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Autore: Fe_    13/12/2021    2 recensioni
Fanfiction semi-interattiva: leggere il capitolo 21 per ulteriori informazioni
Raccolta || Multi-rating || Slice of Life
Raccolta disomogenea ambientata in una Hogwarts contemporanea, con adolescenti che hanno sulle spalle solo il peso della loro età e non della salvezza del mondo.
Questo non vuol dire che le loro vite siano più facili, però: le nuove, travolgenti emozioni che provano una volta affacciati oltre l’infanzia sono abbastanza potenti da sconvolgerli.
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[I capitoli 1-20 fanno parte del Calendario dell'Avvento, con prompt relativi al natale]
21.Luna- [Angelika Hunt; Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli]
[...]
28. Litigio- [Murphy Spencer Lightwood; Lilith Eve Marie Beaumont; Royal de Vries]
29. Posta del cuore- [Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli; sorpresa]
30. Festa segreta- [Timòn Sandro Ramirez; Leslie Keith Hamilton; Enéas Alistair Morgenstein Silva; Mikhail Ivankov]
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Maghi fanfiction interattive, Minerva McGranitt, Mirtilla Malcontenta
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Titolo: Voci di corridoio
Titolo del capitolo: Battaglia a palle di neve
Personaggi: Murphy Spencer Lightwood; Serafim Branko; Timòn Sandro Ramirez; Lilith Eve Marie Beaumont; Royal de Vries; Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli; Cesaria Morin; Angelika Hunt; Maia Abbott; Narciso Makris; Mychajlo Barlow; Valerio Vittorio Jiménez-Suarez; Leonard Visser; Lowell Mckee; Isaac Visser; Willem Visser; Mason Simon Barton; Isabella Marie-Renée Lévy.
Rating: Verde
Note: Slice of life | Fluff | Comico | 2469 parole
Is this the ultimate capitolo?
Forse sì, abbiamo qualcosa come venti oc da sette autrici diverse, un casino. Però devo ammettere che, pur avendoci messo un po’ (è in lavorazione dal sei dicembre, una settimana in pratica) è probabilmente il mio preferito per ora, mi sono sinceramente divertita e spero piaccia anche a voi! Ho inserito tutti i grifondoro ed i serpeverde di cui avevo la scheda, mancano solo un paio di fratelli nominati dai vari autori ed Evander, che non sapevo come inserire ma onestamente a me non manca troppo, immagino non manchi a nessuno tbh.
Also, è un pochino più lungo proprio in virtù di tutti questi personaggi, non credo effettivamente dispiaccia; solo, la divisione dei vari punti di vista è chiara? Essendo tutte scene consequenziali e spesso contemporanee, non volevo dare troppa divisione; allo stesso tempo, però, non vorrei fosse troppo confuso.
Fatemi sapere assieme a com’è stato il capitolo!


È cominciata come una cosa innocente.
         Un po’ primini hanno iniziato a correre in giardino tra risa, dopo la tempesta che si è abbattuta il giorno prima i campi attorno alla scuola sono pieni di neve freschissima e soffice, così farinosa che basta il minimo vento a sollevarla di nuovo in aria e creare deliziose coreografie. Chi sia stato il primo ad iniziare quella guerra senza quartiere non è chiaro.
         Il professor Lightwood tutto si era aspettato dal suo primo anno di insegnamento, meno che dover sedare quella che non sembra una rissa… più o meno. Alcune situazioni sono decisamente borderline e, vista l’età delicata di alcuni presenti, le possibilità che finiscano a mani in faccia sono molto vicine a quelle che si bacino.
         Murphy non è sicuro di quale eventualità lo metterebbe più in difficoltà, onestamente, ma si aggira ugualmente tra i suoi studenti cercando col suo peculiare modo gentile e quieto di calmare gli animi. Alcuno gli danno retta ma la magia si spegne nell’istante in cui una palla di neve volante viene schivata da Branko e gli finisce direttamente in petto, accanto all’ultima macchia di caffè che si era procurato quella mattina.

