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Autore: sab2fab4you    03/12/2021    1 recensioni
Abbiamo conosciuto Dan e Hana come i migliori amici di Ben e Lily, ma è arrivato il momento di raccontare la loro storia.
Dan è il classico genio ribelle, si sente incompreso e inadatto. Troppi demoni gli scavano dentro senza lasciargli via d'uscita, è intrappolato da sé stesso. Poi c'è Hana, che diventa uno spiraglio di luce nell'oscurità del ragazzo. Dietro la sua facciata da ragazza con la testa fra le nuvole si nasconde una persona che porta sulle spalle un peso molto più grande di lei. Saranno l'uno la salvezza dell'altro, perchè infondo sono due anime che stavano solo aspettando di incontrarsi.
***
ESTRATTO DAL CAPITOLO SETTE:
"Nessuno dei due disse una parola, continuarono a guardarsi e a capirsi. Erano diversi come il giorno e la notte, questo lo sapevano, eppure c’era qualcosa che li legava ed era proprio per questo che in un modo o nell’altro continuavano ad attrarsi."
***
AAA: NON E' NECESSARIO LEGGERE IL VOLUME 1
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo undici


Baby, you're like lightning in a bottle
I can't let you go now that I got it
And all I need is to be struck
By your electric love


Hana


Sono sempre stata una persona paziente, per essere più precisi lo sono dovuta diventare. Quando la tua famiglia è grande quanto una squadra di calcio e la mattina devi aspettare anche più di un’ora per utilizzare il bagno, devi per forza abituarti a mantenere la calma. Allo stesso modo, quando trovi le tue sorelle a giocare con i tuoi trucchi e provare i tuoi vestiti prima o poi impari a farti scivolare tutto addosso.


Ma da tre giorni a questa parte non sapevo neanche più cosa fosse la pace. Ero perennemente un fascio di nervi pronta a scattare alla più piccola stupidaggine, perché? Quando il ragazzo con cui hai dato il tuo primo bacio sparisce nel nulla è un po’ difficile non farsi prendere dal nervosismo.


Mi sistemai meglio lo zaino sulla spalla e sbuffai frustrata dall’esagerato peso della borsa. Dopo essere fuggita da casa di Daniel avevo aspettato invano un suo messaggio e quando non l’ho ricevuto mi sono semplicemente consolata dicendo che tanto lo avrei visto quando sarebbe venuto a lavorare, ma una violenta tormenta di neve aveva travolto la città e reso impossibile camminare per strada.


Così gli avevo scritto io, ma non avevo ricevuto nessuna risposta. Avevo scoperto poi da mia madre che Daniel aveva davvero preso il raffreddore e non sarebbe tornato al ristorante fino a quando non si fosse rimesso. Daniel aveva chiamato il Generale e non me, non riuscivo a farmene una ragione.


Avevo pensato che forse si era offeso per come ero scappata o che addirittura si fosse pentito del bacio, ma in entrambi i casi non capivo perché non mi avesse detto niente dato che mi ero comunque fatta sentire.


Scaraventai lo zaino sulla panca degli spogliatoi della scuola sollevata di essermi tolta quel peso dalle spalle e poi indossai la tuta, non ero per niente dell’umore di seguire la lezione di educazione fisica ma non avevo scelta. Mi ero stufata di illudermi di star facendo passi avanti con Daniel per poi scoprire di essere rimasta sempre allo stesso punto dato che lui non faceva altro che allontanarsi.


Uscii dallo spogliatoio di corsa dato che ero rimasta l’unica all’interno e il professore aveva appena suonato il fischietto. Vidi i miei compagni disposti in fila sul bordo del campo da pallavolo per cui li raggiunsi e presi posto accanto a Joseph.


<< ‘Giorno, tesoro >> mi salutò il ragazzo.


Gli sorrisi per ricambiare e sperai che non si accorgesse del fatto che era palesemente un finto sorriso di cortesia. Avevo voglia di tornare a casa e non stare più a contatto con le persone fino alla fine dei miei giorni.


<< Vedo che non hai perso l’abitudine di fare tardi a lezione >> disse all’improvviso il professor Carter.


<< Mi scusi, professore >>.


Mi pietrificai sul posto perché riconobbi all’istante quella voce. Impiegai tutte le mie forze per non girarmi e fissare il ragazzo che era appena entrato in palestra.


<< Wow, sembri proprio uno straccio >> commentò Joseph rivolto alla persona che ora era in piedi di fianco a me.


