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Autore: Lady I H V E Byron    04/12/2021    0 recensioni
(Miraculous X Teen Titans)
Sono passati due mesi dalla Giornata degli Eroi.
Una nuova minaccia incombe su Parigi: lo spietato mercenario Slade Wilson, Deathstroke.
Insieme a Papillon, pianifica di rubare i Miraculous di Ladybug e Chat Noir.
Ma i Teen Titans accorreranno in soccorso dei due supereroi parigini, per salvarli dai piani del mercenario...
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il piccolo August era stato di nuovo akumizzato in Gigantis.

-Lecca-lecca!- continuava ad urlare.

Ladybug e Chat Noir erano già in assetto di battaglia.

Alcuni dei Teen Titans erano apparsi un istante dopo: Nightwing, Starfire, Robin e Red Robin.

C'era persino Raven, che non mancò di ringraziare i due supereroi parigini per averla salvata il giorno prima, e Beast Boy, che diede subito una dimostrazione dei suoi poteri: si trasformò in coccinella, volando intorno a Ladybug, e in gatto, saltando sulle spalle di Chat Noir.

-Forte!- fu la sua reazione, piacevolmente sorpreso, prendendo il gatto in braccio -Puoi trasformarti in tutti gli animali che vuoi?!-

-Qualsiasi, Chat Noir.-

Stavano trascurando il motivo principale per cui si erano riuniti.

Robin indicò un punto dietro di loro.

-Non vorrei interrompere la vostra discussione tra animali...- disse -Ma abbiamo un problema. E bello grosso, tra l'altro.-

Gigantis era sempre più vicino al gruppo, ogni tanto sollevando macchine, credendo fossero macchinine giocattolo.

-Giusto.- concordò Nightwing.

Si spostarono tutti in una zona più appartata, sebbene ancora sui tetti, per stillare un piano, lontani dallo sguardo del bambino.

-Come agiamo con lui?-

-Beh, ovvio, Nightwing. Gli diamo quello che vuole.- spiegò Chat Noir, con naturalezza.

Non era la prima volta che August veniva akumizzato. Era un abituée, tra i nemici di Ladybug e Chat Noir. Sapevano sempre come agire, con lui.

-Ma prima dobbiamo allontanarlo dalla strada.- propose Ladybug -Qualcuno deve attirarlo verso il Campo di Marte. È abbastanza ampio per affrontarlo senza fare troppi danni.-

-Ci penso io!- si offrì Beast Boy.

-Vengo anche io!- aggiunse Starfire.

Nonostante la dimensione mastodontica, provava comunque tenerezza materna verso quel bambino. Voleva solo assicurarsi che non gli accadesse nulla.

Gigantis, infatti, era in mezzo al traffico.

Stava terrorizzando i passanti, che uscirono dalle proprie vetture, per scappare.

Un cavallo verde galoppò in mezzo a loro, destreggiandosi tra le macchine.

Si fermò di fronte al bambino.

-Ehi! Piccolo! Guarda giù! Guarda il pony!-

Era Beast Boy trasformato. Doveva attirare la sua attenzione; quindi saltellò ed impennò più volte.

Gigantis rise ed allungò le braccine in avanti, facendo il primo passo in avanti.

-Bello, pony!-

Ma Beast Boy non intendeva farsi prendere.

-Bravo, piccolo! Vieni! Il bel pony vuole giocare con te alla Torre Eiffel!-

Starfire era rimasta a distanza, per intervenire in caso di emergenza, ma per Gigantis, non per i suoi compagni.

-Bravo, Gar!- esultò, a bassa voce.

Lo seguì fino al Campo di Marte, dove lo attendevano il resto dei supereroi.

-Fa così strano affrontare un bambino...- commentò Nightwing.

-Non dobbiamo per forza combattere contro di lui.- chiarì Ladybug -Solo distrarlo per trovare l'akuma. Voi altri tenetevi pronti per ogni evenienza.-

-Chiaro.-

Lui, Robin e Red Hood avevano creato un perimetro, intimando le persone di allontanarsi.

Gigantis fece la sua apparizione, dietro a Beast Boy.

-Red Robin! Adesso!- esclamò Ladybug.

Red Robin digitò qualcosa sul suo guanto-tastiera: i Bat-droni si erano disposti su tutto il perimetro creato dai compagni, creando una barriera, in modo che il bambino non scappasse.

Gigantis, distratto da quel rumore, si guardò indietro: notò i Bat-droni, la barriera che avevano creato. Si sedette per terra ed iniziò a piangere.

-No, no! Non guardare indietro! Guarda qui! Guarda il bel pony!-

Beast Boy riprese a saltellare, per attirare la sua attenzione. Ma ormai il bambino teneva gli occhi chiusi, iniziando a piangere per la paura.

La sua reazione lasciò perplessi il resto dei supereroi.

Calmare il bambino, ormai, era inutile.

Beast Boy tornò dai colleghi, nella sua forma umana.

-E ora che facciamo? Non vuole smettere!-

Robin incrociò le braccia, con aria di rimprovero verso Red Robin.

-Complimenti, genio! Non bastava dover affrontare un bambino gigante! Ora dobbiamo affrontare un bambino gigante che piange!-

-Ehi! Mi è stato detto di installare una barriera a prova di fuga. Non mi è stato detto qualcosa che non facesse piangere un bambino di dieci metri!-

-Ragazzi, calmatevi, vi prego!- intimò Ladybug, cercando di rappacificarli.

Raven si mise una mano sul cuore.

-Sento la sua paura...- rivelò; era un'empatica, dopotutto.

Forse non serviva essere empatici, per provare tenerezza.

-Aww... adesso mi sento in colpa.- commentò Nightwing, anche lui triste. Mai, nemmeno quando era Robin, aveva affrontato un bambino.

-Tranquilli, adesso è tutto in discesa. Milady, credo che ora tocchi a te.- ricordò Chat Noir.

-Sono d'accordo.-

Lanciò lo yo-yo in alto.

-Lucky Charm!-

Si rivelò un enorme lecca-lecca finto rosso con i puntini neri.

-Proprio quello che ci voleva!- notò Ladybug, a stento tenendo quell'oggetto enorme.

Nightwing accorse appena in tempo per aiutarla.

-Come facciamo a darglielo?- domandò.

-Lasciate fare a me.- si fece avanti Raven.

Il lecca-lecca gigante si circondò di un'aura nera: volò via dalle mani dei due supereroi tramite telecinesi, raggiungendo il bambino.

Aprì un occhio e smise immediatamente di piangere.

La sua bocca si aprì in un grande sorriso.

-Lecca-lecca!- urlò, prendendolo e mettendoselo in bocca.

Ladybug sorrise, speranzosa.

-Bene, è distratto! Gattino, tocca a te!-

Chat Noir fece un inchino di ringraziamento.

-Ai vostri ordini, Milady.- obbedì -Ma avrò bisogno di una spinta per raggiungerlo.-

Robin, però, lo spinse da una parte.

-No, voglio essere io a liberare la akuma.-

Chat Noir si mise di fronte a lui, gonfiando il petto.

-No, bello. Io ho il potere del Cataclisma, quindi sono io l'incaricato di liberare la akuma.-

-Ma non ho fatto nulla tutto il tempo! Voglio fare qualcosa anch'io!-

-No, devo essere io!-

-No, io!-

-Io!-

-Io!-

Gli sguardi perplessi dei compagni si alternavano tra i due litiganti.

A Ladybug scappò persino da ridere.

-Sono contenta che Chat Noir abbia trovato un nuovo amico...-

Alla fine, Raven sospirò.

-Li mando tutti e due.- disse, senza farsi sentire dai due ragazzi.

Entrambi, infatti, furono circondati da un'aura nera, che li sollevò da terra per poi essere scaraventati contro il bambino.

-AAAAHHHH! NON ERO PROOONTOOOOO!- esclamò Chat Noir, colto di sorpresa.

Robin, invece, si era già messo in posizione.

-Non fare la femminuccia e fai quello che devi fare!-

La akuma si trovava nel braccialettino che aveva al polso.

E questo lo avevano ipotizzato tutti.

Anche Chat Noir si mise in una posizione più aerodinamica per volare più velocemente.

Alzò la mano al cielo.

-Cataclisma!-

Era sempre un'emozione, evocare il Cataclisma in volo.

Il Cataclisma infranse il braccialetto. Ed un colpo di katana da parte di Robin liberò la akuma.

Avevano entrambi deciso di cogliere l'attimo e collaborare.

-Beh, suppongo che questo vada bene, come compromesso.- notò Chat Noir, appena atterrato.

Robin non sembrava molto convinto. Fece spallucce, come per dire: “Meglio di niente.”.

-Mh, sì.-

Gigantis tornò ad essere il piccolo August.

Starfire lo prese al volo, stringendolo al petto.

In quell'istante, Ladybug aveva completato con successo la deakumizzazione, prima di lanciare il lecca-lecca gigante in alto.

-Miraculous Ladybug!-

Parigi era di nuovo salva ed illesa. I poteri di Ladybug avevano riparato i danni causati da Gigantis. Per fortuna, non erano molti.

Tutti i supereroi scontrarono i propri pugni uno contro l'altro.

-Ben fatto!- esclamarono.

Starfire atterrò vicino ai colleghi.

-Allora, come sta?- domandò, premurosa, Ladybug.

-Si è addormentato.-

August, infatti, aveva poggiato la testina sul petto della donna. E teneva gli occhi chiusi, succhiandosi il pollice.

Ognuno dei supereroi si intenerì a quella vista.

