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Autore: crazy lion    04/12/2021    1 recensioni
[I pilastri della terra]
[I pilastri della terra]Dopo che Aliena ha deciso di andare a cercare Jack, parte su una nave. Lì conoscerà una famiglia (tutti personaggi originali) e le difficoltà non mancheranno.
(Nel libro il viaggio è appena accennato, io l'ho allungato e reso un po' più difficile).
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ken Follett. Storia non a scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL VIAGGIO DI ALIENA

 
Aliena prese la prima nave per Wareham. Aveva scelto quella più economica per il viaggio, dato he il denaro che aveva le sarebbe servito dopo. La cavalla nera che aveva portato lei e il bambino fin lì non aveva mai visto il mare, e si spaventò., non volendo salire sulla passerella. Aliena la chiamò a sé e l’animale le strusciò il muso sul collo.
“Sei una brava cavalla” le sussurrò. “Devi esserlo anche adesso. E almeno a te posso dare un nome. Ti chiamerai Alba, se ti va.”
La cavalla nitrì forte, spaventando il piccino.
“lo prenderò come un sì” disse Aliena e poi si rivolse al bambino: “Shhh, non è successo niente, tranquillo.”
E lo calmò con una ninnananna.
Aliena era accecata dalle lacrime mentre porgeva il figlioletto a Ellen.
Ellen lo prese in braccio ma disse:
“No, non puoi. Ho sbagliato a suggerirtelo.”
Aliena pianse ancora di più.
“Ma c'è Jack” singhiozzò. “Non posso vivere senza Jack. Non posso. Devo cercarlo.”
“Oh, sì” disse Ellen. “Non ti sto consigliando di rinunciare al viaggio.
Ma non puoi lasciare qui il bimbo. Portalo con te.”
Soffocata dalla gratitudine, Aliena pianse ancora di più.
“Lo credi davvero?”
“Si è trovato benissimo durante il viaggio per arrivare qui. Il resto del percorso non sarà molto diverso. E poi, non apprezza molto il latte di capra.”
Il capitano della nave disse:
“Vi prego, signore: la marea sta per cambiare.”
Aliena riprese il bambino e baciò Ellen.
“Ti ringrazio. Sono così felice.”
“Ti auguro buona fortuna” disse Ellen. Aliena salì a bordo.
Partirono subito dopo. Assieme a lei c’erano due muratori, che dicevano che al di là del mare i salari erano più alti e un giovane che andava a Tolosa. Ma Aliena vide salire a bordo anche una famiglia formata da padre, madre e due figli. Si alzò – era seduta in mezzo alle merci e ai cavalli – e andò da loro. Pioveva e la tolda non li copriva completamente, anche se quei quattro avevano trovato un posto più riparato del suo e quindi non si bagnarono. Il moto ondeggiante della nave fece addormentare il bambino.
“Salve!” salutò Aliena.
“Salve a voi” disse l’uomo, che aveva i capelli nerissimi come la moglie e i figli. “Io sono Tom.”
Come il costruttore pensò Aliena.
“Mia moglie Colette e i miei figli Anna e Henry.”
Aliena li salutò cordialmente. Poi si ricordò che era una donna sola con un bambino e che avrebbe dovuto fornire qualche spiegazione.
“Sono vedova da poco” mentì. “Mio marito è morto quando è nato mio figlio.”
“Povera cara, dev’essere stato dolorosissimo per voi” disse Colette e poi tossì.
Ad Aliena quella tosse non piaceva affatto. Era grassa e sembrava volerla soffocare.
“Sì, e sto ancora soffrendo” continuò Aliena. “Mia sorella avrebbe dovuto accompagnarmi in questo viaggio, ma si è ammalata.”
“Capisco” disse Tom. “Quindi viaggiate sola.”
“Sì.”
“Non hai paura?” chiese Anna ad Aliena.
“Tesoro, si dà del voi alle persone che non si conoscono” la rimbrottò bonariamente il padre.
“Scusatemi” disse Anna abbassando lo sguardo.
“Non preoccuparti, il tu va benissimo. No, non ho paura, perché so che sono forte e posso farcela.”
“E dove siete diretta?” chiese Tom.
