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Autore: MaryFangirl    13/12/2021    0 recensioni
Kai ha sempre amato Takao, ma sa che è impossibile che Takao ami lui. (Kai/Takao)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Takao Kinomiya
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Sabato mattina. Dojo dei Kinomiya.
 
La sala era splendidamente allestita con sedie e nastri per il matrimonio che si sarebbe tenuto quel giorno. Era vuota e anche se ciò preoccupava un po’ Kyoju mentre attraversava la grande stanza per entrare in casa, era più deciso a trovare i due promessi sposi.
Il giovane scienziato salì le familiari scale fino a raggiungere la camera di Takao, sperando di trovarlo. Entrando, trovò il nonno seduto sul vecchio letto del nipote, con in mano una cornice.
“Oh, signor Kinomiya! Dov’è Takao? È ora di iniziare a prepararsi” chiese Kyoju, controllando l’orologio da polso. Il nonno di Takao non sembrava aver sentito il piccolo genio, sedendo con la spada di legno che usava per esercitarsi e guardando l’oggetto nella sua mano.
“Takao...vecchio briccone...” disse infine scuotendo la testa e sorridendo dietro i folti baffi. Si alzò, le giunture scricchiolanti, prima di avvicinarsi al comò e posare la cornice.
“Signor Kinomiya?” chiese Kyoju.
“Avrei dovuto saperlo che non potevo fermare l’alta marea, Kyoju. Avri dovuto saperlo” disse il nonno saggiamente, e il più giovane lo osservò attraverso la sua spessa frangia mentre il vecchio usciva dalla stanza.
 
Kyoju si aggiustò gli occhiali, meravigliato, allungandosi a prendere la cornice e raddrizzandola. Vedendo la foto, Kyoju capì a cosa il nonno si riferiva.
“Oh Takao”, scosse il capo, “è sempre stato così, vero?” parlò tra sé, osservando la foto di un Kai distaccato ma rilassato steso sull’erba, inconsapevole di essere stato fotografato. Kyoju sorrise ironicamente. Presto avrebbe trovato per Takao una foto migliore.
 
^ ^ ^ ^
 
“Penso che tu sapessi che sarebbe successo” disse Max, guardando l’invito al matrimonio che aveva in mano e poi di nuovo Naomi. Erano seduti sul muro di pietra lungo la spiaggia, i gabbiani volavano alti.
“Credo di sì, fin dall’inizio” rispose Naomi a voce bassa, spezzando del pane da lanciare agli uccelli sulla spiaggia.
“Penso di doverti dire che credo...sia la cosa migliore che potesse accadere” disse Max sinceramente, esitante, preoccupato per quello che lei poteva pensare.
“Onestamente...” la ragazza sorrise, spezzando altro pane, “lo credo anch’io”
Max la fissò per un momento e poi sorrise ampiamente, scuotendo la testa prima di ridere. “Quindi lo dirai a tua madre a breve?”
Naomi sbatté le palpebre, poi prese il bouquet nuziale composto da fiori bianchi che giaceva accanto a lei sul muretto. Lo lanciò e il vento sparpagliò i petali ovunque.
Si voltò verso l’amico e sorrise. “Impossibile”.
 
^ ^ ^ ^
 
Il giovane cinese finì di percorrere il ripido sentiero sterrato che portava al suo villaggio natale. Mentre saliva la collina, i suoi occhi si spalancarono alla vista dei suoi compagni di squadra e della sua famiglia che lo aspettavano.
“Rei!” lo chiamò Kiki, salutandolo.
“Bentornato a casa, Rei” lo salutò calorosamente Mao correndogli incontro e stringendogli una mano tra le sue.
“È bello essere tornato” Rei sorrise ampiamente guardando il resto degli amici.
“Allora, com’è stato il matrimonio?” chiese Lai all’amico, mentre anche Gao annuiva.
“Mmh...” Rei sorrise, godendosi i raggi del sole, “ho molto da raccontarvi”
L’ex BBA intrecciò le dita con quelle della ragazza accanto a sé e guardò Mao dolcemente. “E penso di aver finalmente chiarito alcune idee su certe cose”
Il sorriso di Mao era abbagliante mentre lo tirava per condurlo al villaggio in cui erano cresciuti. “Vieni e raccontaci tutto, qui non è cambiato nulla”
“Sì, suppongo che mi tocchi, eh?” sorrise Rei, guardando il cielo luminoso.
Spero tu faccia quello che fai sempre, Takao. Risolvi la situazione, come sempre.
 