-Oh, guardatelo, non è un vero angioletto?- commentò Starfire -Come si fa a far del male ad una creatura così piccola e tenera?-

-Me lo chiedo anch'io.-

Ladybug avrebbe tanto voluto pizzicargli le guance o stringergli il nasino, ma non doveva disturbarlo.

La madre di August raggiunse i supereroi.

-Ah, Ladybug, Chat Noir! Grazie per aver salvato di nuovo mio figlio!-

Non lo vide tra le loro braccia. Ma in quelle della donna dai capelli rossi e dagli occhi verdi lucenti.

Fu sorpresa alla sua vista ed a quella degli altri supereroi. Sapeva dei supereroi di Gotham giunti a Parigi, ma non si aspettava di incontrarli.

Starfire le porse il bambino.

-Prego, prenda pure.-

August tornò tra le braccia della madre.

 

Ancora una volta, Papillon non aveva ottenuto i Miraculous.

Infatti, batté di nuovo un piede per terra, deluso.

-Grrrr! Ancora una volta me l'hai fatta, Ladybug!- imprecò, stringendo il pugno -Ma i tuoi amici di Gotham non ti guarderanno sempre le spalle! Troverò un modo per ottenere il tuo Miraculous!-

La finestra si chiuse, e la stanza tornò buia.

-Sì, anche io avrei reagito così, se avessi incaricato un neonato per svolgere un lavoro simile...-

Papillon non era solo. Nemmeno quella volta.

Deathstroke si era messo con le spalle contro il muro. Teneva le braccia incrociate ed uno sguardo deluso dietro la maschera.

Avrebbe voluto togliersela per ridere in faccia al suo cliente.

-Non mi sorprende se continua a fallire.-

Non servivano i poteri di Papillon per notare il sarcasmo, dietro quelle parole.

Provocato, strinse la presa sul bastone.

Ma i fatti erano dalla parte del mercenario; anche se avesse protestato, la situazione non sarebbe comunque cambiata: Gigantis aveva fallito.

Doveva cercare di vedere la situazione da un altro punto di vista e cercare di farlo vedere anche a lui.

-Ehm... è stato... un... diversivo, ecco!- giustificò -Sì, un diversivo dal mio vero piano.-

La risposta non convinse Deathstroke.

Restava fermo, a fissare il suo cliente. C'era una luce strana, nel suo unico occhio azzurro.

Come se avesse un piano in mente.

Quello sguardo faceva rabbrividire persino Papillon stesso.

Ma lui ricambiò lo sguardo, mantenendo la testa alta.

-Senta!- iniziò, con tono infastidito -Da quando è qui, sta diventando difficile scovare i sentimenti negativi! Lei li sovrasta tutti! Mi sta sottoponendo ad uno sforzo che non avevo mai fatto fino ad ora! Persino le akuma sembrano più attratte da lei che dalla persona che voglio akumizzare!-

Le farfalle, infatti, sembravano essere particolarmente attratte dal mercenario, anche senza essere infuse dal potere di Papillon.

-Me lo lasci dire.- tagliò corto l'altro, avvicinandosi al cliente -Lei sceglie i suoi seguaci alla cieca, senza un piano preciso, solo basandosi su un banale sentimento negativo! Dà loro i poteri e un solo ordine, dando per scontato che sia semplice rubare dei minuscoli gioielli da dei ragazzini!-

-Chi è il peggior cattivo, signor Wilson, in fondo? Quello che nessuno si aspetterebbe che sia...-

Deathstroke sospirò, dalla mancanza di logica nel suo discorso e nelle sue strategie.

-Mi stia bene a sentire.- suggerì, ancora più deluso nei confronti della persona che aveva di fronte -Va bene akumizzare le persone inaspettate, ma un esercito non può essere lasciato solo a se stesso in una guerra! Ha bisogno di un comandante che lo guidi, che dica loro cosa effettivamente fare! E quel comandante deve essere lei!-

-Io non sono un mercenario, signor Wilson!- fece notare Papillon, battendo il bastone per terra -E non so nulla di guerra o... di armi!-

-Infatti è per questo che sono qui. È per questo che le serve il mio aiuto. E ancora non mi ha akumizzato o mi ha lasciato incrociare le mie armi con quelle di Ladybug e Chat Noir. A meno che... anche quando ha accettato la mia offerta si è lasciato guidare dai suoi sentimenti che dalla sua ragione...-

Era chiaramente un'altra provocazione. Un suo modo di dirgli quanto fosse incapace, nonostante i poteri che possedeva.

Papillon aggrottò le sopracciglia e strinse di nuovo il pomolo del suo bastone.

-Come osa parlarmi così...?! Le ricordo che posso annullare il nostro accordo in qualunque momento!-

-Bene, lo faccia. Scommetto che la sua carriera ne risentirà, quando dichiarerò a tutta Parigi che il misterioso Papillon è, in realtà, il celebre stilista Gabriel Agreste.-

La mano sul pomolo iniziò a tremare.

-O peggio, niente mi impedirà di prendere la vita di suo figlio Adrien, come pagamento extra.-

Impallidì completamente, appena sentì il nome di suo figlio.

-No... Adrien... lo lasci stare...-

Mettere in mezzo Adrien doveva essere un incentivo, per Papillon, di rispettare la sua parte del patto. E Deathstroke provava uno strano piacere sadico, rimettere il suo cliente al proprio posto, minacciando di far del male a suo figlio.

-Allora non osi mai più farmi minacce simili e veda di non deludermi più, monsieur Agreste.- sibilò, sorridendo dietro la maschera.

Cliente e mercenario si scambiarono un ultimo sguardo minatorio.

 

I Miraculous iniziarono a suonare.

-Scusateci, stiamo per ritrasformarci!- informò Ladybug, prima di lanciare il suo yo-yo verso l'edificio più vicino -Siete stati di grande aiuto! Alla prossima!-

-Ciao ciao!-

Anche Chat Noir si congedò.

Starfire e Beast Boy li salutarono con la mano.

Nightwing si rivolse, serio, a Red Robin.

-Hai raccolto informazioni?-

-Quello che sono riuscito a fare con i droni disponibili. Ma, per analizzarli meglio, dobbiamo tornare alla villa.-

Jaime e Jason avevano seguito le azioni dei colleghi direttamente dalla sala computer, con gli schermi sintonizzati al telegiornale.

Non rimpiansero di non essersi uniti ai colleghi, contro Gigantis.

Li videro tornare con le loro tenute da supereroi.

-Complimenti. In otto contro un neonato.- commentò, sarcastico, Jason.

-Papillon è davvero senza cuore, per akumizzare un bambino di quella età.- commentò Starfire, ignorando la risposta di Jason.

Red Robin staccò il collegamento con il telegiornale, iniziando a digitare sulla tastiera del computer con aria seria e sospettosa.

-Già, il modo in cui sceglie le persone da akumizzare è... strano.- mormorò, pensieroso.

Erano apparse di nuovo le immagini di persone akumizzate in quell'anno, dal primo, Cuordipietra, a Gigantis, che avevano appena sconfitto.

-Senza criterio, senza uno schema, senza un piano preciso...-

Persone normali, senza precedenti penali, senza particolari abilità. Avevano solo provato un forte sentimento negativo.

Questo insospettì Red Robin.

-Cosa significa?- domandò Nightwing, del suo stesso umore.

-Questo, Dick.- rispose, schioccando le dita; si girò verso i colleghi, con la sedia -Papillon non è uno stratega. Sceglie alla cieca i suoi seguaci, solo basandosi sulle sensazioni da loro provate e non sulle doti marziali o strategiche. Da un certo punto di vista, quindi, non è pericoloso.-

-Vallo a dire a quei due...- mormorò, a bassa voce, Robin, alludendo a Ladybug e Chat Noir.

Per i supereroi di Gotham, persone come Papillon non erano nemmeno degni della loro attenzione.

Ma per Ladybug e Chat Noir, che non avevano mai conosciuto la vera criminalità, era ovvio che fosse una persona pericolosa.

-Per quanto strano sia...- riprese Red Robin, lasciando intuire di aver invece sentito le sue parole -In confronto ai criminali di Gotham, le persone akumizzate da Papillon sono solo marionette armate solo di un martello di gomma. Non sono bravi strateghi come i criminali che affrontiamo a Gotham.-

-Ehm... io dico solo un nome.- chiarì Jaime, alzando una mano, come fosse a scuola -B-A-N-E.-

-Lui è un caso a parte. Ha il Venom che gli occupa tutto il cervello...-

-Cosa intendi con “Papillon non è pericoloso”?- domandò Jason, anche lui sospettoso.

Red Robin pose nuovamente l'attenzione sulle persone akumizzate, le loro biografie, i loro mestieri.

Nulla che li avrebbe resi dei veri criminali.

-Non ho detto che non sia del tutto pericoloso.- chiarì -Il suo potere, rendere le persone malvagie, è davvero pericoloso e spaventoso. Ma io sto parlando di chi lo possiede. Come ho detto prima, lui agisce alla cieca, senza un piano preciso, escludendo quello di ottenere i Miraculous di Ladybug e Chat Noir. È così impaziente di impossessarsene, che di fronte al resto è cieco. Quell'irruenza, un giorno, gli si rivolterà contro. E sarà il suo peggior errore.-

Rivolse la sua attenzione verso uno dei colleghi.

-Raven, mi spiace dovertelo chiedere, ma...-

-Non voglio farmi riakumizzare.- tagliò corto lei, senza dargli il tempo di finire la frase.