“A Barfleur” rispose lei. “Da lì proseguirò verso sud, credo. C0è una cosa molto importante che devo fare.”
La pioggia si intensificò, ma almeno lì la tolda copriva completamente la famiglia. Ma quando iniziarono ad arrivare anche raffiche di vento forte, la pioggia cadeva di traverso e incominciò a bagnare anche Aliena e gli latri. La ragazza si avvicinò al capitano.
“Capitano, la pioggia ci bagna tutti. Così ci ammaleremo. Sono preoccupata per i bambini, non solo per il mio ma anche per quelli dell’altra famiglia. Non vorrei che si ammalassero. E sono anche in pensiero per Colette, la moglie. L’ha visitata qualcuno?”
“Ho chiamato ora il medico” disse l’uomo.
“Comunque, io sono la figlia del conte Bartholomew, che è decaduto, sì, ma è pur sempre un conte” ci tenne a ribadire. “Per cui esigo che le donne e i bambini vadano sottocoperta, per ripararsi dal maltempo.”
“Voi esigete qualcosa? Solo perché una volta avevate molto potere non significa che dobbiate esigere qualcosa da me. Sono io il capitano di questa nave, do io gli ordini.” Aliena stava per rispondergli per le rime, quando lui continuò: “Ma avete ragione. Donne e bambini sottocoperta!” urlò.
Tom chiese ad Aliena di portare sottocoperta anche i suoi bambini, perché lui desiderava aspettare il medico assieme alla moglie.
“Nessun problema” disse la ragazza e prese in braccio anche Henry.
“Anna, vai con la signorina.”
“Ma io voglio restare con la mamma!” si lamentò la piccola.
“La mamma sta male, ora un medico verrà a visitarla. Vai con Aliena, su.”
Anna la seguì, poco convinta.
“Aliena!” la richiamò Tom.
“Sì?”
Lui le mise sulla spalla una borsa.
“Qui ci sono alcuni giocattoli per i bambini. Bambole per Anna e sonagli per i più piccoli.”
“Vi ringrazio.”
Intanto il capitano aveva portato delle coperte calde con le quali Tom aveva avvolto Colette, in modo che non prendesse freddo e non si ammalasse ancora di più.
Il sottocoperta era uno spazio piccolo, lungo un paio di metri e largo appena uno e mezzo e sopra due assi di legno c’erano due rozze assi sulle quali erano appoggiati dei piccoli materassi che non bastavano nemmeno per l’intero corpo di Aliena. La ragazza ci mise sopra i due bambini. Lei e Anna avrebbero dormito sedute, quella notte. Per un po’ nessuna delle due parlò.
“Tu sei buona?” chiese Anna ad Aliena.
“Sì. Qualcosa ti ha fatto pensare il contrario?”
“No, è che non mi trovo mai molto bene con gli sconosciuti.”
“Perché non giochiamo un po’, finché il tuo fratellino e il mio bambino dormono?”
“Va bene.”
Fecero finta di preparare loro una tisana e poi cambiarono voce per farle parlare.
“Questo tè è buonissimo!” esclamò Aliena, che teneva in mano una bambola che Anna le aveva detto chiamarsi Jenny.
“Oh, grazie, allora l’ho preparato bene. Vuoi dei biscotti?” chiese Anna, con una bambola che si chiamava Theresa.
“Sì, grazie.”
La bambina fece finta di metterli su un piatto. A quel tempo i biscotti erano fatti con pane indurito.
“Sono molto buoni. Balliamo?”
“Sì.”
Le fecero muovere sul pavimento per un po’, ma poi Anna si stancò di quel gioco e si divertì con i sonagli dei fratelli. Quel suono dolce li svegliò, così la bambina li diede ai piccoli. I due li scossero con tutta la forza che avevano.
“Bfff” fece Henry.
“Brrr, brrr” disse il bimbo.
E continuarono così, a fare suoni e lanciare gridolini di gioia..
“Perché fanno in questo modo?” chiese Anna incuriosita.
“Si parlano, in una lingua che noi non comprendiamo.”
Qualcuno bussò.
“Avanti” disse Aliena.
Era Tom.
“Il medico ha detto che mia moglie, che tra l’altro è incinta di due mesi, ha la pleura infiammata e una forte febbre. Le ha fatto dei bagni freddi e le ha dato delle erbe. Stanotte sapremo se vivrà o no.”
