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Autore: Clementine84    10/12/2021    0 recensioni
Una donna normale, distrutta dalle difficoltà che la vita l'ha costretta ad affrontare, costringendola a dimostrare un coraggio che non credeva di avere e che le ha prosciugato ogni energia.
Un uomo famoso, abbandonato dalla compagna di una vita proprio mentre sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua vita.
Entrambi restii a confessare le proprie debolezze, entrambi incapaci di chiedere aiuto, devono rimettere in piedi le proprie vite.
Quante sono le possibilità che si incontrino e decidano di provare a farlo insieme?
Two in a million. Once in a life.
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

 

Brian era sdraiato sul divano, davanti alla TV, ma non la stava veramente guardando. Il suo sguardo era puntato sul grande albero di Natale innevato, pieno di palline dorate e lucine scintillanti, che troneggiava in un angolo del salone. Era la vigilia di Natale e l’atmosfera della casa avrebbe dovuto essere calda e accogliente. Forse lo era, ma Brian sembrava non notarlo, perso com’era nella spirale di depressione e autocommiserazione in cui era caduto non appena aveva lasciato Las Vegas, il giorno prima. Aveva guidato per cinque ore filate, senza mai fermarsi, su un’auto che aveva acquistato qualche settimana prima e che non aveva nemmeno avuto il tempo di provare. Voleva solo andare via, allontanarsi da tutto e da tutti, specialmente da quel posto, dov’era stato tanto bene ma che gli ricordava troppo Elle e tutto quello che aveva perso. Arrivato a casa, la vista dell’albero di Natale addobbato gli aveva dato il colpo di grazia ed era crollato, lasciando finalmente libero sfogo alle lacrime, che aveva trattenuto stoicamente fino a quel momento, in un vano tentativo di non far preoccupare Nick. Adesso era solo e poteva togliersi la maschera da supereroe che aveva indossato nelle ultime ore.

Abbandonate le valigie in mezzo al salotto, si era diretto in camera da letto, dove si era buttato sul letto e aveva iniziato a piangere. Non ricordava per quanto fosse andato avanti, sapeva solo che, a un certo punto, doveva essersi addormentato, sopraffatto dal dolore e dalla stanchezza. Quando si era svegliato, quella mattina, per un attimo aveva creduto che si fosse trattato di un brutto incubo e aveva inconsciamente allungato una mano verso l’altro lato del letto, sperando di trovare Elle, stesa accanto a lui. Quando le sue dita si erano strette attorno alle pieghe di un lenzuolo freddo, però, si era reso conto che era tutto vero e quella semplice constatazione gli era piombata addosso come un macigno. Voleva far credere a tutti di essere forte, ma era soltanto una facciata. In realtà, tutto quello che avrebbe voluto fare era rannicchiarsi in posizione fetale sul letto e scomparire, in attesa che tutto quel dolore che provava passasse e lui potesse tornare a respirare.

Dopo un tempo imprecisato, il suo stomaco gli aveva ricordato che non mangiava niente dal giorno prima a pranzo, così si era costretto ad alzarsi per andare a prepararsi almeno una tazza di caffè, da bere insieme a qualche biscotto. Poi si era lasciato cadere sul divano, facendo zapping tra i vari canali, senza riuscire a decidere quale fra gli svariati film natalizi in programmazione guardare dato che, in realtà, non gliene importava niente.

Sobbalzò, quindi, quando sentì il campanello della porta. Voltò la testa di scatto, chiedendosi chi diavolo potesse essere. Nessuno, a parte i suoi amici e suo figlio, sapeva che era lì e nessuno di loro sarebbe andato a fargli visita la vigilia di Natale. Sperando che non fosse qualche vicino ficcanaso con cui sarebbe stato costretto a fare conversazione per non sembrare scortese, Brian si alzò controvoglia dal divano e si avvicinò alla porta, per andare ad aprire. Si bloccò di colpo a pochi passi dall’ingresso, quando i suoi occhi misero a fuoco una macchia rossa al di là del vetro smerigliato della porta. Il suo cuore ebbe un sussulto e, per un istante, si ritrovò a sperare che fosse Elle, dato che l’ultima volta che l’aveva vista indossava la giacca rossa degli show di Las Vegas che le aveva regalato. Scosse la testa, dandosi dello stupido per averci anche solo pensato. Tutte quelle commedie natalizie in TV dovevano avergli dato alla testa, inducendolo a credere in un alquanto improbabile – per non dire impossibile – miracolo di Natale. Prendendo un respiro profondo e appiccicandosi in faccia un sorriso forzato, si decise ad aprire la porta, pronto ad affrontare una qualche conversazione di circostanza con uno sconosciuto. Quando, invece, si ritrovò davanti proprio la sua giacca rossa, non poté fare a meno di spalancare gli occhi per la sorpresa.