-No, non quello. La tua empatia. Sarà utile per localizzare la prossima persona akumizzata.-

Come aveva spiegato prima, in fondo, Papillon si basava sui sentimenti negativi, per cercare la persona da akumizzare, non le capacità fisiche o belliche.

E Raven era un'empatica. Avrebbe percepito il sentimento negativo ed avvertito i Teen Titans ed i due supereroi parigini in tempo reale.

-In base a questo, e con l'aiuto dei droni, potrei essere in grado di calcolare la traiettoria della akuma, per trovare finalmente il nascondiglio di Papillon.-

-Mi sembra un ottimo piano.- approvò Nightwing -Per informare Ladybug e Chat Noir ci affidiamo a voi due.-

Parlò a Robin e Jaime, i due ragazzi che sarebbero stati più vicini ai due supereroi parigini.

Jaime accettò senza indugi. Robin borbottò qualcosa, tenendo lo sguardo basso.

Era chiaro che non fosse entusiasta del suo compito.

Nightwing non vi pose eccessiva attenzione.

-Intanto, cerchiamo tutti quanti di mantenere la nostra copertura.- guardò l'orologio -Ehi, voi due non avete un altro incontro con madame Bourgeois e l'assistente di Agreste, a breve?-

Anche Raven e Starfire fecero lo stesso.

-Sì, tra un quarto d'ora.- informò la prima, calma e neutra -Il tempo per cambiarci ed andare.-

-E noi due dobbiamo rivedere il sindaco, giusto, Red Robin?-

-Sì, per mostrargli l'altra parte dei progetti.-

-Abbiamo tutti i nostri compiti.-

-Persino noi!- esclamò Jaime, battendosi la testa sulla fronte -Questa lingua è troppo difficile! Non la imparerò mai in tempo!-

Nonostante la somiglianza tra il francese e lo spagnolo, l'apprendimento si stava rivelando troppo complicato, per lui.

-E ti conviene imparare in fretta.- aggiunse Robin, indifferente -Quella professoressa Mendeleiev non sembra paziente come la professoressa Bustier...-

 

La notizia della sconfitta di Gigantis da parte dei supereroi parigini con l'aiuto dei Teen Titans era la notizia più mormorata nella François Dumont.

-Hai sentito, Marinette?- esultò Alya, mostrando all'amica il proprio telefono -I Teen Titans hanno di nuovo aiutato Ladybug e Chat Noir contro un cattivo! E guarda qui! Uno di loro può trasformarsi in animale!-

Marinette, come al solito, si mostrò sorpresa.

-Davvero?! Ma è fantastico!-

-Due supercattivi in due giorni e Ladybug si fa aiutare da quei rozzi supereroi americani invece che da Queen Bee?!-

Naturalmente, nemmeno le orecchie di Chloé furono esenti da quella notizia.

-Ridicolo! Assolutamente ridicolo!-

Tutti, ovviamente, ridevano al pensiero di Queen Bee contro il Demone di Azarath.

Gli ultimi ad entrare furono Nino, Adrien, Damian e Jaime.

-Se al tuo amico dovessero servire delle ripetizioni di francese, vedo cosa posso fare.- propose Adrien, per Jaime.

-Non c'è bisogno, Agreste.- rispose Damian -Basto io per lui.-

Si misero tutti ai loro posti.

-Quel Wayne è qui da solo un giorno e ha già l'attenzione di Adrien...- notò Alya, quasi sorpresa.

-E lo biasimi pure?- rispose Nino, scorgendosi dal suo posto -Non ti ho forse detto che i loro padri si sono accordati per seguire lo stesso programma di Adrien, se escludiamo i servizi fotografici?-

Era palese, nel suo tono, che anche lui fosse infastidito da quell'improvvisa attenzione per uno dei ragazzi nuovi.

Nessuno poteva sapere, in realtà, dell'accordo tra Robin e Chat Noir.

La prima lezione era quella di chimica, tenuta dalla professoressa Mendeleiev.

-Jaime Reyes.- chiamò la professoressa, con aria severa. Lo aveva persino pronunciato alla maniera francese, non spagnola.

Il citato rabbrividì.

-Sai farmi un riassunto della lezione di ieri?-

Jaime aprì la bocca, ma non uscì alcun suono. Si intrecciò le dita e guardò in basso.

-Perché non rispondi? Forse la mia lezione non è stata interessante per te?-

-Lo perdoni, professoressa.- rispose Damian, al suo posto -Non capisce bene il francese. Non la prenda sul personale.-

-Allora spronalo ad imparare in fretta, Damian. Non intendo attendere troppo, prima di interrogarlo.-

Era ben visibile il timore, nello sguardo del ragazzo messicano. Era ovvio che imparare il francese sarebbe stata un'impresa, per lui.

E non era mai un bene, cercare di risolvere i propri problemi da solo. Questo era il mantra della classe A.

Soprattutto di Marinette.

-Professoressa Mendeleiev...- si intromise, infatti, alzando la mano -Come rappresentante di classe, propongo una sessione di studio collettivo per aiutare Jaime.-

I due ragazzi di Gotham si osservarono, confusi.

-La professoressa Bustier ci ha raccomandato di far sentire gli ospiti da Gotham a loro agio. E, con tutto il rispetto, obbligare un ragazzo ad imparare la nostra lingua non lo farà di certo incentivare a migliorare. Per questo propongo che ognuno di noi si dia da fare per insegnare gradualmente la nostra lingua a Jaime.-

I compagni di classe, con l'esclusione di Chloé, erano d'accordo.

Jaime non sembrava antipatico come Damian. Ed era giusto dargli una possibilità.

-Beh... se è per il suo bene accademico... sì, suppongo che potrebbe funzionare.-

Le ore successive, per fortuna, passarono veloci.

E anche la professoressa Bustier si diede da fare per far sentire Jaime a suo agio: infatti, parlava piano, scandendo bene le parole.

Per il resto della giornata, anche i compagni di classe si mostrarono disponibili per chiarimenti su alcune parole. Damian non poteva fargli sempre da interprete.

Anche l'aiuto che aveva ricevuto da Tim Drake poteva aiutarlo fino ad un certo punto.

-Sei sicuro che funzionerà?-

In mano aveva un piccolo auricolare Bluetooth.

-Sì, ti tradurrà in tempo reale quello che ti dicono.- aveva spiegato Red Robin.

-E... per quanto riguarda il linguaggio...?-

-Purtroppo, per quello dovrai arrangiarti. Più di così non posso aiutarti.-

Infatti, poteva ascoltare le lezioni tradotte in lingua inglese. Si illudeva di poter rispondere in inglese e farlo automaticamente tradurre in francese.

Ma doveva imparare la lingua.

Non era importante per la missione principale, ma lo era per la sua copertura.

Infatti, apprezzò la proposta di Marinette.

La classe aveva atteso la ricreazione, per stillare qualche idea. E non solo per insegnare il francese a Jaime; ma anche per far sentire i benvenuti entrambi i ragazzi nuovi. E tentare di far uscire Damian dal suo guscio.

-Potremo portare tutti e due a fare un giro per Parigi.- iniziò Alya.

-Non mi sembra una novità.- commentò Alix, scettica.

-Ma non un giro come normali turisti. Un giro per le mete che piacciono a noi. Come prendere un gelato da Andrè, farli assistere alle prove dei Kitty Section, o far assaggiare i deliziosi macaron dei tuoi genitori, Marinette.-

-Sì, mi sembra una buona idea.- approvò la capoclasse -Allora è deciso! Porteremo i nuovi ragazzi nei posti che piacciono a noi!-

Anche il resto degli amici condivise l'idea di Alya.

Erano rimasti fuori dalla classe, in attesa che anche i due ragazzi di Gotham uscissero, per far fare a loro il giro turistico.

-Damian?- aveva chiamato la professoressa Bustier -Vorrei parlarti un attimo, se non ti dispiace.-

Damian, in inglese, disse a Jaime di aspettarlo fuori, che non ci avrebbe messo molto.

Il resto dei compagni di classe si stupì di vedere solo uno di loro.

-E Damian?- domandò Marinette.

Jaime fece spallucce, per poi indicare la classe.

La porta venne chiusa.

La professoressa Bustier aveva un'aria serena in volto.

-Ascolta, Damian...- anche il suo tono era molto calmo -Hai un'incredibile padronanza della nostra lingua. Non sembri nemmeno di Gotham e per questo ti lodo. Tuttavia, vorrei parlarti dei tuoi rapporti con i compagni.-

L'aria serena ed il tono calmo erano solo uno specchio per le allodole che anticipavano la vera ramanzina, pensò Damian, serio.

-Capisco che tu ti trovi in un ambiente nuovo, ma... ecco... come posso dirtelo...? Mi piacerebbe vederti legare anche con il resto della classe, non solo con il tuo amico Jaime e con Adrien. E data la tua padronanza della lingua, non dovrebbe essere complicato.-

Le labbra di Damian cominciarono ad incresparsi.

-Ti vedo che stai molto sulle tue. E hai sempre quell'espressione triste sul volto. Ti manca Gotham, vero?-

Damian non rispose. Stava stringendo un pugno.

-Per caso, hai qualche problema a casa? O uno dei tuoi compagni ti sta trattando male? Puoi parlarne con me, se vuoi. Ti ascolto volentieri. C'è qualcosa che ti turba?-

Allungò una mano per toccargli una spalla, ma lui la respinse, maleducatamente, con uno schiaffo.

-E a lei cosa gliene importa?!- ribatté lui, seccato.

Quella reazione fece allibire la Bustier.