Sussurrò quelle ultime parole, per non allarmare Anna.
“Ho capito. Mi dispiace, Tom.”
“I bambini come stanno?”
“Bene, giocano.”
“Bene. Vi ho portato due scodelle di pane e latte per pranzo. Il latte è di capra, mentre il pane è già ammorbidito. Me le ha date il capitano, le ha distribuite a tutti.”
“Grazie. Voi avete mangiato?”
“Sì.”
“E Colette?”
“No, purtroppo. Non sono riuscito a farle ingurgitare niente. Posso chiedervi un altro favore?”
Tom arrossì violentemente.
“Ditemi.”
“Mia moglie è troppo debole per allattare Henry. Non potrebbe farlo lei?”
Era una domanda strana, ma a mali estremi, estremi rimedi.
“Certo, se questo può aiutarvi.”
“La mamma sta ancora male?” chiese Anna al padre.
Lui la baciò su una guancia.
“Sì, tesoro. Ma tu sei una bambina forte, e vedrai che andrà tutto bene.”
La piccola sorrise.
“Quanti anni hai, Anna? Mi sono dimenticata di chiedertelo” disse Aliena.
“Cinque. E mio fratello quattro mesi.”
“Come il mio bambino.”
“Come si chiama?” chiese Tom, mentre Aliena e Anna mangiavano.
“Aspetto che suo padre, dal cielo, mi mandi un segno che mi faccia capire che nome devo dargli.”
“Strana come cosa” disse l’uomo. “Ma se a voi va bene, allora d’accordo.”
Per fortuna non le aveva detto che era pazza o cose simili, perché Aliena ci sarebbe rimasta male.
Una volta finita la sua minestra, prese un panno pulito che bagnò in una caraffa d’acqua che Tom aveva portato.
“Se rimanete voi con i babambini, vado a cercare di aiutare vostra moglie.”
“Va bene, vi ringrazio molto” rispose lui.
La ragazza salì di sopra e trovò Colette che vomitava in un secchio.
“Ho provato a bere il latte per idratarmi, ma mi ha fatto male” disse.
“Lasciate che vi aiuti.2
Aliena le sostenne la fronte mentre vomitava e le tirò indietro i capelli affinché non si sporcassero.
“Grazie” le disse Colette quando ebbe finito- “Sono anche incinta.”
“Sì, vostro marito me l’ha detto.”
“E poi…”
“Chiudete la bocca” le disse Aliena con gentilezza, per pulirgliela con un altro panno.
Poi, con quello inzuppato d’acqua, rinfrescò la fronte bollente della donna.
“Vi domanderete come ho fatto ad avere un altro figlio in grembo così presto dopo il primo.”
“Non voglio entrare in questioni che non mi riguardano disse Aliena, non volendo in alcun modo invadere lo spazio personale di quella famiglia.
“No, mi va ben e parlare, ora che ne sono ancora in grado. Non so com’è successo, ma è capitato. E abbiamo deciso di tenerlo, anche se il mio corpo non si era rimesso completamente. Quando ho avuto Anna sono stata da schifo tutto il tempo e adesso è la stessa cosa.”
Le ore passarono lente. Il mare era grosso, i venti fortissimi, che sballottavano i passeggeri di qua e di là. Henry e il bambino di Aliena piangevano e la ragazza li prese in braccio e li cullò, mentre Anna, aggrappata a lei, cantava loro una ninnananna che, disse, le cantava sempre sua madre.
“È molto bella” le rispose Aliena alla fine.
I bambini si erano calmati, ma fuori imperversava una tempesta. I lampi e i tuoni parevano squarciare il cielo, mentre la pioggia battente non cessava, anzi, aumentava. Il vento e le altissime onde del mare rendevano il tutto ancora più spaventoso. Per fortuna sottocoperta non si sentiva niente, ma si poteva percepire tutto.
Tom tornò, dicendo che non riusciva a far bere Colette e che la moglie delirava.
“Il medico ha detto che no ce la farà” disse a bassa voce.
Dopo aver cambiato le fasce ai bambini, mentre Tom rimaneva con loro, Aliena andò di nuovo su.