<< Tu sembri un coglione, come al solito >> disse fra i denti Daniel.


Ero in mezzo a quei due e non avevo idea dove guardare o cosa fare, ero arrabbiata con Daniel ma allo stesso tempo non volevo fare la figura di chi faceva l’offesa senza poi spiegare il perché. Poi mi ricordai che il motivo era piuttosto ovvio e che se lui non l’aveva ancora capito era davvero un’idiota.


Mi limitai a lanciargli un’occhiata ma fu un grosso errore; quando incrociai i suoi occhi venni investita dalla sensazione delle sue labbra morbide che si muovevano delicatamente sulle mie, del calore del suo abbraccio e dal modo in cui mi aveva accarezzato i capelli. Nel giro di cinque secondi ero diventata un peperone.


<< Ehi >> mormorò.


Bastò quell’unica parola a farmi saltare tutti i nervi. Gli regalai il mio miglior sguardo omicida per poi rivolgere la mia attenzione al professore.


<< ..già sapete cosa fare, iniziate a palleggiare con un compagno >>.


Mike oggi non c’era ed eravamo dispari, quindi rimasi l’unica a non avere un partner. Ma la mia solitudine non durò molto perché quando Joe mi vide vagare per la palestra mi offrì gentilmente di unirmi a lui e a Daniel.


Ripensai al commento che Joseph aveva fatto sull’amico e constatai che Dan era davvero conciato male, aveva gli occhi ridotti a due fessure e contornati da delle occhiaie spaventose.


Continuai imperterrita ad evitare il suo sguardo ma dopo tre rimbalzi di palla Daniel la colpì troppo forte e mi finì dritta sulla testa.


<< Scusa! Stai bene? >> mi raggiunse con uno scatto.


<< Benissimo >> dissi fra i denti.


<< Non ho parole, sei proprio scarso >> lo prese in giro Joseph.


<< Sei sicura di non esserti fatta male? >> Daniel ignorò l’amico e si concentrò su di me.


<< Sto bene, riprendiamo a giocare >> dissi mentre recuperavo la palla dal pavimento.


Perché adesso si preoccupava per me? Perché si comportava come se non fosse successo niente? Questo era davvero troppo, non ne potevo più di essere confusa a causa sua.


Alzai la palla in aria e con un colpo secco la lanciai nella sua direzione, fortuna che Daniel lo scansò perché solo dopo aver avvertito un forte bruciore alla mano destra capii di averci messo davvero troppa forza.


Entrambi i ragazzi mi guardarono con gli occhi spalancati, probabilmente sorpresi da questa mia improvvisa potenza. A spalle basse, mi avviai a riprendere la palla che ormai era finita quasi sotto gli spalti.
<< Stupida >> mi dissi sottovoce mentre prendevo la palla.


<< Hana >> pronunciò Daniel alle mie spalle.


<< Che cosa vuoi? >> sospirai girandomi verso di lui, ma non lo lasciai rispondere che gli feci subito un’altra domanda, << Dan, ti funziona il telefono? >>.


<< Uhm… sì, ti volevo dir- >> e lo interruppi.


<< Fantastico! Quindi hai letto il mio messaggio e hai deciso di tua spontanea volontà di non rispondere >> risi sardonica per poi fare un passo e avvicinarmi a lui.


<< Possiamo parlare da un’altra parte? >> lo vidi grattarsi il retro nella nuca come era solito fare quando era nervoso.


<< No, non voglio parlare da nessuna parte con te >> sentivo il sangue ribollire nelle vene, << sei uno stronzo >> e gli lanciai di nuovo la palla.


<< Professore! Posso andare in infermeria? Non mi sento molto bene >> urlai per farmi sentire e non appena l’uomo mi diede il permesso di andare via fuggii dalla palestra.


**


Dan


Idiota, deficiente, imbecille e coglione. Questi erano solo alcuni degli appellativi che da stamattina mi ero affibbiato. Avevo la capacità di rovinare qualsiasi cosa positiva che mi capitava, tutto per colpa della mia stupida abitudine di tenermi tutto dentro.


Sei uno stronzo” era la prima volta che avevo sentito Hana imprecare e sebbene fossi rimasto ferito dalle sue parole, sapevo di meritarle.


Onestamente, dovevo ancora riprendermi dal fatto che l’avessi baciata. L’unico motivo per cui era successo era perché lei si era esposta, come d’altronde aveva sempre fatto. Sapevo che se invece non avesse fatto niente, io non mi sarei mai fatto avanti, ero davvero un codardo.