-A che serve parlare? I miei problemi riguardano solo me! Solo perché vi siete messi in testa di aiutare Reyes, vi permettete di fare i caritatevoli anche con me?! Non me ne faccio nulla della vostra compassione! Perché non vi fate gli affari vostri?!-

Si allontanò da lei con passo furioso e quasi sfondando la porta della classe.

La professoressa Bustier rimase sola, con un sentimento amaro che le dilaniò il cuore. E quelle parole taglienti glielo avevano letteralmente spezzato.

 

In quel medesimo istante, le farfalle del nascondiglio di Papillon vennero illuminate dalla luce della finestra.

-Povera signorina...- sibilò Papillon, sorridendo, nonostante le parole apparentemente di compassione -Tutto ciò che voleva fare era consolare uno studente infelice e, come ringraziamento, lui la tratta male. Davvero un'ingiustizia.-

Una farfalla si posò sulla sua mano. Appena vi mise sopra l'altra, divenne tutta nera.

Si diresse verso la finestra.

-Vola da lei, mia piccola akuma, e oscura il suo cuore!-

La farfalla nera volò verso la scuola, lontana da occhi ed orecchie.

Entrò nella classe di lettere dalla finestra.

Mademoiselle Bustier stava tenendo il registro in mano. Fu lì che la akuma si posò.

La sagoma a forma di farfalla apparve di fronte al volto dell'insegnante.

-Zombacino...- sentì sibilare -Io sono Papillon. Un tuo studente ha rifiutato il tuo aiuto? Io ti dono di nuovo il potere di espandere l'amore a tutti coloro che incrocerai. In cambio, dovrai portarmi i Miraculous di Ladybug e Chat Noir.-

Mademoiselle Bustier sorrise in modo malefico.

-Nemmeno Damian Wayne potrà arretrare di fronte al potere dell'amore!-

Una melma nero-viola coprì interamente il suo corpo, trasformandola di nuovo in Zombacino.

Il registro era ancora nella sua mano. E le sue labbra erano già nere.

 

Jaime stava attendendo Damian fuori dalla classe, insieme al resto dei compagni.

I loro sguardi severi lasciarono intuire di aver assistito alla breve conversazione con mademoiselle Bustier.

-Damian, che comportamento è questo?- rimproverò Alya.

-Ha ragione! Mademoiselle Bustier voleva solo aiutarti!- aggiunse Marinette.

-Chiedile subito scusa!- esclamò Rose, con la sua voce squillante.

Ognuno di loro ebbe per lui una frase di rimprovero.

Persino Adrien lo osservava serio e deluso.

Ma Damian ricambiò ogni sguardo con uno minatorio.

-Ma che volete da me?! Lasciatemi in pace!- tuonò, trascinando Jaime per la maglia -Andiamo!-

I loro compagni li seguirono con lo sguardo.

Mai avevano sentito una risposta pronunciata in quel modo. Seccata, ma anche minacciosa. Come se stesse loro dicendo: “Dite un'altra parola e vi uccido!”.

-Jaime sembra simpatico, ma quel Damian fa davvero paura...- notò Nino.

La porta della classe si aprì di nuovo.

Gli studenti si allarmarono, di fronte all'aspetto della persona che era uscita.

-Damian Wayne!- esclamò Zombacino, sorridente -Ora anche tu non potrai fare a meno di conoscere l'amore!-

L'interessato era forse più spaventato dei compagni, alla vista della professoressa akumizzata.

-Oh-oh...- mormorò, impallidendo; realizzò che era dovuto al suo atteggiamento di pochi istanti prima.

Ed aveva letto i dossier su Zombacino, ricordandosi, di conseguenza, del potere che le aveva donato Papillon. Questo spiegò il suo timore.

Infatti, lei aveva già scagliato i suoi baci volanti nei dintorni. Alcuni riuscirono a schivarli, soprattutto Damian, il vero destinatario.

-Via!- esclamò Marinette, intimando a tutti di scappare.

-E stavolta non è stata colpa mia!- fece notare Chloé.

Rose, Mylene ed Ivan furono i primi ad essere catturati dai baci.

-Bacino...- mormorarono, una volta sotto l'influsso amorevole. Stavano già schioccando baci per aria.

-Ma è una cosa disgustosa!- commentò Damian, tirando fuori un pezzo di lingua, per esprimere il suo disgusto.

Adrien, anche lui salvo, passò accanto ai due ragazzi di Gotham.

-Venite con me!- ordinò.

Dovettero essere veloci, per sfuggire dagli zombie.

Marinette si nascose nel bagno delle ragazze.

-Non di nuovo mademoiselle Bustier! Damian ha davvero superato il limite!-

Gli orecchini si illuminarono.

-Tikki, trasformami!-

La tuta rossa a pallini neri prese il posto dei suoi abiti.

I maschi, nel frattempo, si erano rifugiati negli spogliatoi, chiudendosi a chiave.

Jaime ed Adrien rivolsero lo stesso sguardo severo a Damian.

-Bel lavoro, genio!- iniziò il primo, in inglese, dando una botta sulla sua fronte.

-Ahi!- lamentò Damian, toccandosi la fronte.

-Come hai potuto rispondere così a mademoiselle Bustier?- rimproverò Adrien -Voleva solo aiutarti!-

-E chi lo sapeva che avrebbe reagito così?-

-Bello, hai dimenticato che siamo a Parigi? E il nome “Papillon trasforma le persone tristi e arrabbiate in cattivi” non ti dice nulla?-

-Sì, hai reso l'idea, Reyes. Va bene, ho sbagliato? Volete farne un dramma?-

-No, ma la tua bravata ha akumizzato una brava persona e dobbiamo intervenire.-

L'anello si illuminò.

-Plagg, trasformami!-

In un secondo, Adrien si era trasformato in Chat Noir.

-Wow, sei stato veloce!- complimentò Jaime, in inglese. Era la prima volta in cui entrambi i ragazzi di Gotham avevano assistito alla trasformazione di uno dei supereroi di Parigi.

-Sì, è il vantaggio di avere un Miraculous.- rispose Chat Noir, anche lui in inglese, sebbene un po' incerto; osservò la finestra, sperando che il campo fosse sgombro -Cercherò di coprirvi, mentre tornerete a villa Wayne per “trasformarvi” anche voi.-

-Tranquillo, bello, posso farlo anche adesso.- spiegò Jaime, dando le spalle ai due supereroi.

Drizzò bene la schiena e piegò le braccia orizzontalmente.

-Scarab!-

-Scarab? Hai un kwami anche tu?-

La risposta arrivò un istante dopo. Qualcosa spuntò dalla maglia del ragazzo messicano: aveva la forma di uno scarabeo.

Chat Noir fu scioccato.

-Ahh!- urlò -Quel... coso gli è uscito dalla schiena!?-

Lo scarabeo unì le zampe di fronte al petto di Jaime: dall'esoscheletro si estese una bioarmatura nera con i rinforzi blu. Anche il volto venne interamente coperto di nero e blu.

-Beh, niente male, eh?- fece Blue Beetle, con sorriso furbo.

-È stata la cosa più traumatizzante della mia vita...- fu il commento di Chat Noir, ancora scioccato -Penso me lo sognerò la notte...-

-Vedi di farti passare presto il trauma, Chat Noir!- tagliò corto Damian.

Si era già cambiato in Robin. Con la katana già legata in vita.

-Ehi, ma quando...? E come...?- balbettò di nuovo Chat Noir.

Robin mostrò il suo armadietto: c'era un borsone dotato di doppiofondo. Era lì che teneva nascosto il costume da supereroe.

-Sono abituato a cambiarmi con poco preavviso. Ora muoviamoci, prima di divenire come quelli!-Si sentirono, infatti, dei colpi provenire dalla porta dello spogliatoio.

E vari: -Bacino...!-

I tre supereroi raggiunsero il tetto.

Ladybug li stava già aspettando.

Non si stupì della presenza improvvisa di Chat Noir. Fu più sorpresa dalla presenza degli altri due supereroi.

-Robin? Blue Beetle? Anche voi qui?-

-Abbiamo promesso di aiutarvi, ricordate?- ricordò Blue Beetle.

Chat Noir ridacchiò, mentre osservava le persone colpite dai baci volanti di Zombacino.

-Certo che è davvero strano. Una coccinella, un gatto, un pettirosso ed uno scarafaggio contro un'orda di zombie.-

-Non è il momento per le tue battute, gattino.- tagliò corto Ladybug; rivolse uno sguardo cagnesco a Robin.

“E tu guarda cosa hai combinato!” pensò, senza dirlo.

Anche lei sapeva che Robin era Damian Wayne, e Blue Beetle era Jaime Reyes.

Ma Chat Noir non doveva scoprirlo.

Nightwing e Red Hood, dopo aver eseguito una perfetta capriola per aria, si unirono ai ragazzi. E Starfire era con loro.

-Voi?- si stupì nuovamente Ladybug -Come avete fatto ad arrivare così presto?-

-Raven ha percepito una forte sensazione negativa provenire da qui.- spiegò Starfire -Ed ha avvertito tutti noi.-

-Ma non siete tutti.- notò Chat Noir. Mancavano, infatti, Red Robin, Beast Boy e Raven.

-Gli altri sono impegnati nella missione principale. Fidatevi, noi siamo più che sufficienti.-

-Spero non siamo arrivati troppo tardi.- si preoccupò Nightwing -Cosa è successo?-

-Chiedete a lui.- rispose Blue Beetle, indicando Robin.

-Ehi, ho già chiesto scusa!-

Ricevette altri sguardi di rimprovero dal “fratello maggiore”.