“I gatti. Ci sono tanti gatti qui. Mandateli via, sono allergica” diceva Colette.
“Delira” disse un giovane. “Vado a dirlo al capitano.”
“State tranquilla, Colette, qui non c’è nessun gatto” disse Aliena.
La sua fronte scottava ancora di più.
Colette sputò un grumo di catarro.
“Sì che c’è, ce ne sono una ventina!”
Il medico arrivò subito.
“Respira malissimo, e la febbre è salita, non era così calda, prima” disse.
Le diede un infuso, che lei vomitò. Era pallidissima e magra, troppo magra. Tom aveva detto ad Aliena che era stata sempre una donna debole di costituzione e di salute.
“Non credo ce la farà, se vomita tutto quello che le do” disse con voce grave.
Tom li raggiunse.
“I bambini si sono addormentati” disse. “Tutti quanti.”
L’oscurità era scesa, e lui e Aliena si unirono alle preghiere dei frati. Pregarono per Colette, ma non funzionò.
“Grazie, Tom” disse a un certo punto lei.
Poi esalò l’ultimo respiro.
“Sta meglio?” chiese Anna quando il padre e Aliena tornarono sotto coperta.
Lui implorò la ragazza con gli occhi, ma lei non sapeva che parole usare per spiegare alla bambina quello che era successo.
“Adesso è in cielo, con Gesù e gli angeli. Anche il tuo fratellino, quello che portava dentro di sé, è un angioletto, ed entrambi guardano te, tuo padre e Henry e vi proteggono.”
“È morta?” chiese Anna con gli occhi sbarrati.
Suo padre e Aliena annuirono e poi lui andò a sentire cosa avevano intenzione di fare con il corpo della moglie. Aliena rimase con Anna, che pianse per ore fra le sue braccia. Soffriva tantissimo per la morte della madre. Quando si addormentò, esausta, appoggiata a una parete della sottocoperta, Tom disse ad Aliena:
“A causa della violenta burrasca che abbiamo avuto, ci metteremo un altro giorno ad arrivare a Barfleur. Mia moglie è dove l’abbiamo lasciata, ma domani a mezzogiorno ci sarà il funerale in mare. Il capitano mi ha spiegato che non c’è alternativa e che non possiamo portarla fino a Tolosa.”
“Mi dispiace, Tom. Mi spiace davvero.”
“Grazie, Aliena. Grazie per tutto quello che sta facendo per noi. Vorrei tenere i bambini con me, sopracoperta, stanotte.”
“Ma certo. Vi aiuto a portarli su.”
Li distesero fra alcune coperte e i piccoli non si mossero. Poi Tom si sedette vicino a loro.
“Tornate pure da vostro figlio. Ha bisogno di voi.”
Aliena ritornò sottocoperta e si sdraiò su uno dei due materassi. Perlomeno aveva un cuscino e non era poi tanto scomodo, ma le lasciava fuori il bacino e le gambe. In più, sottocoperta c’era di tutto: vele, corde, barili contenenti merce… un disastro.
Il giorno dopo, a mezzogiorno, dei marinai avvolsero Colette in un telo e vi attaccarono dei pesi, poi i frati fecero una breve preghiera recitando i salmi e dissero che era stata una brava madre e una buona moglie, anche se nessuno di loro l’aveva conosciuta veramente, a parte Aliena, che ci aveva parlato un po’ insieme. Poi i marinai lasciarono andare Colette in mare e, grazie ai pesi, il corpo scomparve immediatamente, mentre la piccola Anna piangeva e urlava invocando sua mamma. Pianse fino ad addormentarsi, di nuovo, ma stavolta fra le braccia di Aliena, che la portò sottocoperta con lei, con il consenso del padre. E per tutto il giorno, la bambina volle stare solo con Aliena. Il piccino della ragazza rimase tranquillo. Quando, il giorno dopo, arrivarono a Barfleur, Aliena sbarcò. Anna le si attaccò alle gambe e le chiese di restare.
“Puoi essere la mia mamma!” esclamò.
“No, tesoro, non posso essere la mamma tua e di Henry.”
“Ma perché?”
“Perché devo andare a cercare il papà del mio bambino.”
“Oh” rispose solo Anna, asciugandosi gli occhi.