^ ^ ^ ^
 
Seduto nel mio ufficio nell’alto edificio della mia azienda, è passata una settimana da quando mi trovavo nella tua città natale. Ti ho lasciato di nuovo, anche dopo aver giurato che non l’avrei fatto, non potevo restare. Sarai di nuovo arrabbiato con me, questa volta ne sono sicuro – me lo aspetto, ma comunque immagino di non vederti più. Saresti disgustato: ne sono certo, se mi vedessi e ti ricordassi di come ti ho...baciato...mentre tu non ne eri consapevole...forse saresti felice che me ne sia andato. Per tutta la vita, ad ogni errore che ho commesso, c’eri tu insieme ai BBA a cui potevo tornare, e tu mi riaccoglievi, perdonavi, sorridevi...facendomi innamorare di te ogni volta...
Ma ora ho commesso l’errore più proibito e non potrò rivolgermi a te perché tu mi riprenda – non posso fare parte della tua vita.
 
Scorrendo le varie cartelle di importanti lavori da svolgere, ne apro una e comincio a leggerla attentamente, ma le parole non sembrano attecchire. La mia segretaria posa una tazza di the sulla mia scrivania e lanciando un’occhiata alla bevanda ambrata noto che è vicina, ma non del tutto, al colore della tua pelle in estate.
Sarai già sposato ora. Sposato e appartenente a un mondo completamente diverso dal mio.
E ora più che mai ho bisogno di dimenticare te e il tuo sorriso.
La segretaria mi informa che è ora del prossimo incontro. È già passato così tanto tempo?
La mia valigetta è pronta, vado a pranzo con il rappresentante di un’agenzia di adozioni a cui la mia azienda è solita versare donazioni.
 
Quando esco dalla macchina, il mio autista si dirige al parcheggio, un bambino con un berretto da baseball indossato al contrario mi corre accanto e io lo guardo mentre corre, ride, cercando di raggiungere i suoi genitori.
Qualcosa mi porta a osservare la scena un po’ più a lungo. E tutto ciò mi fa pensare a te.
 
“Di questi tempi è difficile trovare coppie che accolgano un bambino” mi dice la rappresentante, rimanendo sui convenevoli. Nel frattempo posso solo chiedermi se questa è una cosa che potrei fare. Tu sei sposato e avrai una famiglia...
“Ma davvero, una buona casa è tutto ciò che serve per alcuni di questi bambini” continua.
“Non sono sposato” dico, alzando lo sguardo e incontrando gli occhi invecchiati della donna, porgendole poi un assegno, “è un problema?”
“Oh” la donna sembra sorpresa dalla mia domanda e dall’improvviso interesse nel fare qualcosa di più di una semplice donazione. “Beh, non è obbligatorio per adottare...” mi spiega, poi sorride. “Lei è ancora molto giovane, signor Hiwatari, trovare una compagna e sposarsi potrebbe non accadere così presto. Magari tra qualche anno”
Penso a te e conosco la risposta. “Non accadrà” affermo, troncando la questione. Come potrebbe mai accadere, quando tutto ciò che ricordo sei tu? Sempre tu...
 
“Beh, questo è il mio biglietto” mi sorride. Ricambio debolmente il sorriso prima di prendere il suo biglietto e raccogliere le mie cose, preparandomi al lungo tragitto verso casa.
 
^ ^ ^ ^
 
“Da quella parte, signor Kinomiya” indica un dipendente, mostrandomi la via per uscire.
“Grazie” sorrido, dirigendomi poi nella direzione segnalata.
Quando esco dalla stazione dei treni è sera, mi metto in strada. Piove e non ho un ombrello, ma non mi è venuto in mente di portarne uno quando sono salito sul treno diretto a questo quartiere...quando prendo un taxi per arrivare a casa tua sono bagnato. È passato molto tempo da quando sono stato in questa zona del business giapponese. Chi avrebbe mai pensato che saresti finito qui? Chi avrebbe mai pensato che io sarei finito qui per stare con te...
 