-Ho solo risposto male a mademoiselle Bustier, quando voleva che mi confidassi con lei...-

La naturalezza e l'indifferenza con cui lo aveva confessato irritò ancor più Ladybug e Chat Noir.

Non lo avrebbero perdonato facilmente.

Nightwing sospirò.

-Ah, ma come dobbiamo fare con te...?-

-Non vorrei interrompere la ramanzina, ma come facciamo con quelli?- notò Red Hood, indicando gli zombie che si stavano arrampicando sui muri della scuola, per raggiungere i supereroi.

In mezzo a loro dominava la causa, Zombacino.

-Damian Wayne!- chiamava, a gran voce.

Dovevano interrompere le chiacchiere. C'era una missione da compiere.

-Dobbiamo trovare la akuma!- indicò Ladybug, seria -Ma da qui non riesco a vedere chiaramente!-

-Vuoi?-

Red Hood le stava porgendo un binocolo, uno dei tanti gadget che avevano portato da Gotham.

-Ah, grazie.-

Non era un binocolo comune: accanto alla figura di Zombacino, infatti, notò una scheda con le informazioni anagrafiche.

-Wow, questa sì che è alta tecnologia!-

-Sì, senza di queste non faremo il nostro lavoro, a Gotham.-

Era incredibile come fosse possibile essere eroi senza poteri, pensò Ladybug.

-L'altra volta era bastato toglierle il rossetto, per farla tornare normale.- spiegò, ricordando la prima volta in cui aveva affrontato Zombacino -Ma stavolta non sarà così.-

-Che vuoi dire, Milady?-

-Ha qualcosa in mano. E sono sicura che l'altra volta non ci fosse. È lì che deve trovarsi l'akuma.-

-Qualche piano?- domandò Nightwing.

Gli zombie stavano aumentando di numero. Tra loro si era unito anche il preside Damocles e mademoiselle Mendeleiev. Ed il resto dei compagni di classe dei due supereroi parigini.

E stavano creando una scala umana, per raggiungere i supereroi.

-Dobbiamo separarci.- propose Ladybug -Il nostro obiettivo è il tablet che Zombacino ha tra le mani. Se disperdiamo la sua orda di zombie, sarà più facile arrivare a lei. Solo che ancora non so come.-

-Bene, per adesso seguiamo il tuo piano, Ladybug.- approvò Nightwing, tirando fuori il suo rampino -Attenderemo eventuali sviluppi. Teniamoci in contatto.-

Lo yo-yo ed il bastone fornirono degli auricolari ai propri portatori.

-Conoscete già i nostri contatti?- domandò Ladybug.

-Niente è impossibile, per me, mia cara.- sentì nell'auricolare, cogliendola di sorpresa -Ah, scusami, sono Red Robin.-

Lo sguardo sorpreso dei due supereroi parigini era molto più eloquente di mille domande.

-Le spiegazioni dopo.- tagliò corto Nightwing -Ora scappiamo!-

Starfire si mise in mezzo all'orda, volando rasoterra.

-Ehi, qualcuno vuole darmi un bacino?- provocò, mettendosi in posa seducente.

Come previsto una parte delle persone si avvicinò a lei.

-Bacino...!- mormorarono, inseguendola.

Lei si elevò un poco più in alto, cercando di distanziarsi da loro.

Robin osservò la scena, poco convinto.

-Io giuro che sto per vomitare...- borbottò, disgustato.

-Guarda il lato positivo, Robin.- sdrammatizzò Chat Noir -Almeno sai che finirà quando Milady lancerà il suo “Miraculous Ladybug”.-

-Sì, ma chi me lo toglie dalla memoria...?-

Per Robin, quegli zombie baciatori erano più traumatizzanti della trasformazione di Jaime Reyes in Blue Beetle per Chat Noir.

-Bene, ora tocca a noi.- annunciò la supereroina parigina.

Si rivolse ai colleghi di Gotham: -Vi prego, non fate del male a nessuno.-

-Tranquilla.- rassicurò Nightwing, mostrandole dei piccoli oggetti sferici -Se le cose si mettono male, useremo i fumogeni.-

-Attirate gli zombie in parti diverse della città e trovate un modo per bloccarli. Io penso a Zombacino. Se tutto andrà bene, la porterò alla Torre Eiffel.-

-Ottimo, ci vediamo lì.-

Anche Blue Beetle volò dal tetto. Robin, Red Hood e Nightwing usarono i rampini, per spostarsi di tetto in tetto. E Chat Noir usò il suo bastone.

-Ehi, sono qui!- chiamò Blue Beetle, dopo aver fischiato, attirando un'altra parte degli zombie.

-Bacino...!-

Anche gli altri fecero lo stesso.

-Chi vuole un bacino dal gattino?- canzonò Chat Noir, facendo un piccolo ballo per attirare l'attenzione -Bacini, bacini, bacini!-

Zombacino lo fissò con uno strano sorriso sul volto.

-Vieni, micio micio!- esclamò -Dimmi dove si trova Damian Wayne!-

La sagoma della farfalla comparve nuovamente di fronte al suo volto.

-Non distrarti, Zombacino! Prendi il Miraculous!- ordinò Papillon.

-Beh, un po' qui un po' là, chi lo sa? Io non lo so.- rispose il ragazzo, con aria di scherno.

-Ah, non me lo vuoi dire? Peccato, ma ti darò lo stesso un bel bacino.-

Si baciò la punta delle dita delle mani e vi soffiò sopra: delle labbra nere volarono verso di lui.

Un rapido colpo di bastone lo disintegrò.

-Mi spiace, ma io accetto solo baci dalla mia Milady.-

-Prendetelo, miei tesorini! Io continuerò a cercare Damian Wayne!-

-Invece no, Zombacino!-

Lo yo-yo rosso con i punti neri si avvolse intorno al polso libero.

Ladybug era alle sue spalle, con aria determinata.

-Mademoiselle Bustier, lo so che Damian l'ha ferita, ma questo non è il modo di risolvere la questione!-

-Io non sono più mademoiselle Bustier! Sono Zombacino!-

Strattonò il cavo, nel tentativo di trascinarla a sé, ma Ladybug riprese lo yo-yo appena in tempo.

Altri baci volanti volarono verso di lei, ma nessuno la prese.

Esattamente come il resto dei colleghi, anche Ladybug decise di percorrere Parigi dall'alto.

Zombacino, senza indugi, si lanciò al suo inseguimento, influenzando, nel frattempo, altri parigini.

 

Un osservatore, posizionato su un tetto non molto distante dalla François Dupont, non era soddisfatto dello spettacolo sotto i suoi occhi. Anzi, era proprio deluso.

-Questa è la cosa più melensa e disgustosa che abbia mai visto...- commentò, disgustato, Deathstroke, distogliendo l'occhio dal mirino -Ma cosa avrà avuto in mente, Papillon...?-

 

Trovare un luogo in cui trattenere gli zombie di Zombacino non sarebbe stata un'impresa semplice.

Red Robin stava seguendo la vicenda grazie ai droni ed alle telecamere della città: avrebbe seguito i colleghi a distanza.

E sperava di poter scoprire il nascondiglio di Papillon, basandosi sulla sensazione provata da Raven.

-La metropolitana!- esclamò, a Nightwing -Fai in modo che entrino nella prossima metro!-

-Ma così ce ne saranno di più!-

-Saranno, però, lontani dal punto di incontro stabilito da Ladybug!-

-Ricevuto!-

C'era una buona distanza tra il supereroe ed i suoi inseguitori.

E, per fortuna, le scale della metro non erano lontane.

La metro era arrivata proprio in quel momento.

-Permesso, scusate!- disse, entrando e scostando i vari pendolari.

Come previsto, gli zombie lo seguirono anche lì dentro, baciando i primi che incontravano.

Facendo leva sulla sbarra, Nightwing uscì con un'acrobazia degna di un circense.

Le porte si chiusero un attimo dopo e la metro sfrecciò verso il lato opposto della Torre Eiffel.

Nightwing si permise un bacio di addio.

-Bon voyage!- augurò, sperando che il “Miraculous Ladybug” avrebbe risolto tutto anche quella volta.

Tirando un sospiro di sollievo, uscì dalla metro, in mezzo a tanti sguardi perplessi dei parigini.

-Bene, ora la Torre Eiffel...-

Sentì qualcosa toccargli la spalla.

Una mano a lui familiare.

-Kory? Cosa fai qui?-

C'era qualcosa di strano nello sguardo di Starfire. Un sorriso che non era da lei.

-Dick...- mormorò lei, con tono sensuale -Ricordi il nostro primo incontro?-

Lui indietreggiò, imbarazzato.

-Beh... ecco... sì, ma ti pare questo il momento?-

-E non vorresti replicarlo?-

Prese il volto del giovane tra le sue mani, avvicinandosi sempre di più.

-Bacino...-

Quando Nightwing se accorse, era troppo tardi: un segno di labbra viola sul suo punto vita.

Ma ormai le labbra di Starfire erano sulle sue.

 

Ladybug aveva pregato di non far del male a nessuno.

Ma le pistole di Red Hood spararono comunque qualche colpo: non prese nessuno. Erano solo spari per terra, per far arretrare le persone.

-Statemi lontano!-

Come proposto da Ladybug, ognuno di loro aveva fatto il possibile per seminare i propri inseguitori e rinchiuderli in luoghi da cui era difficile scappare. Soprattutto seguendo le indicazioni di Red Robin.

Ma altri erano apparsi.