“Elle” disse, incredulo, registrando chi stava indossando la sua giacca.

“Ciao” lo salutò timidamente lei, accennando un sorriso.

“Come...come sei arrivata qui?” farfugliò, completamente frastornato. Se fosse stato un pelo più lucido, si sarebbe reso conto che non era la domanda giusta da farle. Non per prima, almeno.

“In macchina” rispose lei, tranquilla, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

“Hai guidato fin qui da Las Vegas?”

Elle scosse la testa. “No. Sono arrivata in aereo a San Diego e poi ho affittato una macchina” spiegò.

“Tu odi guidare auto non tue. Specialmente se non conosci la strada” osservò Brian, stupito.

“Vero” ammise lei, annuendo. “Ma se vuoi qualcosa che non hai mai avuto devi essere disposta a fare qualcosa che non hai mai fatto. Lo diceva Franklin”.

Spiazzato da quella risposta, Brian si ritrovò a domandarle “E cos’è che vuoi e non hai mai avuto?”

Elle gli sorrise e disse, semplicemente “Te”.

Brian chiuse gli occhi e sospirò. Poi li riaprì e iniziò a parlare “Mi avevi, ma…”

“Ma sono stata una codarda” lo interruppe lei. “Ho avuto paura di quanto fossero forti i sentimenti che provo per te e ti ho allontanato. Invece, avrei dovuto avere paura di perderti, non di stare con te”.

Brian non disse nulla, troppo confuso per azzardarsi a parlare. Da un lato, avrebbe voluto prenderla tra le braccia e confortarla, assicurandole che non l’avrebbe mai perso. Dall’altra, nutriva ancora un po’ di timore di poter restare scottato un’altra volta e preferì aspettare e sentire tutto quello che lei aveva da dire, prima di buttarsi.

Con un vago cenno del capo e un lieve sorriso, per quanto velato di tristezza, Elle proseguì “È buffo. Ho passato anni a convivere con la paura di perdere la persona che amavo, senza poter fare nulla per cambiare le cose e, adesso, sta succedendo di nuovo. Questa volta, però, posso fare qualcosa. Per questo sono qui. Per chiederti scusa e vedere se sono ancora in tempo per rimediare. Se, su quel milione di donne, vuoi ancora me”.

Con il cuore che gli batteva a mille e non riuscendo a credere alle sue orecchie, Brian allungò una mano verso Elle e lei si affrettò a stringergliela, intrecciando le dita alle sue.
“Certo che ti voglio” la rassicurò. “Su quel milione, continua a importarmi solo di te”.

Elle sorrise e gli si avvicinò, liberando la mano dalla sua stretta e posandogli i palmi sul petto. Brian ne approfittò per prenderla tra le braccia e cingerle la vita, nascondendo il viso tra i suoi capelli.
“Ti amo” sussurrò Elle, inaspettatamente.

Brian sentì il cuore mancargli un battito e si trovò a domandare “Davvero?”

Non avrebbe voluto essere così insicuro, avrebbe preferito godersi quel momento. Ma doveva sapere. Doveva essere assolutamente certo che Elle fosse convinta di quello che provava. Non avrebbe accettato ripensamenti, questa volta. Non sarebbe riuscito a sopportarlo, non di nuovo.
Elle si lasciò sfuggire un accenno di risata e annuì “Per quanto strano possa sembrare, è vero. Mi è stata concessa una seconda occasione di innamorarmi e non voglio rinunciare per una stupida paura. Non voglio rinunciare a te. A poter essere felici, insieme”.

