Prologo
Hermione
inspirò. Quello che le venne fuori fu un sospiro
frammentato dal dolore.
«Forza
amore, tra poco sarà tutto finito» le
sussurrò Fred ad un
orecchio. La donna annuì e strinse la mano al marito. Subito
un dolore
allucinante al ventre la fece urlare. E a quello seguirono una serie di
fitte
che a lei parvero infinite. Ma, dopo un tempo imprecisato, finalmente
il dolore
sparì. Fred sorrise a sua moglie e le accarezzò
una guancia.
«Sei
stata bravissima» le disse, prima di alzare il busto e
voltarsi
verso Luna.
«Allora?»
chiese con la voce incrinata dall’emozione. Luna sorrise
con il suo sguardo vacuo e gli passò un fagotto di stoffa
rosa confetto.
Fred
guardò dentro alle coperte con il sorriso che si allargava
di
secondo in secondo, poi si voltò di nuovo verso Hermione,
distesa sul divano
del salotto e madida di sudore.
Fred
le scostò alcuni ricci dal viso e sorrise ancora.
«È
una femmina» e quelle parole bastarono ad Hermione, che a sua
volta sorrise e cadde in un sonno profondo, sfinita dal suo primo parto.
*
Luna
si buttò di peso sul letto e sospirò
profondamente. George le
sorrise e le strinse la vita con un braccio.
«È
nata» sospirò la ragazza, scoccando un bacio a
fior di labbra a
George. Questi sorrise radioso.
«Femmina?»
chiese.
«Sì,
e anche parecchio silenziosa. Mi sorprendo, con un padre come
Fred».
George
inarco un sopracciglio.
«Quindi
secondo te quando noi avremmo un figlio sarà pestifero come
ero io?»
«Oh,
no» lo rassicurò Luna, un sorrisetto strano
dipinto in volto. «Sarà
come sei tu» e rise.
Geroge si unì
alla risata e la baciò ancora. Luna rispose con dolcezza, ma
poco dopo si
staccò per sussurrare: «Sarà un
bellissimo maschietto pestifero» e rise ancora,
accompagnata dal ragazzo. Geroge le credette, perché quando
Luna diceva una
cosa era sempre quella, non
cambiava
mai.
Così,
con un colpo di bacchetta, Geroge insonorizzò la stanza e si
portò Luna sopra di sé. In poco tempo si
ritrovarono ancora una volta a fare
l’amore.
*
La
mattina a Villa Fatata spuntò imprevista come sempre e
accolse
gli abitanti della casa impreparati.
Hermione
mugolò infastidita dalla luce che filtrava dalle finestre
della sua camera. Aprì un occhio assonnato e si
guardò intorno. L’ultima cosa
che ricordava del giorno precedente era di aver partorito una bambina
sul
divano del salotto e aver chiuso gli occhi lì.
Constatò, dalle coperte che le
coprivano il busto e le tende chiuse, che Fred l’aveva
portata fin in camera
loro.
Si
alzò a sedere con lentezza e fissò il lato del
letto accanto a
lei. Notò con fastidio che non c’era suo marito a
dormire con la sua faccia da
angelo. Quando, però, sentì un altro respiro
nella camera che non asomigliava a
quello di Fred, incominciò a preoccuparsi. Che fossero
arrivati i Mangiamorte e
l’avessero fatta prigioniera? Si guardò intorno
socchiudendo gli occhi, ma le
tende pesanti che coprivano le finestre facevano filtrare solo un filo
di luce
(che, quasi a farlo apposta, arrivava sul cuscino della ragazza,
facendola
svegliare tutte le mattine) e più in là del letto
non si distingueva nulla.
Hermione cercò a tentoni il comodino e scoprì con
sollievo che la bacchetta era
ancora lì.
‘Forse
aspettavano che mi svegliassi per farmi vedere i miei
famigliari morti’ pensò la ragazza con un brivido
che le percorreva la schiena
solo ad immaginare il corpo di Fred cosparso di sangue e in fin di vita.
Scacciò
quel pensiero lugubre e si tolse con lentezza le coperte di
dosso. Cercò di scendere dal letto senza alcun scricchiolio
delle molle e,
forse un po’ di fortuna albergava anche in lei,
riuscì a non fare in benché
minimo rumore. Posò i piedi scalzi sul freddo pavimento di
marmo e si issò in
piedi con una piccola protesta delle gambe indolenzite. Strinse la
bacchetta
con forza e mosse qualche passo verso il respiro che ancora sentiva
forte e
chiaro. Uscì dal piccolo cerchio di luce e
penetrò il buio. Non osò farsi luce
con la bacchetta per paura di rovinare l’effetto sorpresa.
Il
rumore si fece sempre più vicino e Hermione sentì
distintamente
i battiti del suo cuore aumentare a dismisura. Imprecò
mentalmente, pensando
che forse il rumore del suo cuore, in quel silenzio di tomba, si
sarebbe
sentito distintamente e avrebbe rovinato tutto.