Ed è quello che voglio. Voglio stare con te, quando ti vedrò: finalmente ti dirò quello che ho sempre sentito la necessità ti dire. Ti amavo...ti amo ancora. Sarà sempre così.
E ora so che non è impossibile che tu provi lo stesso...voglio sempre stare con te – non mi lascerai più e io non ti lascerò...saremo sempre insieme.
L’auto si avvicina a casa tua e pago la tariffa prima di scendere dall’auto, sotto la pioggia che cade. Percorro la lunga passerella che conduce all’ingresso principale della villa, incurante dell’acqua sulla mia testa non protetta. Per una volta, ho lasciato a casa quel vecchio cappello da baseball. Salendo la piccola scalinata verso la porta sorrido leggermente, pensando di come forse, un giorno, mi aspetterai regolarmente in cima a questi gradini...infilo il foglio nella tasca della giacca – le parole che hai scritto per confessarmelo ma che hai buttato via, non volendo che le trovassi. Ma invece l’ho fatto e sono qui, e ora siamo solo noi due. Alla fine, siamo sempre stati solo noi, no? Il vincitore di qualunque sfida l’uno contro l’altro si riduceva sempre a te e me. Ma vincere e battersi l’uno contro l’altro...non è mai stata quella la realtà. Anche allora, era sempre meglio quando eravamo insieme.
Passerei l’eternità insieme a te.
 
^ ^ ^ ^
 
Il campanello risuonò in tutta la villa e Kai si alzò dal suo studio per rispondere. Il suo staff si era ritirato per la notte e lui poteva gestire la seccatura, per una sera. Avanzando verso l’atrio principale, aprì la porta.
E il suo cuore si fermò.
 
I suoi capelli erano impregnati d’acqua, alcune ciocche appiccicate al viso, la giacca fradicia. Non sembrava però infastidito, nonistante la continua caduta della pioggia su di lui e sulla soglia. I suoi profondi occhi blu incontrarono quelli di Kai e il suo battito cardiaco riprese ritmo, più veloce di prima.
Takao sorrise debolmente e chiuse gli occhi quando la pioggia iniziò a scrosciare con più forza. Il giovane deglutì leggermente e prese fiato prima di guardare Kai.
“...Ehi”
 
Il viso di Kai era immobile e non disse nulla, ma al suono di quella voce la sua espressione stoica cambiò e le sue dita strinsero saldamente la maniglia della porta.
Takao studiò il suo viso prima di rivolgergli un sorriso incerto. “Ho trovato” disse Takao, guardando in basso e frugando nella tasca della sua giacca rossa, prima di tirare fuori un pezzo di carta stropicciato, “questo”. Lo sollevò, la pioggia picchiettò immediatamente sulla pagina, e alzò gli occhi per incontrare quelli scuri di Kai.
 
Takao lisciò con cura la carta tra le mani, cercando di asciugarla dall’acqua. “Qualcuno l’ha dimenticato nella sua stanza d’albergo” disse con fermezza, poi sorrise, ridacchiò, i suoi occhi non lasciarono mai quelli di Kai. “Non credo che volesse davvero essere il mio testimone di nozze”
Il silenzio si distese tra loro insieme alle gocce della pioggia, prima che la voce di Kai lo interrompesse.
“Sarebbe qualsiasi cosa per te” rispose infine, gli occhi fissi in quelli del suo ex compagno di squadra, “tranne uno sconosciuto o un nemico” aggiunse piano, la mano sulla maniglia ricadde lungo il fianco.
Takao lo fissò, stordito. Le sue guance iniziarono lentamente a bruciare e distolse frettolosamente lo sguardo, mordendosi il labbro. La pioggia aveva completamente inzuppato la lettera tra le sue mani, ma la piegò rapidamente e la rimise in tasca, guardando l’altro che aveva distolto lo sguardo.
 
“Kai...da quando sei tornato nella mia vita...” iniziò Takao, “non potrei immaginare di viverla di nuovo senza di te...” disse, la verità colpì Kai, e l’espressione di Takao divenne seria. “Non riuscivo a immaginare di essere...sposato con qualcun altro...” la sua voce si fece più intensa, “quando c’è sempre stata una sola persona di cui ho avuto bisogno”
Gli occhi di Kai scattarono a fissare la figura bagnata sulla sua soglia, le mani cominciarono a tremare leggermente. “Takao, cosa...” provò, “cosa stai cercando di dire-”
“C’è una sola persona che ho sempre amato” spiegò dolcemente Takao, la sua voce conteneva così tante emozioni. “Kai...mi ami?” chiese, i suoi occhi blu scuro cercarono l’altro.
E Kai non poté negare, non dopo così tanto tempo e tutto quello che era successo. La verità era tutto ciò che poteva dargli adesso. “...Sì”, il giovane rispose in modo brusco, fissando dolorosamente nello sguardo indagatore di Takao.
 