Brian si allontanò da lei e le prese il viso tra le mani. “Ti amo anch'io” le disse. “E non è strano. È giusto. Doveva andare così”. Dopodiché la baciò, cercando di infondere in quel gesto tutto l’amore che provava per lei.

Quando il bacio terminò e Brian ed Elle si staccarono l’uno dall’altra, senza fiato, lui la strinse ancora tra le braccia, accarezzandole i capelli.

“Quindi posso tenerti con me?” le chiese.

Elle annuì e Brian la sentì muovere la testa, posata sul suo petto.

“Per sempre?” domandò ancora, sperando che dicesse di sì.

“Per sempre” gli assicurò lei. Poi, quasi avesse potuto leggergli nella mente, indovinando i suoi timori, aggiunse “E non cambierò idea, questa volta. Voglio stare con te”.

Brian sorrise, sentendosi scoppiare il cuore di gioia. Poi sciolse l’abbraccio e la prese per mano, facendola finalmente entrare.

“Vieni” le disse. “Benvenuta a casa”.

 

~ * ~

 

Quando Brian aprì gli occhi, la mattina di Natale, dopo un lungo sonno ristoratore senza sogni, che gli aveva permesso di ricaricare le energie, Elle era già sveglia da un po’. Aveva passato una buona mezz’ora a osservare Brian che dormiva, beato, con un accenno di sorriso che gli incurvava le labbra, soffermandosi su ogni singolo dettaglio di quel viso, che le era diventato così famigliare da farle dubitare di averlo conosciuto solo quattro mesi prima. I suoi occhi avevano indugiato sui riccioli color miele, ancora senza accenno di fili bianchi, nonostante l’avanzare dell’età, e sulla mascella pronunciata, il cui contorno avrebbe voluto seguire con la punta di un dito, ma si era trattenuta dal farlo, per non rischiare di svegliarlo. Poi erano scesi, scrutando le braccia muscolose, con quel vecchio tatuaggio che faceva bella mostra di sé sul bicipite sinistro, e il torace scolpito dagli addominali, frutto del costante esercizio in palestra e delle ore passate a provare e riprovare le coreografie per gli spettacoli, che lo rendevano così diverso da ciò a cui era abituata con Will. Aveva amato suo marito e avrebbe continuato a farlo per sempre ma, quello che l’aveva sempre attratta maggiormente, in lui, non era mai stato l’aspetto fisico, bensì la sua anima. Con Brian, invece, le cose erano diverse e, oltre a essersi perdutamente innamorata della sua personalità e del suo spirito, non poteva nascondere di essere terribilmente attratta anche da quel corpo, così lontano dall’immaginario tipico di un quasi cinquantenne. Elle sorrise, tra sé, e allungò una mano, fino a sfiorare il braccio sinistro di Brian, con cui lui stava abbracciando il cuscino, seguendo con tocco leggero i contorni del tatuaggio che lo circondava. Per quanto delicata avesse cercato di essere, evidentemente non lo era stata abbastanza, o Brian doveva avere il sonno particolarmente leggero, perché spalancò immediatamente gli occhi ed Elle si ritrovò a specchiarsi in quell’azzurro brillante che li rendeva così magnetici.

“Ehi” le disse, sorridendo, con la voce resa roca dall’inutilizzo notturno.

“Buongiorno” lo salutò lei, avvicinandosi al suo viso e sfiorandogli le labbra in un bacio.

“Cosa fai?” le domandò, mentre lei continuava a sfiorargli il braccio.

Elle sorrise. “Controllo i miei possedimenti” scherzò, facendolo ridere.

“Ah, sì?” replicò, decidendo di stare al gioco. “E ti soddisfano?”

Lei si lasciò sfuggire una risatina e annuì. “Non mi lamento”.

