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Autore: Aladidragocchiodiluce    09/12/2021    1 recensioni
[I Regni del Fuoco]
Ci sono storie che non hanno bisogno di profezie per essere uniche, a volte basta avere un pò di curiosità e spirito di iniziativa per fare la differenza.
Questa è la storia di tre bizzarri draghi, cuccioli scomparsi e un viaggio per il regno di Pyrrhia
Nota: saranno presenti solo personaggi originali, ma ci saranno camei e citazioni
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mantis avanzava avanti e indietro nella sua cella, emettendo sbuffi di fumo dalle narici alternati a bassi ringhi; Pirite al contrario se ne stava sdraiato in quella a fianco, mogio con il muso sopra le zampe incrociate e l'aria rassegnata.

Avevano provato a difendersi, a spiegare che avevano preso i draghi sbagliati, ma non c'era stato verso di fargli cambiare idea.

Per loro il fatto che un mezzo ali di notte assieme a uno strambo e che erano stati agli ordini dell'ex regina Scarlet era una dichiarazione, se non di colpevolezza, di coinvolgimento ai fatti.

La loro unica fortuna stava nel fatto che non li avevano ancora condannati in quanto le “prove” della loro colpevolezza erano limitate alla testimonianza di quegli ali di cielo (uno dei quali avevano scoperto chiamarsi Eagle) e il fatto che stavano svolazzando in giro al posto di essere nella propria tana.

“Se ci fosse stata Scarlet, saremmo già diventati soprammobili da regalare alla sua amica.” Pensava nel tentativo di consolarsi, con poco successo, specie se osservava la cella accanto alla sua.

Nonostante non fosse sul luogo della cattura, quella mattina le guardie erano andate a prelevare Selene, anche lei sospettata di coinvolgimento nei rapimenti.

Appena erano stati messi nelle celle, la draghessa si era prodigata in una lunga predica al fratello sulla sua stupida decisione di uscire sapendo delle ronde, a Mantis per averlo accompagnato al posto di fermarlo e per essersi fatti fregare e incolpare ingiustamente. Una volta finito si era sistemata in modo da dare le spalle ai due e non aveva più aperto bocca.

Pirite si guardò i propri artigli che raschiavano il pavimento, chiedendosi quando verranno liberati.

Aveva anche dato una descrizione dell'ali di sabbia avvistato e almeno una delle guardie sembravano averlo preso sul serio. Inoltre le aveva sentite confabulare sul fatto che i draghi incaricati alla ronda di quella zona erano stati addormentati, spiegando la loro assenza.

L'ibrido chiuse gli occhi, desiderando di non essere mai uscito.


 

Quella notte sembrava essere tutto tranquillo.

I tre draghi si erano sistemati nell'angolo più comodo delle proprie celle per tentare di dormire e solo una luce fioca proveniente dalle strette finestre illuminava l'ambiente.

Pirite aveva il sonno leggero e fu un pizzico all'orecchio destro, quello con l'orecchino della madre, che gli fece aprire gli occhi in tempo per vedere una lancia che stava per abbattersi sul suo stomaco.

Urlò, svegliando gli altri, mentre schizzava contro il muro per evitarla.

Non fece in tempo a gioire dello campato pericolo che l'aggressore tentò ancora di farlo fuori.

-LASCIALO STARE! PRENDITELA CON ME!-Ruggì Selene dalla propria cella.

A fatica, il drago uscì dalla propria prigione, lasciata aperta dallo sconosciuto, e tentò di prendere il corridoio senza successo dato che l'altro drago gli afferrò la coda per riportarlo indietro ma prima di poterlo azzannare ruggì di dolore.

Mantis dal suo posto era riuscito ad allungare la testa fino a mordergli una delle ali.

-TU! MAL...- Il drago non fece in tempo a finire la frase che l'ibridò lo calciò per liberarsi e gli afferrò la lancia per cercare almeno di disarmarlo.

La lotta che ne seguì ebbe una breve interruzione quando Selene emise una fiammata che sfiorò la testa dell'aggressore e accecando entrambi per l'improvviso aumento di luminosità.

La distrazione permise al giovane drago di straparli l'arma ma l'altro non si arrese e lo spedì contro le sbarre di una cella vuota con una codata.

Pirite non perse la presa sull'arma per poco e l'urto gli fece vedere le stelle e l'attimo dopo l'altro drago stava per artigliarli alla gola.

Agì d'istinto, spostò la lancia davanti a sé e chiuse gli occhi.

Avvertì gli artigli ferirgli il collo, poi il peso dell'aggressore sopra di lui, un odore ferroso e qualcosa di caldo e vischioso.

A fatica se lo scrollò di dosso e vide la lancia conficcata nel suo ventre.

I suoi occhi si spostarono sulle zampe e nonostante la poca luce, vedeva che erano ricoperte di un liquido vermiglio.

“L'ho... l'ho... ucciso?” Pensò con orrore.

Non era mai stato in un campo di battaglia e non era come uccidere una preda di cui poi si sarebbe nutrito. Aveva assassinato un suo simile.

-..Rite!

Pirite!-

-Cos...- Solo allora si accorse che la sorella lo stava chiamando e si voltò prima verso di lei, poi verso Mantis.

Non disse una parola mentre prese le chiavi penzolanti dalla serratura della propria cella e liberò i due.

Una volta uscita, Selene gli si avvicinò e lo avvolse con un ala.

-Ti stavi solo difendendo.- Gli disse per consolarlo.

Ma l'altro continuò a guardare le zampe sporche di sangue. Di colpo iniziò a strofinarle a terra, nel tentativo di levare il liquido.

-Ma... è EAGLE!- Esclamò Mantis, guardandolo.

La rivelazione interruppe l'azione dell'ibrido e lo costrinse a fare lo sforzo di guardare per bene il drago per confermare che era lo stesso che li aveva fatti imprigionare.

-Dobbiamo andarcene.- Dichiarò Selene.

-Ma...- fece per protestare il fratello, venendo preceduto.

-Hai visto come ci hanno trattato e anche se ci credessero, qua non siamo al sicuro.-


 

-Sei ferito.- Disse Mantis appena atterrarono di fronte alla loro casa.

Pirite si sfiorò il collo dove vi erano tre segni di artigli, prima era troppo... sconvolto per badarci.

-Non sono profondi, me la caverò.- Rispose, entrando in fretta per prendere il minimo necessario.

Era stato lui ad insistere per passare da lì e prendere qualcosa, infatti prese una borsa che legò al collo e vi mise la mappa di Pyrrhia insieme a qualche foglio, carboncino e gioiello, non si può mai sapere.

-Dove andiamo?-Domandò appena uscì.

-Dove hai suggerito tu: alla foresta pluviale, dagli ali di pioggia e di notte.-

   
 
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