Una sola parola avrebbe permesso a Takao di capire tutto quello che provava per lui? Come poteva anche solo iniziare a descrivere tutta l’emozione che sentiva per l’uomo che aveva di fronte, mentre si bagnava sotto la pioggia sulla porta di casa sua? Sentiva il proprio petto costretto e gli faceva male pronunciare le parole impossibili che aveva desiderato dire, ma non gli era rimasto nulla da nascondere e non c’era altro da dire tranne quello.
 
“Ti amo, Takao” disse Kai, “ti ho sempre amato”
Lentamente, i lineamenti del giovane si sciolsero in un caldo sorriso, le gocce di pioggia scorrevano sulla sua lunga frangia in rivoli.
“Sai da quanto tempo ti amo io, Kai?” chiese Takao, la voce piena di fervore.
Le labbra di Kai si aprirono impercettibilmente, i suoi occhi si spalancarono e il suo corpo fu scosso dall’emozione. Il sorriso di Takao si allargò in un ghigno, e inclinando la testa per guardarlo, rispose alla domanda inespressa di Kai. “Da troppo tempo”
La pioggia batté più forte e Takao chiuse gli occhi, ridendo un po’, mentre la sua giacca si infradiciava completamente. “Eh...”, Takao aprì un occhio verso colui che amava.
Kai automaticamente spalancò del tutto la porta ed esitò un istante prima di posare la mano sulla spalla di Takao per tirarlo dentro, lo sguardo inchiodato a quello di Takao.
La porta si chiuse e i due si trovarono l’uno di fronte all’altro, all’ingresso, vicini, l’acqua gocciolava sul pavimento dai vestiti di Takao.
Takao avanzò per toccare Kai ma quando la sua giacca lasciò una grossa pozza d’acqua sulla camicia bianca di Kai, ritrasse la mano.
 
“Scusa...” fece una smorfia imbarazzata, sul punto di allontanarsi, quando Kai prese la mano bagnata di Takao nella propria, pallida.
“Non scusarti” sussurrò Kai, guardando Takao con desiderio. Portò la mano di Takao sulla propria guancia e gli si avvicinò. “Non devi scusarti per avermi toccato.”
“Kai...” implorò Takao, la mano sulla guancia dell’altro, i loro volti che si accostavano. Gli occhi si socchiusero ed erano così vicini da respirare la stessa aria, l’uno vedendo solo l’altro. “Sei sempre stato tu” sussurrò.
Poi Takao chiuse la distanza tra loro e le loro labbra si unirono in un bacio. Il suo naso fu premuto sulla guancia di Kai e la mano gli aggrappò alla sua schiena, mentre l’altra si intrecciava nei suoi capelli corti e scuri.
I capelli di entrambi si mescolarono mentre le mani di Kai si infilavano nelle ciocche arruffate di Takao e anche i suoi vestiti ora si inzuppavano, mentre i loro corpi si premevano insieme. Tutti i loro sensi si concentrarono sul bacio che si stavano scambiando dopo dieci anni di attesa.
 
E in quell’istante si dimenticarono come respirare. Ma non aveva importanza, perché in quel momento non avevano nemmeno più bisogno di rifiatare. Erano l’uno tra le braccia dell’altro e non c’era altro posto in cui avrebbero voluto essere.
 
^ ^ ^ ^
 
5 anni dopo
 
Siamo nella città natale di Takao, dove oggi si svolgono i campionati regionali di beyblade. È un nuovo edificio, che Takao ha aiutato a progettare con i membri della BBA. Gli incontri sono appena terminati e stiamo aspettando negli spogliatoi il momento di uscire.
Le mani abbronzate di Takao sono ovunque e le mie non si comportano diversamente mentre ci baciamo profondamente. Un’eternità simile era tutto ciò che avrei potuto sognare, e tu mi mostri che provi la stessa cosa mentre intensifichi il nostro bacio.
 
“Bleah! Ahahah!”
 
La risata ci interrompe e ci separiamo in tempo per vedere una piccola macchia rossa e blu correre fuori dalla stanza.
“Non mi prendi, non mi prendi! Ho il tuo beyblade!” una giovane voce urla maliziosamente, mentre il bambino agita il giocattolo in aria.
“Torna qui!” un altro ragazzino, più alto del primo, grida, rincorrendolo.
“Makoto? Non prendere il suo beyblade! Go, smettila di inseguirlo!” scoppia infine Takao, correndo dietro a entrambi.
 