Brian si voltò sul fianco e la prese tra le braccia, tirandola a sé e baciandole il collo. Elle rise e tentò di divincolarsi, ma Brian rafforzò la stretta, tenendola intrappolata nel suo abbraccio. Lei sospirò e chiuse gli occhi, beandosi della sensazione di completo appagamento che provava nell’essere tra le sue braccia. Si sentiva amata e protetta. Per gran parte della sua vita, Elle aveva dovuto mostrarsi forte e coraggiosa, nascondendo le sue debolezze per poter essere la roccia a cui le persone a cui teneva e che ne avevano bisogno potessero aggrapparsi. E non si era mai accorta di quanto quella condizione l’avesse sfiancata e sfibrata in ogni singola molecola del suo essere. Avrebbe rifatto tutto altre mille volte, se necessario, ma era stanca, e l’idea che adesso, con Brian, non dovesse più fingere, la sollevava da un peso. Sapeva che con lui poteva essere se stessa, senza maschere né ostentazioni di coraggio. L’aveva vista piangere e gli aveva confessato cose che non aveva mai detto a nessuno. E lui aveva fatto lo stesso con lei. Anche lui, abituato da sempre a recitare la parte del ragazzo allegro, spensierato e coraggioso, aveva lasciato cadere la maschera, rivelando le sue debolezze e chiedendo, forse per la prima volta in vita sua, aiuto a un’altra persona. Fidandosi. Per questo erano fatti l’uno per l’altra, perché riuscivano a tirare fuori il meglio e il peggio dell’altro, accettando e affrontando entrambi. Insieme.

Mentre si godeva quel momento di tenerezze, lasciando vagare la sua mente, Elle aveva ricominciato ad accarezzare il braccio di Brian, senza nemmeno accorgersene. Di nuovo, si ritrovò a seguire i contorni del suo tatuaggio, quella croce, con i raggi del sole che la illuminavano, e il profilo di quell’angelo. Non gli aveva mai chiesto cosa significasse, ma Brian era una persona molto religiosa, quindi probabilmente aveva a che fare con quello. E poi c’era quella scritta, che gli girava attorno al bicipite, e che Elle era riuscita a leggere solo in parte, decisamente più occupata a prestare attenzione ad altri dettagli, ogni volta che si era trovata davanti Brian senza maglietta.

“Non sono ancora riuscita a leggere per intero cosa dice il tuo tatuaggio” osservò, continuando a lasciare delicati tocchi sulla pelle di Brian.

“Ti accontento subito” ribatté lui. “Dice: It was the 15th of June when she walked in my life, it was the first time someone said hello with her eyes. È in ricordo di quando ho conosciuto Leighanne” spiegò. “Forse dovrei farmelo togliere”.

Elle fece scorrere la sua mano fino a raggiungere quella di Brian, stretta intorno alla sua vita, e intrecciò le dita con le sue.

“Non farlo” obiettò. “Tienilo. È parte di te, della tua storia. Non bisogna mai cancellare il passato, ci ha reso quello che siamo ora”.

Brian si trovò a sorridere. “Da quando sei diventata così saggia?” domandò, con una punta di ironia.

Elle ridacchiò. “Sempre stata. Solo che non te l’ho mai dimostrato prima per non metterti in imbarazzo” scherzò.

Brian rise e commentando “Ma sentila” ricominciò a baciarle il collo, facendole solletico e tentando di trattenerla quando iniziò a contorcersi per scappare.

“Dove pensi di andare?” le chiese, controllando a stento le risate. “Hai promesso che potevo tenerti con me per sempre” le ricordò.

Elle si rigirò nell’abbraccio fino a trovarsi faccia a faccia con lui. “E lo confermo. Non vado da nessuna parte. Resto qui. Per sempre”.

Brian avvicinò il viso al suo, appoggiando la fronte a quella di Elle, e chiuse gli occhi. Fece un respiro profondo e li riaprì. “Non mi sembra vero” confessò.

“Che cosa?” gli chiese lei, posandogli le mani sulle spalle e iniziando a tracciare piccoli cerchi con le dita.

“Averti qui con me e sentirti dire che resterai per sempre, quando solo ieri credevo di averti persa” spiegò.

Elle sorrise e gli appoggiò il palmo di una mano sulla guancia.

“Ehi, guardami” gli disse, richiamando la sua attenzione. “Parafrasando quello che mi ha detto un uomo piuttosto saggio, qualche giorno fa, giusto per mettere le cose in chiaro, ti ricordo che ti amo. Voglio te, solo ed esclusivamente te e non ti cambierei di una virgola. E non importa quanto il tuo passato possa essere ingombrante, il tuo lavoro difficile e quanto sarai ostinato nel non volermi mostrare le tue debolezze. Non mi arrenderò. Non scapperò. Non cambierò idea. Mai. Sarai anche l’essere umano più testardo del mondo, ma hai trovato pane per i tuoi denti, caro il mio signor Littrell”.