Anche una volta riuniti sotto la Torre Eiffel, scappare era inutile.

-Ce ne sono troppi!- esclamò Blue Beetle, l'unico in grado di volare tra supereroi sopravvissuti ai baci degli zombie.

-Di qua, presto!-

Ladybug aveva lanciato lo yo-yo in alto, agganciando una parte della Torre Eiffel.

Robin e Red Hood pensarono alla medesima cosa: dalle loro tasche, presero dei fumogeni, che scagliarono per terra.

I supereroi furono circondati da un'alta cortina di fumo, che coprì la loro fuga.

Il loro nuovo rifugio sarebbe stato sulla Torre Eiffel, ma almeno nessuno si sarebbe attaccato ad uno di loro.

-Non vedo Nightwing o Starfire...- fece notare, quasi preoccupata, Ladybug.

-Ehi, ragazzi...-

Quella voce femminile fece rabbrividire tutti loro.

Starfire si presentò volando verso la loro posizione.

-Bacino...?-

-Cielo! Anche lei!- esclamò, spaventato Blue Beetle; il suo avambraccio destro si tramutò in un cannone laser, con cui colpì la collega.

Starfire precipitò.

-Ma, Blue Beetle...!- protestò Ladybug, sporgendosi dalla ringhiera, preoccupata.

-Tranquilla, sopravvivrà. Ha subito colpi peggiori.-

-Non siamo al sicuro qui!- fece notare Chat Noir, guardando verso il basso, preoccupato -Quegli zombie baciatori arriveranno presto, qui.-

-E spero che risolviamo al più presto questa situazione.- aggiunse, acido, Robin -Sto letteralmente avendo la nausea.-

-Non sarebbe accaduto, se non fossi stato te stesso, bello!- rimproverò Blue Beetle.

Anche Ladybug e Chat Noir erano della loro stessa opinione. Ma non dissero nulla, per evitare di farsi scoprire.

-Ora non litighiamo, ragazzi.- li fece comunque tacere Ladybug -Zombacino sarà qui a momenti.-

-Diciamo pure a secondi.-

Red Hood aveva indicato dietro.

L'ascensore si aprì: gli stivali neri di Zombacino furono i primi ad uscire.

-Dove nascondete Damian Wayne?- domandò.

Robin arretrò di un passo, deglutendo.

-Non è con noi, se è questo che vuoi sapere.- rispose Chat Noir, mettendosi in posizione di combattimento.

-Oh, non è il caso di essere così aggressivi, micetto. Non possiamo risolverla in un altro modo?-

Si baciò di nuovo le dita e mandò i suoi baci ai supereroi.

I proiettili di Red Hood li distrussero uno per uno.

-Spiacente, niente sdolcinatezze, qui.-

Ancora una volta, scalarono di un altro piano, per sfuggire da Zombacino ed i suoi seguaci.

Dovettero raggiungere la cima.

-Milady, meglio che te ne esca con un piano, prima di fare la stessa fine di Starfire.-

Erano ormai con le spalle al muro.

Era il momento, per Ladybug, di agire.

Lanciò lo yo-yo in alto.

-Lucky Charm!-

Puntini neri e rossi si riunirono in un punto, formando un oggetto che li avrebbe aiutati contro Zombacino.

Atterrò nelle mani di Ladybug.

-Una cornice per quadri?-

A forma rettangolare, senza tela all'interno.

-Avevi intenzione di farti un ritratto, Milady?-

-Non mi sembra il momento per dipingere.- commentò, acido, Robin.

Dei colpi li distrassero: gli zombie avevano raggiunto i supereroi.

Red Hood provò di nuovo a spaventarli con dei colpi a vuoto.

-Ah, se solo Raven fosse qui!- esclamò Blue Beetle, seguendo l'esempio del collega, con i proiettili laser -Ci avrebbe salvato con i suoi scudi!-

Ma Raven era rimasta con Audrey Bourgeois e Nathalie Saintcoeur, per non destare sospetti.

Tra gli zombie, se ne distinse uno, che si avventò su Red Hood.

-Bacino!-

Il suo volto era molto vicino al casco.

-Nightwing! Anche tu?!- esclamò, cercando di tenere il collega il più lontano possibile da lui.

Prese una delle sue pistole, per poi picchiare il collega sulla tempia con l'impugnatura.

-Che schifo, che schifo, che schifo!- esclamava, ad ogni colpo.

Alla fine, riuscì ad allontanarlo con un calcio.

Ma altri zombie tentarono di circondarlo.

Blue Beetle si mise alle spalle di Red Hood, cominciando a spintonarli, con l'aiuto del suo scudo. Scarab, alle sue spalle, allungò due zampe, frustando chiunque volesse avvicinarsi ai due supereroi.

-Li distraiamo noi!- informò -Voi tre pensate a lei!-

Tanti suoni di baci in un unico posto.

Robin era sempre più disgustato.

E la situazione peggiorò con la comparsa di Zombacino, proprio di fronte a loro.

-Siete in trappola, miei tesorini...- sibilò, allungando una mano in avanti -Forza, datemi i vostri Miraculous, cari. E ditemi dove avete nascosto Damian Wayne. O farete la fine dei vostri due amici.-

Naturalmente, nessuno dei tre supereroi era disposto a soddisfare le richieste.

Robin era già pronto a sfoderare la sua katana e Chat Noir il suo bastone.

Ladybug dovette guardarsi velocemente intorno, per scoprire come usare il Lucky Charm.

Tutto si era colorato di grigio.

Poi, qualcosa si illuminò di rosso con i puntini neri: Blue Beetle.

Poi la cornice.

Zombacino.

Chat Noir.

Ed il registro.

-Io non credo proprio, Zombacino!- ribatté, determinata, Ladybug; alzò la voce -Blue Beetle! Tieni!-

Lanciò la cornice verso il ragazzo dall'armatura blu.

Volò via dagli zombie che volevano baciarlo, scampandola all'ultimo.

Prese la cornice al volo.

Zombacino combaciava perfettamente all'interno. Infatti, rapido, la intrappolò in essa.

Le sue mani non avrebbero mai più raggiunto le labbra.

-Chat Noir! Tocca a te!-

Il collega comprese all'istante: alzò il braccio per aria.

-Cataclisma!-

L'aura nera circondò la sua mano. Era destinato al tablet.

Ma appena compì un passo, alcuni zombie sfuggiti da Red Hood lo spintonarono a terra.

Il Cataclisma colpì la Torre Eiffel invece del tablet: si colorò interamente di ruggine.

Infatti, cominciò a cedere, inclinandosi da un lato.

-Oh, no! Chat Noir!- esclamò, preoccupata, Ladybug.

Gli zombie erano sopra il supereroe. Uno di loro riuscì a baciarlo sul collo.

L'influsso di Zombacino non tardò a manifestarsi.

-Bacino...-

Red Hood stava ancora lottando contro altri zombie. E anche Blue Beetle, con l'aiuto di Scarab.

Erano rimasti solo Ladybug e Robin.

-Non credete di averla vinta!- minacciò Zombacino, tentando di liberarsi -Aspettate solo che mi liberi...!-

Il Cataclisma era già stato usato.

Dovevano trovare un altro modo, per distruggere il tablet.

Robin strinse un pugno ed anche gli occhi, determinato.

Sfoderò la katana, scattando verso di lei.

-Robin! Che stai facendo?!- si allarmò Ladybug.

Lesto, diede un calcio sulla mano di Zombacino, costringendola a mollare ciò che teneva in mano.

Il tablet volò per aria.

-Tutto questo è colpa mia.- ricordò -E sarò io a rimediare!-

Un rapido colpo di katana tagliò l'oggetto akumizzato in due.

La akuma uscì da esso.

Ma non sarebbe volato lontano.

Ladybug aprì il suo yo-yo.

-Niente più malefatte, piccola akuma.-

Lo roteò più volte.

-Ladybug sconfigge il male!-

Lo lanciò in avanti, prendendo la akuma. Lo yo-yo si chiuse su di essa.

-Presa!-

Una volta riaperto, una farfalla bianca volò via.

-Ciao ciao, farfallina...-

Riprese la cornice che intrappolava Zombacino e la lanciò in alto.

-Miraculous Ladybug!-

Uno stormo di puntini rossi e bianchi coprirono nuovamente Parigi, riparando ai danni compiuti da Zombacino. Le persone smisero di schioccare baci all'aria.

La melma nero-viola la coprì di nuovo, annullando la trasformazione. Tornò ad essere mademoiselle Bustier.

-Ma che è successo...?- domandò lei, confusa.

I sei supereroi presenti si riunirono, scambiandosi i pugni.

-Ben fatto!-

Starfire era l'unica a non essere con loro. Si era appena ripresa dal laser di Blue Beetle e dalla caduta.

 

Ennesimo fallimento di Papillon.

E come al solito, batté il bastone per terra dalla rabbia.

-Ancora una volta sei riuscita a sconfiggermi, Ladybug! E quegli impiccioni di Gotham sono irritanti tanto quanto te! Ma se è vero che l'amore può tutto, allora niente potrà impedirmi di realizzare il mio sogno!-

La finestra si chiuse di nuovo, alle sue parole.

Il pomolo si illuminò. Come lo yo-yo di Ladybug ed il bastone di Chat Noir, anche il bastone poteva essere usato come telefono.

-Sì?- rispose.

-Che cosa si è messo in testa, Papillon?-

Deathstroke. Aveva assistito a tutto, senza intervenire.