Aliena la tenne stretta a sé a lungo e fece lo stesso con Henry, poi riprese in braccio il suo bambino e scese dalla nave. Mentre saliva su una carrozza che il capitano le aveva pagato affinché la portasse in una città vicina dove trovare un alloggio, lei si fermò a pensare. Aveva attaccato alla carrozza anche Alba.
“Senti?” disse al bambino. “Sono i cavalli che ci tirano.”
E riprodusse il suono degli zoccoli schioccando la lingua.
La sera prima Tom era sceso sottocoperta e aveva avuto una conversazione con lei.
“Mi imbarazza quello che sto per dirvi, e non so nemmeno come farlo” aveva iniziato. “Ma noi, più o meno, siamo nella stessa situazione. Insomma, io con Colette, voi con vostro marito, ecco, sapete quello che si passa. Non so come farò a occuparmi di entrambi i bambini. La mia famiglia mi aiuterà, certo, ma se avessi accanto una compagna sarebbe tutto più facile. Quello che voglio chiedervi è: volete sposarmi? So che non è il momento, che mia moglie è stata seppellita oggi, ma forse, con il tempo, ci abitueremo l’uno all’altra. Anna vi vuole bene e si è già affezionata a voi e sono sicuro che anche per Henry valga lo stesso. Non mi aspetterei nulla da voi, almeno all’inizio.”
Lei aveva scrollato la testa. Ci aveva visto giusto, aveva capito dove l’uomo voleva arrivare.
“Non posso” aveva detto. “Sono lusijngata, ma non posso.” Aveva cercato di parlare con gentilezza. In fondo, anche lui era stato gentiile. “E per diverse ragioni. La prima è che non sono vedova.”
“Ma avevate detto che…”
“Sì, lo so, ma era una bugia perché non mi consideraste una poco di buono. La verità è che devo sbarcare a Barfleur per andare a cercare il padre di mio figlio. Abbiamo avuto un rapporto fuori dal matrimonio e so che ora potreste giudicarmi per questo, ma quando guardo mio figlio penso che sia stata la cosa più giusta che io abbia mai fatto nella vita. Mi sono sposata con un uomo che mi faceva dormire su un pagliericcio ai piedi del suo letto e quando ho scoperto di essere incinta ho nascosto la gravidanza.”
Poi gli aveva parlato del crollo della cattedrale e di come aveva partorito il piccino, sotto le macerie. Tom non viveva a Kingsbridge, quindi non poteva saperlo.
“Mi dispiace per quello che avete passato, non lo sapevo” aveva detto.
“In secondo luogo, non sarebbe giusto nei confronti di vostra moglie. Colette è morta poco tempo fa e voi non siete pronto a un nuovo matrimonio. Ci faremmo del male a vicenda.”
“Avete ragione. Capisco perché non vogliate sposarmi. Dovrò chiedere a una balia di allattare mio figlio, anche se non so come faremo fino a Tolosa.”
Ad Aliena era dispiaciuto dire di no a Tom, ma non aveva potuto fare altro. Sperò che avesse trovato una soluzione al problema di Henry.
Trovò alloggio in una casetta in una città vicina. La casa era piccola, composta solo da due stanze, ma era confortevole. Aliena si era anche procurata da una vicina una cesta e un cuscino sui quali posare il bambino quando avrebbe dormito. Appena entrata, la ragazza mangiò una pagnotta e bevve un po’ di latte che la stessa vicina le offrì, poi crollò sul materasso vicino alla culla del bambino. Pianse per Colette, ina donna che aveva conosciuto pochissimo ma per la quale provava molta pena, per Tom, Anna e Henry. Chissà come avrebbero fatto a tirare avanti. Poi si addormentò. Dormì otto ore filate, come il piccolo, stanco per il viaggio.
“Il viaggio,” disse Aliena, “è appena cominciato.”
Imesi successivi sarebbero stati duri, ma era pronta ad affrontarli con coraggio.
 
 
 
CREDITS:
le parti in corsivo son ocitazioni tratte dal libro I pilastri della terra di Ken follet.
 
 
 
NOTA:
ho allungato il viaggio per ragioni di trama, ma nel libro la nave ci mette un giorno, non due, per arrivare a Barfleur.
   
 
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