Poi,
quando era sicura di essere ad un solo passo dal Mangiamorte,
sentì il fruscio di un corpo che sfiorava qualcosa di
sottile e delicato, come
una coperta, e aggrottò la fronte: che il Mangiamorte,
stanco di aspettare il
suo risveglio, si fosse addormentato a sua volta?
Sorrise
quasi inconsciamente: ormai di Mangiamorte rimbambiti ce
n’erano a bizzeffe.
Avanzò
di mezzo passo e si fermò. Come poteva colpire qualcuno al
buio? Avrebbe dovuto farsi un po’ di luce, ma così
facendo avrebbe dato al
Mangiamorte la possibilità di svegliarsi e magari di
respingere il suo attacco.
Cosa poteva fare?
Era
ancora immersa nelle sue strategie di attacco quando un altro
rumore la fece sobbalzare: il mugolio di un bambino. Il chiaro, limpido
rumore
di un bambino che sta per svegliarsi.
«Lumos» sussurrò, e
la
luce chiara della bacchetta illuminò la stanza. Hermione
imprecò sotto voce:
davanti a lei, a mezzo passo dal suo corpo, due splendidi occhi color
del
cioccolato al latte la guardavano con un misto di curiosità
e timore.
La
ragazza sorrise lievemente. Aveva gli stessi occhi del padre.
Dalla testa, invece, spuntava qualche boccolo disordinato di un castano
chiaro.
‘I
miei stessi capelli’ pensò mentre il sorriso si
allargava
ancora. La bambina, con le sue labbra fini, sorrise a sua volta,
facendo così
creare sulle guanciotte paffute due perfette fossette.
Hermione
si voltò un attimo e con un colpo di bacchetta
aprì le
tende della stanza. La luce dell’alba le inondò il
viso e si sparse per tutta
la camera da letto. Poté così vedere la culla di
legno chiaro in cui aveva
dormito la sua piccola bambina, proprio a pochi passi dal letto dei
genitori.
Si
infilò la bacchetta nella tasca della vestaglia da notte e
allungò le braccia verso la piccola, come chiedendo il
permesso di prenderla in
braccio. Aveva già avuto esperienza con Teddy Lupin su come
comportarsi con i
bambini, ma con quel piccolo angelo che era suo,
solo suo, non era molto sicura di poter fare come con il
piccolo Teddy.
La
bambina allungò le braccine a sua volta e Hermione la prese
tra
le sue. Era così leggera che la ragazza pensò
avesse qualcosa che non andava. Durante
la gravidanza non aveva mangiato abbastanza per tutte e due? Aveva
fatto
qualcosa che non andava bene? Qualcosa era andato storto durante il
parto?
Poi
la bambina allungò una mano e le toccò il viso e
allora lei
lasciò perdere quei pensieri inutili. Piegò un
po’ il viso verso la mano e
chiuse gli occhi per assaporare quel momento magnificò.
«Rose»
sussurrò, quasi a sé stessa. Sua figlia mosse
appena la
manina, come a far capire che le piaceva quel nome.
Poi
un pensiero le colpì la mente e per poco le ginocchia non
cedettero sotto il suo peso. Posò la bambina di nuovo nella
culla un attimo
prima di cadere a terra con un tonfo poco rassicurante.
«Quando
avrai un
bambino...»
borbottò un ragazzo dai
capelli neri perennemente scompigliati e lo sguardo verde smeraldo.
Hermione lo
guardò con un sorrisetto.
«Se avrò un bambino»
lo corresse
volgendo lo sguardo lontano dal viso dell’amico. Harry rise.
«Ok,
se avrai un bambino»
concesse con un
sorriso. Hermione non poté fare a meno di volgere di nuovo
lo sguardo verso di
lui e sorridere a sua volta. «Comunque, se avrai un
bambino... come lo
chiamerai?»
Hermione
aggrottò la
fronte.
«Ma
che domande sono
queste?» chiese, le guance improvvisamente arrossate. Harry
alzò le spalle.
«Era
una domanda. Io
lo chiamerò James. E invece, se è una femmina,
Lily» disse, come stesse
parlando delle previsioni del tempo. Hermione, però, brava
osservatrice
com’era, notò il suo pur lieve rossore a
pronunciare quelle parole. Allora
sorrise.
«Mio
figlio si
chiamerà Harry» disse con decisione. Il ragazzo
alzò lo sguardo verso di lei e,
dopo uno sguardo un po’ spaesato, sorrise, e stava per
parlare, quando Hermione
lo interruppe.
«Niente
ringraziamenti, non servono. Allora, un maschio lo chiamerò
Harry. Se sarà una
femmina, invece -e sarà una femmina-, la chiamerò
Rose» e non aggiunse altro,
guardando non più in viso l’amico, ma un punto
imprecisato dietro di lui.
«Rose?»
chiese
Harry, curioso. Hermione diventò un po’
più rossa.