Sospiro alla scena, i miei occhi puntati sul bambino più alto. Dopo aver appreso della mia reputazione di blader e aver visto le mie foto da giovane, mi ha voluto imitare tingendosi i capelli di due colori e pitturandosi il viso. Ho cercato di impedirglielo, ma Takao glielo permette, dicendo che sembra davvero mio figlio nonostante sia stato adottato...ma più che altro è ‘nostro’ figlio.
“Makoto, restituisci a Go il suo bey! Forza!” esclama Takao, afferrando Makoto per la collottola della maglietta, mettendo un braccio intorno alle spalle di Go e guidandoli entrambi verso l’uscita. “Ehi Kai, ci vediamo lì, ok? Oh, e ricordati la cravatta!” mi dice Takao, portato poi via dai due ragazzini aggrappati alle sue braccia.
 
Incrociando le braccia e appoggiandomi al muro, osservo la stanza alla ricerca delle loro borse e giacche prima di andare a recuperarle, sistemandomi la cravatta nel frattempo. Takao è diventato molto esperto a scioglierle, invece che ad annodarle.
Prendo uno zainetto multicolore e per quanto non ami ammetterlo, anche il bambino più piccolo ha un posto speciale per me. È figlio del fratello di Takao, e ha trascorso la maggior parte della sua vita vivendo con il suo giovane zio e me dopo che il fratello maggiore di Takao ha deciso di insegnare beyblade in tutto il mondo, e Takao lo tratta come se fosse suo. È di entrambi.
 
Tutti e due mi ricordano il ragazzo che una volta mi sconfisse in quel fatidico campionato regionale, 15 o più anni fa...e ne sono grato, perché non vorrei mai dimenticarlo, né le avventure che il signor Daitenji aveva pianificato per noi in seguito.
Ci eravamo trovati.
Era così che mi vedevo dieci anni fa? Ne dubito, ma nessuno può davvero vedere come sarà nel futuro.
Qualunque futuro io possa vedere per me stesso, so che non mi dispiacerà, finché Takao sarà al mio fianco e io al suo, perché alla fine, è tutto ciò di cui avremo bisogno.
 
Sto camminando lungo il familiare sentiero sterrato che porta a quello stesso fiume a cui sembra che siamo sempre destinati a tornare. Sulla sponda è stata allestita una zona di gioco e vedo i due bambini affrontarsi, Dragoon e Dranzer girano e attaccano, in un riflesso del passato.
Ti vedo sdraiato sull’erba verde e mi avvicino a te, togliendomi la giacca e sedendomici sopra. Ti guardi e tu sorridi, rivolgendomi quello sguardo che sembri riservarmi solo in momenti come questi.
 
“Kai” dici in modo cadenzato, come se avessi di nuovo tredici anni, “lo stai facendo di nuovo”
Alzo leggermente un sopracciglio alla tua accusa e tu alzi gli occhi al cielo, con lo stesso sorriso da ragazzo anche dopo tutti questi anni.
“Cosa sto facendo?” chiedo.
“Me lo stai ricordando di nuovo” rispondi, sedendoti lentamente e appoggiandoti sulle mani.
“Cosa?” domando, più interessato.
“Oh, sai” alzi le spalle, “mi stai ricordando la volta in cui ci siamo incontrati qui”, la tua frangia scura ti cade sugli occhi e continui, sorridendo. “Il mio alto, oscuro e bellissimo sconosciuto. Qualcuno che amo”
 
Lo sguardo nei tuoi occhi è fin troppo familiare e birichino e distrattamente allungo una mano, sistemandoti una ciocca dietro l’orecchio. Il fiume luccica grazie al principio del tramonto e tu fai scivolare un braccio intorno alla mia vita.
“Takao” dico.
“Sì, Kai?” rispondi, girando la testa per guardarmi.
E lo dico, anche se non è vero, perché sei Takao, il mio Takao, e hai dimostrato di essere l’ultima possibilità anche se tutto remava contro.
Sorrido. “Sei impossibile”
Tu ridi, ti appoggi a me e premi le labbra sulle mie. I nostri occhi si chiudono e al di là di essi il cielo è rosso, ma in parte è ancora blu.
E dopo...staremo a guardare il sole che tramonta.
 
 
 
Grazie a chi ha letto e apprezzato, ringraziamento extra a Henya per aver commentato! A presto!
 
 
 
  
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