Lilith trova quella situazione ridicola, al limite dell’infantile.
         Che quei buzzurri dei grifondoro abbiano iniziato a giocare come delle belve non l’ha sorpresa, deve ammettere, così come alcuni mezzosangue e nati babbani incolti, ma vedere la Morin e persino Mychajlo tuffarsi, colpire e schivare come non ci fosse un domani? Inconcepibile.
         Stringe le braccia attorno al corpo, perché il semplice ed elegante cappottino alla francese era apparso una buona idea se confrontato con i pesanti, informi mantelli che coprono i suoi compagni, ma è più fallace nello scaldarla. Serafim e Timòn, gli unici compagni di casa che paiono conservare intatte le loro facoltà mentali, sono accanto a lei e osservano con altrettanto sconcerto la scena che si presenta loro davanti.
         D’improvviso Serafim si china, le mani guantate strette al bastone da passeggio che si porta sempre appresso, e una palla di neve gli sfiora il capo per andare a spiaccicarsi contro il professor Lightwood dietro di loro; Lilith fa appena a tempo a voltarsi e guardare la scena che un’altra la colpisce sulla schiena, inumidendole le punte dei capelli biondi in modo fastidioso.
         «Jaqueline!» Esclama risentita, e la risata allegra che le aveva fatto individuare la compagna di casa si interrompe di colpo. Lilith sa di aver fatto un errore prima ancora di girarsi e vederla, perché Timòn accanto a lei si è irrigidito.
         Fa appena a tempo a vedere il luccichio sinistro dietro gli occhiali spessi, dagli abiti larghi Jaqueline estrae una bacchetta di legno rossiccio che punta direttamente contro i piedi di Lilith. Un forte soffio e la neve morbida viene di nuovo sollevata, e la ragazza vola in alto assieme ad essa.
         Royal, maledizione, Royal. Per quieto vivere deve ricordarsi solo di assecondarla un po’, eppure continua a dimenticare le bizzarrie della serpeverde che preferisce usare quel nome assurdo e usare il maschile, pur dormendo nella sua stessa stanza. Irritata, Lilith prende una manciata di neve dal cumulo su quale è caduta, poi si alza ed inizia ad inseguirla.
         «Sei assolutamente morta!»

Timòn ha fatto appena in tempo ad allontanarsi dal campo di battaglia che la neve ha ricoperto Lilith, diretto bersaglio di Royal, e Serafim che è stato troppo lento per allontanarsi.
         Tuttavia, anche così pare non ci sia alcun luogo sicuro all’esterno del castello, e il percorso verso il portone è costellato di piccoli terreni di scontro. Il serpeverde deve evitare più di una palla di neve ed è sorpreso quando è Cesaria, la sua compagna prefetto, a sfrecciargli davanti. Qualcosa di gelido gli colpisce la faccia ed oscura la vista.
         «Ma che…?» Chiede, e sente due risate gemelle prorompere con la stessa intensità, la stessa selvatica gioia nonostante appartengano evidentemente a due persone diverse.
         Scuote la testa, sente i corti capelli castani umidi, e passa una mano sul visino d’angelo. Quando riapre gli occhi, una macchia vinaccia gli sfreccia davanti ed una volta messo a fuoco vede Lorina, una piantagrane del quinto anno, sfrecciare dietro a Cesaria assieme ad una decina di palle di neve. Di tanto in tanto una di quelle, che levitano attorno alle due ragazze come biglie impazzite, si stacca dalle sorelle e finisce un po’ a casaccio contro vittime ignare, sia amiche che nemiche.
         «Scusa, Timmy, sii più veloce la prossima volta!» È il vento l’unica cosa che porta la voce di Cesaria, perché la ragazza si è già dileguata verso la parte bassa del giardino, in direzione della Foresta Proibita.

Cesaria ha in mente una preda in particolare.
         Una grifondoro con i capelli lunghi fino ai fianchi ed il mantello rosa pastello, ma così bassa che ancora non l’ha trovata nella confusione della battaglia. Si sarà nascosta sotto un fungo, o dietro una pigna, ne è certa.
         La strega è riuscita a liberarsi di tutti i suoi inseguitori, e deve ammettere che è stato anche divertente giocare come non avesse diciassette anni. Ha seguito le orme nella neve fino al margine della foresta, piedi minuti che possono appartenere solo Angelika o uno studente del primo anno. Si interrompono vicino un grande pino.
         «Scendi, Lieke?» Cesaria incrocia le braccia, il mantello troppo largo sul corpo snello. Non alza nemmeno gli occhi chiari, si limita a sbuffare e togliersi dalla fronte una ciocca corta di capelli azzurrini. Scende un po’ di neve mentre i rami si muovono appena, e poco dopo dall’albero scende una ragazzetta con la sciarpa di grifondoro che le copre la copre mezza faccia. La riconosce comunque come l’amica, e le sorride.
         «Buongiorno, Cesarina.» La saluta semplicemente, spazzolandosi gli aghi di pino e i fiocchi restanti dal mantello. «Avevo bisogno di un posto sicuro. Tu non ti approfitterai del mio fragile corpo, vero?» Chiede, sbattendo le lunghe ciglia da cerbiatta.
         «Mi conosci, tesoro.» Tuba Cesaria, poi allunga una mano e se la stringe al fianco. La sente irrigidirsi prima ancora di capire quale sia il suo piano, e troppo tardi capisce. Angelika sente la neve gelida riversarsi dentro la sciarpa e sotto gli abiti, riempiendole di gelidi brividi la schiena sottile. Prima che possa protestare, la maggiore si china e le ruba un bacio.
         «Ti conosco, e sei una stronza!» Esclama la moretta mentre l’altra si allontana e corre via. Maledice le sue gambe, così corte rispetto a quelle della serpeverde, e di nuovo lei quando la sente urlare “dovevi restare nascosta sotto un fungo, piccoletta!” a mo’ di provocazione.