Nonostante il suo cuore stesse rischiando di esplodere, dall’emozione che quella dichiarazione così spontanea gli aveva risvegliato, Brian non potè fare a meno di scoppiare a ridere sentendo il commento ironico con cui Elle aveva terminato il discorso. E anche quello era un aspetto che adorava di lei. Le piaceva ridere e scherzare, proprio come a lui.

Pur sapendo che, probabilmente, avrebbero dovuto alzarsi e prepararsi per andare da Kevin, che li aspettava per pranzo, Brian era restio ad abbandonare il calore confortante del letto e, soprattutto, a sciogliere Elle dall’abbraccio in cui l’aveva intrappolata. Così decise di prolungare ancora un po’ quel loro idillio personale, dicendosi che Kevin e Kristin non si sarebbero certo offesi se avessero tardato di qualche minuto.

“A proposito di signor Littrell,” esordì, baciandole la punta del naso “mi rendo conto che è terribilmente prematuro, ma mi hai ripetuto più volte che posso chiederti quello che voglio senza avere paura di spaventarti, quindi, mi domandavo, quanto devo aspettare per proporti di diventare la nuova signora Littrell senza rischiare di sembrare completamente pazzo?”

Questa volta fu Elle a scoppiare a ridere, cercando di non dare troppo peso al fatto che, a tutti gli effetti, Brian le avesse appena chiesto indirettamente di sposarlo. Socchiuse leggermente gli occhi e si prodigò in un’espressione concentrata, fingendo di riflettere seriamente sulla sua domanda. Lo vide strabuzzare gli occhi, sorpreso.

Gli sorrise e ripose “Considerato che sei completamente pazzo, e lo so, direi che puoi propormelo quando vuoi”. Poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò “Ma ti ricordo che, tecnicamente, sei ancora sposato”.

Con un sorriso a trentadue denti e il cuore che gli batteva forte, Brian avvicinò le labbra all’orecchio di Elle e le sussurrò, a sua volta “Dettaglio trascurabile”.

Lei alzò un sopracciglio e gli rivolse uno sguardo scettico. “Se lo dici tu”.

Brian alzò una mano e ne prese una di Elle tra le sue, lasciando che le loro dita si intrecciassero tra loro. Poi le baciò il dorso e annunciò “Non c’è fretta, ma in settimana ti porto in gioielleria a scegliere un bell’anello, così intanto facciamo sapere a tutti che sei mia. Per sicurezza”.

Elle rise di nuovo e scosse la testa, rassegnata. A lei non importava niente, ma Brian era molto legato a certe tradizioni e, se ci teneva così tanto a ufficializzare la loro relazione, allora gliel’avrebbe lasciato fare. Non le costava nulla e adorava vederlo così felice.

“Forse, prima dovresti dirlo a Baylee” gli fece notare, leggermente in apprensione.

Aveva visto il figlio di Brian una sola volta ed erano andati subito molto d’accordo, ma da essere in sintonia ad accettarla come nuova compagna del padre, c’era una bella differenza.

Brian le sorrise e sentenziò “Lo sa già”.

Elle spalancò gli occhi, incredula. “Lo sa già?” ripetè.

Brian annuì. “Baylee è un ragazzo sveglio e ha capito tutto fin da subito. Gli piaci. E sa che mi rendi felice. È contento per me. Per noi”.

Elle sorrise e si sentì come se le avessero tolto un peso dal cuore. Non voleva ammetterlo, ma la reazione di Baylee alla notizia era una delle cose che la preoccupava di più. Insieme al fatto di finire sotto i riflettori, ovviamente, ma quello era certa che avrebbe imparato a gestirlo, con i consigli e il supporto di Brian.

“Sai a chi dobbiamo dirlo, invece?” le chiese Brian, interrompendo le sue riflessioni.

Lei scosse la testa e lui proseguì “A Nick. È ancora convinto che tu mi abbia scaricato e io stia scegliendo il modo migliore per farla finita”.

Elle si portò una mano alla bocca, scioccata. “Oddio” esclamò. “È vero. Diglielo subito, poverino. Sarà preoccupato da morire”.