-Voglio dire... sul serio? Zombie che baciano? Non ho mai visto niente di più ridicolo e disgustoso in tutta la mia vita! Cosa ha da dire in sua difesa? Che anche questa persona akumizzata era un diversivo?!-

L'arroganza del mercenario irritava Papillon. Ancor più dei suoi fallimenti.

-Senta, posso dire...-

-No, si risparmi le scuse.- tagliò corto l'altro, con tono infastidito -Non mi importa. Fatto sta che anche questa sua bravata non le ha fatto ottenere i Miraculous. Per oggi posso chiudere l'unico occhio che ho, ma questa è l'ultima volta che decido di ignorare un suo fallimento. Se non accetterà il mio aiuto, allora sarò io a dichiarare nullo il nostro accordo. E lei sa cosa potrebbe accadere, se il nostro accordo si conclude.-

Papillon digrignò i denti. Per poco la sua mano non frantumò il bastone.

Ancora minacce.

Sebbene fosse lui il cliente, era lui ad essere manovrato.

Realizzò che non aveva nulla con cui controbattere.

Riprese il controllo, respirando dal naso.

Non aveva più un'aria determinata. Ma rassegnata, piena di timore.

-Va bene, signor Wilson...-

-Deathstroke.-

-...Deathstroke. Farò come vuole lei, la prossima volta.-

Aveva deciso, finalmente, di giocare un'altra mano, con un'altra strategia.

Per il suo bene e quello di Adrien.

-Non si rimangi la parola.-

 

-Davvero l'ho fatto...?-

Nightwing non ricordava nulla della sua ipnosi. Arrossì dall'imbarazzo, quando Red Hood gli raccontò quanto accaduto.

-Hai cercato di baciarmi!- lamentò, con tono disgustato.

-Sul serio?!-

Si toccò la testa.

-Allora deduco che il mal di testa che ho adesso sia...-

-...il mio tentativo di fuggire da te, sì.-

E gli mostrò persino come.

-Dovevi proprio picchiarmi con la tua pistola?- si toccò la tempia -Lo sentirò per una settimana...-

-Chiedo scusa, la prossima volta ti pianto direttamente una pallottola nella fronte, così non senti più alcun dolore.-

Gli altri risero, nonostante la natura macabra della battuta.

Starfire raggiunse i colleghi.

-Nightwing, mi deludi. Mi tradisci con uno dei tuoi “fratelli”, adesso...?- disse, con aria da falsa offesa.

Nightwing divenne più rosso del casco di Red Hood, dall'imbarazzo.

-No, Starfire...! Non è come sembra...!-

Alla fine, rise anche lei.

-Sciocchino, stavo scherzando! In fondo è colpa mia, che mi sono fatta beccare come una stupida da uno di quelli. Per fortuna, è tutto finito.-

Aveva l'aria serena, in volto: non aveva riportato danni, dal colpo di Blue Beetle. Anzi, sembrava non averne subiti affatto.

O era semplicemente contenta che un'altra persona fosse stata liberata dall'influsso malefico di Papillon.

-Non è che riporteresti mademoiselle Bustier a casa?- chiese Ladybug.

-Ma certo.-

La professoressa era ancora seduta per terra, confusa.

Starfire cercò di consolarla con un dolce sorriso.

-Venga, mademoiselle.-

La prese tra le sue braccia con delicatezza.

-Oh, grazie. Sai, non ho mai volato prima d'ora. Non tra le braccia di un supereroe.-

-Si fidi, sarà un'esperienza memorabile, glielo assicuro.-

La professoressa salutò con la mano il resto dei supereroi, ringraziandoli di averla salvata.

Ladybug, Chat Noir, Nightwing e Blue Beetle ricambiarono il saluto.

-Ragazzi, che giornata...- commentò l'ultimo.

-Puoi ben dirlo.- approvò Chat Noir, quasi ridendo.

Gli orecchini iniziarono a suonare.

-Oh, devo scappare! Grazie di nuovo per l'aiuto, ciao!-

Lanciò lo yo-yo, agganciando un camino. Doveva tornare a scuola, prima di ritrasformarsi.

Anche Chat Noir doveva percorrere la stessa strada.

Ma prima doveva concludere una questione.

-Ehi, tu non hai niente da dire?- fece, incrociando le braccia.

Tutti gli sguardi erano puntati su Robin.

-Eh?-

-Mademoiselle Bustier voleva solo aiutarti. E tu le hai risposto male. Il minimo che tu possa fare è scusarti con lei.-

-Chat Noir ha ragione, Robin.- aggiunse Nightwing -Hai spezzato il cuore di una persona che voleva aiutarti. Se è stata akumizzata, è colpa tua.-

-In principio, non deve impicciarsi dei miei affari!-

-Non è una buona scusa per risponderle male! Domani, a scuola, ti scusi con lei! O lo dico a tuo padre, e lo sai che è peggio, se è lui a farti le ramanzine!-

Robin serrò le labbra, infastidito.

Odiava quando Nightwing o un altro dei “fratelli” metteva in mezzo suo padre, per costringerlo a fare cose che non voleva fare. O forse sì, voleva farlo.

Forse, in fondo, non voleva rispondere in quel modo, a mademoiselle Bustier.

Provò un po' di pentimento, non appena aveva notato a cosa aveva portato.

Non voleva far akumizzare mademoiselle Bustier. Non immaginava di averle spezzato il cuore.

D'altronde, nessuno, in tutta la sua vita, si era comportato con lui come si era comportata lei.

Era un tipo di persona a cui non era stato abituato.

In fondo, Parigi non era Gotham. Vivevano altri tipi di persone.

-Sì, forse avete ragione...- ammise, con un filo di voce -Va bene, mi scuserò.-

Nightwing sorrise, soddisfatto.

-Bene, vedo che stai imparando.-

Anche l'anello di Chat Noir iniziò a suonare.

-Sì, anche per noi è ora di tornare a scuola, prima che qualcuno inizi a fare domande.-

-Vuoi un passaggio?- propose Blue Beetle, già spiegando le ali meccaniche.

-No, sarebbe troppo strano vedere un gatto trasportato da uno scarafaggio.-

I tre supereroi adolescenti percorsero la stessa strada, per tornare alla François Dupont.

Nightwing e Red Hood ne percorsero un'altra, per rientrare a villa Wayne.

Ritrovarono Red Robin ancora di fronte al computer. Beast Boy era accanto a lui.

-Novità su Papillon?- domandò Nightwing.

-Ho fatto una mappatura delle possibili traiettorie che la akuma deve aver percorso fino alla François Dupont.- informò Red Robin, mostrando una mappa di Parigi; un punto rosso era proprio sulla François Dupont -I droni hanno catturato qualcosa. E questo sta restringendo il campo in questa zona.- un cerchio giallo stava circondando un intero quartiere parigino -Ma di più non sono riuscito a scoprire.-

-E su Deathstroke?-

-Meno che mai. Mi dispiace, ragazzi.-

Su Deathstroke erano ancora al punto di partenza.

Ma, almeno, stavano per arrivare a Papillon.

-Non importa.- dichiarò Nightwing -L'importante è che adesso il campo si sia ristretto.-

Trovare Deathstroke non sarebbe stato più complicato, una volta scoperto il nascondiglio di Papillon.

Questo diede speranza ai supereroi di Gotham.

 

Del giorno precedente sembrava non esserci più traccia. Lo spavento era ormai passato.

Ma tutti gli alunni della A continuavano comunque a fissare Damian con aria cagnesca, di rimprovero.

Lui provò solo fastidio, non colpa.

Giunse finalmente la fine dell'ultima lezione.

Lasciarono tutti le proprie classi.

Tranne Damian.

Lui fu l'ultimo ad uscire; si fermò sulla soglia, guardando indietro: l'ultima lezione era stata quella di storia, con la professoressa Bustier.

Lei stava rimettendo il suo registro nella borsa, con aria sorridente e serena.

Ripensò a quanto accaduto il giorno prima, cosa aveva causato la sua risposta.

Esternamente, non lo mostrava, ma dentro provò davvero un piccolo senso di colpa.

Non era sua intenzione ferire una persona.

Ma aveva comunque promesso di chiederle scusa.

-Mademoiselle Bustier...- disse, con un filo di voce.

Lei alzò la testa.

-Oh, Damian. Vieni, accomodati, caro.-

Lui chiuse la porta, avvicinandosi a lei.

Guardò in basso, intrecciando le dita, imbarazzato.

-Ecco, io... mi dispiace per la reazione di ieri.- si scusò -Non la prenda sul personale. È che io... ecco, insomma... non sono abituato ad essere trattato così, con gentilezza. Nessuno, a parte forse mio padre, si è mai davvero interessato a come mi sentissi.-

Mademoiselle Bustier osservò il ragazzo con compassione.

Il giorno precedente, quando Starfire l'aveva riaccompagnata a casa, le aveva detto qualcosa, su Damian.

-La prego, perdoni Damian, per come si è comportato con lei.- le aveva detto, con un sorriso dolce e rassicurante -Purtroppo, non ha mai conosciuto l'amore, nella sua vita, neppure quello dei genitori.-

Non avrebbe mai immaginato di conoscere una persona che non avesse mai conosciuto l'amore, nella sua vita. Questo spiegava il suo carattere chiuso e la sua costante espressione triste sul volto.

Gli sorrise dolcemente, come una madre affettuosa.

E, nello stesso modo, gli mise una mano sulla spalla; lo stesso gesto da lui rifiutato il giorno prima.

-Se hai bisogno di confidarti, io ti ascolto, caro.-

Quel tocco così dolce, caldo, premuroso, fecero quasi lacrimare il ragazzo.