Maia si trova nel suo ambiente naturale.
         Più della scuola, che spesso trova ripetitiva e poco stimolante, poter correre e sfogare l’immensa energia contenuta nel suo piccolo corpo è l’ideale. Peccato solo che Berenice le abbia dato buca, sarebbe stata un ottimo supporto, ma l’idea del bagno caldo che la tassorosso le ha promesso prima di rientrare a scuola vale lo scambio.
         Da sola, tuttavia, poco può contro l’impietoso attacco dei tre serpeverde che ha davanti: Mychajlo face da difensore mentre il ragazzetto sempre con lui ed Isabella la bersagliano, dandole appena il tempo di attaccare mentre schiva.
         «Mi serve copertura aerea!» Appena nota il bagliore rossastro su un albero, Maia urla a pieni polmoni. Dopo pochi istanti la pianta viene scossa e una pioggia di neve finissima inizia a coprire i tre; Mychajlo prende i compagni per mano e si allontana ridendo, seguito da Isabella. Loro le piacciono, non sono rigidi come la maggior parte delle serpi, sanno divertirsi e il piccolo trucco non le farà ricevere chissà quale vendetta arzigogolata. Forse, o forse no, vista l’occhiata torva che le lancia il terzo membro del gruppetto.
         «Tre contro uno, assolutamente sleali.» Commenta una voce, e Maia sorride nel vedere spuntare la testa castana di Lorina dai rami. Per qualche motivo ha deciso di comparire a testa in già, appesa con le gambe, ed il mantello le fa una specie di sfondo che la rende davvero buffa. Abituata ai suoi modi teatrali, la più grande delle due grifondoro si limita a stringersi nelle spalle mentre l’altra scende con un balzo agile.
         «Stavi aspettando il momento migliore per la tua entrata in scena, e parli di slealtà?» La provoca, e Lorina le rivolge un sorriso affilato prima di inchinarsi con gesto ampio e fin troppo solenne. Non risponde alla blanda accusa, né affermazione né smentita, si limita a voltarsi e salutarla con due dita.
         «Il mio lavoro qui è finito!»

Lowell ride mentre Valerio impreca.
         I due corrono insieme, a zig zag, cercando di evitare la raffica di proiettili. Maledetti Visser, la famiglia prima della casa, Leonard e Willelm hanno corrotto Isaac. L’unica nota positiva è che la ragazza sembra divertirsi e, come i bambini, più si stanca più sarà tranquilla in serata.
         Valerio le prende la mano e la tira di colpo dietro un albero, stretta contro il corpo, le preme la mano sulla bocca per non farsi scoprire e sente le sue risa soffocate contro la pelle. Si pente di non avere un paio di guanti nel momento in cui sente qualcosa di caldo e umido toccargli il palmo.
         «Che schifo, Levy!» Esclama allontanando la mano di colpo. Lowell, che l’ha leccato, ha un’espressione assolutamente soddisfatta sul viso, le labbra tirate in un sorriso largo.
         «Stiamo solo giocando, Val. E poi, secondo me Leo è sexy, non mi dispiacerebbe rotolarmi nella neve con lui.» Valerio le dà una piccola spinta, le sopracciglia scure aggrottate, e per tutta risposta il sorriso di Lowell si fa solo più ampio. Non è sicuro lo abbia detto solo per provocarlo o se sia seria, ma davvero non trova concepibile come qualcuno possa trovare attraente quel borioso stronzo.
         Il ragazzo ha appena il tempo di roteare gli occhi che sparisce dalla sua vista, ed una voce conosciuta mormora un “presa” passandogli davanti. Isaac ha tra le braccia Lowell, che non pare affatto preoccupata del rapimento e anzi lo guarda con placido interesse.
         «Bravo, Sjakie, dividi e conquista.» Gli dice semplicemente, infilando le manine arrossate dal freddo sotto la sua sciarpa. Se per scaldarle o per cercare di scuotere la sua solita aria quieta, Valerio non saprebbe dirlo.
         «Sii più seria, è una guerra!» Nonostante tutto non può impedirsi un sorriso mentre la guarda salire sulle spalle di Isaac, ed allontanarsi in direzione del prato. Nessuno dei due si comporta per l’età che ha e, in un certo senso, gli fanno tenerezza anche se non sono i più amati della sua casa.
         «Una guerra che sa che state perdendo, Dropje.»
«Puoi anche andare a farti fottere, sai Visser?»
         «Oh, se conosci qualcuno di degno magari ci farò un pensierino.»
Davvero, davvero la sua sopportazione è al limite. Lo provoca così ogni volta che si vedono, mantenendo poi la facciata da studente modello. Valerio si volta di colpo e butta Leonard a terra, e questo lo guarda di rimando con evidente sorpresa. Ha gli occhi azzurri con note d’ambra, come un piccolo cielo soleggiato, anche se è certo di averli visti anche viola, verdi e rossi ad un certo punto. Detesta l’idea di averlo osservato tanto.
         «… non pensavo fossi così audace da offrirti, ma la cosa non mi dispiace.» Commenta il ragazzo sotto di lui e, con un grugnito esasperato, Val prende una manciata di neve e gliela lancia in faccia, a coprire la bocca.