Brian sorrise e annuì. “Ora lo faccio”.

Elle gli diede un bacio veloce sulle labbra e commentò “Bravo. Io intanto vado a farmi una doccia. E una tazza di caffè. Magari non proprio in quest’ordine”.

Detto ciò, si liberò dall’abbraccio di Brian, scostò le coperte e scese dal letto. Recuperò la maglietta di Brian, abbandonata su una poltroncina, e se la infilò. Lui le rivolse uno sguardo offeso. “Ehi, quella è mia” si lamentò.

Lei fece spallucce e, mentre si avviava verso la cucina, sentenziò “A me non importa se i vicini ti vedono a torso nudo. E a te?”

Brian scoppiò a ridere, colpito ma anche vagamente eccitato dalla sfacciataggine della risposta. Poteva abituarsi, si disse. Poteva decisamente abituarsi a mattinate come quella. Alle coccole a letto e a quei teneri battibecchi in cui amavano cimentarsi. Per non parlare della sensazione delle mani di Elle sulla sua pelle e del sapore dei suoi baci. Non solo poteva abituarsi ma, si rese conto, non avrebbe più potuto farne a meno.

Ancora con il sorriso sulle labbra, prese il cellulare dal comodino e mandò un messaggio a Nick.

Buon Natale, Frack. Non indovinerai mai chi è venuto a trovarmi.

Dopo una manciata di secondi, un bip gli segnalò che l’amico aveva già risposto.

Buon Natale a te, Frick. Non dirmi che è passato Babbo Natale.

Brian ridacchiò leggendo il messaggio e, pensando che, tutto sommato, l’intuizione di Nick non era poi troppo lontana dalla verità, digitò subito la risposta.

Una specie. Diciamo che mi ha portato il regalo che desideravo.

Sarebbe? Gli domandò Nick, rapido.

Elle. Quattro lettere, le più belle a cui riusciva a pensare.

Il telefono iniziò a suonare e sul display comparve il nome di Nick.

“Ehi” rispose Brian, accettando la chiamata.

“Mi stai dicendo che Elle è venuta lì?” chiese l’amico, senza troppi preamboli.

Brian sorrise, divertito, ma niente affatto sorpreso, dall’irruenza di Nick.

“Esatto” rispose.

“E…?” lo spronò a raccontare.

“E niente. Mi ha chiesto scusa per essersi lasciata sopraffare dalla paura, ha ammesso di aver commesso un errore, ha detto che mi ama e mi ha domandato se la volevo ancora. Ovviamente ho detto di sì” spiegò.

Nick non rispose subito, probabilmente gli serviva un attimo per metabolizzare le informazioni appena ricevute. Quando si riscosse, commentò “Wow. Avrei voluto esserci”.

Brian si lasciò sfuggire una mezza risata. “Senza offesa, ma ho preferito che non ci fossi” scherzò.

“Scemo” replicò Nick, ridacchiando. “E maiale”.

“Vorrei vedere te” si giustificò Brian, mantenendo la conversazione su un tono scherzoso.

Nick sospirò. “No, non vorresti. Credimi”.

“Certo che no, idiota” lo rimproverò Brian, alzando gli occhi al cielo. “Era per dire”.

“Va beh,” tagliò corto Nick, passando alle questioni pratiche “quindi come siete rimasti? Per dire”.

“Siamo rimasti che stiamo insieme” rispose Brian, tornando serio. “Per sempre”.

“Sicuro?” gli domandò l’amico. Si fidava di Brian, ma voleva accertarsi che non si ritrovasse per l’ennesima volta con il cuore spezzato.

“Mai stato più sicuro in vita mia” gli rispose, deciso.

“E lei?” chiese ancora Nick. “Anche lei è sicura di voler stare con te per sempre?”

Brian si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione ma, in realtà, era commosso dalle premure dell’amico e sapeva che si preoccupava per il suo bene, perché non voleva vederlo soffrire di nuovo.

“Sì, Nick. È sicura. Al cento per cento. Ha accettato di sposarmi” confessò.

“C-cosa?” sbottò Nick, scioccato.

“Non subito, ovviamente. Ma in futuro voglio farlo. Sai come sono fatto” lo tranquillizzò Brian.