«Come
la
protagonista del Titanic, non so se lo conosci. È un film
Babbano. Beh, io l’ho
visto. Mia figlia si chiamerà come Rose» e poi
incominciò a camminare,
decretando chiusa quella discussione. Però dentro di
sé, sorrideva sollevata:
lei sperava, in cuor suo, fossero due gemellini. I gemelli Harry e Rose.
Un
singhiozzo le scosse il petto. Si portò una mano alla
bocca per soffocare il rumore e chiude gli occhi. Una lacrima le
rigò il viso.
Era
impossibile, ora che anche un solo ricordo di lui
le aveva sfiorato la mente,
impedire agli altri di riaffiorare con una prepotenza inaudita. E
così si
sedette con le gambe strette in vita, il viso affondato nelle braccia e
le
lacrime che scendevano copiose.
«No!»
urlò Hermione
con quanto fiato aveva in gola. Fred la strinse a sé.
«Lasciami!
No, Harry
no...» urlò, cercando di divincolarsi dalla presa
del ragazzo. Questi, però,
non le lasciò via d’uscita. Ancora urlava, ma pian
piano la sua voce si
affievolì fino a diventare un sussurro.
«Harry...
Harry...»
ripeteva, come una nenia straziante.
Singhiozzi
le
scuotevano il corpo e lacrime ghiacciate le attraversavano il viso.
Ron,
accanto a lei,
era trattenuto da Geroge e Bill. Come lei, aveva le lacrime agli occhi
e, come
lei, si era arreso alla presa dei fratelli.
«Il
Bambino-Che-È-Sopravvissuto ormai è morto,
arrendetevi tutti al vostro nuovo Signore
e nessuno si farà male» la voce risuonò
tra i presenti con una strana nota
compiaciuta. Hermione urlò un insulto che fu soffocato alla
mano di Fred. Altre
lacrime caddero a terra.
«Stai
ferma
Hermione. Ti prego, non fare nulla» le sussurrò il
ragazzo con il respiro
frammentato dai singhiozzi che avevano incominciato a scuoterlo.
«Ti
prego Fred. Ti
prego...»
«Bastardo!»
urlò una voce alle spalle dei
due. Hermione non poté girarsi, ma pochi attimi dopo davanti
a lei correva
Neville Paciock, la bacchetta stretta in pugno e il viso contratto
dalla
determinazione.
Una
maledizione lo
colpì in mezzo al petto e lo fece volare indietro. Cadde a
terra contorcendosi
dal dolore, ma neanche un gemito uscì dalle sue labbra
serrate.
«Bada
a come parli,
feccia!» strillò Bellatrix Lestrange con un
sorriso sadico. Il suo Signore la
fece smettere alzando una mano biancastra.
Neville
emise un
lungo sospiro e provò a rialzarsi in piedi. Questa volta fu
Lord Voldemort ad
attaccare e lo rifece cadere a terra con una ferita al braccio destro.
Qualcuno
urlò.
Qualcun altro alzò la bacchetta per difenderlo, ma altre
maledizioni colpirono
i presenti e alcuni caddero a terra urlando di dolore. Quelli che prima
avevano
le bacchette levate, ora, alla vista dei conoscenti che urlavano,
abbassarono
le armi con gli sguardi vacui.
«Harry...»
ripeté un
ultima volta Hermione, poi Lord Voldemort prese il controllo di tutti
quanti.
Hermione
singhiozzava ininterrottamente, ora, e la mano
che le copriva la bocca non bastava a smorzare il rumore. Rose emise un
versetto che Hermione non comprese.
Poi,
ad un tratto, la porta si aprì a sbatté con forza
all’indietro, rivelando la figura trafelata di Fred. Hermione
si voltò di
scatto e lo guardò negli occhi.
L’espressione
prima dura di Fred, alla vista della
moglie in lacrime, si addolcì di un po’. Si
avvicinò lentamente e si accovacciò
accanto a lei.
«Ricordi?»
sussurrò scostandole un ciuffo dal viso.
Hermione, incapace di proferir parola, annuì soltanto. Fred
sorrise appena, poi
la sua espressione si indurì nuovamente.
«Prendi
la bambina amore, svelta. Stanno arrivando»
disse a voce un poco più alta, alzandosi in piedi e
lanciando uno sguardo
d’amore verso la culla. Rose sorrise e allungò le
braccia, ma a prenderla in
braccio venne Hermione, non il padre, che stava già
avviandosi verso la porta.
«Fred»
lo fermò Hermione, muovendo un passo verso di
lui. Il ragazzo si voltò.
«Ti
amo» sussurrò Hermione asciugandosi il viso. Fred
sorrise.
«Anche
io vi amo» lanciò un ultimo sguardo alla figlia,
poi alla moglie ed infine uscì.
Rose
volse lo sguardo curioso verso la madre e la trovò
di nuovo con le lacrime agli occhi.
«Mangiamorte...»
Volete
il seguito?