«Sei un traditore!»
         Willelm gli passa davanti ridendo senza nemmeno vederlo, segue impronte pesanti nella neve e si ferma davanti proprio all’albero dietro cui Mason si è riparato, fuggito a stento dalle grinfie di tre piccole serpeverde che lo avevano quasi seppellito nella neve.
         «Wolfie! Hai visto mio fratello? Sjakie, non Babu. Ha sulle spalle Lowell, quella della tua casa con la frangia sugli occhi.» Dice con tono concitato, la sciarpa larga attorno al collo e il mantello storto.
         Mason abbassa lo sguardo, sotto la propria cappa i jeans neri e gli anfibi impermeabili, e vede che anche l’altro fa lo stesso, stringe le labbra. Pur essendo entrambi purosangue, i Visser sono ben più puristi dei Barton e non ha mai visto l’amico indossare abiti babbani.
         «No. Non… non li ho visti.» Risponde stringendosi nelle spalle, evidentemente a disagio. L’altro ragazzino si avvicina e gli posa una mano sulla spalla; solo in quel momento Mason si rende conto di aver tenuto gli occhi bassi, i capelli biancastri sciolti in ciocche ispide sul volto.
         «Ti stanno tormentando? Non puoi solo nasconderti.» Dice, e l’albino abbozza un sorriso scuotendo la testa. Questo non ferma Willelm, quattordici anni e tutta l’arroganza del mondo, che gli tira una pacca sulla schiena così forte da farlo quasi cadere: nonostante siano dello stesso anno, il serpeverde ha una costituzione ben più robusta e lo supera di almeno cinque centimetri.
         «Dai, Sjakie lo cerchiamo dopo. Una battaglia è il momento ideale per prendere qualche culo a calci!»

«Ci rivediamo, Abbott.»
         Isabella ha i piedi ben piantati a terra, le dita quasi insensibili che pregano perché la padrona torni presto al caldo nel castello, ma non prima di aver ripulito l’onta sul proprio nome.
         «Lévy.»
La ragazza si volta lentamente, le mani lungo i fianchi ma leggermente staccate; alza le sopracciglia e assottiglia gli occhi chiari. Si può quasi sentire il fischio tipico dei vecchi film western che piacciono tanto a suo padre, e la serpeverde si sente esattamente come lo sceriffo di una vecchia città, pronta a riscattare il nome e cacciare i criminali.
         «Facciamola finita subito.» Entrambe devono trattenersi per non spezzare il momento, ma è ovvio dal tremolio delle loro labbra che vorrebbero solo sorridere per quella sceneggiata. Maia indica i loro piedi, dove la neve è ancora fresca e poco calpestata dai compagni.
         «Tu scegli il terreno, io l’arma. Palle di neve, una a testa. Un solo colpo. Un solo vincitore.»
«Mi sembra giusto.»
         Le due ragazze si avvicinano l’una all’altra, con lo stesso gesto solenne si chinano per prendere il proiettile, si danno la schiena.
         «Qualsiasi cosa succeda…»
«È stato un onore duellare con te.» Completa Isabella, poi insieme contano a voce alta i dieci passi che le separano dalla regolazione dei conti. Fanno appena in tempo a voltarsi che entrambe vengono colpite, e la risata di Cesaria si allontana mentre Angelika la sgrida piano.
         Le due ragazze si guardano confuse, i capelli imbiancati e il viso insensibile per il freddo, poi si avvicinano l’una all’altra.
«Tregua?» Propone Maia, e l’amica annuisce con vigore. Flette la mano, gelida e rallentata, e la grifondoro fa lo stesso per mostrarle solidarietà.
         «Andiamo nella mia sala, tanto anche Cesaria sarà lì. Probabilmente ci sarà qualcosa di caldo e potremmo pensare ad un piano per fargliela pagare… a meno che tu non abbia subito appuntamento con Nice?» Chiede la mora, e Maia scuote la testa.
         «No, no, va bene così. Prima mi vendico, poi il bagno sarà più piacevole.»
  
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