Mi strinsi nel giubbotto mentre guardavo la neve cadere delicatamente dal cielo, era un’ora che aspettavo che Hana finisse le prove con il gruppo di teatro. Avevo combinato un gran casino e ci tenevo a risolvere la situazione, non potevo rimanere un codardo per sempre.


All’improvviso vidi una macchia rossa camminare dall’altro lato della strada, mi bastarono due secondi per mettere a fuoco la persona, si trattava proprio di Hana,


<< Hana! >> alzai la voce per farmi sentire mentre attraversavo.


La ragazza si girò di scatto e quando capì chi la stava chiamando, prese a correre.


<< No! Non voglio parlare con te! >> quella ragazza era piccola ma veloce, faticavo a starle dietro.


<< Per favore! >> affannai, << fermati! >> mi ignorò e aumentò il passo.


<< Non seguirmi >> strillò girandosi per guardare se fossi ancora dietro di lei e in un battito di ciglia la vidi stesa a terra.


La raggiunsi, preoccupato dalla botta che aveva appena preso.


<< … non riesco ad alzarmi >> mormorò imbarazzata.


La aiutai a mettersi in piedi, aveva le gote rosse per il freddo e i capelli scompigliati dalla corsa appena fatta, era adorabile. Si liberò dalla mia presa come se fosse infastidita dal fatto che la stessi toccando.


<< Ora, ti prego… lascia che ti spieghi >> la implorai.


<< No, tu ora mi ascolti >> le parole le uscirono dalla bocca con un tono che non le avevo mai visto usare, << smettila di confondermi, non puoi essere carino con me un momento e cambiare umore subito dopo >>.


Fece scivolare lo zaino dalle spalle per poi poggiarlo sull’asfalto, << e soprattutto, non puoi rubarmi il primo bacio e sparire per tre giorni, non è giusto! >> aveva entrambe le mani strette in un pugno.


Mi passai le dita tra i capelli per poi tirarne le punte, le avevo rovinato il primo bacio… ero uno stupido e non c’era altro modo per descrivermi.


<< Hana, tu non hai idea di quanto mi piaci >> iniziai, << e non so come gestire questi sentimenti perché sono così forti che mi sento sopraffatto >> mi avvicinai a lei quando vidi che aveva smesso di indietreggiare.


<< So solo che quando mi sei vicino non ho più il controllo di me stesso, mi potresti chiedere di andare a fare il bagno nell’Havon in piena tormenta e ti direi comunque di sì >> le presi una mano sperando che non si ritraesse, << e ti prego, perdonami per come mi sono comportato… certe volte mi imbarazzo per nulla e sparire è l’unico modo che ho per riprendermi >>.


<< Ma mi piaci… mi piace il modo in cui ti stanno i capelli quando li leghi o come ti dona il rosso >> Hana lasciò che le tenessi anche l’altra mano, la guardai negli occhi e continuai << amo la delicatezza con cui mi parli… Hana sei così spontanea nel fare le cose che mi lasci sempre senza parole >>.


La ragazza allacciò le braccia attorno ai miei fianchi in uno scatto, per poi affondare con il viso nel mio petto, << … non dire altro o il cuore mi esploderà dal petto >>.


La strinsi a me mentre un sorriso andava a formarsi sulla mia bocca, inspirai a pieni polmoni il profumo dei suoi capelli, << se non l’avessi capito, mi piaci >> ridacchiai.


<< Shh! Stai seriamente attentando alla mia vita >> e mi guardò con quei suoi occhioni capaci di farmi inebetire, << ma certe cose me le devi dire prima… così evito di chiamarti stronzo inutilmente >>.


<< Ti prometto che non succederà più >>.


<< Chiudi gli occhi >> mi ordinò e senza farmelo ripetere due volte chiusi le palpebre, rimanendo comunque abbracciato a lei.


Avvertii i suoi capelli solleticarmi il viso, per poi ricevere un leggero bacio sulle labbra. Mi sentii il viso andare a fuoco. Non le diedi neanche il tempo di allontanarsi che lambii la sua bocca e la catturai con i denti, mi era mancata da morire. Cercai di stampare nella mia mente questa sensazione per il futuro, una sorta di promemoria nel caso mi venisse di nuovo la voglia di combinare altri casini. Hana era finalmente mia, non avrei potuto chiedere di meglio.



 
   
 
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