“Non ti sembra di correre un po’ troppo?” gli fece notare l’amico. “State insieme da nemmeno ventiquattr’ore e parli già di matrimonio”.

Brian alzò le spalle, anche se Nick non poteva vederlo. “Forse,” ammise “ma è la mia anima gemella, l’unica persona al mondo con cui voglio condividere la mia vita, gioie e dolori. Soprattutto, è l’unica da cui non mi vergogno a farmi vedere debole. A parte te, Elle è l’unica con cui riesco a confidarmi e che riesce a fare sembrare sopportabile lo schifo di situazione in cui mi trovo. Che senso ha aspettare? Non sono più un ragazzino e nemmeno lei”.

“Okay, come vuoi” cedette Nick. “Se sei felice tu, sono felice io, lo sai. Quello che hai detto al mio matrimonio vale anche per me: amo quello che ami”.

“Grazie” sussurrò Brian, colpito dalle parole di supporto dell’amico.

“Beh, caro il mio Frick, goditi il tuo miracolo di Natale, allora. E fammi sapere come vanno le cose” gli fece promettere.

“Puoi contarci” gli assicurò Brian, prima di salutarlo e chiudere la chiamata.

Quando, posato di nuovo il cellulare sul comodino, alzò lo sguardo, trovò Elle che lo osservava con aria divertita, una spalla appoggiata allo stipite della porta e due tazze di caffè in mano, il cui aroma iniziava ad avvolgere tutta la stanza.

“Da quanto sei lì?” le chiese, mentre lei si avvicinava al letto, appoggiandoci sopra un ginocchio e porgendogli una tazza di caffè, che accettò, grato.

“Abbastanza da aver colto il succo della conversazione” ammise. Poi aggiunse “Carino Nick a preoccuparsi per te”.

Brian sorrise e si spettinò i capelli sulla nuca, leggermente imbarazzato all’idea che Elle avesse sentito la telefonata con l’amico. Non si vergognava, erano tutte cose che le aveva già detto, ma non si aspettava che gliele sentisse ripetere in modo così diretto e senza fronzoli.

“Sì, beh...siamo come fratelli, sai. Frick e Frack” farfugliò, tentando di giustificarsi.

Elle sorrise e commentò “È bello avere un’amicizia così. E ti invidio, sai? Io non l’ho mai avuta”.

Brian alzò una mano e gliela posò sulla guancia. “Ma adesso hai me” le disse “e, di conseguenza, i ragazzi ti adotteranno e diventerai parte della famiglia. Entro la fine del prossimo anno, pregherai che ti lascino in pace. Garantito”.

Elle scoppiò a ridere e osservò “Detto così, sembra quasi una minaccia”.

“Oh, lo è” confermò Brian. “Anzi, fossi in te avrei un po’ di paura”.

Lei scosse la testa. “Non ho più paura di niente, te l’ho detto. Non voglio più averne” dichiarò, seria. Poi, guardandolo con un luccichio divertito negli occhi, aggiunse “Anzi, sai l’unica cosa che mi spaventa, in questo momento?”.

Brian fece no con la testa.

“Non avere idea di cosa mettermi per andare a pranzo da Kevin e Kristin”.

Brian scoppiò a ridere e avvicinò il viso a quello di Elle per baciarla, pensando a quanto era stato fortunato, quel giorno, a incontrarla, per caso, mentre andava alla ricerca di un caffè.

Allo stesso tempo, Elle guardò Brian, sentendosi il cuore colmo d’amore, e si chiese cosa sarebbe successo se, quel giorno, quando si erano incontrati per la prima volta, lui non l’avesse guardata con quei suoi magnetici occhi azzurri, rivolgendole il sorriso più bello che lei avesse mai visto.

Mentre le loro labbra sembravano non riuscire a staccarsi le une dalle altre, entrambi seppero con certezza che, qualsiasi cosa fosse successa, qualsiasi cosa avessero fatto – o non fatto – in qualche modo il fato li avrebbe messi uno sulla strada dell’altra perché così era scritto e, semplicemente, loro due erano destinati a stare insieme. Per sempre.

 

What if I'd never run into you?
And what if you'd never smiled at me?

Maybe you and I were meant to be.


 

  
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