E lui non piangeva facilmente.

Nessuno gli aveva mai parlato come gli stava parlando quella professoressa dolce e premurosa.

Nessuno si era mai premurato dei suoi sentimenti o cosa volesse.

Non prima di conoscere il padre ed i “fratelli”.

Si sentì uno stupido, per averle risposto in quel modo, il giorno prima.

Tanto valeva fare un tentativo.

Con una manica della felpa, si asciugò le lacrime che a stento stava trattenendo.

Insieme, si misero a sedere sui posti degli studenti, precisamente in quelli di Chloé e Sabrina.

-Ho passato l'infanzia con mia madre e mio nonno.- iniziò a raccontare Damian -Certo, non esempi di familiari affettuosi...-

Tante orecchie erano appoggiate alla porta della classe.

-Sentite qualcosa?- domandò Jaime, in inglese. Adrien tradusse per i compagni.

-Se continuate a mormorare, non sentiamo niente.- protestò Alya, a bassa voce.

Non avevano rinunciato al loro progetto di portare i ragazzi di Gotham a fare un giro per le loro mete preferite di Parigi. E notando come Damian era tornato di sua spontanea volontà dalla professoressa Bustier, lo avevano perdonato per il giorno precedente.

Ma erano comunque curiosi di scoprire cosa si stessero dicendo.

Si allontanarono, non appena udirono i loro passi avvicinarsi sempre più alla porta.

Videro mademoiselle Bustier abbracciare Damian per una spalla e continuando a sorridergli dolcemente.

-Damian, mi dispiace tanto per la vita che hai passato.- commentò lei, provando compassione per il ragazzo di Gotham -Non deve essere stato facile. Ma sono contenta che tu abbia trovato la forza di confidarti con me.-

Damian stava sorridendo, in effetti. E non era un sorriso forzato.

-Grazie, professoressa.- ringraziò, tirando su con il naso -Adesso mi sento molto meglio, in effetti.-

Ciò fece sorridere anche la professoressa.

-Ottimo. E ricorda, se hai bisogno di confidarti ancora, io sono disponibile.-

Damian non era una persona cattiva.

Semplicemente non era abituato ad essere trattato con gentilezza.

Motivo in più per incentivare la classe di Marinette a far fare ai ragazzi di Gotham un giro turistico per Parigi. Per insegnare la lingua locale ad uno e far scoprire la vita di un comune adolescente all'altro.

-Visto che non era così difficile?- puntualizzò Marinette, lasciando frecciatine a Damian.

Il ragazzo non riuscì a non provare imbarazzo.

-Sì...- mormorò -Scusatemi, per ieri...-

Adrien fu il primo a farsi avanti. Mise una mano sulla sua spalla.

-Tutto perdonato, Damian.-

Anche Alya fece un passo avanti.

-Allora, pronti per il Grande Tour?-

Damian e Jaime inclinarono la testa, confusi.

-Grande Tour?-

-Sì, oggi vi faremo fare un giro per le nostre mete preferite di Parigi!- informò Marinette, entusiasta -Niente obiezioni! Ordini della capoclasse!-

-Avete sentito, furboni? Niente obiezioni.-

Damian e Jaime si guardarono di nuovo, quasi divertiti.

-Va bene.-

Bastò una chiamata per non far arrivare la limousine per Damian e Jaime.

Tuttavia, c'era quella per Adrien.

-Mi dispiace. Sapete come è fatto mio padre.- si scusò, dispiaciuto per non poter uscire con gli amici -Divertitevi anche per me.-

Nemmeno Chloé e Sabrina si unirono ai compagni di classe.

-Forza, iniziamo il giro!- esultò Alya, entusiasta -Ovviamente, avete già visitato la scuola, ma guardiamola da più vicino.-

Fecero loro visitare la biblioteca, e la sala di arte.

-Qui facciamo le nostre ricerche di gruppo Ma non veniamo qui solo per sotterrare i nostri nasi sui libri. Qui organizziamo persino giornate film o tornei di videogiochi.-

-Il prossimo torneo di videogiochi è persino a breve!- aggiunse Max, entusiasta -Anche voi potete iscrivervi!-

-Bien sûr!- approvò Jaime, con il pollice alzato. Aveva solo imparato poche parole, ma adatte per conversazioni simili.

-E questa è la sala d'arte. Ci piace ritrovarci qui ogni volta che Nathaniel e Marc aggiornano il loro fumetto di Ladybug o quando dobbiamo preparare un cortometraggio per la scuola. Ma, in genere, qui siamo tutti liberi di scatenare la nostra creatività. Speriamo si scoprire presto anche la vostra.-

L'unico colore con cui Damian era abituato a colorare i muri era il sangue dei suoi nemici. Ma non volle rivelarlo.

Nemmeno a mademoiselle Bustier aveva rivelato di essere nipote di un assassino, per non allarmarla.

Si era limitato a descriverlo come “nonno severo”.

La seconda tappa furono i giardini del Trocadero.

-Qui è dove Alix e Kim si divertono a fare le gare di velocità.-

I due citati si misero in posa, fieri.

-Ma è anche un buon posto per ritrovarci ed ascoltare gli assurdi piani di Marinette per fare colpo su Adrien!-

Marinette divenne di tutti i colori.

-Alya!- rimproverò, agitando le braccia come un mulino a vento -Dovevi proprio dirlo ad alta voce?!-

-Saranno stranieri, ma di certo non stupidi. Anche un cieco saprebbe che hai una cotta per lui.-

Da come i due ragazzi ridacchiavano, le prove erano a favore di Alya.

-La prossima tappa è ovviamente la pasticceria dei genitori di Marinette!-

Erano già le quattro. Quindi l'ora della merenda. Quella tappa era più che adatta per l'occasione.

Appena aperta la porta del negozio, un invitante odore di croissant appena sfornati invase le narici di Damian e Jaime.

-Ciao, mamma, ciao, papà!- salutò Marinette -Loro sono i due ragazzi di cui vi ho parlato ieri, quelli appena arrivati da Gotham. Jaime, Damian, loro sono i miei genitori.-

Damian abbassò lo sguardo, imbarazzato. Jaime, invece, sorrise e salutò con la mano.

-Ah, i due americani! Che piacere vedervi!- salutò, con entusiasmo, Tom -Appena in tempo. Ho appena sfornato dei nuovi croissant. Volete assaggiare?-

Gli amici di Marinette non si tiravano mai indietro, quando si trattava di assaggiare i dolci appena sfornati della pasticceria Dupain-Cheng.

Anche Damian e Jaime ne presero uno. Era ancora caldo e fumante, ma non bruciava.

Per quanto riguardava il sapore... bastò un solo morso per dimenticare tutti i loro doveri come supereroi.

Era incredibile quanto fossero croccanti e burrosi nello stesso momento. Dolci, ma non in modo eccessivo.

Non esisteva pasticceria, a Gotham, in grado di fare dolci in quel modo.

Jaime si lasciò sfuggire un complimento nella sua lingua, lo spagnolo.

-¡Que rico!-

Persino Damian si emozionò.

-È fantastico, signori Dupain-Cheng!- complimentò.

Tom assunse un'espressione lusingata.

-Oh, davvero ti piacciono? Tieni, portane un po' a casa, così ci fai colazione domani!-

Senza indugio, Tom prese mezza dozzina di croissant e ne mise in un sacchetto.

-Ecco a te! Offre la casa!-

Damian rimase come paralizzato dalla sorpresa.

Ma mise comunque una mano in tasca, per tirare fuori il portafoglio.

Anche Sabine lo stava esortando a non pagare, con un gesto della mano.

-Beh, grazie...- ringraziò, con un cenno della testa.

Era un ambiente del tutto nuovo rispetto quello a cui era abituato a Gotham. Si respirava un'altra aria, a Parigi. Erano tutti gentili con lui, mademoiselle Bustier, i genitori di Marinette, i suoi compagni di classe...

Non era una sensazione così sgradevole.

Gli scappò persino un sorriso.

-Oh, giusto! Dobbiamo correre subito sulla Senna!- ricordò Marinette, battendosi la mano sulla fronte -Dovete assolutamente ascoltare i Kitty Section! Vi piaceranno da morire, assicurato!-

-Ah, allora non dimenticare questi!-

Tom porse alla figlia una scatola di media grandezza.

-Macaron per tutti i tuoi amici. E anche voi due, non fate complimenti. Fateci sapere come sono.-

-Sicuramente saranno deliziosi, monsieur Dupain.- esultò Alya -Alla prossima!-

-A bientôt!- salutarono Damian e Jaime.

Impiegarono meno di mezz'ora per raggiungere la barca di Anarka Couffaine, madre di Juleka, in cui i due ragazzi di Gotham fecero la conoscenza del fratello gemello di lei, Luka.

I momenti che li separavano al loro momento di tornare nella villa furono passati ad ascoltare le prove dei Kitty Section.

Jaime seguiva il ritmo con i movimenti della testa e picchiettando la mano sul ginocchio, sorridendo, ammirato: era incredibile come una ragazza di statura minuta come Rose fosse in grado di cantare con voce potente.

Persino Damian apprezzò l'esibizione. I suoi applausi si unirono a quelli dei compagni.

Non sarebbe bastato un giorno, per farli adeguare alla vita di Parigi.

Ma erano entrambi contenti di avere persone che li avrebbero aiutati a superare quelle difficoltà.

Era un ringraziamento da parte di Ladybug e Chat Noir per l'aiuto che stavano prestando nel salvare Parigi dalle akuma di Papillon.

   
 
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