque roba abbastanza vecchia. E quando pensi che non ci sia limite al kitch ecco che arriva un individuo tutto ammantato di nero che pare un becchino e mi aggiunge nella scaletta “Come little children”, una lagna suonata al pianoforte. Ora, io non chiedo molto, ma dei gusti musicali non di merda è difficile?

–Che ci vuoi fare, saranno i soliti paranoiati sociali che si credono speciali– Affermò il moro, completando la sua transizione in abiti civili –Su, vieni che ti accompagno in macchina a casa.

–Aspetta, fammele prima dire che può buttare la pasta, poi mi cambio e vengo.

–D’accordo, io vado a scaldarla che fa un freddo che non ti dico.

Il moro uscì dalla stanza. Il rosso ripose il telefono e si diresse al proprio armadietto. Lo aprì, solo per trovarci un mare di sorpresa e pure di stelle, quando le dure nocche di una mano chiusero la distanza che le separava dal suo viso. Il rosso incespicò all’indietro, rotolò sopra la panca e finì disteso sul pavimento piastrellato. Dal mobile in metallo balzò fuori lo stesso giardiniere che aveva ribaltato cinque minuti fa.

–Vediamo se la tua di uniforme è meno da straccione.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > My Little Pony / Vai alla pagina dell'autore: Cladzky